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Ambiente

Pnrr, 200 mln per rendere più sostenibili 19 Isole minori

ROMA (ITALPRESS) – E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto che avvia il “Programma Isole Verdi”. Si tratta di una misura che utilizza 200 milioni di euro a valere sui fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) finanziato dall’Unione Europea Next Generation EU.
Il programma è finalizzato a promuovere il miglioramento e rafforzare, in termini ambientali ed energetici, i 13 Comuni delle 19 Isole minori non interconnesse, attraverso la realizzazione di progetti integrati di efficientamento energetico e idrico, mobilità sostenibile, gestione del ciclo rifiuti, economia circolare e produzione di energia rinnovabile.
I comuni interessati al programma sono quelli di Isola del Giglio, Capraia, Ponza, Ventotene, Isole Tremiti, Ustica e Pantelleria, nel cui territorio ricade in una unica Isola minore non interconnessa; Leni, Malfa e Santa Marina Salina, tutti ricadenti nell’Isola di Salina; Favignana, Lampedusa e Lipari, nel cui territorio di ricade in più di una Isola minore.
I Comuni potranno presentare i progetti entro il 13 aprile del 2022, solo per via telematica all’indirizzo di Posta Elettronica Certificata [email protected].
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Economia circolare, 100 realtà italiane nel dossier Symbola ed Enel

ROMA (ITALPRESS) – “L’Italia può dare un contributo importante alla sfida alla crisi climatica in tanti settori in cui è già protagonista, a partire dall’economia circolare. Dobbiamo partire dall’ Italia che c’è per mettere le radici del futuro”. Così Ermete Realacci, presidente di Symbola alla presentazione della ricerca “100 Italian Circular Economy Stories” di Fondazione Symbola e Enel Group. Il dossier raccoglie le 100 realtà italiane che rappresentano le eccellenze dell’economia circolare.
“Siamo il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti pari al 79,4% con una incidenza più che doppia rispetto alla media UE e ben superiore a tutti gli altri grandi paesi europei: risparmiamo così 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio all’anno e circa 63 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti. La carenza di materie prime ci ha spinto ad utilizzare quella fonte di energia rinnovabile e non inquinante che è l’intelligenza umana. Mi piace pensare – continua Realacci – che questo nostro rapporto sia anche una risposta alla Cop26 di Glasgow, che nonostante le critiche credo rappresenti un passo importante. In realtà non raccontiamo 100 storie ma 241 in 5 settori che sono: input circolari, estensione della vita utile, prodotto come servizio, piattaforme di condivisione e nuovi cicli di vita. Sono storie che attraversano tutta l’economia italiana, i centri di ricerca, la società, le istituzioni e ci parlano di un’Italia che è in campo e ce la può fare. Bisogna partire dalle comunità, dalle persone. Sono loro che devono prendere le ragioni dell’ambiente. Non recuperi la materia prima – sottolinea – se non hai un sistema di relazione e convinzione che dal lavoratore arriva alla comunità e la spinta dei cittadini è molto importante”. Per Francesco Starace, Ad e direttore generale di Enel, “l’applicazione dei principi dell’economia circolare lega diverse filiere in un processo di simbiosi industriale, dove lo scarto di un’impresa, o di un comparto, diventa materia prima per un’altra; un approccio decisivo per affrontare la crisi climatica e che al tempo stesso aumenta la competitività, generando opportunità commerciali ed economiche oltre che benefici ambientali e sociali”.
“La circolarità ha il culto di una responsabilità che valorizza la creatività e crea la bellezza. L’Italia ha un vantaggio competitivo perchè siamo esposti e abituati alla bellezza che può essere trasformata in un processo industriale che trae dagli scarti nuova linfa per il futuro”, commenta Ernesto Ciorra, direttore Innovability Enel. La ricerca si è rivolta a settori di attività differenti, selezionati in termini di rilevanza rispetto al contesto economico nazionale, tenendo conto del ruolo strategico riconosciuto ad alcuni di essi dalle politiche europee relative alla sostenibilità ambientale. Le cento realtà raccolte raccontano un Made in Italy che guarda alla qualità e all’innovazione in chiave circolare: dall’agroalimentare alla moda, dagli imballaggi alla meccanica, dal legno arredo all’edilizia e alla finanza, intersecando l’elettronica e la chimica. La ricerca dell’efficienza materica ed energetica accomuna la gran parte delle realtà censite, aspetto che ha effetti diretti su costi, produttività e quindi competizione.
Sono molte le soluzioni finalizzate a preservare la qualità dei materiali al termine del ciclo di vita dei prodotti e quelle che utilizzano input rinnovabili e provenienti da processi di recupero e riciclo. Ma l’innovazione risale sin dalle fasi di progettazione, con approcci di eco-design volti ad estendere la vita utile dei prodotti, guardando a nuovi modelli di consumo. Nel corso della presentazione hanno raccontato le loro esperienze: Mario Caldonazzo, presidente Acciaieria Arvedi, Pierroberto Folgiero, Ad di NextChem e Maire Tecnimont, Veronica Tonini, Chief Sustainability Officer di Salvatore Ferragamo, Maria Elena Manzini, Corporate Social Responsibility Manager di Cirfood e Nando Ottavi, presidente Simonelli Group.
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Edison, piano rinnovabili al 2030 per decarbonizzazione del Paese

ROMA (ITALPRESS) – Cinque GW di capacità installata tra eolico, fotovoltaico e idroelettrico, 3 miliardi di investimenti su tutto il territorio nazionale per lo sviluppo eolico e fotovoltaico, progetti eolici e fotovoltaici per oltre 1.300 MW al Sud, più di 100 MW al Centro e quasi 100 MW al Nord entro il 2025, 1 GW di stoccaggio e flessibilità, che include sistemi di pompaggio idroelettrici e batterie, per garantire sicurezza e adeguatezza del sistema. Sono questi i numeri del piano di Edison per lo sviluppo industriale delle fonti rinnovabili al 2030. Edison conferma il proprio ruolo di operatore impegnato nella transizione energetica e nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione fissati dal Piano Nazionale Integrato Enegia e Clima (Pnice) e dal Green Deal. Il gruppo aumenterà la propria capacità rinnovabile installata dagli attuali 2 GW a 5 GW al 2030 grazie a investimenti per 3 miliardi. Tali risorse saranno destinate a impianti rinnovabili greenfield, ossia di nuova realizzazione, integrali ricostruzioni (repowering) di impianti eolici esistenti per dotarli delle migliori tecnologie incrementandone la produzione, nonchè a selettive operazioni di M&A. Il piano di crescita di Edison nelle rinnovabili prevede anche una quota dedicata all’idrogeno verde.
Nella conferenza stampa di presentazione dell’ambizioso piano, Nicola Monti, Ad di Edison, ha sottolinearto come “vogliamo accompagnare il Paese nella transizione energetica per raggiungere gli obiettivi di carbon neutralità. Il nostro è un piano di crescita concreto e sostenibile che integra le diverse fonti di produzione introducendo anche sistemi di flessibilità. Gli investimenti per fare questi 3 GW addizionali che da 2 ci portano a 5 sono più o meno 3 miliardi di euro. I GW sono prevalentemente al Sud ma in varie regioni e anche al Nord. A fine piano la generazione rinnovabile rappresenterà il 40% del nostro mix produttivo in uno sforzo importante di abbattimento delle emissioni climalteranti”. Poi ha aggiunto: “Il potenziamento dello sviluppo eolico e fotovoltaico di Edison Rinnovabili è possibile anche grazie a un accordo chiuso ieri con Crèdit Agricole Assurances che è partner puramente finanziario di Edison Renewables rilevandone il 49%”. Marco Stangalino, executive vice president Power Asset di Edison, ha sottolineato: “Abbiamo una robusta pipeline di sviluppo rinnovabile che ci permetterà di realizzare nuova potenza eolica e fotovoltaica per 1.500 MW nei prossimi 3 anni, di cui 1.300 MW nel Sud Italia, 100 MW nel Centro e 100 MW al Nord. Siamo anche impegnati nello sviluppo di ulteriore capacità rinnovabile per la produzione dell’idrogeno verde e di 1 GW di sistemi di stoccaggio e flessibilità come i pompaggi idroelettrici e le batterie al 2030 .Le regioni del Sud dove stiamo sviluppando maggiormente l’eolico e il fotovoltaico sono Puglia e Sicilia, sempre con un occhio all’impatto ambientale affinchè siano sostenibili, magari facendo impianti agrovoltaici. Le altre due regioni sono Sardegna e Campania, i nquest’ultima regione ci sono gli impianti più avanzati. Da qui al 2025 contiamo di investire 1,55 miliardi. Poi c’è la parte relativa agli impianti di stoccaggio. L’altra cosa importante è la questione degli impianti di pompaggio, contiamo entro la fine del 2022 di avere 10 impianti in iter autorizzativo”.
Nel settore eolico e fotovoltaico Edison ha attualmente circa 1,1 GW di potenza installata e i 1.500 MW in sviluppo si compongono di 800 MW eolici e oltre 700 MW fotovoltaici, per un totale di 63 impianti tra greenfield e integrali ricostruzioni su tutto il territorio nazionale. Al fine di garantire la sicurezza e l’adeguatezza del sistema elettrico italiano, il piano di crescita di Edison nelle rinnovabili prevede lo sviluppo dei necessari strumenti di flessibilità, come i pompaggi idroelettrici e le batterie d’accumulo, nonchè la produzione a gas di ultima generazione, che continuerà a rivestire un ruolo complementare supplendo all’intermittenza delle fonti rinnovabili non programmabili. Attraverso il Piano Industriale Rinnovabili al 2030, Edison conferma il proprio ruolo di operatore responsabile, leader nella transizione energetica del Paese.
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Mobilità sostenibile, in Emilia Romagna interventi per 3,6 miliardi

BOLOGNA (ITALPRESS) – Un investimento senza precedenti. Per una scelta irreversibile. Oltre 3,6 miliardi di euro per la mobilità sostenibile in Emilia-Romagna, di cui 1 miliardo direttamente dalla Regione. Per interventi da realizzare nel prossimo triennio.
Tre gli assi strategici di intervento: trasporto pubblico, mobilità pulita e ciclopedonale, logistica e merci su ferro. E quindi, completamento del ricambio del parco mezzi circolante, con treni e autobus ecologici, comodi e sicuri; elettrificazione delle linee ferroviarie, stazioni rinnovate, più accessibili e tecnologiche, per una offerta ferroviaria regionale a zero emissioni entro il 2023; trasporto merci su ferro e cluster intermodale per togliere sempre più camion dalle strade (almeno 50mila mezzi pesanti). E ancora, sviluppo del trasporto rapido costiero, mille chilometri in più di piste ciclabili entro il 2030, mobilità elettrica, incentivi per pendolari ed estensione degli abbonamenti gratuiti per gli studenti per rendere attrattivo al massimo il trasporto pubblico locale, con particolare attenzione a chi vive nelle aree interne e nelle zone di montagna.
Progetti che riguardano tutti i territori, cercando la massima condivisione nelle comunità locali. Per fare della mobilità sostenibile uno dei perni della strategia della Regione di accelerazione della transizione ecologica e per centrare gli obiettivi fissati insieme a tutte le parti sociali e alla società regionale nel Patto per il Lavoro e per il Clima e nella Strategia regionale 2030, in aderenza all’Agenda dell’Onu: completa decarbonizzazione entro il 2050 e 100% di energie rinnovabili al 2035. E per migliorare nell’immediato futuro qualità dell’aria e di vita di tutti i cittadini, da Piacenza a Rimini.
Un quadro d’insieme delineato oggi agli Stati generali della mobilità sostenibile in Emilia-Romagna – ‘MuovERsì, Il futuro della mobilità insiemè, organizzati dalla Regione Emilia-Romagna. Ad aprire la giornata di lavori, la relazione a tutto campo dell’assessore regionale alla Mobilità e Trasporti, Andrea Corsini, preceduto dall’introduzione della vicepresidente con delega alla Transizione ecologica, Elly Schlein, quindi gli interventi del ministro alle Infrastrutture e alla Mobilità sostenibile, Enrico Giovannini, e del presidente della Regione, Stefano Bonaccini. Nel pomeriggio il confronto con i territori, con gli interventi dei sindaci della Città Metropolitana di Bologna, Matteo Lepore, del Comune di Ravenna, Michele De Pascale, e del Comune di Piacenza, Patrizia Barbieri.
Più in generale, l’occasione per fare il punto su quanto si sta facendo e su cosa serve fare, a partire dal prossimo triennio.
Da un lato, quindi, quello che è già in corso: la cura del ferro che ha portato al rinnovamento del parco treni regionale, oggi con l’età media più bassa in Italia; il via al maxipiano pluriennale d’acquisto di 1.600 bus ecologici, per un investimento da 600 milioni di euro; i bus gratuiti in tutte le principali città per i pendolari abbonati al servizio ferroviario regionale; i bus gratuiti per tutti gli studenti nel percorso casa-scuola, anche nel tempo libero, senza limiti fino ai 14 anni e con un Isee familiare fino a 30mila euro per gli under19; ciclopedonalità, con la più alta percentuale di spostamenti sulle due ruote (10%, il doppio di quella nazionale); fondi ai Comuni per incentivi a chi si reca al lavoro in bici (Bike to work), piste ciclabili e velostazioni, e per il ricambio del parco mezzi delle amministrazioni pubbliche in favore di veicoli non inquinanti; lo spostamento delle merci dalla gomma al ferro.
Dall’altro i nuovi obiettivi, definiti dalla Giunta regionale nel documento “Mobilità sostenibile – Programmazione 2022-2025 per la transizione ecologica”, per mettere nero su bianco il piano degli investimenti, i progetti in corso e quelli futuri. Un documento programmatico che rafforza nel segno della mobilità sostenibile la strategia regionale, per una mole complessiva di 3,6 miliardi di euro di investimenti, di cui uno direttamente dalla Regione, che questa settimana accompagnerà il PRIT nell’iter consiliare in vista della discussione in Assemblea legislativa prima di Natale.
“Serve una svolta che impegni il Paese e l’intera comunità internazionale a puntare con forza sulla transizione ecologica anche attraverso la mobilità sostenibile. Una scelta strategica irreversibile- afferma il presidente Bonaccini-. In Emilia-Romagna questa scelta l’abbiamo fatta, insieme all’intero sistema regionale, rafforzandola nel Patto per il Lavoro e per il Clima. Combattere il cambiamento climatico, tagliare i livelli di inquinamento, tutelare la salute delle persone, riorganizzare i tempi di vita e lavoro e delle città: tutto passa da una mobilità nuova e diversa. Una sfida che vogliamo vincere tenendo insieme ambiente e lavoro, per una piena sostenibilità economica e sociale. Gli anni che abbiamo davanti sono cruciali per dare – da subito – un segno vero, concreto che vogliamo cambiare le cose. Da qui al 2025 possiamo contare su progetti e investimenti per 3,6 miliardi di euro, di cui uno direttamente dalla Regione: sono certo che anche su questa frontiera l’Emilia-Romagna saprà dare un contributo importante al Paese”.
Il ministro Giovannini spiega come il piano per la mobilità sostenibile adottato dalla Regione Emilia-Romagna comprenda “investimenti volti a migliorare la vita delle persone, alimentare lo sviluppo aumentando la competitività delle imprese e l’occupazione. Si tratta di un percorso che consente di rinnovare in modo sistemico le modalità di trasporto nella direzione della transizione ecologica. Gli obiettivi del piano sono ambiziosi ma realizzabili- aggiunge il ministro – con la collaborazione tra istituzioni, operatori economici, sindacati, rappresentanti della società civile. Gli interventi attuano il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, lo rafforzano e lo integrano con ulteriori risorse finanziarie messe a disposizione dalla Regione. Ne emerge un sistema di mobilità rinnovato, che punta a vincere la sfida della transizione ecologica e digitale, premiando chi, per gli spostamenti quotidiani, si serve dei mezzi di trasporto pubblici”. Il documento sulla programmazione 2022-2025 contiene gli interventi di mobilità sostenibile previsti e gli investimenti per settore: 447,7 milioni di euro quelli nel territorio regionale nell’ambito dei piani del trasporto ferroviario nazionale, 328,33 milioni per il trasporto ferroviario regionale, 858,22 milioni per il potenziamento del parco rotabile ferroviario, 1 miliardo e 250 milioni per il servizio ferroviario metropolitano e il trasporto rapido di massa, 483,79 milioni per il trasporto pubblico locale su gomma urbano ed extraurbano. Ancora: 168,4 milioni di euro per la mobilità ciclistica, 93 milioni per integrazione tariffaria e abbonamenti gratuiti per pendolari e studenti su treni regionali e bus e per incentivare il trasporto merci. In totale: quasi 3 miliardi e 630 milioni di euro, di cui 961 milioni di fondi regionali. ‘Il nostro- sottolinea l’assessore Corsini- è un disegno complessivo che premierà sempre più il trasporto collettivo rispetto a quello privato e che sarà sostenuto da infrastrutture sempre più moderne e sicure, treni e bus verso emissioni zero. E non solo. Vogliamo agire sui comportamenti individuali anche per gli spostamenti casa-lavoro-scuola garantendo piste ciclabili sicure e incentivi per chi sceglierà le due ruote e su un turismo eco-compatibile con le ciclabili regionali e le tre grandi ciclovie europee e nazionali, Sole-Vento-Adriatica. Infine, lo sviluppo sostenibile dell’Emilia-Romagna riguarderà il trasporto delle merci, che passerà sempre più dalla gomma al ferro grazie alla zona logistica semplificata e agli hub intermodali con il Porto di Ravenna come centro nodale degli scambi”.
“La transizione ecologica impone un ripensamento sistemico anche della mobilità in senso sostenibile- afferma la vicepresidente con delega alla Transizione ecologica, Schlein-. Con il Patto per il Lavoro e per il Clima rafforziamo la rete e l’accessibilità del trasporto pubblico e l’intermodalità, l’elettrificazione delle reti ferroviarie, il trasporto delle merci su ferro, carsharing e bikesharing. L’Unione europea sta virando con coraggio verso la mobilità elettrica e questa Regione ha tutte le carte per porsi alla guida del cambiamento”.
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Milano-Bicocca, al via piano di transizione green e digital del campus

MILANO (ITALPRESS) – L’università di Milano-Bicocca presenta “Bicocca Lab”, il piano di transizione ecologica e digitale del campus a “volumi zero”. L’idea alla base: rigenerare lo spazio urbano valorizzando gli edifici esistenti o in fase di realizzazione senza prevedere nuove strutture in futuro.
“Bicocca Lab propone interventi di sviluppo per il campus e per il quartiere che traggono valore dalla ricerca scientifica, dalla didattica e dalla sinergia con partner pubblici e privati. Si tratta di azioni in grado di fornire soluzioni alla domanda crescente di sostenibilità ambientale e di innovazione digitale, facilmente adattabili e applicabili anche in contesti al di fuori dell’Ateneo”, ha spiegato la rettrice Giovanna Iannantuoni.
Nelle piazze smart e sempre più verdi troveranno spazio aule progettate per la didattica all’aperto, aree relax e velostazioni per favorire la mobilità dolce; la domotica urbana digitale semplificherà l’accesso alle attività e ai servizi del campus e permetterà di monitorare la qualità dell’ambiente circostante per studiare soluzioni in grado di migliorare il benessere delle persone; un “Chilometro d’arte” che si snoda lungo il campus Bicocca ospiterà eventi, sfilate e mostre offrendo ai cittadini nuove occasioni di vivere il quartiere. E ancora, l’installazione di pannelli fotovoltaici consentirà la produzione di energia pulita utile a rendere la scuola dell’infanzia “Bambini Bicocca” il primo edificio del campus energicamente autonomo e sostenibile. Grazie alle nuove aree verdi si prevede di sequestrare più di 100mila kg all’anno di CO2. Così nei prossimi tre anni Bicocca completerà la sua trasformazione green e digital con un investimento stimato di 110 milioni di euro: 55 milioni da destinare alle attività di ricerca e l’altra metà in interventi operativi.
“Milano-Bicocca si conferma un’università molto ambiziosa perchè cresce velocissimamente – ha commentato il sindaco di Milano Giuseppe Sala -. E’ importantissimo quindi il suo ruolo ed è importante più che mai il ruolo dell’università e della progettualità in questo momento storico, penso anche alla presentazione ieri del Pnrr dove ben si capisce che per farsi assegnare i fondi bisogna avere dei progetti e per avere dei progetti bisogna saperli fare”.
Al piano di sviluppo green e digital lavora un team multidisciplinare di oltre 200 ricercatori, impiegati in 40 laboratori appartenenti ai 14 dipartimenti dell’Ateneo, mentre altri 130 giovani studiosi saranno reclutati nei prossimi mesi. A curare il progetto insieme ai ricercatori e ai tecnici di Milano-Bicocca, l’architetto Leopoldo Freyrie.
Un grande dispiegamento di risorse impegnato su sei raggi d’azione: ambiente, salute, mobilità, energia, digitale e cultura. Quasi cinque ettari di verde e 450 nuovi alberi cambieranno il volto del campus, a partire dalle sue piazze, passando per U10-Logos – l’edificio in fase di realizzazione – e arrivando al Bicocca Stadium. Con Bicocca Lab proseguirà la de-pavimentazione delle piazze del campus iniziata lo scorso anno per mitigare l’isola di calore: la condizione climatica che, nei periodi dell’anno più caldi, caratterizza le piazze e le strade del quartiere Bicocca attualmente pavimentate in cemento.
La transizione verde delle piazze avverrà grazie all’utilizzo del terreno “hi-tech”, un substrato di origine naturale studiato per essere più duraturo e nutriente, composto da frantumati di lapillo vulcanico, speciali argille interattive, microrganismi della rizosfera, funghi simbionti e un terriccio di origine vegetale derivante dall’ossidazione e umificazione degli scarti verdi da parte di microrganismi.
La ricerca sulla biodiversità condotta in Ateneo troverà applicazione nel Vivaio Bicocca, una vera e propria foresta urbana con spazi dedicati ad azioni di scienza partecipata.
Il completamento del Centro di Medicina dello sport nell’impianto sportivo Bicocca Stadium – inserito in un nuova area verde di 9500 metri quadri – permetterà di studiare soluzioni per il miglioramento degli stili di vita.
Nell’ambito di Bicocca Lab, l’Ateneo investirà in tecnologie innovative per la prevenzione delle malattie cardiovascolari e dei problemi della vista nei giovani e nelle persone fragili, sviluppando anche soluzioni dedicate alla pratica dell’attività sportiva.
In collaborazione con le amministrazioni locali, Milano-Bicocca ridisegnerà la mobilità del quartiere realizzando una pista ciclo pedonale su Viale dell’Innovazione, una delle strade che attraversano l’Ateneo. La promozione della mobilità dolce riguarderà anche la realizzazione di dieci velostazioni che renderanno più agevole l’utilizzo della bicicletta per gli spostamenti nel campus e nel quartiere. Duemila metri quadri di pannelli solari integrati architettonicamente contribuiranno alla transizione verso forme di energia pulita.
Dall’energia verde al blu: grazie alla ricerca svolta in Bicocca, l’Università promuoverà l’utilizzo dell’energia geotermica ottenibile dalle falde acquifere presenti nel distretto Bicocca, da estendere su scala dell’area metropolitana milanese, in modo da produrre energia carbon free e al contempo contenere l’innalzamento della falda.
Il campus sarà dotato di un sistema per l’illuminazione intelligente che consentirà di regolare la quantità di luce emessa in maniera progressiva e automatica.
Il miglioramento della vivibilità del campus passerà anche dall’installazione di sensori mobili per il monitoraggio delle condizioni ambientali quali temperatura, umidità e livello di smog. Soluzioni sempre più innovative e performanti in grado di migliorare le condizioni ambientali, la mobilità e la logistica all’interno del campus saranno messe a punto anche grazie al “Digital twin”.
Un modello virtuale dell’ateneo, uguale al suo “gemello fisico”, in cui simulare in tempo reale le fasi di sviluppo di servizi e processi, risparmiando tempo e risorse durante la progettazione. Bicocca Lab metterà a disposizione della comunità universitaria e dei cittadini nuovi spazi all’aria aperta allestiti con arredo urbano eco-compatibile, coperti o semichiusi, adatti sia allo studio, sia alla socializzazione. Il “Chilometro d’arte”, un percorso che idealmente attraversa il campus riservando al visitatore un’esperienza alla scoperta delle opere d’arte contemporanea integrate nel contesto urbano, grazie a Bicocca Lab diventerà teatro di iniziative didattiche e culturali che animeranno il quartiere.
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Rifiuti radioattivi, Carabinieri e Sogin ampliano la collaborazione

ROMA (ITALPRESS) – Il Comandante dei Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica, Generale Valerio Giardina, e l’Amministratore Delegato di Sogin, Emanuele Fontani, hanno firmato la proroga del Protocollo d’intesa finalizzato alla collaborazione nelle operazioni di recupero e messa in sicurezza di sorgenti radioattive orfane.
Il Protocollo, di durata triennale, giunto al suo terzo rinnovo, oltre prevedere l’organizzazione di attività formative reciproche nelle materie di interesse comune, amplia la collaborazione fra le parti prevedendo lo sviluppo di attività congiunte, di analisi e di elaborazione dei profili di rischio relativi ai flussi commerciali per rendere più efficace la gestione delle commesse nucleari, e il contrasto al traffico di materiali e rifiuti radioattivi.
“Siamo orgogliosi di questo rinnovato accordo – ha commentato Emanuele Fontani, Amministratore Delegato di Sogin – che allarga gli ambiti di collaborazione con il Comando Tutela Ambientale e Transizione Ecologica dell’Arma dei Carabinieri con l’obiettivo di rafforzare il contrasto alle attività illecite. Un riconoscimento della professionalità e serietà con la quale portiamo avanti il decommissioning nucleare e la gestione dei rifiuti radioattivi per garantire ogni giorno la sicurezza dei cittadini e la tutela dell’ambiente”.
“Siamo particolarmente lieti – ha affermato il Generale Valerio Giardina, Comandante dei Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica – di rinnovare con Sogin, società da sempre impegnata nella tutela dell’ambiente, l’accordo per contrastare ogni forma di illecito inerente sorgenti radioattive, per la formazione del personale e per ogni scambio informativo che possa permettere alle nostre istituzioni di eseguire al meglio il proprio mandato”.
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Un nuovo sensore laser per contrastare i cambiamenti climatici

ROMA (ITALPRESS) – Misurare con precisione la frazione di origine fossile e la quota biologica di carbonio nei materiali, dalle plastiche ai biocarburanti, o in oggetti più complessi come abiti e accessori, è una delle chiavi per limitare l’utilizzo del petrolio e degli altri combustibili fossili e mitigare il cambiamento climatico. E’ proprio la rivelazione ultrasensibile del radiocarbonio-14C nei materiali che permette un tracciamento della loro origine biologica o fossile.
Tali misure, che finora richiedevano strumentazioni molto grandi e costose, come gli acceleratori per spettrometria di massa, ora si possono effettuare con sensori laser trasportabili e con sensibilità di misura mai raggiunte in precedenza. Recentemente, lo spin-off del Consiglio nazionale delle ricerche ppqSense Srl ha consegnato il primo strumento completo commerciale per effettuare analisi di questo genere al RISE, l’Istituto di metrologia svedese di Goteborg.
Come spiega Saverio Bartalini, presidente della società fondata nel 2016 e primo ricercatore dell’Istituto nazionale di ottica del Cnr: “Utilizzando un bagaglio di molti anni di risultati scientifici, brevetti e sviluppo tecnologico, nato all’interno del Cnr e poi trasferito nello spin-off, abbiamo creato un sensore unico al mondo per prestazioni nella misurazione della rarissima anidride carbonica con radiocarbonio- 14C. Lo strumento, divenuto commerciale e completamente trasportabile, apre scenari inediti per il controllo delle emissioni da fossili e per il mercato delle quote di anidride carbonica nel mondo. E’ necessario creare consapevolezza nei ricercatori riguardo all’opportunità e all’esigenza di trasferire i risultati delle ricerche più importanti per dare slancio all’innovazione, dando così maggiori prospettive ai giovani e creando valore per il Paese”.
Dalla partecipazione nello spin-off, il Cnr uscirà a breve, come previsto dal regolamento, ma con risultati di valorizzazione di grande rilevanza per il Paese. A tale proposito, Cristina Battaglia, responsabile dell’Unità valorizzazione della ricerca precisa che “Con ppqSense si conferma il ruolo del Cnr nel sostenere la creazione e il consolidamento di imprese innovative, che valorizzano i risultati dei team di ricerca e sono capaci di generare valore e ricadute sociali positive in un settore strategico e ad alto impatto per lo sviluppo sostenibile”.
Paolo De Natale, cofondatore dello spin-off e dirigente di ricerca di Cnr-Ino, conclude che “è una grande soddisfazione dare un contributo concreto e significativo ad un settore così importante per il futuro come quello delle tecnologie per l’ambiente e la transizione ecologica. In una fase in cui l’Italia beneficerà di ingenti risorse per il rilancio della Ricerca e dell’Innovazione, attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sarà possibile non solo fare ricerca di eccellenza, ma anche sviluppare nuove tecnologie per affrontare le grandi sfide globali”.
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Rifiuti, in Liguria in arrivo finanziamenti da 1,8 milioni

GENOVA (ITALPRESS) – Ammontano a 1,8 milioni di euro i fondi derivanti dalla cosiddetta ecotassa per il deposito in discarica dei rifiuti che saranno utilizzati per incrementare la raccolta differenziata su tutto il territorio regionale. In particolare in questa tornata sono stati finanziati interventi in vari comuni sulla base dei programmi predisposti dalle Province.
Nello specifico in provincia della Spezia saranno realizzati due nuovi centri a Arcola e Luni e potenziati 12 centri di raccolta esistenti: Ameglia, Deiva Marina, Follo, Framura (Località Diliana), La Spezia (Stagnoni), La Spezia (Piramide), Lerici (località Scoglietti), Levanto (località Mereti), Rocchetta di Vara, S. Stefano di Magra (Vedicella), Sarzana (Silea), Varese Ligure.
In provincia di Imperia si investirà sulla ristrutturazione del centro di raccolta di Chiusanico a servizio del bacino imperiese e sull’acquisto di una pesa per il centro di raccolta di Artallo nel Comune di Imperia.
In provincia di Savona si potenzierà il centro di raccolta di Quiliano e si acquisteranno attrezzature per la raccolta differenziata e il passaggio a tariffa puntuale del bacino.
La Città Metropolitana di Genova aveva ottenuto oltre 1.070.000 euro per varie attività tra cui il potenziamento dei vari centri di raccolta (Casella, Ronco Scrivia, Masone, Rovegno e Genovesato) e attività in tema di raccolta differenziata con acquisto di ecovan, eco-isole, macchinette mangiaplastica, oltre ad attività di coordinamento e comunicazione.
“L’obiettivo – spiega l’assessore regionale al Ciclo dei Rifiuti Giacomo Giampedrone – è quello di migliorare ulteriormente i risultati della raccolta differenziata sul territorio, tenendo a superare rapidamente il 65%, minimizzando così la quantità di rifiuto indifferenziato da trattare e smaltire. Alla luce anche del nuovo piano dei rifiuti approvato due giorni fa in Giunta che punta a una riduzione alla fonte della produzione di rifiuti urbani (-4% al 2026) e ad aumentare ulteriormente la raccolta differenziata (si mira a raggiungere almeno il 67% sempre nel 2026), con nuove azioni di prevenzione e la promozione della tariffazione puntuale.
Le nuove risorse derivanti dalla ecotassa saranno destinate al supporto degli enti territoriali competenti, all’implementazione dei sistemi di raccolta differenziata a livello comunale tramite l’acquisto di attrezzature”.
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