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Ambiente, Asinara al museo Marini di Firenze

FIRENZE (ITALPRESS) – Dopo la presenza, con un grande riscontro di pubblico, nel Padiglione Italia (sezione Arte e paesaggio) della XVII Biennale di Venezia, l’installazione “Le comunità resilienti sommerse dell’isola dell’Asinara” si è trasferita a Firenze nella cripta del Museo Marino Marini che ospita l’esposizione “Paesaggi resilienti per le comunità resilienti” fino al 31 gennaio 2022.
Nell’allestimento, caratterizzato da un tappeto di tre quintali di posidonia e da una serie di pannelli di essenze autoctone e di ricostruzioni reali e virtuali dell’ambiente dell’Asinara, anche due megaschermi che riproducono video con immagini del patrimonio ambientale e naturale isolano. L’installazione sarà itinerante per tutto il 2022 e dopo Firenze sarà protagonista all’interno di alcune realtà culturali nazionali (Roma, Milano, Val di Sella).
“La presenza della Sardegna in questi importanti luoghi d’arte e di cultura garantisce una ricaduta positiva per la promozione dei suoi valori ambientali e paesaggistici – ha commentato l’assessore regionale della Difesa dell’ambiente, Gianni Lampis, che sabato scorso ha partecipato all’inaugurazione – Il paesaggio rappresenta una cornice fondamentale per un nuovo patto tra uomo e ambiente e, nel caso dell’Asinara, dove il Parco nazionale e l’Area marina protetta sono impegnati attivamente a preservare il patrimonio naturalistico, con la collaborazione dei presidi di Forestas, Corpo forestale e Conservatoria delle coste, l’esempio viene dal sottile equilibrio tra elemento antropico e ambiente”.
“La Sardegna è mobilitata in numerosi progetti in tema di ambiente, turismo sostenibile e per la difesa degli ecosistemi, convinta che il patrimonio paesaggistico rappresenti un impareggiabile volano economico. Le nostre comunità possono contribuire a formulare risposte alle grandi sfide della modernità, a cominciare dal cambiamento climatico e dalla sostenibilità delle azioni destinate allo sviluppo economico. La politica deve creare percorsi condivisi per offrire strumenti adeguati ad affrontare le problematiche ambientali, ha aggiunto l’assessore Lampis.
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Stop alle auto nuove con motore termico entro il 2035

ROMA (ITALPRESS) – In occasione della quarta riunione del Cite, il Comitato interministeriale per la Transizione ecologica, con i ministri della Transizione ecologica Roberto Cingolani, delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili Enrico Giovannini e dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, sono state definite le tempistiche di sostituzione dei veicoli con motore a combustione interna, decidendo, in linea con la maggior parte dei paesi avanzati, che il phase out delle automobili nuove con motore a combustione interna dovrà avvenire entro il 2035, mentre per i furgoni e i veicoli da trasporto commerciale leggeri entro il 2040.
“In tale percorso occorre mettere in campo tutte le soluzioni funzionali alla decarbonizzazione dei trasporti in una logica di “neutralità tecnologica” valorizzando, pertanto, non solo i veicoli elettrici ma anche le potenzialità dell’idrogeno, nonchè riconoscendo – per la transizione – il ruolo imprescindibile dei biocarburanti, in cui l’Italia sta costruendo una filiera domestica all’avanguardia – spiega il ministero della Transizione Ecologica in una nota -. Per quanto riguarda i costruttori di nicchia, misure specifiche potranno essere eventualmente valutate con la Commissione europea all’interno delle regole comunitarie”.
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Al via cinque progetti ambientali a Torino, in arrivo 70mila alberi

TORINO (ITALPRESS) – Stanno per essere consegnati alle ditte incaricate i cantieri per la messa a dimora di 70.000 alberi nelle 5 zone che la Città Metropolitana di Torino ha candidato sul Bando Forestazione, pubblicato nei mesi scorsi dal Ministero per la transizione ecologica nell’ambito del Decreto Clima. Tutti e cinque i progetti del valore di 500.000 euro ciascuno presentati dalla Città Metropolitana di Torino sono stati approvati, in una graduatoria nazionale che ne ha visti accolti in tutto 34 in Italia, per oltre 14 milioni di euro di finanziamento. “I nostri progetti contribuiranno ad assorbire l’impatto di circa 20.000 auto sul nostro territorio in termini di emissioni di anidride carbonica e biossido di azoto. – commenta il Vicesindaco metropolitano Roberto Montà – E’ un primo risultato che cercheremo di intensificare con i prossimi nuovi progetti di forestazione in arrivo, per i quali aspettiamo l’approvazione ministeriale”.
Oltre ai lavori di riforestazione, sarà garantita la manutenzione e la sopravvivenza delle giovani piante per i primi sette anni di impianto. Intanto, la Città Metropolitana ha concordato con tutti gli Enti locali coinvolti l’avvio di una campagna di comunicazione per informare i cittadini dei benefici della messa a dimora di querce (rovere e farnia), carpini, aceri campestri, frassini, ontani neri, pioppi bianchi, neri e tremoli, ciliegi selvatici, olmi, sorbi domestici con aggiunta di specie arbustive come biancospini, noccioli, maggiociondoli, viburni, cornioli e sanguinelli.
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Sardegna, Lampis “1.3 mln ai comuni per gestire posidonia sui litorali”

CAGLIARI (ITALPRESS) – “Con l’obiettivo di consentire la regolare fruizione dei litorali e contrastare l’erosione costiera, la Regione annualmente concede un contributo ai Comuni per gestire la posidonia che si deposita lungo le spiagge dell’Isola”. Lo ha detto l’assessore regionale della Difesa dell’ambiente, Gianni Lampis, dopo l’approvazione della delibera che, per il 2021, stanzia un milione 300mila euro da destinare alle attività di gestione dei depositi di posidonia nelle spiagge, che rappresenta anche uno strumento di difesa naturale contro l’erosione costiera.
“I comuni costieri della Sardegna sono settantadue – ha aggiunto l’assessore Lampis – Circa un terzo sono stagionalmente impegnati in importanti attività di movimentazione della posidonia depositata sul litorale con un esborso economico considerevole. Una quantità di posidonia che stagionalmente può arrivare a decine di migliaia di metri cubi, con ampie oscillazioni degli accumuli dovute alle variabili condizioni meteoclimatiche”.
“Una parte dello stanziamento (250mila euro) è destinata alla gestione straordinaria della posidonia attraverso operazioni di recupero ambientale e di tutela delle relative aree degradate con interventi di ripristino delle condizioni di naturalità delle spiagge, anche ricorrendo alla rimozione permanente dei depositi non altrimenti gestibili, mediante conferimento e trattamento negli impianti di recupero, riciclaggio e principalmente di compostaggio. Altri 250mila euro sono destinati al Comune di Alghero, dove nelle varie spiagge urbane e periurbane si deposita un’ingente quantità che compromette la fruizione sostenibile dei litorali”, ha concluso l’esponente della Giunta Solinas.
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Arriva la prima ordinanza cautelare contro il greenwashing in Italia

MILANO (ITALPRESS) – Arriva la prima ordinanza cautelare di un Tribunale italiano (e tra le prime in Europa) in materia di greenwashing: a emetterla il Tribunale di Gorizia, a seguito di un ricorso d’urgenza presentato da Alcantara nei confronti di una società che commercializza una materiale utilizzato anche su alcuni modelli di auto.
Di questo caso e dell’ordinanza emessa dal Tribunale di Gorizia, si è parlato in una conferenza stampa organizzata da Save the Planet, associazione no profit che nasce con lo scopo di promuovere progetti, azioni e soluzioni concrete per aiutare il pianeta e tutelare l’ambiente. Ricordando “l’impegno di Save the Planet per una “transizione ecologica reale e non di facciata” la presidente Elena Stoppioni spiega che proprio per questo “l’iniziativa realizzata con Alcantara può diventare una prima, fondamentale case history che in tema di greenwashing può essere caso di giurisprudenza”.
Il Tribunale di Gorizia ha, innanzitutto, rilevato che “la sensibilità verso i problemi ambientali è oggi molto elevata e le virtù ecologiche decantate da un’impresa o da un prodotto possono influenzare le scelte di acquisto”, aggiungendo che le “dichiarazioni ambientali verdi devono essere chiare, veritiere, accurate e non fuorvianti, basate su dati scientifici presentati in modo comprensibile”.
Sulla base di tali principi, oltre che al potenziale pericolo per la ricorrente Alcantara, il Tribunale ha ordinato alla società coinvolta la cessazione della diffusione di alcuni claim come “La prima microfibra sostenibile e riciclabile”, “100% riciclabile”, “Riduzione del consumo di energia e delle emissioni di CO2 dell’80%”, “Amica dell’ambiente”, “Scelta naturale” e “Microfibra ecologica” e di “informazioni non verificabili ed ingannevoli sul contenuto di materiale riciclato del prodotto”. Il Tribunale ha, inoltre, ordinato la pubblicazione della decisione sul sito della società e l’invio dell’ordinanza ad alcuni clienti.
Con riferimento ai claim “microfibra ecologica”, “amica dell’ambiente” e “scelta naturale” il Tribunale di Gorizia ha affermato che “i messaggi pubblicitari denunciati da parte ricorrente sono sicuramente molto generici e sicuramente creano nel consumatore un’immagine green dell’azienda senza peraltro dar conto effettivamente di quali siano le politiche aziendali che consentono un maggior rispetto dell’ambiente e riducano fattivamente l’impatto che la produzione e commercializzazione di un materiale di derivazione petrolifera possano determinare in senso positivo sull’ambiente e sul suo rispetto”, aggiungendo che “alcuni concetti riportati trovano smentita nella stessa composizione e derivazione del materiale” considerando peraltro “che risulta difficile supporre che possa essere considerata una fibra naturale”.
Save the Planet ha, inoltre, sottolineato come non sia tutto green quello che viene presentato come tale e i danni, in termini di concorrenza, possono essere elevati. Infatti secondo un recente studio condotto da McKinsey, sono circa il 70% i consumatori che nelle loro scelte di acquisto sono pronti a optare per prodotti eco-friendly rispetto a quelli tradizionali, anche pagando prezzi più elevati. E’ evidente quindi come eventuali dichiarazioni non veritiere sul fronte green non solo danneggiano la competitività delle aziende più rigorose, ma sono in grado di influenzare i comportamenti dei consumatori, ingannandoli. E il danno può essere anche di carattere strettamente finanziario poichè le obbligazioni ‘green’ – nelle stime di S&P – a fine 2021 potrebbero superare i 1000 miliardi di dollari. E’ una massa enorme di risorse a cui le aziende possono attingere. E’ necessario, tuttavia, che il processo decisionale sia liberato da ogni ingannevole comunicazione di greenwashing. Secondo un sondaggio di Quilter, questa è la principale preoccupazione per quasi metà degli investitori (44%).
Di qui la necessità di chiarezza e l’ordinanza del Tribunale di Gorizia può rappresentare un vero punto di svolta. Come sottolinea l’avvocato Gianluca De Cristofaro, socio di LCA Studio Legale, che ha assistito Alcantara nel procedimento cautelare, “dopo le decisioni dell’Antitrust e del Giurì di Autodisciplina Pubblicitaria, anche la magistratura ordinaria ha affermato che la sensibilità dei consumatori verso i problemi ambientali è oggi molto elevata e le virtù ecologiche decantate da una impresa o da un prodotto possono influenzare le scelte di acquisto del consumatore”.
“Pertanto – continua il legale – è importante, come affermato dalla decisione, che “le dichiarazioni ambientali ‘verdì devono essere chiare, veritiere e accurate, e basate su dati scientifici”.
Anche per Antonello Ciotti, presidente della CPME (Associazione Europea dei produttori di Poliestere) questa ordinanza “che inibisce la comunicazione e la diffusione di qualsiasi informazione non verificabile sul contenuto della percentuale di riciclo è una pietra miliare verso una giusta eliminazione di tutti i comportamenti scorretti che possono tradire la fiducia dei consumatori oltre che ingenerare concorrenza sleale”.
Ciotti, inoltre, punta l’accento sulle problematiche aperte dal concetto di ‘materiale riciclatò, tanto più che – per toccare un prodotto di larghissimo consumo – la direttiva europea sulla plastica “richiede entro il 2025 che in ogni Paese membro dell’EU, ogni bottiglia contenga almeno il 25% di PET riciclato”. Di qui, sottolinea, davanti al rischio di “dichiarazioni che possono alterare la leale concorrenza oltre che ingannare il consumatore, c’è la necessità di ricorrere a best practices riconosciute a livello internazionale per definire esattamente il contenuto di riciclato, specialmente in questa fase in cui il costo del materiale riciclato è di gran lunga superiore a quello vergine”.
“Come Save the Planet”, ricorda Elena Stoppioni, “abbiamo costituito una commissione di appositi esperti che avranno il compito di vagliare e monitorare possibili azioni di greenwashing e, quindi, di comunicazioni scorrette verso i consumatori in termini di sostenibilità. Abbiamo attivato una community sul nostro sito per segnalare potenziali pratiche di questo tipo, anche in forma anonima. Sarà poi cura della nostra commissione valutare se ci saranno gli estremi per un procedimento, previa richiesta di eventuali integrazioni al segnalato”. “Abbiamo bisogno di distinguere ciò che è green da ciò che è greenwashing per alzare il livello dell’azione ed evitare che il tema della sostenibilità sia solo una vetrina per la comunicazione e di good reputation delle aziende”, conclude la Stoppioni.
La decisione resa dal Tribunale di Gorizia il 26 novembre 2021 è una ordinanza arrivata all’esito di un procedimento cautelare/d’urgenza. Entrambe le parti potranno proporre reclamo contro la decisione entro l’11 dicembre 2021 o avviare un eventuale giudizio ordinario.
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Pnrr, 400 mln per il ripristino dei fondali e degli habitat marini

ROMA (ITALPRESS) – Con la firma del protocollo d’intesa tra il MiTE e l’Ispra prende il via l’investimento M2C4-3.5 del PNRR “Ripristino e tutela dei fondali e degli habitat marini”, che consentirà al nostro Paese di rafforzare le capacità di osservazione degli ecosistemi marini e attuare una campagna di recupero e restauro degli habitat marini degradati dalla pressione antropica.
Il progetto, inserito nella missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, prevede un investimento complessivo di 400 milioni di euro per i mari italiani, in linea con gli obiettivi fissati dalla Strategia europea per il 2030 sulla biodiversità e le misure previste dalla Strategia per l’ambiente marino.
Il piano contempla interventi su vasta scala per il ripristino e la tutela dei fondali e degli habitat marini per invertire la tendenza al degrado degli ecosistemi del Mediterraneo e favorire il mantenimento e la sostenibilità di attività fondamentali non solo per le zone costiere, ma anche per filiere produttive essenziali come quelle della pesca, del turismo e dell’economia blu sostenibile.
Il protocollo d’intesa stabilisce le forme di collaborazione tra il Ministero della Transizione ecologica e l’Ispra per il raggiungimento degli obiettivi del progetto attraverso le seguenti azioni: realizzazione di sistemi di osservazione degli ecosistemi marini e marino-costieri; mappatura delle praterie di Posidonia e degli habitat di interesse comunitario; attività di ripristino ecologico dei fondali e degli habitat marini; attuazione di misure di tutela.
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La lince iberica salvata dall’estinzione

ROMA (ITALPRESS) – La corsa verso il baratro dell’estinzione per molte specie corre veloce. Molti studiosi parlano ormai di “Sesta estinzione di massa”. E con l’arrivo delle feste il Wwf cerca alleati con la campagna “A Natale mettici il cuore”: per far sì che ognuno di noi, attraverso l’adozione simbolica di una specie a rischio, possa sostenere concretamente i progetti di conservazione Wwf e non limitarsi a un like sui social. Partecipare alla campagna di Natale Wwf significa rendere più forti i progetti sul campo: come quello che ha permesso di salvare la lince iberica, il felino più raro del pianeta, la cui popolazione è aumentata di dieci volte in 20 anni, passando dai 94 individui censiti nel 2002 ai 1.111 di oggi, di cui 239 femmine in età riproduttiva (rispetto alle 27 del 2002).
Tutto questo grazie agli sforzi e ai progetti di conservazione messi in campo da Wwf, amministrazioni locali e Unione europea (progetti Life). Dagli inizi del secolo scorso la progressiva riduzione dei conigli selvatici, che costituiscono il 90% della dieta della lince, la persecuzione diretta dell’uomo, che ha per lungo tempo considerato i predatori selvatici “specie nocive” da eliminare con ogni mezzo, e la distruzione e frammentazione degli habitat, conseguente all’espansione urbana, avevano provocato una drastica diminuzione della popolazione di lince nella penisola iberica. Dopo i primi segnali di ripresa, dal 2006 è stata implementata una nuova ambiziosa azione, la riproduzione in cattività e la successiva reintroduzione di alcune linci in Andalusia.
Oltre alle reintroduzioni, grazie agli sforzi messi in campo dal Wwf sono state effettuate anche azioni di “rinforzo genetico” nella popolazione di Doñana, attraverso la traslocazione di individui dalla Sierra Morena. Questo per evitare la consanguineità, che indebolisce le popolazioni. I progetti si sono concentrati anche sul ripopolamento del coniglio selvatico, preda principale della lince. E i risultati non si sono fatti attendere.
Ma la lince iberica non è fuori pericolo. Secondo le stime di diversi esperti, il numero di linci dovrebbe raggiungere i 3.000 – 3.500 individui, comprese circa 750 femmine in età riproduttiva, per essere considerato in uno stato di conservazione favorevole. Una sfida che qualche decennio fa sembrava impossibile, ma che oggi può essere vinta, lavorando anche sulla connettività ecologica e sulla conservazione degli habitat d’elezione del felino più raro del pianeta.
Una sfida che oggi va lanciata ad esempio anche per i ghepardi, i velocisti della natura (possono raggiungere i 100 km/h con una straordinaria accelerazione): oggi in Africa si contano circa 6.600 individui adulti di ghepardo secondo le stime dell’IUCN: erano 100.000 un secolo fa. Un declino del 90% che, aggravato dalla frammentazione degli habitat, sta portando la specie a livelli di consanguineità che gli esperti definiscono come l’anticamera dell’estinzione.
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Rifiuti, raccogliere la sfida del Pnrr per una nuova economia circolare

ROMA (ITALPRESS) – “L’economia circolare, quindi un processo virtuoso del ciclo dei rifiuti, è da sempre una priorità per i Comuni italiani. E diventa ancora più strategico migliorare i processi anche alla luce delle risorse che il PNRR dedicherà alla sfida di un ambizioso ulteriore miglioramento, anche nelle parti del Paese dove ancora oggi siamo indietro”. Così il presidente del Consiglio nazionale dell’Anci, Enzo Bianco, nel corso del seminario digitale organizzato dal Conai, in collaborazione con l’Anci per discutere di economia circolare, di ciclo dei rifiuti e delle opportunità per il settore che arriveranno dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Al seminario hanno partecipato in streaming 600 rappresentanti di Comuni interessati ad approfondire un tema strategico per le sfide che attendono il Paese.
“La raccolta differenziata – ha spiegato Bianco – deve essere sempre migliore da un punto di vista qualitativo, per rendere efficiente la filiera e quindi migliorare la qualità delle nostre città. I Comuni, come sempre, ci sono e sono pronti a fare la propria parte per ‘trasformarè i rifiuti da un problema ad una opportunità; in termini di risparmio e di riutilizzo. Per Anci questa è una vera priorità. Ci siamo adoperati per rafforzare la nostra capacità di aiuto e di sostegno ai Comuni. E lavoriamo in sinergia con il Governo e con gli operatori del delicato settore”, ha concluso il presidente del Consiglio nazionale dell’Anci.
Di “riuso, riutilizzo, riciclo quali “parole chiave” che devono guidare la progettazione delle politiche pubbliche su scala comunale nei prossimi anni” ha parlato il delegato a Energia e Rifiuti dell’Anci e sindaco di Lecce, Carlo Salvemini.
“Sono temi centrali per costruire comunità sostenibili e servizi pubblici improntati alla circolarità. Ciò vale – ha proseguito Salvemini – per il grande e cruciale tema della produzione, raccolta, gestione e valorizzazione delle diverse frazioni di rifiuto, ma anche per altri e non meno importanti temi quali il ciclo delle acque, la gestione, manutenzione e accrescimento delle aree verdi. I Comuni, insieme ad Anci, ai consorzi, alle imprese e ai cittadini – ha concluso il delegato Anci – possono concorrere, facendo ciascuno la sua parte, per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità indicati dall’Unione Europea e per generare nuova economia grazie a politiche che aprono nuove traiettorie di sviluppo locale”.
L’intervento del presidente del Conai, Luca Ruini, si è incentrato sull’impegno del consorzio durante la pandemia. “E’ anche grazie a Conai – ha detto – se, lo scorso anno, all’emergenza sanitaria non si è sommata un’emergenza rifiuti: la collaborazione del sistema consortile con le istituzioni, con le società di raccolta e con Anci ha garantito la continuità dei servizi di raccolta differenziata anche nei mesi difficili del primo lockdown”.
“Conai e Anci – ha proseguito Ruini – rivestono un ruolo fondamentale nel rafforzare un sistema efficiente di raccolta dei rifiuti di imballaggio: una sinergia che rappresenta un modello di gestione di un interesse collettivo come la tutela ambientale destinato a rivelarsi sempre più efficace e performante. Del resto, la collaborazione fra Conai e Anci ha già contribuito a sviluppare una raccolta differenziata di qualità anche nelle Regioni del Mezzogiorno, e oggi sta aiutando i Comuni nel realizzare progettualità utili a intercettare i fondi per il Pnrr”.
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