ROMA (ITALPRESS) – Dopo l’esperienza messa in campo da ASPI durante la pandemia – a partire dal diritto a un’ora di disconnessione per assistere i bambini in DAD – Autostrade per l’Italia ha scelto di continuare nell’impegno sul lavoro agile, per potenziare sempre più il rapporto di fiducia reciproca tra azienda e lavoratori e grazie alla collaborazione con le Organizzazioni sindacali che ha dato vita a un nuovo accordo all’insegna del lavoro sostenibile.
Da oggi, circa il 50% delle 5000 persone che lavorano in Autostrade per l’Italia, per i ruoli e le attività che consentono per loro natura una gestione del lavoro flessibile, potrà infatti usufruire di nuovi strumenti di elasticità oraria e di una autonoma pianificazione del tempo e del luogo di lavoro, per consentire un equilibrio virtuoso tra l’impiego e la vita personale e famigliare.
Nell’ambito dell’accordo viene di fatto istituita una elasticità oraria della prestazione che consentirà ai lavoratori di iniziare la propria attività quotidiana nell’orario preferito e più compatibile con le proprie necessità, rinunciando al calcolo delle ore quotidiane complessive attivato a partire da un “ingresso” rigido, legato alla presenza fisica nell’ufficio.
L’attività giornaliera, infatti, oltre a poter iniziare in orari scaglionati, contribuendo in tal modo ad evitare fenomeni di traffico urbano nelle fasce orarie tipiche degli orari di ufficio, potrà anche essere svolta due giorni su cinque da remoto e non necessariamente nel domicilio comunicato all’azienda, all’insegna di un claim chiaro e definito, «Working from everywhere».
L’esecuzione e l’organizzazione delle attività vengono così affidate al singolo lavoratore che nell’ambito dell’orario 8.00/20.00 potrà valutare quando usufruire e attivare il diritto a 4 ore di disconnessione complessive e non cumulabili, per coniugare l’attività lavorativa alle necessità personali e famigliari. Questa soluzione è stata identificata a stretto contatto tra i vertici aziendali e le rappresentanze sindacali come potente strumento di collaborazione tra il lavoratore e la società, per incidere concretamente sul miglioramento del bilanciamento tra impegni professionali ed esigenze personali, con un effetto virtuoso sul contenimento delle emissioni di CO2, contribuendo a minimizzare gli spostamenti casa/lavoro.
L’iniziativa siglata da Autostrade per l’Italia con i sindacati “rappresenta il primo caso aziendale che coniuga in un’unica soluzione le linee guida della governance, dell’ambiente e sociali dettate dall’agenda ESG dell’Unione Europea e del Paese e sarà rivolta prioritariamente ai genitori con bambini di età inferiore a 3 anni, a dipendenti portatori di handicap o situazioni di difficoltà temporanea, a dipendenti che assistono persone con disabilità e alle famiglie mono-genitoriali. Il modello organizzativo agile del lavoro potrà, in ogni caso, essere applicato a tutti i dipendenti la cui attività lavorativa consenta la flessibilità professionale – si legge in una nota -.
Alla base dell’accordo risiedono i valori fondanti della nuova governance di Autostrade per l’Italia e sul nuovo manifesto Diversity & Inclusion, per promuovere una cultura della collaborazione, della fiducia reciproca, della responsabilità e dell’inclusione con la convinzione che un ambiente di lavoro partecipativo e solidale contribuisca al potenziamento delle energie disponibili e ad alimentare un sentimento di comune appartenenza nella mission dell’azienda”.
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Autostrade per l’Italia, accordo con i sindacati per lavoro sostenibile
Agrobiodiversità e dieta mediterranea paradigma per la transizione verde
ROMA (ITALPRESS) – “Il CREA, per sua mission istituzionale, è da sempre impegnato nel trovare e trasferire soluzioni innovative per promuovere la produzione di cibo salutare in agroecosistemi sostenibili per il benessere del pianeta e della società. In tal senso, il Secondo Congresso Internazionale sull’Agrobiodiversità – fortemente supportato dal CREA – rappresenta una piattaforma eccellente per condividere e aggiornare idee ed esperienze con un ampio numero di stakeholder nel mondo. Un appuntamento importante non solo per mettere in rete tutti i settori che operano per la sostenibilità delle produzioni agroalimentari sane e nutrienti; ma anche per poter apprendere approcci green e innovativi per far fronte ai cambiamenti globali, a partire dalle comunità locali fino ad arrivare alla ricerca, ai mercati e alle politiche ambientali”: a dirlo il presidente del Crea, Carlo Gaudio, in occasione delle dichiarazioni di apertura del Secondo Congresso Internazionale sull’Agrobiodiversità in corso in questi giorni, ospitato dal Ministero per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale (MAECI), dal Consultative Group for International Agricultural Research (CGIAR) e dall’Alliance of Bioversity International and CIAT, e co-organizzato fra gli altri, dal CREA.
Nell’ambito del Congresso si svolge la due giorni del Side Event dal titolo “Mediterranean Diet: Sustainable Diets For Sustainable Life. Cultural Heritage, Nutritional Benefits and Social Wellbeing” (La Dieta mediterranea: diete sostenibili per una vita sostenibile. Eredità culturale, benefici per la salute e per la società), organizzato dal CREA, centro di Alimenti e Nutrizione, in collaborazione con CIHEAM, CNR, ENEA, ISPRA. Chair e coordinatore della manifestazione Elisabetta Lupotto, Direttore del centro del CREA Alimenti e Nutrizione.
Articolato in due sessioni dedicate a “Agrobiodiversità e Sistemi produttivi” e “Diete e sostenibilità”, offre molti spunti di riflessione, evidenziando in particolare il ruolo della agrobiodiversità nel promuovere e sostenere il cambio di paradigma alimentare necessario alla Transizione verde e le azioni chiave da seguire per centrare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e quelli del Green Deal Europeo.
Illustrati gli effetti benefici della Dieta Mediterranea, universalmente riconosciuta come modello alimentare sano ed equilibrato, soprattutto in un’ottica di sostenibilità.
“Focalizziamo la discussione del primo panel di esperti sulla possibilità di riduzione dell’impatto ambientale dei sistemi produttivi, associato ai benefici sociali che ne derivano e alle ricadute positive sulle economie locali – afferma Elisabetta Lupotto, direttore CREA Alimenti e Nutrizione e coordinatore dell’evento – In questo ambito è strategico incentivare il consumo stagionale di prodotti freschi e locali, anche avvalendosi della biodiversità e della varietà degli alimenti, nel rispetto delle specificità dei diversi paesi, ciascuno con la propria cultura e tradizione alimentare. Nel secondo panel, – conclude Lupotto, chair di entrambi i panel – viene messa in evidenza la correlazione tra diete sostenibili e diete equilibrate, binomio che incontra perfettamente la teoria “One health”, cioè una dieta sana per l’uomo e sana per il pianeta”.
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Wwf “Allarme estinzioni, il Pianeta rischia di andare in rosso”
ROMA (ITALPRESS) – Dal rinoceronte bianco settentrionale, dichiarato estinto nel 2018 con l’ultimo esemplare in cattività e ben prima quelli in natura per colpa dei bracconieri, alla tigre di Giava, scomparsa nel 1979 insieme alle foreste che la ospitavano: l’elenco delle specie estinte negli ultimi due secoli è un lungo cahier des doleances di animali cancellati per sempre dalla faccia della terra a causa dell’uomo. Quello delle estinzioni è un tema che la nostra civiltà industriale si porta dietro da decenni, ma in questi ultimi anni, sotto il peso delle attività umane insostenibili, il fenomeno si è accelerato in modo impressionante. Nel nuovo report del WWF “Estinzioni: non mandiamo il pianeta in rosso” si evidenziano i dati forniti dagli esperti: siamo nel pieno della sesta estinzione di massa, considerando le prime cinque come fenomeni appartenenti alle precedenti ere geologiche, con un tasso di estinzione di specie animali e vegetali 1.000 volte superiore a quello naturale.
Per non stare solo a guardare mentre il Pianeta va “in rosso” e dare la possibilità ad ognuno di fare la sua piccola ma grande parte, il WWF Italia lancia la Campagna “A Natale mettici il cuore”: adottando o regalando l’adozione simbolica di un animale in pericolo su wwf.it/adozioninatale2021 si potranno infatti sostenere tutti i progetti WWF a tutela della biodiversità che rischiamo di perdere per sempre.
Tra il 1970 e il 2016 il 68% delle popolazioni monitorate di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci hanno subito un forte declino, un conto ‘in rossò che il pianeta ci sta presentando insieme alle sue conseguenze su salute e benessere, condizioni possibili solo con ecosistemi sani. Il più importante fattore di perdita della biodiversità sui sistemi terrestri è stato ed è tuttora il cambiamento dell’uso dei suoli, a partire dalla conversione degli habitat primari (come le foreste primigenie) trasformate in terreni per la produzione agricola. Negli oceani la perdita di biodiversità è provocata dalla pesca eccessiva. Si aggiungeranno sempre più nel futuro anche gli impatti del cambiamento climatico con fenomeni sempre più devastanti, a partire dagli incendi.
L’estinzione genera poi estinzione poichè la perdita di una specie causa un effetto “domino” che favorisce la scomparsa di altre. La pandemia di coronavirus ci ha fatto capire i tanti pericoli legati alla distruzione degli habitat naturali da parte dell’uomo. Interferire e distruggere gli equilibri degli ecosistemi naturali depredando gli habitat provoca nuove emergenze, non solo sanitarie. L’aumento inarrestabile della popolazione umana, la distruzione degli habitat naturali, la deforestazione, il traffico e il commercio di fauna selvatica, gli allevamenti intensivi, l’inquinamento e la crisi climatica sono tutte problematiche in relazione tra loro.
La IUCN ha accertato l’estinzione di almeno 160 specie nell’ultimo decennio. Questo numero, seppure elevato, rappresenta probabilmente una sottostima, sia per la difficoltà di ricerca sia per la poca conoscenza riguardo alcuni taxa, considerati “minori” (in primis tra gli invertebrati). Le cause e i fattori che portano le specie prima alla rarefazione poi all’estinzione in questo drammatico momento storico sono numerose, e in tutte c’è purtroppo la mano dell’uomo. Il 68% delle popolazioni monitorate di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci hanno subìto un declino tra il 1970 e il 2016.
A partire dalla rivoluzione industriale, le attività umane hanno distrutto e degradato sempre più foreste, praterie, zone umide e altri importanti ecosistemi, minacciando il benessere umano. Il 75% della superficie terrestre non coperta da ghiaccio è già stata significativamente alterata, la maggior parte degli oceani è inquinata e più dell’85% della superficie delle zone umide è andata perduta.
Non esiste più alcun luogo sicuro per le specie selvatiche sul pianeta: il simbolo di quanto la natura più remota e selvaggia sia stata ‘raggiuntà dagli effetti della nostra insostenibilità, a partire dal cambiamento climatico globale, è proprio l’orso polare (Ursus maritimus). Il suo habitat è compromesso al punto che se i trend di fusione delle calotte polari e la scomparsa di ambiente idoneo per spostarsi e procacciarsi il cibo proseguiranno come negli ultimi decenni, in soli 35 anni rischiamo di perdere fino al 30% della popolazione di orso polare. Il cambiamento climatico colpisce quasi la metà (47%) dei mammiferi terrestri a rischio di estinzione, esclusi i pipistrelli, e un quarto (23%) degli uccelli a rischio potrebbero essere già essere stati influenzati negativamente dal cambiamento climatico, almeno in parte del loro areale. Fra gli effetti disastrosi del cambiamento climatico c’è anche l’intensificarsi degli incendi in varie parti del mondo: il fuoco corre veloce tra le foreste e le savane e gli animali più lenti ne fanno le spese. E’ il caso del koala (Phascolarctos cinereus) simbolo della fauna australiana, ora in declino nell’Australia orientale.
Un altro segnale che sta impattando sulla nostra sopravvivenza è la scomparsa degli impollinatori, vittime dei pesticidi e altri veleni usati in agricoltura: farfalle, api, bombi e altri insetti sono fondamentali per la produzione di cibo a livello globale. Quasi il 90% delle piante selvatiche che fioriscono e oltre il 75% delle principali colture agrarie esistenti necessitano dell’impollinazione animale per riprodursi. Secondo la IUCN, più del 40% delle specie di impollinatori invertebrati rischiano di scomparire. In Europa quasi la metà delle specie di insetti è in grave declino. Il 37% delle popolazioni di api e il 31% delle popolazioni delle farfalle presentano trend negativi.
La mano dell’uomo si spinge fino all’estremo, mettendo in atto veri e propri crimini di natura come il bracconaggio: vittima simbolo di questa piaga è la tigre (Panthera tigris) cacciata per alimentare uno dei fenomeni più difficili da sradicare perchè molto redditizio, il commercio illegale di animali o parti di essi. Le tigri sono anche minacciate dai conflitti con le attività umane, come l’allevamento di bestiame.
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Imballaggi più sostenibili, Conai premia i casi virtuosi
ROMA (ITALPRESS) – Cinque grandi innovazioni brillano nel medagliere dell’ottava edizione del Bando Conai per l’eco-design degli imballaggi. Pallet in plastica riciclata completamente tracciabili in modo da ottimizzarne il ritiro per il riutilizzo. Grucce di esposizione per il 70% in plastica riciclata, ridotte in peso e in ingombro. Flaconi di detersivo per il 25% in plastica riciclata che sostituiscono il colorante per essere facilmente selezionabili per l’avvio a riciclo. Cassette in plastica per il pane con sponde abbattibili, riparabili e riciclabili. Nuove buste in poliaccoppiato a prevalenza carta 100% riciclata più facili da trasportare.
Sono i casi virtuosi di revisione del pack che si sono aggiudicati i cinque super premi per l’innovazione circolare da 10.000 euro in occasione del Bando 2021. L’obiettivo? Come sempre, una riduzione dell’impatto sull’ambiente e una maggiore sostenibilità.
E’ Bayer S.p.A. a vincere nella categoria delle nuove tecnologie e applicazioni. I suoi pallet in polipropilene riciclato con TAG RFID hanno convinto la giuria: il TAG RFID ne consente la completa tracciabilità nella catena distributiva, ottimizzando il ritiro per il successivo riutilizzo. Nel mese di luglio l’azienda ha confermato che questo intervento ha permesso di aumentare il numero di rotazioni medio del pallet del 33%.
A Coop Italia va invece la “palma” per l’uso di materiale riciclato e il risparmio di materia prima. Le sue grucce di esposizione in polistirene della linea Intimo Adulti Coop sono state riprogettate e sostituite con una gruccia monoclip con il 70% di materiale riciclato. Il loro peso è stato inoltre ridotto del 27%. Possono essere anche riutilizzate come pinze o mollette.
Henkel Italia Operations S.r.l. vince per la facilitazione delle attività di riciclo. Ha modificato il flacone in polietilene ad alta densità di Perlana capi scuri usando il 25% di materia riciclata e sostituendo il colorante, passando dal carbon black al carbon black free.
Una sostituzione che permette al flacone di essere selezionato dai sistemi ottici degli impianti, che spesso faticano a individuare imballaggi neri sui nastri trasportatori (neri anch’essi), per il successivo avvio a riciclo.
IFCO Systems Italia S.r.l. sale sul podio per il riutilizzo grazie alle sue cassette Brown Lift Lock, usate come imballaggio secondario nel settore della panificazione. Le cassette sono riutilizzabili e dotate di sponde abbattibili per ottimizzare gli spazi nelle fasi di logistica di ritorno. Sono concepite per essere riutilizzate più volte: quelle danneggiate vengono quindi riparate, mentre quelle non riparabili vengono preparate per il riciclo dall’azienda stessa e poi utilizzate per la produzione di nuovi contenitori. Grazie a questi interventi, l’azienda ha ottenuto anche la Menzione Speciale da parte di Legambiente, una delle novità del Bando 2021.
Premiata invece Sales S.r.l. per il settore e-commerce. Le sue buste E|Pad hanno convinto: in poliaccoppiato a prevalenza carta, riciclabili e certificate Aticelca livello B, sostituiscono una precedente versione sempre in poliaccoppiato a prevalenza carta ma non riciclabile. La carta che compone la nuova busta è realizzata con il 100% di materiale riciclato e la logistica è migliorata, raddoppiando il numero di buste trasportabili su pallet.
Queste cinque best practice emergono da un totale di ben 326 progetti presentati: il 13% in più rispetto allo scorso anno. Un risultato che conferma nuovamente la crescente attenzione delle aziende italiane nei confronti della sostenibilità: ogni edizione del Bando CONAI, infatti, è stata segnata da un aumento delle candidature. Persino nel 2020, l’anno dell’inizio della pandemia e del lockdown.
I casi premiati quest’anno sono stati 185, tutti segnalati per la loro portata sostenibile.
“Un grande risultato – commenta con soddisfazione il presidente Conai Luca Ruini -. Lo ricordo spesso: sono molto legato a questo Bando, che ho contribuito a far nascere otto anni fa. Vedere i suoi numeri crescere di anno in anno ci convince della bontà di questa iniziativa e ci stimola a portarla avanti con entusiasmo sempre crescente. Le best practice che vengono premiate, infatti, possono diventare esempi per altre aziende: è una delle finalità del Bando, che vuole essere anche un acceleratore della spinta verso la sostenibilità degli imballaggi. I 185 casi di imballaggi sostenibili premiati quest’anno hanno portato benefici quantificabili nel 28% in meno di anidride carbonica emessa, nel 21% in meno di energia consumata e nel 10% di acqua risparmiata. Progettare un imballaggio, del resto, è un’attività più complessa di quanto si immagini: ma è proprio nella fase della progettazione che è possibile intervenire per ridurre la maggior parte dei suoi impatti ambientali”.
Anche quest’anno il montepremi a disposizione è stato di 500.000 euro. 50.000 euro sono andati alle cinque aziende vincitrici dei cinque super premi da 10.000 euro ciascuno. 450.000 euro sono stati invece divisi fra le altre aziende segnalate.
Tutte le candidature sono state analizzate attraverso l’EcoTool CONAI (www.ecotoolconai.org), che permette di calcolare, grazie a un’analisi LCA semplificata, gli effetti delle azioni di eco-design attuate dalle aziende sugli imballaggi attraverso una comparazione prima-dopo in termini di risparmio energetico, idrico e di riduzione delle emissioni di CO2. La lista completa delle aziende premiate, così come lo strumento di analisi dei benefici ambientali, è stata verificata dall’ente terzo di certificazione DNV GL.
A selezionare i cinque super premi per l’innovazione circolare è stato un Comitato Tecnico Allargato composto da Laura Badalucco dell’Università IUAV di Venezia, Silvia Barbero del Politecnico di Torino, Claudia Chiozzotto di Altroconsumo, Barbara Del Curto del Politecnico di Milano, Daniele Faverzani di Legambiente, Clara Giardina dell’Università di Bologna e Stefano Lavorini di ItaliaImballaggio.
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Carabinieri, Luzi “Impegno per l’ambiente, presto centro eccellenza a Sabaudia”
ROMA (ITALPRESS) – Pensare globale, agire locale. E’ questa la filosofia che orienta l’Arma dei Carabinieri nel settore della tutela forestale, ambientale e agroalimentare. Il comandante generale, Teo Luzi, in un’intervista a Stefano Cazora per #Natura, la rivista di ambiente e territorio dell’Arma, spiega la complessa missione per contribuire a garantire una migliore qualità della vita. “Oggi – dice Luzi – l’Arma dispone di un assetto organizzativo che raccoglie la sfida di ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema con la consapevolezza di quanto sia fondamentale per gli esseri viventi. Il punto di forza risiede nell’unitarietà informativa e nella stretta integrazione con il capillare reticolo dei presidi sul territorio che garantisce a sua volta un sistema di allerta e di intervento diffuso ed efficiente che sta dando frutti positivi. In aumento sono soprattutto i controlli da parte dei Carabinieri forestali, passati dai circa 13.000 del 2016 agli oltre 17.000 del 2020. In aumento anche i reati perseguiti con un + 26% tra il 2018 e il 2019 e un + 5,6% tra il 2019 e il 2020, nonostante gli effetti dell’emergenza pandemica. In crescita anche gli illeciti amministrativi: ben 45.600 con un incremento dell’8,4%. I dati evidenziano quanto sia importante, in questo settore, non solo e non tanto l’attività di repressione degli illeciti, ma anche quella di prevenzione, nell’ottica di una polizia ambientale di prossimità”.
L’Organizzazione forestale dell’Arma, che per la maggior parte deriva dalla fusione con il Corpo forestale dello Stato, “assolve compiti di tutela dell’ambiente – aggiunge Luzi – che nel tempo sono diventati sempre più afferenti alle materie del Ministero dell’Ambiente il quale, nella nuova ridefinizione, assume una connotazione non solo mirata alla conservazione e salvaguardia, ma anche di accompagnamento verso una produzione sostenibile. La nuova dipendenza funzionale principale delle Unità forestali, ambientali e agroalimentari dal Ministero della Transizione Ecologica rappresenta a tutti gli effetti un passaggio epocale”. Nell’attuale congiuntura storica, che vede il Dicastero titolare di importanti competenze aggiuntive e di ingenti risorse previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per la transizione verso la decarbonizzazione del sistema produttivo in favore di un’economia più sostenibile e circolare, “si intravedono enormi potenzialità. In questo senso, l’Arma può svolgere un ruolo centrale con competenze e professionalità in grado di valutare e orientare la realizzazione degli interventi nella direzione di una effettiva transizione ecologica. Nè verrà meno la storica collaborazione con il Ministero dell’Agricoltura, soprattutto nel settore della tutela agroalimentare e in tutte le altre materie in cui sarà richiesto il concorso”.
L’educazione ambientale “rientra a pieno titolo nelle attività dell’Arma dei Carabinieri. A breve rinforzeremo la consolidata e proficua collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, con il quale da tempo è stato sottoscritto un protocollo d’intesa, tramite un accordo che, per la prima volta, prevedrà anche la formazione per i docenti.
Da tempo abbiamo stretto rapporti di collaborazione con il mondo del volontariato e delle associazioni ambientaliste, agricole, venatorie, produttive, con i centri di ricerca scientifica e le università. Lavoriamo fianco a fianco in un rapporto osmotico di saperi e informazioni che sono fondamentali, tanto nelle attività preventive e di educazione, quanto in quelle repressive degli illeciti. Sono tantissimi gli enti pubblici e privati che ci affiancano proficuamente per difendere il nostro territorio insieme alle Regioni, con molte delle quali abbiamo avviato solide forme di collaborazione”.
La materia ambientale, spiega Luzi, “è uno dei principali temi nell’agenda della comunità internazionale ed è quindi un’opportunità da cogliere per promuovere anche all’estero il nostro expertise istituzionale. Penso al protocollo d’intesa con la FAO che ha attivato nuove sinergie nella lotta ai cambiamenti climatici, nella protezione dei parchi, delle foreste e della biodiversità. In questo senso recentemente sono state avviate iniziative per fornire un contributo alla prevenzione degli incendi boschivi, per il potenziamento delle attività CITES e della certificazione di qualità e sicurezza dei prodotti agroalimentari. Questa esperienza pone l’Arma quale Forza di polizia ambientale d’eccellenza in Europa. Capacità che sono state confermate con l’assunzione in ambito europeo della Drivership per il 2022-25 del settore crimini ambientali”.
Presto nell’area del Parco Nazionale del Circeo, a Sabaudia, annuncia Luzi, nascerà il Centro di Eccellenza internazionale per l’ambiente e la cura del territorio. L’idea portante si basa su una partnership istituzionale con le Agenzie ONU di riferimento per le questioni ambientali, con le quali promuovere piani di formazione a favore dei Paesi in via di sviluppo. Il Centro permetterà di integrare elementi di governance ambientale presso Stati che necessitano di acquisire abilità ed esperienze, affinchè il loro sviluppo economico sia anche sostenibile sul piano ecologico. Notevole è anche la collaborazione tramite il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale che ha permesso di avviare corsi di formazione in Ruanda, Uganda, Namibia e Zambia per il personale di sorveglianza dei parchi contro il dilagante fenomeno del bracconaggio”.
In Kosovo “un team specialistico di carabinieri forestali ha supportato le autorità locali nel contrasto al taglio illegale di legname. Sempre in quest’ottica è stata istituita la figura dell’esperto in capacity building presso l’Ambasciata d’Italia in Addis Abeba a favore dell’Unione Africana con il compito di fornire consulenza anche negli ambiti della salvaguardia forestale, ambientale e agroalimentare”.
(ITALPRESS).
Cop26, Cingolani “L’impianto del vertice va ripensato”
ROMA (ITALPRESS) – “L’impianto del vertice Cop, va ripensato: 194 stati, dai più piccoli ai più grandi, trovare un compromesso valido per tutti è quasi impossibile, un risultato importante è stato raggiunto: tutti i paesi hanno accettato di tenere il surriscaldamento globale sotto 1 grado e mezzo e non più due, mezzo grado in meno è molto importante. Ricordo che per firmare questa cosa la tempistica di abbattimento del carbone la dobbiamo stabilire noi, se noi avessimo detto no a India e Cina non avrebbero firmato, è merito all’Italia aver condotto questa battaglia, e l’abbiamo vinta”. Lo ha detto il ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ospite di “Radio24”. “Chiamiamola negoziazione con Cina e India, i maggiori produttori di carbone, ma alla fine è successo questo” ha aggiunto “il bla bla bla? Ad un certo punto sono stato molto chiaro capisco che gli attivisti giovani devono ottenere attenzione, ma 194 stati che per due settimane si riuniscono per trovare soluzioni non può essere ridotta ad un bla bla bla, no queste cose si chiamano regole, non mi pare che manifestare e urlare per le strade non mi pare efficace. Gli stati si trovano di fronte a problemi di portata storica ma le cose sono complicatissime, questa è una sfida epocale mai affrontata prima, attenzione a non semplificare troppo”. Per Cingolani “questa Cop ha stabilito delle regole di trasparenza, non siamo riusciti ad arrivare bene ad una finanza solidale, non si può guadagnare sul clima”.
(ITALPRESS).
Cop26, Johnson “Carbone condannato a morte”
ROMA (ITALPRESS) – “La Cop26 ha ottenuto un risultato davvero storico perchè il limite di 1.5° è ancora vivo. Glasgow ha rappresentato la condanna a morte per il carbone. Il mondo sta innegabilmente andando nella giusta direzione. Il ‘Glasgow climate Pact’ rappresenta una chiara roadmap per limitare l’aumento delle temperature medie globali a 1.5 gradi. L’impegno è stato mantenuto”. Lo ha detto il primo ministro britannico Boris Johnson, nel corso di una conferenza stampa.
“Glasgow ha dato sicuramente un colpo finale all’energia da carbone, questo è l’elemento più importante della COP26. Per la prima volta in assoluto una conferenza sul clima delle Nazioni unite si confronta su un impegno per un taglio alla generazione da carbone, sostenuta da azioni concrete di paesi individuali – ha aggiunto -. C’è un impegno dei paesi del G20 a interrompere il sostegno a carbone per il prossimo mese, abbiamo persuaso gran parte dei paesi occidentali e del Nord America a staccare la spina a tutti gli investimenti esteri sui fossili per questo periodo del prossimo anno. In più c’è l’impegno sul processo di deforestazione da interrompere e invertire al 2030. La mia soddisfazione per i progressi raggiunti è tinta di delusione, per chi, come in alcuni Paesi, la questione è già di vita o di morte, i paesi insulari hanno chiesto maggior livello di ambizione dal summit ma tristemente questa è la natura della diplomazia: possiamo fare lobby, guidare, incoraggiare ma non possiamo costringere nazioni sovrane a fare quello che non desiderano fare, è loro la decisione su cosa impegnarsi”.
(ITALPRESS).
Clima, a Glasgow raggiunto un accordo con compromesso
ROMA (ITALPRESS) – Il Glasgow Climate Pact è il primo accordo sul clima in assoluto a pianificare esplicitamente la riduzione del carbone, il peggior combustibile fossile per i gas serra. L’accordo fa pressione per tagli più urgenti delle emissioni e promette più denaro per i paesi in via di sviluppo per aiutarli ad adattarsi agli impatti climatici. Ma gli impegni non vanno abbastanza lontano da limitare l’aumento della temperatura a 1,5 ° C. L’India si è opposto a eliminare gradualmente il carbone, come da precedenti bozze di negoziato. Il ministro indiano del clima Bhupender Yadav ha chiesto come i paesi in via di sviluppo potrebbero promettere di eliminare gradualmente i sussidi al carbone e ai combustibili fossili quando “devono ancora affrontare i loro programmi di sviluppo e l’eliminazione della povertà”.
Per questo, alla fine i paesi hanno accettato di “ridurre gradualmente” piuttosto che “eliminare gradualmente” il carbone. Diversi i paesi delusi, il presidente della COP26 Alok Sharma si è detto “profondamente dispiaciuto” per l’epilogo anche se ritiene fondamentale proteggere l’accordo nel suo complesso. Come parte dell’accordo, i paesi si sono impegnati a riunirsi l’anno prossimo per promettere ulteriori importanti tagli al carbonio in modo da poter raggiungere l’obiettivo di 1,5° C. Gli impegni attuali, se rispettati, sono solo per limitare il riscaldamento globale a 2,4° C. Le nazioni in via di sviluppo erano anche scontente della mancanza di progressi su ciò che è noto come “perdita e danno”, l’idea che i paesi più ricchi dovrebbero compensare quelli più poveri per gli effetti dei cambiamenti climatici a cui non possono adattarsi. Ecco i principali risultati dell’accordo: rivisitare i piani di riduzione delle emissioni il prossimo anno per cercare di mantenere raggiungibile l’obiettivo di 1,5 ° C; prima inclusione in assoluto di un impegno a limitare l’uso del carbone; maggiore aiuto finanziario ai paesi in via di sviluppo. Come riporta la “BBC”, alcuni osservatori considerano l’accordo finale come una vittoria perché è la prima volta che il carbone viene esplicitamente menzionato nei documenti delle Nazioni Unite di questo tipo. Il carbone è responsabile di circa il 40% delle emissioni di CO2 ogni anno, il che lo rende centrale negli sforzi per mantenersi entro l’obiettivo di 1,5° C.
(ITALPRESS).









