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Clima, Enea nel progetto Ue per mappare le coste a rischio inondazione

ROMA (ITALPRESS) – Creare il primo servizio climatico europeo per mappare le aree costiere a rischio inondazione in modo da pianificare l’uso del territorio e mettere in sicurezza le infrastrutture critiche presenti. E’ questo l’obiettivo del progetto Ue CoCLiCO (Coastal CLimate COre Services), finanziato dal programma Horizon 2020 con circa 6 milioni di euro, che vede la partecipazione di 18 partner, tra cui ENEA, unico ente di ricerca italiano presente, che avrà il compito di fornire le mappe di inondazione da risalita del livello del mare per tutta l’area del Mediterraneo e del Mar Nero.
ENEA metterà in campo il suo innovativo modello per proiezioni climatiche ad altissima risoluzione (fino a 70 metri negli stretti di Gibilterra e dei Dardanelli), che è in grado di simulare nel modo più realistico possibile lo scambio d’acqua e calore tra Oceano Atlantico e Mediterraneo e tra Mar Nero e Mediterraneo. Quello sviluppato da ENEA è il primo modello climatico a scala mediterranea capace di rappresentare in modo efficace anche le maree e la loro interazione su scale climatiche con le correnti marine.
I dati così ottenuti serviranno a mettere a punto modelli previsionali dell’innalzamento del mare che permetteranno di individuare le aree a rischio, con una particolare attenzione per i porti italiani; un’attività che l’ENEA porterà avanti grazie alla collaborazione con Federlogistica, l’altro partner italiano del progetto UE.
Nel concreto, il progetto CoCliCo svilupperà una piattaforma web open con mappe ad alta definizione e dati geofisici in tempo reale delle aree costiere più a rischio inondazione in Europa, in modo da elaborare scenari futuri di innalzamento del livello del mare, pianificare il territorio e predisporre strategie di adattamento ai cambiamenti climatici, ad esempio a livello di infrastrutture di difesa costiera.
Il potenziale impatto delle inondazioni costiere è una delle principali fonti di preoccupazione per l’Europa perchè molte infrastrutture sono situate lungo o in prossimità delle coste. In Italia, ad esempio, oltre a Venezia, sono a rischio molte altre città costiere come Napoli, Cagliari, Palermo, Genova, Livorno e Brindisi. Ma l’Italia, rispetto a Paesi come l’Olanda, non ha un piano di resilienza, senza il quale, nei prossimi decenni, lo scenario più verosimile vedrà porti italiani non più utilizzabili, traffici deviati in altri Paesi, spiagge cancellate, infrastrutture critiche e patrimonio culturale e immobiliare in pericolo.
“Il livello del mare è destinato ad aumentare di almeno 30-60 cm al 2100 e questo anche se gli obiettivi di mitigazione del cambiamento climatico concordati a Parigi saranno raggiunti. E non è tutto. Questo fenomeno proseguirà anche dopo il 2100 a causa del calore in eccesso, prodotto dal riscaldamento globale di origine antropica, assorbito finora dagli oceani, che ammonta a circa il 40% del totale accumulato dal pianeta Terra”, spiega Gianmaria Sannino, responsabile del Laboratorio di Modellistica Climatica e Impatti dell’ENEA.
Nella prima fase del progetto, la piattaforma ‘CoCLiCO’ sarà testata dai cosiddetti ‘Champion User’, membri dello stakeholder group ed esperti indipendenti (per l’Italia Confcommercio e Protezione Civile) che utilizzeranno le funzionalità e i dati messi a disposizione, tra cui la mappatura delle infrastrutture costiere europee a rischio, per individuare le soluzioni di adattamento più adeguate.
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Formazione, 624 mila euro per riqualificazione green in Toscana

FIRENZE (ITALPRESS) – Continua l’investimento della Regione Toscana sulla formazione. Arrivano altri 624 mila euro per sostenere percorsi di acquisizione di competenze e riqualificazione di lavoratrici e lavoratori. “Nello specifico – spiega l’assessora al lavoro e alla formazione Alessandra Nardini – abbiamo approvato due delibere per sostenere e accompagnare chi lavora in settori interessati dai processi di transizione green e digitale e per rafforzare i percorsi di formazione rivolti a lavoratrici e lavoratori coinvolti in processi di riconversione, ristrutturazione aziendale e reindustrializzazione”.
L’assessora si riferisce nel primo caso alla delibera che stanzia 300 mila euro di risorse del Por Fse 14-20 su un avviso pubblico destinato ad agenzie accreditate per l’elaborazione di progetti formativi finalizzati a sviluppare l’uso e la conoscenza delle nuove tecnologie informatiche e di comunicazione da un lato e a acquisire conoscenze e sviluppare strategie per rispettare l’ambiente e promuovere uno sviluppo sostenibile dall’altro, attraverso l’uso di energie rinnovabili, la riduzione dei consumi e il riciclo dei rifiuti. Il bando rientrerà nell’ambito di Giovanisì, il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani. Allo stesso tempo, una seconda delibera integra con 324.437 euro, provenienti da economie su precedenti progetti, le risorse stanziate alcuni mesi fa attraverso il Fondo Sviluppo e Coesione sull’avviso pubblico da 1 milione e mezzo di euro emanato nell’ambito della strategia regionale Industria 4.0 e rivolto a percorsi di formazione per la riqualificazione e ricollocazione di lavoratrici e lavoratori legati a piani di riconversione, ristrutturazione aziendale e reindustrializzazione. Alla scadenza dell’avviso nello scorso giugno, sono stati presentati 76 progetti, attualmente in corso di valutazione, il cui ammontare complessivo si attesta ben al di sopra dei finanziamenti inizialmente stanziati.”E’ un’integrazione di risorse – aggiunge l’assessora – che abbiamo ritenuto più che opportuna alla luce della strategicità dei settori su cui stiamo intervenendo e dal numero di richieste che sono arrivate”.
“La transizione e le trasformazioni che stanno interessando i processi produttivi e con loro l’intera società – conclude Nardini – devono essere un’opportunità e non, invece, un rischio per chi attualmente è impiegato in quei settori. Dobbiamo salvaguardare i posti di lavoro e far sì che se ne possano creare di nuovi. Per questo siamo impegnati ad investire il più possibile nella formazione, per accompagnare questi processi e le due delibere che abbiamo approvato in Giunta si inseriscono proprio in questo quadro”.
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Cingolani saluta Ecomondo “In prima linea per la transizione ecologica”

RIMINI (ITALPRESS) – Mercato e tecnologie innovative per lo sviluppo della Green Economy, le opportunità offerte dal PNRR e dal Green Deal europeo. La transizione ecologica prende forma e sostanza a Rimini, in occasione dell’inaugurazione di Ecomondo e Key Energy 2021 di Italian Exhibition Group, che fino a venerdì 29 ottobre portano nel quartiere fieristico oltre mille brand e un calendario di 220 convegni scientifici e di politica economica, per oltre 500 ore di confronto e discussione tra esperti internazionali sui temi dell’economia circolare e delle energie rinnovabili. I due saloni, punti di riferimento internazionali per l’economia circolare e le energie rinnovabili, si sono aperti con l’evento di inaugurazione, che ha visto i saluti del presidente di IEG Lorenzo Cagnoni e del sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, cui sono seguiti gli interventi del senatore Barbara Floridia, sottosegretario di Stato per l’Istruzione, di Ilaria Fontana, Sottosegretario per la Transizione Ecologica e dell’assessore all’Ambiente, Difesa del Suolo e della Costa e Protezione Civile della Regione Emilia-Romagna Irene Priolo.
Assente per impegni istituzionali, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha voluto però mandare un messaggio importante a tutti i partecipanti. “Voi siete in prima linea a realizzare la transizione ecologica. Voi renderete possibile questo complesso cambiamento della manifattura, della gestione energetica, della mobilità, del ciclo del rifiuto e della circolarità che dovranno creare un’Italia ancora più competitiva, sperabilmente leader in un mondo capace di produrre ricchezza senza distruggerne, di assicurare un’alta qualità di vita a tutti con un modello di sviluppo per il pianeta e non a spese del pianeta”. Il ministro Cingolani ha voluto sottolineare che “è un grande orgoglio rilevare come, anno dopo anno, questa Fiera sia diventata un punto di riferimento per l’intero comparto verde, italiano e sempre più europeo e mediterraneo”.
“I prossimi quattro giorni – ha spiegato il presidente di IEG Lorenzo Cagnoni nel suo saluto inaugurale – rappresentano un appuntamento essenziale per il mondo della Green Economy. Ecomondo e Key Energy, infatti, si svolgono nel contesto delimitato di un PNRR che investe sui settori fondamentali dei due saloni: economia verde e circolare, energie rinnovabili, mobilità e città sostenibili”. Temi ai quali IEG ha voluto aggiungere quello della formazione, con l’avvio della Scuola di Alta Formazione per la Transizione ecologica promossa da Ecomondo e diretta dall’Università di Bologna.
Il neoeletto sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad, nel ricordare che solo pochi giorni fa sempre alla fiera di Rimini si è tenuto TTG, principale marketplace della filiera turistica, ha voluto sottolineare come “turismo e ambiente sono elementi che si fondono assieme, perchè oggi il turista è sempre più attento agli aspetti della sostenibilità e mai come oggi questa va di pari passo con lo sviluppo. Ecomondo ne è la dimostrazione”.
Irene Priolo, assessore all’Ambiente, Difesa del suolo e della costa e Protezione civile della Regione Emilia-Romagna, ha aggiunto che “questa edizione di Ecomondo è straordinariamente importante perchè si svolge alla vigilia della COP26 di Glasgow. Già oggi – ha sottolineato Priolo – in Emilia-Romagna ci sono oltre 6mila imprese legate alla Green Economy, ma per raggiungere gli ambiziosi obiettivi della transizione ecologica abbiamo bisogno di un’alleanza tra istituzioni, cittadini e imprese”.
Barbara Floridia, sottosegretario per l’Istruzione, ha poi ricordato che in questo appuntamento centrale per il nostro Paese, la scuola è fondamentale. “Alla transizione ecologica serve anche una transizione culturale, per formare cittadini capaci di comprendere e fare propri gli sforzi necessari. I nostri ragazzi – ha aggiunto il Sottosegretario – sono i binari sui quali deve correre veloce questa transizione”.
Ilaria Fontana, sottosegretario per la Transizione ecologica, ha infine aggiunto che “per raggiungere gli obiettivi della transizione ecologica non c’è bisogno solo di un ministero dedicato, ma di un lavoro di squadra tra istituzioni, cittadini e imprese. Ripartiamo da Ecomondo consapevoli che non c’è tempo da perdere per cambiare e che ciascuno di noi rappresenta un pezzo importante di questo percorso”.
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Transizione ecologica, intesa Acea Innovation-Ancitel Energia e Ambiente

ROMA (ITALPRESS) – Il Gruppo ACEA è presente anche quest’anno ad Ecomondo, la più importante fiera internazionale della green e circular economy dell’area euro-mediterranea che si svolge a Rimini. Nell’ambito della manifestazione, è stato sottoscritto, oggi, un protocollo d’intesa tra ACEA Innovation – società del Gruppo ACEA che opera per lo sviluppo e la realizzazione di servizi innovativi per sostenere il processo di transizione ecologica nell’ambito di e-mobility, energy efficiency e organic waste management – e ANCITEL Energia e Ambiente, società che fornisce servizi di consulenza ambientale per pubbliche amministrazioni e società private con il fine di migliorare gli standard di gestione e la diffusione di programmi e progetti in conformità con gli obiettivi nazionali. A firmare, alla presenza dell’ad di ACEA Giuseppe Gola, sono stati Filippo Bernocchi, presidente ANCITEL Energia e Ambiente e Valerio Marra, amministratore unico di ACEA Innovation.
La partnership strategica si fonda sulla creazione di un gruppo di lavoro specialistico per individuare strumenti normativi, opportunità di accesso al credito e sviluppi progettuali declinati sulle peculiarità dei diversi contesti territoriali, infrastrutturali ed economici, con l’obiettivo di agevolare e accelerare lo sviluppo di politiche energetiche green, modelli di efficienza energetica, progettazione tecnologica e proposte esecutive rispondenti ai modelli di circular economy e per favorirne la più rapida applicazione.
La collaborazione prevede inoltre il coinvolgimento diretto di istituzioni, imprese e stakeholders, per disegnare insieme, con un approccio multidisciplinare, progetti integrati di sviluppo per le città del futuro in ottica smart city, che, estesi al sistema Paese, contribuiscano a supportare il rilancio economico e sociale, in chiave sostenibile.
Gli ambiti di applicazione comprendono la creazione di piani di mobilità elettrica e di strumenti di gestione dei servizi e-mobility, piattaforme ICT a servizio del trasporto pubblico, il monitoraggio dei parametri ambientali e della qualità dei servizi pubblici, le comunità energetiche, il compostaggio diffuso e la riqualificazione energetica degli immobili
“Il Protocollo di intesa sottoscritto oggi con una Società come Ancitel Energia e Ambiente, testimonia la forte volontà della nostra azienda a contribuire con grande impegno e approccio sinergico all’attuazione del piano nazionale per la transizione ecologica del Paese, creando modelli di sviluppo che rispettino le specifiche esigenze e vocazioni dei territori ed individuando soluzioni tecnologiche e servizi che consentano un facile accesso ai cittadini, la gestione avanzata da parte delle istituzioni e un’offerta di qualità per i turisti”, ha detto Marra.
“Siamo molto soddisfatti dell’importante collaborazione avviata oggi con una Società come Acea Innovation, che consolida la nostra già proficua relazione con il Gruppo Acea e ci consente, in ottica di e-governance, di ampliare con progetti olistici ad alto valore aggiunto, il fattivo e capillare rapporto di Ancitel Energia e Ambiente con le Pubbliche Amministrazioni e i Comuni italiani, accelerando il processo verso gli sfidanti obiettivi della transizione ecologica”, ha aggiunto Bernocchi.
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Unicredit sottoscrive minibond di 15 milioni emesso da La Linea Verde

MILANO (ITALPRESS) – La Linea Verde, Società Agricola, ha emesso
un minibond di 15 milioni, con garanzia Sace Green, sottoscritto da UniCredit. E’ la prima operazione di minibond di UniCredit in Italia assistita da garanzia Sace Green. Il prestito obbligazionario ha durata settennale e ha lo scopo di supportare il programma di sviluppo aziendale che prevede importanti interventi di riqualificazione della filiera produttiva, tramite l’adozione di tecnologie ad alta intensità d’innovazione
destinate a migliorare il livello di efficienza e flessibilità nelle fasi di lavorazione. “Con questa operazione l’azienda intende sostenere un progetto denominato ‘Fast Farm to Fork’, un piano industriale triennale dedicato al rinnovamento tecnologico del gruppo, che ha come focus la sostenibilità dei processi produttivi. L’obiettivo è di alzare ulteriormente la qualità dei prodotti, automatizzando i processi, introducendo funzioni di digitalizzazione lungo tutta la filiera, migliorando l’efficienza energetica, ottimizzando le risorse idriche e con l’intento di ridurre al minimo gli sprechi di materia prima. Il fine ultimo è ciò che abbiamo più a cuore: la valorizzazione dei prodotti della
terra”, dichiara Domenico Battagliola, Ad di La Linea Verde Società Agricola. “Siamo molto fieri di aver strutturato il primo minibond di UniCredit in Italia corredato da garanzia Sace Green, a dimostrazione dell’attenzione particolare alla s ostenibilità
che ci accomuna con La Linea Verde – afferma Marco Bortoletti, Regional Manager Lombardia di UniCredit. Attraverso lo strumento del minibond, segmento in cui UniCredit è leader in Italia, mobilitiamo importanti risorse a favore delle Pmi itali ane e
lombarde, incoraggiando e agevolando la transizione del nostro sistema imprenditoriale verso forme alternative di finanziamento degli investimenti. I numeri in Lombardia sono gratificanti, come testimoniato dagli oltre 100 milioni in termini di volumi complessivi sottostanti alle emissioni di questo strumento di capital market da parte di 17 Pmi lombarde”.
“Con questa operazione – ha dichiarato Enrica Delgrosso, Responsabile Mid Corporate Nord Ovest di Sace – contribuiamo alla crescita sostenibile di un’eccellenza del Made in Italy come La Linea Verde, che ha messo al centro della propria strategia l’attenzione all’ambiente e che ha saputo affermarsi nel tempo come punto di riferimento nel settore agroalimentare. In questo modo confermiamo il nostro impegno a sostegno del territorio e di progetti in grado di agevolare la transizione ecologica italiana”.
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Il primo “Youth4Climate Manifesto” on line sul sito del MiTe

ROMA (ITALPRESS) – E’ on line sul sito del ministero della Transizione ecologica (https://www.mite.gov.it/comunicati/clima-ecco-lo-youth4climate-manifesto) il primo “Youth4Climate Manifesto”, che raccoglie le idee e le proposte emerse a Milano, a fine settembre, durante “Youth4Climate Driving Ambition” e poi discusse tramite successivi incontri di consultazione, l’ultimo dei quali si è tenuto oggi in formato virtuale. “Youth4Climate Manifesto” verrà inviato a tutti governi che si riuniranno nella decisiva COP26 della Convenzione Onu sul clima all’inizio di novembre a Glasgow. A Milano i quattrocento giovani partecipanti avevano già incontrato i rappresentanti di quaranta Paesi e avevano avuto un confronto con il governo italiano, il governo britannico (che presiede la COP26) e l’UNFCCC.
Dal primo Working Group, “Ambizione climatica”, è emersa la richiesta di coinvolgere d’ora in poi i giovani “in tutti i processi decisionali” relativi al cambiamento climatico; mettere in condizione i giovani di portare il proprio contributo (“capacity building”) e di finanziare adeguatamente la partecipazione dei giovani alle politiche climatiche.
Il secondo Working Group, “Ripresa sostenibile”, ha messo a punto cinque questioni intorno alle quali i giovani chiedono che si realizzi una ripresa sostenibile post-pandemia: approccio olistico, diversificato e inclusivo alla transizione energetica e ai green jobs, che non dimentichi le comunità vulnerabili; rafforzamento delle misure di adattamento, resilienza e ricostruzione nei casi di danni provocati dagli effetti più duri dei cambiamenti climatici; priorità alle soluzioni basate sulla natura e alle soluzioni che garantiscano eguaglianza sociale e tutela delle popolazioni indigene; un sistema di finanza per il clima che sia trasparente e che regoli chiaramente le emissioni di carbonio; riconoscere che anche il settore del turismo deve contribuire al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni e che è necessario coinvolgere tutti gli stakeholder, compresi i giovani, le donne, le comunità indigene e i gruppi marginali.
Il “Coinvolgimento degli attori non statali” è stato affrontato dal terzo Working Group, che ha individuato tre linee strategiche di intervento: sostenere la partecipazione dei giovani imprenditori, artisti, agricoltori e sportivi, in particolare delle economie emergenti e dei gruppi marginali, in modo da garantire loro adeguate strutture e finanziamenti; richiedere a tutti gli stakeholder, a cominciare dal settore privato, di allinearsi agli obiettivi di azzerare le emissioni nocive e di rafforzare la trasparenza e la rendicontazione degli attori non statali in relazione alle politiche climatiche; stabilire che la fase di uscita dall’industria basata sul consumo di fonti fossili abbia termine entro il 2030, assicurando che i lavoratori siano sostenuti in questo processo di transizione, e che tutti gli attori non statali, comprese le Nazioni Unite, non accettino più finanziamenti da industrie che utilizzano fonti fossili.
Il quarto Working Group, “Una società più consapevole delle sfide climatiche”, ha delineato quattro sfide che i governi e le istituzioni internazionali non potranno ignorare nei prossimi anni: i decisori pubblici devono “lavorare con” i giovani e le comunità sulle questioni climatiche amplificando la loro voce anche attraverso piattaforme multi-stakeholder e meccanismi per condividere le informazioni e le soluzioni sul clima.
E ancora, i governi devono assicurare a tutti l’alfabetizzazione e la formazione ai cambiamenti climatici utilizzando un approccio olistico e promuovendo il cambiamento degli stili di vita; realizzare campagne di sensibilizzazione sull’adattamento e la mitigazione ai cambiamenti climatici con lo scopo di mettere in condizione ogni persona in tutto il mondo di essere informata e coinvolta; formare i giornalisti e gli operatori del mondo della comunicazione a divulgare l’urgenza e le conseguenze della crisi climatica in modo da fare comprendere a tutti i risultati della ricerca scientifica e facilitare la comprensione delle politiche climatiche.
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Visco “Urgente mitigare le conseguenze del cambiamento climatico”

ROMA (ITALPRESS) – “I TechSprint sono competizioni tecnologiche progettate per stimolare l’innovazione, la collaborazione e le soluzioni creative e il nostro G20 TechSprint aveva un obiettivo molto ambizioso: aiutare i mercati finanziari ad affinare i loro strumenti di valutazione e selezione per convogliare i fondi verso una finanza verde e sostenibile, sfruttando le ultime tecnologie”. Lo ha detto il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel corso della cerimonia di premiazione del secondo G20 TechSprint su Green and Sustainable Finance organizzato dalla Banca d’Italia e dalla Banca dei Regolamenti Internazionali.
“Trovare modalità per favorire un’adeguata finanza verde e sostenibile per investire nella cruciale lotta al cambiamento climatico è stata una delle priorità chiave della presidenza italiana del G20 quest’anno – ha aggiunto -. L’urgenza di agire per fermare il cambiamento climatico e mitigarne le conseguenze è evidente. L’aumento dell’intensità e della frequenza degli eventi meteorologici estremi ha ovvie e importanti conseguenze sociali, oltre che economiche. Le banche centrali e le autorità di vigilanza, le istituzioni internazionali e gli operatori di mercato hanno quindi prestato negli ultimi anni un’attenzione significativa e crescente allo sviluppo di una migliore comprensione delle implicazioni del cambiamento climatico per il settore finanziario e la stabilità finanziaria”.
Visco ha spiegato che “i rischi finanziari legati ai cambiamenti climatici pongono preoccupazioni sia micro che macroprudenziali, ma l’analisi e la ricerca sono ancora in una fase iniziale”.
Il governatore della Banca d’Italia ha ricordato che “modelli climatici ed econometrici che integrano diversi scenari climatici e i loro potenziali impatti economici per valutare questi rischi sono in fase di sviluppo e perfezionamento, ma la misurazione dei costi economici del cambiamento climatico (e delle politiche climatiche) è in corso. Possiamo valutare i costi immediati di disastri naturali più frequenti e intensi, ma la maggior parte dei costi potenziali esula dall’orizzonte tipico delle analisi economiche e finanziarie” e i rischi del cambiamento climatico possono manifestarsi nell’economia “soprattutto se la transizione verso le emissioni nette zero si rivela mal progettata o difficile da coordinare a livello globale, con conseguenti interruzioni del commercio internazionale. Una grande sfida per gli investitori finanziari è su come allineare gli incentivi per incanalare l’imprenditorialità verso attività produttive e benefiche come l’innovazione tecnologica e, allo stesso tempo, prevenire attività distruttive improduttive e dannose per l’ambiente”.
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Decarbonizzazione, cattura e stoccaggio CO2 non una soluzione credibile

ROMA (ITALPRESS) – Mettere la CO2 sotto terra è una soluzione credibile per la decarbonizzazione? Se lo è chiesto il WWF Italia che ha commissionato uno studio al think tank indipendente sul clima ECCO, pubblicato oggi e presentato con un webinar coordinato e introdotto da Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, cui sono intervenuti Michele Governatori, Lead Energia di ECCO, e Federico Maria Butera, professore emerito di Fisica Tecnica Ambientale al Politecnico di Milano. Dal documento, intitolato “Ambiguità, rischi e illusione della CCS – CCUS. Criticità connesse allo sviluppo in Italia di una tecnologia più rischiosa che utile”, emerge come la Carbon Capture Usage and Storage, la cattura e lo stoccaggio del carbonio, non rappresenti un’opzione significativa nella strategia di mitigazione dei cambiamenti climatici e in quella del processo di decarbonizzazione che deve rispettare le quantità e i tempi richiesti dall’Accordo di Parigi.
La CCUS ha un’incidenza irrisoria rispetto al fabbisogno di riduzione delle emissioni e oggi i progetti realizzati in Italia e all’estero mostrano la sua inefficienza anche economica.
Dopo decenni di sviluppo, la cattura della CO2 ha raggiunto una capacità di circa 40 Mt di CO2/a, corrispondente allo 0,1% di tutta la CO2 emessa a livello mondiale nel 2019. Per ora il settore della cattura e stoccaggio tecnologici di CO2 è scarsamente rilevante malgrado la ricerca e i finanziamenti spesi. Nemmeno dopo aver ricevuto sussidi pubblici considerevoli, infatti, la relativa filiera si è attivata in modo promettente, ed è inopportuno indirizzarvi nuove risorse pubbliche, soprattutto per progetti di dimensione commerciale.
La CCUS (utilizzo e stoccaggio), poi, non regge il confronto rispetto alle soluzioni di decarbonizzazione attraverso l’annullamento delle emissioni climalteranti alla fonte, anche a causa delle incertezze, dei rischi e dei costi che la CCUS sposta sulle generazioni successive.
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