Home Ambiente Pagina 127

Ambiente

La fibra ottica studia i terremoti ascoltando le onde sismiche

ASCOLI PICENO (ITALPRESS) – Onde sismiche e fibra ottica, un binomio che può aiutare a capire meglio i fenomeni tellurici. Sono stati presentati ad Ascoli Piceno i primi risultati del Progetto MEGLIO (Measuring Earthquakes signals Gathered with Laser Interferometry on Optic Fibers) ottenuti nella sperimentazione sul campo sulla tratta di fibre ottiche di Open Fiber che collegano i Point Of Presence (PoP) di Ascoli Piceno e Teramo. Il Progetto Meglio è un programma scientifico italiano volto a realizzare un sistema innovativo di monitoraggio delle onde sismiche grazie al Fiber Sensing che consente misurazioni continue in tempo reale su tutta la lunghezza di un cavo in fibra ottica. Alla sperimentazione stanno partecipando Open Fiber, l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (INRiM), l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Bain & Company e Metallurgica Bresciana. Si tratta della prima volta al mondo che viene realizzato un progetto di monitoraggio dei terremoti utilizzando fibre ottiche in un contesto terrestre, ricco di rumore antropico, perchè situato anche in ambiente urbano, su una rete commerciale che trasporta in simultanea i dati provenienti dallo scambio di informazioni via internet.
L’intera sperimentazione, della durata di due anni, nella sua fase iniziale ha visto la realizzazione di sensori laser interferometrici che a giugno 2021 sono stati installati a ridosso della rete in fibra ottica che collega Teramo e Ascoli Piceno, due località considerate da INGV a maggior interesse scientifico. Entrambi i sensori hanno già prodotto grandi quantità di dati che sono disponibili sui server di Open Fiber e sotto analisi di Bain&Company, la quale, attraverso sofisticati algoritmi matematici, sta ripulendo dal rumore gli impulsi utili in modo da renderli fruibili a INGV per caratterizzare la presenza di fenomeni sismici. A differenza dei sensori tradizionali i nuovi sensori potranno raccogliere i dati in modo nuovo, modificando il paradigma tradizionale in uno maggiormente diffuso sul territorio nazionale. La sperimentazione si concluderà quest’anno quando tutto il post processing sarà completato. Se i test daranno buon esito, e quindi i sensori venissero poi applicati sull’intera rete Open Fiber, il Paese sarebbe dotato di un sistema di monitoraggio che mima il funzionamento del sistema nervoso, in grado di rilevare movimenti sismici lungo tutta la tratta che viene monitorata.
Tale tecnologia potrebbe anche rappresentare un sistema di allerta precoce sui terremoti (Earthquake Early Warning, EEW), potrebbe cioè essere in grado di segnalare le scosse di terremoto imminenti prima dell’arrivo delle onde sismiche stesse.
Durante la conferenza stampa sono stati mostrati alcuni grafici che rilevano i movimenti sismici di grandi entità avvenuti nei mesi passati in Alaska e Montenegro e che INGV ha definito utili allo studio di tali fenomeni. Francesco Carpentieri, responsabile Ingegneria del Trasporto di Open Fiber, ha sottolineato come “questa applicazione della fibra ottica sia un’altra esternalità positiva della rete Open Fiber, che potrebbe trovare numerose applicazioni che vanno oltre il monitoraggio dei terremoti. Il Fiber sensing trasforma un comune cavo in fibra ottica in una serie continua di migliaia di ‘microfonì virtuali che ascoltano in tempo reale le vibrazioni e i suoni prodotti nell’ambiente in cui si trova il collegamento in fibra. Attraverso l’uso di avanzati algoritmi software è possibile ascoltare, monitorare e rilevare diverse attività ed eventi che accadono nell’ambiente, non solo sismi ma anche il traffico dei veicoli e persone, scavi, perdite nelle condotte energetiche, difetti sulle linee di trasporto ferroviarie, e così via”.
(ITALPRESS).

Rapporto GreenItaly, transizione verde opportunità reale

ROMA (ITALPRESS) – L’Italia è il principale destinatario delle risorse del Recovery Plan e anche per questo è chiamata a un ruolo da protagonista nella transizione verde. La sostenibilità, oltrechè necessaria per affrontare la crisi climatica, riduce i profili di rischio per le imprese e per la società tutta, stimola l’innovazione e l’imprenditorialità, rende più competitive le filiere produttive. Lo dimostrano i dati e le storie del Rapporto GreenItaly, arrivato alla dodicesima edizione, realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere, con la collaborazione del Centro Studi Tagliacarne e con il patrocinio del ministero della Transizione Ecologica. Al rapporto hanno collaborato Conai, Novamont, Ecopneus; molte organizzazioni e oltre 40 esperti.
Tra i dati più rilevanti: i nuovi record di potenza elettrica rinnovabile installata nel mondo, pari all’83% della crescita dell’intero settore elettrico nell’anno. In Italia – nel 2020 – il 37% dei consumi elettrici è stato soddisfatto da fonti rinnovabili, con una produzione di circa 116 TWh. Tuttavia, la potenza installata è ancora distante dai target di neutralità climatica previsti per il 2030.
A fine 2020 risultano in esercizio in Italia circa 950.000 impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, per una potenza complessiva di oltre 56 GW. Di questi impianti, quasi 936.000 sono fotovoltaici, circa 5.700 eolici, mentre i restanti sono alimentati dalle altre fonti. Ma la strada da percorrere è ancora lunga. E i recenti aumenti delle bollette elettriche dovuti essenzialmente all’aumento del prezzo del gas dimostrano quanto sia importante accelerare sulle rinnovabili anche per salvaguardare l’indipendenza e la competitività della nostra economia. Sono oltre 441 mila le aziende che nel quinquennio 2016-2020 hanno deciso di investire in tecnologie e prodotti green: il 31,9% delle imprese nell’industria e nei servizi ha investito, nonostante la crisi causata dalla pandemia, in tecnologie e prodotti green, valore che sale al 36,3% nella manifattura. Sotto il profilo dell’occupazione il 2020 si conferma un anno di consolidamento nonostante le gravi difficoltà generate dalla pandemia. I contratti relativi ai green jobs – con attivazione 2020 – rappresentano il 35,7% dei nuovi contratti previsti nell’anno.
Andando nello specifico delle figure ricercate dalle aziende per le professioni di green jobs, emerge una domanda per figure professionali più qualificate ed esperte in termini relativi rispetto alle altre figure, che si rispecchia in una domanda di green jobs predominante in aree aziendali ad alto valore aggiunto.
A fine anno gli occupati che svolgono una professione di green job erano pari a 3.141,4 mila unità, di cui 1.060,9 mila unità al Nord-Ovest (33,8% del totale nazionale), 740,4 mila nel Nord-Est (23,6% del totale nazionale), 671,5 mila al Centro (21,4% del totale nazionale) e le restanti 668,6 mila unità nel Mezzogiorno (21,3% del totale nazionale). La pandemia ha avuto un effetto asimmetrico sui diversi settori e comparti dell’economia: se molti hanno perso quote di reddito ed occupazione nel 2020, per altri c’è stata, invece, crescita o consolidamento. Il settore green rientra tra questi, avendo sostanzialmente confermato nel 2020 le performance del precedente anno sia in termini di investimenti (come visto in precedenza) sia di occupazione. Siamo leader nell’economia circolare con un riciclo sulla totalità dei rifiuti – urbani e speciali – del 79,4% (2018): un risultato ben superiore alla media europea (49%).
Per il presidente del Conai, Luca Ruini, i risultati sono superiori alle aspettative: “Nell’anno, infatti, sono stati ben il 73% gli imballaggi che hanno avuto una seconda vita. Ci aspettavamo un 1% in più, invece è stato un +3%. Come Conai abbiamo dato una mano a disegnare una nuova raccolta di differenziata anche al Sud, per raggiungere target di tipo europeo”. Andrea Prete, presidente di Unioncamere, ha sottolineato come “l’obiettivo del -55% di anidride carbonica nel 2030 sia molto ambizioso. Servirebbero 70 gigawatt da istallare nel nostro Paese, ma non riusciremo al momento arrivare a questo obiettivo.
Bisogna ricordare inoltre che noi non siamo un Paese che ha a disposizione materie prime: quindi il riutilizzo, come nel settore del legno e del tessile, è anche connesso intrinsecamente al tessuto imprenditoriale. L’ambiente è sempre stato visto dalle imprese come una materia sdrucciolevole. Vi sono processi autorizzativi molto lunghi e spesso si cade facilmente nell’ambito penale. Quindi bisogna creare un clima di fiducia per fa sì che anche il piccolo imprenditore possa impegnarsi nella transizione ecologica”.
Per l’Ad di Enel, Francesco Starace, “l’Italia ha solo da guadagnare da questa transizione. Le implicazioni per l’Italia sono positive. Le circolaritß italiane sono state virtuose e hanno portato a un’eccellenza, come ad esempio industria 4.0, che ha portato dei benefici come il superbonus. Quindi le politiche industriali sono importanti, ma il Governo che asseconda certe tendenze è importante. C’è poi una dimensione dove l’Italia deve fare attenzione e parlo della dimensione della coscienza di sè, delle sue potenzialità”. Quindi, il ministro della Transizione Ecologica Cingolani. “Dal rapporto emergono luci e ombre: ‘la lucè riguarda il dato che prova che per fortuna molti grandi aziende investono green anche grazie al bilancio di sostenibilità. L’obbligo di misurazione dell’impatto di sostenibilità ha cambiato la cultura delle grandi compagnie.
L’investimento e la trasformazione green devono diventare qualcosa di fattibile anche per le piccole imprese”, ha osservato, sottolineando come “bisogna scegliere da che parte si sta, perchè la sindrome ‘Nimby’ non porta da nessuna parte”.
Infine le conclusioni del commissario europeo Paolo Gentiloni, che ha ricordato come la Commissione “abbia fatto della trasformazione green la sua carta d’identità e nella risposta alla pandemia questo è stato confermato perchè tutti i piani presentati dagli Stati devono incentrarsi sulla sfida ambientale. La Commissione ha aggiornato i proprio obiettivi di riduzione delle emissioni per raggiungere la neutralità climatica al 2050. Tutto questo necessiterà di un impegno economico notevole e avremo bisogno di una finanza più verde che si cimenti con la sfida ambientale. L’emergenza climatica non è soltanto un incubo da cui sottrarsi, ma anche un’opportunità”, ha concluso.
(ITALPRESS).

Dal MiTe 27 mln ai Comuni per eco-compattatori “mangiaplastica”

ROMA (ITALPRESS) – Ventisette milioni ai Comuni italiani per contenere la produzione di rifiuti in plastica attraverso l’utilizzo di eco-compattatori, favorirne la raccolta differenziata e migliorarne il riciclo in un’ottica di economia circolare. E’ quanto ha stanziato il cosiddetto decreto “Mangiaplastica”, firmato nel settembre scorso dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, e di cui adesso è stato pubblicato il bando sul sito del ministero. Per eco-compattatore si intende un macchinario per la raccolta differenziata di bottiglie per bevande in Pet, in grado di riconoscere in modo selettivo questo tipo di bottiglie e di ridurne il volume favorendone il riciclo. Per il 2021è prevista una dotazione pari a 16 milioni, di cui 9 milioni stanziati in conto residui. Per il 2022 sono previsti 5 milioni, per il 2023 4 milioni e per il 2024 2 milioni.
La scadenza per l’invio dell’istanza volta all’ottenimento del contributo è fissata a trenta giorni dalla pubblicazione del decreto sulla Gazzetta ufficiale (11/10/2021), che contiene le modalità e i criteri per l’attribuzione.
L’istanza deve essere presentata esclusivamente attraverso l’apposita piattaforma informatica (https://padigitale.invitalia.it/). Occorre preliminarmente essere in possesso di un’identità Spid e del codice Cup da richiedere al seguente link: http://cupweb.tesoro.it/CUPWeb/.
Verrà attivato un call center dedicato all’assistenza tecnica per la compilazione della domanda. I Comuni si impegnano a mantenere gli eco-compattatori in proprio possesso e in uso in favore dell’utenza per almeno tre anni dal momento dell’attivazione e a fornire al ministero della Transizione ecologica, su base annuale e per almeno tre anni, le informazioni utili a verificare l’efficacia e la sostenibilità del programma sperimentale “Mangiaplastica”.
(ITALPRESS).

Conai, nel 2022 si riducono i contributi ambientali per carta e plastica

ROMA (ITALPRESS) – Il Consiglio di amministrazione CONAI ha deliberato un’ulteriore riduzione del contributo ambientale (o CAC) per gli imballaggi in carta e cartone e per quasi tutti quelli in plastica, a partire dal 2022. “La riduzione – spiega una nota – si aggiunge a quelle già decise nel corso del 2021 per i contributi relativi a pack sia a base cellulosica sia in acciaio, alluminio, plastica e vetro. E’ legata essenzialmente alle quotazioni delle materie prime di imballaggio cellulosiche e plastiche, i cui valori di mercato continuano a mantenersi a livelli molto alti. Anche in questa occasione il sistema conferma la sua tempestività di intervento nel contemperare le esigenze economiche con quelle tipicamente ambientali in contesti sia positivi, come quello attuale, sia negativi, come nel recente passato: una tendenza cui CONAI dovrà sempre più ispirarsi in futuro”. Le nuove variazioni saranno in vigore dal 1° gennaio 2022.
Il valore del CAC per carta e cartone diminuirà da 25 euro/tonnellata a 10 euro/tonnellata. Da inizio anno, quando ammontava a 55 euro/tonnellata, una riduzione complessiva dell’81%.
Una diminuzione legata a tre fattori concomitanti: l’incremento dei volumi dell’immesso al consumo di imballaggi cellulosici, con conseguenti maggiori ricavi da CAC; i minori costi, correlati a una quantità di raccolta gestita inferiore rispetto alle previsioni; e l’incremento dei ricavi per i materiali a riciclo per effetto delle quotazioni dei maceri.
La diminuzione del CAC non incide sulle operazioni di raccolta e riciclo della carta e cartone differenziati. Comieco infatti continuerà a garantire l’avvio a riciclo delle circa 2,5 milioni di tonnellate, gestite attraverso 946 convenzioni, a copertura dell’impegno del 93% dei cittadini, che ha consentito al nostro Paese di raggiungere l’87% di riciclo degli imballaggi a base cellulosica, con ben 10 anni di anticipo rispetto agli obiettivi UE.
Rimangono inalterati i valori degli extra CAC da applicare agli imballaggi poliaccoppiati a base carta idonei al contenimento di liquidi (in vigore dal 1° gennaio 2019), a quelli di tipo C (con componente cellulosica superiore o uguale al 60% e inferiore all’80%) e a quelli di tipo D (con componente cellulosica inferiore al 60% o non esplicitata). Pertanto dal 1° gennaio 2022 i valori complessivi saranno per i primi 30 euro/tonnellata, per quelli di tipo C 120 euro/tonnellata e per quelli di tipo D 250 euro/tonnellata.
La conferma dell’andamento positivo nei valori delle materie prime seconde ha permesso anche al consorzio Corepla di migliorare i ricavi dalle vendite all’asta delle frazioni valorizzabili, in particolare per gli imballaggi di fascia B1, che comprende bottiglie, flaconi e altri contenitori rigidi in PET o in HDPE. Questa situazione ha consentito di ridurre il CAC per quasi tutti i pack in materiali plastici e in particolare per quelli che hanno portato al miglioramento dei risultati economici.
Per la fascia A1 (imballaggi rigidi e flessibili con una filiera industriale di selezione e riciclo efficace e consolidata, in prevalenza gestiti in circuiti commercio&industria) il contributo si riduce dagli attuali 150 a 104 euro/tonnellata. Il contributo della fascia B1 (imballaggi con una filiera industriale di selezione e riciclo efficace e consolidata, in prevalenza da circuito domestico) si riduce dagli attuali 208 a 149 euro/tonnellata. La fascia B2 (altri imballaggi selezionabili/riciclabili da circuito domestico e/o commercio&industria) passa dagli attuali 560 a 520 euro/tonnellata.
La riduzione del CAC interesserà anche la fascia C (imballaggi con attività sperimentali di selezione/riciclo in corso o non selezionabili/riciclabili allo stato delle tecnologie attuali): dagli attuali 660 a 642 euro/tonnellata.
Per quanto riguarda gli imballaggi compresi nella fascia A2 (imballaggi flessibili con una filiera industriale di selezione e riciclo efficace e consolidata, in prevalenza da circuito commercio&industria, ma significativamente presenti in raccolta differenziata urbana) si conferma il continuo incremento dei volumi presenti nella raccolta differenziata urbana, con costi crescenti per la gestione consortile. Fino al 30 giugno 2022 il contributo di questa fascia resterà invariato, pari a 150 euro/tonnellata. Dal 1° luglio 2022 aumenterà a 168 euro/tonnellata, coerentemente con i maggiori costi di avvio a riciclo.
Il Consiglio di amministrazione ha ribadito “la volontà di proseguire il percorso di analisi per rafforzare ulteriormente la diversificazione contributiva, in particolare per legare in misura sempre più rilevante i valori del CAC di ogni fascia agli effettivi costi, prevedendo possibili rivalutazioni e ulteriori segmentazioni a partire dalle fasce B1 e B2”, si legge ancora.
Le ulteriori riduzioni avranno effetti anche sulle procedure forfettarie/semplificate per importazione di imballaggi pieni, sempre a decorrere dal 1° gennaio 2022.
Le aliquote da applicare sul valore complessivo delle importazioni (in euro) diminuiranno conseguentemente da 0,20 a 0,17% per i prodotti alimentari imballati e da 0,10 a 0,08% per i prodotti non alimentari imballati. Il contributo mediante il calcolo forfettario sul peso dei soli imballaggi (tara) delle merci importate (peso complessivo senza distinzione per materiale) scenderà dagli attuali 101 a 90 euro/tonnellata.
I nuovi valori delle altre procedure semplificate saranno a breve disponibili sul sito CONAI.
(ITALPRESS).

Roma, Marevivo al neosindaco Gualtieri “Il Tevere diventi una priorità”

ROMA (ITALPRESS) – Per far fronte a un degrado allarmante e non più sostenibile del fiume Tevere, Marevivo Onlus ha affidato al magistrato Gianfranco Amendola, già esperto in normativa ambientale, il lancio di una proposta legislativa semplice e diretta: poteri straordinari e commissariali all’autorità di bacino del Tevere. L’appello è stato lanciato al neoeletto sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, in occasione della terza edizione del Tevere Day, il più grande evento dedicato al fiume di Roma, celebrato con tantissime iniziative, che ha visto la partecipazione di oltre 50mila persone. Il fine è quello di risolvere la frammentazione delle competenze che interessano il fiume oggi ripartite tra oltre 30 soggetti coinvolti.
“E’ indispensabile un direttore d’orchestra che faccia suonare in armonia tutti gli strumenti che sono in qualche modo coinvolti per la gestione del fiume sacro di Roma”, ha commentato la presidente di Marevivo, Rosalba Giugni.
“Abbiamo individuato nell’autorità di bacino, ente già operativo, la figura che possa divenire propulsore e coordinatore di tutte le azioni, anche mediante l’attribuzione di poteri da commissario straordinario che gli consentano di poter agire con urgenza su tutti i problemi”, ha aggiunto Giugni.
Nell’ambito della manifestazione, Marevivo ha ospitato due conferenze: “Il mondo microscopico dei muraglioni”, a cura della prof.ssa Giulia Caneva (Dipartimento di Scienze – Università Tor Vergata) e di Valeria Sassanelli (Associazione Tevereterno) – “Roma tra navigabilità sostenibile del Tevere, PNRR e rigenerazione urbana”, a cura di Donato Caiulo, Presidente Propeller Club port of Roma.
L’impegno di Marevivo è proseguito con l’intervento di pulizia del fiume a opera del Consorzio Castalia che ha raccolto con la sua imbarcazione oltre 50 kg di rifiuti galleggianti (in prevalenza plastica).
(ITALPRESS).

Agrinsieme “Deflusso ecologico per fiumi e torrenti non attuabile”

ROMA (ITALPRESS) – “Il deflusso ecologico per fiumi e torrenti è un obiettivo apprezzabile sulla carta, ma concretamente non attuabile nella realtà italiana; attualmente, infatti, la data prevista per l’attuazione della nuova disciplina, ovvero il 1° gennaio 2022, non è percorribile senza l’introduzione di specifici correttivi”. Lo ha sottolineato la componente della giunta di Confagricoltura Giovanna Parmigiani, intervenendo per Agrinsieme in audizione in Commissione Agricoltura del Senato, nell’ambito dell’esame dell’affare assegnato sulle problematiche relative al deflusso minimo vitale dei fiumi e dei torrenti.
“Determinare dei deflussi minimi, basandosi su calcoli effettuati soltanto con un algoritmo che non tiene conto dei diversi regimi che caratterizzano i fiumi, è impraticabile nelle nostre realtà, perchè calibrato sulle condizioni idrologiche dei paesi dell’Europa centro-settentrionale e difficilmente applicabile in tutti i paesi del continente. In particolare, non è assolutamente adeguato a molti fiumi italiani, soprattutto a carattere torrentizio, che in alcuni mesi dell’anno sono carichi d’acqua, ad esempio in primavera con il disgelo e in autunno nella stagione delle grandi piogge, mentre in altri sono quasi asciutti”, ha evidenziato la rappresentante del coordinamento che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari.
“Seguendo quanto previsto dalla Direttiva Europea 2000/60/CE, la cosiddetta ‘Direttiva Quadro Acquè, si arriverebbe ad un risultato paradossale, perchè in molte situazioni del territorio nazionale occorrerebbe addirittura rilasciare un quantitativo d’acqua nei fiumi molto superiore rispetto all’attuale, riducendo il livello di riempimento dei laghi e avendo meno disponibilità di acqua per l’irrigazione e per le reti di canali”, ha osservato Parmigiani.
Per il Coordinamento, quindi, “occorre agire contemporaneamente su più fronti: da una parte, il Ministero della Transizione Ecologica e l’Ispra devono avviare le procedure di deroga previste dalla Direttiva UE, per dare la possibilità ai distretti idrografici di definire il deflusso ecologico in relazione alla specificità dei vari contesti; dall’altra, occorre rivedere alcuni aspetti della Direttiva UE sui valori dei quantitativi d’acqua da rilasciare in alveo. Fermo restando che, a livello nazionale, va accelerata la realizzazione e l’ammodernamento delle infrastrutture idriche, per aumentare la capacità di acqua piovana trattenuta dai bacini idrici, contribuendo alla corretta gestione del deflusso ecologico”.
“Solo così – ha concluso Parmigiani per Agrinsieme – si potrà coniugare realmente la salvaguardia dei fiumi con le esigenze del territorio dei Paesi dell’Europa meridionale”.
(ITALPRESS).

Materiali avanzati e sostenibilità, siglato accordo Cnr-Instm

ROMA (ITALPRESS) – I materiali avanzati sono materiali con nuove funzionalità e caratteristiche sempre più performanti. Si tratta di materiali già conosciuti e opportunamente modificati o materiali del tutto nuovi, progettati per avere precise caratteristiche. Estremamente versatili, le loro applicazioni sono molteplici e trasversali. Salute e scienze della vita, energie rinnovabili, chimica verde e processi sostenibili, tutela del patrimonio culturale, intelligenza artificiale, transizione energetica ed ecologica, economia circolare e modeling computazionale: sono alcuni dei campi in cui i materiali avanzati possono trovare impiego e saranno queste, nello specifico, le tematiche affrontate nelle attività di ricerca scientifica di base ed applicata oggetto dei progetti ed attività congiunte Cnr-Instm.
Oltre alla promozione e al coordinamento di progetti di ricerca comuni, sia nazionali sia internazionali, l’accordo prevede iniziative che riguarderanno anche: azioni dirette ad ottenere finanziamenti della ricerca da parte di fonti pubbliche e private (con particolare attenzione ai fondi europei); la possibilità di realizzare infrastrutture di ricerca; il sostegno di attività scientifiche grazie all’accesso a grandi apparecchiature nazionali ed internazionali; la creazione di sinergie fra la rete scientifica di Instm e quella del Cnr finalizzate alla valorizzazione del capitale umano, al miglioramento delle eccellenze del territorio ed al rafforzamento della capacità di produrre innovazione e di trasferimento tecnologico al mondo industriale; la valorizzazione e la divulgazione di conoscenze tecnico-scientifiche.
Le modalità e le forme di collaborazione saranno regolate attraverso la stipula di specifiche convenzioni operative con i singoli dipartimenti del Cnr. Sia Instm che il Cnr metteranno a disposizione risorse umane, strumentali e finanziare. Unità di ricerca Cnr potranno partecipare a progetti di Instm e, viceversa, unità di ricerca Instm potranno prendere parte al processo di programmazione delle attività di ricerca del Cnr. Potranno anche essere istituite unità di ricerca congiunte, finalizzate all’attuazione dei progetti e programmi di comune interesse.
I vertici di entrambi gli Enti, la presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza e la presidente dell’Instm Federica Bondioli, hanno accolto “con entusiasmo” la sigla dell’accordo che “mette insieme competenze e progetti di ricerca innovativi da cui si aspettano grandi risultati”.
(ITALPRESS).

In Trentino approvata strategia per lo sviluppo sostenibile

TRENTO (ITALPRESS) – Via libera nei giorni scorsi dalla Giunta provinciale di Trento, su proposta del vicepresidente e assessore all’ambiente e urbanistica, alla Strategia provinciale per lo sviluppo sostenibile, documento che interessa in pratica tutte le aree strategiche su cui ha competenza la Provincia autonoma di Trento e che declina a livello locale gli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile. Al centro del documento, che nei mesi scorsi ha seguito un lungo iter partecipativo, coinvolgendo i principali soggetti istituzionali ed economico-sociali della provincia ed in generale tutti i cittadini, gli obiettivi a cui tendere nei prossimi anni per assicurare alle nuove generazioni un futuro sostenibile, puntando in sintesi ad un Trentino più “intelligente”, più verde, più connesso, più sociale, più vicino ai cittadini. Nella Strategia ritroviamo i principali temi di cui di dibatte anche a livello nazionale e internazionale: i cambiamenti climatici, naturalmente (e quindi le problematiche riguardanti la riduzione delle emissioni, il consumo e la produzione di energia, la gestione sostenibile delle risorse e quant’altro) ma anche il lavoro, la formazione, le nuove povertà, la sicurezza, la salute, l’innovazione digitale e così via.
L’adozione della Strategia da parte delle Regioni e delle Province autonome è prevista dalla normativa nazionale ed è condizione prioritaria anche per accedere ai programmi e ai relativi finanziamenti europei.
(ITALPRESS).