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G7, l’agenda ambientale accelera. Meno emissioni e più rinnovabili

TORINO (ITALPRESS) – Ridurre la CO2 del 43% entro 2030 e del 60% entro il 2035, triplicare le rinnovabili entro 2030, raddoppiare l’efficienza energetica entro 2030, ridurre le emissioni di metano del 75% entro 2030, rafforzare ruolo pubblico per interventi energetici. Queste alcune delle principali novità, in termini di nuovi impegni e programmi, emersi dalla riunione del G7 Clima, Energia ed Ambiente di Torino svoltasi a Venaria Reale che danno un preciso seguito agli obbiettivi concordati alla COP 28, e un messaggio chiaro agli altri Paesi, in particolare alle maggiori economie, sul livello di impegno che serve per rispondere adeguatamente alla sfida del cambiamento climatico, in modo ambizioso, efficace e al tempo stesso alla portata. “Sono molto soddisfatto dei risultati del G7 e ringrazio le delegazioni per l’ottimo lavoro svolto”, afferma il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto. “E’ stato infatti possibile, con un impegno comune, coniugare le differenti esigenze e sensibilità nel segno di un obiettivo condiviso che è ambientale ed energetico ma anche improntato alla solidarietà fra i paesi del G7 e quelli in via di sviluppo – aggiunge -. Vanno in questa direzione le decisioni assunte sull’uscita dal carbone, sulla moltiplicazione della capacità di accumulo di energia, sul sostegno all’adattamento nei paesi del sud del mondo, sull’energia da fusione. E’ importante che le grandi economie del pianeta assumano la responsabilità e l’onere anche finanziario di condurre la sfida per la transizione ecologica e per attuare un nuovo modello di sviluppo sostenibile”.
Il documento finale del Vertice, nel ribadire gli impegni già assunti nelle precedenti sessioni del G7, ne avvia la concreta e significativa attuazione.
In particolare sul fronte energetico, i Paesi G7 si sono impegnati a chiudere le proprie centrali a carbone entro la prima metà del prossimo decennio (2035 al più tardi) o comunque in una data compatibile con l’obbiettivo di mantenere l’aumento di temperatura entro il grado e mezzo, limitandone nel frattempo l’uso al minimo necessario. In materia di rinnovabili per attuare l’impegno assunto alla COP 28 di triplicare la capacità di produzione al 2030, i G7 si sono impegnati a contribuire a sestuplicare la capacità degli accumuli di energia al 2030, portandola fino a 1.5 TW, a livello globale. Per il nucleare, i paesi G7 hanno deciso di istituire un Gruppo di Lavoro sull’Energia da Fusione per condividere le migliori pratiche ed esplorare le aree di cooperazione per accelerare lo sviluppo e la dimostrazione di impianti a fusione, incoraggiando l’aumento degli investimenti privati e pubblici.
E’ stato inoltre deciso di favorire il coordinamento all’interno del G7 sugli aspetti regolatori. Ulteriori impegni sono: la riduzione del 75% al 2030 delle emissioni di gas metano dalle filiere dei carburanti fossili; decarbonizzazione degli impianti industriali e hard-to abate ricorrendo alle tecnologie innovative tra cui CCS, l’idrogeno rinnovabile a basse emissioni e biometano; promuovere la sicurezza di approvvigionamento delle materie prime critiche mediante la concreta attuazione del Piano previsto al G7 dello scorso anno. Sono state inoltre confermate le diverse opzioni per la decarbonizzazione del settore stradale. Importante tutta la parte che riguarda l’adattamento ai cambiamenti climatici in cui si registrano una serie di impegni e nuove iniziative come “G7 Adaptation Accelerator Hub” che nasce dall’esigenza di trasformare le priorità dei piani di adattamento dei paesi in via di sviluppo più vulnerabili in piani d’investimento capaci di attrarre finanziamenti pubblici e privati. L’impegno per la collaborazione in particolare con i paesi africani, sulla scorta della impostazione politico-culturale del “Piano Mattei” è evidenziata altresì dalla creazione di un Hub del G7 dedicato alla promozione di un approccio comune da adottare nelle iniziative progettuali di gestione sostenibile del suolo in Africa e nel bacino del Mediterraneo. In materia di economia circolare di rilievo è la decisione di incaricare “l’Alleanza del G7 sull’Efficienza delle Risorse” di lavorare, entro la fine del 2024.

– Foto: Agenzia Fotogramma –

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Riccardo Piunti rieletto presidente del Conou

ROMA (ITALPRESS) – Riccardo Piunti è stato riconfermato per un altro triennio alla guida del Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati, al termine dell’Assemblea ordinaria dell’ente ambientale.
Eletti anche alcuni dei 12 componenti del Consiglio di amministrazione e dei 5 del Collegio sindacale. L’avvocato Maurizio Bortolotto ricoprirà la carica di vicepresidente.
Piunti, ingegnere con una lunga esperienza di vertice nell’industria petrolifera, continuerà a coordinare sino al 2027 la Filiera di 60 aziende operanti nel settore della raccolta e della rigenerazione degli oli lubrificanti usati in tutto il Paese.
“Il CONOU rappresenta un’eccellenza di economia circolare in Europa perchè il 98% dell’olio che raccogliamo viene rigenerato. Il modello circolare italiano è vincente e se oggi l’Italia è al primo posto in Europa in questo settore il merito è del lavoro che CONOU svolge da 40 anni. Il Consorzio senza fine di lucro ha dimostrato di essere la chiave di successo. Andremo avanti nella strada intrapresa rafforzando ancor più la nostra vicinanza alle imprese della nostra virtuosa rete di raccolta e di rigenerazione dell’olio minerale usato e investendo nella transizione digitale. La tutela delle risorse del nostro pianeta è una priorità e mai come in questo momento serve un’alleanza “green” tra uomo e ambiente: i nostri obiettivi restano quelli della transizione energetica e soprattutto di un’economia sempre meno lineare e sempre più circolare. E credo sia fondamentale informare e coinvolgere i cittadini e le istituzioni in questa battaglia comune per il Pianeta”, dichiara il presidente del CONOU Riccardo Piunti.
L’esperienza e il know how quarantennale del CONOU nella raccolta e rigenerazione degli oli minerali usati ha fatto diventare l’Italia una realtà di eccellenza a livello internazionale nel settore dell’economia circolare. In 40 anni di attività, il CONOU ha raccolto milioni di tonnellate di olio lubrificante usato, avviando alla rigenerazione la quasi totalità del raccolto. Il riutilizzo dell’olio lubrificante usato ha consentito un risparmio complessivo sulle importazioni di petrolio del Paese di circa 3 miliardi di euro.
Nato nel 1955 ad Ancona e laureato in ingegneria nucleare a Roma nel 1978, Riccardo Piunti intraprende una lunga carriera in Eni, che lo porta a ricoprire importanti incarichi in Italia e all’estero: responsabile della pianificazione downstream; presidente e amministratore delegato di Atriplex (società di extrarete di Eni); direttore del marketing della Agipetroli; responsabile delle attività di pubblicità, promozione e analisi di mercato in Eni Divisione R&M. Nel 2006 diventa direttore extrarete e nel 2007 inizia una lunga esperienza all’estero come presidente e amministratore delegato di Eni Suisse e di Oleoduc du Rhone e poi di Eni Austria. Lasciata l’Eni nel 2016, dopo una interessante collaborazione con il WEC Italia, dal maggio 2018 ricopre la carica di vicepresidente del CONOU. Nel maggio 2021 ne diventa presidente, dedicandosi con entusiasmo al riassetto interno, all’efficacia dei processi ai rapporti con la Filiera grazie anche a una validissima squadra di gestione.

– Foto ufficio stampa Conou –

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Per il Financial Times Amplifon è tra i leader europei del clima

MILANO (ITALPRESS) – Amplifon, leader mondiale nei servizi e nelle soluzioni per l’udito, è stata inclusa nella lista degli Europès Climate Leaders 2024, le aziende europee più attente al tema dei cambiamenti climatici, stilata da Statista e pubblicata dal Financial Times. E’ l’unica società del settore hearing care nonchè l’unica italiana della categoria healthcare e medical technologies a essere stata inserita nella classifica.
Gli Europès Climate Leaders includono le aziende del continente che negli ultimi cinque anni hanno registrato la maggiore riduzione delle emissioni Scope 1 e Scope 2 rispetto al fatturato e che danno evidenza delle loro emissioni indirette Scope 3. Essenziali ai fini del riconoscimento sono anche la collaborazione con le organizzazioni non governative (ONG), l’ottenimento di un rating da parte del Carbon Disclosure Project (CDP) e la partecipazione all’iniziativa Science Based Targets (SBTi). L’inclusione nella classifica dei Climate Leaders si aggiunge ad altri analoghi riconoscimenti ricevuti da Amplifon nel corso dei primi mesi del 2024, dall’ottenimento dello “Score B” nel questionario Climate Change 2023 di CDP (Carbon Disclosure Project), all’inserimento nella lista delle Aziende Italiane più attente al Clima per il 2024. Amplifon è presente in 26 paesi del mondo con circa 9.700 negozi e più di 20.000 collaboratori di oltre 100 diverse nazionalità. Nel 2023 la società ha ottenuto ricavi per oltre 2,2 miliardi di euro.(ITALPRESS).

Foto: Ufficio Stampa Amplifon

Camilla Alberti vince la terza edizione del Premio CONAI Arte Circolare

BIELLA (ITALPRESS) – E’ la milanese Camilla Alberti a vincere la terza edizione del Premio CONAI Arte circolare. L’hanno premiata il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, Michelangelo Pistoletto e il presidente CONAI Ignazio Capuano (con lei nella foto) presso la Fondazione Pistoletto, durante la Planet Week che accompagna il G7 su Clima, Energia e Ambiente di Torino, Classe 1994, Alberti ha vinto con la sua opera Unbinding Creatures. Organismo 30, una scultura in gesso, alluminio, legno, vetro, ossa, pignone per bicicletta e conchiglie.
«La mia ricerca si configura come una serie di sculture e installazioni costruite attraverso un processo di “archeologia urbana” grazie alla quale vengono raccolti oggetti abbandonati, scarti industriali, elementi antropici», spiega Camilla Alberti. «Tracce di vita, rovine contemporanee raccolte attraverso esplorazioni in cui gli spazi vengono osservati e conosciuti. Ogni materiale raccolto è come una mappa, disseminato di tracce lasciate da tutti gli organismi che lo hanno abitato e manipolato», prosegue.
Camilla Alberti lavora come artista visuale sulle modalità attraverso cui il mondo viene costruito e abitato, ponendo attenzione sulle relazioni tra le differenti specie viventi e lo spazio che le circonda. Fra le sue esposizioni recenti: Padiglione Centrale della Biennale di Malta (2024); GIAF23 Gangneung, Corea del Sud (2023); Padiglione Italiano, 14° Biennale di Gwangju, Corea del Sud (2023); Akademie Graz (2023); Palazzo Vecchio e Museo Novecento (2022); Palazzo Strozzi (2021) a Firenze; Museo Archeologico Schloss Eggenberg, Graz (2021). Ha vinto l’avviso pubblico Cantica21. Arte contemporanea italiana ovunque – Under 35, promosso da MAECI-DGSP / MiC-DGCC (2021). E’ stata selezionata da Hyundai Europe per realizzare un’opera per la campagna di lancio #inspiredbybayon (2021).
«Un’opera che convince per l’immediatezza della sua forza espressiva – afferma il presidente CONAI Ignazio Capuano -, e che, prendendo vita a partire da materiali diversi e a volte inattesi, diventa in qualche modo metafora della complessità del sistema della nostra economia circolare, e delle sfide cui deve far fronte. Ancora una volta, l’arte riesce a raccontare come la materia possa trovare una nuova vita, anche in forme inedite. E l’Italia è un Paese in cui oggi più di sette imballaggi su dieci oggi rinascono grazie al riciclo. Camilla Alberti e gli altri nove artisti che hanno partecipato al Premio CONAI Arte circolare, in qualche modo, hanno parlato proprio di questo: di un uso consapevole delle risorse del Pianeta e della loro tutela».
Per il terzo anno consecutivo, il Premio CONAI Arte circolare ha visto dieci giovani artisti italiani under 35 reinterpretare la sostenibilità attraverso il linguaggio dell’arte. Selezionati da Marco Bassan e Ludovico Pratesi, fondatori di Spazio Taverna, sulla base di un’attenzione per le tematiche dell’innovazione e dell’economia circolare unita a un curriculum internazionale, i dieci artisti hanno trasformato in opere d’arte nuovi sguardi e possibili soluzioni alle sfide di un futuro che dovrà sempre più tutelare l’ambiente, proponendo una creatività fresca e sempre capace di sorprendere.
Oltre a Camilla Alberti, gli altri nove artisti dell’edizione 2024 di Arte circolare sono Sveva Angeletti, Paolo Bufalini, Ambra Castagnetti, Francesca Cornacchini, Lucia Cristiani, Daniele Di Girolamo, Andrea Mauti, Iacopo Pinelli e Gabriella Siciliano.

– Foto ufficio stampa Conai –

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Carabinieri e tutela dell’ambiente, conferito master al Generale Rispoli

VITERBO (ITALPRESS) – Presso l’Aula Magna del Rettorato dell’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo si è svolta la cerimonia di conferimento del master honoris causa in “Governance delle Zone Montane Italiane” al Generale di Corpo d’Armata Andrea Rispoli, Comandante del Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri (CUFA). Tra le motivazioni citate durante il corso della cerimonia, “Il conferimento del master honoris causa al Generale C.A. Rispoli è il risultato di un riconoscimento profondo e meritato per il suo impegno nel campo della protezione ambientale e la gestione sostenibile delle risorse del nostro Paese e rappresenta un importante segnale di speranza e di guida per tutti coloro che lavorano per preservare e proteggere il nostro prezioso patrimonio naturale”.
Tale riconoscimento, si legge in una nota, rappresenta l’importanza di un sodalizio tra l’Arma dei Carabinieri e il mondo accademico, in particolare con l’Università degli Studi della Tuscia, attraverso un reciproco scambio: da un lato la formazione scientifica e tecnica del personale destinato al ruolo forestale che opera sia nel Comando Tutela Forestale e dei Parchi sia nel Comando Tutela Biodiversità; dall’altro il Corso di Laurea in Scienze della Montagna che si avvale della profonda competenza degli ufficiali del CUFA in veste di docenti, incaricati dell’insegnamento di alcune discipline previste dal percorso formativo curriculare.
Numerose sono, poi, le attività congiunte come la ricerca su programmi di reciproco interesse, ad esempio gli studi sull’erosione del suolo in foresta o la gestione di aree verdi in ambito urbano, l’organizzazione di numerosi convegni e seminari, le attività esercitative a favore degli studenti della Tuscia presso le riserve e le altre aree gestite dal CUFA.
Nella lectio magistralis il Generale C.A. Rispoli ha evidenziato che “la Foresta è elemento di sostenibilità a tutela degli ecosistemi, del clima, della biodiversità, indispensabile per contrastare il dissesto idrogeologico. E’ necessaria una gestione adattativa e oculata delle foreste, per valorizzarle e arricchirle, infrenando lo spopolamento delle aree montane.
Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari Carabinieri
Le competenze e le attività dei Carabinieri forestali possono e potranno contribuire a rendere le foreste e le aree montane sempre più strumento di benessere e sviluppo della collettività”.
Il Generale C.A. Rispoli, prima di assumere il Comando di questa nuova, ma importante Unità dei Carabinieri, che ha raccolto l’eredità del glorioso Corpo Forestale dello Stato, ha ricoperto numerosi incarichi di comando nel territorio nazionale, tra i quali il Comando Interregionale Carabinieri “Ogaden” a Napoli, la Legione CC Calabria, la Legione CC Lazio, il Comando CC presso il Ministero Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, nonchè incarichi di stato maggiore sia presso il Comando Generale dell’Arma che presso lo Stato Maggiore della Difesa.
“L’ampia esperienza così acquisita – conclude la nota – rappresenta la migliore garanzia per un’efficace direzione del Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari Carabinieri il cui ruolo si sta rivelando sempre più importante per l’intero Paese, soprattutto in un frangente come quello attuale in cui i cambiamenti climatici sono causa di significative alterazioni ambientali che mettono a serio rischio vaste aree del territorio nazionale. Controllo ma soprattutto prevenzione, anche attraverso la divulgazione di una cultura della legalità ambientale, che contribuiscono pienamente alla tutela della vita”.

– foto ufficio stampa Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari Carabinieri –
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Biometano dai rifiuti organici, un nuovo impianto a Montespertoli

MONTESPERTOLI (FIRENZE) (ITALPRESS) – Nel cuore verde della Toscana, Alia Multiutility inaugura a Montespertoli il nuovo Polo impiantistico di Casa Sartori, realtà destinata a diventare un’eccellenza nazionale nel sistema dell’economia circolare. Con un investimento complessivo di 75 milioni di euro, l’impianto segna un importante passo avanti verso la produzione di energia green grazie alla gestione sostenibile dei rifiuti. A soli due anni dall’apertura del cantiere, Alia festeggia la conclusione dei lavori che, in tempi record, hanno portato alla realizzazione di quattro digestori anaerobici per il trattamento dei rifiuti organici e la produzione di biogas, combustibile che viene poi trasformato in biometano, una fonte totalmente rinnovabile, flessibile, efficiente ed esempio perfetto di economia circolare. Fra i principali interventi realizzati all’interno del sito da Alia Multiutility, anche il revamping e il potenziamento della sezione compostaggio, già attiva a Montespertoli, e la riqualificazione complessiva dell’intera area grazie a un progetto architettonico ad alta sostenibilità che si sposa in pieno con il suggestivo paesaggio del Chianti fiorentino.
Conclusa l’attuale fase di marcia industriale a regime e il successivo collaudo prestazionale, l’impianto potrà trattare fino a 160.000 tonnellate di rifiuti all’anno da raccolte differenziate (145.000 di rifiuti organici e 15.000 di verde), producendo circa 12 milioni di metri cubi di biometano e 35.000 tonnellate di compost. Numeri che permetteranno al polo di Montespertoli di entrare fra i primi cinque in Italia nel trattamento integrato anaerobico-aerobico dei rifiuti organici e di essere considerato come il più importante del suo genere nel Centro Italia. Il territorio della Toscana centrale entra così in una nuova fase: quella dell’autosufficienza nella gestione dei rifiuti organici, con un ruolo da assoluta protagonista nella produzione di energia pulita grazie al biometano e al compost. Questi elementi permetteranno di chiudere la catena dell’economia circolare, un percorso da tempo suggerito dall’Unione Europea e da altri importanti enti ambientali mondiali in ambito di sviluppo sostenibile. In particolare, il biometano rappresenta un importante contributo per ridurre la dipendenza dalle importazioni e per consentire il passaggio da un’economia basata sui carburanti fossili ad una più pulita e sostenibile. Da sottolineare che, durante i lavori di revamping, l’impianto ha continuato a garantire la propria attività consentendo, nonostante la presenza del cantiere, conferimenti per oltre l’80% dei rifiuti organici, limitandone in tal modo l’invio fuori regione.
“L’inaugurazione di questo impianto segna un momento di svolta nella nostra visione industriale. Trasformare i rifiuti in biogas, e quindi in energia green, non è solo una sfida tecnologica, ma un’imperativa necessità ambientale”, commenta Lorenzo Perra, presidente di Alia Multiutility. “Questo impianto, il più grande dell’Italia centrale e fra i primi di tutto il Paese, è un simbolo tangibile del nostro impegno per un futuro sostenibile. Sappiamo bene che, per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni, è necessario aumentare la produzione di energia rinnovabile in tutta Europa. In questo senso, oltre al solare e all’eolico, anche il biometano può svolgere un ruolo importante nel processo di decarbonizzazione. Tutto questo lo facciamo nel cuore verde della Toscana con un progetto non solo al top dal punto di vista tecnologico, ma anche di alto livello architettonico, curato nei minimi dettagli, che armonizza in modo suggestivo il Polo di Casa Sartori nel paesaggio del Chianti fiorentino. Ecco perchè il nuovo impianto di Montespertoli è per noi grande motivo di orgoglio e indicazione concreta della strada che Alia Multiutility intende percorrere”.
“Oggi si avvia l’esercizio di un impianto che, all’interno della visione del nostro piano industriale, riveste un valore strategico per l’autosufficienza della Toscana e per la chiusura del ciclo dei rifiuti”, aggiunge Alberto Irace, amministratore delegato di Alia Multiutility. “Il Polo di Montespertoli – aggiunge – rappresenta una risposta concreta alla storica carenza di impianti per gestire la frazione organica dei rifiuti urbani, che in Toscana rappresenta oltre il 40% della raccolta differenziata. Senza considerare che il biometano è una preziosa risorsa energetica rinnovabile, che svolge un ruolo chiave nella decarbonizzazione dei settori energetici e dei trasporti, riducendo in modo netto le emissioni di anidride carbonica”.
-foto ufficio stampa Alia Multiutility –
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Da bioplastiche compostabili vantaggi per ambiente e risorsa agricoltura

ROMA (ITALPRESS) – L’uso delle bioplastiche compostabili in agricoltura permette di realizzare processi produttivi molto più sostenibili, rispettosi dell’ambiente e rappresentano la migliore alternativa alla plastica tradizionale, derivante dai combustibili fossili, di cui una quota non trascurabile e a lungo contaminante permane nel terreno, sotto forma di micro e nanoplastiche, con effetti negativi sulla salute umana se ingerite attraverso il cibo. Anche la FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, ne raccomanda la sostituzione con materiali biodegradabili a base biologica, progettati specificatamente per degradarsi ed essere incorporati nel terreno dopo il raccolto.
Le bioplastiche compostabili sono materiali efficienti e tecnologicamente maturi. Il loro utilizzo presente e futuro permette di migliorare l’equilibrio tra i benefici ambientali e la necessità di affrontare con coscienza il fenomeno dell’inquinamento da plastiche, promuovendo al contempo la giusta transizione dal modello di economia lineare a quello circolare ‘zero wastè con grandi vantaggi per le pratiche agricole e le economie rurali, rendendo le colture sicure.
Questo il focus del convegno “Bioplastiche compostabili: una risorsa per l’agricoltura, un vantaggio per l’ambiente” – promosso da Fondazione UniVerde in collaborazione con Re.N.Is.A. – Rete Nazionale Istituti Agrari e con la main partnership di Biorepack, il consorzio nazionale per il riciclo organico degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile – che si è svolto oggi alla Sala dei Consigli Superiori – Parlamentino Cavour presso il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste e trasmesso in diretta streaming su Radio Radicale. Media partners: Askanews, Italpress, TeleAmbiente.
L’evento è stato aperto dal saluto di benvenuto di Marco Lupo (Capo Dipartimento della sovranità alimentare e dell’ippica, Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste) che si è complimentato con gli organizzatori del convegno, “una giornata volta a informare e formare studentesse e studenti degli Istituti Agrari a cui teniamo molto. Le bioplastiche compostabili sono un chiaro esempio di come attraverso l’innovazione tecnologica si possano conciliare le esigenze delle imprese e la tutela ambientale generando un circuito virtuoso”, ricordando che già in qualità di Direttore del Ministero dell’Ambiente ha collaborato alla stesura del protocollo d’intesa per la promozione della filiera della chimica verde italiana, “l’industria chimica ha dimostrato lungimiranza nell’investire e nel credere in questo settore di cui oggi il nostro Paese è leader”.
I lavori sono stati introdotti dalle relazioni di: Francesco Paolo La Mantia (Professore emerito in Tecnologia dei Polimeri presso l’Università degli Studi di Palermo e Coordinatore dell’unità di ricerca presso il Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali – INSTM) che ha evidenziato: “Le bioplastiche compostabili sono polimeri che si biodegradano dando luogo, oltre che a CO2 ed acqua, anche ad un emendante del terreno noto col nome di compost. Questi polimeri risolvono il problema del fine vita dei manufatti in materie plastiche ed essendo provenienti da fonti naturali non sono dannose per l’ambiente in quanto non rilasciano gas serra antropogenici come le plastiche provenienti dal petrolio. Per queste loro caratteristiche sono particolarmente utili in agricoltura in particolare come film per la pacciamatura, sono manufatti con vita breve e, alla fine del loro uso, forniscono carbonio al terreno”.
Domenico Ronga (Professore associato in Agronomia e Coltivazioni Erbacee presso il DIFARMA dell’Università degli Studi di Salerno) ha illustrato: “Razionalizzare l’uso dei materiali plastici in agricoltura e annullare la produzione del rifiuto, sono alcuni degli obiettivi che perseguiamo con il mio gruppo di ricerca, presso i laboratori e i campi sperimentali dei Corsi di Agraria del DIFARMA dell’Università degli Studi di Salerno. In modo particolare da diversi anni lavoriamo sull’impiego di teli pacciamanti biodegradabili in suolo nei diversi sistemi di coltivazione, sia integrato che biologico, come anche sulla valorizzazione dei fertilizzanti organici. In una prova, condotta per tre anni e in diverse località, su pomodoro da industria, coltivato con metodo biologico, si sono confrontati teli pacciamanti con diverse percentuali di materiale ottenuto da matrici rinnovabile GM free e biodegradabili in suolo in conformità con lo standard europeo EN 17033. Alla fine del triennio abbiamo registrato una maggiore resa commerciale, + 20 tonnellate ad ettaro di bacche mature, che ha influito direttamente sulla produzione lorda vendibile del pomodoro, risultando superiore di alcune migliaia di euro in quasi tutti i campi prova, con una differenza media del triennio di circa 3.000 euro ad ettaro a favore dei pomodori coltivati con l’impiego dei teli pacciamanti biodegradabili in suolo. Inoltre, i volumi irrigui apportati nei campi prova, grazie all’impiego dei teli pacciamanti biodegradabili in suolo ha consentito un risparmio idrico pari al 7% come media di tutte le località e annate. I risultati di queste prove dimostrano che l’utilizzo della pacciamatura biodegradabile in suolo nella coltivazione del pomodoro da industria in biologico, rappresenta un valido mezzo tecnico per gestire alcune problematiche anche legate ai cambiamenti climatici, come il controllo delle infestanti e del fabbisogno irriguo, oltre a consentire un aumento della produzione lorda vendibile. Altre prove sono in corso, sempre con l’obiettivo di migliorare la sostenibilità delle produzioni agricole”.
Hanno fatto seguito gli interventi: Alfonso Pecoraro Scanio (Presidente della Fondazione UniVerde): “La difesa degli ecosistemi dall’inquinamento da plastiche è da anni una priorità planetaria. La dispersione in particolare di microplastiche nell’ambiente, con la presenza anche nel corpo umano dimostrata scientificamente da recenti studi, rende indispensabile ogni azione utile a ridurne l’uso e soprattutto l’inquinamento che producono. Le bioplastiche di origine vegetale sono da anni un’innovazione tecnologica riconosciuta come eccellenza italiana. Devono anch’esse essere raccolte in modo differenziato per entrare appieno in un circuito di economia circolare. Occorre favorire in molti campi, e in special modo dove resiste la necessità del monouso, la transizione verso materiali di origine biologica, più rispettosi della natura. E’ una questione di buon senso e di rispetto per la salute e l’ambiente, che mette al centro dell’attenzione la necessità di affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile in agricoltura. Per promuovere un sistema agroindustriale pienamente sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale occorre fare sistema tra Istituzioni, aziende, filiere, associazioni e rappresentanze a vantaggio della protezione dell’ambiente, delle colture e della qualità dei prodotti agricoli”.
Gianfrancesco D’Andrea (Dirigente scolastico dell’Istituto Omnicompresivo ‘Alvitò – FR e Vicepresidente Re.N.Is.A. – Lazio) ha portato i saluti di Patrizia Marini (Presidente nazionale Re.N.Is.A.) e ha sottolineato: “La lotta alle plastiche e l’obiettivo di una agricoltura che sia davvero sostenibile sono due priorità imprescindibili per la Rete Nazionale degli Istituti Agrari: dobbiamo puntare su nuove generazioni di professionisti dell’ambiente a trecentosessanta gradi, che siano consapevoli e attenti, che abbiano la giusta visione del futuro coniugando sostenibilità e innovazione. Il mondo della scuola, in particolar modo il settore degli Istituti tecnici e professionali agrari, vive già da tempo il senso di questa grande sfida all’interno delle proprie aziende agrarie, in sinergia con il mondo scientifico e imprenditoriale, in ogni regione d’Italia”.
La filiera italiana delle bioplastiche compostabili sostiene l’innovazione e la transizione del settore primario verso l’utilizzo di materiali a base biologica che permettono di realizzare pratiche circolari a vantaggiano dei terreni agricoli poichè forniscono nutrienti e minerali ai suoli quando vengono naturalmente compostati. Senza dimenticare le opzioni offerte da preziose materie prime (tra cui, residui della frazione organica, sottoprodotti agroalimentari e recupero della biomassa agricola) cui dare degna valorizzazione.
Carmine Pagnozzi (Direttore Generale Consorzio Biorepack): “Nelle nostre case abbiamo una vera e propria miniera di preziose risorse da reimmettere nella nostra economia invece di sprecarle destinandole a termovalorizzazione o discarica. La frazione organica dei rifiuti (Forsu) e gli imballaggi compostabili non fanno eccezione: tale componente rappresenta quasi il 40% del totale dei rifiuti prodotti. Gestirla correttamente significa quindi ottimizzare l’intero ciclo dei rifiuti e disporre di grandi quantità di compost con il quale riportare fertilità ai terreni agricoli. L’Italia, dotandosi per prima a livello europeo di un consorzio destinato a gestire il fine vita delle bioplastiche compostabili, ha mostrato particolare lungimiranza: esse da un lato facilitano la raccolta della Forsu, stimolando le buone pratiche di raccolta da parte dei cittadini. Dall’altra, aumentano la quantità di materiali compostabili e quindi il compost prodotto”.
Con il coordinamento di Valerio Rossi Albertini (Fisico, divulgatore scientifico e primo ricercatore CNR), sono inoltre intervenuti: Patty L’Abbate (Vicepresidente Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici, Camera dei Deputati): “L’utilizzo delle bioplastiche nella nostra economia porta a risolvere una serie di problemi e a raggiungere obiettivi richiesti a livello europeo, come la raccolta differenziata dell’umido obbligatoria dal 2022, che deve essere di qualità. Va dunque eliminata la percentuale di plastica e questo può essere ottenuto considerando imballi e materiale monouso in bioplastica, anche contrastando la vendita di prodotti contraffatti privi delle caratteristiche di biodegradabilità richieste dalle norme di settore. Un rifiuto organico di qualità crea un compost di qualità adatto a migliorare la fertilità del suolo. Le bioplastiche sono ottenute da materia prima vegetale e non comportano l’utilizzo di petrolio e gas naturale utilizzati per la produzione della normale plastica: decarbonizziamo ed evitiamo di aumentare la quantità di rifiuti di plastica con grande pericolo per gli ecosistemi. Cambiare abitudini è necessario, virare verso prodotti e materie prime a basso impatto ambientale come le bioplastiche è un passo importante per la transizione verso un modello economico circolare, il raggiungimento degli obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 e la neutralità climatica al 2050 sottoscritta nella strategia Green New Deal”.
Alessandro Caramiello (Componente Commissione Agricoltura, Camera dei Deputati): “E’ nostro dovere sostenere con fermezza l’adozione delle bioplastiche compostabili nell’agricoltura quale soluzione chiave per promuovere processi produttivi sostenibili e rispettosi dell’ambiente. Parliamo di una valida alternativa alle tradizionali plastiche derivate dai combustibili fossili, le quali possono persistere per lungo tempo nell’ambiente sotto forma di micro e nanoplastiche, con conseguenze dannose sulla salute umana. Le bioplastiche compostabili, invece, offrono un chiaro vantaggio nella nostra transizione verso un’economia circolare e orientata al zero waste, con l’obiettivo di favorire la salvaguardia dell’ambiente e contribuire a potenziare le pratiche agricole e le economie rurali, garantendo un equilibrio ottimale tra i benefici ambientali e la necessità di ridurre l’inquinamento da plastica. Per questo motivo, anche in qualità di capogruppo M5S in Commissione agricoltura alla Camera dei Deputati, osservo con estrema attenzione l’importanza delle bioplastiche compostabili quale strumento fondamentale per affrontare in modo consapevole la sfida dell’inquinamento da plastica, promuovendo un futuro più sostenibile e prospero per tutti”.
Luca Bianconi (Presidente Assobioplastiche), in un videomessaggio, ha evidenziato che solo il 28% del rifiuto plastico agricolo viene riciclato sottolineando invece gli enormi vantaggi offerti dall’impiego delle bioplastiche in agricoltura, connesse tra loro da uno stretto legame. L’associazione, insieme a FederBio, ha avviato nel 2019 una sperimentazione triennale per l’utilizzo di film biodegradabili per la pacciamatura, ad alta percentuale di rinnovabilità e conformi allo standard europeo, nella coltivazione biologica del pomodoro. La sperimentazione, a cui ha partecipato anche l’Università degli Studi di Salerno, ne ha mostrato l’assoluta efficacia. In particolare, preservano la produttività e migliorano la qualità del raccolto, senza ostacolarne la raccolta meccanizzata: “Tali film biodegradabili sono stati sottoposti a rigorosi test e vengono oggi impiegati su diverse colture orticole, presentando rese superiori rispetto a terreni non pacciamati. Un modello preso ad esempio anche dal Ministero dell’Agricoltura del Cile con cui Assobioplastiche ha firmato un memorandum”.
Debora Fino (Presidente Re Soil Foundation): “I bioprodotti, dei quali le bioplastiche compostabili sono una componente molto importante, costituiscono un ampio e innovativo campo di applicazioni che non rilasciano microplastiche persistenti nell’ambiente e aiutano a restituire carbonio organico al suolo in ottica di bioeconomia circolare, migliorando la salute dei terreni agricoli e degli ecosistemi. Incentivarne l’utilizzo significa dare un contributo importante nello sforzo, tutt’oggi sottovalutato, di curare i suoli agricoli degradati. E’ importante ricordare che il 68% dei terreni agricoli ha perso più del 60% del carbonio organico originariamente presente in essi. Il nostro futuro dipende dalle scelte che facciamo oggi. Investire nei bioprodotti e nelle bioplastiche compostabili rappresenta un significativo contributo verso uno sviluppo che rispetti l’ambiente e le generazioni future”.
Cinzia Coduti (Consulente legale Area Ambiente e Territorio di Coldiretti): “L’impiego delle plastiche compostabili in agricoltura consente di individuare una soluzione efficace e sempre più diffusa tra gli imprenditori agricoli non soltanto come manufatti direttamente utilizzati in campo, ma anche come materiale da impiegare per ottenere un fertilizzante in grado di migliorare l’apporto di sostanza organica nei suoli, arrestando la perdita di biodiversità e gli effetti dei cambiamenti climatici. Occorre garantire una corretta gestione dei rifiuti organici ed una raccolta differenziata di qualità per ottenere un compost tracciabile e idoneo ad assicurare, nel percorso della transizione ecologica, benefici ambientali effettivi a sostegno dell’attività degli imprenditori agricoli nella costruzione di filiere alimentari sane e sostenibili, nel rispetto dei principi dell’economia circolare e della bioeconomia”.Maurizio Desantis (Collaboratore del Consorzio Italiano Compostatori – CIC): “La raccolta differenziata dei rifiuti urbani in Italia ha raggiunto quantità considerevoli di oltre 19 milioni di tonnellate, di cui oltre il 38% è costituito da frazione umida e verde. Questa grande quantità di rifiuti organici può essere trattata attraverso un processo di compostaggio che ne permette la trasformazione in compost con il suo successivo utilizzo in agricoltura anche biologica. Il compost, però, prima del suo utilizzo, deve rispondere ad alcuni criteri definiti dalla normativa vigente che ne permetta la fine della qualifica di rifiuto diventando fertilizzante. Affinchè ciò possa avvenire è necessario che il materiale di partenza sia ‘pulitò soprattutto da plastiche ed altri materiali non compostabili. L’utilizzo di plastiche biodegradabili e manufatti compostabili risulta, pertanto, indispensabile per il raggiungimento di obiettivi di riutilizzo del prodotto come previsto dagli obiettivi fissati dall’Unione Europea nell’ambito del pacchetto dell’Economia Circolare”.
La plastica convenzionale contamina la terra che usiamo per coltivare il cibo. Le bioplastiche compostabili, realizzate con materie prime rinnovabili, sono un’alternativa ecologica e innovativa che permette la gestione circolare dei terreni e supporta le attività agricole.
Il convegno, che ha visto la presenza di studentesse e studenti di diversi Istituti d’Istruzione Superiore della Regione Lazio vocati alla formazione di nuovi professionisti del settore primario – Istituto Tecnico Agrario Emilio Sereni e IIS Domizia Lucilla di Roma e l’Istituto Tecnico Agrario di Alvito, in provincia di Frosinone – è stato una interessante occasione di confronto tra la filiera delle bioplastiche compostabili e il settore agricolo.
Alla luce dell’importanza che le bioplastiche rivestono nel fungere da tramite verso l’urgente progressivo abbandono della plastica tradizionale, il dibattito si è anche posto l’obiettivo di superare la generale disinformazione e impreparazione sul perchè è importante effettuare una corretta raccolta differenziata dei rifiuti organici e sul perchè insieme a loro vanno conferiti anche gli imballaggi in bioplastica compostabile certificati, per far sì che una preziosa risorsa non venga considerata uno scarto ma valorizzata in agricoltura per i tanti vantaggi che ne deriverebbero per l’ambiente, secondo i più sani principi dell’economia circolare.
-foto ufficio stampa Fondazione Univerde-
(ITALPRESS).

“Obiettivo Terra” 2024, vince Brigida Viggiano

ROMA (ITALPRESS) – E’ Brigida Viggiano la vincitrice della 15a edizione di “Obiettivo Terra” 2024, il concorso fotografico nazionale dedicato alla difesa e alla valorizzazione del patrimonio ambientale, del paesaggio, dei borghi, delle peculiarità e delle tradizioni enogastronomiche, agricole, artigianali, storico-culturali e sociali delle Aree protette d’Italia, promosso dalla Fondazione UniVerde e dalla Società Geografica Italiana, con la main partnership di Haiki+, subholding di Innovatec S.p.A., quotata all’Euronext Growth Milan, Gruppo che da oltre 60 anni è leader nel settore della clean technology, e Bluarancio quale digital partner, per celebrare la 55esima Giornata Mondiale della Madre Terra che si festeggia oggi in tutto il mondo. La foto vincitrice del Primo premio “Mother Earth Day” ritrae l’istantanea di una violenta tempesta, emblema dei sempre più frequenti eventi estremi causati dalla crisi climatica, immortalata sul litorale della Riserva naturale orientata Bosco Pantano di Policoro (Basilicata).
Alla vincitrice è stato consegnato il primo premio di 1.000 (euro mille), è stata donata dai soggetti promotori la targa ricordo e, al fortunato scatto, sarà dedicata la copertina del volume “Obiettivo Terra 2024: l’Italia amata dagli italiani”, oltre all’onore di veder la foto vincitrice esposta al pubblico in gigantografia, fino al 5 maggio, sulla facciata di Palazzo Valentini, sede della Città metropolitana di Roma Capitale, insieme alla foto vincitrice della Menzione speciale “Obiettivo Mare”, scattata da Chiara Scrigner, che ritrae un uovo di seppia (Sepia officinalis) nelle acque della Riserva naturale delle Falesie di Duino (Friuli-Venezia Giulia).
Le foto vincitrici del contest, com’è consuetudine, saranno associate ai mesi del calendario 2025 e saranno riportate nella pubblicazione che verrà dedicata alla 15a edizione di “Obiettivo Terra”.
La cerimonia di premiazione, trasmessa in diretta streaming da Palazzo Valentini è stata aperta dal saluto di benvenuto di Sabrina Alfonsi (Assessora all’Agricoltura, ambiente e ciclo dei rifiuti di Roma Capitale) che ha evidenziato: “Un concorso che giunge alla 15esima edizione significa che ha colto nel segno. Obiettivo Terra valorizza le nostre bellezze naturali e, allo stesso tempo, aiuta a migliorare la percezione di queste bellezze, ad entrare in sintonia con l’ambiente con l’atteggiamento giusto, in un rapporto one health. L’essere umano deve fare un passo indietro e la natura un passo avanti”.
Hanno fatto seguito gli interventi dei rappresentanti dei soggetti promotori: Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Fondazione UniVerde: “In 15 anni il concorso Obiettivo Terra ha unito a raccolta migliaia di amanti della natura che con le loro foto hanno collaborato a diffondere conoscenza e rispetto di quello scrigno di biodiversità che sono le Aree protette. Dobbiamo guardare a un’Italia più ecologica e digitale e, per puntare concretamente verso tale obiettivo, l’innovazione tecnologica deve essere considerata con tutte le sue potenzialità, anche e soprattutto in tema di monitoraggio ambientale. La difesa delle nostre Aree protette è più che mai fondamentale: fattori critici come deforestazione, cementificazione, inquinamento e urbanizzazione hanno portato non solo alla frammentazione degli habitat ma anche alla perdita di importanti livelli di biodiversità. Abbiamo il dovere di preservare le bellezze del nostro Belpaese, e il concorso Obiettivo Terra ce lo ricorda ogni anno attraverso la carrellata di meravigliose istantanee da ogni angolo della penisola. A due anni dalla modifica degli articoli 9 e 41 della Costituzione, che hanno introdotto la tutela dell’ambiente, degli ecosistemi, della biodiversità e degli animali tra i principi fondamentali della nostra Costituzione, servono leggi e ogni iniziativa utile che rafforzi la tutela dei nostri patrimoni naturali oltre all’esigenza di adeguare il PNRR al nuovo dettato costituzionale con i valori della transizione EcoDigital che va accelerata”.
Massimiliano Tabusi (Vicepresidente della Società Geografica Italiana): “L’epoca che viviamo è immersa nelle immagini come mai nessun’altra prima. La quantità di stimoli che ogni persona riceve ogni giorno, sotto forma di rappresentazioni, è probabilmente pari a quella di un anno intero per qualche generazione fa. Anche per questo è sempre più importante la qualità delle immagini, non solo dal punto di vista estetico e tecnico, ma anche e soprattutto per quello che riguarda il contesto in cui l’immagine si situa. Ogni fotografia ‘contienè un territorio, un’idea di luogo, uno o più viaggi, molte dimensioni del paesaggio (evocando non solo quello che si vede, ma anche suoni, odori, sensazioni), e lo sa bene chi si occupa di geografia: da sempre geografe e geografi usano le immagini per trasmettere ‘idee di luogò. Tradizione nella tradizione, Obiettivo Terra contribuisce in modo speciale a questa ‘missione geograficà, focalizzando gli obiettivi (è il caso di dire) sulle Aree protette del Paese. Una missione importante e sempre più necessaria per supportare la consapevolezza per la qualità, dei luoghi e delle rappresentazioni”.
Camilla Colucci (Vicepresidente Innovatec Group, in rappresentanza di Haiki+): “Il nostro Gruppo, con Haiki+, sostiene orgogliosamente l’iniziativa di Obiettivo Terra che celebra non solo la bellezza dei nostri luoghi naturali, ma solleva anche importanti questioni ambientali. Queste fotografie sono testimonianze tangibili delle conseguenze dei nostri atti sull’ecosistema e ci ricordano di compiere azioni concrete e responsabili per contribuire alla creazione di un futuro davvero sostenibile per le prossime generazioni. La fotografia, con la sua capacità di catturare istanti e narrazioni visive specifiche, si rivela un mezzo potente per sensibilizzare e muovere le coscienze verso la salvaguardia del nostro Pianeta. Ogni scatto non è solo una rappresentazione visiva, ma porta con sè un messaggio profondo, una storia da raccontare sullo stato attuale del nostro ambiente e sulle sfide che dobbiamo affrontare”.
Proprio in collaborazione con Haiki+, Main partner del concorso, è stata attribuita anche la Menzione speciale “Parchi dall’alto”. A vincerla, la foto scattata da Tiago Marques che ritrae i magnifici giochi di luci e colori nelle vasche della Riserva naturale Saline di Trapani e Paceco (Sicilia).
Sono intervenuti: Gilberto Pichetto Fratin (Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica), in un messaggio video, si è complimentato con i promotori del concorso “Obiettivo Terra” sottolineando: “La Giornata della Terra ci aiuta a ricordare il legame tra i nostri territori, i paesaggi e i popoli con la natura. Questo contest fotografico offre l’opportunità di lasciare una traccia per il futuro, raccontando la storia delle nostre città in cambiamento e il modo in cui ci stiamo adattando al cambiamento climatico”.
Andrea Abodi (Ministro per lo Sport e i Giovani): “Ogni occasione è buona per perseguire l’obiettivo e ogni giorno diventa speciale quando l’obiettivo è in pericolo. Questo credo sia il senso di Obiettivo Terra nell’ambito della Giornata Mondiale ad essa dedicata. Ci ritroviamo, insieme, in una giornata ricca di contenuti e di contributi, per sottolineare l’esigenza di perseguire con maggiore sintonia e armonia l’obiettivo di contribuire al miglioramento della qualità della vita delle persone, di noi tutti, e dell’ambiente che ci ospita. Questo il richiamo affascinante e responsabilizzante delle categorie di questo premio che, con grande merito degli organizzatori, rende la fotografia l’effetto fermo e stabile, anche nella mente, di ciò che l’occhio umano osserva e, troppo spesso, sembra dimenticare. L’Italia è un inestimabile patrimonio di patrimoni che dobbiamo preservare e valorizzare, ogni giorno, ben oltre questo”.
Sono inoltre intervenuti: Alessandra Priante (Presidente ENIT); Amm. I.C. (CP) Nicola Carlone (Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera); Gen. C.A. Andrea Rispoli (Comandante delle Unità forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri); Rosalba Giugni (Presidente di Marevivo); Simona Roveda (Co-fondatrice e direttrice editoriale di LifeGate); Stefano Maiandi (Presidente di FIABA onlus).
Alla cerimonia di premiazione sono inoltre intervenuti, in presenza e in collegamento, rappresentanti delle Istituzioni, delle associazioni ambientaliste e dei partners del concorso, componenti della Giuria di esperti, autori e autrici delle foto vincitrici, nonchè dirigenti delle Aree protette immortalate, tra cui: Donatella Bianchi (Presidente del Parco nazionale e Area marina protetta delle Cinque Terre); Giuseppe Bonanno (Direttore Forest Stewardship Council – FSC Italia); Luciano Buonfiglio (Presidente federale, Federazione Italiana Canoa e Kayak); Tristano Dello Ioio (Presidente del Parco regionale dei Monti Lattari); Pietro Fattori (Responsabile comunicazione della Fondazione FS Italiane); Umberto Forte (Direttore dell’Associazione ‘I Borghi più belli d’Italià); Igor Gabrovec (Sindaco del Comune di Duino – Aurisina, Ente gestore della Riserva naturale delle Falesie di Duino); Piermario Giordano (Presidente del Parco naturale Alpi Marittime); Alfonso Grillo (Commissario straordinario del Parco naturale delle Serre); Giovanni Laudani (Direttore Parco dell’Etna); Marianna Morabito (Consigliere nazionale SIGEA, Società Italiana di Geologia Ambientale – APS); Letizia Palmisano (Giornalista ambientale, social media e influencer strategist); Antonina Silvana Piacentino (Direttrice della Riserva naturale Saline di Trapani e Paceco); Dina Ravera (Presidente Destination Italia); Saul Ripamonti (Co-fondatore network Pixcube.it); Giuseppe Roma (Vicepresidente Touring Club Italiano); Edoardo Sassi (Giornalista del Corriere della Sera); Andrea Spaterna (Presidente del Parco nazionale dei Monti Sibillini); Francesco Sturlese (Sindaco del Comune di Porto Venere); Daniele Taffon (Responsabile ambiente e multifunzionalità, Fondazione Campagna Amica); Ennio Vigne (Presidente del Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi); Andrea Zagato (CEO di InflueXpert).
L’evento è stato moderato da Gianni Todini (Direttore di Askanews).
Oltre ai premi ai partecipanti, è stato attribuito il Premio “Parco Inclusivo” 2024, in collaborazione con FIABA Onlus e Federparchi, all’Area marina protetta e riserva naturale dello Stato di Torre Guaceto (Puglia). L’Ente si è distinto per il suo impegno ad attuare il principio solidale di “mettere la persona al centro” senza discriminarne la condizione: “La bellezza delle Aree marine e il totale utilizzo da parte delle persone tutte, ad oggi ancora è un miraggio – si legge nella motivazione del Premio – Le stesse sono precluse da barriere superabili e la spiaggia di Punta Penna Grossa ne è un esempio”. Il riconoscimento, che premia le iniziative a favore dell’accessibilità e della fruibilità per le persone con disabilità e a ridotta mobilità, è stato consegnato da Stefano Maiandi (Presidente di FIABA onlus) a Rocky Malatesta (Presidente dell’Area premiata e Vicepresidente di Federparchi).
Sono inoltre state attribuite 11 tra menzioni e menzioni speciali, la cui decretazione è stata affidata direttamente ai partners di ogni categoria, e due premi extra concorso.
-foto ufficio stampa Fondazione Univerde-
(ITALPRESS).