ROMA (ITALPRESS) – Nessuno è al sicuro dalla crisi climatica e il mondo non può più perdere tempo. Oggi si sono inaugurati a Milano gli incontri della Youth COP (“Youth4Climate: Driving Ambition”) che vede coinvolti giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, provenienti da 197 Paesi, per sviluppare proposte concrete che saranno presentate ai ministri partecipanti alle conferenze della Pre-COP e della COP 26 di Glasgow. Il WWF pubblica “L’Agenda Clima” nell’ambito della campagna GenerAzione Clima e nella stazione di Milano centrale – sull’iconico jumbo led in Galleria dei Mosaici – accende il primo Climate Wall: un maxi schermo grazie al quale giovani e meno giovani si possono unire, virtualmente ma anche fisicamente -grazie al loro selfie- alla Youth4Climate. Un unico obiettivo: vincere la gara contro la crisi climatica.
Proprio come in una gara sportiva, infatti, il WWF chiede ai Governi di andare dritti al risultato: limitare il riscaldamento globale. Tutte le perdite di tempo, dal fare investimenti ancora nei fossili al puntare su tecnologie che sono una promessa mai mantenuta da decenni sono semplicemente un modo per farci perdere tutti.
Nella sfida contro il cambiamento climatico, l’associazione del Panda ha coinvolto anche tanti atleti olimpici e campioni dello sport, che hanno scelto di diventare protagonisti del Climate Wall per dire ai Governi che nello sport, come nella crisi climatica, chi perde tempo è perduto.
Dalle ondate di calore alla siccità, dagli incendi in Siberia, Canada, California e Mediterraneo, alle alluvioni in Europa centrale e in Cina, il 2021 è stato un anno drammatico dal punto di vista degli impatti estremi del clima. Anche in Italia gli ultimi anni sono stati caratterizzati da incrementi di temperatura sempre più elevati e i diversi modelli climatici sono concordi nel valutare un aumento fino a 2°C nel periodo 2021-2050 (rispetto a 1981-2010), con variazioni maggiori in zona alpina e stagione estiva, che potrebbero raggiungere i 5°C a fine secolo.
“Nonostante gli scienziati ci dicano continuamente – e senza mezzi termini – che gli esseri umani hanno provocato il riscaldamento globale del pianeta, causando cambiamenti ‘diffusi e rapidì a oceani, ghiacciai e alla superficie emersa della Terra, e l’aumentare dei disastri climatici ce lo confermi ogni giorno, il dibattito pubblico sembra non riflettere questo senso di urgenza – afferma Alessandra Prampolini, direttore generale del WWF Italia -. Rischiamo di vivere in un futuro di povertà e difficoltà sociale, per questo abbiamo scelto di richiamare all’attenzione sulla crisi climatica mobilitando, attraverso il Climate Wall, le persone che pur non potendo prendere direttamente delle decisioni vogliono e possono far sentire la loro voce. I leader devono trovare un accordo per ridurre fortissimamente, ed entro breve tempo azzerare, le emissioni di gas climalteranti, a cominciare dalla CO2 e dal metano e puntare sul tandem energie rinnovabili ed efficienza energetica. E’ anche indispensabile che venga riconosciuto il ruolo critico della natura come aiuto fondamentale per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico”.
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Wwf “Contro la crisi climatica il mondo deve correre”
Greta “Vogliamo giustizia climatica, i leader non ci ascoltano”
MILANO (ITALPRESS) – “Noi vogliamo un futuro sicuro e una giustizia climatica. Vogliamo una giustizia climatica e la vogliamo ora”. Così Greta Thunberg nel corso dell’apertura al Mico di Milano della Youth4Climate, la conferenza dei giovani sul clima organizzata dal governo italiano come evento introduttivo alla Pre-Cop26 che vede quattrocento giovani discutere della crisi climatica. “I nostri leader difettano d’azione ma intenzionale e questo è un tradimento di tutte le generazioni presenti e future. Non possono asserire che ci stanno provando perchè è chiaro che non lo fanno. Fanno finta che ascoltano noi giovani ma non è vero – ha proseguito – è chiaro che non ci stanno ascoltando e non ci hanno mai ascoltato. La crisi climatica è sintomo di una crisi di più ampio respiro, la crisi della sostenibilità, la crisi sociale, la crisi della diseguaglianza. Una crisi basata sull’idea che alcune persone valgono più di altre e hanno derubato altri della loro terra e delle loro risorse. Al momento stiamo ancora andando velocemente nella direzione sbagliata, nel 2021 ci sarà probabilmente l’innalzamento più alto di tutti i tempi”.
“Le emissioni continuano ad aumentare – ha avvertito – la scienza non mente, eppure possiamo invertire questa tendenza ma naturalmente serviranno delle riduzioni drastiche ogni anno delle emissioni. Dobbiamo cambiare noi, non possiamo permettere che al potere decidano ciò che è politicamente possibile, non possiamo permettere che decidano cos’è la speranza. La speranza non è qualcosa di passivo, non è un bla bla bla ma vuol dire dire la verità, vuol dire agire e la speranza arriva sempre dalla gente. I leader devono dire che noi lo possiamo fare ma si inizia dalla gente confrontando la realtà della situazione per quanto spiacevole, inizia con l’azione”, ha concluso l’attivista svedese.
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Fiumicino sempre più “green”, zero emissioni Co2 entro il 2030
ROMA (ITALPRESS) – Oltre 54 miliardi di euro di ricchezza generata; riduzione del 50% del consumo energetico per passeggero in 10 anni; recupero del 98% dei rifiuti prodotti in aeroporto;
azzeramento delle emissioni di CO2 al più tardi nel 2030; occupazione diretta, indiretta e indotta per 390.000 persone di cui 130.000 nel Lazio; Fiumicino primo aeroporto in Europa ad ottenere la massima certificazione ACA 4+ in materia di abbattimento di emissioni di gas serra, e primo aeroporto al mondo a collocare un Sustainability-Linked Bond che consolida con la massima credibilità gli impegni assunti sul fronte della sostenibilità ed in particolare nella lotta al cambiamento climatico, attraverso un collegamento diretto al costo del debito ed un monitoraggio costante di autorevoli certificatori indipendenti. Queste le principali aree di impegno di Aeroporti di Roma sulla Sostenibilità, che hanno portato il “Leonardo da Vinci” ad essere tra gli scali più “green” al mondo.
I programmi realizzati sono stati illustrati oggi nel corso di un convegno a Fiumicino con rappresentanti del governo, delle Istituzioni e delle Comunità locali nello storico Terminal 5, un tempo dedicato ai voli con gli Stati Uniti, e ora luogo simbolo per la sostenibilità sociale oltre che centro strategico per la sicurezza, prevenzione, accoglienza e solidarietà. Il Terminal 5, infatti, è stato teatro della straordinaria campagna umanitaria che ha permesso al Governo italiano di gestire in totale sicurezza l’accoglienza di circa 5000 persone da Kabul, grazie a una task force coordinata dal ministero della Difesa e composta da rappresentanti del ministero degli Affari Esteri, dell’Interno e della Salute. Essenziale l’apporto di ENAC, della polizia di frontiera e dell’arma dei carabinieri, della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, nonchè il contributo del Dipartimento della Protezione Civile, delle Regioni, della Croce Rossa Italiana e di numerose associazioni onlus.
“La sostenibilità – ha dichiarato l’amministratore delegato di ADR, Marco Troncone – rappresenta un driver centrale di sviluppo della nostra strategia, pienamente integrata nel business del Gruppo. Stiamo rafforzando l’impegno, riconosciuto anche a livello internazionale, per trasformare la mobilità in Italia anticipando le sfide del futuro. In quest’ottica, abbiamo avviato un percorso per l’azzeramento delle emissioni di CO2 entro il 2030, in anticipo di almeno 20 anni rispetto ai target prefissati dal comparto a livello europeo, con un piano principalmente rivolto a fonti rinnovabili e mobilità elettrica. Ora siamo fortemente impegnati per assicurare già nei prossimi mesi carburanti ecosostenibili ai vettori, anche in questo caso in anticipo rispetto ai tempi previsti a livello internazionale. Nei prossimi anni la nostra sfida sarà continuare ad implementare soluzioni innovative, sostenibili e realmente efficaci, catalizzando il contributo delle migliori eccellenze italiane in una logica di sistema, a beneficio del nostro territorio e del Paese”.
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Nel libro di Mazzoncini le scelte per un futuro a zero emissioni
ROMA (ITALPRESS) – Quali scelte energetiche e ambientali possono concretamente indirizzarci verso un futuro a emissioni zero? A illustrare le possibili risposte a questa domanda, Renato Mazzoncini, Professore del Politecnico di Milano e AD di A2A, edito da Egea, nel suo libro “Inversione a E” e si focalizza sul settore dei trasporti per individuare tre livelli di intervento per la decarbonizzazione del comparto: infrastrutture, mezzi e servizi. Arricchito da un saggio a cura di Filippo Santoni de Sio, professore associato di Etica della Tecnologia all’Università di Delft (Olanda), dal titolo “Per un’etica dei trasporti”, il volume analizza gli attuali limiti del settore proponendo tecnologie e scenari che traguardano la possibilità di decarbonizzare trasporti senza impatti rilevanti sul tessuto socio-economico e si rivolge sia al decisore politico, cui spetta creare le condizioni infrastrutturali adeguate perchè tale passaggio possa concretizzarsi, sia al cittadino che con le proprie scelte e i propri comportamenti quotidiani può contribuire fattivamente al raggiungimento degli obiettivi europei di sostenibilità in tema di spostamento sul territorio. Decisioni della politica, scelte individuali e orientamento del business. Secondo Mazzoncini sono questi i tre livelli di azione su cui dovremo concentrare le nostre forze negli anni che ci aspettano.
“La volontà di scrivere questo libro è nata dalla necessità di immaginare un futuro per i nostri figli che non esisterà senza una decisa spinta alla decarbonizzazione, un futuro cui anche il settore della mobilità può e deve contribuire. Ho unito la profonda conoscenza del settore della mobilità e la passione fortissima per i temi della sostenibilità, che mi hanno portato recentemente a guidare A2A, una delle aziende protagoniste della transizione ecologica: elettrificazione dei consumi, sviluppo delle rinnovabili e delle reti, economia circolare e tutela dell’ambiente sono temi collegati alla mobilità sostenibile e obiettivi di business per il nostro Gruppo, cui dedichiamo importanti investimenti” – ha dichiarato Mazzoncini.
“L’accresciuto sforzo di molti Paesi per la lotta contro il cambiamento climatico è evidente. L’Unione europea è impegnata nella transizione green e tramite il Quadro 2030 per l’energia e il clima ha definito le sue intenzioni di ridurre le emissioni di gas serra del 40% rispetto al 1990. La decade che ci aspetta sarà decisiva e dobbiamo concentrare le nostre forze su tre differenti livelli di azione: decisioni della politica, scelte individuali e orientamento del business”.
Secondo Mazzoncini, liberarsi delle fonti fossili renderà il pianeta migliore a favore dell’energia esistente in natura che è sostanzialmente infinita. In più, alla luce di progetti recenti che mostrano come sia possibile dirigersi verso la decarbonizzazione partendo dalla rivoluzione delle fondamenta della mobilità, vale a dire dalle infrastrutture. Hyperloop ad esempio, un tubo depressurizzato che riduce l’attrito e consente di far viaggiare persone e merci ad oltre 1000 km/h, è una prima opzione di come sia possibile spostare una buona fetta del trasporto aereo, difficilmente elettrificabile, verso una soluzione terrestre a levitazione magnetica. O ancora l’elettrificazione delle strade, segmento di sviluppo di grande interesse, come testimoniato da innovative società che stanno già installando le prime strade con ricarica dinamica a induzione magnetica dei veicoli.
L’autore fornisce anche delle possibili soluzioni per rendere più sostenibili i mezzi di trasporto analizzando i probabili sviluppi del settore e la possibilità di rispettare gli obiettivi fissati al 2035 dalla comunità europea per la fine delle vetture a motore termico. Secondo Mazzoncini è poi necessario sviluppare un mercato europeo che sia in grado di produrre, al suo interno, il novanta percento delle vetture vendute nel Vecchio Continente, inclusa la necessaria produzione di batterie. Per disporre nel 2050 di un parco automobilistico mondiale totalmente decarbonizzato, ipotizzando una produzione annua invariata di 80 milioni di veicoli elettrici, serviranno circa 160 Gigafactory (fabbriche di batterie) come quella esistente nel Nevada, che si traducono in circa 30 in Europa e 3 in Italia. Considerando che la Gigafactory del Nevada ha creato 10.000 nuovi posti di lavoro, l’autore stima che la produzione di batterie in Italia possa creare oltre 30.000 nuovi possibilità occupazionali.
Con l’avvento della tecnologia a guida autonoma, inoltre, la manutenzione dell’infrastruttura stradale rivestirà sempre più importanza, poichè i veicoli a guida autonoma richiedono infrastrutture perfettamente segnalate e manutenute, il che apre alla necessità di rivedere nel complesso l’organizzazione e potenziare notevolmente gli investimenti nella manutenzione delle infrastrutture stradali. Le potenzialità occupazionali sono imponenti se si pensa che il totale delle strade italiane asfaltate si aggira intorno agli 800.000 km.
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Cingolani “Nel prossimo decennio al massimo 10% rifiuti in discarica”
GENOVA (ITALPRESS) – “Nel prossimo decennio dobbiamo arrivare al 65% dei rifiuti completamente riciclabili, non più del 10% nelle discariche. Al momento è esattamente il contrario”. Lo ha detto Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica, durante l’intervento alla conferenza di alto livello del forum G20 sulle infrastrutture in corso a Genova. “Serve un’infrastruttura molto ben organizzata per trattare i rifiuti, è una sfida nella sfida, quindi bisogna cambiare completamente il comportamento della gente ma anche l’infrastruttura”, ha aggiunto.
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Arbolia, intesa con Commissario Bonifiche per nuovi boschi urbani
SAN DONATO MILANESE (ITALPRESS) – Il Commissario Unico per la bonifica delle Discariche abusive e Arbolia, società benefit creata da Snam e Fondazione Cassa Depositi e Prestiti per sviluppare nuove cinture verdi in Italia, hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per avviare progetti di riforestazione nelle aree di discarica bonificate distribuite su tutto il territorio nazionale.
La collaborazione permetterà di restituire ai cittadini i siti che attualmente ospitano discariche abusive, promuovendo lo sviluppo economico e sociale dei territori e sensibilizzando le comunità locali alla lotta al cambiamento climatico attraverso la creazione di nuovi boschi urbani.
L’intesa è stata annunciata a Ferrara nel corso del Rem Tech Expo 2021, evento internazionale dedicato allo sviluppo sostenibile del territorio, di cui Arbolia è stata ospite.
“Il ciclo dei rifiuti è un ciclo che non deve chiudersi unicamente in una discarica, ovvero la morte del territorio, ma deve, qualora ve ne siano le possibilità, tendere alla rinascita ovvero alla restituzione della terra alle collettività e al suo naturale habitat. La stipula di questo accordo con Arbolia mira proprio a questo obiettivo comune: ridare la terra alla terra, rendere fruibili i contesti laddove prima c’era l’abbandono incontrollato dei rifiuti, liberare il terreno dall’uso indiscriminato dell’uomo per un utilizzo consapevole, in linea con lo sviluppo del benessere di ciascun individuo. I progetti con Arbolia che vogliamo sviluppare sono soggiacenti proprio a questa filosofia. Vogliono ricreare un habitat naturale e un rimboschimento, se possibile, dell’ambiente dando radici al nostro futuro. Sono soddisfatto di questa partnership perchè auspico che possa dare i frutti che coglieranno tutti i cittadini e di cui godranno le comunità locali”, ha dichiarato il Generale Vadalà.
“Questo accordo è un esempio virtuoso di collaborazione con il settore pubblico, a beneficio dell’ambiente e dei cittadini, ed è coerente con la missione di Arbolia di creare nuove aree verdi nei territori italiani con il proposito di contribuire al raggiungimento degli obiettivi climatici nazionali e al miglioramento della qualità dell’aria e della vita”, ha commentato Dario Manigrasso, Head of Operations, Marketing & Commercial di Arbolia.
A circa un anno dal suo avvio, Arbolia ha realizzato sei cinture verdi in cinque città italiane, per un totale di 11mila essenze messe a dimora. I boschi creati saranno in grado di assorbire fino a 681 tonnellate di CO2 e 4.502 kg di PM10 all’anno. Nei prossimi mesi la società benefit svilupperà iniziative e progetti in altri venti comuni italiani, da Nord a Sud del Paese.
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“All4Climate-Italy2021”, 500 gli eventi in cartellone
ROMA (ITALPRESS) – Sono stati 522 gli eventi selezionati nell’ambito del programma All4Climate-Italy2021, un’iniziativa che punta a promuovere un percorso finalizzato al confronto e al dialogo sulle sfide e le buone pratiche legate al tema dei cambiamenti climatici e agli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
La maggior parte degli eventi si è svolta negli ultimi mesi ma da oggi alla fine della settimana, che segna il termine del programma, è in cartellone un “gran finale” con ben 190 iniziative e manifestazioni.
L’iniziativa è stata promossa dal ministero della Transizione ecologica, in collaborazione con Connect4Climate, il programma di comunicazione sui cambiamenti climatici della Banca Mondiale, assieme al Comune di Milano e alla Regione Lombardia.
Si è così realizzato un intensissimo percorso di eventi attraverso enti pubblici e privati che hanno offerto un contributo in vista dei due appuntamenti preparatori della COP26 che l’Italia ospita a Milano da domani al 2 ottobre 2021: l’evento preparatorio (Pre-COP) e l’evento internazionale dedicato ai giovani “Youth4Climate2021: Driving Ambition”.
L’obiettivo di “All4Climate” è stato quello sostenere tutti quei cittadini, associazioni e aziende sensibili alla promozione della tutela ambientale, che hanno posto il tema dei cambiamenti climatici al centro della propria azione, supportando lo scambio e la diffusione di idee ed attività utili a consolidare l’alleanza tra il sistema pubblico e privato nel campo dell’ambiente e dell’economia. Una vera e propria chiamata all’impegno per sostenere la lotta ai cambiamenti climatici rivolta ad aziende, associazioni, enti pubblici e privati, scuole ed università e tutta la società civile che hanno risposto con centinaia di proposte.
Tra tutte le proposte presentate, il ministero della Transizione ecologica ha selezionato quelle che, per qualità e rilevanza, sono entrate a far parte del Programma “All4Climate – Italy2021” ovvero il calendario ufficiale degli appuntamenti che avranno luogo in Italia e all’estero in vista della Pre-Cop e dell’evento “Youth4Climate2021: Driving Ambition”. Iniziative che hanno beneficiato della visibilità, attraverso il rilascio del logo dell’iniziativa la promozione sul sito web ufficiale della iniziativa All4Climate- Italy2021, sui social media del ministero della Transizione ecologica dedicati alla riunione ministeriale preparatoria “Pre-COP 26” e all’evento internazionale dedicato ai giovani “Youth4Climate2021: Driving Ambition”.
Le proposte selezionate sono state 522. Il 65% dei proponenti è italiano (50% privati, 15% pubblici), il 35% degli eventi è stato proposto da stranieri (20% privati, 15% pubblici).
Fra i privati la quota più rilevante di eventi, oltre la metà del totale degli eventi totali del programma, è stata organizzata da ONG e Associazioni, ma una percentuale significativa è stata ad appannaggio di aziende. Fra il pubblico la quota maggiore di iniziative dall’Italia è giunta da Università, scuole ed enti di ricerca, mentre dall’estero la più rilevante partecipazione al programma da parte degli enti pubblichi è arrivata dalle organizzazioni internazionali.
Sono state presentate proposte, per organizzare diverse tipologie di eventi (tavole rotonde, workshop, mostre fotografiche, eventi musicali e teatrali nonchè manifestazioni cinematografiche o sportive ecc) che hanno affrontato temi quali: soluzioni innovative per la riduzione delle emissioni a livello di città ed ambiti territoriali; azioni ed impegni per politiche di mitigazione/adattamento; impegno globale dei giovani e azioni educazione sul clima; divulgazione scientifica sul tema del cambiamento climatico. All4Climate è la storia di un successo inatteso almeno per la quantità e la qualità delle adesioni, un segnale che induce fiducia in vista degli appuntanti internazionali sul clima che iniziano oggi a Milano.
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Ondate di calore, i bambini esposti 7 volte in più rispetto ai nonni
ROMA (ITALPRESS) – In base agli attuali impegni presi dai paesi del mondo per contenere l’innalzamento della temperatura globale, i bambini nati nel 2020 saranno esposti alle ondate di calore eccessivo in media sette volte di più rispetto ai loro nonni, con punte di 18 volte in più se si considera ad esempio il solo Afghanistan. I neonati di oggi saranno anche colpiti 2,6 volte in più dalla siccità, 2,8 volte in più dalle inondazioni dei fiumi, quasi 3 volte in più dalla perdita dei raccolti agricoli, con punte di 10 volte in più come in Mali, e dal doppio degli incendi devastanti. Questo l’allarme lanciato da Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini, alla vigilia del meeting internazionale PRE-COP26 ospitato dall’Italia a Milano dal 30 settembre al 2 ottobre in preparazione del summit ONU sulla crisi climatica COP26 che si terrà in Scozia il prossimo novembre.
I dati diffusi dall’Organizzazione con il report “Nati in crisi climatica: Perchè dobbiamo agire subito per proteggere i diritti dei bambini”, realizzato in collaborazione con un team internazionale di ricercatori sul clima guidati dalla Vrije Universiteit Brussel (VUB), e rilanciato anche dalla prestigiosa rivista Science, mettono in evidenza l’aumento netto dell’esposizione a una serie di eventi estremi legati al clima dei bambini nati nel 2020 rispetto a quelli nati nel 1960.
Come sottolinea il rapporto, anche se l’86% delle emissioni globali di CO2 è responsabilità dei paesi più ricchi, i bambini che vivono in quelli a basso e medio reddito e nelle comunità più svantaggiate saranno colpiti prima e più pesantemente, perchè sono già i più esposti alle malattie trasmesse dall’acqua, alla fame e alla malnutrizione, e vivono in alcuni casi in abitazioni precarie o più fragili e vulnerabili in caso di inondazioni, cicloni e altri eventi climatici estremi.
Per i bambini più vulnerabili gli impatti del cambiamento climatico possono interrompere l’accesso all’assistenza sanitaria e all’istruzione, come nel caso delle bambine penalizzate dalle disuguaglianze di genere, delle popolazioni sfollate o rifugiate, dei bambini disabili e delle popolazioni indigene. In Pakistan, ad esempio, dopo le inondazioni del 2010 aggravate dal cambiamento climatico, il 24% delle bambine al sesto anno di studi ha abbandonato la scuola rispetto al 6% dei bambini, e se è improbabile che i bambini del Nord America e dell’Europa Occidentale soffrano di un aumento nella perdita dei raccolti, quelli dell’Africa subsahariana dovranno affrontare 2,6 volte più perdite nei raccolti rispetto ai loro coetanei, e i bambini del Medio Oriente e del Nord Africa fino a 4,4 volte di più.
Alcuni di questi bambini corrono il rischio di subire questi disastri simultaneamente o in rapida successione, con l’effetto indiretto di rimanere intrappolati in un circuito di povertà a lungo termine e di annullare decenni di progressi nella lotta contro la fame e contro le sue conseguenze come l’arresto della crescita che compromette la loro salute.
Il rapporto diffuso da Save the Children, sviluppato con la partecipazione e le testimonianze di un gruppo di bambini tra i 12 e i 17 anni provenienti da Albania, Bangladesh, Cile, El Salvador, Guatemala, Kosovo, Norvegia, Somalia, Sri Lanka, Stati Uniti e Zambia, delinea le proporzioni devastanti dell’impatto della crisi climatica sui bambini se non ci sarà un’azione immediata. L’Organizzazione sottolinea infatti che gli impegni presi finora per la riduzione delle emissioni nel quadro dell’Accordo di Parigi determinerebbero un aumento della temperatura globale da 2,6 a 3,1 gradi Celsius al di sopra dei livelli preindustriali, con un impatto inaccettabile sui bambini.
Come evidenziato nel rapporto, però, è ancora possibile invertire questo andamento. Se si riuscirà invece a limitare l’aumento della temperatura a 1,5 gradi come sancito dall’obbiettivo dell’Accordo di Parigi, l’esposizione aggiuntiva dei neonati attuali alle ondate di calore eccessivo diminuirà del 45%, del 39% per la siccità, del 38% per le inondazioni dei fiumi, del 28% per la perdita dei raccolti e del 10% per la devastazione degli incendi.
“La crisi climatica è di fatto una crisi dei diritti dei bambini, e l’azione sul cambiamento climatico non è solo un obbligo morale, ma anche un obbligo legale per i governi di agire nel migliore interesse dei bambini – ha dichiarato Inger Ashing, Ceo di Save the Children International -. Le recenti ondate di calore negli Stati Uniti e in Canada, gli incendi in Australia, le inondazioni in Europa e in Cina, le molteplici siccità che stanno causando crisi alimentari in luoghi come l’Afghanistan, il Madagascar e la Somalia, hanno chiaramente dimostrato che nessun luogo è sicuro”.
“Senza un’azione immediata, consegneremo un futuro mortale ai nostri figli. Dobbiamo eliminare la nostra dipendenza dai combustibili fossili, creare reti di sicurezza finanziaria per l’adattamento ai cambiamenti climatici e sostenere le comunità più colpite. Possiamo ribaltare la situazione, ma – ha conclso Ashing – dobbiamo ascoltare i bambini e passare all’azione per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi e dare molta più speranza ai bambini che non sono ancora nati”.
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