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Arriva a Bari la campagna contro l’abbandono dei mozziconi

BARI (ITALPRESS) – Presentato presso la “scena del crimine” allestita in piazza del Ferrarese, a Bari, “Piccoli gesti, grandi crimini”, il progetto realizzato da Marevivo in collaborazione con British American Tobacco (BAT) Italia e il patrocinio del ministero della Transizione Ecologica e dell’ANCI – Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, che mira a sensibilizzazione cittadini e amministrazioni locali sul “littering”, ovvero l’abbandono di mozziconi nell’ambiente, e a raccogliere dati utili per capire e prevenire il fenomeno.
Dopo il lancio nazionale avvenuto a Roma a maggio scorso, Bari è la quarta tappa dell’iniziativa (le prime tre si sono svolte a Fermo, Catania e San Felice Circeo): fino al prossimo 16 settembre, la campagna coinvolgerà gli abitanti del capoluogo pugliese fra istallazioni, affissioni e strumenti di informazione digitale.
Un “piccolo gesto”, quello di buttare a terra un mozzicone di sigaretta, che può apparire trascurabile ma che, in realtà, causa un gravissimo danno ambientale. Ogni anno sono 4,5 i trilioni di mozziconi che finiscono nell’ambiente – solo in Italia 14 miliardi – confermando così come questi siano tra i rifiuti più diffusi. Il filtro di sigaretta è composto da acetato di cellulosa che impiega in media 10 anni a decomporsi. Inoltre, si stima che circa il 65% dei fumatori non smaltisca correttamente i mozziconi delle sigarette , andando così a inquinare soprattutto i nostri mari, dove pesci e altri animali muoiono scambiando questi rifiuti per cibo.
“I mozziconi di sigaretta sono i rifiuti più frequenti sulle spiagge di tutto il mondo, in ogni attività di pulizia che facciamo i nostri volontari ne raccolgono migliaia – ha sottolineato Maria Rapini, segretario generale di Marevivo -. A causa delle loro dimensioni ridotte si potrebbe pensare che siano innocui, ma non è affatto così: al contrario, questi mozziconi rilasciano sostanze nocive nel mare, il loro filtro non è biodegradabile e, sminuzzandosi in microplastiche, rimane in mare per sempre. Tutto questo ha naturalmente un impatto terribile sull’ecosistema marino, e chiunque non si adoperi per cambiare le proprie abitudini diventa complice di questo crimine contro l’ambiente”.
Secondo quanto rilevato dal Report Marevivo, le motivazioni principali per le quali i cittadini fumatori ripetono comportamenti errati sono: mancanza di sensibilità verso l’ambiente (62%), mancanza di consapevolezza sul danno arrecato (36,6%), mancanza di cestini e posacenere sul territorio (26,5%) e mancanza di sanzioni per chi adotta questo errato comportamento (26%).
“Contrastare l’inquinamento ambientale è uno degli obiettivi strategici per il futuro delle città e dell’intero pianeta – è il commento del sindaco di Bari e presidente Anci Antonio Decaro – e per raggiungerlo è fondamentale promuovere a tutti i livelli una sensibilizzazione sempre più diffusa e capillare. Per questo apprezziamo particolarmente la campagna ‘Piccoli gesti, grandi criminì, che ha il merito di veicolare un messaggio di grande valore con una veste accattivante e di forte impatto anche sui giovani. Sono soprattutto loro, infatti, che dovranno rendersi protagonisti di un deciso cambio di passo nei comportamenti individuali e collettivi, a tutela della salute e dell’ambiente”.
Il monitoraggio effettuato lo scorso anno in occasione dell’iniziativa pilota a Sorrento ha registrato una riduzione del 69% dei mozziconi di sigaretta dispersi nell’ambiente e una diminuzione complessiva del 45% di altri piccoli rifiuti.
“Nelle tappe di ‘Piccoli gesti, grandi criminì toccate nel 2021 stiamo registrando una riduzione di oltre il 70% dei mozziconi di sigaretta dispersi nell’ambiente, superando il risultato dell’edizione pilota a Sorrento – è il messaggio di Andrea Di Paolo, responsabile Affari legali e regolatori di BAT per il Sud Europa -. Numeri che ci fanno dunque ben sperare, anche in prospettiva. #Piccoligesti è parte della strategia di sostenibilità di BAT Italia, che con questo progetto si pone l’obiettivo di dimostrare con dati concreti che l’inquinamento da mozziconi si risolve solo agendo sulla prevenzione grazie ad azioni sinergiche ed efficaci in grado di coinvolgere una pluralità di soggetti: aziende private, istituzioni – soprattutto locali -, cittadini e ‘terzo settorè”.
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Pac, da #CambiamoAgricoltura un manifesto per la sostenibilità

ROMA (ITALPRESS) – Parte l’8 settembre, con una riunione convocata dal MIPAAF alle ore 14.00 il percorso per la redazione del Piano Strategico Nazionale (PSN) della Politica Agricola Comune post 2022 con il coinvolgimento degli attori istituzionali, sociali ed economici riuniti nel Tavolo di partenariato. Un appuntamento atteso e più volte sollecitato dalle Associazioni della Coalizione #CambiamoAgricoltura.
“Lo scorso fine luglio abbiamo nuovamente denunciato pubblicamente l’assenza di un coinvolgimento concreto del partenariato economico e sociale nel processo di redazione del PSN, speriamo di avere oggi alcune risposte sulla strategia e sull’architettura del documento di programmazione che delineerà il futuro dell’agricoltura nel nostro Paese, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità del Green Deal Europeo”, sottolineano le Associazioni di #CambiamoAgricoltura, che proseguono: “E’ fondamentale che con la prima riunione operativa di oggi sia avviato un confronto autentico e non solo formale con il partenariato economico e sociale sui contenuti del Piano Strategico Nazionale, che non sembra scontato in considerazione delle modalità di convocazione, con 132 soggetti convocati per una riunione di poche ore, senza una chiara modalità di lavoro che garantisca un vero confronto nel merito”.
“Non riterremo accettabile una passerella di proposte già definite dal solo confronto tra il MIPAAF, le Regioni e le grandi Associazioni agricole, limitando il ruolo del parternariato sociale ad un invio di osservazioni scritte. Chiediamo una vera partecipazione per un confronto approfondito sui contenuti del PSN, con regole certe e tavoli tematici di discussione”, sottolineano le associazioni.
La Coalizione #CambiamoAgricoltura presenta il proprio “Manifesto” di principi e proposte per un Piano Strategico Nazionale sostenibile, che nelle prossime settimane sarà aperto alla sottoscrizione di scienziati, tecnici, personalità, ma anche dei cittadini che chiedono una vera transizione ecologica dell’agricoltura.
Con questo Manifesto la Coalizione #CambiamoAgricoltura presenta i principi fondamentali che dovranno essere alla base del PSN a partire dalla coerenza con gli obiettivi delle Strategie UE Farm to Fork e Biodiversità 2030, con 11 richieste e proposte per i contenuti del PSN che vanno dal sostegno trasversale all’agricoltura biologica, alla salvaguardia del suolo e della biodiversità sia selvatica che agricola, passando per una radicale riforma della zootecnia e per il benessere animale, fino al sostegno all’agricoltura sociale e al sistema della cooperazione e della conoscenza.
“Tutto questo con un budget adeguato per garantire la sostenibilità economica di queste sfide ambientali e sociali, ottenibile anche abolendo l’iniquo sistema dei titoli storici e fissando un tetto massimo ai pagamenti diretti non superiore ai 100.000 euro – spiegano le associazioni promotrici -. Il Piano Strategico Nazionale è l’opportunità per rendere l’agricoltura italiana protagonista del cambiamento necessario per affrontare le sfide ambientali e sociali del prossimo futuro. Non possiamo permetterci di perdere questa ultima occasione per correggere un deludente accordo sulla riforma della PAC raggiunto a fine giugno dal “Trilogo UE” (Commissione, Parlamento e Consiglio UE). Le Associazioni della Coalizione #CambiamoAgricoltura sono pronte a fare la propria parte nei lavori del Tavolo di parternariato, con proposte, idee concrete ed operative”.
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Medio Oriente, definito il campo magnetico tra 10.000 e 8.000 anni fa

ROMA (ITALPRESS) – Un team internazionale di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), dell’Università di Tel Aviv (Israele), del Council for British Research in the Levant (CBRL) e dell’Università della California di San Diego (USA) ha analizzato ceramiche e selci provenienti da quattro siti archeologici in Giordania. Il gruppo di ricerca ha scoperto che tra 10.000 e 8.000 anni fa l’intensità del campo magnetico nella regione del Medio Oriente era tra le più deboli dell’Olocene e più bassa o simile al campo magnetico del presente. Un campo magnetico debole implica un indebolimento dell’effetto di schermatura delle radiazioni solari con una maggiore penetrazione delle particelle energetiche solari e dei raggi cosmici verso la superficie terrestre.
Il nuovo studio approfondisce la nostra conoscenza del campo magnetico nel passato per comprendere il comportamento del campo magnetico attuale, caratterizzato da un marcato indebolimento. I risultati dello studio “The strength of the Earth’s magnetic field from Pre-Pottery to Pottery Neolithic, Jordan” sono stati pubblicati sulla rivista PNAS.
“Il campo magnetico terrestre – spiega Anita Di Chiara, ricercatrice INGV e coautrice dello studio – è cambiato in modo significativo in passato. Set di dati accurati del passato forniscono uno strumento in più per comprendere il presente, nonchè un valido metodo di datazione che può essere utilizzato in alternativa al metodo del radiocarbonio”.
“Sono state esaminate ceramiche e selci – prosegue Di Chiara -datate poi attraverso il metodo del Carbonio 14 (radiocarbonio) e studiate attraverso tecniche di paleointensità volte a definire l’intensità del campo magnetico del passato. Dalla selce, infatti, venivano ricavati oggetti di pietra, come per esempio le punte di freccia o le lame, utili per la caccia. Per far ciò, gli uomini antichi li lavoravano con il fuoco per renderli appuntiti e quando questi materiali si sono raffreddati, i minerali magnetici in essi contenuti si sono orientati con il campo magnetico all’epoca esistente che, in tal modo, si è ‘registratò negli utensili analizzati. Noi siamo andati alla ricerca di questa informazione ‘impressa” scoprendo che nel sito più antico, risalente a 10.000 anni fa, il campo magnetico era simile o più’ basso del campo magnetico presente”.
“Questo risultato – aggiunge la ricercatrice – è importante perchè anche il campo magnetico attuale è quasi il più basso dell’Olocene (epoca geologica corrente). La metodologia di ricerca impiegata fornisce uno strumento di datazione molto potente perchè qualunque oggetto di cui non sappiamo l’età archeologica, può essere analizzato con la tecnica del paleomagnetismo e dell’archeo intensità: con la definizione di una curva di variazione di intensità del campo magnetico per le ultime migliaia di anni è possibile ascrivere gli oggetti ad un determinato periodo archeologico. Tale aspetto è particolarmente utile ai ricercatori del clima e dell’ambiente anche perchè l’intensità del campo magnetico attuale mostra una tendenza decrescente”. Lo studio attraverso la tecnica della paleointensità unita all’archeologia si chiama archeomagnetismo.
“La ricerca continua – conclude Di Chiara -. Raccoglieremo ulteriori dati su questi siti al fine di estendere la curva delle variazioni di intensità del campo terrestre nel passato, anche attraverso l’analisi degli oggetti in pietra, utilizzati da molto prima della ceramica”.
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Appello Cattolici-Ortodossi-Anglicani “Ascoltare il grido della Terra”

CITTà DEL VATICANO (ITALPRESS) – Per la prima volta, i leader della Chiesa cattolica romana, della Chiesa ortodossa orientale e della Comunione anglicana hanno lanciato un appello congiunto a favore della sostenibilità ambientale.
Papa Francesco, il patriarca ecumenico Bartolomeo e l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby esortano tutti a fare la loro parte nella “scegliere la vita” per il futuro del pianeta. I leader cristiani hanno invitato le persone a pregare per i leader mondiali in vista della COP26 di novembre. “Chiediamo a tutti, qualunque sia la loro fede o visione del mondo, di sforzarsi di ascoltare il grido della terra e delle persone che sono povere, esaminando il loro comportamento e impegnandosi in sacrifici significativi per il bene della terra che Dio ha dato noi”, si legge nella dichiarazione congiunta, che lancia un chiaro avvertimento: “Oggi paghiamo il prezzo… domani potrebbe essere peggio”. E conclude: “Questo è un momento critico. Il futuro dei nostri figli e il futuro della nostra casa comune dipendono da questo”.
Dai tre leader cristiani anche un monito contro l’ingiustizia e la disuguaglianza: “Il degrado ambientale e il cambiamento climatico sono le conseguenze inevitabili delle nostre azioni, dal momento che abbiamo consumato avidamente più risorse della terra di quanto il pianeta possa sopportare. Ma ci troviamo anche di fronte a una profonda ingiustizia: le persone che subiscono le conseguenze più catastrofiche di questi abusi sono le più povere del pianeta e sono state le meno responsabili per averle causate”.
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Rifiuti radioattivi, al via il Seminario sul Deposito Nazionale

ROMA (ITALPRESS) – Si è tenuta la sessione plenaria di apertura del Seminario nazionale che ha l’obiettivo di approfondire, con tutti i soggetti interessati, gli aspetti tecnici legati al progetto del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e Parco tecnologico, a seguito della pubblicazione della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), avvenuta il 5 gennaio scorso.
L’incontro è stato aperto da Vannia Gava, Sottosegretario di Stato al Ministero della Transizione Ecologica e da Emanuele Fontani, Amministratore Delegato di Sogin. Hanno partecipato ai lavori, moderati da Iolanda Romano, esperta di processi partecipativi e dibattito pubblico e Fondatrice di Avventura Urbana, i seguenti relatori: Maurizio Pernice, Direttore di ISIN, Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione; Christophe Xerri, Direttore Ciclo del combustibile, tecnologie applicate ai rifiuti, decommissioning e reattori di ricerca del Dipartimento di energia nucleare di IAEA, International Atomic Energy Agency; Massimo Garribba, Vice Direttore Generale Energia della Commissione Europea; Roberto Zanino, Professore di Impianti nucleari al Politecnico di Torino; Patrice Torres, Direttore del Deposito nazionale francese de l’Aube; Philippe Dallemagne, Vice Presidente del Dipartimento de l’Aube e Sindaco di Soulaines-Dhuys, comune dell’area che ospita il Deposito nazionale francese de l’Aube; Alessandro Dodaro, Direttore Dipartimento fusione e tecnologie per la sicurezza nucleare di ENEA; Fabio Chiaravalli, Direttore Funzione Deposito Nazionale e Parco Tecnologico di Sogin.
La plenaria si è conclusa dando risposta in diretta a 14 domande raccolte sull’argomento nel corso dell’incontro. Tale modalità di interlocuzione verrà replicata anche nelle prossime sessioni di lavoro.
“Il processo di localizzazione del Deposito Nazionale – ha affermato Vannia Gava, Sottosegretario di Stato al Ministero della Transizione Ecologica – deve svolgersi nella massima trasparenza e completezza informativa verso i cittadini, spiegando in modo chiaro i motivi per cui l’Italia, come altri Paesi interessati dalle medesime problematiche, debba farsi carico di una gestione in sicurezza dei propri rifiuti radioattivi. Pertanto, – ha concluso – la localizzazione del Deposito Nazionale scaturirà solo a valle di una procedura ampiamente partecipativa, che comprende la valutazione concertata di ogni elemento radiologico, territoriale e ambientale utile a selezionare il sito in modo ottimale”.
“Questo percorso – ha commentato Emanuele Fontani, Amministratore Delegato di Sogin – si colloca all’interno della prima consultazione pubblica in Italia su un’infrastruttura di rilevanza nazionale, che consentirà al Paese di chiudere il ciclo del nucleare italiano e di ottimizzare in modo sostenibile e sicuro la gestione dei rifiuti radioattivi, fra i quali quelli prodotti ogni giorno nella medicina nucleare, nell’industria e nella ricerca scientifica”.
“Oggi ha inizio un essenziale momento di trasparenza e confronto – ha dichiarato Maurizio Pernice, direttore dell’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione – che vedrà l’Isin impegnato a garantire la rigorosa e corretta applicazione delle normative nazionali e internazionali affinchè gli interessi generali siano conseguiti nel pieno rispetto dei diritti dei territori”.
“All’inizio l’85% della comunità era contraria al Deposito” – ha dichiarato Philippe Dallemagne, Vice Presidente del Dipartimento de l’Aube e Sindaco di Soulaines-Dhuys. “Temevamo rischi per la salute e danni all’economia. Il confronto e l’esperienza hanno fugato tutte le nostre paure. Il deposito nazionale è accolto dalla popolazione come il modo più sicuro per gestire i rifiuti radioattivi di un paese e un volano per lo sviluppo del territorio che lo accoglie”.
In occasione del Seminario Nazionale verranno approfonditi diversi temi, legati al deposito, con particolare riferimento alla rispondenza delle aree individuate nella CNAPI, ai requisiti internazionali stabiliti dalla IAEA (International Atomic Energy Agency) e a quelli nazionali individuati dall’ISIN (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione).
Saranno illustrati, inoltre, gli aspetti relativi alla sicurezza dei lavoratori, della popolazione e dell’ambiente, e i benefici economici e di sviluppo territoriale collegati alla realizzazione dell’opera e alle misure compensative previste.
Il Seminario nazionale si articolerà in nove incontri, trasmessi in diretta streaming sul sito seminariodepositonazionale.it. Oltre alle sedute plenarie di apertura e chiusura sono programmate sette sessioni di lavoro, una nazionale e sei territoriali, che interesseranno le aree potenzialmente idonee presenti nelle regioni coinvolte: Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia e Basilicata, Sicilia, Sardegna.
Il Seminario Nazionale si concluderà il 15 dicembre, con la pubblicazione del resoconto complessivo dei lavori che termineranno il 24 novembre.
A seguito della pubblicazione degli atti, si aprirà la seconda fase della consultazione pubblica, della durata di trenta giorni, durante la quale potranno essere inviate eventuali ulteriori osservazioni e proposte tecniche finalizzate alla predisposizione e alla pubblicazione della Carta Nazionale Aree Idonee (CNAI). Al termine di questa fase le Regioni e gli Enti locali potranno esprimere le proprie manifestazioni d’interesse, non vincolanti, ad approfondire ulteriormente l’argomento.
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Iss, Martuzzi nuovo direttore Dipartimento Ambiente e Salute

ROMA (ITALPRESS) – Marco Martuzzi è il nuovo direttore del Dipartimento Ambiente dell’Istituto Superiore di Sanità.
Laureato in matematica all’Università di Bologna, Martuzzi torna in Italia da Seoul, dopo oltre venticinque anni in forza all’OMS, per dirigere il Dipartimento dell’Istituto Superiore di sanità, Dipartimento dove ha iniziato la sua carriera, nel reparto di epidemiologia ambientale.
Martuzzi, autore di oltre 300 pubblicazioni, ha diretto, fino a oggi, il Centro Regionale OMS per la Salute e l’Ambiente per l’Asia pacifica Occidentale, a Seul e torna in Italia con una lunga esperienza internazionale sui più importanti temi che riguardano l’impatto dell’ambiente sulla salute umana.
Ha fatto parte dell’Unità di epidemiologia ambientale alla London School of Hygiene and Tropical Medicine, dove ha ottenuto un dottorato in sanità pubblica e si è occupato in particolare degli effetti sulla salute umana e dell’inquinamento atmosferico; ha lavorato successivamente con lo IARC (Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro) sulla valutazione di cancerogenicità degli agenti ambientali. E’ stato poi responsabile per l’OMS, a Bonn, del programma di valutazione di impatto sanitario, occupandosi tra l’altro dell’ex Ilva a Taranto, elaborato su richiesta della Regione Puglia.
Esperto anche di cambiamento climatico, sviluppo sostenibile e qualità dell’ambiente, è stato impegnato, per l’OMS, a supportare i paesi membri, attraverso i principali enti coinvolti nella gestione ambientale e sanitaria, con attività di consulenza strategica nonchè di formazione sul campo.
Un’esperienza a tutto campo che il nuovo direttore del Dipartimento Ambiente dichiara di voler mettere, attraverso il suo impegno all’ISS, a servizio nel suo Paese con il quale in questi anni non ha mai smesso di collaborare: “Sono felice di essere tornato in Italia proprio all’Istituto Superiore di Sanità, dove ho iniziato il mio percorso scientifico – ha dichiarato Marco Martuzzi – la ricchezza dei temi dell’Istituto, delle competenze presenti al suo interno, è per me una splendida occasione per mettere a frutto l’esperienza consolidata in questi anni secondo un approccio interdisciplinare necessario ad affrontare temi complessi come il cambiamento climatico, l’inquinamento ambientale, la sostenibilità dei sistemi che sono al centro delle nostre sfide e dalle quali è imprescindibile il futuro della nostra salute”.
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Al via lavori di manutenzione idraulica sui corsi d’acqua nel cesenate

BOLOGNA (ITALPRESS) – Al via un nuovo piano di lavori per la pulizia e la sicurezza idraulica dei corsi d’acqua nel cesenate. Tutti gli interventi sono finanziati dalla Regione Emilia-Romagna e seguiti dal Servizio di Forlì-Cesena dell’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile.
Si parte con la manutenzione del rio Casalecchio, affluente del fiume Savio, che scorre sotto la via Emilia, nella zona di Torre del Moro, nel Comune di Cesena. Lo sfalcio e la pulizia delle sponde sono finanziati con 45mila euro.
Altri 150mila euro sono stati destinati alla sistemazione del Savio nei comuni della vallata che prende il nome dal fiume, da Cesena fino a Bagno di Romagna. Sul corso d’acqua, oltre agli sfalci, sono previsti interventi mirati alla riduzione del rischio idraulico. Ulteriori lavori di manutenzione sono in corso anche lungo il torrente Pisciatello a Macerone, Villa Casone e Ponte Pietra, nel comune di Cesena, e sul fiume Rubicone, in località Felloniche, nei comuni di Longiano e Santarcangelo di Romagna. Sono invece già finiti quelli sul Rubicone, a Savignano, e sul Pisciatello, a Case Castagnoli (Comune di Cesena). L’importo di questi ultimi interventi è stato di ulteriori 150mila euro.
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Plastica, il costo di produzione per la società supera il Pil dell’India

ROMA (ITALPRESS) – 3.700 miliardi di dollari è il costo per società, ambiente ed economia della plastica prodotta solo nel 2019, una cifra che supera il Pil dell’India: lo rileva il nuovo rapporto di Dalberg, commissionato dal Wwf. Senza interventi urgenti, questi costi sono destinati a raddoppiare e nel 2040 la plastica prodotta avrà impatti per un valore pari a 7.100 miliardi di dollari, somma equivalente all’85% della spesa globale per la sanità nel solo 2018 e addirittura superiore al PIL 2019 di Germania, Canada e Australia messi insieme.
Il rapporto dimostra come anche i governi e i cittadini stiano consapevolmente e inconsapevolmente sovvenzionando un sistema basato sulla plastica, che produce innumerevoli impatti negativi sull’ambiente e sulle nostre vite.
Il rapporto “Plastica: Il costo per la società, l’ambiente e l’economia” evidenzia come approcci normativi frammentati, incentivi perversi, nonchè la mancanza di risorse tecniche coordinate, di finanziamenti dedicati e di dati efficaci e aggiornati sulla dispersione della plastica nel Pianeta, ci stiano letteralmente “costando la Terra”. L’incapacità di comprendere e rimediare ai costi reali della plastica si aggraveranno ancora di più in futuro: in uno scenario business as usual si stima che nel 2040 la produzione di plastica raddoppierà e la quantità di plastica dispersa negli oceani triplicherà arrivando a 29 milioni di tonnellate, portando la quantità totale di plastica accumulata negli oceani a 600 milioni di tonnellate. Le emissioni di gas serra (GHG) connesse al ciclo di vita della plastica arriveranno a rappresentare fino al 20% dell’intero bilancio globale del carbonio, accelerando ulteriormente la crisi climatica e i suoi effetti devastanti.
Per affrontare questa vera e propria crisi globale e per ridurre il costo che la plastica determina sulle società, il WWF chiede ai governi di avviare la definizione di un Trattato globale legalmente vincolante sull’inquinamento della plastica marina alla Quinta Assemblea per l’Ambiente delle Nazioni Unite che si terrà a febbraio 2022.
I nuovi allarmanti dati, rilasciati oggi mentre sono in corso le discussioni al Congresso Mondiale sulla Conservazione della Natura dell’IUCN, evidenziano quanto una soluzione globale che affronti la crisi dell’inquinamento da plastica sia l’unica risposta possibile per affrontare questa pericolosa iminaccia. Finora, più di due milioni di persone hanno firmato una petizione, e oltre 75 aziende hanno appoggiato la richiesta di un trattato globale sull’inquinamento da plastica nei mari. La maggioranza degli Stati membri dell’ONU (104 Paesi) sostiene esplicitamente la necessità di un nuovo Trattato globale per contrastare l’inquinamento da plastica.
“E’ la prima volta che abbiamo una valutazione così chiara di alcuni dei costi non contabilizzati che l’inquinamento da plastica impone alla società ed è un peso troppo alto da sopportare – sia per le persone sia per l’ambiente – afferma Marco Lambertini, direttore generale del WWF International -. Drammaticamente l’inquinamento da plastica non mostra segni di rallentamento, ma la consapevolezza che vada fermato è oggi molto più diffusa di ieri. Abbiamo bisogno di un Trattato delle Nazioni Unite sull’inquinamento della plastica che aggreghi governi, aziende e consumatori intorno a obiettivi chiari di riduzione, raccolta, riciclo, individuando alternative sostenibili per fermare la dispersione di plastica nell’ambiente entro il 2030”.
(ITALPRESS).