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Amazzonia, la deforestazione riduce le piogge

ROMA (ITALPRESS) – La foresta amazzonica genera una parte della pioggia che cade nella sua stessa zona, poichè preleva acqua dal suolo e la traspira nell’aria circostante, e in questo modo si auto-sostiene. Uno studio dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche di Torino (Cnr-Isac) pubblicato su Global Change Biology, rivela che il contributo della foresta è maggiore di quanto si pensasse. “Piccoli cambiamenti nell’umidità dell’aria, dovuti alla presenza o meno di alberi, possono portare a grandi cambiamenti nella pioggia osservata”, dichiara Mara Baudena, ricercatrice del Cnr-Isac e primo autore della ricerca. “Queste amplificazioni finora non erano state considerate. In questo studio sono stati analizzati dati di precipitazione e umidità dell’aria per più di dieci anni a scala oraria su una ampia parte della foresta amazzonica e delle aree confinanti, in combinazione con dati e modelli sviluppati in lavori precedenti dall’Università di Utrecht nei Paesi Bassi, che calcolano come l’umidità venga traspirata dalle piante e trasportata dai venti in tutta l’Amazzonia”.
Le nuove stime hanno implicazioni importanti. “Nel caso più estremo, in cui l’intera foresta fosse disboscata, secondo le nostre stime la precipitazione annuale nell’area scenderebbe del 55-70%”, prosegue la ricercatrice Cnr-Isac. “I dati vanno però trattati con prudenza: queste nuove stime sono un importante passo avanti del nostro livello di conoscenza, ma non sono prive di incertezze e approssimazioni. Dovremo proseguire la ricerca con metodi diversi per confermarle”, aggiunge Arie Staal, dell’Università di Utrecht. Gli autori confidano comunque che il risultato ottenuto sia qualitativamente significativo. “Anche una relativa deforestazione potrebbe avere effetti più drammatici del previsto sulle piogge, sulla foresta e sulle zone confinanti, sede di coltivazioni e allevamenti che sono spesso all’origine della deforestazione stessa”, conclude Baudena. “D’altro canto, la riforestazione di aree già disboscate potrebbe portare a effetti importanti riguardo il ripristino del ciclo dell’acqua e della piovosità”.
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Nei bacini pugliesi -14 mln di metri cubi di acqua in una settimana

BARI (ITALPRESS) – Senza piogge da quasi 4 mesi in Puglia continua a diminuire la disponibilità idrica, con i bacini pugliesi che hanno perso oltre 14 milioni di metri cubi d’acqua in una settimana, con la siccità che è diventata l’evento climatico più ricorrente e persistente in Puglia, con danni stimati pari ad oltre 70 milioni di euro all’anno per l’impatto devastante sulle produzioni agricole e sulla fertilità dei terreni. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, sulla base dei dati sulle riserve idriche dell’Osservatorio ANBI.
Con l’innalzamento dei livelli del mare l’acqua salata – aggiunge Coldiretti Puglia – sta già penetrando nell’entroterra bruciando le coltivazioni nei campi e spingendo all’abbandono l’attività agricola secondo l’allarme lanciato dal rapporto sul clima del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (Ipcc) dell’Onu.
A causa della siccità e dell’aumento dei livelli del mare, la risalita del cuneo salino, ossia l’infiltrazione di acqua salata lungo i corsi dei fiumi, rende inutilizzabili le risorse idriche e gli stessi terreni con uno scenario che – sottolinea al Coldiretti regionale – è più che preoccupante per l’economia agricola dell’intera regione.
“I pozzi freatici non hanno più acqua, mentre dai pozzi artesiani c’è il rischio di emungimento di acqua salmastra – aggiunge il presidente Muraglia – uno scenario che impone di sfruttare al meglio tutte le risorse messe a disposizione della programmazione degli interventi idrici e di riassetto del territorio nei prossimi anni, perchè è andata persa finora l’opportunità di ridisegnare politica irrigua e di bonifica integrale in Puglia”.
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Luglio 2021 il mese più caldo mai registrato sulla Terra

NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Luglio 2021 si è guadagnato il poco invidiabile riconoscimento di mese più caldo mai registrato sulla Terra: è quanto emerge dai dati pubblicati oggi dai Centri nazionali per l’informazione ambientale della National Oceanic and Atmospheric Administration (Nooa) degli Stati Uniti. “In questo caso, il primo posto è il peggior posto dove stare – ha commentato l’amministratore del Nooa, Rick Spinrad -. Luglio è in genere il mese più caldo dell’anno al mondo, ma luglio 2021 ha superato se stesso come il luglio e il mese più caldi mai registrati. Questo nuovo record si aggiunge al percorso inquietante e dirompente che il cambiamento climatico ha tracciato per il mondo”. Secondo il Nooa la temperatura complessiva registrata nel mese scorso è stata di 0,93 gradi Celsius superiore alla media, dato che ha fatto di luglio il mese più caldo dall’inizio delle rilevazioni, ovvero da 142 anni.
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Ricerca sulla depurazione in Calabria, 500 mila euro per due progetti

CATANZARO (ITALPRESS) – Sono due i progetti risultati ammissibili, per un investimento di circa 500mila euro a valere sul Por Fesr Fse Calabria 14/20, nell’ambito dell’invito a presentare proposte della Regione con il fine di sostenere interventi per migliorare il sistema della depurazione in Calabria mediante specifici percorsi di ricerca, da attivare con il finanziamento di assegni di ricerca emanati dagli atenei regionali. Il dipartimento Presidenza, preso atto dei lavori della commissione di valutazione, ha approvato, con il decreto dirigenziale n. 8389 dell’11 agosto 2021 l’ammissione a finanziamento delle proposte dell’Università della Calabria di Rende e dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.
«Questo – dichiara l’assessore all’Istruzione, Università, Ricerca scientifica e Innovazione, Sandra Savaglio – è il risultato di un lavoro abbastanza meticoloso e impegnativo, avviato più di un anno fa. Abbiamo avuto sempre una particolare attenzione verso l’ambiente e voluto l’impegno del mondo della ricerca».
«L’iniziativa – prosegue – si inserisce all’interno della preziosa collaborazione con l’assessore alla tutela dell’Ambiente, Sergio De Caprio. Da lui è arrivata la proposta di lavorare insieme in un progetto univoco sulla depurazione. Sono sicura che lo sforzo porterà a dei risultati molto importanti per la Regione Calabria. E’ la prima volta che le università, con conoscenze sulla depurazione, offriranno i loro mezzi per migliorare l’inquinamento dei mari e dei fiumi, un problema atavico ma anche un tema molto complesso. Questo progetto avrà anche degli effetti importanti per i nostri giovani ricercatori che possiedono le competenze, ma che troppo spesso le hanno applicate in altre regioni o addirittura all’estero. I progetti presentati sono particolarmente corposi e si occuperanno della depurazione di una grande fetta della popolazione calabrese».
«Sono molto contenta – conclude l’assessore – dell’obiettivo che ci siamo prefissi e ho grandi aspettative sul risultato finale: sono sicura che, grazie alla realizzazione di questi progetti, peraltro abbastanza economici, avranno ripercussioni sociali ed economiche enormi per la Calabria. Ora mi resta solo di augurare ai nostri scienziati e agli amministratori buon lavoro e un grosso in bocca al lupo, sono fiera di tutti loro».
Con lo stesso atto è stato approvato, inoltre, lo schema di convenzione volto a regolamentare e definire nel dettaglio le attività e le procedure, come da allegato A del decreto.
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Incendi, Aidaa “Oltre 2 mila i cani arsi vivi”

ROMA (ITALPRESS) – Continua a salire in maniera impressionante il numero dei cani alla catena arsi vivi negli incendi di questi giorni. Sono oramai un migliaio le carcasse ritrovate di cani bruciati vivi, la maggior parte concentrati nelle zone degli incendi in Sardegna, Sicilia ed Abruzzo, ai quali vanno sommandosi i cani morti bruciati vivi negli incendi in corso in queste ore in Calabria ed in altre regioni d’Italia. “I cani morti erano tenuti alla catena o chiusi in recinti che si sono rivelati trappole mortali di fuoco- scrive in una nota l’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente AIDAA- a questo numero vanno aggiunti gli altri mille cani randagi morti anche loro tra le fiamme a questi vanno aggiunti anche migliaia di gatti morti anche loro atrocemente tra le fiamme”.
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Mala depurazione e scarichi illegali nemici di mari e laghi

ROMA (ITALPRESS) – Mala depurazione e scarichi illegali restano il principale nemico del mare e delle acque interne. A parlare chiaro sono i dati del bilancio finale di Goletta Verde e Goletta dei laghi, le due campagne itineranti di Legambiente, con partner principali Conou e Novamont, che quest’estate con un team di oltre 300 volontari e volontarie dei Circoli di Legambiente hanno monitorato mare e laghi.
Su un totale di 389 punti campionati in 18 regioni, in mare e in 34 laghi italiani, 1 punto ogni 3 è risultato oltre i limiti di legge. Le criticità maggiori sono state prevalentemente riscontrate a ridosso delle foci di fiumi, rii e canali che, sfociando in mare o nel lago, portano con sè cariche batteriche a volte molto elevate, derivanti spesso dagli scarichi fognari non depurati dai comuni dell’entroterra. Preoccupa anche la situazione dei cosiddetti malati cronici che l’associazione ambientalista ha raggruppato in una lista di 32 punti tra mare e laghi, tutti in corrispondenza di foci di corsi d’acqua, che risultano inquinati e fortemente inquinati da oltre 10 anni secondo i monitoraggi di Goletta Verde e Goletta dei Laghi. “Luoghi dimenticati, vere e proprie fogne a cielo aperto che riguardano ben 13 regioni”, sottolinea Legambiente.
L’associazione ambientalista torna nuovamente a ribadire “l’urgenza di destinare più investimenti per efficientare la depurazione e completare la rete fognaria, a partire dall’utilizzo delle risorse europee del PNRR’. L’Unione Europea, sottolinea Legambiente, “ha più volte ammonito l’Italia avviando ben quattro procedure d’infrazione per il mancato adeguamento alla direttiva europea sui reflui, due delle quali già sfociate in condanna per le quali la Penisola sta pagando multe salate. Sino ad ora le multe, relative solo alla condanna (C-251/17) relativa alla prima procedura infrazione (2004/2034) che riguarda 69 agglomerati urbani (ognuno dei quali comprende più comuni), sono costate al nostro paese oltre 77 milioni di euro e continueremo a pagare fino a che l’emergenza non verrà superata. Ma nell’affrontare il problema della cattiva depurazione, per l’associazione ambientalista è importante prevedere anche più controlli alle foci e lungo i corsi d’acqua e promuovere più informazione tra i bagnanti”.
Ancora oggi il 40% dei reflui fognari delle nostre città non è adeguatamente depurato (elaborazione Legambiente su dati Commissione Ue), un problema che non riguarda solo il sud Italia ma anche il Nord della Penisola. Ad oggi sono 939 agglomerati non in regola, che generano un carico complessivo di quasi 30 milioni di abitanti equivalenti su un totale di 77 milioni. Se si guarda però anche al carico generato da questi agglomerati, espresso nel numero di abitanti equivalenti, emergono le criticità in regioni che non si trovano solo nel Mezzogiorno.
L’80% del carico complessivo degli agglomerati in stato di infrazione proviene da 5 regioni: dalla Sicilia in primis (il 23%) ma anche da Lombardia (il 19%), Campania (il 17%), Calabria (l’11%) e Lazio (che contribuisce per il 10%, con 6 agglomerati in infrazione su 162 regionali).
Il bilancio di Legambiente a tutela del mare e delle acque interne è stato presentato da Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, Serena Carpentieri, vice direttrice e responsabile campagne di Legambiente, Andrea Minutolo, responsabile scientifico dell’associazione. E’ inoltre intervenuto Riccardo Piunti, presidente del CONOU. Partner principali delle due campagne, anche per il 2021, sono infatti CONOU, Consorzio Nazionale degli Oli Minerali Usati, che grazie alla raccolta e rigenerazione di un rifiuto pericoloso ha consentito all’Italia di diventare una realtà di eccellenza in Europa nel settore dell’economia circolare, e Novamont, azienda leader a livello internazionale nel settore delle bioplastiche e dei biochemicals.
“Nell’anno del PNRR e delle risorse europee destinate ai Paesi membri dell’Ue per accelerare la transizione ecologica – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – l’Italia sta trascurando l’annoso tema della mala depurazione, la grande opera incompiuta della Penisola, prevista da una legge del 1976, per la quale il nostro Paese è stato già condannato dall’Ue a pagare ad oggi quasi 80 milioni di euro di multe”.
Su 263 campioni prelevati lungo le coste marine dai volontari di Goletta verde, 22 punti sono stati giudicati inquinati mentre ben 70 punti sono risultati fortemente inquinati: complessivamente oltre i limiti di legge quindi il 35% del totale. Un punto inquinato ogni 81 km di costa.
Per quanto riguarda Goletta dei laghi, quest’anno la campagna di Legambiente ha ampliato il numero di bacini lacustri posti sotto la sua lente di ingrandimento passando dai 28 del 2020 ai 34 di questa edizione, sempre in 11 regioni italiane.
Sono stati effettuati 126 prelievi in altrettanti punti di campionamento e giudicati, secondo la classifica della Goletta dei Laghi per le analisi microbiologiche, oltre i limiti di legge il 33% dei prelievi (15 inquinati e 27 fortemente inquinati). In totale sono 61 i campioni prelevati in foce, 65 quelli prelevati a lago. Dei campioni giudicati oltre i limiti, il 64% è stato prelevato in foce a canali, fiumi o torrenti.
Sono 32 i punti che secondo i prelievi di Goletta Verde e Goletta dei Laghi degli ultimi 12 anni, risultano inquinati o fortemente inquinati da oltre 10 anni e riguardano ben 13 regioni.
“Gli oltre 8000 km di costa e i 1500 laghi sparsi su tutto il territorio nazionale – dichiara Riccardo Piunti, presidente del CONOU – ci ricordano che la salvaguardia delle acque in Italia è una priorità. Anche quest’anno abbiamo partecipato all’iniziativa di Legambiente, che capillarmente analizza e controlla lo stato delle acque del nostro Paese, perchè ne condividiamo obiettivi e finalità. Il CONOU, per parte sua, è impegnato ogni giorno, con le aziende della Filiera, per evitare che un rifiuto pericoloso come l’olio lubrificante usato, possa essere disperso nell’ambiente e danneggiare terreni e acque. I risultati sono arrivati: oggi riusciamo a raccogliere il 100% dell’olio usato e lo rigeneriamo per oltre il 98%, riuscendo a riconvertire il rifiuto in un’importante risorsa. Per questo il nostro Consorzio rappresenta un modello virtuoso e di successo di economia circolare nonchè un primato assoluto in Europà.
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Samsung, strategia “Galaxy for the Planet” e nuovo capitolo innovazione

MILANO (ITALPRESS) – Samsung Electronics ha presentato Galaxy for the Planet, la piattaforma dedicata alla sostenibilità per il suo Mobile Communications Business, fondata su uno spirito di innovazione e collaborazione aperta, nonchè sulle proprie possibilità di scalabilità, che intende sostenere concrete azioni di tutela del clima. Samsung ha stabilito una serie iniziale di obiettivi da raggiungere entro il 2025 per ridurre il proprio impatto ambientale e il consumo di risorse nell’intero ciclo di vita dei prodotti Galaxy, dalla produzione allo smaltimento.
“Crediamo che ciascuno di noi abbia un ruolo fondamentale nel fornire soluzioni innovative in grado di salvaguardare il pianeta per le prossime generazioni. Samsung è perfettamente consapevole che i nostri sforzi devono essere all’altezza del nostro ruolo, della nostra influenza e dell’ampiezza dell’intero ecosistema Galaxy in tutto il mondo”, ha affermato TM Roh, Presidente e Head of Mobile Communications Business di Samsung Electronics. “Galaxy for the Planet è un passo importante nel nostro viaggio verso la creazione di un mondo più sostenibile e lo faremo con l’apertura, la trasparenza e la collaborazione, principi che ci contraddistinguono da sempre in tutto ciò che facciamo”, ha aggiunto.
Samsung lavorerà per raggiungere i suoi obiettivi iniziali entro il 2025, con lo scopo di estendere il proprio impegno e darsi nuovi obiettivi successivi al 2025. Per promuovere un’economia più circolare, Samsung sta investendo in nuovi e innovativi materiali ecosostenibili per i propri prodotti. Con l’obiettivo di utilizzare materiale riciclato in tutti i nuovi dispositivi mobile entro il 2025, Samsung adopererà diversi materiali riciclati all’interno dei suoi prodotti, tenendo conto della loro resistenza, estetica e durabilità.
Samsung sta lavorando per la completa eliminazione della plastica monouso dagli imballaggi dei prodotti entro il 2025, riducendo, rimuovendo e sostituendo risorse e materiali non necessari tradizionalmente utilizzati negli imballaggi dei dispositivi e adottando soluzioni ecosostenibili.
Samsung sta dando priorità alla tecnologia di risparmio energetico, che aumenta l’efficienza e riduce il consumo di energia. Ha ha ridotto il consumo energetico in standby su tutti i caricabatterie per smartphone a 0,02 W, tra i più efficienti dal punto di vista energetico nel settore della telefonia mobile. Partendo da questi progressi, Samsung lavorerà per raggiungere un consumo di energia in standby dei caricabatterie per smartphone pari a zero, puntando a una riduzione al di sotto di 0,005 W entro il 2025.
Samsung sta anche riducendo al minimo i rifiuti generati nei suoi siti produttivi dedicati ai dispositivi mobile, impegnandosi ad riallocare tutti i rifiuti destinati alla discarica entro il 2025. Samsung lavorerà, inoltre, per ridurre i rifiuti elettronici su scala globale ottimizzando il ciclo di vita dei prodotti, migliorandone i processi di progettazione e attraverso iniziative come Galaxy Upcycling, Certified Re-Newed e i programmi Trade-In.
“Samsung si impegna a creare soluzioni che possano consentire un futuro migliore per tutti i cittadini e per il nostro pianeta. Sappiamo, tuttavia, che non possiamo farcela da soli e la battaglia collettiva per il pianeta non è una competizione”, ha spiegato Stephanie Choi, SVP e Head of Marketing of Mobile Communications Business di Samsung Electronics. “Ci impegniamo a collaborare in questa direzione in tutte le nostre attività; le nostre partnership strategiche tra settori, industrie e mercati ci permettono di produrre un impatto positivo in tutto il mondo, con lo scopo di costruire un futuro più sostenibile”.
Samsung Electronics ha aperto anche un nuovo capitolo dell’evoluzione dei dispositivi pieghevoli presentando Galaxy Z Fold3 5G e Galaxy Z Flip3 5G, due nuovi smartphone pieghevoli. “La terza generazione di questi dispositivi innovativi – sottolinea il gruppo – integra importanti migliorie richieste dagli utenti, che li rendono più resistenti e più performanti, capaci di sfruttarne appieno tutte le peculiarità. Caratterizzati da un design iconico, Galaxy Z Flip3 e Galaxy Z Fold3 offrono agli utenti nuove opportunità per lavorare, giocare e guardare contenuti con esperienze di intrattenimento sempre più coinvolgenti”.
“Con Galaxy Z Fold3 e Galaxy Z Flip3 Samsung intende nuovamente ridefinire le possibilità offerte dagli smartphone pieghevoli, che offrono agli utenti la flessibilità e la versatilità necessarie per tenere il passo con le nostre vite frenetiche”, ha dichiarato TM Roh, President and Head of Mobile Communications Business -. In qualità di leader di settore e di pioniere nel campo dei dispositivi pieghevoli, siamo orgogliosi di capitalizzare la nostra expertise dando vita a smartphone innovativi come Z Fold3 e Z Flip3, che offrono ai consumatori la tecnologia necessaria per scoprire nuovi modi per vivere e apprezzare al massimo ogni momento, grazie anche a un ecosistema fondato su innovazione e apertura”.
Novità anche sul fronte degli smartwatch, con Galaxy Watch4 e Galaxy Watch4 Classic. Sono i primi dispositivi a includere il nuovo Wear OS Powered by Samsung, prodotto in collaborazione con Google, e dotati di One UI Watch, l’interfaccia utente di Samsung più intuitiva di sempre. La serie Galaxy Watch4 è potenziata da prestazioni hardware avanzate, e offre un’esperienza d’uso senza soluzione di continuità e connessa come mai prima d’ora. Questi nuovi dispositivi sono stati completamente ridisegnati per fornire ai consumatori i migliori strumenti per tenere sotto controllo il proprio benessere.
“Abbiamo assistito a un’incredibile crescita per la serie Galaxy Watch poichè i consumatori hanno scoperto i benefici per la salute e la praticità dei dispositivi indossabili”, ha spiegato TM Roh. “Comprendiamo che il percorso verso il benessere è diverso per tutti, quindi abbiamo creato una solida suite di funzionalità per la salute e il benessere, per offrire alle persone una comprensione più profonda e più utile della propria forma fisica generale”, ha aggiunto.
Galaxy Watch4 è dotato del sensore BioActive, che vanta un design più piccolo e compatto, senza sacrificare la precisione nella misurazione. Questo nuovo sensore 3-in-1 utilizza un chip singolo per gestire tre potenti sensori di salute – Analisi Ottica della Frequenza Cardiaca, Analisi Elettrica del Cuore e dell’Impedenza Bioelettrica – così che gli utenti possano monitorare la pressione sanguigna, rilevare una fibrillazione atriale irregolare, misurare i livelli di ossigeno nel sangue e, per la prima volta, calcolare la composizione corporea.
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Esg Perception Index, le aziende più sostenibili

MILANO (ITALPRESS) – Quali sono le aziende percepite come più sostenibili? Reputation Science, società leader in Italia nell’analisi e gestione della reputazione, ha elaborato l’indice “ESG Perception Index” per misurare la percezione di sostenibilità delle aziende. E’ infatti la percezione che gli stakeholder hanno della reputazione di un brand a determinare la loro propensione a prendere decisioni (di acquisto, di investimento, ecc.) nei riguardi del brand e dei suoi prodotti. La sostenibilità è una componente chiave della reputazione di un’azienda, rappresentando oggi la sfida economica più importante a livello globale. Conta essere sostenibili, ma anche saperlo comunicare e trasferire tutto l’impegno dell’azienda per perseguire questa mission. Perchè è su questo che l’azienda sarà valutata dai suoi principali stakeholder.
L’Osservatorio di Reputation Science prende in esame le maggiori aziende sul mercato italiano (capitalizzate a Piazza Affari, classifica Mediobanca, classifica Interbrand) per produrre una classifica delle prime 200 società percepite come più sostenibili sul web.
Il modello di analisi valuta la prossimità del brand ai 17 pillar della sostenibilità definiti dall’ONU e produce per ciascuna un indicatore (da 0 a 100) basato su parametri quali-quantitativi e strutturali: oltre al volume dei contenuti che riportano l’associazione tra il brand e la sostenibilità, sullo score pesa anche l’impatto reputazionale di questi contenuti sul brand, l’associazione dell’identità del brand alla sostenibilità sui motori di ricerca e quanto l’azienda racconti la sostenibilità attraverso i suoi canali proprietari (es. sito web, profili social).
Nell’ultimo periodo di analisi (gennaio-giugno 2021), Reputation Science ha analizzato oltre 1,2 milioni di contenuti online in lingua italiana per stilare una classifica delle 200 aziende più sostenibili sul web. A guidare il raking ESG Perception Index, i settori Energia, Automotive e Finance, che da soli occupano l’85% delle prime 20 posizioni. Sono questi, infatti, i cluster coinvolti maggiormente nella transizione energetica e ambientale, spesso chiamati ad agire prima degli altri.
Al vertice della classifica troviamo Enel con uno score di 94.68. Nel periodo in esame, il colosso dell’energia si è distinto per aver siglato numerose partnership con aziende come Pirelli, Porsche, Renault e Q8 per sostenere la mobilità elettrica e ha stretto accordi con Leonardo e Fincantieri per la sicurezza e la gestione sostenibile dell’energia. La società guidata da Francesco Starace, inoltre, ha siglato un patto con Saras per sviluppare l’idrogeno verde in Sardegna, nella raffineria di Sarroch. Al secondo posto della classifica, un altro protagonista del settore energetico: Eni, che nei primi mesi dell’anno ha ampliato la sua presenza in Spagna nel settore fotovoltaico, ottiene 85.74 punti. L’azienda guidata da Claudio Descalzi ha presentato il nuovo report di sostenibilità, raccontando il proprio viaggio verso Net Zero, ha collocato il primo bond Sustainability linked del settore da 1 miliardo di euro, ha siglato un accordo ventennale con A2A per il teleriscaldamento a Milano e ha lanciato, in collaborazione con Cdp Equity, GreenIt, nuova joint venture per lo sviluppo, la costruzione e la gestione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in Italia. E proprio Cassa Depositi e Prestiti, impegnata negli ultimi mesi insieme a Bper, Banca Popolare di Sondrio e Sace a sostenere la mobilità green nel settore navale e promotrice di Renovit per accelerare sull’efficienza energetica, raggiunge il terzo posto della classifica (69.96).
Al quarto posto, primo esponente del settore Automotive a comparire in classifica, Stellantis (69.31), che ha annunciato che produrrà solo Fiat elettriche entro il 2030 e si è resa protagonista anche della campagna di vaccinazione contro il Covid-19, ospitando al suo interno un hub vaccinale da mille somministrazioni giornaliere. Premiata per il proprio ruolo strategico nel sistema elettrico e vincitrice di una gara da 360 milioni per lo sviluppo e l’integrazione delle fonti rinnovabili, Terna conquista il quinto posto (68.22) anche grazie all’investimento da 90 milioni per la nuova linea sottomarina di collegamento con l’isola d’Elba. La segue al sesto A2A (59.06), protagonista di un accordo con Tim per la trasformazione digitale e l’efficientamento energetico e che, con la presentazione del bilancio integrato, si è dimostrata protagonista dello sviluppo green del Paese. Ha visto crescere il proprio rating Standard Etichs e ha annunciato che produrrà il 100% dell’energia da fonti rinnovabili Acea (59.98), settima davanti a Edison (58.68), impegnata nella produzione di acciaio con idrogeno verde, e Intesa Sanpaolo (58.51), che ha siglato un accordo con Sorgenia per la riqualificazione energetica e stretto un accordo con i sindacati per l’integrazione di 15 mila dipendenti Ubi.
Tim è la prima società del settore Media & Telco a fare il suo ingresso in classifica: grazie all’accordo con Erg per l’energia elettrica green e agli impegni presi con A2A, la società debutta in decima posizione (58.27).
Il cluster Industry, invece, compare all’undicesimo posto con Pirelli (56.76), davanti a Hera (55.96), Erg (54.28) e Snam (53.33). Sace, impegnata a sostenere progetti di crescita sostenibile, ottiene il quindicesimo posto (53.03), seguita da Ferrovie dello Stato Italiane (52.86). Unica rappresentante del cluster Transport a entrare in top20, la società ha ottenuto la certificazione Well Health Safety Rating per l’attenzione rivolta alla sicurezza sanitaria dei dipendenti, risultando prima azienda europea per standard di sicurezza e tutela della salute. Seguono due case automobilistiche: Volkswagen (52.51), con l’annuncio che la mobilità elettrica è diventata il core business del gruppo, e Toyota (52.28), che continua la corsa verso l’elettrico e a novembre sarà protagonista del primo master sulla mobilità sostenibile in collaborazione con Università Luiss. Chiudono la top20 Poste Italiane (50.76), che per le proprie consegne userà sempre più veicoli elettrici, e Mercedes-Benz (50.64).
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