TRIESTE (ITALPRESS) – “Educare e incentivare la popolazione all’utilizzo di materiali ecocompatibili anzichè tassare chi usa la plastica”. E’ la filosofia, nelle parole dell’assessore regionale alla Difesa dell’ambiente Fabio Scoccimarro, del contributo che la Regione assegnerà a pubblici esercizi (bar e ristoranti) del Friuli Venezia Giulia a partire da metà settembre per stimolare la riduzione della plastica. In una conferenza stampa nella sede della Regione di Trieste in via Carducci, Scoccimarro ha spiegato che l’iniziativa “viene incontro a un settore colpito dalla pandemia, da cui vengono ora segnali di ripresa, nel solco delle iniziative già portate avanti nello splasticare il mare, con aMare Fvg, e i chioschi degli eventi sportivi, con il Tifo Pulito”. Il regolamento regionale stabilisce, in dettaglio, che sono finanziabili per un importo pari al 65% della spesa ritenuta ammissibile e fino a massimo di 1.000 euro per ciascun esercizio le iniziative volte alla riduzione della produzione dei rifiuti in plastica monouso che prevedono l’adozione, nell’attività di ristorazione, di prodotti o dispositivi ecologicamente sostenibili in sostituzione di cannucce, piatti, posate, agitatori di bevande, imballaggi di acqua minerale e altre bevande, sacchetti e contenitori per cibo da asporto. “Partiamo con un milione di euro – ha reso noto Scoccimarro – ma siamo pronti a incrementare la posta in legge di Stabilità, una volta che avremo verificato il successo dell’iniziativa”. I contributi a bar e ristoranti, che saranno concessi a sportello attraverso le Camere di commercio, sono stati apprezzati dalla Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), presente alla conferenza stampa con i vertici regionale e triestino, Bruno Vesnaver e Federica Suban, che hanno giudicato la misura regionale un segno di attenzione concreta verso le categorie.
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In Fvg contributi a bar e ristoranti per ridurre la plastica
Pesticidi anti zanzare, Wwf “A rischio salute cittadini e impollinatori”
ROMA (ITALPRESS) – L’utilizzo di pesticidi in città per contrastare la presenza delle zanzare non risolve il problema ma genera un serio rischio per la salute delle persone e per la conservazione di molte specie di insetti impollinatori. Non si tratta di tutelare le zanzare ma di proteggere uomini e donne, bambini e bambine e la biodiversità degli impollinatori presenti nelle nostre città. La lotta alle zanzare in città, in particolare alla zanzara tigre, per prevenire i fastidi che questa genera ed i possibili rischi sanitari, si affrontano prioritariamente con un’opera importante e tempestiva d’informazione e sensibilizzazione della cittadinanza e con l’utilizzo di metodi per la prevenzione dell’incremento di questi insetti problematici, non attraverso l’utilizzo di pesticidi pericolosi per la salute dell’uomo e per molti insetti impollinatori presenti nelle nostre città. A lanciare l’allarme per l’utilizzo diffuso di pesticidi nelle città in queste settimane d’estate è il presidente onorario del WWF Italia, Fulco Pratesi, con un video diffuso dall’Associazione con il quale invita tutti i cittadini a firmare la petizione ICE che chiede all’Unione europea norme più severe per l’uso dei pesticidi, non solo nelle campagne ma anche nelle nostre città.
“Occorre urgentemente porre un freno a una pratica tanto inutile quanto dannosa dell’utilizzo di pesticidi nocivi nelle città per colpire gli esemplari adulti delle zanzare – afferma Pratesi -. Sappiamo infatti che la risposta alla proliferazione di questi insetti sta principalmente nella prevenzione, evitando il proliferare delle larve, intervenendo sulle raccolte d’acqua (luoghi o singoli materiali, pneumatici, teli plastici, sottovasi, ecc). La pratica delle disinfestazioni con le irrorazioni mette in pericolo la nostra salute e molti insetti impollinatori che vivono nelle nostre città”.
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Nasa, nel 2100 in Italia livello del mare su da 30 a 80 centimetri
ROMA (ITALPRESS) – Il livello del mare lungo le coste italiane sembra destinato a salire nei prossimi anni con un aumento stimato tra i 30 e gli 80 centimetri entro il 2100. E’ l’allarme lanciato dalla Nasa, che ha creato uno strumento di proiezione del livello del mare che rende facilmente accessibili i dati sul futuro innalzamento del livello del mare stilati dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) dell’Onu. Consultabile sul sito Sea Level Portal della Nasa, la mappa offre un resoconto dettagliato luogo per luogo. “Il nuovo strumento di proiezione del livello del mare della Nasa aiuterà a spianare la strada ad attività future che faciliteranno la condivisione delle conoscenze – ha affermato Vinogradova Shiffer, manager della Nasa che dirige il team -. Queste informazioni sono fondamentali per aumentare la resilienza climatica delle Nazioni con grandi popolazioni costiere, infrastrutture ed economie che saranno colpite dall’innalzamento del livello del mare”.
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L’Etna ha una nuova vetta, record di altezza a 3357 metri
ROMA (ITALPRESS) – Gli eventi succedutisi nel 2021 hanno accumulato notevoli quantità di materiale piroclastico e strati di lava sul cono del Cratere di Sud-Est – il più giovane e più attivo dei quattro crateri sommitali dell’Etna -, portando ad una cospicua trasformazione della sagoma del vulcano. Grazie all’analisi e all’elaborazione delle immagini satellitari, il Cratere di Sud-Est è ormai di gran lunga più alto del “fratello maggiore”, il Cratere di Nord-Est, da 40 anni la vetta indiscussa dell’Etna. Questo dato storico, che ha un’incertezza di 3 metri, è stato ottenuto tramite l’elaborazione di due triplette di immagini del satellite Plèiades acquisite il 13 e il 25 luglio 2021, nell’ambito della partnership internazionale Geohazard Supersites and Natural Laboratories, permettendo di aggiornare il modello digitale della superficie dell’Etna I due gruppi di immagini satellitari acquisiti (DSM – Digital Surface Model), prodotti alla risoluzione spaziale di 1 metro, sono stati allineati tra loro e rispetto ad un DSM del 2015 preso come modello di riferimento. Gli scienziati, inoltre, hanno dovuto superare alcuni problemi per la corretta ricostruzione topografica. Infatti, per eliminare l’effetto della nuvolosità, così come il pennacchio di gas emesso dai crateri sommitali, il DSM derivato dall’acquisizione del 25 luglio è stato integrato con il DSM derivato dall’acquisizione del 13 luglio per la porzione sud-orientale coperta dal gas in area sommitale. Dal modello digitale ottenuto del terreno emerge, in via preliminare, che il punto più alto del vulcano si trova ora sull’orlo settentrionale del Cratere di Sud-Est a quota 3350. La vetta dell’Etna, dal 1980, è sempre stata considerata il Cratere di Nord-Est che con i parossismi del settembre 1980 e febbraio 1981 raggiunse l’altezza massima di 3350 metri. Tale altezza, diminuita nel corso degli anni a causa dei crolli dei suoi orli, nell’estate del 2018 si è assestata a 3326 metri. Questo primato, però, è stato ora superato dal cono del Cratere di Sud-Est e, oggi, l’Etna ha una nuova vetta.
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Clima, Cingolani “Entro 2030 siamo chiamati a un cambiamento epocale”
ROMA (ITALPRESS) – “Purtroppo non ci sono novità positive, ma un peggioramento di tutti i parametri più pericolosi”. Così il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani su Repubblica analizza il Sesto rapporto dell’Ipcc sui cambiamenti climatici. “Dal punto di vista tecnico ho trovato migliorate la raccolta dei dati, la loro elaborazione e le proiezioni che permettono di disegnare i possibili scenari futuri” prosegue. “Ci sono scenari contenuti nel rapporto secondo cui, se riusciamo a rispettare una certa quantità di emissioni di gas climalteranti nei tempi previsti dagli Accordi di Parigi, allora potremo tenere sotto controllo l’incremento di temperatura. Ecco perchè è molto importante lavorare in questa decade per non far crescere il riscaldamento oltre il tetto di 1,5 gradi. Da qui al 2030 siamo chiamati a un cambiamento epocale. “Altrimenti potremmo arrivare a livelli di temperatura altissimi, oltre i 3 gradi. Una situazione insostenibile, letale”.
“Ci sono in ballo questioni geopolitiche importanti e complesse. Lo abbiamo visto al recente G20 Ambiente, energia e clima di Napoli. Non basta l’impegno di un singolo Paese. Serve uno sforzo globale, ma per ottenerlo occorre che i criteri di distribuzione dei ‘sacrificì siano chiari. Ora non lo sono affatto. Per esempio, oggi c’è chi, come Paesi con miliardi di abitanti, vorrebbe che si tenesse conto delle emissioni pro capite, molto basse nel loro caso, e non di quelle complessive” spiega parlando degli ostacoli al cambiamento epocale. “L’Italia è tra le nazioni più avanzate, il programma che stiamo realizzando è pensato per essere in linea con gli Accordi di Parigi e anzi accelerare in questa decade e centrare 1,5 gradi anzichè stare sotto i 2. Tutte le politiche che stiamo adottando con il Pnrr e in collaborazione con l’Europa vanno in questa direzione. Da questo punto di vista, noi e Bruxelles non possiamo fare di più. Sono i grandi Paesi a dover cambiare strategia e noi stiamo lavorando per favorire un accordo in questo senso” afferma il ministro che sullo sforzo ulteriore chiesto al governo italiano dalle associazioni ambientaliste” risponde: “Se si riferiscono a quello vecchio sbagliano, perchè lo stiamo aggiornando: tra la versione del 2018 e quella a cui stiamo lavorando ci sono di mezzo il Pnrr e il Next Generation Eu. Lo stiamo adeguando in modo che recepisca tutti i nuovi parametri della Commissione europea in fatto di emissioni di CO2”.
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Istat, nel 2020 peggiorano Indicatori di Sviluppo Sostenibile
ROMA (ITALPRESS) – L’analisi complessiva degli indicatori di sviluppo sostenibile in Italia al 2019, mostra un quadro complessivamente positivo rispetto a 10 anni prima, con il 60,5% delle misure in miglioramento, il 19,1% invariate e il 20,5% in peggioramento. L’intensità dei segnali favorevoli, però, diminuisce significativamente considerando i dati aggiornati al 2020: rispetto all’anno precedente scende al 42,5% la quota di misure in miglioramento mentre sale al 37% quella di misure in peggioramento. E’ quanto emerge dal Rapporto Istat Sdgs (Sustainable Development Goals) 2021. La mappa regionale dello sviluppo sostenibile mostra un vantaggio consolidato del Nord-est rispetto a Sud e Isole. In particolare, nelle Province Autonome di Bolzano e Trento più del 40% degli indicatori si trovano nel quinto quintile, quello più virtuoso. Anche la Valle d’Aosta presenta una distribuzione particolarmente favorevole (40,6%).
Nel Nord-ovest gli indicatori assumono una distribuzione più favorevole in Lombardia (25,2% nel quinto quintile) rispetto a Liguria e Piemonte (rispettivamente 13,5% e 12,9%). Nelle regioni centrali emerge la posizione meno favorevole del Lazio, che presenta un numero più elevato di indicatori nel secondo quintile (32,7%) rispetto a Marche, Toscana e Umbria, caratterizzate da una prevalenza di indicatori nel terzo e quarto quintile. Nelle regioni meridionali i valori degli indicatori sono tra i più bassi, con una prevalenza nel primo quintile (quello più svantaggiato) soprattutto in Sicilia, Campania e Calabria (rispettivamente 56,8%, 54,1% e 49,3%) mentre in Abruzzo la distribuzione appare più vicina a quella del Lazio.
L’Istat propone anche una prima mappatura delle corrispondenze tra gli SDGs e le 6 missioni previste dal Pnrr.
Sono 297 le misure statistiche degli SDG, riferite a 100 indicatori Onu, che possono essere collegate alle 6 missioni del Pnrr. Considerando questo insieme di misure statistiche, il 9,4% sono associabili alla missione 1 sulla digitalizzazione, il 37,1% alla missione 2 sulla transizione ecologica, il 5,4% alla missione 3 sulle infrastrutture sostenibili, il 13,8% alla missione 4 sull’istruzione e la ricerca, il 21,2% alla missione 5 sulla coesione e inclusione e il 13,1% alla missione 6 sulla salute. Ad esempio, la copertura vaccinale antinfluenzale della popolazione anziana, che ha registrato un significativo incremento nella stagione invernale appena trascorsa (+12 punti percentuali, raggiungendo il 66,5% degli over65 rispetto al 54,6% della stagione precedente) mostra un aumento della distanza tra le regioni più virtuose e quelle con percentuali più basse di vaccinati.
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Giansanti “Positiva nomina inviato speciale per cambiamento climatico”
ROMA (ITALPRESS) – “Un allarme rosso in piena regola. Siamo tutti chiamati in causa – istituzioni, cittadini e imprese – per contribuire a frenare i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale”. E’ il commento del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, alle conclusioni del Rapporto degli esperti delle Nazioni Unite secondo il quale l’aumento di 1,5 gradi della temperatura terrestre sarà raggiunto nel 2030. Vale a dire con dieci anni di anticipo rispetto al precedente Rapporto.
“L’agricoltura sta pagando, ormai ogni anno, un conto salato alle conseguenze del cambiamento climatico. Solo quest’anno – tra gelate, ondate di calore e carenze idriche distribuite sull’intero territorio nazionale – potremmo arrivare a due miliardi di euro”, sottolinea Giansanti.
“Inoltre, i cambiamenti climatici potrebbe anche innescare un processo di delocalizzazione delle produzioni agricole a scapito della sicurezza alimentare e della solidità del sistema agroalimentare. E’ indispensabile puntare – aggiunge – sulla massima diffusione delle innovazioni tecnologiche, grazie anche alle risorse finanziarie in arrivo dall’Europa per il Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’obiettivo è assolutamente chiaro: aumentare la produzione, con una minore pressione sulle risorse naturali”.
“Con le agroenergie, la forestazione e il trattenimento al suolo del carbonio, l’agricoltura italiana può puntare sulla neutralità climatica”, conclude il presidente di Confagricoltura.
Massimiliano Giansanti esprime anche pieno apprezzamento per la decisione del governo, annunciata dal ministro Di Maio, di nominare un inviato speciale per il cambiamento climatico.
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Clima, l’Onu “Cambiamenti senza precedenti, alcuni irreversibili”
ROMA (ITALPRESS) – Molti cambiamenti climatici osservati nel Pianeta sono senza precedenti da migliaia di anni e alcuni di quelli già avviati, come l’innalzamento del livello del mare, sono irreversibili in centinaia o migliaia di anni. E’ quanto emerge dal rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) dell’Onu, redatto dal Gruppo di Lavoro I, che contribuisce al Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC. Secondo il report, riduzioni forti e durature delle emissioni di CO2 e di altri gas serra limiterebbero il cambiamento climatico. Tuttavia, mentre i benefici per la qualità dell’aria arriverebbero rapidamente, potrebbero volerci 20-30 anni per vedere le temperature globali stabilizzarsi.
In particolare, in base al rapporto, le emissioni antropiche dei principali gas serra sono cresciute e hanno raggiunto nel 2019 concentrazioni di 410 parti per milione per CO2 e 1866 parti per miliardo per il metano. La temperatura media globale del pianeta nel decennio 2011-2020 è stata di 1.09° C superiore a quella del periodo 1850-1900, con un riscaldamento più accentuato sulle terre emerse rispetto all’oceano. A seguito del riscaldamento climatico, poi, il livello medio dell’innalzamento del livello del mare fra il 1901 e il 2020 è stato di 20 centimetri, con una crescita media di 1.35 mm/anno dal 1901 al 1990 e una crescita accelerata di 3.7 mm/anno fra il 2006 e il 2018.
Inoltre, tutti i più importanti indicatori delle componenti del sistema climatico stanno cambiando a una velocità mai osservata negli ultimi secoli e millenni. In particolare, la concentrazione dei principali gas serra è oggi la più elevata degli ultimi 800 mila anni; negli ultimi cinquant’anni la temperatura della Terra è cresciuta a una velocità che non ha uguali negli ultimi 2000 anni; nell’ultimo decennio l’estensione dei ghiacci dell’Artico durante l’estate è stata la più bassa degli ultimi 1000 anni e la riduzione dell’estensione dei ghiacciai terrestri non ha precedenti negli ultimi 2000 anni.
Per il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, il rapporto è “un codice rosso per l’umanità”. “I campanelli d’allarme – ha detto – sono assordanti e le prove sono inconfutabili”. Per Guterres “le soluzioni sono chiare”. “Economie inclusive e verdi, prosperità, aria più pulita e salute migliore – ha spiegato – sono possibili per tutti se rispondiamo a questa crisi con solidarietà e coraggio”.
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