ROMA (ITALPRESS) – Si è svolto nel pomeriggio il webinar di lancio della proposta, rivolta a Governo e Parlamento, per una legge quadro sul clima in Italia: a lanciarla sono WWF Italia, Legambiente, Greenpeace, Kyoto Club e Transport and Environment. L’ex ministro Edo Ronchi è intervenuto per appoggiare l’iniziativa.
Il 2020 è stato, insieme al 2016, l’anno più caldo di sempre, mentre il 2021 ci sta facendo assistere a una sequela impressionante di eventi impensabili, dalle temperature record in Artico alla bolla di calore sulla parte nord – ovest degli USA e le regioni occidentali del Canada (con quasi 50°C e incendi enormi e distruttivi), una siccità impressionante in California e in altre regioni del mondo, alle alluvioni catastrofiche in Germania e in Belgio.. Nessun angolo della Terra è al sicuro, tutti devono uscire dagli interessi di parte e dai veti incrociati per rispettare l’accordo di Parigi e fare ogni azione umanamente possibile per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. Dopo l’entrata in vigore della “Normativa europea sul clima” (Regolamento europeo Regolamento (UE) 2021/1119 ), è però sempre più evidente la carenza di strumenti che accompagnino la transizione, in particolare la necessità di uno strumento legislativo per allineare le politiche e fare della riduzione delle emissioni di CO2, e degli altri gas climalteranti un indice di programmazione e valutazione di ogni singolo provvedimento, con un approccio strategico, sistemico e di lungo termine per scelte politiche sempre più allineate alle indicazioni della comunità scientifica.
Sulla scia di quanto previsto da altre legislazioni nazionali, le organizzazioni ambientaliste propongono in particolare la definizione di un budget totale e budget settoriali di carbonio, commisurati agli obiettivi futuri e al percorso di decarbonizzazione, calcolati su solide basi scientifiche.
Le organizzazioni ambientali propongono l’istituzione di un Organismo Consultivo Indipendente (i.e. Comitato tecnico scientifico sulla crisi climatica) che agisca da base e supporto per le scelte politiche, per esempio proponendo il budget di carbonio totale e quelli settoriali.
WWF Italia, Legambiente, Greenpeace, Kyoto Club e Transport and Environment ritengono sia opportuno conseguire la reale neutralità climatica e la decarbonizzazione fissando degli obiettivi assoluti di riduzione delle emissioni di gas climalteranti, in tutti i settori dell’economia in modo da abbattere le emissioni di gas ad effetto serra. Le associazioni ripropongono il target del 65% entro il 2030 (target fissato al 55% dal Regolamento UE) rispetto ai livelli del 1990 e centrare l’obiettivo di lungo periodo carbonio zero entro il 2040 (target fissato al 2050 dall’UE): tali scadenze, infatti, sono maggiormente in linea con le indicazioni della comunità scientifica, a partire dal report IPCC su come limitare il riscaldamento globale a 1,5°C.
Tra le proposte, le associazioni richiamano la necessità che la transizione sia giusta e inclusiva, e avanzano proposte per una riforma fiscale in senso ambientale, a partire dalla tassa sul carbonio e, per i settori ETS, dal presso minimo del carbonio (carbon floor price).
Dotarsi di una legge quadro sul clima permetterà di governare la complessità della crisi climatica in atto, di monitorare i livelli di emissione per tutti i settori dell’economia, di trasformare il sistema economico senza compromettere in maniera irreversibile la salute del Pianeta Terra, ed il futuro delle nuove generazioni e di contribuire all’attuazione degli obiettivi climatici di Parigi e di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
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Associazioni ambientaliste propongono una legge quadro sul clima
#SuzukiCleanUp, raccogliere un rifiuto dal mare fa la differenza
ROMA (ITALPRESS) – Si parla tanto di ambiente, di come salvaguardarlo, di come far germogliare il seme di una “cultura green” nella società, che porti a rispettare la natura in ogni sua forma, ma a volte si ha la sensazione che oltre alle parole resti ben poco. #SuzukiCleanUp è l’hashtag dell’iniziativa concreta, che Suzuki lancia attraverso i propri canali social, relativa alla pulizia del mare.
#SuzukiCleanUp nasce all’interno del progetto globale Suzuki Clean Ocean Project che si sviluppa in una serie di attività eco-sostenibili relative alla pulizia di oceani, fiumi e laghi, che il costruttore giapponese esegue da ormai 10 anni, anche attraverso tutte le proprie filiali presenti nel mondo. Il progetto prevede inoltre la riduzione degli imballaggi, delle microplastiche e inquinamento e di comportamenti aziendali eco-friendly.
La campagna #SuzukiCleanUp è rivolta, in primis, ai possessori di fuoribordo Suzuki ma è destinata anche a chi può dare una mano nel ripulire le spiagge e il mare dal pattume che li riempie e devasta. A chi fa parte del mondo Suzuki, a chi ha scelto un fuoribordo Suzuki per la propria barca, viene chiesto un gesto di appartenenza e civiltà, divenendo ciascuno testimonial di questa importante campagna di raccolta dell’immondizia dispersa.
Suzuki Italia Marine raccoglierà le foto che gli utenti scatteranno dopo aver raccolto l’immondizia e invieranno tramite messaggio privato su Messenger, per poi pubblicarle in una gallery social. Tutte le foto saranno identificate dagli hastag del progetto: #SuzukiCleanUp, #SuzukiCleanTheSea e #SuzukiCleanOceanProject sulla propria pagina Facebook.
#SuzukiCleanUp è una challenge in cui tutti saranno vincitori a prescindere perchè, oltre essere presenti sulla pagina ufficiale di Suzuki, avranno la consapevolezza di aver partecipato a un’attività che parte direttamente da chi vive il mare per passione e in virtù della stessa lo rispetta.
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SEA e ICMQ insieme per la transizione ecologica
MILANO (ITALPRESS) – Si è svolta la cerimonia di consegna a SEA, società di gestione degli aeroporti di Milano Malpensa e di Milano Linate, da parte di ICMQ, della certificazione “Make It Sustainable, per i processi di gestione della manutenzione delle infrastrutture aeroportuali.
Mentre da una parte lo sviluppo di competenze e della tecnologia contribuisce alla crescita economica, dall’altra racchiude la potenzialità per aiutare a gestire i rischi e le minacce alla sostenibilità delle relazioni sociali e degli impatti ambientali ed economici. Le innovazioni e le nuove conoscenze nel campo della tecnologia, del management e delle politiche socio-economiche sfidano le aziende a compiere nuove scelte su come i loro prodotti, servizi, operazioni e attività impattano sul pianeta,le persone e le economie. In quest’ottica, SEA e ICMQ hanno sviluppato congiuntamente delle Linee Guida per l’applicazione del Protocollo Make It Sustainable ai processi di gestione della manutenzione delle infrastrutture aeroportuali messi in atto da SEA per gli aeroporti di Milano Linate e Milano Malpensa.
Nonostante la crisi del settore del trasporto aereo dovuto al Covid-19 che vede un -73% del traffico negli aeroporti di Milano nel 2020, SEA ha scelto di non rinunciare all’impegno in favore della sostenibilità mettendo in atto una serie di azioni di efficientamento energetico e di processo, in particolare la riduzione di oltre il 10% di energia termica avviato a fine del 2020 a fronte di azioni di modulazione dell’assetto impiantistico dei due scali; riduzione del 20% entro il 2026 della Carbon Footprint dei processi manutentivi e infine il passaggio dal 63% attuale al 75% entro il 2026 nella gestione dei rifiuti prodotti incremento della quota “a recupero”.
Le Linee Guida realizzate, per ognuno dei requisiti essenziali e dei requisiti applicativi del protocollo Make It Sustainable, identificano le azioni, i documenti e i referenti necessari ad ottemperare alle richieste del requisito. Naturale evoluzione di questo percorso virtuoso è stato l’ottenimento della Certificazione Make It Sustainable, nell’ambito dello sviluppo e dell’attuazione di politiche, strategie, processi, prodotti e servizi in grado di bilanciare l’interesse proprio con i bisogni e le aspettative dei portatori di interesse e cioè clienti, personale, società, autorità, comunità e investitori.
“L’ottenimento della certificazione Make it Sustainable dei processi manutentivi rappresenta uno step concreto e tangibile dell’approccio “creating shared value oriented” di SEA, confermato per altro dall’adesione piena al Green Building Council – ha dichiarato Alessandro Fidato, Chief Operating Officer di SEA. – Un modello di fare business rispettoso di una estrema attenzione ai costi, che muove dalla profonda consapevolezza che il successo del nostro fare impresa non può prescindere da una forte attenzione verso gli stakeholders ed i nostri partners. Questa certificazione conferma l’attenzione che SEA ha verso l’ambiente, l’economia circolare e le risorse umane. E’ stata questa anche l’occasione per fissare target sfidanti per il futuro, come l’ottenimento della certificazione Envision sulle attività di manutenzione più importanti, la riduzione progressiva della Carbon Footprint, sia interna che legata ai nostri fornitori, attraverso un’azione di sensibilizzazione sulle loro value chain. Incremento della percentuale di rifiuti a recupero, maggior utilizzo di prodotti ecosostenibili come oli biodegradabili vernici ecolabel o la transizione dall’utilizzo di combustibili fossili a sistemi di alimentazione elettrici sono solo degli esempi delle direttrici su cui SEA si sta muovendo”.
“Oggi – afferma Lorenzo Orsenigo, presidente e direttore generale di ICMQ – per affrontare con gradualità e successo la sfida dell’innovazione e della transizione ecologica, le organizzazioni hanno l’opportunità di valorizzare specifici prodotti e servizi, applicando i principi di sostenibilità alla strategia, progettazione, sviluppo, fabbricazione, erogazione, gestione, comunicazione, analisi e miglioramento dei processi chiave e definendo obiettivi misurabili, coerenti e sostenibili. Make It Sustainable rientra tra questi e permette di misurare e in caso migliorare le performance ambientali ed energetiche attraverso l’adozione di sistemi di gestione riconosciuti a livello internazionale, il ricorso alle risorse rinnovabili, il monitoraggio dei consumi energetici e il contenimento degli impatti ambientali, sociali e dei consumi, adottando le migliori prassi tramite il coinvolgimento degli stakeholder”.
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Idrogeno, un progetto italiano per l’industria del vetro
ROMA (ITALPRESS) – Un gruppo di lavoro composto da Snam, RINA, Bormioli Luigi, Bormioli Rocco, STARA GLASS, Università degli Studi di Genova, Stazione Sperimentale del Vetro, IFRF Italia, SGRPRO e RJC SOFT ha avviato una collaborazione finalizzata alla riduzione delle emissioni nell’industria vetraria attraverso l’idrogeno.
La fabbricazione di oggetti in vetro, di cui l’Italia è il secondo produttore in Europa con oltre 5 milioni di tonnellate annue, è energivora e difficilmente elettrificabile. Per questo il progetto “Divina” (Decarbonizzazione dell’Industria Vetraria: Idrogeno e Nuovi Assetti), coordinato da Snam, RINA e Bormioli, si pone l’obiettivo di ridurre le emissioni nella fase di fusione del vetro, che rappresenta più del 50% del consumo energetico complessivo di tutto il processo di produzione.
“In quest’ottica, la disponibilità di un vettore energetico come l’idrogeno può rappresentare una soluzione valida ottimizzandone l’uso in termini energetici ed emissivi e gestendo le sfide della produzione e del trasporto”, si legge in una nota.
«L’idrogeno avrà un ruolo fondamentale nella decarbonizzazione di settori a elevata intensità energetica come quello del vetro per centrare gli obiettivi climatici nazionali ed europei. Questo progetto si aggiunge a quanto stiamo già facendo nei settori dell’acciaio, del trasporto ferroviario e delle ceramiche. Snam, grazie alle proprie infrastrutture e alle proprie competenze, potrà abilitare l’introduzione dell’idrogeno nell’industria, anche a beneficio della crescita economica», spiega l’amministratore delegato di Snam, Marco Alverà.
Ugo Salerno, Presidente e Amministratore Delegato di RINA, ha affermato: «Continuiamo a lavorare con Snam e con altre realtà per contribuire alla transizione ecologica delle principali filiere energivore. Dopo il primo test con un mix di gas naturale e idrogeno al 30% nella lavorazione dell’acciaio che abbiamo svolto a maggio, le nostre competenze e i nostri laboratori sono a disposizione anche del progetto “Divina”, un importante traguardo verso la decarbonizzazione di un altro settore tra i più significativi del tessuto economico italiano».
«In qualità di eredi di una delle più antiche tradizioni industriali europee di produzione di vetro di alta qualità, vogliamo essere protagonisti del processo di decarbonizzazione del nostro settore catalogato come hard-to-abate. La partnership con attori di primo ordine del settore energetico, dell’industria vetraria e del mondo accademico rende il progetto Divina una proposta solida e concreta di percorso di transizione verde e di sostenibilità», ha sottolineato Vincenzo Di Giuseppantonio, amministratore delegato del gruppo Bormioli Luigi.
L’iniziativa permetterà, nel breve e medio periodo, di valutare il risultato dell’introduzione di una percentuale crescente di idrogeno miscelato al gas naturale in forni fusori esistenti e in regolare regime di produzione. L’opportunità di testare quote significative di idrogeno su forni operativi permetterà di verificare la compatibilità della combustione a base di idrogeno con il materiale vetro in contesti di produzione industriale reale e dopo le opportune sperimentazioni nei laboratori.
Oggi il principale vettore energetico utilizzato dalle vetrerie è il gas naturale e le emissioni di CO2 si attestano a circa 1.500.000 tonnellate annue: nel complesso, circa il 3,5% delle emissioni dell’intero settore manifatturiero. L’impiego di un blend di idrogeno al 30% nei processi fusori del vetro a livello nazionale consentirebbe di ridurre le emissioni di 200.000 tonnellate, pari alle emissioni equivalenti di circa 100.000 autoveicoli.
Nell’ambito del progetto, verranno anche definite e successivamente ottimizzate le regole di progettazione dei futuri forni – i cosiddetti “Forni 4.0” – in grado di garantire le migliori prestazioni anche con percentuali di idrogeno maggiori, fino al 100%.
Il gruppo di lavoro, tutto italiano, è rappresentativo dell’intera filiera in quanto coinvolge specialisti del settore energetico, gruppi vetrari di primo livello, player nel campo della produzione e del trasporto di combustibile, aziende leader della certificazione e nell’integrazione di sistemi complessi, imprese di progettazione di forni fusori da vetro e centri universitari e di ricerca.
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Conai, nel 2020 riciclato il 73% degli imballaggi
MILANO (ITALPRESS) – Il tasso di riciclo degli imballaggi in Italia nel 2020 ha superato le previsioni. L’emergenza sanitaria non ha frenato questo settore dell’economia circolare: lo scorso anno è stato avviato a riciclo il 73% dei pack immessi sul mercato, 3,3 punti percentuali in più rispetto al 2019. E’ quanto emerge dalla relazione generale del Conai. “E’ un record. Il tasso di riciclo più alto che il nostro Paese abbia conosciuto. Le nostre prime stime, a inizio anno, parlavano di un 71%: alcuni di noi lo vedevano come un eccesso di ottimismo per un anno difficile come il 2020. Invece, le previsioni si sono rivelate addirittura troppo prudenti”, sottolinea il presidente del Consorzio Nazionale Imballaggi Luca Ruini. Sono state più di 9 milioni e mezzo le tonnellate di imballaggi riciclate sul totale delle 13 milioni immesse al consumo. Immesso che, come già annunciato lo scorso marzo, nel 2020 è calato di più del 4% rispetto al 2019 per il venir meno dei pack destinati ai settori commerciali e industriali. Ma grazie alla crescita della raccolta differenziata urbana, che ha fatto da traino e non è stata messa in crisi dalle difficoltà seguite al lockdown e alle restrizioni, le quantità riciclate non sono diminuite. Nel dettaglio, hanno trovato una seconda vita 371mila tonnellate di acciaio, 47mila e 400 di alluminio, 4 milioni e 48mila di carta, un milione e 873mila di legno, un milione e 76mila di plastica, 2 milioni e 143mila di vetro. Sommando ai numeri del riciclo quelli del recupero energetico, il totale di imballaggi sottratti alla discarica cresce e si avvicina all’84% (83,7%). Un totale di quasi 11 milioni di tonnellate. L’Italia ha già raggiunto gli obiettivi di riciclo complessivi che l’Europa impone ai suoi Stati membri entro il 2025. Tra cinque anni, infatti, ogni Paese dovrà riciclare almeno il 65% degli imballaggi: con cinque anni di anticipo, quell’obiettivo è già superato di 8 punti percentuali. Anche tutti i singoli materiali di imballaggio hanno raggiunto le percentuali di riciclo richieste entro il 2025. Resta indietro solo la plastica, ma di meno di due punti percentuali: nel 2020 in Italia ne è stata riciclata il 48,7%, ma “raggiungere il 50% richiesto dall’Unione in cinque anni non rappresenta un problema. Oggi siamo secondi solo alla Germania in termini di quantitativi di imballaggi riciclati”, osserrva Ruini.
Nel 2020 il Conai ha gestito il 52% degli imballaggi avviati a riciclo (nel 2019 il 50,2%). “Nuova dimostrazione del ruolo di sussidiarietà al mercato che il Consorzio svolge da più di vent’anni. E’ quando il mercato soffre, come avvenuto lo scorso anno con l’inizio dell’emergenza Covid e il lockdown, che Conai deve sostituirsi al mercato con margini di intervento più ampi, per garantire la continuità del ritiro dei materiali da raccolta differenziata perchè il mercato stesso non ha interesse a farlo”, commenta il presidente. Nel 2020 sono stati oltre 7.400 i Comuni italiani che hanno stipulato convenzioni con il sistema consortile, affidando quindi gli imballaggi provenienti dalle loro raccolte differenziate a Conai: una copertura della popolazione italiana che raggiunge il 97%. Per coprire i maggiori costi che i Comuni sostengono nel ritirare i rifiuti in modo differenziato (affinchè smaltirli tutti in discarica), nel 2020 Conai ha riconosciuto alle amministrazioni locali italiane 654 milioni: 452 milioni, invece, sono stati destinati dal sistema al finanziamento di attività di trattamento, riciclo e recupero. I conferimenti dei rifiuti di imballaggio a Conai nel 2020 sono cresciuti in tutta Italia. La crescita è guidata dal Nord del Paese, che mette a segno un +6% di imballaggi affidati al sistema consortile in modo differenziato rispetto al 2019. In totale, oltre 2 milioni e 840mila tonnellate. Quasi uguale l’aumento dei conferimenti da parte delle Regioni del Sud: +5% rispetto al 2019, complessivamente più di 1 milione e 510mila tonnellate.
La crescita del Centro Italia è stata del 4%, che sfiora il milione di tonnellate conferite in modo differenziato.
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Agricoltura e sostenibilità, il 22 luglio incontro a Pantelleria
PANTELLERIA (TRAPANI) (ITALPRESS) – L’Ente Parco Nazionale Isola di Pantelleria e SVIMEZ – Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno in virtù di un protocollo d’intesa siglato nel giugno 2019, hanno avviato “Pantelleria Youth Forum”. L’iniziativa vuole realizzare, anche attraverso l’ausilio della Scuola di Politiche, un ciclo di attività che si svolgeranno nel corso del triennio 2020-22, relativo allo studio sugli strumenti di valutazione ex ante ed ex post degli effetti delle politiche pubbliche sul capitale naturale e sui servizi ecosistemici; allo studio sullo sviluppo economico delle aree protette con particolare riferimento alla fiscalità di vantaggio e alle misure di incentivazione delle attività economiche secondo lo schema delle Zone Economiche Ambientali, da coordinare con gli strumenti della politica agricola comunitaria e quelli di intervento per l’ambiente e tutela della biodiversità; alla divulgazione dei risultati delle ricerche e dei temi oggetto delle medesime, nonchè i percorsi di condivisione attivati per il loro sviluppo, che saranno al centro di forum partecipativi per orientare l’attività di ricerca, e di disseminazione dei contenuti attraverso eventi formativi rivolti in particolare alle giovani generazioni e alla comunità dell’Isola di Pantelleria.
In virtù di quest’ultimo punto, l’Ente Parco ospiterà un convegno organizzata da Svimez con Scuole di Politiche, che si terrà giovedì 22 luglio alle ore 18 presso il centro visite del Museo Vulcanologico di Punta Spadillo a Pantelleria. Tema dell’incontro è la centralità del ruolo dell’agricoltura nello sviluppo sostenibile.
All’incontro interverranno l’assessore regionale all’agricoltura dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea Regione Sicilia, Antonino Scilla, e Gaetano Armao – vice Presidente Regione Siciliana. La direttrice del Parco Nazionale Isola di Pantelleria Sonia Anelli e il Sindaco di Pantelleria Vincenzo Campo daranno il benvenuto ai relatori. Apriranno i lavori Angelo Frascarelli, dell’Università degli Studi di Perugia e Giuseppe Barbera, dell’Università degli Studi di Palermo che parleranno della PAC al PNRR: traiettorie economiche di una nuova società agroecologica. Si affronterà il tema dell’innovazione quale motore per la crescita sostenibile dei territori, con gli interventi di Andrea Di Stefano – Novamont; Francesco Pugliese – Bonifiche Ferraresi; Antonio Rallo – Vini Donnafugata; Rosario Cappadona – Cooperativa Capperi di Pantelleria; Ketty D’Ancona – Vini D’Ancona; Gabriele Lasagni – Bonomo & Giglio Capperi e Produzioni tipiche. Le nuove politiche per lo sviluppo agricolo saranno presentate da Luca Bianchi – SVIMEZ; Dario Cartabellotta – Dipartimento Agricoltura, Regione Siciliana; Salvatore Gabriele – Parco Nazionale Isola di Pantelleria.
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Pecoraro Scanio “10.000 cantieri contro il dissesto idrogeologico”
ROMA (ITALPRESS) – “L’alluvione catastrofica in Germania a luglio conferma la crisi climatica in atto. Proprio il 16 luglio scorso Palermo fu sconvolta da una bomba d’acqua in un mese solitamente tranquillo. La messa in sicurezza del territorio e’ una priorita’ gravemente sottovaluta anche dal governo Draghi”, lo dice Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della fondazione Univerde, che da ministro dell’Ambiente finanzio’ 1.000 cantieri contro il dissesto idrogeologico. “Oggi siamo gia’ in emergenza clima e serve quell’adattamento che invocai invano dalla conferenza sul clima fin dal 2007 – aggiunge Pecoraro Scanio – Oggi occorre nel Pnrr un piano di almeno 10.000 cantieri per prevenire frane e dissesti con orti e danni che possono diventare catastrofici. Si puo’ dare lavoro tutelando il territorio e tanti abitati a rischio”. “Credo – conclude Pecoraro Scanio – anche che un piano per ripopolare gli Appennini e le aree interne con vera digitalizzazione e sostegno a agricoltura, artigiano e servizi puo’ prevenire l’abbandono dei piccoli centri che aumenta i rischi idrogeologici”.
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Nasce un percorso per promuovere la tutela della costa domiziana
ROMA (ITALPRESS) – Creare un marchio di sostenibilità ambientale che gestisca, attraverso un consorzio, la promozione turistico-commerciale degli operatori del litorale domizio e incentivare, allo stesso tempo, un turismo sempre più sostenibile e responsabile per la tutela della risorsa marina: Domizia e Mediterraneo da remare #PlasticFree si sono incontrati oggi a Castel Volturno, in provincia di Caserta, presso il Flava Beach, all’evento “Qualità delle acque. Con Domizia per la sostenibilità!” per condividere gli obiettivi concreti e le proposte di azione utili a una gestione integrata e green della costa domiziana. L’evento è stato promosso da Domizia e dalla Fondazione UniVerde allo scopo di incoraggiare, attraverso un percorso di condivisione e di partecipazione, la realizzazione di obiettivi ambiziosi che puntano a una migliore tutela della qualità delle acque e conservazione della biodiversità marine.
Dopo i saluti di Luigi Umberto Petrella, sindaco di Castel Volturno, è intervenuto Fulvio Giugliano, co-fondatore di Domizia che ha dichiarato: “Il progetto Domizia riunisce in una singola associazione i responsabili e referenti delle primarie associazioni ambientaliste che operano da anni sulla costa casertana per la tutela dell’ambiente e, con l’innesto di esperti della comunicazione, mira a creare sinergia per arrivare all’obiettivo di preservare e valorizzare lo scrigno di biodiversità dell’area, vero e proprio patrimonio collettivo. L’elemento che unisce tutti è il desiderio che la costa domiziana possa finalmente esprimere tutte le sue potenzialità naturalistiche, nel pieno rispetto dell’ambiente”.
Per Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde “le nostre coste rappresentano un patrimonio ambientale inestimabile, un formidabile attrattore turistico ma sono sempre più minacciate dall’inquinamento causato dalla dispersione di plastiche e dai comportamenti sconsiderati di chi non rispetta la natura e il paesaggio. Forse il pensiero ricorrente – ha aggiunto – era che la vastità del polmone blu, intono a noi, non avrebbe mai presentato il conto, magari in virtù della sua profondità o della sua estensione. In realtà, l’inquinamento ha raggiunto livelli preoccupanti. Si potrebbe iniziare eliminando progressivamente la plastica monouso, raccoglierla e ripulire le coste per apprezzarle nella loro completa bellezza e far ripartire un turismo sostenibile e responsabile in un’area che ha tanto da offrire in termini di biodiversità di flora e fauna, varietà e tipicità enogastronomiche e paesaggi mozzafiato”.
Migliorare i servizi e favorire lo sviluppo sociale, culturale ed economico della costa domiziana secondo nuovi paradigmi per creare nuova occupazione sostenibile. Un traguardo da raggiungere anche con la creazione di un disciplinare nella gestione delle attività economiche del litorale, a garanzia di comportamenti sostenibili da parte degli operatori che, volontariamente, decideranno di associarsi allo scopo di ridurre il proprio impatto ambientale. E’ questa la proposta avanzata da Domizia, individuando come principali soggetti destinatari del marchio di sostenibilità i gestori degli stabilimenti balneari e gli armatori dei pescherecci.
All’evento ha fatto tappa Mediterraneo da remare #PlasticFree, la campagna nazionale itinerante promossa dalla Fondazione UniVerde, in collaborazione con Marevivo, con l’adesione del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera, con la Main partnership di Castalia Consorzio Stabile S.C.p.A e con la partnership di FICK e Marnavi.
Obiettivo dell’iniziativa è quello di promuovere la transizione dai vecchi modelli turistici a un turismo sostenibile e responsabile sui litorali marini, fluviali e lacustri, disincentivando l’uso di imbarcazioni a motore a favore di quelle a remi e a vela, contrastando l’inquinamento da plastiche nei mari, fiumi e laghi, con il focus #PlasticFree, e rilanciando il focus “Acquascooter Free” con la promozione della mobilità a remi e la diffusione dell’uso delle canoe in luogo del noleggio di moto d’acqua.
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