MILANO (ITALPRESS) – Il Pulsee Energy Index – osservatorio sulle abitudini degli italiani realizzato da Pulsee, l’operatore di luce e gas ad uso domestico green e digitale, in collaborazione con la società di ricerche di mercato Nielsen¸ scatta ancora una volta una fotografia delle priorità, intenzioni e comportamenti degli italiani in relazione alla sostenibilità ambientale.
Al centro dell’indagine, le famiglie, ed in particolare la gestione della sostenibilità in ambito domestico da parte delle donne madri, di età compresa tra i 18 ei 55 anni. Dai dati emerge come, tra le varie fasce di età delle intervistate, se le tematiche legate alla sostenibilità ambientale e l’attenzione ai cambiamenti climatici entrino sempre di più nella percezione delle mamme italiane che si dichiarano, per la quasi totalità, estremamente sensibili ritenendo necessario adottare comportamenti eco-friendly (94%), dall’altra si registra una certa difficoltà nell’alimentare lo spirito green quando si tratta di gestione familiare (63%). A livello di accesso alle informazioni, il 76% dichiara di informarsi molto o abbastanza sul tema: anche in questo caso, il target più giovane (18-35 anni), contrariamente alle aspettative, si dice meno informato rispetto a quello più adulto (41-55 anni) con un 70% contro un 79%. In generale, le mamme intervistate si riconoscono un voto medio di 7 in quanto ad auto valutazione di “genitore green”.
Le difficoltà maggiori, nel confrontarsi con l’importanza di partecipare alla tutela dell’ambiente e alla sostenibilità, vengono riscontrate nella gestione quotidiana: perchè non è semplice trovare ciò che si preferirebbe o comunque perchè questo è più costoso. Spesso i prodotti con confezioni biodegradabili hanno infatti un prezzo maggiore. Da non sottovalutare poi, come molte ritengano che le confezioni plastic free siano ancora troppo poco utilizzate.
Il 65% delle donne nella fascia i 18 e i 40 anni trova che essere green sia costoso, contro il 57% della fascia 41-55 anni. Tant’è che accessori in materiale ecosostenibile, generalmente più cari, come i ciucci, biberon, giocattoli sono comprati in misura maggiore dalle mamme più adulte (nel 75% dei casi tra le mamme oltre i 41 anni, contro il 69% della fascia 18-35 anni e 72% della fascia 36-40).
Eppure, in media, per l’84% delle mamme, è importante poter acquistare cibo in confezioni riciclabili. Oppure che abbiano confezioni realizzate con materiali riciclati: 75% per la fascia di età 18-35 anni, 79% per la fascia 36-40 anni e 84% per la fascia di età 41-55 anni, oppure che siano plastic free (in media, 76%) o che siano, infine, fatte di materiali che non disperdono particelle negli alimenti, ad esempio in vetro o alluminio (83%).
Altrettanto importante è mangiare a Km 0 per l’81% delle mamme. Per cercare di impattare meno sull’ambiente, 1 mamma su 10 dichiara di scegliere di utilizzare pannolini lavabili – meno pratici ma amici dell’ambiente – contro il 63% di coloro che utilizza quelli “usa e getta”. Il 27% dichiara invece di fare uso di entrambi.
In uno scenario di tutela ambientale, grande spazio trova poi “l’usato” per i più piccoli: il 91% delle mamme, dice di essere riuscita a utilizzare/recuperare per i propri figli abbigliamento e accessori regalati da parenti, amici, conoscenti con bambini più grandi. Anche in questo ambito le mamme delle fasce di età 36-40 e 41-55 anni hanno riciclato di più (93%), rispetto alle mamme della fascia di età compresa tra i 18 e i 25 anni (87%). Il ri-uso si registra anche per i giocattoli (80%).
Considerando in generale le proprie abitudini quotidiane, riguardo alla cura dei propri figli, il 77% delle intervistate sente di partecipare ad un mondo più sostenibile e dichiara di mettere in atto comportamenti per proteggere il nostro ecosistema. Il 14% di loro utilizza per esempio la bicicletta per i propri spostamenti.
Per migliorare l’impronta ecologica Pulsee, l’operatore 100% digitale di Axpo Italia, propone Zero Carbon Footprint il servizio che permette di compensare l’impatto sull’ambiente tramite l’acquisto di certificati green per la produzione di energia. Pulsee lancia anche una campagna: per chiunque passi a questo operatore dall’1 luglio e fino a fine agosto, la prima bolletta (bimestrale) comprensiva di tutti i costi di gestione e del canone Rai sarà completamente a zero.
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63% mamme italiane pensa che prendersi cura dell’ambiente sia costoso
Tasca d’Almerita tra le 24 cantine più green del mondo
PALERMO (ITALPRESS) – Tasca d’Almerita è tra 24 le cantine al mondo e tra le 3 italiane a ricevere il ‘Robert Parker Green Emblem 2021’, un riconoscimento attribuito da uno dei più importanti critici del mondo enologico internazionale, la cui firma in Italia è Monica Larner. La prima cantina siciliana che, secondo Robert Parker, ha dimostrato sforzi straordinari nella ricerca di pratiche agricole ed enologiche virtuose e che – al di là della certificazione – sono eccezionali sostenitrici della sostenibilità che guarda alla protezione ambientale a lungo termine e alla tutela della biodiversità. Se oggi parlare di sostenibilità è all’ordine del giorno, nel 2009, quando Tasca d’Almerita decise di creare le basi per lo sviluppo di SOStain – il primo programma di sostenibilità per la viticoltura siciliana – non era così. “Tutto nasce dall’esigenza di acquisire consapevolezza – spiega Alberto Tasca, Ceo dell’azienda – tramite misurazione, ossia sapere esattamente che effetto ha ogni azione che compiamo in vigna, in cantina e in generale in tutta l’organizzazione. Il nostro programma si spinge oltre gli aspetti prettamente legati alla produzione enologica e guarda anche alla complessità delle ricadute socioculturali sul territorio: come il benessere dei lavoratori, la salute dei consumatori, la valorizzazione del territorio circostante e la conservazione delle risorse naturali. Sono entusiasta di avere ricevuto questo riconoscimento, frutto di fatica e impegno”. “In Sicilia, grazie anche al lavoro della Fondazione SOStain e di tutti i produttori che ne fanno parte, stiamo assistendo a una vera e propria rivoluzione culturale: ci siamo dati regole chiare per misurare il nostro livello di sostenibilità, abbiamo imparato a sostituire ‘l’iò con il ‘noì lavorando sul bene comune come moltiplicatore del benessere collettivo, pur mantenendo identità molto diverse. Una collaborazione volta alla crescita reciproca e allo sviluppo di un modello applicabile a tutte le organizzazioni pubbliche e private, per un’altra società, dove il valore dominante è il ben-essere anzichè il ben-avere”. Ogni anno, i recensori di ‘Robert Parker Wine Advocatè nominano nuovi candidati delle loro regioni che ritengono degni. Ogni nomina viene studiata e discussa dal gruppo editoriale. Una volta che un’azienda viene riconosciuta, tutti i suoi vini porteranno il ‘Robert Parker Green Emblem’ in futuro. Per Nicolas Achard, Ceo di Robert Parker Wine Advocate: “Siamo consapevoli del crescente desiderio di una viticoltura responsabile e impegnata dal punto di vista ambientale, e di un accesso più facile a queste informazioni da parte dei consumatori. Nel team di Robert Parker Wine Advocate, condividiamo questa visione, ed è per questo che abbiamo deciso di sviluppare il ‘Robert Parker Green Emblem’, per evidenziare le cantine che combinano ricchezza di gusto e viticoltura sostenibile”. “Desideriamo facilitare l’incontro tra questi viticoltori impegnati, che ci dimostrano come il rispetto dell’ambiente possa magnificare i terroir e le vigne senza compromettere il gusto e la qualità dei vini”. In concomitanza con il riconoscimento, Tasca d’Almerita giunge alla presentazione della sua 10° edizione del rapporto annuale di sostenibilità. Il documento fotografa i dati raccolti nel 2020, mostrando le migliorie generate negli anni e offre non solo un quadro della realtà aziendale, ma anche uno spaccato della situazione in Sicilia, essendo le sue cinque tenute collocate nei territori più vocati alla viticoltura nella regione. La riduzione dell’impatto ambientale, come testimoniato dal Report, ha portato a numerosi risultati tangibili, ad esempio: o oltre 1300 tonnellate di Co2 in meno immesse in atmosfera negli ultimi due anni, pari alle emissioni assorbite da circa 28000 alberi di arancio nell’arco di 10 anni; o quasi 550.000 kWh di energia da fotovoltaico prodotta, che è come dire risparmiare l’equivalente dell’anidride carbonica liberata nell’atmosfera da un autobus che percorre 22812 km; o il traguardo di 1.724.000 bottiglie alleggerite dal 2011 ad oggi (+33% rispetto al 2018) con conseguente riduzione non solo delle emissioni, ma anche delle materie prime necessarie per fabbricare una bottiglia di vetro. E ancora, 21 posti di lavoro in più a tempo indeterminato creati negli ultimi 10 anni e molti progetti per lo sviluppo del territorio Sicilia (tra questi, per citarne alcuni, il Malvasia Day, Cogito, Palermo-Montecarlo). L’impegno assunto dalla famiglia Tasca d’Almerita in questi 12 anni, attraverso l’utilizzo di propri mezzi e proprie risorse, ha permesso inoltre di ottenere certificazioni e riconoscimenti legati alla sostenibilità. Nel 2017 è stata la prima azienda ad ottenere la certificazione VIVA – il programma di sostenibilità promosso dal Ministero della Transizione Ecologica. Mentre, nel 2019 l’autorevole testata americana, Wine Enthusiast, gli ha conferito il premio di ‘Cantina europea dell’annò proprio in virtù dell’impegno assunto per la viticoltura sostenibile in Sicilia. Da oggi, la famiglia aggiunge a questi importanti traguardi il Robert Parker Green Emblem. Una testimonianza concreta della rivoluzione culturale portata avanti da Tasca in Sicilia: un laboratorio in cui si lavora alla riduzione dell’impatto sul territorio facendo sistema, in cui aziende ‘tecnicamente concorrentì si confrontano su temi diversi (protezione della biodiversità, gestione sostenibile del vigneto, promozione del territorio). “Una collaborazione – come auspica Alberto Tasca – volta alla crescita reciproca e allo sviluppo di un modello applicabile a tutte le organizzazioni pubbliche e private, “per un’altra società, dove il valore dominante è il ben-essere anzichè il ben-avere”.
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Transizione verde, ok documento strategico 2021-2027 in Emilia Romagna
BOLOGNA (ITALPRESS) – Una visione condivisa per il futuro dell’Emilia-Romagna. Un programma unitario degli obiettivi da raggiungere attraverso l’azione coordinata di investimento delle risorse europee e nazionali stanziate per la ricostruzione post pandemia. Per un rilancio e uno sviluppo sostenibile dell’Emilia-Romagna, tenendo insieme le esigenze di breve periodo con le trasformazioni strutturali di lungo termine, per rafforzare le reti sociali, ricucire le distanze territoriali, rafforzare la competitività del sistema economico-produttivo e l’attrattività della regione.
E’ il Documento Strategico Regionale (DSR) per la programmazione unitaria delle politiche europee di sviluppo 2021-2027 (il nuovo settennato di definizione dei fondi europei, scaduto il precedente), redatto dalla Giunta regionale e approvato oggi dall’Assemblea legislativa.
Dopo un ampio confronto nelle Commissioni assembleari e in Aula, e con le parti sociali nel Patto per il Lavoro e per il Clima, Il DSR dà gambe a molte delle scelte contenute nel Patto stesso, delineando la cornice strategica nella quale indirizzare l’insieme dei fondi europei e nazionali 2021-2027 su cui potrà contare l’Emilia-Romagna.
Dopo il DSR, per quanto attiene in particolare ricerca e innovazione, l’Assemblea legislativa esamina sempre oggi un secondo importante documento di programmazione definito dalla Giunta: la Strategia regionale di specializzazione intelligente (S3). Anch’esso intreccia le grandi sfide europee e per i prossimi sette anni vede l’Emilia-Romagna investire su Big data, Intelligenza artificiale, trasformazione ecologica, idrogeno verde, space economy, automotive, salute, cultura, agroalimentare, manifattura e filiere innovative, edilizia, turismo nonchè la trasformazione digitale della Pubblica amministrazione.
“Si tratta di documenti decisivi per il futuro del nostro territorio- ha affermato nel suo intervento in Aula il presidente della Regione, Stefano Bonaccini- sui quali abbiamo voluto un confronto vero e responsabile. Importante è stato il contributo della maggioranza e della minoranza. Ora siamo pronti al confronto con il Governo in merito alle risorse straordinarie del PNNR, forti della condivisione con le parti sociali, il sistema istituzionale e il territorio che abbiamo avuto nell’ambito del Patto per il Lavoro e per il Clima e della discussione in Assemblea legislativa. L’Emilia-Romagna è in cima alla classifica nazionale rispetto al pieno utilizzo dei fondi europei, per stato di avanzamento dei programmi e velocità di spesa. Anche per questo abbiamo l’urgenza di sostenere la ripresa con i nuovi fondi. Lo potremo fare anche grazie ad una dotazione di risorse senza precedenti: l’accordo di riparto tra Regioni vede l’Emilia-Romagna avanzare in modo considerevole. Solo per la parte Fesr e FSE+, come noto, parliamo di programmi da quasi 2 miliardi e 50 milioni di euro, oltre il 60% in più delle risorse del precedente settennato. Anche l’Accordo sul biennio 2021-22 del Piano di sviluppo rurale potrà contare su 408,8 milioni di euro, il 35% in più rispetto alla programmazione precedente”.
“Adesso la sfida è tradurre rapidamente in un’opera di rilancio diffuso e per tutti la visione delineata in questi due importanti documenti. Che si tratti di progetti di impresa o di infrastrutture di ricerca, di formazione e politiche per l’impiego per giovani e donne, l’Emilia-Romagna conferma e amplia le potenzialità per competere con le regioni più innovative a livello globale. E’ un’occasione storica per il nostro Paese, che l’Emilia-Romagna vuole cogliere a pieno, mettendosi in prima linea nella transizione ecologica e nella trasformazione digitale, così come nel contrasto alle diseguaglianze e agli squilibri territoriali. Qualità della vita, eccellenze formative, capacità produttiva, giustizia sociale sono elementi identitari della nostra comunità: vogliamo tenerli insieme nell’era della complessità- ha chiuso Bonaccini- per costruire un presente e un futuro diversi in termini di opportunità, tutele, emancipazione, innovazione”.Entrambi i documenti – la cui redazione ha visto il coordinamento del sottosegretario alla Presidenza della Giunta, Davide Baruffi – tengono conto dell’impatto della pandemia che ha acuito anche in Emilia-Romagna le diseguaglianze sociali, di genere, generazionali, tra settori economici e tra territori e ha generato nuovi bisogni e nuove sfide. Con il Patto per il Lavoro e per il Clima, la Regione ha condiviso con il sistema territoriale il nuovo progetto di rilancio e sviluppo volto a generare lavoro di qualità, accompagnando l’Emilia-Romagna nella transizione ecologica e digitale. Un progetto che assume come riferimento decisivo l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’Onu, fondato sulla sostenibilità, nelle sue tre componenti inscindibili, quella ambientale, sociale ed economica.
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Raccolta differenziata, Torino accelera con la campagna Amiat-Conai
TORINO (ITALPRESS) – La raccolta differenziata è una questione fondamentale per l’82% dei torinesi, secondo un recente studio di LifeGate. Eppure, stando ai dati aggiornati a maggio, solo il 52% dei rifiuti cittadini viene gestito secondo le modalità più sostenibili, ed era solo il 42% nel 2016. Un risultato lontano ad esempio da Milano, dove si viaggia al 66%. La crescita degli ultimi anni è comunque promettente, e scaturisce anche dal lavoro incessante di Amiat, la società del gruppo Amiat che gestisce l’intera catena dei rifiuti a Torino, insieme a Trm che ha in carico il termovalorizzatore del Gerbido. Per continuare ad aumentare la differenziata è stata lanciata oggi una nuova campagna di comunicazione, che intende convincere sempre più torinesi a trattare i rifiuti con maggiore attenzione. “Il cittadino è il vettore dell’intero processo”, ha spiegato Christian Aimaro, presidente di Amiat presentando “Facciamo la differenziata”, la campagna realizzata insieme alla Città di Torino e Conai.
Sono quattro i soggetti, uno per ciascuna delle quattro frazioni principali dei rifiuti: vetro e lattine, imballaggi in plastica, carta e cartone e rifiuti organici. Che, come i ritratti di Giuseppe Arcimboldo, compongono delle fattezze umane che rimandano a un viso, composto però dai nostri scarti.
Affissioni statiche e dinamiche in vari formati, spazi sulle principali testate locali, post sponsorizzati sui social media di Gruppo (Facebook e Instagram) e stencil sui marciapiedi in corrispondenza dei punti di raccolta, replicheranno nel tempo la campagna lanciata oggi. Sono inoltre stati preparati anche due video: il primo è una declinazione della campagna e serve a rafforzare il messaggio di sensibilizzazione sulle buone pratiche;
il secondo è un tutorial sul corretto utilizzo delle ecoisole.
Queste ultime sono infatti la vera novità in città. Si tratta di aree con bidoni ad apertura automatica, consentita ai soli residenti in possesso di una tessera magnetica di riconoscimento.
Il servizio si sta allargando a sempre più quartieri, e nei prossimi mesi sarà ampliato anche a Barriera di Milano.
L’obiettivo a lungo termine è arrivare a definire la parte variabile della Tari in base al numero di aperture dei nuovi bidoni hi-tech. Servirà però molto tempo, e una diffusione su tutto il vasto territorio comunale delle ecoisole.
Nel frattempo le ecoisole ottengono ottimi riscontri dove vengono attivate, e porteranno a un inevitabile aumento della differenziata. “Per Amiat è molto importante coinvolgere i cittadini rendendoli parte attiva, con l’obiettivo di ottenere livelli di raccolta differenziata sempre migliori” ha dichiarato Christian Aimaro Presidente di Amiat Gruppo Iren: “Tutti infatti dobbiamo concorrere al bene comune che comporta vantaggi sia per la collettività che per l’ambiente. La campagna che presentiamo oggi ci consente di trasmettere messaggi di grande responsabilità e senso civico con un linguaggio e una grafica accattivante e facilmente comprensibile”. “Sensibilizzare all’importanza della raccolta differenziata fa parte da sempre dei compiti istituzionali di Conai” ha dichiarato Luca Piatto, Responsabile Rapporti con il Territorio di Conai.
“Così come lo è affiancare le realtà territoriali nelle iniziative per migliorare le loro performance ambientali – ha concluso Piatto – Del resto, i cittadini, se differenziano correttamente i rifiuti, rappresentano il primo anello della catena del riciclo, che permette ai materiali di imballaggio di trovare una seconda vita, salvaguardando l’ambiente. Anche per questo siamo felici di essere a Torino oggi per presentare ‘Facciamo la differenziatà”.
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Rifiuti, operativo il progetto SmartComp Arma dei Carabinieri-Acea
ROMA (ITALPRESS) – Con la firma del protocollo attuativo tra il Generale di Corpo d’Armata Gaetano Maruccia e l’ad di Acea Giuseppe Gola diventa operativo l’accordo tra Acea e Arma dei Carabinieri per l’implementazione di soluzioni innovative nel trattamento dei rifiuti organici in un’ottica di economia circolare. L’innovativo impianto AceaSmartCompTM, che tratterà a chilometro zero fino a 80 tonnellate di rifiuti organici prodotti in loco, è stato installato nella caserma “Salvo d’Acquisto” di Roma nel quartiere Tor di Quinto e farà parte di un network di compostaggio a servizio anche di altre caserme dell’Arma, situate nel territorio della Capitale.
L’inaugurazione dell’impianto, che segna un cambio di paradigma nella gestione dei rifiuti organici prodotti nelle caserme e nelle grandi utenze, è avvenuta alla presenza del Generale Maruccia, dell’ad Gola, del presidente di ACEA Elabori Alessandro Filippi, del Generale di Brigata Antonio Jannece.
L’Arma dei Carabinieri, infatti, quale istituzione con una forte vocazione di tutela ambientale, mira a proporsi essa stessa come amministrazione virtuosa, capace di perseguire soluzioni innovative che abbattano l’impatto delle sue attività sul territorio. L’iniziativa avviata con Acea, in particolare, è stata accolta con grande interesse e favore per la possibilità di attuare sistemi di gestione ciclica dell’organico, dello stallatico e della potatura, che non solo riducono in modo sensibile l’inquinamento, ma consentono anche di coadiuvare il tessuto sociale in cui le caserme sono inserite.
AceaSmartCompTM, ideato e realizzato da ACEA in collaborazione con Enea e l’Università della Tuscia, è stato progettato appositamente per il trattamento diffuso e partecipato del rifiuto organico a chilometro zero prodotto da utenze come mense, ospedali, aeroporti, centri commerciali, caserme. Grazie a un processo aerobico costantemente monitorato da una sensoristica evoluta, questa apparecchiatura trasforma direttamente in loco i rifiuti umidi in compost con una ricaduta positiva sull’ambiente.
Il piano industriale di ACEA prevede di installare 150 SmartComp entro il 2024 al fine di implementare un modello delocalizzato e condiviso di gestione dei rifiuti pari a quella di un impianto tradizionale necessario per una città di 150mila abitanti, la cosiddetta waste transition.
Si elimina così la raccolta ed il trasporto dei rifiuti organici garantendo la riduzione delle emissioni clima alteranti per circa 3.000 camion in meno sulle strade e circa 3,6 milioni di km non percorsi da mezzi pesanti.
“Oggi l’Arma dei Carabinieri e ACEA hanno avviato in concreto un progetto interconnesso tra l’innovazione tecnologica e la sostenibilità ambientale del nostro Paese cui l’Istituzione dedica importanti risorse umane e materiali”, ha detto il Comandante del Comando Unità Mobili e Specializzate “Palidoro” – Generale Maruccia. “L’Arma – ha aggiunto – vuole proporsi, però, anche come modello virtuoso ed esempio di attuazione ecosostenibile per le proprie attività gestionali e, con un partner strategico come Acea, è stato possibile sviluppare un progetto innovativo e smart – come quello inaugurato oggi – che guarda certamente al futuro e potrà applicarsi anche al network delle caserme presenti a Roma”.
“La firma di oggi rende operativa la collaborazione virtuosa all’insegna di una nuova cultura della sostenibilità – ha dichiarato l’ad del Gruppo ACEA Giuseppe Gola -. Il progetto SmartComp, in linea con gli obiettivi della Comunità Europea e coerente con la strategia del piano industriale ACEA sul trattamento e la valorizzazione dei rifiuti, in un’ottica green e sostenibile, permetterà il trattamento di flussi rilevanti di rifiuti organici in prossimità del luogo di produzione, con una ricaduta positiva sull’ambiente e sulla riduzione delle emissioni di CO2”.
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Bioeconomia in Italia vale 317 miliardi e ha 2 milioni di occupati
MILANO (ITALPRESS) – In Europa la bioeconomia ha registrato un calo meno rilevante rispetto al totale dell’economia, dimostrando una maggiore resilienza di fronte alla sfida della pandemia. E’ quanto emerge dal Rapporto “La Bioeconomia in Europa”, redatto dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo in collaborazione con il Cluster Spring e Assobiotec – Federchimica e presentato nel corso di un evento online. Nello studio, oggi alla sua settima edizione, la stima della produzione e dell’occupazione della bioeconomia in Italia è stata aggiornata al 2020.
In Italia, in particolare, nel 2020 la bioeconomia ha generato un output pari a 317 miliardi di euro, occupando poco meno di due milioni di persone. Nel complesso ha perso il 6,5% del valore della produzione, ma si tratta comunque di un calo inferiore rispetto all’intera economia (-8,8%). Il peso della bioeconomia in termini di produzione è quindi salito al 10,2% rispetto al 10% del 2019 e al 9,9% del 2018. Nel corso della presentazione del rapporto, Riccardo Palmisano, presidente di Federchimica Assobiotec, ha spiegato che “la filosofia di Assobiotec è quella di basare le proprie affermazioni, i propri documenti, proposte e progetti su dati più possibile oggettivi”.
Massimiliano Fedriga, presidente della Regione Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, da parte sua, ricordando la sfida del Pnrr, ha spiegato che “è fondamentale cercare di fare squadra come Paese per riuscire, in un momento difficile come quello post-pandemia, a recuperare gap strategici per l’Italia perchè penso – ha aggiunto – che questa possa essere l’opportunità per fare ritrovare al Paese un piano a livello internazionale che deve essere tra i primi: abbiamo le capacità e dobbiamo riuscire a svilupparle al massimo con le opportunità di investimento che ci saranno da qui ai prossimi anni”.
“Per quanto riguarda la bioeconomia – ha affermato Francesca Nieddu, direttore regionale Veneto Est e Friuli Venezia Giulia di Intesa Sanpaolo – il Nordest esprime oggi quote di prodotto regionale molto importanti perchè siamo già all’8%”. Per Nieddu si tratta di “un ruolo tra i migliori protagonisti d’Italia e noi – ha sottolineato – accompagniamo aziende di grandi dimensioni che stanno giocando un ruolo importante non solo in questa porzione di territorio ma in tutto il territorio nazionale per accompagnare questa transizione, con tecnologie e grande innovazione”.
A presentare i numeri del rapporto, Laura Campanini, Serena Fumagalli e Stefania Trenti di Intesa Sanpaolo. “E’ evidente come la bioeconomia in tutti paesi che abbiamo analizzato – ha spiegato Campanini – realizzi risultati meno negativi rispetto all’economia nel suo complesso. Quindi la bioeconomia si è dimostrata più resiliente in questa fase così difficile”.
“Sono principalmente le regioni del Nord-Est e il Mezzogiorno – ha spiegato Fumagalli in riferimento alle macroregioni italiane – quelle che hanno un peso maggiore in termini di valore aggiunto della bioeconomia e di occupati. Nel Nordest, in particolare – ha continuato -, il valore aggiunto è risultato nel 2018 pari a 29,6 miliardi di euro, seguito dalle regioni del Nord-Ovest con 27,6 miliardi di euro”.
Un’attenzione anche per le nuove frontiere della chimica bio-based. “Un elemento importante – ha spiegato Trenti – e un vero e proprio mondo che è in grado di unire tutti i settori della bioeconomia e anche quelli al di fuori”.
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Deposito rifiuti radioattivi, no secco da Regione Sicilia: “Faremo le barricate”
PALERMO (ITALPRESS) – “Non permetteremo mai che la Sicilia diventi la sede nazionale dei rifiuti radioattivi, faremo le barricate. Il nostro è un no secco, senza margini di ragionamento, perchè siamo contrari per principio e abbiamo dati oggettivi che dimostrano che il nostro territorio è inadeguato a ospitare questo sito”. E’ una presa di posizione ferma quella dell’assessore regionale al Territorio e Ambiente Toto Cordaro che ha ribadito oggi la contrarietà della Regione Siciliana al deposito rifiuti radioattivi nell’Isola e sottoscritto, con i cinque sindaci dei Comuni coinvolti, l’atto formale con cui si esprime l’inadeguatezza dei 4 siti individuati dalla Carta nazionale aree potenzialmente idonee (CNAPI). Alla conferenza stampa che si è tenuta stamani a Palazzo Orleans, a Palermo, erano presenti l’assessore alla Politiche agricole di Trapani Giuseppe Pellegrino, il sindaco di Petralia Sottana Leonardo Iuri Neglia, quello di Castellana Sicula Francesco Calderaro, il sindaco di Butera Filippo Balbo e il Commissario straordinario di Calatafimi Segesta Francesco Fragale. Le quattro relazioni sottoscritte oggi saranno adesso inviate alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e alla Sogin. Dal 3 luglio, infatti, il Governo nazionale avrà quattro mesi di tempo per valutare tecnicamente le controdeduzioni presentate dalla Regione e, in caso, avviare consultazioni con gli enti territoriali coinvolti.
“Abbiamo ragioni solide per dimostrare, anche in sede nazionale, che la Sicilia non è un territorio idoneo. Il gruppo di lavoro istituito dal governo Musumeci in sei mesi ha raccolto una documentazione stringente, oggettiva e inoppugnabile sotto il profilo ambientale, urbanistico, culturale, del dissesto idrogeologico, sismico e dei trasporti. Fino a quando non verrà posta la parola fine a questa brutta storia la Regione sarà pronta a battersi per tutelare l’interesse di tutti i siciliani. La nostra terra piuttosto che rifiuti nucleari deve accogliere i turisti”. Contrari anche tutti i sindaci dei Comuni ricadenti nei quattro siti siciliani individuati da Sogin, la società che per conto dello Stato è responsabile della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi. “Il nostro sito – ha detto l’assessore comunale alle Politiche agricole di Trapani, Giuseppe Pellegrino – si trova a pochi metri dall’autostrada e dai centri abitati di Fulgatore, Baglio Nuovo e Dattilo. E per di più, ha una forte vocazione vitivinicola, con la produzione della Doc Erice”. “Abbiamo già subito un danno economico – denuncia il sindaco di Butera, Filippo Balbo – perchè molte imprese che volevano investire qui hanno fatto un passo indietro. Nei 150 ettari designati ci sono numerosi e importanti vigneti e cantine vitivinicole, un’area in cui avviene la produzione e lo stoccaggio del 90 per cento dei frutteti, in particolare della pesca di Delia Igp, con mandorleti, ulivi e ortaggi”. Anche la zona di Calatafimi-Segesta, come ha spiegato il commissario straordinario Francesco Fragale, non sarebbe adeguata a ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi perchè “l’area si trova a 800 metri dal centro abitato di Sasi, zona altamente sismica con importanti problemi di ricaduta idrogeologica, e a due passi dal Parco archeologico di Segesta, fiore all’occhiello del turismo siciliano”. Il quarto sito individuato da Sogin si trova a cavallo tra Petralia Sottana e Castellana Sicula, all’interno del Parco delle Madonie in cui, come hanno evidenziato i rispettivi sindaci Leonardo Iuri Neglia e Francesco Calderaro, si registrano “numerosi disagi legati alla viabilità, con strade provinciali fatiscenti. Il nostro è un grido di rabbia, perchè questa scelta vanificherebbe tutti gli sforzi fatti in questi anni per aumentare l’attrattività del Parco delle Madonie”.
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Rifiuti, Zingaretti “Firmo ordinanza per aiutare Roma”
ROMA (ITALPRESS) – “Per l’ennesima volta sono stato costretto ad emanare un’ordinanza per aiutare Roma e per fare fronte alla drammatica situazione della città sommersa dai rifiuti e tentare di risolvere provvisoriamente il problema”. Lo dichiara in una nota il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.
“Il Comune di Roma e l’Ama che gestisce il ciclo dei rifiuti – prosegue – hanno perso il controllo della situazione e purtroppo invece di collaborare, fuggono dalle proprie responsabilità. Raccogliamo dunque anche le giuste sollecitazioni della Prefettura di Roma preoccupata, come noi, del rischio di un’emergenza sanitaria. La beffa per i romani che vivono ormai con mucchi di rifiuti per le strade è che il Comune si appresta addirittura ad alzare le tasse sui rifiuti”.
“Ringrazio di cuore – prosegue – i cittadini e gli amministratori di quelle città del Lazio e italiane che da mesi accettano il conferimento sul proprio territorio e sopportano questa situazione incresciosa e paradossale. E’ ora che Roma ritrovi il suo orgoglio. Da tempo sosteniamo che occorre una svolta nella gestione dei rifiuti fondata sull’incremento della differenziata (che in sostanza non cresce più’), una rete di impianti di trattamento moderna e un sito dove conferire i residui del trattamento. Ci sono milioni di euro della Regione a disposizione ma Roma non li utilizza. Continua invece la rapina quotidiana dai portafogli dei cittadini e imprenditori e alla ripresa del turismo ci troviamo la città invasa di immondizia. Alcune settimane fa vista la conclamata inadempienza del Comune mi ero assunto la responsabilità di nominare un commissario attraverso un’ordinanza”.
Il Tar “pur condividendo il merito delle valutazioni ha eccepito sullo strumento utilizzato valutando l’inesistenza di situazioni emergenziali. Ora dobbiamo attendere i tempi ordinari della procedura di commissariamento decisa con il voto della giunta ma ripetiamo, con il conforto del Governo Italiano, che se Roma non assolverà ai sui doveri gestionali e di programmazione procederemo con il Commissariamento su questi temi di Roma Capitale per manifesta incapacità. Roma pulita e meno tasse per i cittadini è possibile”.
(ITALPRESS).









