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Via libera dal Parlamento Ue alla legge sul clima

BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – Il Parlamento Europeo ha approvato in via definitiva la legge sul clima, concordata informalmente con gli Stati membri in aprile, con 442 voti favorevoli, 203 contrari e 51 astensioni. Questa decisione darà ai cittadini e alle imprese europee la certezza giuridica e la prevedibilità di cui hanno bisogno per pianificare per la transizione decisa con il Green Deal europeo. Dopo il 2050, l’UE punterà a emissioni negative. La normativa aumenta l’obiettivo di riduzione delle emissioni dell’UE per il 2030 dal 40% al 55%. Con il contributo delle rimozioni con l’uso del suolo dovrebbe salire al 57%.
La nuova legge europea sul clima aumenta l’obiettivo dell’UE per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (GHG) entro il 2030, dal 40% ad almeno il 55%, rispetto ai livelli del 1990. Inoltre, un’imminente proposta della Commissione sul regolamento LULUCF per regolare le emissioni e le rimozioni di gas serra dall’uso del suolo (dal cambiamento di uso del suolo e dalla silvicoltura), aumenterà i pozzi di carbonio dell’UE e quindi aumenterà de facto l’obiettivo dell’UE per il 2030 al 57%.
La Commissione presenterà una proposta per un obiettivo per il 2040 al più tardi sei mesi dopo la prima revisione globale nel 2023 prevista dall’Accordo di Parigi. In linea con la proposta del Parlamento, la Commissione pubblicherà la quantità massima di emissioni di gas serra che l’UE può emettere fino al 2050 senza mettere in pericolo gli impegni dell’UE nell’ambito dell’accordo. Questo cosiddetto “bilancio di gas serra” sarà uno dei criteri per definire l’obiettivo rivisto dell’UE per il 2040.
Entro il 30 settembre 2023, e successivamente ogni cinque anni, la Commissione valuterà i progressi collettivi fatti da tutti i paesi dell’UE, così come la coerenza delle misure nazionali, verso l’obiettivo UE per la neutralità climatica entro il 2050.
Data l’importanza della consulenza scientifica indipendente, e sulla base di una proposta del Parlamento, sarà istituito un Comitato consultivo scientifico europeo sul cambiamento climatico per monitorare i progressi e valutare se la politica europea è coerente con questi obiettivi.
“Sono orgogliosa che finalmente abbiamo una legge sul clima. Abbiamo confermato un obiettivo di riduzione delle emissioni nette di almeno il 55%, più vicino al 57% entro il 2030 secondo il nostro accordo con la Commissione. Avrei preferito andare anche oltre, ma questo è un buon accordo basato sulla scienza che farà una grande differenza – afferma la relatrice del Parlamento Jytte Guteland (S&D) -. L’UE deve ora ridurre le emissioni nel prossimo decennio, più di quanto abbia fatto nei tre decenni precedenti messi insieme. Abbiamo obiettivi nuovi e più ambiziosi che possono ispirare altri paesi a fare un passo in avanti”.
L’accordo dovrebbe essere formalmente approvato a breve dal Consiglio. Il Regolamento sarà poi pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea ed entrerà in vigore 20 giorni dopo. La Commissione prevede di presentare una serie di proposte il 14 luglio 2021 affinchè l’UE possa raggiungere il più ambizioso obiettivo del 2030.
Il Parlamento ha svolto un ruolo importante nello spingere per una legislazione climatica UE più ambiziosa e ha dichiarato un’emergenza climatica il 28 novembre 2019.
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Raccolta differenziata al 72,5% in Emilia Romagna, il record a Ferrara

BOLOGNA (ITALPRESS) – In Emilia-Romagna cresce ancora la raccolta differenziata dei rifiuti. Nel 2020, anno della pandemia, secondo i dati dell’annuale Rapporto curato della Regione, ha raggiunto in media il 72,5%, sostanzialmente in linea con l’obiettivo del 73% fissato dal Piano regionale dei rifiuti, nonostante i mesi di lockdown e restrizioni. Un ulteriore passo avanti anche per i materiali avviati al recupero, circa 2,1 milioni di tonnellate, +,6% rispetto all’anno precedente. Tra i capoluoghi di provincia il risultato migliore è stato raggiunto da Ferrara, con l’87,6% di rifiuti differenziati, seguita da Reggio Emilia (84,8%) e Parma (82,6%). A seguire Forlì (82,1%), Cesena (72,7%), Rimini (71,7%), Piacenza (71%), Ravenna (62,1%) e Bologna (55,4%). Incrementi si registrano anche in tutte le province, ad eccezione di Modena, che rimane pressochè stabile al 72,9%. Molto rilevante anche il risultato raggiunto da 110 comuni (il 34% del totale) che hanno toccato o sono andati oltre l’80% di raccolta differenziata. Altri 29 comuni (circa il 9%) hanno addirittura raggiunto o oltrepassato la soglia del 90%. “Si tratta davvero di un risultato complessivo molto buono”, sottolinea l’assessore regionale all’Ambiente, Irene Priolo. Per quanto riguarda le diverse tipologie di rifiuto conferite in modo separato, si segnala nel 2020 un miglioramento generalizzato: la percentuale maggiore di differenziata riguarda il verde (21,7%), la carta (17,9%) e l’umido (16%). Seguono vetro (9%), plastica (8,3%) e legno (7,7%); rifiuti da costruzione e demolizioni (4,4%) e ingombranti (4,4%); i cosiddetti “altri rifiuti” come acidi, batterie, farmaci, oli, vernici, ecc. (3,4%); rifiuti derivanti dallo spazzamento delle strade (2,8%); metalli (1,8%); Raee (1,4%) e compostaggio domestico (1,2%). Per quanto riguarda i capoluoghi di provincia e i territori costieri, 13 Comuni hanno raggiunto l’obiettivo del 70% di raccolta differenziata fissato dal Piano regionale dei rifiuti entro il 2020. Si segnalano i comuni ferraresi di Mesola (78,5%), Goro (77,9%) e Codigoro (75,6%) e quelli riminesi di Misano Adriatico (88,7%), Cattolica (79,2%) e Riccione (70,4%). Sono invece 101 i Comuni di pianura che hanno superato il target del 79% definito per quest’area territoriale e 33 gli enti locali situati in zone di montagna che hanno centrato l’obiettivo del 65%.
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Woa, gli esperti “La salute degli oceani non migliora”

ROMA (ITALPRESS) – Nel 2015, il primo World Ocean Assessment ha messo in guardia che molte aree dell’oceano erano state gravemente degradate. La seconda valutazione degli oceani mondiali è l’ultimo risultato dell’unica valutazione integrata dell’oceano mondiale a livello globale che copre aspetti ambientali, economici e sociali. Il WOA II è uno sforzo collettivo di team di scrittura interdisciplinari composti da più di 300 esperti provenienti da tutto il mondo. Fornisce informazioni scientifiche sullo stato dell’ambiente marino in modo completo e integrato per supportare decisioni e azioni per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, nonchè l’attuazione del Decennio delle scienze oceaniche delle Nazioni Unite per la sostenibilità Sviluppo (https://www.oceandecade.org/). Per quanto l’Oceano ha un grande effetto tampone, la sua più grande minaccia viene dalle numerose pressioni causate dalle attività umane. Il messaggio principale del secondo World Ocean Assessment è che la salute dell’Oceano non è migliorata rispetto alla prima valutazione.
Tale evidenza, suggerisce che per garantire la sostenibilità le Nazioni devono lavorare insieme per migliorare lo stato di salute dell’Oceano Globale, integrando la gestione – anche attraverso la ricerca congiunta – lo sviluppo delle capacità e la condivisione di dati, informazione e tecnologia.
Il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) ha partecipato al WOA II con il microbiologo Maurizio Azzaro, responsabile della sede dell’Istituto di Scienze Polari del Cnr di Messina, coautore in tre capitoli e già membro del Pool di esperti delle Nazioni Unite nel WOA I. Nel capitolo dedicato al Plancton (fitoplancton, zooplancton, microbi e virus) si è occupato della sua valutazione nell’oceano tra la superficie e 1000 metri di profondità e dei suoi cambiamenti guidati dalle modificazioni climatiche che hanno maggiori probabilità di avere un impatto sui servizi ecosistemici.
“Il plancton marino rappresenta il gruppo di organismi più filogeneticamente diversificato sulla Terra ed è una risorsa genetica cruciale dell’Idrosfera per la sua salvaguardia e della Geosfera per l’azione che ha nel sequestro dell’anidride carbonica atmosferica oltre che nella produzione di ossigeno”, dice Azzaro. Si prevede che il cambiamento climatico nel corso del ventunesimo secolo continuerà a guidare i cambiamenti nei primi 1000 metri dell’oceano che hanno un impatto sulla diversità e la produttività degli assemblaggi planctonici su scala regionale e globale. Questi cambiamenti includeranno il riscaldamento e l’acidificazione degli oceani, un decremento della salinità, un aumento della stratificazione verticale e una diminuzione dell’apporto di nutrienti inorganici nella zona eufotica, cioè illuminata, in mare aperto con relative conseguenze sulla produttività.
Ai poli invece oltre all’aumento della temperatura e la diminuzione della salinità si prevede l’aumento della disponibilità di luce solare nella zona eufotica in più vaste aree oceaniche per l’arretramento del ghiaccio marino e una più ampia disponibilità di nutrienti con diretto aumento della produttività (favorendo la crescita del piccolo fitoplancton). Le reti trofiche di plancton negli oceani polari saranno le più colpite dall’acidificazione degli oceani, a causa dell’elevata solubilità della CO2 nelle acque fredde. Nel capitolo dedicato agli Habitat del ghiaccio marino alle alte latitudini, Azzaro ha fatto il punto sull’arretramento dell’estensione del ghiaccio che è diminuita fortemente in Artide rispetto all’Antartide e fatto emergere la fragilità di questi ecosistemi polari lungo tutta la catena trofica includendo l’iconico Orso Polare Artico.
“La progressiva perdita di questi habitat legati al ghiaccio, soprattutto accelerata in Artide, è un’emergenza che merita una attenzione più importante nel prossimo decennio anche in termini di maggiori studi scientifici, che invece sono più concentrati sugli habitat marini”, prosegue Azzaro. Si prevede che il ghiaccio marino artico continuerà a ritirarsi e assottigliarsi, con la prospettiva di un Artico stagionalmente libero dai ghiacci molto probabilmente già nel ventunesimo secolo, anche se la tempistica di questo evento chiave ambientale è ancora molto incerta. Il riscaldamento continuo nell’Artico dovrebbe comportare un aumento dello scioglimento del Greenland Ice Sheet favorendo la formazione di iceberg. Si prevede inoltre che il ghiaccio marino antartico, sebbene attualmente stabile, diminuirà nel corso del secolo, principalmente a causa del riscaldamento dell’oceano. Quest’ultimo dovrebbe influenzare la stabilità delle piattaforme di ghiaccio antartiche incoraggiando la fusione sub- superficiale, fino al 41-129 per cento entro la fine del secolo, con relativo aumento del distacco di iceberg.
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Helbiz e Retake Palermo, una giornata di “Beach Cleaning” a Mondello

PALERMO (ITALPRESS) – La società americana della micromobilità Helbiz ha organizzato, assieme all’Associazione Retake Palermo, no-profit impegnata nella valorizzazione dei beni pubblici, una giornata di “Beach Cleaning” a Mondello. Helbiz propone a tutti i cittadini di Mondello di attivarsi insieme il 27 giugno con una giornata di volontariato e di realizzare un’operazione di “Clean Up”, mentre altri volontari si occuperanno di fare “Speak Up” per diffondere ai bagnanti il messaggio civico di Retake. I volontari partiranno dal Politeama di Palermo in monopattino e raggiungeranno la spiaggia libera di Mondello. L’uso dei monopattini sarà gratuito e offerto da Helbiz, che omaggerà i partecipanti all’iniziativa con un welcome bonus di 20 euro ed una t-shirt.
Helbiz ha aperto la stagione estiva a Mondello nel mese di maggio. Dopo poco più di un mese di operatività, a Mondello sono state effettuate più di 20 mila corse in monopattino nell’area operativa di circa 30km2 con una media di 4,32 km di percorrenza e più di 13 minuti per corsa per un totale di oltre 164 tonnellate di CO2 risparmiate rispetto al normale traffico veicolare. Il programma della giornata e maggiori dettagli sull’iniziativa sono disponibili al link: Beach cleaning a Mondello…in monopattino.
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Cambiamenti climatici, il 90% degli italiani vorrebbe cambiare abitudini

ROMA (ITALPRESS) – Il tema dei cambiamenti climatici interessa il 70% degli italiani e 3 cittadini su 4 si dicono informati in merito. E’ quanto risulta da un sondaggio di Euromedia Research.
La totalità della popolazione (90,7%) ha modificato, o sta pensando di modificare nel breve tempo, abitudini e comportamenti
quotidiani per contribuire a ridurre i cambiamenti climatici e
limitare le emissioni inquinanti. L’emergenza Covid 19 ha avuto un ruolo determinante per quasi la metà del campione (48,2%).
Il sacrificio maggiore che gli italiani (50,6%) sono disposti a fare per limitare le emissioni giornaliere è quello di ridurre il
consumo di plastica nella loro quotidianità, ritenuto
l’elemento maggiormente inquinante per il Pianeta. Il 43,9% vuole migliorare la raccolta differenziata, il 24,1% limitare il consumo di energia in generale.

Dati Euromedia Research – Realizzato l’08/06/2021 con metodologia mista CATI/CAWI su un campione di 800 casi rappresentativi della popolazione italiana maggiorenne.
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Marevivo “Le plastiche monouso devono essere bandite, no passi indietro”

ROMA (ITALPRESS) – “Le microplastiche trovate nei tessuti della placenta delle donne, non è un allarme sufficiente per correre ai ripari? L’Italia si trova a chiedere di bloccare una direttiva votata sia in Europa che recepita nel nostro Paese a larga maggioranza che prevede il divieto di produzione e commercializzazione di alcuni dei prodotti usa e getta che si trovano maggiormente sulle nostre coste, nei fiumi, nel mare che uccidono migliaia di animali e sono entrate addirittura nell’acqua che beviamo, nel sale che usiamo e nel plancton origine della catena trofica. Da recenti studi condotti da autorevoli enti ricerca e da diverse Università è emerso che ogni chilometro quadrato di acqua salata sulla Terra contiene in media 46.000 microparticelle di plastica in sospensione e che in particolare nel Mediterraneo la situazione è drammatica. Il tempo è finito, non possiamo più aspettare!”. A dirlo Rosalba Giugni, presidente di Marevivo. La plastica monouso va bandita, i tempi imposti dall’Europa vanno rispettati, la Direttiva Europea 2019/904/UE va recepita al più presto, si legge in una nota di Marevivo.
Non si possono continuare a trovare escamotage per mettere al primo posto aspetti economici di breve termine. Nonostante l’Europa dia indicazioni precise e risorse economiche per cambiare rotta, il nostro Governo, nello schema di Dlgs che recepisce la Direttiva, vuole allungare i tempi del recepimento.
“Si tratta di una direttiva vitale per l’uomo e per l’ambiente che non può subire ritardi, vista la gravità della situazione. E proprio per questo – spiega Gianfranco Amendola, ex magistrato ed ex vicepresidente della Commissione ambiente del Parlamento europeo, già componente della Consulta del mare e coordinatore della Commissione governativa per le acque di balneazione – è veramente vergognoso e inammissibile apprendere che, a pochi giorni dalla scadenza, il nostro paese sta adoperandosi per ottenere rinvii e deroghe incompatibili con la direttiva e le linee guida europee, dopo essere rimasto inerte per due anni in cui, a differenza di altri paesi come ad esempio la Francia, non ha neppure iniziato ad adottare misure per garantire il rispetto del dettato comunitario attraverso nuovi modelli di produzione e di consumo basati su prodotti durevoli e riutilizzabili invece che sull’usa e getta”. “Altro che transizione ecologica. Sarebbe la peggiore conferma che, in realtà, al di là delle chiacchiere, la salute, l’ambiente e la qualità della vita di noi tutti sono valori secondari di fronte alle esigenze commerciali di un mercato distorto che sta portandoci rapidamente ad un punto di non ritorno”, aggiunge Amendola.
“Oggi stiamo facendo un pericoloso passo indietro – conclude Giugni – Vi rendete conto della responsabilità che questa azione avrà sul nostro futuro e quello delle prossime generazioni? Il Count Down istallato sul Ministero della Transizione Ecologica segna solo 6 anni e 7 mesi al punto del non ritorno. Potete ancora fare la cosa giusta seguendo una direttiva che vede uniti tutti i Paesi europei”.
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Riparte Mediterraneo da remare – #PlasticFree

ROMA (ITALPRESS) – Riparte Mediterraneo da remare – #PlasticFree, la campagna di informazione e sensibilizzazione promossa dalla Fondazione Univerde in collaborazione con Marevivo e l’adesione del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera per il rispetto del Mare Nostrum e il contrasto all’inquinamento da plastiche. “Se non si parte subito con politiche coraggiose e impegno civico, nel 2050 avremo più plastica che pesci nei nostri mari – dice il Presidente della Fondazione UniVerde, Alfonso Pecoraro Scanio, nel corso della prima tappa a Ostia di Mediterraneo da remare – #PlasticFree 2021, che ha inaugurato l’XI edizione al Porto Turistico di Roma – Per questo motivo è importante fare fronte comune e collaborare per il bene dei nostri mari e la salute del Pianeta. Grazie al sostegno dei testimonial della campagna, gli amici Jimmy Ghione e Bruno Mascarenhas, all’adesione della Guardia Costiera, al supporto della Federazione Italiana Canoa e Kayak, della Lega Navale Italiana e dei loro atleti, e alla partecipazione delle istituzioni, la campagna è cresciuta molto in questi anni ma non possiamo abbassare la guardia”.
“Occorre un grande impegno di tutti. Un apprezzamento in particolare va alla sindaca Virginia Raggi che – ha aggiunto – durante il suo intervento ha confermato l’impegno di Roma Capitale a rendere tutto il litorale romano #PlasticFree e alla cantante Dolcenera che non ha fatto mancare la sua adesione alla campagna dedicando alcune strofe della canzone Amaremare con un videomessaggio di saluto”.
“Già da un paio di anni abbiamo fatto nostra la sfida #PlasticFree installando le macchinette mangiaplastica per la raccolta e il riciclo delle bottiglie, prima in alcune stazioni della metropolitana, poi – ha spiegato la sindaca Raggi – in 21 mercati rionali e adesso stiamo iniziando nei centri sportivi municipali. Riciclare la plastica significa immetterla in un ciclo virtuoso e ne guadagna l’ambiente. Mediterraneo da remare #PlasticFree, per la tutela dei nostri mari, dei nostri fiumi e delle nostre città, è davvero la sfida del futuro perchè la sostenibilità dipende prima di tutto dai nostri comportamenti”.
“Il nostro compito è quello di vigilare sulle acque del Mediterraneo, ricorrendo anche alla tecnologia satellitare per monitorare eventuali inquinamenti prodotti dalle navi – le parole di Giovanni Pettorino, Comandante Generale Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera -. In linea con la nostra missione, la Guardia Costiera pone in essere programmi di comunicazione ed educazione in materia ambientale, rivolti soprattutto alle giovani generazioni. L’inquinamento, infatti, si combatte anche attraverso la diffusione di una cultura della tutela degli ambienti marini per far nascere, in tutti i cittadini, la consapevolezza che proteggere il nostro mare significa proteggere il nostro futuro”.
“Per combattere l’inquinamento da plastiche nei mari bisogna cominciare dalla pulizia dei fiumi. Con Striscia l’ho documentato in diversi servizi, ci sono argini da bonificare dall’immondizia gettata da chi non è amico dell’ambiente. Senza dimenticare che tutto quello che arriva a mare si deteriora in micro particelle e, alla fine del giro, ce lo mangiamo attraverso i pesci”, ha ricordato Jimmy Ghione, Inviato di Striscia la notizia e testimonial della campagna #PlasticFree.
Alla presentazione dell’iniziativa ha preso parte anche il campione olimpionico Bruno Mascarenhas, commentatore Rai per gli sport di canottaggio e testimonial della campagna #MediterraneoDaRemare, che ha ricordato l’importanza di mantenere un atteggiamento responsabile sui litorali, invitando all’uso di imbarcazioni a remi e a vela in favore di quelle a motore.
L’evento è stato aperto dai saluti di Stefano Cavallari, amministratore Gestione Servizi Porto di Roma, che ha ricordato le iniziative con cui la struttura si sta impegnando per ridurre il proprio impatto ambientale, contribuendo alla diminuzione dell’inquinamento.
Sono inoltre intervenuti: Carmen Di Penta (direttore Marevivo) che ha sottolineato l’importanza del sodalizio con la Fondazione UniVerde, al fianco della campagna che si pone l’obiettivo di promuovere la transizione dai vecchi modelli turistici a un turismo sostenibile sui litorali marini, fluviali e lacustri, e Gennaro Cirillo (Consigliere nazionale Federazione Italiana Canoa e Kayak) che ha organizzato, in collaborazione con Carola De Fazio (Presidente Lega Navale Italiana – Sez. Ostia), una remata simbolica con i canoisti e i canottieri per promuovere l’uso di canoe e barche a vela e sensibilizzare al contrasto dell’inquinamento da plastiche nei mari.
All’evento hanno partecipato Daniele Diaco (presidente Commissione Ambiente di Roma Capitale) e Giuliana Di Pillo (presidente Municipio Roma X) ed è intervenuta, in videomessaggio, la cantante Dolcenera.
Mediterraneo da remare 2021. Eventi, itineranti lungo le coste italiane, tappe internazionali, remate simboliche in varie località balneari e in collaborazione con gli stabilimenti che segnaleranno, ai soggetti promotori, iniziative concrete per la tutela degli ecosistemi marini, lacustri e fluviali. Le iniziative, che si svolgeranno nel corso dell’estate 2021, saranno prevalentemente dedicate a contrastare la dispersione delle macro e micro plastiche in mare, con lo slogan #PlasticFree, ma anche a rilanciare il focus “Acquascooter Free” promuovendo la mobilità a remi e la diffusione dell’uso delle canoe in luogo del noleggio di moto d’acqua.
La prima tappa di Mediterraneo da remare – #PlasticFree 2021, che vede rinnovata la main partnership con Castalia, la società consortile attiva da oltre trent’anni in Italia che raggruppa armatori e imprese che operano nel mare territoriale e offshore, specializzati nelle attività marittime, nell’antinquinamento marino e nel pronto intervento, è stata promossa in collaborazione con: Federazione Italiana Canoa e Kayak, Porto Turistico di Roma, Marnavi e Garbage Group. Media Partners: TeleAmbiente, Agenzia di stampa Italpress, Opera2030 e SOS Terra Onlus.
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Boschi e climate change, etichetta Icos al sito di Castelporziano

ROMA (ITALPRESS) – La lecceta costiera all’interno della Tenuta presidenziale di Castelporziano, alle porte di Roma, gestita dal CREA, in collaborazione con il CNR, ha ottenuto l’etichetta ICOS (Integrated Carbon Observation System) classe 1. Un prestigioso labelling, tra i più completi e di alto profilo dell’intera rete europea, conferito da un panel di scienziati, che attesta la qualità del lavoro svolto per anni da ricercatori e tecnici del CREA con il suo Centro di ricerca Foreste e Legno. Qui vengono applicate tecniche di misura rigorose e standardizzate che consentono di quantificare il sequestro di gas serra dall’atmosfera per comprendere la capacità di adattamento delle foreste mediterranee ai cambiamenti climatici e il loro potenziale di mitigazione. Questo sito, infatti, è tra i più tecnologicamente avanzati per lo studio degli scambi di gas serra tra vegetazione e atmosfera. In particolare, il gruppo di ricerca di biometeorologia, nato dalla collaborazione tra CREA e CNR, studia la capacità di rimozione di ozono, polveri, CO2 e metano da parte della vegetazione. Allo stesso tempo, la ricerca si concentra anche sul danno provocato dagli inquinanti atmosferici sull’apparato fotosintetico.
I dati raccolti a Castelporziano si applicano all’utilizzo di modelli complessi che simulano le relazioni tra biosfera e atmosfera in area Mediterranea, offrendo così agli utilizzatori la possibilità di comprendere l’effetto del clima e dei cambiamenti climatici sullo stato ecofisiologico dell’ecosistema e l’effetto delle interazioni piante-atmosfera quali elemento migliorativo della qualità dell’aria. In generale, il sito di Castelporziano è funzionale alla comprensione dei servizi ecosistemici che le foreste Mediterranee periurbane possono offrire alla comunità.
Il CREA, infatti, partecipa alla Joint Research Unit (JRU) ICOS Italia, un accordo di collaborazione tra quindici istituti, centri e università che si impegnano a sostenere e promuovere la partecipazione italiana in ICOS-RI (Integrated Carbon Observation System-Research Infrastructure), l’infrastruttura europea di ricerca che fornisce misure di alta qualità sul ciclo del carbonio, sulle emissioni di gas serra e sui flussi a scala europea.
ICOS, Integrated Carbon Observation System, ha annunciato verso la fine del maggio scorso, che altre 12 stazioni di misurazione dei gas a effetto serra hanno superato il rigoroso processo di garanzia della qualità ICOS per la produzione standardizzata di dati. Le stazioni certificate si trovano in 7 dei 13 Paesi membri dell’ICOS e in tutti e tre i domini ICOS: atmosfera, ecosistema e oceano. Queste includono tre stazioni in Italia, due stazioni in Germania, Danimarca e Finlandia, nonchè una stazione in Belgio, Repubblica Ceca e Norvegia.
ICOS ha quasi 150 stazioni in tutta Europa, con il numero di stazioni che cresce ogni anno. Dopo le 12 nuove etichette, complessivamente 80 stazioni di misurazione su 148 sono state standardizzate per le misurazioni dei gas a effetto serra. I dati ICOS aiutano a rivelare le emissioni di carbonio e i pozzi a livello europeo. I dati sono utilizzati da scienziati che cercano di comprendere il sistema terrestre e da vari organismi governativi e organizzazioni internazionali che hanno bisogno di informazioni scientifiche e pertinenti sui gas a effetto serra nel loro processo decisionale e negli sforzi per mitigare le conseguenze del cambiamento climatico. I dati sono accessibili in modo aperto e libero sul sito ICOS Data Portal.
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