ROMA (ITALPRESS) – Con il via libera dell’Inps alla contribuzione da parte delle aziende, diventa operativo il Fondo Bilaterale di Solidarietà per il sostegno del reddito del personale del settore dei servizi ambientali. Uno strumento nel quale le Fonti istitutive sia di parte datoriale (Utilitalia, Confindustria Cisambiente, Legacoop Produzione e Servizi, Confcooperative Lavoro e Servizi, Agci-Servizi e Fise Assoambiente) sia di parte sindacale (FP CGIL, FIT CISL, Uiltrasporti e FIADEL) ripongono “grande fiducia per la gestione del ricambio generazionale nelle aziende, soprattutto a sostegno dei lavoratori inidonei, e per l’avvio dei necessari progetti di riqualificazione professionale degli operatori, tenendo conto anche dell’ammodernamento tecnologico e della transizione digitale ed ecologica”.
Il Fondo è stato istituito nell’ambito della contrattazione nazionale che riguarda i lavoratori dei servizi ambientali delle aziende associate a Utilitalia, Confindustria Cisambiente, Legacoop Produzione e Servizi, Confcooperative Lavoro e Servizi, Agci-Servizi e Fise Assoambiente: si tratta di un comparto rilevante dei servizi pubblici, del quale fanno parte oltre 100.000 lavoratori, così come evidenziato dal Ministero del lavoro. I rappresentanti delle Fonti istitutive presenti nel Comitato Amministratore presso l’INPS contano di approvare i primi progetti entro il prossimo autunno.
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Lavoro, ok al Fondo Bilaterale di Solidarietà per il settore ambientale
Vicino il recupero della nave Dry Blue a Sant’Antioco
ROMA (ITALPRESS) – Sono in corso le fasi conclusive per il recupero della M/n C Dry Blue, di bandiera italiana, incagliatasi nelle acque antistanti l’isola di Sant’Antioco nel dicembre del 2019. Dopo oltre un anno di attività operative finalizzate alla rimozione della M/n C Dry Blue ad opera della società statunitense “Resolve Marine Group”, la fase di dismantling – si legge in una nota del ministero dell’Ambiente – è giunta a conclusione e quel che resta dell’unità navale verrà trasportato presso il cantiere di Piombino che curerà le successive fasi di recupero dei materiali metallici. L’operazione ha comportato scelte operative non semplici, costringendo le maestranze a lunghe pause stagionali, in quanto l’area marina dell’incaglio si trova vicina a spuntoni di roccia ed esposta ai venti dei quadranti sud-occidentali.
“L’operazione di recupero della nave in parola, che si inquadra nello spirito dell’economia circolare che questo Ministero persegue, è stata resa possibile anche grazie al coordinamento effettuato dal Tavolo tecnico istituito dalla Direzione Generale per il Mare e le Coste e affidato al Capo del Reparto Ambientale Marino della Guardia Costiera, Ammiraglio Ispettore Aurelio Caligiore il quale, acquisendo a più riprese il parere dell’ISPRA, dell’ARPA Sardegna e della Direzione Marittima di Cagliari, ha costantemente vigilato sull’esecuzione delle varie e complesse attività – conclude la nota -. Un plauso particolare va rivolto al Direttore Marittimo della Sardegna meridionale, Capitano di Vascello (CP) Mario Valente, e al dottor Ezio Amato di ISPRA per il costante e propositivo impegno profuso nella buona riuscita dell’attività di recupero”.
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Parte da Ancona la spedizione “Difendiamo il mare”
ROMA (ITALPRESS) – Parte da Ancona la spedizione “Difendiamo il mare” di Greenpeace Italia, giunta alla sua quarta edizione. Lo scopo è documentare la bellezza e la fragilità dei nostri mari, denunciare come i cambiamenti climatici e l’inquinamento da plastica siano interconnessi e producano impatti negativi sull’ecosistema marino e sulle comunità costiere. La spedizione è organizzata in collaborazione con la Fondazione Exodus di don Mazzi, che mette a disposizione la barca a vela Bamboo, con cui Greenpeace effettuerà un monitoraggio dello stato di salute del Mar Adriatico centro-meridionale. Alla spedizione parteciperanno infatti i ricercatori dell’Istituto per lo studio degli impatti Antropici e Sostenibilità in ambiente marino (IAS) del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Genova, del DiSVA (Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente) dell’Università Politecnica delle Marche specializzati nello studio delle microplastiche, ed esperti di flora e fauna marina costiera del DiSTAV (Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ambiente e della Vita) dell’Università di Genova.
L’iniziativa è stata presentata oggi all’Università Politecnica delle Marche, nell’ambito del convegno scientifico “Moby Litter un anno dopo: impatti, minacce ed opportunità per un mare in pericolo”.
“Questa giornata è per noi molto importante, non solo perchè la salute del mare è un tema di fondamentale rilevanza e attualità, ma anche perchè testimonia la necessità di creare sinergie ed approcci multidisciplinari per affrontare e trovare soluzioni a problemi complessi – afferma Gian Luca Gregori, Rettore dell’Università Politecnica delle Marche -. La ricerca ha fatto enormi passi avanti nello studio dell’inquinamento da plastica in mare, ma questo non sarebbe stato possibile senza quella cooperazione tra comunità scientifica, associazioni ambientaliste, società civile e mondo produttivo, tutti presenti nella giornata di oggi: con questa visione sarà possibile arrivare a risultati tangibili per la salute dei mari e la vita dei cittadini”.
Il tour, della durata di tre settimane, toccherà il Conero, per il quale da tempo viene proposta la realizzazione di un’area marina protetta, alcune aree marine protette già esistenti (Torre del Cerrano, Isole Tremiti, Torre Guaceto), diverse zone colpite dall’inquinamento da plastica, come la foce del fiume Pescara, e altre aree soggette a impatti inquinanti o limitrofe a grandi centri urbani.
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“Insieme per il Mar Mediterraneo”, nuovo progetto di Marevivo
ROMA (ITALPRESS) – Recuperare 10.000 kg di rifiuti di plastica dal mare Mediterraneo e convertirne una parte in energia elettrica e calore in un’ottica di economia circolare: questo il duplice obiettivo che Marevivo e Tezenis si sono prefissati dando vita ad una partnership in nome della tutela del mare “Insieme per il Mar Mediterraneo”. I battelli ecologici “Pelikan” di Garbage Group pattuglieranno i porti, le coste e le foci dei fiumi per recuperare tonnellate di rifiuti di plastica, che rappresentano una grande minaccia per il Mar Mediterraneo e i suoi abitanti – sono 134 infatti le specie tra pesci, uccelli, tartarughe e mammiferi marini che nel Mediterraneo sono vittime dell’ingestione di plastica. Una volta ingerita, infatti, l’animale può andare incontro a blocco dei tratti gastrointestinali, danni fisici e meccanici agli apparati respiratori e di locomozione. Il lavoro di Marevivo e Tezenis risparmierà alle nostre acque il corrispettivo in plastica di 1 milione di bottiglie ripulendo circa 240.000.000 metri quadri di mare.
L’impegno di Marevivo e Tezenis però non si ferma qui. L’iniziativa prevede attraverso un’attività sperimentale, la conversione di parte dei rifiuti recuperati in energia elettrica e calore grazie al dispositivo Green Plasma sviluppato da IRIS: questo sistema si basa sull’utilizzo della tecnologia di conversione termochimica che, grazie alle alte temperature raggiunte (fino a 5000 gradi), consente di trasformare in gas qualsiasi composto organico, separandolo dalla matrice inorganica. Il gas viene quindi convertito in energia elettrica e calore: l’intero trattamento avviene in assenza di ossigeno, senza combustione, quindi i rifiuti non bruciano e non producono ceneri nè emissioni nocive, consentendo di trasformare un rifiuto in una preziosa risorsa senza alcun ulteriore impatto negativo per l’ambiente.
L’ultimo passaggio prevede una fase di studio e analisi, al fine di fornire dati utili per la ricerca del settore. Il progetto verrà infatti supportato da uno studio scientifico svolto dal Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente (DiSVA) dell’Università Politecnica delle Marche ad Ancona, polo di studio Nazionale per queste tematiche, che procederà a condurre la caratterizzazione chimica dei rifiuti raccolti dal mare, la loro capacità di concentrare e trasportare contaminanti, gli impatti sugli organismi e sulla rete trofica. Inoltre lo studio analizzerà la resa energetica specifica per le diverse plastiche raccolte in mare, dal valore energetico dei singoli materiali sarà possibile definire il valore energetico di un’intera spiaggia da ripulire, introducendo un nuovo indicatore per i modelli di sostenibilità delle azioni di recupero ambientale.
“Si tratta di un progetto estremamente ambizioso ed innovativo che permetterà di risparmiare tonnellate di rifiuti plastici al mare e, grazie all’utilizzo di nuove tecnologie disponibili, sperimentarne l’utilizzo in un percorso di economia circolare – ha dichiarato Raffaella Giugni, Responsabile Relazioni Istituzionali di Marevivo -. La tecnologia pirolitica verrà applicata alle plastiche raccolte dal mare senza trattamenti di pulizia, evitando dunque possibili costi di pretrattamento necessari per molte altre soluzioni, combinando le attività di pulizia, recupero e valorizzazione ambientale senza generare rifiuti, ma anzi trasformandoli in una risorsa per il recupero energetico”.
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A Palermo un Centro internazionale per la tutela dell’ambiente
PALERMO (ITALPRESS) – Coniugare la tutela dell’ambiente con la ricerca e l’innovazione in campo sanitario, attivando una ricaduta benefica sul tessuto socio-economico siciliano. Inizia a prendere forma il Centro internazionale di eccellenza per la Tutela dell’ambiente e la salute dell’uomo, il progetto da 60 milioni di euro voluto dal governo Musumeci insieme all’assessorato regionale all’Ambiente, guidato da Toto Cordaro, che sorgerà a Palermo presso l’istituto Roosevelt, in località Addaura. Oggi è stato presentato alla stampa il primo dei due padiglioni che ospiteranno la struttura, alla presenza dell’assessore Cordaro, del direttore generale di Arpa Sicilia, Vincenzo Infantino, e di Stefano Laporta, presidente del Sistema nazionale protezione ambiente (Snpa) e dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), in collegamento video da Roma. Il Centro potrà contare sull’apporto di Cnr, Ismett e Istituto nazionale di fisica nucleare, oltre che su quello dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale. L’obiettivo è quello di promuovere un’innovazione sostenibile attraverso alta formazione, ricerca e sviluppo, attrazione di investimenti e condivisione dei risultati di ricerca. La progettazione che porterà al completamento della struttura avverrà entro la fine del 2021.
«Oggi è una giornata straordinaria – ha affermato l’assessore Cordaro – perchè abbiamo dimostrato come un bene in stato di degrado può diventare un’opportunità di sviluppo sociale, culturale ed economico rispettando i principi di rigenerazione urbana e consumo di suolo zero. Mi piace sottolineare che il Centro, grazie all’Innovation lab, sosterrà le start up siciliane e, inoltre, saranno realizzate opere fruibili dai cittadini tra cui piste ciclabili, campi sportivi e una piscina. Era un grande sogno che adesso diventa realtà. Ancora una volta il Governo Musumeci dimostra che dopo la semina arriva sempre il raccolto».
Per la realizzazione del Centro sono stati stanziati due finanziamenti per un totale di 45 milioni di euro, provenienti dalla rimodulazione dei fondi Poc (Programma operativo complementare). Di questi, 30 milioni saranno destinati alla riqualificazione dei padiglioni e dell’area esterna. Altri 15 milioni saranno destinati alla parte scientifica, per impianti e laboratori.
«Non si può essere che orgogliosi – ha aggiunto il direttore di Arpa Sicilia, Vincenzo Infantino – dell’accurato lavoro di squadra che ha permesso, in soli 8 mesi, di riqualificare un bene demaniale fatiscente, degradato e vandalizzato, facendone oggi la “casa” definitiva della direzione generale dell’Arpa Sicilia, e in un futuro prossimo la sede del Centro internazionale di ricerca che trasformerà questo luogo in un’eccellenza della Sicilia».
L’Arpa Sicilia, alla quale la Regione Siciliana ha assegnato l’area a marzo del 2018, nei primi sei mesi di quest’anno ha eseguito infatti i lavori di ristrutturazione e riqualificazione nel primo dei quattro padiglioni assegnati, per un ammontare di 800 mila euro, e vi ha momentaneamente trasferito la direzione generale con circa 150 unità di personale. In particolare, gli interventi hanno riguardato gli ambienti interni e le aree esterne, le opere di illuminazione e di ripristino della rete fognaria, l’attivazione di un servizio di sorveglianza armata h24. Precedentemente gli uffici si trovavano in due differenti sedi di Palermo e il trasferimento consentirà alla Regione di risparmiare 180 mila euro di affitto all’anno. Gli uffici, come detto, saranno trasferiti in futuro per lasciare il posto al nuovo Centro internazionale: i dipendenti dell’Arpa si sposteranno in un altro padiglione, che sarà riqualificato grazie a un distinto intervento del valore di circa 16 milioni di euro, somme già inserite in bilancio. Il bando è pronto e sarà pubblicato a breve.
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E.ON ha migliorato qualità aria respirata da circa 4.500 alunni
ROMA (ITALPRESS) – Formazione e corretta informazione sono fondamentali per vivere un ambiente più sano, anche tra i banchi di scuola. Lo sa bene E.ON, tra i principali operatori energetici in Italia, che nel cammino per costruire insieme un futuro più sostenibile per tutti punta fortemente sul ruolo delle nuove generazioni e del loro percorso educativo verso le tematiche legate alla sostenibilità. All’interno dell’impegno di E.ON, infatti, la formazione è un elemento fondamentale poichè il ruolo sociale delle nuove generazioni è determinante nel promuovere il cambiamento dei comportamenti. Parte da questi presupposti il progetto educativo e di sensibilizzazione “Odiamo Gli Sprechi” che nel 2020 ha coinvolto 4.500 alunni di 180 classi di scuole primarie e secondarie di primo grado in un percorso di educazione civica a supporto dei programmi scolastici.
Il primo passo di questo percorso è stata proprio la distribuzione in tutte le classi coinvolte di un planisfero realizzato con l’innovativa tecnologia theBreath® by Anemotech, un tessuto stampabile in grado di purificare l’aria e diminuire l’inquinamento. Questo tessuto è costituito da tre livelli che operano in sinergia: il primo (livello frontale), stampabile e battericida, facilita la traspirazione dell’aria; il secondo (livello centrale) è costituito da una cartuccia carbonica che assorbe, trattiene e disgrega le molecole inquinanti e i cattivi odori; l’ultimo livello (quello posteriore) è stampabile e battericida. “In linea con il nostro modello di business – ha spiegato Davide Villa, Chief Customer Officer di E.ON Italia – crediamo fortemente in un futuro più sostenibile per tutti e nel ruolo dei giovani perchè domani possano essere adulti consapevoli. Questa forte sensibilità ci ha portato negli anni a sostenere attivamente e costantemente diverse iniziative che vedono il coinvolgimento diretto dalle nuove generazioni, spesso facendo sperimentare concretamente idee e buone pratiche per generare un cambiamento diffuso e trasversale verso un mondo migliore per tutti”. Oltre a contribuire al miglioramento della qualità dell’aria respirata nelle classi, E.ON ha anche analizzato i risultati forniti dai planisferi di 11 classi di differenti istituti scolastici di primo e secondo grado e con un’ampia e variegata distribuzione geografica. L’analisi ha mostrato l’abbattimento di inquinanti ottenuto in classe grazie alla presenza del planisfero E.ON, in rapporto al valore limite di ogni inquinante esaminato, stabilito per la protezione della salute umana (dati Ministero della Salute). In generale, i risultati hanno sempre evidenziato come, nonostante sia complessivamente di buona qualità, l’aria contiene inquinanti dovuti all’azione umana e grazie al planisfero donato da E.ON è stata ulteriormente migliorata e purificata. Per i bambini questo ha significato un abbattimento degli inquinanti nella loro classe che ha ridotto le probabilità di irritazione oculare e nasale, oltre che affaticamento, eritema cutaneo. Il lavoro ha restituito una proiezione finale della quantità di inquinanti è possible sottrarre all’aria delle classi in un anno scolastico tramite l’esposizione di un planisfero theBreath®: in 9 mesi si potrebbero assorbire in media 312 mg di inquinanti.
La distribuzione degli inquinanti nelle classi analizzate è in linea con i dati dell’aria indoor in edifici pubblici. Nello specifico, gli inquinanti presenti nell’aria che sono stati assorbiti dal planisfero sono: 59% solfati, 13% nitriti e nitrati, 17% cloruri, 11% VOC di cui 24% Xilene, 24% Dipentene, 18% Toluene. Il planisfero presente nelle classi ha, comunque, eliminato una piccola percentuale di inquinanti rispetto al valore limite medio annuo poichè tutte le classi analizzate hanno mostrato una buona qualità dell’aria. In particolare, è stata assorbita una piccola quantità di VOC, ovvero quei composti chimici di vario genere caratterizzati dalla volatilità ovvero dalla capacità di evaporare facilmente nell’aria a temperatura ambiente. Questa iniziativa, parte integrante del percorso di sensibilizzazione “Odiamo gli Sprechi”, rientra nel più ampio impegno di E.ON dedicato alla promozione di best practice in ambito sostenibilità, in particolare per migliorare la qualità dell’aria che respiriamo. In questa direzione, infatti, dal 2011 e in collaborazione con AzzeroCO2, E.ON porta avanti il progetto Boschi dedicato alla piantumazione di alberi nel territorio italiano in aree selezionate presso riserve naturali, parchi nazionali e regionali. Si tratta del più rilevante progetto di forestazione, dedicato sia alla riqualificazione di aree urbane che alla riforestazione di aree parco selezionate, mai portato avanti da un’impresa privata che ha consentito di piantare 100.000 gli alberi in Italia e assorbire 74.000 tonnellate di CO2.
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Progetto contro le macroplastiche nei corsi d’acqua della Toscana
FIRENZE (ITALPRESS) – Un progetto per la raccolta di macroplastiche presenti nei corsi d’acqua. Lo sta portando avanti il Consorzio di Bonifica 4 Basso Valdarno grazie a una convenzione di ricerca con il dipartimento di ingegneria dell’energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni dell’Università di Pisa. Una collaborazione nata grazie al bando multimisura “Progetti integrati territoriali Psr 2014-2020” della Regione Toscana. Il progetto per catturare i rifiuti è stato presentato questa mattina a San Giuliano Terme, con la visita alla barriera mobile sperimentale per trattenere le microplastiche installata all’interno del canale demaniale di Ripafratta, detto anche Fosso del Mulino o Fosso Macinante.
Al sopralluogo hanno preso parte Monia Monni, assessore all’ambiente della Regione Toscana, Maurizio Ventavoli, presidente del Consorzio di Bonifica 4 Basso Valdarno, Filippo Pancrazzi assessore all’ambiente del Comune di San Giuliano Terme, Stefano Pagliara, professore di idraulica e costruzioni Idrauliche del Destec UniPi, Ilaria Nieri, ingegnere Ph.D. borsista Destec UniPi, Michele Palermo, docente Idraulica.
“La Toscana è stata la prima Regione plastic free, anticipando i tempi imposti dall’Unione Europea – ha detto l’assessore regionale all’ambiente Monia Monni – Negli anni non ci siamo impegnati solamente a limitare l’uso e l’acquisto di plastica, come successo, per esempio, negli stabilimenti balneari della nostra costa. Abbiamo lavorato e stiamo lavorando, moltissimo sul fronte educativo per sensibilizzare al rispetto dell’ambiente tutta la popolazione. Nel caso di questo materiale, tuttavia, resta fondamentale la raccolta laddove esso si accumula. Per fronteggiare il problema è necessario mettere in campo alleanze e tutte le forze possibili. Il progetto che presentiamo oggi punta proprio a un intervento mirato, innovativo, tecnologico e a basso impatto ambientale sui corsi d’acqua grazie alla collaborazione del Consorzio di Bonifica Basso Valdarno e del Dipartimento di Ingegneria dell’energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni dell’Università di Pisa, entrambi partner privilegiati per la salvaguardia dell’ambiente”.
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Stop Lombardia alle specie vegetali esotiche/aliene invasive
MILANO (ITALPRESS) – La Giunta di Regione Lombardia, su proposta dell’assessore all’Ambiente e Clima, Raffaele Cattaneo, ha integrato i contributi 2021 per le attività dell’Osservatorio regionale per la biodiversità. Serviranno al monitoraggio e alla gestione delle specie esotiche/aliene invasive, siano esse fauna o flora. In gergo tecnico Ias. E’ un contributo di 60.000 euro suddivisi pariteticamente tra attività di gestione delle specie vegetali aliene invasive e attivazione di task-force specie aliene invasive per la fauna, con un supporto tecnico-scientifico. Si tratta delle specie piante originarie di altre aree geografiche (volontariamente o accidentalmente introdotte sul territorio nazionale), che hanno sviluppato la capacità di costituire e mantenere popolazioni vitali allo stato selvatico e che si insediano talmente bene da rappresentare una vera e propria minaccia.
Queste specie, infatti, oltre a entrare in concorrenza diretta con alcune delle nostre specie, possono alterare lo stato degli habitat e degli ecosistemi naturali, e a volte provocare ingenti danni economici ad attività produttive quali l’agricoltura e lo sfruttamento di risorse silvo-pastorali.
“Abbiamo perfezionato – spiega Raffaele Cattaneo – l’incarico in essere a Fondazione Lombardia per l’ambiente (Fla) e al Centro flora autoctona (Cfa) Parco Monte Barro per le attività riguardanti l’Osservatorio regionale per la biodiversità. Il nostro obiettivo è strutturare una sezione dedicata al monitoraggio della presenza di specie aliene invasive ed anche creare un raccordo più dinamico con enti e soggetti del territorio. Così da applicare più fluidamente, ove necessario, le procedure di allerta e di rapido intervento, di supporto scientifico e di trasferimento di competenze a chi vive e opera in Lombardia. Non da ultimo contribuire al coordinamento degli interventi, oggi in capo a soggetti diversi, per garantire un sostegno specialistico e la più corretta trasmissione delle informazioni: abbiamo visto quanto ne abbiamo bisogno”.
In seno all’Osservatorio regionale per la biodiversità, è il Centro flora autoctona dell’Ente Parco Monte Barro (Cfa) ad occuparsi delle specie vegetali aliene invasive. Una stazione sperimentale della Regione il cui obiettivo principale resta quello garantire la disponibilità di piante autoctone compatibili con le popolazioni lombarde. A esso è stata affiancata per la gestione delle specie faunistiche aliene invasive la Fondazione Lombardia per l’ambiente, come impegno ulteriore rispetto alle attività già comprese nel Programma annuale delle attività istituzionali. Tramite un accordo di collaborazione.
“Ho avuto modo di vistare il Centro flora autoctona dell’Ente Parco Monte Barro la scorsa settimana – ricorda l’assessore Cattaneo – e non posso che esprimere apprezzamento per il lavoro che sta portando avanti a salvaguardia della biodiversità”.
Le informazioni dovranno fluire sul sito web dell’Osservatorio regionale per la Biodiversità, che verrà integrato per informare ancora meglio cittadini e autorità. Con una sezione aggiornata, dedicata alle specie esotiche invasive (Ias) e alle attività regionali in corso per la loro gestione/contenimento. Più in generale i soggetti destinatari del provvedimento sono gli enti gestori dei Siti Natura 2000 e delle aree protette lombarde, gli Enti territoriali e tutto il sistema Agricoltura foreste caccia pesca (Afcp).
“Valorizzare il capitale naturale – aggiunge l’assessore all’Ambiente e Clima – anche nelle aree intercluse e salvaguardare la biodiversità sono scopi che, come Regione, ci prefiggiamo costantemente. Ciò è possibile anche mediante trasferimenti ad amministrazioni locali. Per esempio, per la realizzazione di connessioni ecologiche, per la tutela degli habitat e delle specie animali e vegetali di interesse comunitario”.
“In particolare – conclude Cattaneo – questo intervento che previene e gestisce l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive, mira a incrementare il nostro sistema di sorveglianza e di rilevamento precoce e di eradicazione. Ma punta anche a comunicare al Ministero le citate attività sempre con la maggiore puntualità e tempestività possibile”.
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