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Giovani e ambiente, al via il bando “Un Pianeta per tutti”

ROMA (ITALPRESS) – E’ online il bando “Un Pianeta per tutti” dedicato agli enti del terzo settore interessati a promuovere attività di educazione e sensibilizzazione sul cambiamento climatico rivolte soprattutto ai giovani di età compresa tra i 15 e i 35 anni. Il bando è parte di “1Planet4All – Empowering youth, living EU values, tackling climate change”, un programma triennale co-finanziato dall’Unione Europea per la sensibilizzazione e attivazione dei giovani di 12 paesi europei sul tema del cambiamento climatico e di come le nostre scelte nei Paesi a Nord del mondo possono avere un impatto profondo nei Paesi in via di sviluppo.
Il bando si propone di finanziare azioni e attività che si ispirano all’obiettivo generale del progetto 1Planet4all così come gli obiettivi di sviluppo sostenibile 4 (target 4.7), 11 e 13 dell’Agenda 2030. L’ammontare complessivo del bando è pari a 60.000 euro per un massimo di 12 progetti approvati.
Il contributo richiesto per i progetti presentati deve essere compreso fra: l’importo minimo di 5.000 euro-l’importo massimo di 30.000 euro. Possono accedere al contributo: organizzazioni di volontariato (Odv); associazioni di promozione sociale (Aps);
associazioni senza scopo di lucro; imprese sociali non profit (incluse le cooperative sociali e consorzi di cooperative sociali); fondazioni – escluse quelle di origine bancaria e fondazioni erogatrici (grant-making).
Gli enti del Terzo settore che rispondono ai criteri di ammissibilità di cui sopra, devono essere registrati in Italia da almeno 1 anno, alla data di lancio del presente bando; essere operativi in Italia; avere comprovata esperienza di progetti simili (l’esperienza deve essere stata maturata dall’ente e/o dai membri del team); non avere già ricevuto un contributo finanziario (diretto o indiretto) all’interno del framework DEAR 2018 (EuropeAid/160048/DH/ACT/Multi).
Gli enti interessati a partecipare possono scaricare il testo completo del bando e tutta la documentazione di supporto al link di seguito: https://1planet4all.it/bando-un-pianeta-per-tutti/ Per partecipare al bando è necessario inviare entro e non oltre mercoledì 30 giugno 2021 (ore 17) la documentazione descrittiva dell’idea progettuale composta da una descrizione dell’iniziativa, da un budget dettagliato e dalla documentazione che attesti il rispetto dei requisiti di partecipazione.
Le domande di chiarimento relative al bando possono essere inviate a Fondazione Cesvi all’indirizzo email [email protected] fino alle 17 di martedì 29 giugno.
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Transizione ecologica, fondi statali per 70 milioni in Emilia Romagna

BOLOGNA (ITALPRESS) – “Uno straordinario progetto che si inserisce a pieno nella transizione ecologica. Un piano di conversione delle piattaforme capace di raccontare il futuro, di come si può puntare a nuove competenze e tecnologie per mantenere in loco forza lavoro e avviare la svolta necessaria in linea con l’obiettivo di decarbonizzazione e di 100% rinnovabili entro il 2035”. Così la vicepresidente della Regione Emilia Romagna, Elly Schlein, e l’assessore regionale allo Sviluppo economico e Lavoro, Vincenzo Colla, esprimo la soddisfazione per il maxiemendamento al Decreto ‘sul fondonè che prevede risorse per realizzare in Adriatico, in particolare nel ravennate, un distretto marino integrato con la riconversione di piattaforme petrolifere e del gas.
Si tratta di 20 milioni di euro per il 2022 e 25 milioni di euro l’anno per il 2023 e il 2024, ce consentiranno la costituzione di un polo energetico in Adriatico, con piattaforme offshore di eolico e fotovoltaico galleggiante per la produzione di energia elettrica e la generazione di idrogeno ‘verdè.
“Una buona notizia -aggiungono Schlein e Colla- i finanziamenti dedicati allo sviluppo delle energie rinnovabili. Progetto che integra diverse tecnologie, dall’eolico al fotovoltaico, fino alla produzione di idrogeno verde, in piena linea con quanto previsto nel Pnrr, e nel Patto per il Lavoro e il Climà dell’Emilia-Romagna”.
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Partnership Corepla-Regione Basilicata per installare eco-compattatori

POTENZA (ITALPRESS) – Una partnership tra la Regione Basilicata e Corepla, il Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in Plastica, per installare eco-compattatori per la raccolta differenziata di bottiglie e contenitori per liquidi.
L’Accordo di Programma è volto a favorire la corretta ed efficace gestione dei rifiuti di imballaggio in plastica, nonchè lo sviluppo della raccolta differenziata dei rifiuti provenienti dai cittadini dei Comuni della Regione, con particolare focus sull’intercettazione dei contenitori per liquidi.
“Siamo molto soddisfatti di questo protocollo d’intesa – ha dichiarato il presidente di Corepla Giorgio Quagliuolo – il Consorzio vuole migliorare il tasso di intercettazione dei contenitori per liquidi anche con modalità nuove, verificando la sostenibilità economica e l’efficacia della raccolta dedicata tramite eco-compattatori per rendere gli sfidanti obiettivi europei alla portata della filiera”.
“Quello che stiamo attivando grazie all’Accordo, è un sistema di raccolta dedicata che garantisce una buona redditività ai Comuni che aderiscono all’iniziativa, anche grazie alla gestione centralizzata che questo Accordo promuove e al corrispettivo aggiuntivo di 100 €/ton erogato da Corepla. Il Protocollo incentiva i cittadini a recuperare correttamente gli imballaggi in plastica, promuovendo la diffusione della nuova modalità di raccolta anche con il riconoscimento di premi in materiale riciclato da filiera certificata. Un esempio concreto di economia circolare sul territorio” conclude.
Il progetto prevede un investimento regionale di tre milioni di euro a favore dei Comuni (PO FESR Basilicata 2014-2020), con grande beneficio anche per i cittadini che vedranno in bolletta una riduzione della tassa per la raccolta dei rifiuti.
“Ci sarà una prima fase di studio, a cura del Corepla, per valutare – afferma l’assessore regionale all’Ambiente ed Energia della Basilicata, Gianni Rosa – tutti gli aspetti e la reale convenienza per gli enti locali e i cittadini che dovrebbero avere un ristoro economico diretto rispetto a questa tipologia di rifiuti. Le attività del Dipartimento proseguono con provvedimenti che incidono sostanzialmente su una raccolta differenziata più efficace. Stiamo organizzando iniziative e investimenti che andranno sempre più in questa direzione per l’educazione ambientale e la tutela dell’ambiente”.
Con l’Accordo siglato, Regione e Consorzio si impegneranno, ciascuno sulla base delle proprie competenze, a verificare l’integrabilità su scala regionale delle raccolte dedicate ai contenitori in plastica per liquidi nel flusso complessivo della gestione dei rifiuti di imballaggi in plastica e verificheranno la fattibilità di una sperimentazione di un ciclo di raccolta e riciclo delle bottiglie in PET idoneo per alimenti (il cosiddetto “Bottle to Bottle”).
L’Accordo avrà poi l’obiettivo di individuare una linea comune per uniformare il modello di raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio in plastica a livello regionale e di attivare e valorizzare tutte le sinergie industriali sul territorio regionale connesse all’economia circolare generata dalla filiera del rifiuto in plastica (raccolta, selezione, riciclo, trasformazione);
Grazie alla partnership siglata verranno incentivate le iniziative dirette a favorire lo sviluppo della raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio in plastica nella regione Basilicata, anche tramite campagne di informazione mirate sul territorio e si aprirà la strada alla promozione di ulteriori accordi integrativi a livello locale, al fine di favorire ed incrementare le attività di riciclo e recupero dei rifiuti di imballaggio in plastica.
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In ritardo il percorso dei capoluoghi verso la sostenibilità

ROMA (ITALPRESS) – Tornano a crescere nei comuni capoluogo domanda e offerta di trasporto pubblico locale (+3,2% e +1,7% sul 2018), ma restano forti squilibri territoriali. Il 34,8% degli autobus ha più di 10 anni. Continuano ad aumentare i km di piste ciclabili (+15,5% dal 2015), ma la rete delle ciclovie resta insufficiente in molte città, soprattutto nel Mezzogiorno. Lo sottolinea l’Istat nel report “Ambiente Urbano” 2019 in cui propone una panoramica degli indicatori dell’ambiente urbano, utile come benchmark per la futura valutazione dei programmi di ripresa post crisi (Green deal europeo e Piano nazionale di ripresa e resilienza, PNRR) e focalizzata su alcuni temi dell’8 th Environment Action Programme dell’Unione europea. I dati sono riferiti ai 109 comuni capoluogo di provincia o città metropolitane. Nella gestione del ciclo dei rifiuti nessun capoluogo metropolitano raggiunge il target del 65% di raccolta differenziata previsto dalla normativa europea. Interventi di forestazione urbana in 43 capoluoghi per una superficie complessiva di 11 km 2 (+30% dal 2011).
Nel 2019, quasi tutti i principali indicatori dei capoluoghi mostrano un ampio divario territoriale polarizzato lungo l’asse Nord-Sud, con le città del Mezzogiorno in posizione di svantaggio (con la sola eccezione della produzione fotovoltaica). I capoluoghi metropolitani dispongono di un’offerta più
ampia e diversificata di servizi di mobilità e sono più avanti nella digitalizzazione dei servizi, ma hanno minore disponibilità pro capite di aree verdi accessibili e sono in ritardo nella gestione dei rifiuti.
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Clima, entro il 2050 in 3 mld senza acqua potabile di qualità

ROMA (ITALPRESS) – Entro il 2050 circa 3 miliardi di persone, un terzo della popolazione mondiale stimata, non avrà accesso ad acqua potabile di qualità. Circa 4 mld di persone nel mondo già vivono in condizioni di grave scarsità fisica di acqua per almeno un mese all’anno, a causa dello stress idrico, ed è probabile che i cambiamenti climatici provochino variazioni nella disponibilità stagionale durante tutto l’anno e in diversi luoghi. L’uso globale dell’acqua è aumentato di 6 volte negli ultimi 100 anni e continua a crescere costantemente a un tasso di circa l’1% annuo per l’aumento della popolazione e il cambiamento dei modelli di produzione e consumo di risorse. Secondo le previsioni, il mondo potrebbe affrontare un carenza idrica globale del 40% entro il 2030. Di fronte a queste esigenze contrastanti, ci sarà poco spazio per aumentare la quantità di acqua utilizzata per l’irrigazione, che attualmente rappresenta il 69% di tutti i prelievi di acqua dolce. Sono questi alcuni dei punti messi a fuoco nel Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2020, la cui traduzione ufficiale in italiano, curata dalla Fondazione UniVerde e dall’Istituto Italiano per gli Studi delle Politiche Ambientali, con il supporto di UNESCO WWAP – World Water Assessment Programme, è stata presentata oggi, in diretta streaming, nel corso della web conference “Acqua e Cambiamenti Climatici. Istituzioni, imprese e società civile per la tutela delle risorse idriche e il diritto all’acqua”, con collegamento dal Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro-CNEL.
L’evento ha celebrato la Giornata Mondiale della lotta alla desertificazione e alla siccità ed è stato organizzato con la Main partnership di Kickster, Menowatt Ge, Consorzio Servizi Integrati, con la partnership di ANBI – Associazione Nazionale Consorzi Gestione e Tutela del Territorio e Acque Irrigue, e con Radio Radicale, Askanews, Italpress, TeleAmbiente, Opera2030 e SOS Terra Onlus in qualità di Media partners.
“Il Rapporto solleva una questione ecologica, sociale, di solidarietà internazionale, di giustizia climatica e pone l’accento sull’impegno che dobbiamo avere verso tutte quelle aree maggiormente a rischio desertificazione – afferma Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde -. Il tema della salute e dell’igiene è poi strettamente collegato alla valorizzazione della risorsa idrica, ancor più in riferimento alle linee guida relative al COVID-19 che sono quasi impossibili da attuare negli insediamenti informali e nelle comunità svantaggiate. L’Italia, da questo punto di vista, deve assumere una decisione improcrastinabile”.
“Norme discriminatorie e ritardi negano l’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari, anche nel nostro Paese, a decine di migliaia di persone, tra cui numerosi bambini, donne e anziani – aggiunge -. Le Nazioni Unite hanno riconosciuto, nel 2010, il diritto umano all’acqua. La scelta di negarlo è inaccettabile e bisogna rimediare urgentemente così come occorre prevedere che parte delle risorse del PNRR siano usate per salvaguardare beni comuni e promuovere una vera transizione ecologica, magari prevedendo anche un Ecobonus Blu per favorire efficientamento idrico e tutela dell’acqua”.
Per Michela Miletto, direttore UNESCO WWAP – World Water Assessment Programme, “il cambiamento climatico ha un impatto sugli ecosistemi, sulle società e le economie, principalmente attraverso l’acqua. Combinare l’adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici attraverso l’acqua, aiuta a migliorare l’approvvigionamento idrico e contrastare sia le cause che gli impatti dei cambiamenti climatici, compresa la riduzione del rischio dei disastri naturali”.
Alessandra Todde, viceministro dello sviluppo Economico sottolinea che “considerando i cambiamenti climatici e il processo di desertificazione, che sta impattando anche nel nostro Paese, una gestione efficace della risorsa idrica è sempre più necessaria. L’importante è investire in infrastrutture che siano sempre più efficienti e, oltre a questo, occorre promuovere le pratiche più innovative in agricoltura e far sì che gli allevamenti possano essere sempre più estensivi e sostenibili. L’acqua pubblica è poi un tema identitario per il Movimento Cinque Stelle e lasciarla ad interessi diversi da quelli dei cittadini non è pensabile”.
Roberto Morabito, direttore del Dipartimento Sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali, ENEA, dice che “esiste una correlazione tra acqua e cambiamento climatico. Da una parte, il cambiamento climatico impatta sulla disponibilità della risorsa idrica, dall’altra la stessa attività di gestione della risorsa idrica, energivora e ad elevate emissioni climalteranti, impatta negativamente sul clima”.
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Aumento temperatura in Europa dipenderà dalle correnti atlantiche

TORINO (ITALPRESS) – Quello delle previsioni e delle conseguenze dei cambiamenti climatici è ormai un argomento cruciale non solo per scienziati e meteorologi, ma coinvolge da vicino ed interessa direttamente anche il pubblico dei non addetti ai lavori, che ne avverte come tutti noi gli effetti quotidianamente. Uno studio condotto da ricercatori dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima, Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISAC), e dal dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture (DIATI) del Politecnico di Torino dal titolo “Future climate change shaped by inter-model differences in Atlantic Meridional Overturning Circulation response” ha messo a confronto le previsioni fornite da 30 modelli climatici di ultima generazione che includono nel loro codice numerico tutto ciò che si sa riguardo al sistema climatico. Le previsioni fatte da questi modelli, che verranno incluse nel prossimo report IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change), dimostrano che le incertezze nella previsione dei cambiamenti climatici in Europa dipendono fortemente dalla risposta all’incremento dei gas serra antropici delle correnti oceaniche nel Nord Atlantico.
I ricercatori hanno trovato che tra questi 30 modelli c’è grande incertezza su quanto diminuirà la velocità delle correnti oceaniche nel Nord Atlantico: la stima va da un minimo di circa il 18% rispetto alla media del periodo pre-industriale, fino ad un declino molto più drastico, di circa il 74%. Inoltre i ricercatori hanno trovato che le variazioni climatiche future sull’Europa dipendono fortemente da quanto queste correnti si indeboliranno.
“Nei modelli in cui la diminuzione delle correnti del Nord Atlantico è minore, il riscaldamento in Europa è maggiore. Ciò comporta anche un aumento maggiore delle piogge sul Nord Europa. Invece, nei modelli in cui le correnti del Nord Atlantico diminuiscono maggiormente, la temperatura e le piogge aumentano di meno, ma la corrente a getto si sposta verso nord modificando così il percorso tipico delle perturbazioni cicloniche durante l’inverno sull’Europa”, spiega Katinka Bellomo, responsabile dello studio presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture del Politecnico da questo giugno, proveniente dall’Istituto di Scienze dell’Atmosfera del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISAC).
In passato si era già dimostrato che una riduzione della velocità delle correnti nel Nord Atlantico porta a una riduzione del riscaldamento globale e una variazione nelle piogge. Tuttavia, la novità presentata in questo studio è che l’incertezza nelle previsioni di temperatura e pioggia in questi modelli deriva in gran parte dalle correnti nel Nord Atlantico.
Il motivo principale delle incertezze sulle previsioni climatiche è dovuto alla rappresentazione semplificata, che varia da modello a modello, dei complessi fenomeni fisico-chimici del sistema Terra, ma non si sa con precisione quali di questi fenomeni sia il responsabile. Il team ha dimostrato che la maggior parte delle discordanze nel predire il cambiamento climatico sull’Europa è collegato alle correnti oceaniche nel Nord Atlantico.
“Questo significa che se fossimo in grado di dire con precisione come le correnti oceaniche cambiano quando sono forzate dalle emissioni di gas serra, allora potremmo drasticamente ridurre l’incertezza nelle previsioni climatiche per l’Europa. Grazie alle campagne di osservazioni che vengono svolte attualmente nel Nord Atlantico, ora siamo in grado di capire meglio la dinamica degli oceani. Quindi è importante continuare in questa direzione visto che sembra molto plausibile che a breve saremo in grado di produrre modelli molto più precisi”, aggiunge la ricercatrice.
“Questo lavoro fornisce inoltre informazioni importanti sui possibili cambiamenti nella circolazione atmosferica e su impatti climatici in Europa a seguito dell’attraversamento di un “tipping point” nella circolazione oceanica Atlantica. Si tratta di un argomento di grande attualità, che il nostro gruppo sta investigando attraverso lo sviluppo di modelli numerici”, nota Jost von Hardenberg, coautore dello studio e docente al Politecnico di Torino.
La ricerca – a cui hanno partecipato anche Susanna Corti del CNR-ISAC e Michela Angeloni del dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Bologna e CNR-ISAC – è stata finanziata dalla Commissione Europea nell’ambito dei progetti Horizon 2020 TiPES e CRESCENDO al CNR-ISAC, ed è stata appena pubblicata su Nature Communications.
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Siccità, Confagricoltura “Raccolti a rischio con il degrado del suolo”

ROMA (ITALPRESS) – Il 17 giugno è la Giornata Mondiale per la Lotta alla Desertificazione e alla Siccità, istituita nel 2015 dalle Nazioni Unite, dedicata quest’anno alla trasformazione dei terreni degradati in terreni sani. Entro il 2050, la combinazione del degrado del suolo, l’erosione e i cambiamenti climatici rischiano di ridurre i raccolti globali in media del 10%, e fino al 50% in alcune regioni, se non si interverrà con determinazione. A fronte di tali problematiche – afferma Confagricoltura – occorre avere la consapevolezza che gli agricoltori sono i principali protagonisti per salvaguardare un suolo produttivo e in salute. Con il 21% della superficie a rischio, di cui il 41% al Sud, l’Italia è lo Stato che in Europa risente di più dei cambiamenti climatici.
Fondamentale è in particolare il ruolo dell’agricoltura nel contrasto alla crisi idrica, che colpisce da oltre un decennio l’Italia come il resto d’Europa. Secondo i dati di giugno forniti dall’ANBI, le zone di maggiore sofferenza idrica continuano a concentrarsi nel Meridione. Basti pensare agli invasi della Basilicata che, nella sola prima settimana di giugno, hanno perso 9 milioni di metri cubi di acqua rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. In Sicilia i bacini idrici sono attualmente al 50,66% della loro capacità. Non va meglio nel Nord del Paese, dove il Fiume Po sta soffrendo per il mancato scioglimento dei ghiacci sulle Alpi causato dal freddo record di maggio (uno dei più freddi degli ultimi 10 anni).
“Fenomeni atmosferici estremi, accompagnati da una scarsa manutenzione del patrimonio ambientale – afferma Confagricoltura – stanno alimentando una vera e propria desertificazione di sempre più ampi pezzi di territorio. Tutelare le risorse idriche vuol dire prendersi cura della qualità del terreno. Per questo la Confederazione sollecita la politica per una progettualità complessiva, dedicata alla gestione dell’acqua e del suolo, anche attraverso il riutilizzo delle acque reflue, di cui ARERA stima in Italia un riutilizzo del 4% a fronte di un potenziale del 20%.
Nella rigenerazione dei terreni occorre sviluppare le sinergie utili a riportare la sostanza organica nel suolo, dando seguito ai principi della bioeconomia circolare per riutilizzare il più possibile i materiali utili all’agricoltura, a partire dai fertilizzanti organici”.
“Occorre – conclude Confagricoltura – prendere consapevolezza dell’importanza di incidere sulla capacità di immagazzinamento delle risorse idriche, ma anche sulla riduzione dei consumi e, soprattutto, sulle perdite nella rete nazionale. Al tempo stesso l’agricoltura è sempre più impegnata in coltivazioni e produzioni di qualità con un utilizzo oculato di acqua ed energia, in grado anche di offrire rese più stabili in condizioni climatiche sempre più mutevoli”.
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Mooney partner della 1000 Miglia Green

MILANO (ITALPRESS) – Mooney, la prima azienda di proximity banking & payments in Italia nata dall’accordo tra SisalPay e Banca 5 (Gruppo Intesa Sanpaolo), scende in campo al fianco della 1000 Miglia Green. Da sempre un’azienda vicina ai territori, grazie anche alla rete capillare di oltre 45.000 esercizi convenzionati in tutta Italia, Mooney mira a contribuire concretamente all’evoluzione e alla crescita sostenibile del Sistema Paese a beneficio di cittadini, imprese e Pubblica amministrazione.
Partecipare alla manifestazione automobilistica 1000 Miglia nella categoria Green – dedicata alle vetture ad energia alternativa – significa abbracciare i valori di tradizione, innovazione, sostenibilità. La gara, in programma da oggi al 19 giugno, è volta a promuovere la crescita della cultura fatta di attenzione alle comunità, ai territori, alla mobilità rispettosa dell’ambiente.
Mooney prende parte alla competizione a bordo di una autovettura Porsche Taycan elettrica percorrendo il tracciato ufficiale della 39^ rievocazione storica della “Corsa più bella del mondo” attraverso oltre 200 località in 7 regioni.
“La vicinanza al territorio con le sue comunità e il supporto a eventi nazionali che ripercorrono e uniscono il Paese rappresentano per Mooney un grande motivo di orgoglio – ha spiegato Alessia Tedeschi, responsabile Strategic Marketing di Mooney -. La 1000 Miglia Green è un punto di contatto tra la celebrazione della tradizione e la proiezione verso il futuro dell’auto e della mobilità sostenibile, così come Mooney innova il mondo dei servizi di pagamento e transazionali di prossimità, coniugando l’esperienza fisica a quella digitale”.
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