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Gruppo Cap, Green New Deal Città metropolitana di Milano vale 1.330 mln

MILANO (ITALPRESS) – Oltre 550 milioni nel quinquennio 2021-2025, ben 1.330 milioni di euro di investimenti dal 2020 al 2033, 100 milioni in più rispetto alla pianificazione dello scorso anno (+8,1%): è l’ambizioso piano di investimenti approvato all’unanimità dall’Assemblea dei Soci di CAP Holding per sostenere i progetti legati alla realizzazione del Green New Deal della Città metropolitana di Milano.
A più di un anno dall’inizio della pandemia, Gruppo CAP scommette sulla ripresa economica del territorio puntando su un programma di investimenti che ne conferma il ruolo di solution provider, capace integrare la gestione sostenibile dell’acqua con quella dei rifiuti, attraverso avanzati progetti di economia circolare, in linea con le strategie di efficientamento green previste dal PNRR, che ha destinato al settore idrico 4,4 miliardi del budget di spesa.
“Progetti innovativi di economia circolare capaci di integrare la gestione sostenibile di acqua, rifiuti ed energia, la rivoluzione consentita dalla tecnologia digitale a servizio dei processi industriali, il recupero delle risorse e il risparmio energetico in ottica green: sono questi gli ambiti in cui nei prossimi 10 anni andremo a investire per realizzare il Green New Deal e contribuire alla crescita economica del territorio – ha affermato Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Gruppo CAP – Tutto questo è parte di una visione strategica presente da anni nel nostro DNA grazie al nostro Piano di Sostenibilità, che da oggi è anche asse portante della nostra identità statutaria ed è la premessa per continuare a generare valore condiviso per stakeholder e cittadini”.
I criteri ESG (Envinronment, Social, Governance), gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile indicati dall’ONU, la transizione ed efficienza energetica, nonchè il Bilancio di Sostenibilità, diventano parte integrante dell’identità di Gruppo CAP: insieme alla variazione della sede legale della water utility, che sorgerà nel nuovo headquarters di via Rimini, attualmente in costruzione, gli azionisti di CAP hanno approvato, infatti, l’inserimento delle linee strategiche di sostenibilità nello Statuto, con l’obiettivo di confermare l’impegno assunto dall’azienda nel perseguire un modello industriale in ottica di economia green e circolare.
Ed è proprio il primo articolo dello Statuto, dedicato al profilo dell’azienda, a enunciarlo: “la Società si ispira ai criteri ESG e agli obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile nel favorire lo sviluppo dell’economia circolare, le iniziative per la sostenibilità ambientale e la transizione ed efficienza energetica, nonchè l’innovazione e la ricerca al fine del loro raggiungimento”.
L’assemblea dei Soci ha inoltre autorizzato la partecipazione di CAP Holding SpA in una NewCo insieme a AGESP SpA e AMGA SpA.
L’Assemblea dei Soci ha approvato all’unanimità il bilancio consolidato, il bilancio della capogruppo e il piano di investimenti al 2025, precedentemente approvati dal Consiglio di amministrazione di CAP Holding il 22 aprile scorso. In dettaglio, il totale dei ricavi si attesta nel 2020 a 344.735.249 di euro, per la quasi totalità frutto del servizio idrico, mentre il saldo di gestione è pari a 18.568.952 di euro. La differenza tra valore e costi della produzione nel 2020 è stata pari a 30.503.221 euro.
L’EBITDA è pari a 86.140.537 euro. Gli investimenti in immobilizzazioni tecniche, materiali e immateriali si attestano a 105.331.819 euro.
Parallelamente all’efficientamento dei costi di gestione e agli interventi di ammodernamento e potenziamento nelle reti e negli impianti acquedottistici, il boost di risorse pianificate per i prossimi 10 anni servirà a potenziare il ruolo dei 40 depuratori-bioraffinerie distribuiti sul territorio, per i quali è previsto un programma di produzione a regime di biogas e biometano generati da rifiuti organici, provenienti dall’industria agro-alimentare dell’hinterland milanese. Sono nate in quest’ottica le sinergie industriali con Danone e con ThinkAbout, piattaforma che opera con l’intento di ridurre gli sprechi alimentari.
La partnership con Novamont è invece finalizzata al riutilizzo della cellulosa estratta dal processo di depurazione per produrre il Butandiolo, elemento alla base della produzione di bioplastiche. Lo scambio di competenze e tecnologie è un tema sempre più strategico fondamentale per Gruppo CAP che ha appena stretto un accordo triennale con RSE (Ricerca sul Sistema Elettrico), società pubblica controllata dal GSE per la produzione di idrogeno verde.
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Riccardo Piunti eletto nuovo presidente del Conou

ROMA (ITALPRESS) – Riccardo Piunti è stato eletto nuovo presidente del Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati (Conou), al termine dell’assemblea ordinaria dell’ente ambientale, di cui fanno parte 926 consorziati, suddivisi in 4 categorie. Massimo Ravagli ricoprirà la carica di vicepresidente. Eletti anche i 12 componenti del Coda e i 5 del Collegio sindacale. Il nuovo presidente riceve il testimone da Paolo Tomasi, dal 2003 a capo del Consorzio. Ingegnere nucleare con una lunga esperienza di vertice nell’industria petrolifera, Piunti è chiamato a coordinare una filiera di settanta aziende operanti nel settore della raccolta e della rigenerazione degli oli lubrificanti usati in tutto il Paese. “Oggi il Conou rappresenta un esempio di economia circolare ‘compiutà; si tratta ora di mantenere i risultati di eccellenza raggiunti e di procedere nella direzione dell’integrazione della filiera, investendo nel progresso tecnico e digitale delle imprese che costituiscono la rete di raccolta e di rigenerazione dell’olio usato”, ha sottolineato Piunti, inaugurando il suo mandato che lo vedrà al vertice consortile per i prossimi tre anni. “Oggi registriamo una forte crescita dell’utilizzo di olio minerale in ambito industriale ed è per questo che la sfida della qualità dell’olio usato all’interno della filiera e presso i produttori del rifiuto sarà decisiva, non soltanto per non gravare sull’attività di rigenerazione degli oli usati, ma anche per facilitare la produzione di basi lubrificanti evolute, idonee ai nuovi tipi di lubrificanti che si stanno affacciando e consolidando sul mercato”, ha aggiunto.
Su un totale di circa 369 mila tonnellate di olio lubrificante immesse al consumo nel 2020, l’olio del settore trazione è sceso del 13% mentre l’olio impiegato dall’industria, grazie all’attività ininterrotta delle aziende italiane, è sceso solo del 7,5%, dando, nel secondo semestre, un segnale di crescita di quasi il +5% sul 2019 poi consolidato al +8,5% tra settembre 2020 e febbraio 2021. La filiera consortile ha provveduto nel 2020 alla raccolta di 171 mila tonnellate di rifiuto, avviandone a rigenerazione la sostanziale totalità (169 mila tonnellate), con una produzione di basi lubrificanti di 109 mila tonnellate e una resa stabile del 65%. In termini percentuali la quota di rifiuto avviabile a rigenerazione nel 2020 ha interessato il 98,8% degli oli minerali usati raccolti, in lievissimo calo rispetto al 2019 quando furono il 99,9%.
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Etna, individuato “cuore pulsante” da studio delle fontane di lava

ROMA (ITALPRESS) – Un funzionamento simile a quello di un cuore pulsante, con un serbatoio magmatico più profondo che ne alimenta costantemente uno più superficiale, dove i gas pressurizzano dando origine alla raffica di fontane di lava: è il risultato del modello elaborato per l’Etna da un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Lo studio si è concentrato su una serie di quattro fontane di lava che hanno interessato il cratere Voragine del vulcano siciliano nel dicembre del 2015. Gli scienziati hanno analizzato le deformazioni del vulcano per risalire alle sorgenti magmatiche delle sequenze delle violente eruzioni, per comprenderne le dinamiche e definire il sistema di alimentazione dell’Etna in grado di produrre un così rapido accumulo e violento rilascio del magma. “La nostra analisi dei dati di deformazione del suolo ha riguardato un periodo di 12 giorni comprendente l’intera sequenza eruttiva del dicembre 2015”, spiega Alessandro Bonforte, ricercatore dell’Ingv e primo autore dell’articolo. “Tali misurazioni ci hanno permesso di definire le complesse interazioni tra le diverse zone di stoccaggio in cui è stato temporaneamente immagazzinato il magma eruttato con i parossismi”. Lo studio ha consentito di definire le dinamiche e le velocità di trasferimento del magma da una camera magmatica profonda a una più superficiale. Lì il magma, ricco di gas, staziona temporaneamente accumulando pressione.
“La sorgente di pressurizzazione profonda fornisce magma ricco di gas a un serbatoio più ‘superficialè situato a una profondità di circa 1,5/2 km”, spiega Bonforte. “Quando la pressione del gas supera quella di contenimento delle rocce si verifica l’eruzione violenta sotto forma di parossismo. Questo meccanismo combinato di due livelli di ‘stoccaggiò del magma a diverse profondità rappresenta, dunque, il possibile ‘motorè delle sequenze di eventi così rapidi e violenti”. Tali parossismi drenano non soltanto il materiale magmatico accumulato nel serbatoio più superficiale, ma anche parte di quello che staziona nel resto del sistema di alimentazione del vulcano, con tasso eruttivo di oltre 300 metri cubi al secondo. Viceversa, quando la pressione del gas diminuisce, il parossismo si arresta, diciamo che la valvola si chiude, e il serbatoio più profondo (situato a circa 6 km di profondità) inizia nuovamente a ricaricare quello superficiale, così come il flusso sanguigno nel cuore che viene pompato dall’atrio al ventricolo e poi dal ventricolo all’esterno del cuore. “Il modello da noi proposto, dunque, suggerisce un meccanismo simile a quello di un cuore pulsante, in cui un serbatoio di media profondità, a circa 6 km, carica un serbatoio più superficiale, a circa 2 km; questo serbatoio si trova ad una profondità che consente al gas di separarsi dal resto del fuso, aumentando così la pressione, un pò come quando si vedono le bollicine formarsi in una bottiglia di una bevanda gasata. Tutto tace finchè la pressione esercitata dal gas presente all’interno del magma non risulta troppo elevata, in sostanza si apre la valvola e si verifica il parossismo, che drena il magma dalla sorgente più superficiale e dal resto del sistema, che è continuo. Una volta scaricata la pressione in eccesso, la valvola si chiude e il ciclo ricomincia, col magma che riprende a spostarsi dal serbatoio profondo a quello superficiale. Questo meccanismo potrebbe rappresentare un modello concettuale valido per eventi di natura simile sull’Etna e su altri vulcani nel mondo”, conclude Bonforte.
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Educazione ambientale, protocollo Ministero Transizione Ecologica-Maxxi

ROMA (ITALPRESS) – E’ stata ufficializzata con un protocollo d’intesa firmato dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani e dal presidente della Fondazione Maxxi Giovanna Melandri la collaborazione tra le due istituzioni per programmi e iniziative comuni sull’informazione e l’educazione ambientale, in relazione a progetti espositivi del museo. La firma è avvenuta oggi al dicastero di via Cristoforo Colombo.
In particolare, la sinergia sarà volta a promuovere iniziative artistico-culturali e di ricerca in materia ambientale e di sviluppo sostenibile, anche mediante la realizzazione di concorsi di idee, esposizioni, incontri, cicli di conferenze e l’organizzazione di spazi aperti per laboratori interattivi.
Come si legge nel testo del protocollo, “il ministero si impegna a garantire la coerenza delle iniziative concordate tra le parti sotto il profilo di una cultura ambientale e della transizione ecologica” e a “valutare ogni altra forma possibile di sostegno ai programmi di informazione ed educazione ambientale promossi dalla Fondazione Maxxi nonchè alle attività espositive che abbiano uno specifico e rilevante significato di promozione della sostenibilità ambientale, della transizione ecologica, della tutela della biodiversità e del contrasto ai fenomeni di degrado degli ecosistemi”. Mentre il Maxxi si impegna tra l’altro a favorire, attraverso la propria programmazione, lo sviluppo e l’attuazione delle iniziative e dei progetti in materia.
Il protocollo ha una durata di due anni. Lo sviluppo delle iniziative connesse al protocollo avviene nei limiti delle risorse organizzative e finanziarie del ministero e non comporta nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
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Erion, nel 2020 cresce la gestione dei rifiuti elettronici

MILANO (ITALPRESS) – Con 302.266 tonnellate di E-Waste gestite nel 2020, in crescita del 5% rispetto al 2019, Erion conferma la sua capacità di gestire le attività di raccolta, trattamento, e riciclo dei rifiuti associati ai prodotti elettronici. Questo è quanto emerge dal primo bilancio di sostenibilità del sistema: la maggior parte dei rifiuti gestiti è rappresentata dai Raee domestici (262.351 tonnellate), di cui Erion ha trattato il 71,7% del totale nazionale, seguiti dai rifiuti di pile e accumulatori con 30.537 tonnellate, e dai rifiuti speciali con 9.378 tonnellate. “I risultati ottenuti da Erion nel 2020 sono significativi, perchè raccontano di un sistema nato resiliente, che al suo primo anno di vita – un anno molto difficile per tutti noi – è riuscito nell’obiettivo di superare quanto fatto dai Consorzi che l’hanno preceduto, incrementando del 5% i già eccellenti risultati del 2019”, ha affermato Andrea Fluttero, presidente di Erion Compliance Organization. La sola gestione dei Raee domestici ha permesso di evitare l’immissione in atmosfera di oltre 1,8 milioni di tonnellate di CO2 e di risparmiare più di 421 milioni di kWh di energia. Tra i risultati più significativi va evidenziata la capacità di riciclare oltre il 90% in peso dei Raee gestiti: sono state rimesse nei cicli produttivi 236.056 tonnellate di materie prime seconde, di cui 134.200 tonnellate di ferro; 34.479 tonnellate di plastica; 5.371 tonnellate di alluminio. Tra i Raee domestici gestiti, al primo posto si confermano i grandi bianchi (R2), che totalizzano 112.482 tonnellate, con una crescita del 12,8%, seguiti da freddo e clima (R1), che registra un +5,2% con 79.403 tonnellate. Chiudono il podio Tv e monitor (R3) con 44.273 tonnellate (+6,7%) e i piccoli elettrodomestici (R4) con 26.041 tonnellate (+12,5%). L’unico raggruppamento in flessione (-5%) è rappresentato dalle sorgenti luminose (R5) con 153 tonnellate. Erion ha inoltre incentivato il passaggio dei propri fornitori di trattamento all’utilizzo di energia proveniente da fonti rinnovabili. Per favorire questo cambiamento ha deciso di estendere il bonus, in precedenza previsto per i soli impianti del Raggruppamento R1, a tutti partner di trattamento che utilizzano almeno il 70% di energia verde. Grazie a questo, la percentuale di green energy utilizzata dai partner di Erion è passata dal 10,1% del 2019 al 36,2% del 2020: sono 14 su 32 gli impianti di trattamento che hanno fatto questa scelta di sostenibilità.
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Dal Gse nel 2020 oltre 15 miliardi per la sostenibilità

ROMA (ITALPRESS) – Oltre 15 miliardi di euro destinati alla promozione della sostenibilità, dei quali 11,9 per l’incentivazione dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, 1,1 miliardi per l’efficienza energetica e per le rinnovabili nel settore termico, 1 miliardo dedicato ai biocarburanti. Sono inoltre 1,3 miliardi di euro i proventi delle aste di CO2 nell’ambito del meccanismo europeo ETS (Emission Trading Scheme). Questi i principali numeri relativi all’attività svolta nel 2020 dal Gestore dei Servizi Energetici, società del Ministero dell’Economia e delle Finanze che in Italia promuove lo sviluppo sostenibile attraverso l’incentivazione dell’efficienza energetica, delle fonti rinnovabili, ma anche tramite una capillare campagna di informazione e formazione rivolta a cittadini, Pubbliche amministrazioni e imprese. Il Rapporto delle attività è stato presentato questa mattina, con la partecipazione del ministro della Transizione Ecologica intervenuto in apertura dell’evento.
“Il nostro sforzo è volto ad incrementare quote sempre crescenti di rinnovabili nei sistemi energetici”, ha detto il ministro, “a partire dal settore elettrico, che ha potenzialità di decarbonizzarsi per primo rispetto ad altri, facendo leva sull’abbondanza di risorsa rinnovabile a disposizione e su tecnologie prevalentemente mature. Ma la ratio dei nostri interventi si fonda anche su un miglioramento immediato della qualità della vita, come nel caso dello sviluppo della mobilità sostenibile che, oltre ai fini della decarbonizzazione, costituisce un tangibile apporto positivo alla vivibilità. Oppure, come nel caso del rafforzamento dell’efficientamento energetico attraverso l’incremento del livello di efficienza del parco immobiliare, una delle leve più virtuose per la riduzione delle emissioni in un Paese come il nostro, che soffre di un patrimonio edilizio in cui oltre il 60% degli edifici ha un’età superiore a 45 anni”.
Nonostante gli impatti della pandemia, il Gestore ha favorito nel 2020 l’attivazione di nuovi investimenti, pubblici e privati, nel settore della green economy per circa 2,2 miliardi mentre l’energia elettrica generata da fonti rinnovabili e i risparmi energetici indotti dagli interventi di efficientamento incentivati hanno evitato l’emissione in atmosfera di ben 42 milioni di tonnellate di CO2, pari al consumo di 109 milioni di barili di petrolio. E’ stimata invece in 51mila unità di lavoro annuali (equivalenti a tempo pieno) l’occupazione legata alle iniziative nuove e già in corso sostenute dal GSE.
Con una copertura da fonti rinnovabili stimata al 20% dei consumi energetici complessivi nei settori elettrico, termico e dei trasporti, l’Italia nel 2020 ha superato gli obiettivi fissati dall’Unione europea (17% al 2020 per l’Italia). Inoltre, nel settore elettrico il 37% dei consumi è stato soddisfatto da fonti rinnovabili, cui è associata una produzione di circa 116 TWh, grazie anche a nuovi impianti installati per oltre 900 MW di potenza (dei quali circa 750 di fotovoltaico) e all’incremento della produzione fotovoltaica dovuta al maggior irraggiamento solare. A fine 2020 risultano in esercizio in Italia circa 950.000 impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, per una potenza complessiva di oltre 56 GW. Di questi impianti, quasi 936.000 sono fotovoltaici, circa 5.700 eolici, mentre i restanti sono alimentati dalle altre fonti (idraulica, geotermica, bioenergie).
Il fotovoltaico sarà protagonista anche nel 2021 grazie all’avvio dei progetti relativi all’Autoconsumo collettivo e alle Comunità energetiche. Al riguardo, nel 2020 il GSE ha pubblicato le regole tecniche, reso disponibile il Portale per le istanze di accesso agli incentivi ed ha avviato una capillare attività informativa e di promozione con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati.
“Nell’anno delle grandi sfide, l’impegno del GSE si è concretizzato in oltre 15 miliardi di euro destinati allo sviluppo sostenibile e in circa 1 milione di progetti dedicati alla transizione energetica. Risultati, questi, resi possibili dalle Persone del GSE che hanno potuto svolgere il proprio lavoro e consolidare la percezione del valore sociale di chi lavora nella Pubblica Amministrazione”, ha detto l’amministratore delegato Roberto Moneta. “Insieme abbiamo accorciato le distanze reali e virtuali, supportato tutti i nostri stakeholder, recepito quattro DPCM, puntato a una democrazia dell’energia capace di favorire l’inclusione dei più vulnerabili e contribuito alla realizzazione del Piano di rilancio Next Generation EU. Le sfide non sono certamente finite, ma con la guida del nuovo Ministero scriveremo i prossimi capitoli della transizione ecologica del nostro Paese”.
I costi sostenuti dal GSE per l’incentivazione e il ritiro dell’energia elettrica si sono attestati nel 2020 sui 12,9 miliardi di euro. Tali costi sono stati in parte compensati dai ricavi, per circa 1 miliardo di euro, provenienti dalla vendita dei 29,2 TWh di energia verde ritirata dal GSE e collocata sul mercato elettrico. La differenza tra i costi e i ricavi ha determinato per il 2020 un onere sulla componente ASOS della bolletta di circa 11,9 miliardi di euro (l’incremento rispetto agli 11,4 del 2019 è legato alla maggiore produzione di energia da fonti rinnovabili e alla contestuale riduzione dei ricavi legati alla vendita di energia).
L’assistenza e la promozione a cittadini, imprese e PA hanno caratterizzato l’impegno del GSE sui temi dell’accesso agli incentivi e della riqualificazione energetica degli edifici pubblici fornendo supporto a oltre 3.100 enti pubblici ed erogando formazione a oltre 2.500 tecnici della Pubblica Amministrazione.
“La pandemia ha contribuito a rafforzare la consapevolezza dell’importanza dello sviluppo sostenibile e dell’urgenza di mettere in campo tutti gli sforzi necessari per raggiungere gli obiettivi ancora più impegnativi che l’Europa ha reputato di darsi”, ha dichiarato il presidente del GSE, Francesco Vetrò, sottolineando che “la transizione energetica costituisce la chiave principale per superare il momento storico così complesso che ci troviamo a vivere e per puntare decisi alla decarbonizzazione al 2050 e, perchè ciò si realizzi, occorre, già nel breve termine, cogliere le opportunità offerte dalle ingenti risorse che con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza l’Europa destina alla ripresa economica del Paese. Il processo”, ha poi concluso, “dovrà essere adeguatamente governato e il GSE saprà mettere al servizio del Paese le consolidate competenze tecniche e gestionali di cui dispone”.
Con le attività di Customer Care, nel 2020 il GSE ha gestito più di 429mila richieste di supporto e, con l’obiettivo di rendere più efficace e semplice il dialogo con gli Operatori, ha messo a disposizione il nuovo Portale dei Servizi.
In ambito efficienza energetica, le domande di accesso al Conto Termico sono state 113.498, corrispondenti a 451 milioni di euro di incentivi richiesti, di cui 320 milioni in accesso diretto e 131 milioni relativi a interventi prenotati dalla Pubblica Amministrazione. Nel 2020 il Gestore ha inoltre riconosciuto poco più di 1,7 milioni di Titoli di Efficienza Energetica, dei quali il 59% per interventi in ambito industriale, il 32% nel settore civile, il 5,5% per progetti di illuminazione e i restanti nel settore dei trasporti.
In un’ottica di costante miglioramento dei propri processi, con l’intento di applicare alla transizione energetica i risultati delle innovazioni tecnologiche, nel 2020 il GSE ha sviluppato un progetto per verificare l’applicabilità e il valore aggiunto della tecnologia blockchain con particolare attenzione al tracciamento end-to-end della filiera dei biocarburanti, al supporto alla mobilità sostenibile e alle Comunità energetiche.
Infine, con l’intento di promuovere la cultura della sostenibilità in tutti gli ambiti, nel 2020 attraverso il progetto “GSE Incontra le scuole” sono stati formati circa 1.680 studenti delle scuole primarie e secondarie di tutta Italia.
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Ferrero con Falck Renewables per energia green da impianti in Sicilia

ALBA (ITALPRESS) – Ferrero ha siglato un accordo decennale con Falck Renewables, per la produzione di energia elettrica green 100% rinnovabile realizzata attraverso l’installazione di due impianti fotovoltaici in Sicilia in provincia di Ragusa e Trapani. L’accordo è un Virtual Power Purchase Agreement (PPA), che rappresenta un fattore chiave per la transizione energetica, in quanto consente, attraverso la realizzazione di nuovi impianti alimentati da energia rinnovabile, di immettere nuova energia verde addizionale nella rete elettrica, in linea con gli obiettivi italiani e internazionali di decarbonizzazione e con quelli di sostenibilità fissati dal gruppo Ferrero.
In particolare, i due impianti genereranno un quantitativo di energia pari a circa il 50% del fabbisogno di energia elettrica che Ferrero acquista da rete in Italia, che già oggi deriva da fonti certificate rinnovabili, così come avviene per tutta l’energia elettrica prelevata da Ferrero dalla rete elettrica in Europa, contribuendo alla riduzione di CO2 e perseguendo gli obiettivi di sostenibilità. Una volta in esercizio, essi produrranno fino a 35 GWh di elettricità all’anno, equivalente alla quantità di energia necessaria a coprire il fabbisogno di circa 13mila famiglie. Impianti fotovoltaici che consentiranno inoltre al loro interno una produzione integrata di specie autoctone e piante officinali. “Siamo orgogliosi che questo accordo con Falck Renewables porti alla realizzazione di due impianti di filosofia integrata agrivoltaica in Italia, che consentiranno l’immissione di nuova energia green addizionale nella rete elettrica nazionale”, ha dichiarato Michele Ferro, Ferrero Chief Industrial and Supply Officer. “Per Ferrero questo significa inoltre un passo avanti verso il raggiungimento degli obbiettivi di sostenibilità di Gruppo, sia assicurando il nostro percorso di approvvigionamento di energia elettrica 100% certificata rinnovabile per i nostri stabilimenti, sia per raggiungere il nostro obiettivo al 2030 di ridurre del 50% le emissioni di gas serra derivanti dalle nostre attività”, ha aggiunto. “Siamo felici di contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità di Ferrero, fornendo ai loro stabilimenti l’energia prodotta dai nostri nuovi impianti fotovoltaici. Quello di oggi è il secondo contratto a lungo termine che firmiamo nel 2021 in Italia, un mercato con un significativo potenziale di crescita per nuovi PPA sostenibili”, ha commentato Toni Volpe, Ad di Falck Renewables. A ottobre Ferrero aveva annunciato l’intenzione di dimezzare le emissioni di gas effetto serra derivanti dalle proprie attività (ovvero emissioni in gergo tecnico “Scope 1 e 2”) e ridurre le emissioni del 43% per ogni tonnellata di prodotto realizzato (che coinvolge anche le emissioni indirette terze, “Scope 3”) entro il 2030. Ad oggi, sono già 18 gli stabilimenti del Gruppo che acquistano energia elettrica 100% certificata rinnovabile, per un ammontare complessivo di energia che rappresenta l’80% circa dell’energia elettrica acquistata nei propri siti produttivi in tutto il mondo. Solo negli ultimi mesi, altri cinque stabilimenti hanno raggiunto questo importante traguardo: Poços de Caldas (Brasile), Vladimir (Russia), Bloomington (USA), Franklin Park (USA) e Manisa (Turchia).
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Conai, contributo ambientale per imballaggi carta e cartone -50%

MILANO (ITALPRESS) – Il Consiglio di amministrazione CONAI, valutato lo scenario attuale della filiera del recupero e del riciclo degli imballaggi a base cellulosica, ne ha deliberato una diminuzione del contributo ambientale. Il contributo base passerà da 55 euro/tonnellata a 25 euro/tonnellata a partire dal 1° luglio 2021 per tutti gli imballaggi in carta e cartone. Il risparmio previsto per gli utilizzatori di questo tipo di pack è di oltre 135 milioni di euroo, su un immesso al consumo pari a 4,5 milioni di tonnellate.
La variazione del contributo è dovuta principalmente all’aumento dei valori di mercato della materia prima seconda: con l’inizio del 2021 le quotazioni della carta ottenuta con il macero sono aumentate significativamente con aumento conseguente dei ricavi consortili da vendita dei maceri.
Un riequilibrio sui consumi interni di carta da macero per circa un milione di tonnellate, grazie all’apertura di tre nuove cartiere, ha inoltre contribuito a rendere ancora più appetibile la carta da riciclo, allontanando l’ipotesi di una flessione nei suoi valori di mercato.
Una situazione economica positiva che mette COMIECO, il Consorzio Nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi a base cellulosica, nella condizione di continuare a garantire le attività di raccolta e gestione dei rifiuti di imballaggio in carta e cartone anche con un contributo ambientale più che dimezzato.
Il contesto favorevole rende meno necessario – in questo caso per gli imballaggi in carta e cartone – l’intervento del sistema CONAI.
E’ iniziato infatti un fenomeno di riduzione delle quantità veicolate tramite le convenzioni ANCI-CONAI. Gli alti valori inducono alcuni operatori ad affidare al libero mercato gli imballaggi da raccolta differenziata in carta e cartone.
E’ in casi come questo che il sistema CONAI si ritrae lasciando spazio al mercato. Ed è invece quando il mercato soffre, come avvenuto lo scorso anno con l’inizio dell’emergenza sanitaria e il lockdown, che torna ad avere margini di intervento più ampi, garantendo la continuità del ritiro dei materiali da raccolta differenziata a qualsiasi condizione economico-finanziaria.
Il Consorzio conferma anche in questo caso il suo ruolo di sussidiarietà al mercato.
La variazione avrà effetti anche sulle procedure forfettarie/semplificate di dichiarazione per importazione di imballaggi pieni.
Dal 1° luglio 2021, il Contributo mediante il calcolo forfettario sul peso dei soli imballaggi delle merci importate (peso complessivo senza distinzione per materiale) passerà da 107,00 a 101,00 euro/tonnellata. Resteranno invece invariate le aliquote da applicare sul valore complessivo delle importazioni (in euro) per i prodotti alimentari imballati (0,20%) e per i prodotti non alimentari imballati (0,10%).
I nuovi valori delle altre procedure forfettarie/semplificate interessate dalla variazione saranno a breve disponibili sul sito CONAI.
Per i poliaccoppiati a prevalenza carta idonei al contenimento di liquidi il contributo ambientale si ridurrà da 75 euro/tonnellata a 45 euro/tonnellata, essendo rimasto invariato il contributo aggiuntivo di 20 euro/tonnellata.
Dopo aver agito nel 2018 sui poliaccoppiati per liquidi, CONAI prosegue nel percorso di diversificazione del contributo per gli imballaggi compositi – o poliaccoppiati – con prevalenza di carta e cartone, per correlare il CAC alla loro effettiva riciclabilità e ai loro impatti ambientali, così come ai costi emergenti legati alla gestione del loro fine vita.
Il consiglio di amministrazione CONAI ha così stabilito l’estensione della diversificazione contributiva anche agli altri imballaggi compositi a base carta diversi dai contenitori per liquidi.
La nuova diversificazione – oggetto di studio da circa un anno, come anticipato a settembre 2020 con l’avvio della nuova modulistica dichiarativa – entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2022.
Gli imballaggi compositi a prevalenza carta, diversi da quelli per liquidi, sono stati divisi in quattro tipologie in base al peso della componente carta sul totale del peso dell’imballaggio.
Le prime due tipologie, A e B, con una componente carta superiore o uguale rispettivamente al 90 e all’80%, pagheranno il CAC carta (dal 1° luglio 2021 ridotto a 25 euro/tonnellata) e non sarà applicato loro nessun contributo aggiuntivo.
La terza tipologia, C, è quella che qualifica gli imballaggi in cui la componente carta è superiore o uguale al 60% e inferiore all’80%. Le operazioni di riciclo di questi imballaggi sono complesse e onerose: su 100 kg di imballaggi, più di 60 kg diventano scarto non riciclabile allo stato delle tecnologie attuali.
Gli imballaggi in questa fascia pagheranno dal 1° gennaio 2022 un extra-CAC di 110 euro/tonnellata.
La quarta tipologia, D, è quella degli imballaggi compositi in cui la componente carta è inferiore al 60%: una percentuale che compromette la riciclabilità dell’imballaggio, annullandola, con ovvie conseguenze di impatto ambientale. Nel processo di riciclo, infatti, 100 kg di questi imballaggi producono più di 85 kg di scarto secco e quasi 150 kg di scarto bagnato da smaltire in discarica, dopo aver consumato acqua ed energia elettrica.
Per questi imballaggi il contributo extra sarà pertanto di 240 euro/tonnellata. Rientreranno in fascia D anche quegli imballaggi la cui componente carta non verrà esplicitata.
Poichè si tratta quindi di imballaggi non riciclabili con carta e cartone, l’invito alle aziende che li producono e utilizzano è quello di suggerire in etichetta il conferimento in raccolta indifferenziata, al fine di minimizzare l’impatto ambientale legato alla gestione del loro fine vita.
La diversificazione contributiva è una delle leve impiegate per orientare le aziende verso imballaggi sempre più riciclabili.
Il test Aticelca (norma UNI) come metodo in prospettiva per la classificazione degli imballaggi compositi rispetto alla loro riciclabilità
In questa prima fase di introduzione della diversificazione del contributo in base alla riciclabilità degli imballaggi compositi, il criterio adottato è quello del peso della componente carta.
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