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Ambiente

Lombardia, rapporto Ersaf “Una foresta di oltre 600mila ettari”

MILANO (ITALPRESS) – La superficie forestale in Lombardia è di 619.726 ettari e ricopre il 26% del territorio regionale. E’ quanto emerge dal report sullo stato delle foreste in Lombardia presentato dall’Ersaf (“Ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste”) in Commissione Agricoltura. Numeri che fanno della Lombardia la quarta regione forestale d’Italia, dopo Piemonte, Toscana e Sardegna. “Boschi e foreste svolgono importanti funzioni di produzione, protezione, benessere sociale e conservazione della biodiversità – ha sottolineato il Presidente della Commissione Agricoltura Floriano Massardi (Lega). E’, pertanto, necessario pianificare gli interventi in modo che i prelievi di massa legnosa siano sostenibili, favorendo in questo modo la stabilità e la qualità dei boschi. Regione Lombardia persegue questi obiettivi su scala territoriale attraverso i ‘Piani d’indirizzo forestalè e a livello locale con i ‘Piani di Assestamento forestalè. E’ anche da questi strumenti che passa la lotta al cambiamento climatico. Il patrimonio forestale lombardo, infatti, è in grado di assorbire ogni anno 3 tonnellate e mezzo di anidride carbonica, la principale responsabile del surriscaldamento della terra. E’ una battaglia che possiamo vincere solo tutelando il nostro enorme patrimonio di boschi e foreste attraverso progetti concreti, idee e risorse”. Secondo i dati di Ersaf ogni lombardo ha a disposizione 623 mq. di foresta, quasi le dimensioni di un campo da tennis. La superficie boscata nella nostra regione nel decennio 2009-2018 è aumentata complessivamente del 2,7% con un incremento medio annuo di 1.758 ettari che comprende un’espansione naturale del bosco di 1.699 ettari l’anno e la realizzazione di nuovi boschi per 176 ettari ogni anno. La provincia con la maggiore superficie boscata è Brescia, con 171.469 ettari, mentre Como e Lecco sono quelle con il tasso di boscosità più alto con il 47% del territorio coperto da bosco. Quella con il minore tasso di boscosità è Mantova con l’1%. Nelle foreste lombarde sono presenti ben 17 specie, a dimostrazione della grande biodiversità del territorio. Gli alberi più rappresentati sono castagni (11,3%), abeti rossi (11,1%), carpini neri (10,8%) e faggi (10,4%). La superficie totale a pioppeto, i cosiddetti “alberi fuori foresta” è pari a 28.310 ettari, a cui corrispondono 2,94 milioni di metri cubi di legname.(ITALPRESS).

Foto: Trl

Report ManpowerGroup, dalla transizione verde 30 mln di posti lavoro entro il 2030

ROMA (ITALPRESS) – Il percorso verso un’economia più sostenibile dal punto di vista climatico e ambientale, promosso da consumatori, investitori e istituzioni, accelererà la trasformazione verde delle aziende e porterà a un aumento delle opportunità di impiego nell’ambito della sostenibilità, creando fino a 30 milioni di nuovi posti di lavoro nel mondo entro il 2030. Lo afferma il report “Building Competitive Advantage with A People-First Green Business Transformation” di ManpowerGroup, l’ultima indagine dell’organizzazione, presentata al World Economic Forum di Davos, che ha coinvolto circa 40.000 datori di lavoro e oltre 5.000 persone in 41 Paesi.
Lo studio rivela un sostanziale divario tra gli ambiziosi target di riduzione delle emissioni e l’accesso ai talenti “verdi” necessari per raggiungere gli obiettivi ambientali. Secondo il report, il 70% delle aziende di tutti i settori pianifica di assumere talenti nell’ambito della sostenibilità, i cosiddetti “green jobs”. Le intenzioni di assunzione più forti (81%) sono state riscontrate nel settore dell’energia e dei servizi pubblici, seguito dai comparti information technology (77%) e servizi finanziari (75%), mentre i talenti verdi più ricercati sono quelli attinenti alle funzioni della produzione (36%), di operations e logistica (31%), IT (30%), vendite e marketing (27%), ingegneria (26%), amministrazione (25%) e risorse umane (25%).
Inoltre, soltanto in Europa, potrebbero essere creati oltre 1,7 milioni di nuovi posti di lavoro verdi entro il 2040 grazie allo sviluppo di molecole verdi, come l’idrogeno e i biocarburanti, nell’ambito della transizione energetica. E’ quanto emerge dal secondo studio presentato da ManpowerGroup e Cepsa – leader nel settore energetico in Spagna – a Davos, “Green Molecules: The Upcoming Revolution in the European Employment Market”. Tuttavia, il rapporto rivela che la transizione richiederà la riqualificazione e l’aggiornamento del 60% dei professionisti per dotarli delle competenze cruciali necessarie a soddisfare la crescente domanda verde.
Il report parla anche dell’Italia e la colloca – insieme a Spagna e Germania – tra i Paesi che presentano le maggiori carenze di competenze, che devono essere affrontate attraverso la formazione professionale, gli strumenti di mappatura della forza lavoro e i partenariati pubblico-privati. Inoltre, la partecipazione delle donne ai lavori della green economy è in aumento, ma rimane inferiore al 40% nella maggior parte dei Paesi. Fanno eccezione Spagna e Italia, dove si prevede che le donne ricopriranno oltre il 50% dei posti di lavoro verdi diretti entro il 2040.
In Italia, Manpower ha oltre 2.000 posizioni “verdi” aperte negli ambiti di maggiore impatto sul green: efficientamento energetico ed energia elettrica, fotovoltaico, assemblaggio veicoli elettrici nell’automotive Tra le figure più ricercate nell’ambito dell’efficientamento energetico troviamo tecnici manutentori, ingegneri delle infrastrutture e civili e progettisti di impianti, olto richiesti anche nell’ambito del fotovoltaico. In questo settore sono strategici anche i manutentori e gli installatori di impianti. Nel comparto automotive/assemblaggio veicoli elettrici i più ricercati sono i tecnici manutentori, oltre ai tecnici dedicati al controllo di qualità e e agli ingegneri di prodotto.
Tuttavia, le competenze verdi scarseggiano, tanto che il 94% dei datori di lavoro a livello globale riconosce di non avere in azienda i professionisti necessari per raggiungere i propri obiettivi ESG e tre quarti (75%) di essi affermano di avere difficoltà a trovare i talenti con le competenze ricercate. Tra i principali ostacoli citati dalle aziende che cercano di progredire nella transizione verde, si evidenziano il reperimento di candidati qualificati (44%), la creazione di programmi di riqualificazione efficaci (39%) e l’identificazione di competenze trasferibili (36%).
“Le aziende, per promuovere la sostenibilità e dotarsi dei profili green di cui hanno sempre più bisogno, devono mantenere le persone al centro. E’ essenziale che gli sforzi verso tecnologie green siano accompagnati da adeguati investimenti in upskilling e reskilling, riqualificazione e aggiornamento delle competenze – afferma Daniela Caputo, Marketing, Communication e Innovation Director di ManpowerGroup -. Solo così potranno garantire una transizione efficace verso un futuro più sostenibile. I leader d’azienda che pongono l’accento sullo sviluppo delle competenze delle persone come elemento centrale delle loro strategie net-zero possono favorire sia gli azionisti che gli stakeholder. Le aziende che trascurano questo aspetto rischiano di perdere talenti e risorse cruciali”.
A livello globale, solo 1 lavoratore su 8 possiede più di una competenza “green”. Si tratta di una sfida per i datori di lavoro, ma anche di un’opportunità per i lavoratori: infatti, il tasso di assunzione medio per le persone con almeno una competenza verde è superiore del 29% rispetto alla media, mentre il numero di annunci di lavoro che richiedono almeno una competenza verde è cresciuto del 15% nel 2023 rispetto all’anno precedente. Sotto questo aspetto, si registrano differenze sostanziali a seconda dei diversi gruppi di lavoratori considerati: infatti, mentre il 70% dei ruoli impiegatizi si dichiara pronto ad abbracciare la transizione verde, solo il 57% dei ruoli legati alla produzione afferma lo stesso.
Differenze nell’entusiasmo verso la transizione verde si riscontrano anche a livello settoriale. I lavoratori dei comparti Information Technology (75%) e servizi finanziari e immobiliare (74%) sono i più pronti ad accogliere le prossime trasformazioni in ambito sostenibilità. Allo stesso tempo, i lavoratori dei settori energia e utility (64%) e trasporti, logistica e automotive (62%) sono meno ottimisti.
In generale, la maggior parte dei lavoratori è ottimista sulla transizione verde. Anche nel valutare un’opportunità di lavoro, le persone analizzano i progressi che le aziende hanno fatto in campo ambientale, più che le promesse. Si tratta di un fatto psitivo per i datori di lavoro che investono nella costruzione di modelli di business più sostenibili.
A livello generazionale si riscontrano tuttavia delle discrepanze tra lavoratori, con una maggiore attenzione al tema sostenibilità da parte dei più giovani. Se infatti un terzo (32%) delle persone appartenenti alla Gen Z crede che i lavori verdi saranno contraddistinti da una retribuzione più elevata, solo il 14% dei Baby Boomers condivide questo pensiero. Inoltre, il 75% degli appartenenti alla generazione Z svolge ricerche sull’impegno delle aziende in ambito sostenibilità, e il 46% di essi afferma che ciò influisce sulla probabilità di scegliere un determinato datore di lavoro.
Infine, il 71% dei componenti della Gen Z e il 60% dei Millennial ritiene che le iniziative verso un mondo più sostenibile miglioreranno il loro lavoro, rispetto ad appena il 44% dei Baby Boomers. Le generazioni più giovani intravedono anche maggiori opportunità di sviluppo della propria carriera, con il 35% della Gen Z e il 34% dei Millennial che lo considerano uno dei principali vantaggi della transizione. Distinguersi come azienda leader in materia di sostenibilità può dunque fare la differenza nel reclutamento di nuovi talenti.

– foto: Agenzia Fotogramma –
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Transizione ecologica, dalle utilities 1,8 mld annui di investimenti

ROMA (ITALPRESS) – Rinnovabili, molecole verdi, reti di distribuzione, efficienza energetica ed economia circolare. Queste le cinque linee strategiche di sviluppo che consentono alle utilities di offrire un contributo significativo agli obiettivi della transizione; si tratta, al contempo, del principale punto di forza delle imprese di pubblica utilità, costituito dalla matrice territoriale dello sviluppo energetico. I temi emergono dallo studio “Il ruolo delle utilities tra sicurezza energetica, sostenibilità e competitività”, presentato oggi a Roma da Utilitalia nel corso di un convegno. Gli investimenti del comparto delle utilities relative alle cinque linee strategiche di sviluppo ammontano a 1,8 miliardi annui e riguardano la decarbonizzazione (830 milioni), l’economia circolare (oltre 500 milioni) e la digitalizzazione (420 milioni). Al contempo, analizzando tutti i settori di competenza il valore aggiunto distribuito ai diversi stakeholder (lavoratori, azionisti, pubblica amministrazione, finanziatori, comunità locali, oltre a quanto viene reinvestito in azienda) è pari a 12,7 miliardi, ai quali si sommano ulteriori 33,7 miliardi di spesa verso i fornitori, il 65% dei quali verso realtà locali. Nel 2021 le 100 maggiori utilities hanno investito 11 miliardi di euro sui territori, con grande attenzione all’innovazione e alla qualità del servizio.
Per quanto riguarda la prima linea strategica di sviluppo, le utilities possono contribuire in modo significativo al conseguimento degli obiettivi nazionali sulle rinnovabili, in particolare nel settore fotovoltaico ed eolico, ma anche in quello idroelettrico e del teleriscaldamento: ciò a patto di attivare misure abilitanti che supportino gli investimenti per il rifacimento o potenziamento degli impianti esistenti e per le progettualità che valorizzano le sinergie intersettoriali.
Il contributo allo sviluppo delle molecole verdi capitalizza invece la circolarità degli investimenti intersettoriali di cui queste imprese sono capaci: basti pensare alla produzione di biogas e biometano dai rifiuti organici o dai fanghi di depurazione. Risulterà essenziale sfruttare gli asset esistenti e massimizzare le sinergie tra i diversi settori in ottica circolare per la produzione di gas rinnovabili.
Le infrastrutture energetiche di distribuzione rappresentano l’asse portante e abilitante per l’attuazione della transizione e il conseguimento degli obiettivi di decarbonizzazione, sicurezza energetica e sostenibilità; in quest’ottica, dalle utilities può arrivare un importante contributo per quanto riguarda la flessibilità e la sicurezza delle reti elettriche, la riconversione tecnologica delle reti gas volta alla gestione dei nuovi green gas e l’integrazione tra i settori gas e power.
Anche l’efficienza energetica gioca un ruolo rilevante nel percorso di transizione così come nelle strategie delle utilities, impegnate nel duplice ruolo di soggetti obbligati del meccanismo dei Titoli di Efficienza Energetica e di promotori di offerte commerciali presso i clienti finali; da questo punto di vista sono auspicabili celeri misure di efficientamento del meccanismo dei TEE e l’allargamento del mercato dell’efficienza energetica a progetti di economia circolare.
Dal potenziale di circolarità alle nuove possibilità di business, le utilities valorizzano infine l’economia circolare: si va dalla riconversione delle infrastrutture esistenti come hub per la carbon capture and storage al recupero delle materie prime critiche, in particolare attraverso la raccolta e il trattamento dei RAEE, dalla mobilità elettrica fino alla produzione di biocarburanti e biocombustibili.
“Per le utilities – spiega il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini – la transizione energetica è una sfida di sistema che non si limita a valutare singole tecnologie o vettori, ma che amplia la propria visione alla convergenza fra tecnologie, produzione e utilizzo delle fonti, potenzialità di economia circolare ed infrastrutture. Il contributo più rilevante che le imprese dei servizi pubblici possono fornire alla transizione energetica passa dalla valorizzazione della loro peculiarità di attori e promotori dello sviluppo energetico territoriale: ciò vuol dire rendere incisivo un approccio integrato, l’unico in grado di coniugare investimenti industriali e innovazione con il valore circolare e sociale del servizio reso. Un approccio che accresce l’efficienza e la sostenibilità della transizione energetica e amplia i benefici energetici, ambientali e sociali resi disponibili sui territori”.

– foto ufficio stampa Utilitalia –
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Webuild, confermato il rating “A-” nel programma Climate Change 2023

MILANO (ITALPRESS) – Leader mondiale nelle azioni di contrasto del cambiamento climatico, con un rating superiore alla media europea e di settore. E’ la valutazione con rating ad “A-” confermata per Webuild dal Programma Climate Change 2023 di CDP (ex Carbon Disclosure Project), che punta a misurare impatto ambientale e trasparenza aziendale per costruire un’economia sempre più sostenibile a livello mondiale. Il posizionamento di Webuild, spiega una nota, emerge rispetto a quello di oltre 21.000 imprese che hanno partecipato al Programma Climate Change 2023 di CDP e conferma l’investimento e l’impegno di Webuild in programmi e obiettivi ambientali, che si traduce già da anni in piani strategici di lungo periodo integrati nelle strategie di crescita del Gruppo. Questo approccio va di pari passo con il significativo contributo al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile nei territori in cui opera.
Il rating, attribuito al termine di un processo di valutazione delle politiche e delle performance ambientali, costituisce infatti uno strumento di analisi per gli stakeholder del Gruppo, offrendo informazioni sintetiche, indipendenti e comparabili delle performance e del livello raggiunto da Webuild negli ambiti non finanziari legati all’ambiente.
CDP (ex Carbon Disclosure Project) è una organizzazione internazionale non-profit che annualmente valuta le aziende coinvolte nell’indagine, per conto di oltre 740 investitori che rappresentano asset per più di 136 trilioni di dollari. La valutazione formulata tiene conto dell’impegno delle aziende nell’identificare e gestire i rischi connessi al cambiamento climatico, nell’affrontare le sfide che questo cambiamento impone e nel fissare obiettivi ambiziosi e sfidanti.
Il Gruppo Webuild ha già ottenuto nel tempo numerosi riconoscimenti internazionali per il suo impegno in ambito ESG. Il Gruppo fa parte del MIB ESG Index di Borsa Italiana ed è tra i top player di settore nelle valutazioni dei rating ESG emesse da organizzazioni indipendenti, come ISS-ESG (B- livello Prime), Moody’s ESG – ex Vigeo Eiris (livello Advanced), MSCI ESG Ratings (AA leader).

– foto: screenshot da video Webuild –
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Alia Multiutility, al via la nuova campagna di comunicazione

FIRENZE (ITALPRESS) – “Tenere la città pulita è un gioco di squadra” è il claim della nuova campagna di comunicazione di Alia Multiutility, che mira al coinvolgimento e all’ingaggio dei cittadini nella cura degli spazi comuni, chiedendo a ognuno impegno e determinazione nel mantenere al meglio il decoro e la bellezza delle città. “Tutti possono e devono fare la propria parte e questo è il motivo per cui ci rivolgiamo direttamente agli utenti. Ad Alia spetta naturalmente il compito di garantire servizi di pulizia sempre più efficienti e tempestivi e su questo fronte continueremo a rafforzare il nostro impegno, ma è chiaro che senza l’apporto dei cittadini quello sforzo non può essere sufficiente”, dice Lorenzo Perra, presidente di Alia Multiutility, azienda dei servizi pubblici dell’Italia centrale, attiva nei settori ambiente, ciclo idrico integrato ed energia.
“Abbiamo avviato un percorso originale: la campagna è stata progettata dopo una importante fase di ascolto dei nostri stakeholders, i messaggi sono stati testati con un team di ricercatori di economia comportamentale e questa sarà la prima campagna multicanale integrata che sarà sviluppata su tutti i Comuni dell’Ato Centro – commenta Giuseppe Meduri, direttore Relazioni esterne, Comunicazione e Sostenibilità di Alia Multiutility -. Saranno due i focus principali della campagna: più decoro e più raccolta differenziata. Il primo semestre sarà dedicato a stimolare la partecipazione attiva dei cittadini nel mantenimento del decoro e della pulizia degli spazi comuni, nel secondo semestre partirà invece la serie di materiali dedicata all’informazione sui corretti conferimenti e i benefici per l’ambiente e per l’economia circolare”.
La presentazione della nuova campagna di comunicazione si è svolta questa mattina a Firenze, all’interno di Palazzo Wanny, arena polifunzionale inaugurata due anni fa grazie all’impegno di Wanny Di Filippo, patron del Bisonte Volley, squadra che nel palazzetto di San Bartolo a Cintoia disputa le proprie partite casalinghe. Una location che indica in modo chiaro e diretto il richiamo al ‘gioco di squadrà, che si è quindi rivelata lo scenario ideale per la presentazione della campagna di comunicazione corporate 2024 di Alia Multiutility, alla quale hanno preso parte non solo i vertici dell’azienda e Chiara Ferrari di Bam, l’agenzia vincitrice della gara creativa a cui è stata affidata la realizzazione della campagna, ma anche alcuni dipendenti Alia che sono fra i protagonisti dello spot tv che rappresenta l’elemento centrale della campagna stessa.
“Un gioco di squadra da realizzare con i cittadini – aggiunge Perra – ma anche con gli stessi dipendenti Alia, senza la cui dedizione e senza il cui spirito di comunità niente di tutto questo sarebbe possibile”.
Lo spot parte dall’inquadratura di un ragazzino che, tornando a casa da scuola, vede un sacchetto pieno di rifiuti abbandonato a terra e decide di porre rimedio personalmente a quel gesto di inciviltà. Con un abile colpo di tacco solleva il sacchetto da terra, poi una serie di passaggi fra alcuni passanti fa arrivare quel sacchetto in mano agli operatori Alia, che spediscono i rifiuti all’interno del cassonetto della differenziata, lì dove avrebbero dovuto essere gettati fin dall’inizio. Operatori Alia che non sono interpretati da semplici comparse, ma da reali dipendenti dell’azienda, selezionati per prendere parte allo spot grazie a una call interna molto partecipata, nel corso della quale l’entusiasmo e la voglia di esserci si sono rivelati contagiosi.
“Tutti dobbiamo sentirci responsabili del decoro delle nostre città, mentre spesso assistiamo alla sottovalutazione di quanto sia importante, anche dal punto di vista economico, centrare l’obiettivo di una corretta gestione dei rifiuti – aggiunge Lorenzo Perra -. Abbiamo calcolato che i costi aggiuntivi legati a questa sottovalutazione, che in alcuni casi si concretizza nella scarsa attenzione verso i corretti conferimenti e in altri casi in gesti di vera e propria inciviltà, si aggirino intorno ai 20 milioni di euro all’anno, solo per stare ai territori che Alia gestisce direttamente. E stiamo parlando di una cifra calcolata probabilmente per difetto e che risulta dalla somma dei costi aggiuntivi, a carico dell’intera comunità, derivanti da comportamenti diversi fra loro: si va dagli errati conferimenti nell’effettuare la raccolta differenziata, agli abbandoni dei rifiuti, dagli atti vandalici che prendono di mira i cassonetti al così detto littering, ossia i micro-abbandoni che troppo spesso coinvolgono gli spazi pubblici delle nostre città”.
Oltre che dallo spot tv da 30 secondi, la campagna di comunicazione – pensata sia per i territori in cui sono presenti i cassonetti stradali, sia per quelli in cui è attivo il porta a porta – sarà arricchita anche da uno spot radio, da manifesti, cartelloni e banner digitali e sarà veicolata attraverso quotidiani online e offline, televisioni, cinema, radio e canali social dell’azienda. Frutto della collaborazione fra l’area comunicazione di Alia e Bam, la campagna di comunicazione è destinata a essere implementata e sviluppata nel corso dei prossimi mesi grazie a contenuti in continua evoluzione ed è stata messa a punto anche grazie alla collaborazione avviata con un team di ricercatori in Economia comportamentale del corso di dottorato in ‘Social Sciences for Sustainability and Wellbeing’ promosso dal dipartimento per l’Economia e l’impresa (Disei) dell’Università di Firenze. Un accordo che ha permesso di condividere modelli di analisi dei dati basati sui sentimenti degli utenti, così da costruire messaggi in grado di motivare comportamenti positivi attraverso il linguaggio universale dello sport.
“La campagna che Alia ha lanciato oggi in tutti i nostri Comuni è importante perchè invita cittadine e cittadini ad essere responsabili, a stringere un patto per cui il bene comune è di tutti e tutti dobbiamo prendercene cura – commenta Andrea Giorgio, presidente di Ato Centro e assessore all’Ambiente del Comune di Firenze -. Abbiamo una tassa odiosa di 20 milioni di euro all’anno che spendiamo per curare i nostri territori dall’inciviltà di chi abbandona rifiuti, sporca il territorio e ha comportamenti non corretti nei confronti dell’ambiente. Vogliamo abbattere questa tassa che ricade su ogni cittadino, ma per eliminarla è importante che diano una mano gli operatori, l’azienda, ma anche i cittadini. E’ un lavoro di squadra ed è importante farlo tutti insieme”.

– foto ufficio stampa Alia Servizi Ambientali –
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Antartide, al via missione ricerche su clima, biomedicina e astronomia

ROMA (ITALPRESS) – E’ appena iniziata presso la base italo-francese Concordia sul plateau antartico, a oltre 3mila metri di altezza e a 1.200 chilometri dalla costa, la 20a campagna invernale del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) e gestito dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) per il coordinamento scientifico, dall’ENEA per la pianificazione e l’organizzazione logistica delle attività presso le basi antartiche e dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS per la gestione tecnica e scientifica della sua nave da ricerca Laura Bassi.
A trascorrere nove mesi a Concordia in completo isolamento per via della temperatura, che durante l’inverno australe può raggiungere anche i -80 gradi, sarà un team selezionato di 13 ‘invernantì: 6 del PNRA, 6 dell’Istituto polare francese Paul Emile Victor (IPEV) e 1 medico dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). La squadra porterà avanti attività legate a 29 progetti italo-francesi di climatologia, glaciologia, fisica e chimica dell’atmosfera e biomedicina, realizzando anche attività di manutenzione della stazione.
Mentre a Concordia si apre la stagione invernale, chiude, a Baia Terra Nova, la stazione costiera Mario Zucchelli, che riaprirà il prossimo ottobre con l’arrivo del contingente della nuova spedizione estiva. La 39a campagna estiva ha coinvolto, tra le basi Mario Zucchelli, Concordia e la nave Laura Bassi, 130 tra ricercatori e tecnici impegnati in 31 progetti di ricerca su scienze dell’atmosfera, geologia, paleoclima, biologia, oceanografia e astronomia. I dati raccolti saranno elaborati e analizzati nei laboratori di diversi enti di ricerca e università italiane. La spedizione è stata supportata anche dalle Forze Armate che hanno partecipato con 16 esperti militari di Esercito, Marina, Aeronautica e Arma dei Carabinieri, impegnati ad affiancare sul campo i ricercatori. Le attività della 39a campagna estiva proseguono fino a marzo sulla Laura Bassi, che nel Mare di Ross sta portando avanti tre progetti di ricerca sullo studio delle dinamiche fisiche e biogeochimiche di specifiche aree antartiche.
La chiusura della spedizione estiva presso le basi coincide anche con la conclusione della 3a campagna di perforazione del progetto internazionale Beyond EPICA-Oldest Ice, coordinato dall’Istituto di scienze polari del Cnr al quale partecipano per l’Italia anche l’Università Cà Foscari Venezia e l’ENEA, che gestisce le attività logistiche insieme all’IPEV. Il progetto mira a tornare indietro nel tempo di 1,5 milioni di anni per ricostruire le temperature del passato e le concentrazioni di gas serra, attraverso l’analisi di una carota di ghiaccio estratta dalle profondità della calotta glaciale. Alla fine di questa stagione di perforazione il team ha raggiunto una profondità di 1836,18 metri, mentre sono stati processati 1367 metri di carote di ghiaccio, inviate alla Stazione Mario Zucchelli per raggiungere l’Europa.
“Nel corso di questa 39a campagna estiva abbiamo visto in azione 31 progetti di ricerca dai quali ci aspettiamo di ricavare rilevanti dati scientifici nel campo delle scienze dell’atmosfera, della geologia, paleoclimatologia, biologia, oceanografia e astronomia”, afferma Carlo Barbante, direttore dell’Istituto di scienze polari del Cnr. “Continueremo a ricevere dati dai sistemi di acquisizione automatici, dagli osservatori permanenti e dalla nave Laura Bassi, che lascerà la zona antartica solo a inizio marzo. Uno sforzo importante che ha messo in luce come l’azione coordinata di università ed enti di ricerca supportata dalla logistica possa produrre scienza ad altissimo livello”.
“Anche quest’anno tutti gli obiettivi programmati sono stati raggiunti, grazie al supporto del personale tecnico e scientifico che ha operato in Antartide, ma anche grazie al contribuito di quanti hanno lavorato dall’Italia pianificando le diverse attività e garantendo tutti gli approvvigionamenti necessari”, commenta Elena Campana, responsabile dell’Unità Tecnica Antartide dell’ENEA.

– Foto ufficio stampa Enea –

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Frecciarossa e Rai insieme per la sostenibilità

ROMA (ITALPRESS) – E’ partito da Roma Termini un Frecciarossa con livrea dedicata a Sanremo, che accompagnerà giornalisti e dipendenti Rai nella città ligure per partecipare alla manifestazione canora più celebre d’Italia. Alla partenza del treno charter erano presenti, tra gli altri, Luigi Corradi, Ad e direttore generale di Trenitalia e Giampaolo Rossi, direttore generale della Rai. A bordo del treno anche le conduttrici di Rai Radio 2, Ema Stokholma e Andrea Delogu. Una partnership, quella tra Frecciarossa, il treno alta velocità di Trenitalia e Rai siglata sotto l’insegna della sostenibilità e con protagonista il treno. Il Frecciarossa 1000, infatti, è il primo treno AV al mondo ad avere ottenuto la certificazione di impatto ambientale (EPD) basata su un’attenta analisi del ciclo di vita. Ogni dettaglio, dalle leghe leggere di cui è composto, fino ai nuovi motori elettrici che lo spingono, è stato progettato per ridurre al minimo il consumo di energia: fino al 30% in meno rispetto ai treni AV della precedente generazione. L’attenzione alla sostenibilità non si limita alla riduzione dei consumi ma tiene conto anche della riciclabilità dei materiali di cui è costituito, che raggiunge il 94% al termine del ciclo di vita del treno. Con questa partnership, Rai si unisce alle 47mila aziende che l’anno scorso hanno scelto di viaggiare con Trenitalia. Nei prossimi giorni, il Frecciarossa livreato per Sanremo viaggerà sulla rete Alta Velocità per tutta la durata del Festival, per poi ripartire da Sanremo l’11 febbraio alla volta di Roma. Trenitalia ribadisce così il suo impegno nel muovere le persone e connetterle alla cultura, nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale e della promozione turistica.
“Il Frecciarossa 1000 livreato ‘Sanremo 2024′ è molto sostenibile, è un treno nuovo che consuma il 30% di energia in meno, e i suoi materiali sono al 97% riciclabili. Pensiamo anche al futuro e alle nuove generazioni, è bellissimo farlo col Festival. Sul treno si canterà e ci si divertirà, perchè serve a portare tutta la Rai che lavorerà nei prossimi giorni al Festival. Abbiamo diverse partnership ma quella con la Rai è particolarmente importante e il Festival è uno degli eventi più importanti. Lancio già una sfida per il futuro: rinnovare anche per il prossimo Festival di Sanremo questa partnership”, ha commentato Luigi Corradi, amministratore delegato e direttore generale di Trenitalia. “Il Festival sarà un grande spettacolo, con un direttore artistico come Amadeus che ormai è un grande esperto del più grande spettacolo di intrattenimento. Sanremo apre molte cose, è l’immaginario del nostro Paese e la finestra dell’Italia nel mondo. Per il Festival la Rai investe tanto mettendo in piedi una macchina produttiva unica in Europa. E’ un regalo che la Rai fa al nostro Paese, grazie a centinaia di donne e uomini che sono a lavoro da mesi”, ha sottolineato Giampaolo Rossi, direttore generale della Rai.
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– Foto: Italpress/xp3 –

Credit Agricole Italia pianterà un albero per ogni giovane assunto

TRAPANI (ITALPRESS) – Un albero per ogni nuovo assunto: così Crèdit Agricole Italia si accinge a creare la sua foresta. Nell’ottica di rafforzare il senso di appartenenza dei neo assunti ed il coinvolgimento delle sue nuove generazioni, in linea con i suoi valori orientati alla sostenibilità, il Gruppo inaugura il progetto Plant A Job, che prevede la piantagione di un albero per ciascun collega confermata/o a tempo indeterminato nel 2023.
“Siamo particolarmente orgogliosi di concretizzare questa iniziativa, perchè nasce da una proposta dei nostri colleghi raccolta nell’ambito di Energia in Movimento, un progetto HR che, attraverso un percorso di sviluppo e crescita, ha interessato circa 400 giovani – ha specificato Antonella Salvatori, Responsabile della Direzione Gestione e Sviluppo delle Risorse Umane di Crèdit Agricole Italia – Con Plant a Job puntiamo alla creazione di luoghi reali, vicini al territorio, che rispecchino il nostro impegno per la tutela dell’ambiente e i nostri valori di vicinanza alle comunità”.
Gli alberi verranno messi a dimora nella zona di Trapani, grazie alla collaborazione con zeroCO2, società B Corp che sviluppa soluzioni naturali per affrontare il cambiamento climatico e si occupa principalmente di riforestazione. Piantare alberi in Italia con zeroCO2 significa anche promuovere progetti incentrati su pratiche agronomiche ad alto valore sociale e sostenibile in collaborazione con cooperative agricole-sociali, fattorie didattiche e aziende agricole sparse sul territorio nazionale. La società è infatti attiva nel supportare realtà impegnate nell’ambito socioterapeutico e riabilitativo, dell’accoglienza, educativo/didattico e dell’inserimento al lavoro.
Inserita tra gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030, la riforestazione del pianeta riveste un ruolo fondamentale nella lotta al cambiamento climatico, grazie alla sua capacità di diminuire le concentrazioni di anidride carbonica nell’atmosfera. Per proteggere questo capitale naturale, la UE ha posto ai suoi stati membri l’obiettivo di piantare 3 miliardi di alberi entro il 2030, di cui 230 milioni sul suolo italiano. Lo sa bene Crèdit Agricole Italia, che prende parte a questi obiettivi globali per far germogliare la crescita con l’aiuto di un grande alleato: le sue nuove generazioni.
Già radicato in Sicilia con la rete di Agos, il Gruppo Crèdit Agricole ha rafforzato dal 2021 la sua presenza nell’isola, grazie all’acquisizione di Creval. Attraverso il suo modello di Banca universale di prossimità e forte del suo network internazionale, il Gruppo è al servizio di oltre 177mila clienti siciliani attraverso una struttura regionale ramificata, composta da una Direzione retail (circa 70 filiali e 5 poli affari), due Mercati Private, un Mercato Consulenti Finanziari e due Mercati Banca d’Impresa. Dal punto di vista strategico è ben delineato il progetto di sviluppo specifico per la Sicilia, voluto e creato dall’Istituto: un approccio specializzato e distintivo, con una forte spinta verso l’innovazione e dedicato in particolare al mondo dell’imprenditoria e alle eccellenze del territorio.

– foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).