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Ambiente

Terra Viva Cisl promuove un’agricoltura sostenibile

ROMA (ITALPRESS) – Si celebra domani la Giornata Mondiale della biodiversità. Una giornata per ricordare l’importanza e la fragilità del patrimonio biologico del nostro Pianeta, un patrimonio di vita e di sviluppo, messo seriamente in pericolo da inquinamento, agricolture intensive, cambiamenti climatici.
“E’ un patrimonio vitale, indispensabile per lo sviluppo dell’ecosistema, dal quale dipendono molte colture e produzioni agroalimentari. Studi recenti affermano che stiamo perdendo drasticamente l’originaria biodiversità, mettendo a rischio la complessità del sistema agro-ecologico – afferma Claudio Risso presidente di Terra Viva Cisl – Coltivare e custodire sono due principi fondanti della nostra associazione, con i produttori che rappresentiamo promuoviamo un’agricoltura sostenibile, diversificata, che rispetti la terra e le varietà genetiche agricole. La nostra campagna ‘buono, giusto ed equò mira proprio a sostenere e valorizzare chi produce all’insegna della sostenibilità, anche ambientale. Siamo impegnati a rispettare e promuovere la Strategia europea per la Biodiversità 2030, che ha come scopo la tutela del 30% della superficie di mare e terra entro quella data. Una green economy che si pone l’obiettivo di limitare i danni e avviare un percorso più virtuoso di tutela ambientale. Non da ultimo – conclude Risso – la tutela della biodiversità permette la valorizzazione delle eccellenze, delle specificità agroalimentari del nostro Paese, e della bellezza del paesaggio rurale italiano. Anche per questo, Terra Viva aderisce alla campagna Fai Cisl ‘Fai bella l’Italia – giornata per la cura dell’Ambientè, volta a cambiare le nostre abitudini e ad avere maggiore consapevolezza delle connessioni esistenti tra uomo, territorio, risorse naturali”.
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Bnpp Am e Cdp valutano impatto attività produttive su biodiversità

ROMA (ITALPRESS) – Cambiamento climatico, inquinamento, ma anche conflitti, epidemie e tanti altri fattori stanno mettendo a rischio la biodiversità del pianeta. Gli ecosistemi naturali sono in calo in media del 47% rispetto al loro stato primordiale e più di 31.000 delle specie animali e vegetali esaminate (il 27% del totale) sono a rischio estinzione. In più, dall’alba della civiltà umana a oggi è andato perduto l’82% dei mammiferi selvatici e, dalla preistoria, l’integrità biologica è in calo del 23%. Un quadro complesso, che richiede sforzi comuni anche da parte delle aziende e delle istituzioni. E’ proprio per questo che BNP Paribas Asset Management (BNPP AM) e la non-profit CDP (Carbon Disclosure Project) hanno annunciato una partnership per approfondire e favorire lo sviluppo di parametri comuni sulla reportistica aziendale relativa alla biodiversità. Due gli elementi su cui è necessario moltiplicare l’impegno, anche sotto il profilo degli investimenti sostenibili: l’acqua e le foreste.
Questa partnership mira ad accelerare il percorso di diffusione della rendicontazione aziendale ambientale, fattore fondamentale per il cambiamento, attraverso: l’incentivazione delle aziende a ridurre l’impatto sulla biodiversità causato dalle pratiche commerciali; la sensibilizzazione delle imprese e delle istituzioni finanziarie sui rischi di perdita della biodiversità per incrementare l’utilizzo della rendicontazione. BNPP AM e CDP, mettendo le istituzioni finanziarie nelle condizioni di prendere decisioni di investimento consapevoli della biodiversità sulla base di dati affidabili, contribuiranno alla conservazione della biodiversità e al mantenimento degli ecosistemi. La partnership si baserà sul crescente slancio sia nel mondo finanziario che in quello aziendale volto a comprendere le interconnessioni ambientali e rivoluzionare la rendicontazione dei dati sulla biodiversità. Si prevede inoltre che questa nuova modalità di rendicontazione incoraggerà il cambiamento nelle azioni delle aziende, favorendo quelle che gestiscono le risorse naturali in modo sostenibile riducendo gli impatti negativi sulle specie e sugli ecosistemi proteggendo la biodiversità.
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Deutsche Bank anticipa a 2023 target 200 mld finanziamenti sostenibili

BERLINO (GERMANIA) (ITALPRESS) – Deutsche Bank allineerà la sua attività in modo ancora più rigoroso ai criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) e fissa obiettivi ambiziosi. Mira infatti a facilitare oltre 200 miliardi di euro in finanza e investimenti sostenibili entro la fine del 2023, due anni prima di quanto inizialmente previsto. “Dobbiamo progredire il più rapidamente possibile dall’ambizione all’impatto”, ha affermato il CEO Christian Sewing. “Da quando abbiamo annunciato il nostro obiettivo di 200 miliardi di euro lo scorso anno, abbiamo fatto molti più progressi di quanto ci aspettassimo. Ora vogliamo arrivare prima a questo volume e riferiremo sui progressi in modo trasparente e dettagliato”, ha aggiunto.
Entro la fine del primo trimestre del 2021 le divisioni aziendali della banca (esclusa DWS) avevano facilitato la finanza sostenibile e gli investimenti per 71 miliardi di euro.
“La nostra ambizione è rendere i fattori ESG la nuova normalità in Deutsche Bank – nel nostro dialogo con i nostri clienti, nelle nostre operazioni e in tutti i nostri processi”, ha affermato Sewing. “La sostenibilità diventerà così parte integrante della nostra cultura aziendale”, ha proseguito.
Del volume target di almeno 200 miliardi di euro entro il 2023, 86 miliardi di euro dovrebbero provenire dal private banking, 30 miliardi di euro dal settore aziendale e 105 miliardi di euro dalla banca d’investimento.
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Regione Piemonte premia i sette comuni turistici più sostenibili

TORINO (ITALPRESS) – Sono sette i micro-borghi ad aver conquistato il primato di località turistiche piemontesi con il miglior rapporto tra offerta culturale e impatto ambientale. Alagna Valsesia (VC), Avigliana (TO), Candelo (BI), Castellar – Saluzzo (CN), Cortemilia (CN), Ostana (CN) e Vogogna (VCO) sono infatti entrati a far parte dell’elenco dei più sostenibili del Piemonte premiati da un concorso sostenuto da Envipark e dalla Regione. Alcuni erano già segnalati sulle principali piattaforme turistiche italiane delle micro-cittadine con attrazioni di rilievo culturale e naturistico. Alagna Valsesia è tra queste con i suoi 700 abitanti, dove già 500 anni fa le cronache riportano stili di vita della comunità Walser compatibili con il rispetto della natura e addirittura con alcuni primitivi modelli di economia circolare, e dove oggi viene mantenuta la tradizione attraverso sistemi di riciclo delle acque e dei rifiuti a impatto zero.
E’ comunque Ostana a guidare la classifica delle cittadine più piccole ed ecosostenibili con i suoi 50 residenti attuali: appena 5 negli anni ’80 e che oggi salgono a 400 durante la stagione turistica. “I nostri piccoli borghi – ha sottolineato l’assessore alla Cultura Turismo e Commercio, Vittoria Poggio – devono ritrovare l’orgoglio di protagonisti nel panorama europeo dell’offerta turistica per aver scritto il passato d’Italia e anche del Vecchio Continente. Siamo infatti tra le regioni con la più alta concentrazione di piccoli comuni che racchiudono storie e paesaggi di epoche risalenti all’Epoca Romana capaci di offrire un’offerta culturale, turistica e paesaggistica in armonia con la natura”. Storie, quelle delle piccole comunità, raccolte e raccontate con la voce dei sindaci dei Comuni in pillole video di 3 minuti pubblicate sulla piattaforma «Piemonte Italia» e su Youtube. I riconoscimenti sono stati assegnati dopo una selezione iniziata l’autunno scorso e terminata nei giorni scorsi con l’assegnazione dei premi. Alla chiamata pubblica hanno risposto 14 comuni sui 24, inseriti nel network dei Borghi Sostenibili del Piemonte. Ogni territorio ha selezionato almeno due delle parole chiave proposte: lentezza, territorio e futuro, equo e responsabile, energia, identità e outdoor, e su queste ha creato un progetto per la realizzazione di un video. Le proposte sono riferite a progetti, iniziative e politiche che hanno contribuito a migliorare la fruizione turistica del territorio in chiave sostenibile.
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Eni integra la sostenibilità nella strategia di raccolta finanziaria

SAN DONATO MILANESE (ITALPRESS) – Eni ha pubblicato il primo Sustainability Linked Financing Framework a livello mondiale del proprio settore di riferimento, che integra pienamente la sostenibilità con la strategia di raccolta finanziaria dell’azienda.
Con tale documento Eni rafforza ulteriormente la propria strategia di sostenibilità, volta a raggiungere la completa neutralità carbonica al 2050, e a contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (“UN SDGs”). Il Framework dettaglia le linee guida che Eni seguirà nell’emissione dei nuovi strumenti finanziari sostenibili e si applicherà a molteplici soluzioni di finanziamento, tra cui emissioni obbligazionarie (in formato sia pubblico che privato), prestiti bancari (term loans e linee di credito) e derivati di copertura.
Vigeo Eiris (V.E), organismo indipendente di valutazione, ha rilasciato una Second Party Opinion che attesta la coerenza del Framework con la strategia di sostenibilità di Eni, nonchè il suo perfetto allineamento con i Sustainability-Linked Bond Principles (SLBP) pubblicati dall’International Capital Market Association (ICMA) e ai Sustainability-Linked Loan Principles (SLLP) pubblicati dalla Loan Market Association (LMA).
Come previsto dagli SLBP e dagli SLLP, Eni ha individuato nel Framework quattro Key Performance Indicator (KPI): capacità installata per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, Net Carbon Footprint Upstream (Scope 1 e 2), Net GHG Lifecycle Emissions (Scope 1, 2 e 3) e Net Carbon Intensity (Scope 1, 2 e 3). Tutti e quattro i KPI sono stati qualificati come rilevanti e significativi da V.E.
Per ognuno di questi KPI, Eni ha definito dei Sustainability Performance Target (“SPT”) intermedi e di lunga durata che contribuiscono al raggiungimento degli UN SDGs, in particolare l’UN SDG 7 2 “Energia pulita e accessibile” e l’UN SDG 13 “Lotta contro il cambiamento climatico”. Tali target sono perfettamente allineati al piano strategico di Eni e considerati ambiziosi da V.E in rapporto al settore.
Eni includerà nei futuri contratti di finanziamento, ove possibile, un meccanismo che collegherà il costo del finanziamento al raggiungimento di uno o più dei target individuati. Per assicurare la trasparenza dei risultati di sostenibilità conseguiti da Eni nel tempo, l’andamento dei vari KPIs sarà pubblicato e verificato annualmente dal revisore contabile a tal fine incaricato o da altri soggetti terzi qualificati.
“Eni è fortemente impegnata a ricoprire un ruolo chiave nella sostenibilità – si legge in una nota – e nel corso degli ultimi 7 anni ha costruito un business model che mette la sostenibilità al centro di ogni attività aziendale, inclusa la strategia finanziaria, e ritiene che lo sviluppo e l’utilizzo degli strumenti finanziari sustainability-linked possa contribuire a promuovere il processo di transizione energetica verso un futuro low-carbon”.
Eni è membro fondatore della “CFO Taskforce for the SDGs” costituita dall’UN Global Compact che, a settembre dello scorso anno, ha pubblicato i “CFO Principles on Integrated SDG Investments and Finance” volti a guidare le imprese nell’allineare i propri impegni di sostenibilità con la strategia finanziaria, al fine di creare un mercato per investimenti e capitali a favore degli UN SDGs che sia vasto, liquido ed efficiente.
Per la strutturazione del Framework, Eni è stata supportata da Credit Agricole CIB, Goldman Sachs International e UniCredit.
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Dall’idrogeno un ruolo chiave per raggiungere la neutralità climatica

ROMA (ITALPRESS) – Per raggiungere la neutralità climatica, come previsto dal Green Deal Europeo, è necessario non solo ridurre le emissioni inquinanti in atmosfera, ma anche incrementare l’utilizzo delle fonti rinnovabili. In Italia, il riscaldamento degli edifici rappresenta una quota importante del consumo energetico totale. Per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’UE, entro il 2050, sarà necessaria una combinazione vincente di misure e di tecnologie. Per questo Bosch e la Fondazione Eni Enrico Mattei hanno realizzato uno studio che presenta un’analisi di possibili scenari che mettono a confronto la penetrazione di diverse tecnologie di riscaldamento degli edifici residenziali. L’analisi si focalizza, in particolare, sull’idrogeno e il ruolo che gioca rispetto ad altre soluzioni, tra cui le pompe di calore e il gas naturale rinnovabile. I risultati mostrano che sarà comunque necessaria una combinazione di tecnologie nel settore del riscaldamento, ma anche che altri fattori esterni saranno di fondamentale importanza, tra cui la decarbonizzazione dell’elettricità e le misure di efficienza energetica sul patrimonio edilizio. Anche l’idrogeno potrà avere un ruolo nel percorso verso la decarbonizzazione, soprattutto nel lungo periodo. Con l’attuale trend di sostituzioni e di ristrutturazioni degli impianti termici negli edifici, scenario Baseline, il settore residenziale migliorerebbe sia in termini di consumo energetico sia di emissioni di CO2, ma sarebbe al di sotto dell’obiettivo dell’UE. Occorre dunque spingere, tramite normative e incentivi strutturali, verso una crescita delle sostituzioni con tecnologie più efficienti e che utilizzino fonti rinnovabili. Nel secondo scenario Green Gas, il target di riduzione della CO2 per quanto riguarda il settore residenziale viene raggiunto grazie al supporto dei cosiddetti green gas e in particolare dell’idrogeno rinnovabile. Sono state considerate le penetrazioni massime, ad oggi ipotizzabili in base alle informazioni disponibili e l’esperienza di alcuni dei principali stakeholder, di idrogneo e biometano al 2030, 2040 e 2050. Questo scenario “limite” è stato confrontato con un terzo scenario Electrification, in cui il target di riduzione di CO2 viene raggiunto elettrificando il più possibile le abitazioni, ovvero arrivando a riscaldare con una pompa di calore elettrica circa i 2/3 delle utenze. Tutto ciò combinato con una crescita della percentuale rinnovabile all’interno della produzione elettrica fino ad arrivare al 100% nel 2050. Gli ultimi due scenari presentano punti aperti. Da un lato ci sono grosse criticità a elettrificare i vecchi sistemi di riscaldamento a combustibili fossili, soprattutto facendo riferimento ai circa 10 milioni di condomini con impianti termici autonomi presenti nelle città. Dall’altro non è detto che l’idrogeno pulito e il biometano saranno disponibili, nelle quantità ipotizzate, per il settore residenziale. Questo tralasciando se l’elettricità necessaria potrà o meno essere prodotta da fonti rinnovabili e la rete di distribuzione del gas naturale ad oggi presente verrà resa idonea per il trasporto di idrogeno, con un parallelo adeguamento delle normative. In quanto scenari “limite” al momento, dallo studio si può ritenere che la combinazione delle varie tecnologie, elettriche e a gas verdi potranno dare un contributo essenziale al raggiungimento dell’auspicabile target.

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Tutela ambiente in Costituzione, Pecoraro Scanio “Prima vittoria”

ROMA (ITALPRESS) – Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione Univerde e fondatore dell’interguppo parlamentare ‘Ecologia integralè con Jimmy Ghione, inviato di Striscia la Notizia, promotori della petizione #subitoAmbienteinCostituzione già firmata da oltre 33.000 persone su Change.org esultano per il primo voto a larga maggioranza in commissione affari costituzionali della norma che introduce la tutela di Ambiente, Biodiversità e Animali tra i principi fondamentali della Costituzione.
“E’ una prima vittoria importante per una battaglia di civiltà in corso da oltre dieci anni. Ora – sottolineano – serve subito voto in aula per realizzare i quattro passaggi tra Camera e Senato necessari ad arrivare alle importanti riunione del G20 e della COP26 previste in autunno con una costituzione degna di un italia più civile, più verde, più ecologista, in prima fila nella lotta ai cambiamenti climatici e la tutela della biodiversità. Dopo tanti boicottaggi temiamo tranelli e rinvii perciò la raccolta firme per la petizione continuerà fino al voto finale e all’entrata in vigore della modifica costituzionale”.
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Carabinieri, tecnologie digitali per tutelare foreste e ambiente

ROMA (ITALPRESS) – L’utilizzo dei sistemi satellitari per il monitoraggio delle risorse forestali è una prassi ormai scientificamente consolidata, che correlata da una crescente quantità di informazioni, derivanti dall’impiego dei droni nelle attività di aerofotogrammetria, dall’uso congiunto di intelligenza artificiale e dalla disponibilità di dati satellitari telerilevati, oggi fruibili anche in ambiente open cloud, hanno definito e delineato nuove frontiere ed ambiti applicativi innovativi, dei quali la specialità forestale dell’Arma dei Carabinieri intende avvalersi dal punto di vista operativo quotidiano, a partire dalla prossima campagna AIB 2021.
Grazie al Programma Copernicus dell’Unione Europea, sono state rese disponibili gratuitamente le immagini dei satelliti Sentinel 2, con intervalli di rivisitazione del territorio molto brevi, (soli 5 giorni) e dotati di un’alta risoluzione spaziale (fino ad un dettaglio di pixel a 10 metri), che costituiscono un’enorme opportunità sia per il monitoraggio dell’andamento del fenomeno degli incendi boschivi che a supporto delle attività info-investigative indirizzate alla repressione del reato di incendio boschivo.
Ciò ha richiesto lo sviluppo di nuove metodologie e procedure di analisi criminale territoriale georiferita, che sono state recentemente sviluppate, sui Sistemi informativi territoriali in dotazione, dal Comando Carabinieri per la Tutela Forestale – Nucleo informativo antincendio boschivo, con il fine di trasformare questa grande mole di informazioni, in strumenti di conoscenza dei fenomeni socio economici, anche avvalendosi di tecniche di integrazione di dati provenienti da diverse piattaforme satellitari e da diverse fonti (dati rilevati da sistemi video, dati ancillari, serie storiche statistiche ventennali, informazioni meteo).
L’obiettivo dell’iniziativa è quello di innalzare le capacità tecniche dei Reparti forestali dell’Arma nelle operazioni di repertazione tecnica sui soprassuoli boschivi percorsi dal fuoco, finalizzate ad individuare il punto di insorgenza delle fiamme e valutare il grado di danno subito dagli ecosistemi forestali distrutti. Ciò avverrà integrando le procedure basate sul Metodo delle evidenze fisiche, attualmente in uso, con i rilievi satellitari che saranno elaborati con cadenza settimanale e resi in breve tempo disponibili ai Comandi stazione carabinieri forestali, quale ulteriore fonte di informazione ed interpretazione di quanto accaduto sul territorio di loro competenza, al fine di individuare con tempestività le cause dell’incendio e sviluppare più rapidamente ipotesi investigative finalizzate ad individuare i responsabili degli eventi di incendio boschivo.
Per supportare questo progetto il CUFA si avvarrà della collaborazione e del supporto tecnico-scientifico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) Istituto di metodologie per l’analisi ambientale e della Scuola di Ingegneria aerospaziale della Università La Sapienza di Roma, nonchè degli assetti satellitari SAR ed Ottici messi a disposizione dallo Stato Maggiore della Difesa -Ufficio Generale Spazio, integrati dai dati satellitari ad altissima risoluzione di satelliti della classe mini, comunemente definiti Cubesat.
Tale attività consentirà alla specialità forestale dell’Arma dei Carabinieri di innalzare significativamente le attività di tutela e controllo degli ecosistemi forestali e naturali italiani avvalendosi delle migliori pratiche e tecnologie di remote sensing satellitare sulla frontiera dell’innovazione tecnologica.
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