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Transizione energetica, parte progetto per sponda Sud del Mediterraneo

ROMA (ITALPRESS) – Ha preso il via la seconda fase del progetto meetMED per migliorare la sicurezza energetica di Algeria, Egitto, Giordania, Libano, Libia, Marocco, Palestina e Tunisia e promuovere la transizione energetica di questi Paesi verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Finanziato dall’Unione europea con 5 milioni di euro, il progetto è sviluppato dall’Associazione delle agenzie nazionali di energie rinnovabili ed efficienza energetica dei Paesi del Mediterraneo (MEDENER), presieduta da ENEA, e dal Centro regionale per le energie rinnovabili e l’efficienza energetica con sede al Cairo (RCREEE).
Sviluppato sulla base dei risultati raggiunti nel corso della prima fase (2018-2020), MeetMED II si propone di dare vita a contesti socioeconomici più stabili ed efficienti nei Paesi coinvolti, in grado di garantire una maggiore resilienza ai cambiamenti climatici. Le attività, che proseguiranno fino al 2024, mirano a rafforzare l’attuazione delle misure di efficienza energetica e a migliorare il mix energetico, concentrandosi in particolare nei settori dell’edilizia e degli elettrodomestici, promuovendo la cooperazione regionale.
ENEA coordinerà le attività relative a “strategie e politiche”, con l’obiettivo di migliorare l’armonizzazione e il monitoraggio dei diversi regolamenti, legislazioni e standard nei settori degli edifici e degli elettrodomestici, in modo da favorire lo scambio di informazioni ed esperienze tra i partner dei Paesi del Nord e quelli della sponda sud del Mediterraneo, anche in merito a opportunità e strumenti di finanziamento.
Nel corso dell’evento di lancio del progetto, che ha riunito online oltre 130 partecipanti provenienti da tutti i Paesi dell’area mediterranea, Stefano Dotto, della Direzione Generale Vicinato della Commissione Ue ha dichiarato: “Il lancio di meetMED II avviene mentre la Commissione e i servizi esterni stanno lavorando alla progettazione di nuovi imponenti progetti di cooperazione regionale e bilaterale per i prossimi 7 anni. Nell’ultimo decennio abbiamo sostenuto misure di efficienza energetica in quasi tutti i Paesi del vicinato meridionale e ora ci stiamo concentrando su altri grandi settori che consumano energia nella regione, principalmente il settore edile e quello degli elettrodomestici”.
Leonidas Kioussis della Direzione Generale Energia della Commissione europea ha evidenziato come il progetto sia in linea con gli obiettivi del Green Deal che intende raggiungere la neutralità climatica al 2050, sottolineando l’interesse a lavorare insieme per un migliore coordinamento delle politiche regionali e nazionali nel settore energia nell’area del Mediterraneo.
“Le attività di meetMED II saranno fondamentali per raggiungere i traguardi attesi dalla piattaforma per le energie rinnovabili e l’efficienza energetica dell’Unione per il Mediterraneo di cui MEDENER E RCREEE sono gli attori principali”, ha evidenziato Giorgio Graditi, Presidente di MEDENER e Direttore del Dipartimento ENEA di Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili. “In conformità con l’agenda della strategia energetica dell’Ue, è necessario orientarsi verso la Smart Sector Integration che mira a collegare i diversi settori energetici (elettricità, gas, edifici, trasporti, industria) per contribuire alla riduzione delle emissioni. Si tratta di un sistema energetico integrato e interconnesso di elettricità e gas, con vettori/infrastrutture energetiche transfrontaliere come spina dorsale, che porterà ad una maggiore flessibilità e sicurezza dell’approvvigionamento. Fonti rinnovabili ed efficienza energetica sono i settori più strategici per la transizione energetica e il contrasto ai cambiamenti climatici nella regione del Mediterraneo”, conclude Graditi.
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Marevivo “Energie rinnovabili unica via per la transizione ecologica”

ROMA (ITALPRESS) – Mai come in questi ultimi mesi si è parlato della necessità di una “transizione ecologica” che per essere vera non può prescindere dall’abbandono dei combustibili fossili a favore delle numerose alternative sostenibili e rinnovabili che il Pianeta ci mette a disposizione, come il vento, il sole e il mare. Questo il fil rouge della tre giorni di webinar organizzata da Marevivo per discutere degli aspetti relativi al ruolo delle energie rinnovabili nel percorso della transizione energetica che il nostro Paese si deve impegnare ad affrontare, per scongiurare gli effetti del cambiamento climatico e ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030, come da accordo con l’UE.
Coinvolti nell’iniziativa, rappresentanti di istituzioni, imprese, ricerca, finanza e società civile: quella ambientale infatti non è una sfida che si può vincere da soli, e il passaggio ad un’energia 100% rinnovabile non deve essere una scelta auspicabile, ma l’unica possibile.
“Parlare di transizione ecologica e continuare a trivellare il mare è inaccettabile – ha dichiarato Rosalba Giugni, Presidente e fondatrice di Marevivo – anzichè continuare a investire sui fossili pensiamo a una seria programmazione di abbandono delle trivellazioni. Sul nostro Pianeta, attraverso il sole, il vento e il mare, abbiamo già a disposizione tutto quello che ci serve per far coesistere progresso economico e sostenibilità”.
“Siamo in piena transizione energetica e occorre evidenziare in ogni occasione i caratteri di procedure coerenti e trasparenti per la decarbonizzazione” ha dichiarato Livio De Santoli, professore ordinario all’Università La Sapienza di Roma, Presidente Coordinamento FREE. “I webinar di Marevivo affrontano un tema non negoziabile: la necessità che il futuro dell’energia abbia come riferimento le fonti rinnovabili e le comunità dell’energia in una direzione di sostenibilità, mettendo a confronto i soggetti interessati dal cambiamento”.
“Bisogna affrontare quanto prima il tema delle semplificazioni, il processo di autorizzazioni nel nostro Paese è ancora fortemente caratterizzato da cavilli burocratici e lungaggini, che penalizzano pesantemente il settore delle energie rinnovabili” ha dichiarato Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente Fondazione Univerde. “A questo proposito una soluzione potrebbe essere prevedere un incentivo normativo per le imprese che agevoli gli investimenti”.
Nel primo incontro “Il vento nel Futuro” che aveva come focus l’energia eolica è emersa una importante posizione da parte del mondo dell’industria, che ha chiarito il proprio impegno a non anteporre interessi di tipo imprenditoriale alla tutela degli ecosistemi: ne è un esempio la dichiarazione di Riccardo Toto, Direttore Generale Renexia SpA, che, riferendosi al nuovo progetto dell’azienda per la realizzazione di un Parco Eolico Offshore nel Canale di Sicilia, ha chiarito che in nessun caso lo sfruttamento della risorsa vento dovrà ledere la risorsa mare e i suoi abitanti.
Per Simone Togni, Presidente ANEV, occorre una governance per superare tutti gli ostacoli e le lungaggini burocratiche. Attualmente gli iter autorizzativi possono durare più di cinque anni, sia per realizzare un nuovo impianto eolico che per rifarne uno vecchio. Secondo Silvio Greco, Dirigente di Ricerca Stazione Zoologica Anton Dohrn, questo progetto rappresenta anche un’opportunità per svolgere attività di ricerca su ecosistemi marini ancora sconosciuti e di acquisire una nuova conoscenza di quel tratto di mare. Eugenio Tranchino dello Studio Watson Farley & Williams ha invece illustrato il rischio di possibili sovrapposizioni fra l’istituzione di una Commissione Tecnica PNIEC – PNRR (prevista dal Decreto Semplificazioni) e l’attuale Commissione VIA.
In occasione del secondo incontro dal titolo “Il Sole e il Futuro” dedicato all’energia solare Eleonora Petrarca, Responsabile Business Development Enel Green Power Italia, ci ricorda che il Sistema Paese da qui al 2030 dovrà installare ulteriori 40 GW di impianti di produzione di energia elettrica provenienti da fonti rinnovabili, in particolare solare ed eolica e che le imprese sono pronte. Eugenio de Blasio, Fondatore e CEO di Green Arrow Capital, ha evidenziato l’importanza di una semplificazione a livello amministrativo. Sul come intendere la tutela del paesaggio e sulla necessità di linee guida si è espresso Francesco Prosperetti, già Direttore Generale del paesaggio (PARC). Anche Alessandra Todde, Viceministra dello sviluppo economico, ha sottolineato che gli investimenti in infrastrutture e la semplificazione burocratica devono andare di pari passo con l’attività di produzione.
Il terzo incontro dal titolo “L’Onda del Futuro” ha preso in esame le prospettive e le problematiche relative alla produzione di energia dal mare. Questo è un settore in grande fermento, ma in Italia non è ancora decollato a causa dei costi elevati di produzione che, come ricorda Fabio Di Felice del CNR-INM, si aggirano in media sui 90 centesimi per kWh. Per Franco Rispoli, Presidente Owemes, sarebbe interessante pensare a degli arcipelaghi di energia in un mixing di fonti rinnovabili dall’eolico al fotovoltaico al moto ondoso e alle correnti. E’ quindi indispensabile procedere ad una seria pianificazione degli spazi marittimi. Lorenzo Matacena, Presidente Caronte&Tourist, ha ripercorso la storia del primo impianto concretamente realizzato nel Canale di Messina, un brevetto italiano oggetto di disseminazione nel mondo. Il panorama europeo è stato illustrato da Gianmaria Sannino, dell’ENEA. Nell’ottica di uno sviluppo del mercato, tra gli obiettivi a breve e medio termine, l’Unione europea ha posto la riduzione del costo del kWh dell’energia dalle maree e il finanziamento di progetti di ricerca. La disponibilità di risorse energetiche marine è maggiore lungo la costa atlantica (in particolare in Irlanda e Scozia), ma il mar Mediterraneo non è da meno, anzi offre opportunità interessanti sia per produzione energetica che per sviluppo di tecnologie.
L’organizzazione dei webinar si inserisce nel percorso del progetto “Sole, Vento e Mare per le Isole Minori Italiane: energie rinnovabili e paesaggio” che Marevivo porta avanti dal 2008 con la realizzazione di bandi internazionali che hanno stimolato idee progettuali innovative di produzione energetica da fonti rinnovabili compatibili con il nostro paesaggio.
Per l’edizione 2021 è stato istituito il “Premio Sole, Vento e Mare” per individuare, selezionare e premiare progetti internazionali già sperimentati e replicabili che abbiano le giuste caratteristiche tecnologiche, ambientali e di compatibilità con il paesaggio nella transizione ecologica.
Il Premio verrà presentato a Salina in occasione della manifestazione Green Salina Energy Days (9-10 settembre 2021) e si inserisce nell’ambito dell’iniziativa Salina Isola Pilota dell’Unione Europea, per la transizione verso l’energia pulita e la sostenibilità al 2030 di cui Marevivo è Partner.
Supportano il progetto Enel, Green Arrow Capital, Renexia e Studio Watson Farley & Williams. Il progetto ha il patrocinio del Ministero della Transizione Ecologica.
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Clima, Draghi incontra l’Inviato Usa Kerry “Stretta collaborazione”

ROMA (ITALPRESS) – Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha incontrato questa mattina a Palazzo Chigi l’Inviato Speciale del Presidente Usa per il Clima, John F. Kerry. Nel corso del colloquio “è stata discussa l’importanza di una stretta collaborazione fra Italia e Stati Uniti per affrontare con efficacia l’emergenza climatica e la sfida della decarbonizzazione in tutti i fori multilaterali – rende noto Palazzo Chigi -, a partire dal G7, dal G20 e dalla Cop26, e per cogliere le opportunità offerte dalla transizione ecologica”.
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Energia da fonti rinnovabili, accordo a lungo termine Erg-Tim

GENOVA (ITALPRESS) – ERG, primario produttore indipendente di energia da fonti rinnovabili, attraverso la propria controllata ERG Power Generation, e TIM, Gruppo leader in Italia e Brasile nel settore ICT, attraverso la propria controllata Telenergia, hanno sottoscritto un corporate PPA (Power Purchase Agreement) di durata decennale per la fornitura di 3,4 Terawattora (TWh) di energia green per il periodo 2022-2031.
L’accordo, il più grande mai siglato tra due aziende italiane, prevede la fornitura a TIM di energia 100% ‘green’ direttamente dal portafoglio di ERG proveniente da impianti eolici. La fornitura avverrà, per una parte, in modalità ‘baseload’ e, per una parte, ‘pay as produced’ dagli impianti eolici oggetto di interventi di ‘reblading’ di Lacedonia Monteverde (Av) ed Avigliano (Pz) a partire dal 2023, e con la possibilità di aumentarne il volume includendo altri progetti di potenziamento previsti da ERG sulla sua flotta eolica.
In base all’intesa ERG cederà energia green a TIM ad un prezzo definito, ottimizzando il profilo di rischio dell’investimento sui propri asset. Al contempo TIM, attraverso questo accordo, arriverà a coprire circa il 20% dei consumi energetici aziendali attraverso fonti rinnovabili, rafforzando l’impegno per il perseguimento degli obiettivi di eco-efficientamento e utilizzo di fonti rinnovabili su cui poggia la strategia del Gruppo.
“L’operazione, inoltre, rappresenta un importante contributo allo sviluppo del settore dell’energia pulita, in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni di Co2 e decarbonizzazione stabiliti dall’Unione Europea”, si legge in una nota.
“Siamo molto soddisfatti dell’accordo, di fatto una partnership, coerente con una delle principali direttrici del Piano Industriale, che prevede l’evoluzione verso un modello di tipo infrastrutturale per ridurre la volatilità dei ricavi. Questo accordo, oltre a stabilizzare i prezzi di vendita di una parte del nostro portafoglio di generazione da fonti rinnovabili, valorizza l’innovativo progetto di reblading, all’avanguardia sia dal punto di vista tecnologico che, ora, anche dal punto di vista delle modalità di vendita dell’energia”, commenta Paolo Luigi Merli, amministratore delegato di ERG.
“Siamo orgogliosi di questo accordo perchè ci consente di raggiungere non solo obiettivi ESG strategici per l’azienda ma anche per la collettività. Da una parte, infatti, diversifichiamo le fonti di approvvigionamento di energia, stabilizziamo i costi e ribadiamo il forte commitment dell’azienda sull’utilizzo di energia rinnovabile nel medio-lungo termine – sottolinea Luigi Gubitosi, amministratore delegato di TIM -. Dall’altra, confermiamo l’impegno di TIM a supporto del piano nazionale per la transizione energetica: con questa operazione infatti contribuiremo alla riduzione delle emissioni di Co2 e a generare benefici per l’ambiente”.
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Ama-Retake Roma, parte la sfida per il riutilizzo creativo dei rifiuti

ROMA (ITALPRESS) – Prosegue la collaborazione tra AMA e Retake Roma, in virtù del protocollo d’intesa rinnovato lo scorso anno tra la municipalizzata capitolina per l’ambiente e l’organizzazione di volontariato impegnata nella lotta contro il degrado e nella valorizzazione dei beni comuni.
Sabato 15 maggio, a partire dalle ore 9, un evento di sensibilizzazione al decoro e alla corretta raccolta dei rifiuti in piazza San Giovanni Battista de La Salle (Municipio XIII) durante il quale verrà lanciata una sfida per la raccolta e il riuso creativo dei rifiuti: i materiali raccolti, ovvero carta, cartone, plastica e vetro, verranno infatti utilizzati per dare vita ad una composizione artistica che ogni partecipante potrà fotografare nei più diversi contesti ambientali: mare, montagna, parchi, scuole, uffici. Le foto delle composizioni realizzate saranno poi inviate via mail a [email protected] dove saranno raccolte dai volontari dell’associazione per essere postate sul sito con l’hashtag #lartediraccogliere. L’appuntamento di metà maggio darà il via a una vera e propria sfida che durerà fino al 3 ottobre, al termine della quale sarà premiata l’opera che avrà ottenuto il maggior numero di voti.
Il calendario degli eventi sarà costantemente aggiornato sulla pagina Facebook di Retake Roma e sul sito aziendale di AMA www.amaroma.it Al lancio dell’iniziativa l’amministratore unico di AMA Stefano Zaghis, la vicepresidente di RETAKE Paola Carra e l’assessore all’ambiente del municipio XIII, Emanuele Penna.
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Piemonte, 10 comuni coinvolti per rendere plastic free le sponde del Po

TORINO (ITALPRESS) – Oltre 5mila volontari, uniti sotto le bandiere blu di Plastic Free, saranno impegnati domenica 23 maggio nella più grande giornata di pulizia da plastica e rifiuti abbandonati lungo l’asta del Po, dalle sue origini in Piemonte sino al Veneto, e dei suoi principali affluenti. Un tipo di inquinamento, quello da plastiche e rifiuti in genere, spesso abbandonati nelle vicinanze del fiume, sempre più pericoloso, che impatta quotidianamente sull’intero ecosistema, in particolare quello marino, e di conseguenza sull’uomo. Il bacino idrografico del fiume Po e dei suoi affluenti corrisponde ad un’area molto estesa, industrialmente avanzata sulla quale vivono 20 milioni di cittadini consumatori. L’evento, “Un Po prima del mare”, organizzato dall’associazione Plastic Free Onlus con il supporto dei gruppi Sofidel e Flowe, sponsor dell’iniziativa, che in Piemonte vede coinvolti 10 comuni – Torino, Alpignano, Moncalieri, Cafasse, Ivrea, Vercelli, Alessandria, Asti, Galliate e Verduno – è stato presentato oggi in videoconferenza alla presenza dell’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati “Un’iniziativa straordinaria – ha esordito l’assessore regionale all’Ambiente, Matteo Marnati – Grazie alle risorse del Next Generation Eu, insieme a quelle dei fondi strutturali che saranno a disposizione nel Programma Operativo del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2021-2027, avremo l’opportunità di affrontare le sfide della transizione ecologica. Stiamo programmando e cercando di incanalare le risorse sulla rete idrica e sul recupero dei rifiuti. Oggi il 50% della plastica che viene recuperata non viene riutilizzata e quindi stiamo lavorando sulla circolarità dei rifiuti, e in questo settore un ruolo importante sarà quello svolto dalla ricerca e dall’innovazione per il recupero della plastica.
Altro fronte sul quale lavorare sarà quello della contrazione della produzione dei rifiuti, un obiettivo che ci siamo prefissati. Attualmente il trend di produzione di plastica si assesta sui 19 kg pro capite all’anno”.
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Il Wwf lancia “Sos Leone”, al mondo solo 20mila esemplari in natura

ROMA (ITALPRESS) – “Degrado degli habitat naturali, bracconaggio e commercio illegale ci stanno portando via il leone africano (Panthera leo), predatore ai vertici della catena alimentare, la cui presenza non solo è necessaria per la salute dei sistemi naturali, ma sostiene le economie dei paesi e produce notevoli benefici per le comunità locali attraverso le attività legate al turismo. Oggi i leoni selvatici al mondo sono solo 20mila (in 100 anni è crollata del 90% la popolazione di leoni in Africa) e fra le cause che mettono a rischio il loro futuro si è aggiunta la pandemia da COVID-19, minaccia senza precedenti che ha avuto conseguenze significative su tutte le attività svolte nelle aree protette, aggravate dalla cronica mancanza di personale”. A mostrarlo la recente indagine condotta in 19 Paesi dell’Africa da IUCN, World Commission on Protected Areas, in collaborazione con l’African Wildlife Foundation, che ha analizzato gli impatti su attività di base svolte normalmente nelle aree protette: dagli interventi di tutela della biodiversità alle operazioni necessarie a garantire la sicurezza di questi territori, dalla attività economiche in grado di generare introiti, alla collaborazione con gli stakeholders e le comunità locali. L’indagine ha anche evidenziato come la pandemia abbia il potenziale di annullare i successi di conservazione già conseguiti negli anni: il COVID-19 ha fatto crollare le risorse finanziare, mostrando la quasi totale dipendenza degli introiti a sostegno delle aree protette dai turisti provenienti da paesi esteri.
In assenza di misure efficaci e di progetti di conservazione dedicati i leoni diminuiranno di un ulteriore 50% nei prossimi due decenni in Africa occidentale, centrale e orientale. Per salvare questa straordinaria specie dall’estinzione, il WWF lancia il progetto “SOS Leone”: fino al 23 maggio ogni donazione al 45585 con SMS o chiamata da rete fissa sosterrà il programma globale per salvare i grandi felini del pianeta con l’obiettivo di raddoppiare entro il 2050 il numero dei leoni che vivono in natura, invertendo una tendenza che rischia di portarli verso l’estinzione.
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Rifiuti, in aumento la raccolta della plastica

MILANO (ITALPRESS) – Un anno difficile che non ha comunque fermato la macchina italiana della raccolta e del riciclo degli imballaggi in plastica. Questo, in sintesi, il quadro di un 2020 caratterizzato dal fermo di molte attività produttive, da mesi di lockdown ma anche dalla sostanziale tenuta del sistema di gestione dei rifiuti, la plastica in particolare, reattivo e proattivo di fronte ad un prolungato frangente di stress. Lo dimostrano i dati diffusi oggi nel corso dell’Assemblea annuale di COREPLA, il Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli imballaggi i Plastica.
In un contesto di generale difficoltà, la riduzione dei consumi di materie plastiche, nel 2020, è stata nel complesso relativamente contenuta, grazie alla consistente crescita del settore medicale e di quello della disinfezione/detergenza, al deciso rilancio dell’alimentare confezionato e a un recupero generalizzato nella seconda metà dell’anno.
Per Giorgio Quagliuolo, Presidente di Corepla, “I risultati di questo Bilancio, a fronte di un periodo emergenziale senza precedenti, dimostrano i passi avanti che il nostro Paese ha compiuto nell’ambito della organizzazione di un sistema di raccolta e riciclo degli imballaggi in plastica capace anche di fronteggiare cambi di prospettiva imprevisti e repentini. Si è parallelamente diffusa una più spiccata sensibilità al corretto conferimento di questo tipo di rifiuti, che fa onore all’intera collettività nazionale. Non basta ovviamente. Siamo convinti che negli anni a venire, anche in funzione dei nuovi piani di Rilancio e Resilienza e di una politica economica sempre più improntata ai principi della Transizione Ecologica, sapremo offrire risposte adeguate agli ambiziosi target da conseguire. Noi siamo pronti a mettere a disposizione know-how, competenza ed esperienza perchè i traguardi raggiunti oggi costituiscano solo il punto di partenza per gli obiettivi di domani”.
Il quantitativo complessivo di imballaggi immessi al consumo sul territorio nazionale, per lo scorso anno, è stato stimato in 2.198 kt, con una flessione di circa il 5% rispetto al 2019. In controtendenza a questo dato, la raccolta differenziata degli imballaggi in plastica è cresciuta anche nel 2020: la raccolta conferita ai Centri di selezione, inclusiva di quella di competenza dei Sistemi autonomi, è stata pari a 1.433.203 tonnellate, con un aumento dell’4% rispetto al 2019. Un nuovo record in termini di quantità trattata, che porta l’Italia ad un pro capite medio annuo di 23,7 kg. A guidare la classifica Valle d’Aosta, Umbria e Sardegna, con oltre 32 kg per abitante. Da notare come i risultati della raccolta delle singole regioni si stiano sempre più avvicinando al dato medio nazionale, superando gli enormi divari che sino a tre anni fa caratterizzavano la situazione italiana.
A fronte di 1.914.000 tonnellate di imballaggi in plastica immesse sul mercato e di pertinenza COREPLA nel 2020, il Sistema Italia è riuscito a recuperarne 1.820.270, che corrisponde al 95%, un dato che porta l’Italia sul podio dei paesi europei più virtuosi. Lo scorso anno sono state riciclate 655.393 tonnellate di rifiuti di imballaggio in plastica, prevalentemente provenienti da raccolta differenziata urbana (sono incluse le quantità provenienti dalle piattaforme da superfici private e dai Consorzi autonomi). Alle cifre della gestione consortile, vanno aggiunti i quantitativi di imballaggi in plastica riciclati da operatori industriali indipendenti provenienti dalle attività commerciali e industriali (249.500 tonnellate) per un riciclo complessivo di oltre 900.000 tonnellate.
Sono stati recuperati poi anche quegli imballaggi che ancora non possono essere riciclati; COREPLA ha infatti avviato a recupero energetico 377.807 tonnellate che sono state utilizzate per produrre energia al posto di combustibili fossili. ll materiale avviato da COREPLA a recupero è stato destinato per il 75% a cementifici (43% in Italia e 32% all’estero) e per il restante 25% a termovalorizzazione.
Il servizio di raccolta e riciclo è ormai capillare in tutto il Paese: sono 7.436 i Comuni serviti (94%) con il coinvolgimento del 97% dei cittadini. Il valore economico direttamente distribuito dal Consorzio ammonta complessivamente a 771 milioni di euro, dove la quota di valore principale resta quella destinata ai Comuni e/o convenzionati da loro delegati.
Nel corso del 2020 il corrispettivo riconosciuto da COREPLA ai Comuni italiani o ai loro operatori delegati ha infatti raggiunto i 391 milioni di euro. Quasi 173 milioni sono stati destinati agli impianti che selezionano gli imballaggi dividendo la plastica per polimero e alcuni polimeri come il PET anche per colore, dando così maggior valore al prodotto selezionato.
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