BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – Il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva l’accordo con i Paesi UE su LIFE, l’unico programma a livello UE dedicato esclusivamente all’ambiente e al clima. Entrerà in vigore retroattivamente dal 1° gennaio 2021.
Il testo è stato approvato senza votazione perchè non sono stati presentati emendamenti, secondo i termini della procedura legislativa ordinaria in seconda lettura.
Il programma UE contribuirà a compiere il passaggio necessario verso un’economia ecologica, circolare, efficiente dal punto di vista energetico, a basse emissioni di carbonio e sostenibile per il clima, a proteggere e migliorare la qualità dell’ambiente e ad arrestare e invertire la perdita di biodiversità.
Il bilancio totale assegnato a LIFE nel compromesso sul quadro finanziario pluriennale 2021-2027 è di 5,4 miliardi di euro (prezzi correnti), di cui 3,5 miliardi di euro saranno destinati alle attività ambientali e 1,9 miliardi di euro all’azione per il clima.
Per i finanziamenti, la Commissione dovrebbe dare la priorità ai progetti che, tra le altre cose, hanno un chiaro interesse transfrontaliero, il più alto potenziale di replicabilità e di adozione (nel settore pubblico o privato), o di mobilitare i maggiori investimenti. LIFE promuoverà anche l’uso di appalti pubblici verdi.
Il programma contribuirà a rendere le azioni per il clima un aspetto fondamentale di tutte le politiche dell’UE e a raggiungere l’obiettivo generale di spendere almeno il 30% del bilancio dell’UE per gli obiettivi climatici. LIFE sosterrà anche molti progetti sulla biodiversità e contribuirà a spendere il 7,5% del bilancio annuale dell’UE per gli obiettivi della biodiversità dal 2024 e il 10% nel 2026 e nel 2027.
La Commissione monitorerà e riferirà regolarmente sull’integrazione degli obiettivi del clima e della biodiversità, tracciando anche la spesa.
“Quando guardiamo a ciò che è stato raggiunto da LIFE finora, è chiaro che un bilancio più grande può aiutarci a raggiungere ancora di più in futuro – ha detto il relatore Nils Torvalds (Renew Europe) -. Anche se avrei preferito un budget ancora maggiore per LIFE, sono molto contento che abbiamo raggiunto un nuovo livello di impegno verso la natura e il clima, in modo che il programma possa continuare a testare idee e mostrare soluzioni verdi future. LIFE ora può anche mobilitare molto meglio ulteriori finanziamenti per azioni sulla natura, il clima e l’energia”.
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Parlamento Ue investe 5,4 miliardi in progetti climatici e ambientali
Da filiera carta contributo a obiettivi transizione ecologica
ROMA (ITALPRESS) – “La filiera della carta è pronta a mettere a disposizione del Paese le proprie capacità, in termini di investimenti e di tecnologie, per lo sviluppo dell’economia circolare e per la transizione energetica secondo le linee indicate nel Recovery Plan in corso di presentazione alla Commissione europea. Quello della carta, bio-materiale per eccellenza, viene individuato in più parti del Piano come uno dei settori prioritari nei quali realizzare progetti ‘farò per l’economia circolare e sviluppare in modo graduale e distribuito nel tempo la transizione verso l’idrogeno”. Lo affermano Girolamo Marchi, presidente della Federazione Carta e Grafica, cui aderiscono le Associazioni nazionali di categoria della produzione e trasformazione della carta e della produzione dei macchinari per l’industria cartaria, e Amelio Cecchini, presidente del Consorzio nazionale per il riciclo di carta e cartone (Comieco). “Apprezziamo la direzione indicata nel Piano e, come evidenziato nei contributi che la filiera della carta ha realizzato e presentato al ministero della Transizione ecologica negli ultimi mesi, sottolineiamo alcune grandi opportunità che sarà possibile realizzare – aggiungono Marchi e Cecchini – nell’ambito della nuova strategia nazionale per l’economia circolare delineata nello stesso piano, tra le quali: contribuire allo sviluppo di manufatti, quali ad esempio gli imballaggi, ancora più sostenibili e favorire i conseguenti necessari adeguamenti impiantistici di produzione e impacchettamento; ridurre drasticamente il tasso di rifiuti prodotti dall’industria cartaria conferiti in discarica grazie al, da lungo tempo atteso, potenziamento dell’impiantistica e quindi a una maggiore capacità di utilizzare gli scarti, ad esempio per produrre bio-metano, attraverso tecnologie già disponibili e in grado di accompagnare il percorso di sviluppo dell’idrogeno; rendere più efficacie, anche tramite i grandi investimenti in digitalizzazione previsti nel Piano, la logistica e la tracciabilità dei rifiuti”, concludono.
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Torna a peggiorare la qualità dell’aria nelle città
ROMA (ITALPRESS) – L’esplosione della pandemia da covid-19, all’inizio dello scorso anno, aveva inizialmente ridotto il traffico delle città e di conseguenza anche l’inquinamento. Ma nella seconda metà dell’anno le emissioni legate al settore della mobilità sono tornate ad aumentare, con il rischio di un ritorno al ‘business as usual’ pre-covid. I centri grandi e medi si riorganizzano per essere sempre più ‘green’ puntando su reti ciclabili, micromobilità e sul trasporto pubblico. Tuttavia, la crisi che sta vivendo il trasporto pubblico, la sospensione delle Ztl vanifica parte degli sforzi messi in campo. I dati non aiutano a lasciar ben sperare la rincorsa contro il tempo verso la decarbonizzazione delle città italiane che faticheranno sempre più ad essere in linea con le altre capitali europee: entro il 2030 tutto il Vecchio Continente dovrà tagliare il 55% delle emissioni climalteranti. Ma a questo ritmo il target rimane irraggiungibile. Sono questi i principali temi del quarto Rapporto ‘MobilitAria 2021’, realizzato da Kyoto Club e dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-IIA), che analizza i dati della mobilità e della qualità dell’aria al 2020 nelle 14 città metropolitane e nelle 22 città medie italiane che hanno approvato i PUMS.
Nel merito del NO2 in tutte le città si registra una riduzione delle concentrazioni, ad esclusione della sola città di Milano; tale decremento è connesso con la riduzione delle emissioni del comparto mobilità soprattutto nei primi mesi di lockdown dovuto alla epidemia da covid-19. La riduzione delle concentrazioni rimane comunque evidente anche nei mesi successivi del 2020. Le maggiori riduzioni delle concentrazioni medie sono state registrate nella città di Cagliari (-38%) e Catania (-37%) a cui segue Palermo con un -31% rispetto al 2019. La città di Milano risulta invece essere in controtendenza in quanto nel 2020 ha riportato un incremento del 7% rispetto all’anno precedente. Nel 2019 invece le città con un numero di ore superiori alle 18 ammesse erano Roma, Torino, Milano e Napoli.
Se per la concentrazione media annua del PM10 in tutte le città analizzate i valori nel 2020 risultano essere al di sotto dei limiti, permangono invece ancora diverse città che superano più di 35 volte il limite giornaliero del PM10 nell’arco di un anno. La situazione più critica si riscontra anche nel 2020 nella città di Torino (98 superamenti), seguono Milano con 90, Venezia con 88, Napoli con 57 e Cagliari con 38; anche Bologna e Roma, dopo rispettivamente 2 e 3, anni tornano a superare il limite.
Le concentrazioni di PM2,5 non indicano criticità per nessuna delle città analizzate.
“Questa fase di sospensione della normalità può essere impiegata per la pianificazione di una mobilità davvero sostenibile che prenda vita anche grazie alle ingenti risorse destinate al futuro del Paese”, dichiara il Direttore del CNR-IIA Francesco Petracchini. “Nonostante le azioni intraprese per migliorare la qualità dell’aria in tutto il territorio dell’Unione, gli standard di qualità fissati dalla normativa vigente sono ancora superati in vaste aree del territorio italiano. Occorre accelerare sulle misure e prepararci alla revisione della normativa verso nuovi limiti e inquinanti, agire per l’adozione della strategia nazionale sull’inquinamento atmosferico e potenziare gli studi scientifici per la comprensione delle cause e dell’effetto dell’inquinamento atmosferico sul nostro territorio”, prosegue.
C’è poi il capitolo mobilità urbana. Su questo fronte, lo studio analizza i provvedimenti intrapresi dalle amministrazioni comunali delle 14 città metropolitane italiane nel 2020.
Le città italiane hanno puntato nel 2020 meglio che in passato sulle due ruote. Il rapporto segnala infatti un potenziamento delle reti ciclabili e della mobilità attiva, grazie anche alle nuove regole del Codice della Strada. Tra i casi virtuosi ci sono Torino (+ 11 km), Milano (+ 67 km), Venezia (+18 km), Bologna (+ 16 km), Genova (+25 km), Roma (+ 33 km), Palermo (+ 4 km), Cagliari (+ 11 km).
I servizi di sharing mobility hanno continuato ad operare in diverse città italiane. In primis si deve segnalare un exploit della micromobilità, che ha esordito lo scorso anno: Torino ha aumentato con la sua del 14% mentre a Milano (3750 mezzi), Bari (1000), Napoli (1050) è stato avviato il servizio. Dall’altra parte, si segnala una diminuzione del car sharing in quasi tutte le città, mentre il bike sharing, in sostanza, ha tenuto. Per il car sharing e bike sharing si è registrata una diminuzione a Milano, Genova, Firenze, Roma, mentre vi è stato un aumento a Torino, Venezia, Genova, Firenze, Palermo.
Per quanto riguarda il parco circolante, il tasso di motorizzazione delle autovetture appare invariato o lievemente diminuito nella maggior parte delle città analizzate del Nord e Centro, con dati che non superano in ogni caso l’1% di scostamento. Invece è in aumento nelle città del Sud – Napoli, Reggio Calabria, Messina, Catania, Palermo – andando ad aumentare il parco circolante in realtà già fortemente congestionate.
Per la prima volta l’edizione annuale di MobilitAria non si limita a sondare la situazione delle principali 14 città italiane, ma estende l’analisi anche ad altri 22 centri di media dimensione che negli ultimi anni hanno approvato un Piano Urbano di Mobilità Sostenibile (PUMS): Agrigento, Arezzo, Brescia, Cuneo, Distretto Ceramico, Ferrara, Foggia, Forlì, La Spezia, Lucca, Macerata, Mantova, Modena, Parma, Perugia, Pesaro, Pordenone, Prato, Ravenna, Siracusa, Taranto, Terni e Narni.
La ricetta per ridurre l’inquinamento dei centri medi, che hanno sostanzialmente gli stessi problemi di traffico delle grandi città, puntano al potenziamento della mobilità ciclistica e pedonale, rafforzamento del trasporto collettivo, politiche per ridurre l’uso dell’auto privata.
Molti di questi PUMS prevedono l’istituzione di nuove zone 30, o il potenziamento di quelle esistenti, soprattutto nel centro storico. Nel caso di Arezzo e Cuneo il PUMS è accompagnato da un Biciplan, documento specifico per la mobilità ciclistica. Il PUMS di Parma punta alla crescita della mobilità ciclopedonale, tenendo conto del Biciplan comunale già approvato e propone di realizzare un incremento della rete ciclabile del 136%, passando dai 125,5 km esistenti a 296 itinerari ciclabili.
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Il Wwf compie 60 anni e lancia l’allarme “Crolla la biodiversità”
ROMA (ITALPRESS) – Oggi, giovedì 29 aprile, il WWF compie 60 anni, un lungo periodo in cui l’organizzazione – nata nel 1961 da un piccolo gruppo di naturalisti, guidati da passione e ricerca – è stata protagonista di azioni globali per la conservazione della natura, realizzando alcune fra le iniziative più innovative mai intraprese per la protezione del Pianeta, i cui risultati si fanno sentire ancora oggi. Dal sostegno alla creazione di aree protette di grande valore come i parchi nazionali delle Galapagos e dei Vulcani in Ecuador e Ruanda, alla conservazione di specie iconiche come la tigre, i gorilla o il panda gigante, simbolo inconfondibile del WWF, il cui numero di individui in natura è aumentato del 68% in 40 anni, grazie alla collaborazione della ONG con governi e comunità locali.
“Nonostante il tanto lavoro e i numerosi successi, però, oggi siamo davanti ad un crollo drammatico della biodiversità: negli ultimi 50 anni le popolazioni selvatiche di mammiferi, pesci, rettili e anfibi sono crollate in media del 70% (Living Planet Report 2020) e la pandemia da Covid-19, che ha le sue radici nella deforestazione e nel commercio illegale della fauna selvatica, ma anche nella distruzione di ecosistemi naturali, è l’ultima evidente dimostrazione di come l’attività umana insostenibile stia spingendo gli ecosistemi del pianeta al collasso e di quanto la salute della natura sia direttamente connessa a quella degli esseri umani”, spiega il Wwf.
“Dopo 60 anni di storia il WWF è un’organizzazione globale multiculturale, con sedi e progetti attivi in circa 100 paesi, sostenuta da oltre 35 milioni di persone in tutto il mondo, e questo perchè ha usato la propria autorevolezza per costruire un mondo più giusto, sano e più sostenibile. Il nostro viaggio, però, è tutt’altro che concluso. Negli ultimi 60 anni abbiamo visto il mondo subire profonde trasformazioni e anche il WWF è cambiato nel tempo, ma una cosa non cambierà mai: la nostra ferma determinazione realizzare un futuro in cui le persone possano vivere in armonia con la natura. Dalla scienza arrivano messaggi inequivocabili e anche la società è pronta per il cambiamento, è pronta per una transizione ecologica che alle nuove politiche energetiche e all’innovazione tecnologia deve affiancare la tutela della biodiversità riconoscendo il valore del capitale naturale. Non c’è più tempo per gli annunci, servono le azioni: tutti insieme possiamo rendere reale il cambiamento”, afferma la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi.
“In questi 60 anni la nostra missione è diventata sempre più importante e mirata. Ma oggi più che mai sappiamo che potremo garantire un futuro sicuro, prospero, sano ed equo all’umanità solo in un pianeta sano, dove lo sviluppo sostenibile sia la regola – aggiunge Marco Lambertini, direttore generale del WWF Internazionale -. Il COVID-19 ha rappresentato un campanello d’allarme per i rischi ad ampio raggio che derivano dal nostro rapporto squilibrato e distruttivo con la natura: nei prossimi 10 anni, insieme ai governi, alle imprese e alle comunità, dobbiamo ottenere più di quanto siamo riusciti a raggiungere negli ultimi 60”.
“Dobbiamo puntare sulle numerose relazioni costruite e sulle profonde conoscenze acquisite in questi 60 anni di lavoro, e trovare insieme soluzioni innovative alle complesse sfide che abbiamo davanti: dalla distruzione dei mezzi di sussistenza, al collasso climatico, dal degrado dell’ecosistema alla perdita di biodiversità. Non abbiamo più tempo da perdere”, afferma Pavan Sukhdev, presidente del WWF Internazionale.
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Al via in Sicilia un progetto per recuperare e ridurre rifiuti in mare
ROMA (ITALPRESS) – Inizia in Sicilia un progetto integrato per recuperare e ridurre i rifiuti in mare. E’ l’obiettivo principale di REsPoNSo (RiduzionE Pesca faNtasma in Sicilia), finanziato dal ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali attraverso il Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP 2014-2020 – Misura 1.40). Iniziato nel mese di
marzo, durerà nove mesi. Il progetto si compone di azioni e contenuti scientifici, d’interventi sul campo per il rispristino di aree marine d’importante valore naturalistico ed economico e di un profilo più specificatamente educativo e di sensibilizzazione.
La presentazione dell’iniziativa è fissata per il 30 aprile. L’intervento, guidato da Stazione Zoologica Anton Dohrn – Istituto Nazionale di Biologia Ecologia e Biotecnologie Marine – Sicilia, con il partenariato di WWF-Italia, Marevivo Sicilia, CO.GE.COOPESCA di Portorosa, CO.GE.PA. di Licata e CO.GE.PA. di Lampedusa e Linosa, mira a fermare il degrado ambientale marino generato dall’abbandono o la dispersione in mare degli attrezzi da pesca, causa di un preoccupante degrado ambientale marino con forti ripercussioni sulla biodiversità e le risorse ittiche.
La scarsa biodegradabilità dei polimeri sintetici di cui sono composti gli attrezzi da pesca abbandonati o perduti prolunga la loro azione inquinante e l’attività di pesca fantasma indisturbata.
Ma insieme agli attrezzi da pesca abbandonati o dispersi, il progetto si occuperà anche del recupero del più generico Marine Litter, ossia tutta quella grande quantità di rifiuti di origine antropica dispersa in mare.
REsPoNSo si concentrerà sulle aree di Portorosa, Licata-Gela e Lampedusa-Linosa in quanto il recupero degli attrezzi da pesca abbandonati o dispersi sui fondali, insieme agli altri rifiuti, sta diventando un’azione urgente e necessaria.
La ricchezza della biodiversità delle risorse ittiche e degli ecosistemi marini di queste località esige interventi e misure idonee a proteggere e ripristinare un’area strategica per il sistema economico.
Il prossimo otto aprile al via la formazione dei pescatori delle tre aree coinvolte, azione indispensabile per diffondere i problemi e le grandi emergenze del mare e del settore ittico.
Numerosi relatori provenienti dal mondo scientifico e dalla bioeconomia, esperti conoscitori della normativa di settore, ma anche documentaristi arricchiranno il programma formativo organizzato dai promotori dell’intervento per informare e coinvolgere i pescatori.
L’obiettivo è la loro sensibilizzazione che si unisce alle proposte di utilizzo di attrezzi da pesca realizzati con materiali più sostenibili, che possono essere avviati al riciclo dopo la loro dismissione e che possano aiutare la pesca a trasformarsi in un’ attività più equilibrata e meno impattante per il mare.
Oltre a realizzare un’azione rigenerante dell’habitat marino, l’intervento punterà a sostenere l’immagine di un raggruppamento di operatori che mirerà a distinguersi per l’attenzione al mare e alla preservazione delle specie più a rischio, puntando infine, anche a indirizzare scelte di acquisto più consapevoli e responsabili da parte dei consumatori.
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Rifiuti, indice costo gestione -0,4% nel 2020
ROMA (ITALPRESS) – Tra il 2019 e il 2020 l’indice di costo della gestione dei rifiuti mostra una riduzione dello 0,4% che è il risultato dalla diminuzione del prezzo degli acquisti di beni e servizi (-0,6%), della stazionarietà delle spese del personale (0,0%) e dell’aumento del costo d’uso del capitale (+0,8%). Lo rileva l’Istat. Rispetto ai due sotto-settori economici che compongono l’indice totale, l’andamento dei costi nel 2020 è molto simile nel settore delle attività di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti (-0,4%) e in quello del recupero dei materiali (-0,3%).
Le serie dal 2010 al 2020 dei livelli degli indici in base 2015=100, totali e dettagliate distintamente per componenti di costo e per sotto-settore economico, sono disponibili nell’Appendice Statistica allegata alla presente Nota Informativa.
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Recovery, Cingolani “Transizione ecologica ma anche burocratica”
ROMA (ITALPRESS) – “Il nome Recovery Plan dà l’idea che stiamo mettendo una toppa a qualcosa che è andato storto.
Preferisco Next Generation EU e vorrei che agli italiani arrivasse un altro tipo di messaggio: questo è un progetto più ambizioso della semplice ripresa post pandemia, vuole impostare il futuro del Paese per le generazioni a venire». Lo dice, in un’intervista a Repubblica, il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani. «Circa 5 miliardi – afferma – saranno dedicati ad agricoltura ed economia circolare, 15 alla tutela dei territori e delle risorse idriche, 15 all’efficienza energetica degli edifici e quasi 24 alla transizione energetica e alla mobilità sostenibile. Gli ultimi due capitoli sono il fulcro del cambiamento che vogliamo innescare con queste misure». La Ue ha confermato di voler ridurre del 55% le sue emissioni di anidride carbonica entro il 2030. L’Italia può riuscirci «installando 65-70 gigawatt di energie rinnovabili entro i prossimi dieci anni. Nel 2030 il 70-72% dell’elettricità dovrà essere cioè prodotta prevalentemente da centrali eoliche o fotovoltaiche». Per Cingolani “non possiamo perdere il treno dell’idrogeno, e infatti destineremo 3,4 miliardi del Pnrr alla ricerca in questo settore”.
Riguardo ai 24 miliardi della transizione energetica spiega che “l’attuazione va ancora fatta, ma è prevedibile che ci saranno incentivi per le rinnovabili più sperimentali, come l’eolico offshore o il fotovoltaico per l’agricoltura. Poi ci sarà il grande capitolo della semplificazione per sbloccare le gare già avviate per nuovi impianti di fonti rinnovabili, ma a cui nessuno partecipa”. Cingolani ha rivendicato l’esigenza di affiancare transizione ecologica e “transizione burocratica”: “già oggi in Italia programmiamo di installare 6 gigawatt l’anno e, a causa del lungo iter autorizzativo, alla fine ne installiamo solo 0,8. Di questo passo per arrivare ai 70 gigawatt necessari a ridurre del 55% le emissioni ci metteremo 100 anni, altro che 2030». «Nessuno vuole trovare scorciatoie, però i tempi devono essere certi. Si può far danno al Paese non solo facendo male, ma anche perdendo tempo. Inoltre, se in Spagna si presentano centinaia di aziende nelle gare per le rinnovabili e da noi pochissime, scoraggiate dalla burocrazia, significa che loro possono scegliere i migliori, noi dobbiamo accontentarci di chi c’è».
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Illimity presenta la sua prima Dichiarazione non finanziaria volontaria
ROMA (ITALPRESS) – Illimity Bank presenta la sua prima Dichiarazione volontaria consolidata di carattere non finanziario (Dnf) e annuncia di aver raggiunto, già nel 2020, la carbon neutrality a livello di Gruppo. La Banca, si legge in una nota, sin dall’avvio della sua attività nel 2019, ha posto particolare attenzione alle tematiche ambientali, sociali e di governance (“ESG”) e ha intrapreso, in modo nativo, un percorso al fine di integrarle nelle strategie, processi e governance del Gruppo. Questo impegno si è riflesso nella decisione di redigere la prima DNF volontaria di Gruppo, in continuità con il processo di rendicontazione e trasparenza avviato, lo scorso anno, con la pubblicazione del Profilo di Sostenibilità.
Con la sua prima Dichiarazione Non Finanziaria, illimity fornisce un’informativa completa a tutti gli stakeholder sulle performance in ambito ESG. Il documento – elaborato sui dati al 31 dicembre 2020 – è stato redatto in conformità ai GRI Sustainability Reporting Standards (“GRI Standards”) – opzione “Core”, cui sono stati aggiunti indicatori qualitativi e quantitativi volontari. La rendicontazione, nel segno dell’innovazione digitale che da sempre contraddistingue la Banca, ha coinvolto tutte le principali funzioni e divisioni aziendali attraverso l’utilizzo di una piattaforma collaborativa di ESG Digital Governance.
“Il primo Bilancio di Sostenibilità del Gruppo illimity rappresenta un importante momento di condivisione con tutti gli stakeholder della responsabilità che ci guida nell’affiancare persone, famiglie e imprese per sbloccare e valorizzare il loro potenziale – afferma Rosalba Casiraghi, presidente di illimity -. Sono particolarmente orgogliosa di presiedere anche il Comitato di Sostenibilità che testimonia il nostro forte impegno verso i temi ESG, un coinvolgimento che ci accomuna tutti, dai vertici alle singole funzioni e aree della Banca”.
Per Corrado Passera, CEO di illimity, “continua il nostro impegno a garantire solidi utili per chi ha investito in un progetto innovativo come illimity, che vuole al contempo essere utile alla collettività e contribuire a rilanciare una crescita sostenuta e sostenibile nel nostro Paese. In questo 2021 l’Italia può e deve riattivare il suo potenziale in ambito economico e sociale. Noi di illimity intendiamo fare la nostra parte”.
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