MILANO (ITALPRESS) – Liberare i rifiuti organici dai residui di plastica a base di polietilene grazie ai batteri in grado di “digerirla”. E’ l’obiettivo di Micro-Val (MICROrganismi per la VALorizzazione di rifiuti della plastica), il progetto ideato da un team tutto al femminile dell’Università di Milano-Bicocca, guidato da Jessica Zampolli, assegnista di ricerca presso il laboratorio di Microbiologia diretto dalla professoressa Patrizia Di Gennaro del Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze.
Si tratta del quarto progetto lanciato quest’anno da Biunicrowd, il programma di finanza alternativa dell’Ateneo, promosso per consentire a studenti, ex studenti, docenti, ricercatori e dipendenti di realizzare progetti innovativi e idee imprenditoriali attraverso campagne di raccolta fondi su Produzioni dal basso, prima piattaforma di crowdfunding e social innovation.
L’obiettivo economico di Micro-Val è di 9500 euro, risorse che serviranno per la messa a punto del primo trattamento italiano di trasformazione e degradazione microbiologica della plastica a base di polietilene applicabile negli impianti di gestione dei rifiuti.
Il 65 per cento dei composti plastici prodotti globalmente è rappresentato dalle plastiche a base di polietilene, sia per le ottime caratteristiche chimico-fisiche e meccaniche, sia per i bassi costi di produzione del materiale.
Purtroppo, questi materiali plastici contaminano anche i rifiuti organici, nella fase della loro raccolta differenziata. Spesso, infatti, per errore i materiali non biodegradabili si ritrovano nei rifiuti dell’umido perchè non vengono correttamente differenziati all’origine.
“Una soluzione per la riduzione di queste plastiche che contaminano i rifiuti organici urbani – spiega Jessica Zampolli – è la rottura e la trasformazione delle catene del polimero. Questo processo può avvenire grazie all’utilizzo di microrganismi in grado di biotrasformare e biodegradare, almeno parzialmente, il polietilene”.
Micro-Val si articolerà in due fasi. Le prove in laboratorio serviranno a studiare le proprietà dei batteri mangia-plastica e a valutarne la loro efficacia per liberare la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU) dalla componente di rifiuto indesiderato, costituita per lo più da polietilene (circa 5 per cento). Nella seconda fase, il team di ricerca verificherà la possibilità di applicare il trattamento biologico per uno scale-up in un impianto in collaborazione con un’azienda leader nel settore del recupero e il riciclo di rifiuti.
Il progetto prevede anche lo sviluppo di un’applicazione per smartphone che fornirà consigli all’utente nello svolgimento della raccolta differenziata, permettendo a ogni cittadino di contribuire all’ambizioso obiettivo del team di ricerca.
Micro-Val ha ottenuto il sostegno di Corepla, il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica. Se la campagna raggiungerà almeno la metà dell’obiettivo fissato, scatterà il cofinanziamento da parte del Consorzio.
“La partnership con l’Università Bicocca per il progetto #BiUniCrowd conferma l’impegno di Corepla a supportare attività di open innovation e sostenere e condividere nuove idee e tecnologie – afferma Antonio Protopapa, direttore ricerca e sviluppo di Corepla – anche al di fuori dell’ambito consortile. Il tema dell’innovazione nel suo complesso è per il Consorzio un nodo centrale e particolarmente sfidante e la sinergia con il mondo accademico rappresenta il terreno ideale per la crescita della sostenibilità ambientale come valore condiviso. Oggi più che mai è necessario puntare sui giovani, che saranno i cittadini del domani, e che sono portatori di cambiamenti positivi e promotori di azioni che possono rendere concreto il concetto di economia circolare”.
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Arrivano i batteri mangia-plastica per riciclare i rifiuti organici
Webuild, nuovo brand per i cantieri di mobilità sostenibile
MILANO (ITALPRESS) – Un nuovo brand per i cantieri di mobilità sostenibile per sottolineare il ruolo che le infrastrutture possono giocare come leva per la ripresa e la creazione di lavoro in Italia: con questo obiettivo Webuild lancia il processo di rebranding di alcuni dei principali progetti di mobilità sostenibile che puntano a velocizzare gli spostamenti di merci e persone, a ridurre le emissioni di CO2 e a rendere il Paese più efficiente e competitivo. Questi progetti rappresentano soprattutto un volano di occupazione e ricchezza per la filiera di 7mila fornitori con cui Webuild collabora.
Primo step, il logo rinnovato del progetto del raddoppio ferroviario Bicocca-Catenanuova, tratta della linea ferroviaria ad alta capacità Palermo-Catania. L’operazione di rebranding proseguirà poi anche sui lotti Napoli-Cancello e Apice-Hirpinia della linea ferroviaria alta velocità/capacità Napoli-Bari, sul progetto unico Terzo Valico dei Giovi-Nodo di Genova-Potenziamento Campasso e, nel settore stradale, sul progetto del Terzo Megalotto della strada statale 106 Jonica: cantieri che ad oggi danno lavoro complessivamente a oltre 4.200 dipendenti.
A distanza di un anno dall’adozione del nuovo naming societario, Webuild avvia un nuovo processo di Brand Architecture impiegando il marchio di Gruppo, insieme al nome dei cantieri di alta capacità, per superare le denominazioni locali e raggruppare i progetti dal punto di vista concettuale sotto un unico brand, in linea con un modello di comunicazione che punta sulla condivisione delle informazioni con il territorio e sull’apertura al pubblico del cantiere, in totale trasparenza. Un paradigma già applicato durante la realizzazione del Ponte di Genova San Giorgio, che ha dimostrato come le grandi opere possano essere realizzate in trasparenza e con efficienza.
La tratta Bicocca-Catenanuova, lunga 38 chilometri, raggiungerà i 180 km/h, contro i 90 km/h di oggi, e supererà l’imbuto attuale del binario singolo. Una volta completata, l’opera permetterà di spostarsi da Catania al capoluogo siciliano in meno di due ore. L’opera dà oggi lavoro a 430 persone, tra dirette e indirette, e sarà realizzata da Webuild grazie al supporto di 193 imprese, tra fornitori e subfornitori, tutte italiane. Sempre in Sicilia il Gruppo si è recentemente aggiudicato anche il contratto per la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori di raddoppio della linea ferroviaria ad alta capacità Messina – Catania, tratta Giampilieri – Fiumefreddo, 2° Lotto Funzionale Taormina – Giampilieri, del valore di 1,003 miliardi di euro. Un nuovo progetto per Webuild, che continua così a contribuire allo sviluppo infrastrutturale e della mobilità sostenibile dell’isola e alla creazione di nuovo lavoro anche per la filiera locale.
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Parte il contest che premia le scuole del progetto “Il sole in classe”
ROMA (ITALPRESS) – Partire dai più piccoli per educare il mondo alla sostenibilità. Il Sole in Classe è un programma all’avanguardia – nato nel 2014 – promosso da ANTER nelle scuole primarie e secondarie di I grado del territorio nazionale, per sensibilizzare le giovani generazioni sul tema delle energie rinnovabili e sull’importanza di un quotidiano stile di vita più rispettoso dell’ambiente.
Nonostante l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, per proseguire l’azione di sensibilizzazione, ANTER ha proposto per l’anno scolastico 2020/2021 una versione online del progetto culminata con la “La Settimana de Il Sole in Classe”, iniziativa che ha permesso agli insegnanti di svolgere la lezione in autonomia grazie a i materiali didattici messi a disposizione dall’Associazione.
Sono 120 gli elaborati in gara e sarà possibile votarli online su https://greenawards.anteritalia.org/it dal 20 aprile fino al 14 maggio 2020.
Alle prime 10 scuole classificate saranno dedicati premi per un valore totale di oltre 10.000 euro che, offerti da NWG Energia Società Benefit, vengono messi in palio per l’acquisto di materiale didattico.
Il claim per questa settima edizione è “Le Bellezze d’Italia sono infinite, proteggiamole con le energie puliTE”. Lo scopo del contest è quello di diffondere – grazie agli elaborati delle scuole in gara – tematiche di sostenibilità e tutela ambientale partendo proprio dalle bellezze paesaggistiche locali.
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Po, portata ancora inferiore del 30% rispetto alla media del periodo
ROMA (ITALPRESS) – Le piogge degli ultimi giorni hanno migliorato la situazione, ma la portata del Po è ancora inferiore del 30% rispetto alla media del periodo. E’ quanto emerso dal primo incontro dell’Osservatorio Permanente sugli utilizzi idrici dell’Autorità Distrettuale del fiume Po. Il mese di aprile si diversifica dal precedente presentando precipitazioni in grado di migliorare parzialmente il generale contesto del distretto del Fiume Po, risultato uno dei più aridi rilevati ad inizio di stagione primaverile; le piogge hanno ristorato le colture che avevano anticipato l’irrigazione di emergenza dal 1° marzo per poter far fronte alla carenza e proseguire il loro percorso di maturazione e rimpinguato moderatamente le falde acquifere sotterranee. Ciò che fa presumere un progressivo miglior andamento è rappresentato dalle previsioni meteoclimatiche di variabilità per i prossimi giorni che potrebbero incrementare leggermente i livelli idrometrici.
Quello che invece non rassicura del tutto, si legge, è il contestuale aumento delle temperature che, dopo i primi venti giorni di aprile, tra i più freddi di sempre, potrebbe far impennare l’asticella delle condizioni termiche verso livelli di calore tali da causare evotraspirazione dei terreni e quindi limitare il contributo stesso portato dalle piogge. Si segnala anche che l’attuale accumulo idrico nei grandi laghi regolati presenta volumi superiori alla media nel Lago Maggiore e nel Lago di Garda e inferiori nel Lago di Como, d’Iseo ed Idro. La disponibilità idrica nelle dighe montane vede ora gli invasi “scarichi” in attesa della fusione del manto nevoso, ancora abbondante sull’arco Alpino per un totale di capacità invasata pari al 20% delle generali potenzialità di accumulo.
Infine l’Autorità evidenzia come proprio le abbondanti quantità di neve caduta nel periodo invernale ed in parte anche in quello primaverile possono consentire, sulla parte centrale delle Alpi, di mantenere una buona riserva, mentre sulla catena Appenninica il contributo delle precipitazioni nevose va esaurendosi. Particolare attenzione sarà dedicata agli equilibri idrici nei sottobacini che hanno mostrato anche negli ultimi anni una manifesta aridità quasi a carattere endemico: Val Trebbia (PC), area di Boretto (RE) – dove l’impianto idrovoro di prelievo è insabbiato – e alcune zone del Bolognese.
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Coldiretti “Sos api con clima pazzo, -30% miele”
ROMA (ITALPRESS) – Nel 2021 si è verificato in Italia a macchia di leopardo un evento estremo al giorno tra siccità, bombe d’acqua, violente grandinate e gelo in piena primavera che ha distrutto le fioriture compromettendo pesantemente il lavoro delle api. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati della banca dati dell’European Severe Weather Database (ESWD), dall’inizio dell’anno, divulgata in occasione della giornata della terra celebrata in tutto il mondo il 22 aprile. L’inverno bollente e la pazza primavera segnata da gelate – sottolinea la Coldiretti – hanno creato in molte regioni gravi problemi agli alveari con le api che non hanno la possibilità di raccogliere il nettare, a causa delle basse temperature (le api non volano sotto i 10°C) o del danneggiamento dei fiori a causa delle gelate.
Le difficoltà delle api – sottolinea la Coldiretti – sono un pericolo grave per la biodiversità considerato che sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente e servono al lavoro degli agricoltori con l’impollinazione dei fiori. In media una singola ape – precisa la Coldiretti – visita in genere circa 7000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di visite floreali per produrre un chilogrammo di miele. 3 colture alimentari su 4 dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni secondo la Fao. Il volo insostituibile svolto da questo insetto è confermato da Albert Einstein che sosteneva che: “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.
Le anomale gelate che si sono registrate a macchia di leopardo lungo la Penisola hanno colpito le piante da frutta in piena fioritura, il tarassaco, il tiglio ed il castagno in fase di germogliamento. I danni fanno prevedere un taglio fino al 30% del raccolto del miele d’acacia dove il gelo ha colpito le piante in un momento di sviluppo più avanzato, danneggiando molti germogli, da cui non si apriranno i fiori.
“Un danno ambientale ed economico in una situazione in cui la svolta salutista degli italiani per effetto della pandemia Covid ha portato all’aumento del 13% degli acquisti familiari di miele nel 2020 ma – evidenzia Coldiretti – sugli scaffali dei supermercati italiani già più di 1 vasetto di miele su 2 viene dall’estero, con una produzione nazionale stimata pari a 18,5 milioni di chili nel 2020”.
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Uno studio, neve e vegetazione modulano il riscaldamento climatico
ROMA (ITALPRESS) – Grazie ai nuovi dati resi disponibili dalle ultime campagne satellitari è ora possibile osservare i cambiamenti nella copertura di neve e vegetazione associati al climate change e come essi abbiano modificato la quantità di radiazione solare riflessa localmente dalle superfici continentali (effetto di retroazione locale su riscaldamento climatico). I risultati di un lavoro realizzato da un team di ricerca internazionale coordinato dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac) di Bologna, mostrano come i cambiamenti climatici degli ultimi decenni abbiano determinato larghe riduzioni della copertura nevosa ed estese espansioni della vegetazione capaci di amplificare (retroazione positiva al riscaldamento globale) o controbilanciare (retroazione negativa al riscaldamento globale) l’incremento delle temperature nelle diverse regioni dell’emisfero settentrionale.
Del team autore dello studio – pubblicato sulla rivista Environmental Research Letters – hanno fatto parte l’Enea – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, l’European Centre for Medium Range Weather Forecasts (ECMWF, Gran Bretagna), il Royal Netherlands Meteorological Institute (KNMI, Olanda) e Deltares (Olanda).
“Le analisi innovative, condotte combinando insieme per la prima volta i dati climatici con oltre 30 anni di osservazioni satellitari di copertura nevosa, vegetazione e riflettività delle superfici alla radiazione solare, hanno quantificato una notevole diversità spaziale dell’effetto dovuto alla neve e alla vegetazione”, spiega Andrea Alessandri del Cnr-Isac.
“Nelle regioni dominate dall’effetto della riduzione della neve (alte latitudini e/o grande elevazione sul livello del mare) è stimato un ampio incremento della radiazione solare assorbita, che contribuisce a un’amplificazione dell’aumento delle temperature dovute al riscaldamento globale (effetto di retroazione positivo). Diversamente, l’espansione della vegetazione (foreste boreali, temperate e tropicali) può produrre effetti di retroazione sia positivi che negativi in diverse regioni e stagioni, a seconda delle caratteristiche della superficie che viene sostituita”, puntualizza Alessandri.
Se la espansione della vegetazione rimpiazza una superficie con riflettività maggiore alla radiazione solare (ad esempio la neve) l’effetto sarà un aumento della radiazione assorbita (retroazione positiva al riscaldamento globale); se invece la superficie sostituita ha minore riflettività (ad esempio suoli scuri) l’effetto della espansione della vegetazione sarà un aumento della radiazione riflessa (retroazione negativa al riscaldamento globale).
“I nostri risultati hanno dimostrato che nel complesso la vegetazione ha esercitato un effetto di retroazione negativo durante gli ultimi 30 anni con una tendenza quindi a contrastare l’aumento delle temperature dovute al riscaldamento globale. Questi risultati forniscono un riferimento osservazionale senza precedenti per lo sviluppo dei modelli del sistema Terra di nuova generazione che sono necessari per la valutazione delle strategie da intraprendere per mitigare i cambiamenti climatici futuri, concludono Alessandri (Cnr-Isac) e Franco Catalano (Enea).
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P&G E WWF insieme per un’Italia più verde e sostenibile
ROMA (ITALPRESS) – Il futuro dell’umanità è strettamente connesso al futuro del pianeta. Con questa consapevolezza, Procter & Gamble stringe in Italia una partnership con il WWF, la più grande organizzazione mondiale per la conservazione di natura, habitat e specie in pericolo. Obiettivo: realizzare azioni concrete in Italia volte alla salvaguardia del pianeta, a stimolare un cambiamento positivo nelle persone e ad educare le nuove generazioni. La partnership, presentata questa mattina in occasione dell’evento ‘Il futuro è nella nostra naturà, è la più importante mai realizzata da P&G in Italia a tema ambientale e rientra nell’ambito di “P&G per l’Italia”, il programma di cittadinanza d’impresa con cui P&G sta realizzando e realizzerà nei prossimi anni iniziative concrete di sostenibilità sociale e ambientale nel nostro Paese.
Quello della sostenibilità è un tema su cui P&G è impegnata da tempo, per raggiungere obiettivi ambiziosi entro il 2030 come azzerare le emissioni a livello globale, rendere il 100% degli imballaggi riciclabile o riutilizzabile e ridurre l’utilizzo di plastica vergine del 50%. Alcuni significativi traguardi sono già stati raggiunti nell’ultimo decennio: oggi nessuno stabilimento P&G nel mondo invia scarti di produzione in discarica, le emissioni di gas serra sono state tagliate del 52% (superando l’obiettivo del 30% previsto per il 2020), l’uso dell’acqua è stato ridotto del 27% (l’obiettivo era del 20%), negli stabilimenti produttivi viene usato il 30% di energia da fonti rinnovabili ed è stato raddoppiato l’utilizzo di resine riciclate negli imballaggi. Ma ancora molto resta da fare. E l’alleanza con il WWF è un ulteriore passo avanti in questa direzione.
‘L’impegno di P&G sul fronte della sostenibilità ambientale è costante ed ha anzi stabilito obiettivi ancora più sfidanti per il 2030 – ha detto Paolo Grue, presidente e AD di P&G Italia -. Con i nostri prodotti entriamo ogni giorno nelle case di oltre 5 miliardi di persone al mondo. Questo ci dà una grande opportunità e anche la grande responsabilità di agire in maniera concreta per il bene della società e del pianeta in cui viviamo e lavoriamo. Sappiamo, infatti, che per poter continuare a servire i nostri consumatori dobbiamo prima di tutto operare come buoni cittadini. Per questo, in P&G la “Cittadinanza d’Impresa” è parte integrante delle nostre strategie e il programma “P&G per l’Italia”, con cui ci impegniamo in iniziative di sostenibilità sociale e ambientale, ne è la dimostrazione. Siamo quindi davvero orgogliosi di poter annunciare la partnership con il WWF Italià. ‘Una collaborazione unica – ha aggiunto – che avrà prima di tutto la cifra della concretezza: dall’impegno sulle nuove generazioni, con le Aule Natura, al sostegno alla riqualificazione di aree verdi in tutta Italia, all’educazione al consumo responsabile fino alla formazione manageriale in tema di sostenibilità. Desideriamo dare un contributo tangibile e a tutto tondo per costruire nel nostro Paese un futuro più sostenibile per noi e per le generazioni futurè.
‘Affinchè tutti possano beneficiare in modo equo e duraturo di quello che il pianeta offre, il valore della natura deve entrare trasversalmente in tutti processi decisionali, dai grandi business plan aziendali alle piccole scelte quotidiane di chi va a fare la spesa, all’indirizzo istituzionale, legislativo, alla fiscalità’, ha sottolineato Alessandra Prampolini, direttore generale del WWF Italia.
‘Oggi più che mai – ha detto ancora – è necessario l’impegno delle istituzioni, dei cittadini e del mondo produttivo verso un obiettivo comune. Le aziende giocano un ruolo chiave per trovare soluzioni sostenibili e praticabili alle attuali sfide ambientali. Il pilastro della sostenibilità ambientale deve essere fortemente integrato con gli altri due pilastri dello sviluppo sostenibile: la sostenibilità economica e sociale. Al centro di tutto ci sono sostenibilità ambientale, economia circolare e un impegno alla ricerca del benessere collettivo nel lungo periodo. Oggi il settore privato ha una idea chiara del valore della Natura e dell’enorme impatto provocato dall’intensificarsi dei processi produttivi. L’attuale mondo delle imprese è però anche l’ultimo in grado di agire per invertire questo trend’.
‘Le Aule Natura nelle scuole – ha concluso Prampolini – stimoleranno gli studenti al contatto diretto con la natura in spazi all’aperto e quindi anche più sicuri, il progetto Renature Italy vuole vincere la grande sfida per fermare la perdita di naturà.
La collaborazione tra P&G Italia e WWF prevede quattro aree strategiche di intervento: educare le nuove generazioni, sviluppare progetti di riqualificazione ambientale, promuovere un uso più consapevole dei prodotti e sostenere la formazione dei manager di domani.
1. Educazione delle nuove generazioni. P&G sosterrà il WWF nella realizzazione, entro il 2024, di almeno 50 Aule Natura (https://www.wwf.it/progetto_aule_natura/): aree verdi all’interno delle scuole, anche quelle situate all’interno degli ospedali, allestite con orti didattici e con differenti micro-habitat (come stagni, siepi e giardini), in cui bambini e ragazzi potranno fare esperienza e apprendere dalla natura. Il contatto con il verde è, infatti, sempre meno usuale per chi vive nei paesi industrializzati, caratterizzati da stili di vita sempre più sedentari e urbanizzati. Basti pensare che oggi l’80% degli spazi pubblici urbani è occupato da traffico automobilistico, molti bambini non svolgono attività fisica e quelli dai 6 ai 13 anni trascorrono davanti allo schermo in media 2,5 ore al giorno. Un deficit di natura che, come denunciato da molti medici e psicologi, condiziona in modo evidente la crescita e la salute psicofisica delle nuove generazioni.
2. Riqualificazione ambientale. Le Nazioni Unite hanno lanciato un allarme: la natura soffre di un declino senza precedenti che è urgente contrastare. Per questo, P&G sosterrà il WWF nel più grande progetto di rinaturazione su vasta scala mai avviato in Italia, il progetto ReNature Italy (https://www.wwf.it/renature_italy/), contribuendo all’obiettivo diproteggere il 30% della biodiversità italiana entro il 2030 con un’ampia azione di ripristino di habitat distrutti o degradati. Saranno previsti investimenti per riqualificare circa 1.000.000 di m2 di aree verdi dislocate in tutto il Paese, come le oasi WWF di Vanzago (Milano), Valtrigona (Trento), Macchiagrande (Roma), Monte Arcosu (Cagliari). Un’azione ambiziosa che potrebbe rappresentare una straordinaria opportunità per l’Italia, che custodisce uno dei più importanti serbatoi di biodiversità vegetale e animale del continente europeo.
3. Educazione e sensibilizzazione dei consumatori. P&G lavorerà con il WWF per realizzare una campagna di educazione al consumo consapevole dei prodotti e al loro corretto smaltimento o riutilizzo, sia per le generazioni adulte che per quelle più giovani. Se si pensa che l’85% delle emissioni di CO2 di scopo 3 è generato a casa, durante l’utilizzo dei prodotti, è facile capire come anche le nostre più piccole azioni possano davvero fare una grande differenza per il pianeta.
4. Formazione universitaria. Essenziale, infine, è anche avere leader responsabili, con una forte coscienza green, capaci di orientare verso scelte più sostenibili le loro aziende. Per questo, P&G sosterrà corsi universitari che contribuiranno a formare i manager di domani.
Investire nella formazione è, infatti, una leva determinante per portare la sostenibilità a un nuovo livello. Un aspetto, questo, emerso anche nel volume edito da Harward Business Review “Creare valore con il Category Management Sostenibile”, nato su iniziativa di P&G in collaborazione proprio con WWF, SDA Bocconi, Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna ed EIIS (European Institute for Innovation and Sustainability), che descrive con esempi concreti un metodo basato sull’analisi dei dati del ciclo di vita dei prodotti applicato alle categorie merceologiche, con l’obiettivo di coniugare la sostenibilità ambientale ed economica e permettere all’industria, al distributore e al consumatore di fare scelte sempre più responsabili.
‘La collaborazione tra P&G e WWF è davvero strategica e dimostra quanto le aziende possano contribuire, in maniera attiva, a questi temi. La sostenibilità, infatti, può essere un elemento cardine della competitività, purchè coinvolga attivamente produttori, distributori e consumatori e sia accompagnata da investimenti coordinati e coerenti. Se tutti gli stakeholder sono coinvolti e sensibilizzati è possibile arrivare a risultati significativamente migliori e più rapidi sia in ambito economico che ambientale e sociale. La partnership tra P&G e WWF ne è testimonianza e spero possa ispirare molte altre realtà’, ha commentato Fabio Iraldo, Professore Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa.
‘In tema di sostenibilità è evidente che non esistano azioni o aziende sostenibili, ma che possano esistere solo sistemi sostenibili – ha concluso Carlo Alberto Pratesi, Professore all’Università Roma Tre e presidente dell’European Institute for Innovation and Sustainability (EIIS) -. P&G sta dimostrando nei fatti la sua convinzione che l’approccio di network alle sfide importanti sia imprescindibile. La partnership con WWF è un ulteriore tassello di questo impegno ed è un esempio positivo di come le aziende, facendo squadra con le organizzazioni e dialogando direttamente con i cittadini di ogni età, possano concretamente contribuire a raggiungere risultati utili per l’ambientè.
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Tre parchi italiani nella “Green List” dell’Iucn
ROMA (ITALPRESS) – Il parco nazionale dell’Arcipelago toscano e quello delle Foreste casentinesi entrano nella prestigiosa “Green list” dell’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn). Al parco nazionale del Gran Paradiso viene confermata la presenza in questa lista per la terza volta dal 2014. La comunicazione ufficiale è giunta oggi dalla sede svizzera della Iucn, il massimo organismo mondiale per la conservazione della natura.
“Un riconoscimento – commenta il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani – che fa onore all’Italia, Paese dalla natura magnifica che sa valorizzare questa preziosissima risorsa. Un riconoscimento, non solo in termini di biodiversità ma anche nella gestione complessiva, che ci incoraggia ad ampliare la rete delle aree protette e a investirvi con convinzione. I parchi nazionali italiani saranno anche tra i protagonisti del Pnrr”.
Il programma “Green List” delle aree protette dell’Iucn ha l’obiettivo di verificare la qualità della gestione delle aree protette e di stimolare una costante crescita in tal senso, certificando le eccellenze mondiali ovvero quelle che offrono validi risultati di conservazione. La “Green List” si basa su uno specifico standard, adattato alle esigenze locali poichè è composto da una serie di parametri qualitativi atti a misurare e migliorare le performance delle aree protette, al fine di raggiungere elevati obiettivi di tutela e di governance del loro territorio. Una certificazione che premia l’impegno, oltre che nella governance, nella programmazione, nel management, nei risultati di conservazione, nella condivisione con il territorio dal punto di vista della sostenibilità.
“Da tempo l’Italia – spiega il ministero della Transizione Ecologica – manifesta il suo impegno per la conservazione della biodiversità con un’attenzione particolare al ruolo trainante che possono avere le aree protette come aree pilota per coniugare conservazione e sviluppo sostenibile e pertanto, fin dall’inizio, ha sostenuto il processo di certificazione “Iucn Green list”. Con il supporto di Federparchi sono diversi i parchi nazionali e le aree marine protette che hanno avviato il processo per entrare nella “Green List”, riconoscimento che rappresenta uno stimolo per gli altri parchi nazionali e le aree marine protette a proseguire nel percorso per raggiungere l’eccellenza nella gestione del nostro patrimonio naturalistico”.
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