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Recovery, le proposte di Legambiente per un’Italia più verde e inclusiva

ROMA (ITALPRESS) – Ventitrè priorità di intervento, 63 progetti territoriali da finanziare e 5 riforme trasversali necessarie per accelerare la transizione ecologica e rendere la Penisola più moderna e sostenibile: sono le proposte per il Piano nazionale ripresa e resilienza di Legambiente, presentate nel corso della conferenza ‘La nostra Italia, per un’Italia più verde, innovativa e inclusivà. Tra i progetti sì a sviluppo di fotovoltaico, eolico, biometano e idrogeno verde, alta velocità nel centro sud e potenziamento delle reti ferroviarie regionali, elettrificazione della mobilità urbana e dei porti, decarbonizzazione delle acciaierie, bonifiche dei siti inquinati, banda ultralarga, ciclovie e turismo di prossimità. No all’idrogeno da fonti fossili, all’impianto di cattura e stoccaggio CO2 a Ravenna, al Ponte sullo stretto di Messina.
“Abbiamo iniziato lo scorso settembre, quando il governo italiano, l’allora governo Conte due, ha iniziato il suo lavoro per rispondere a quello che l’Europa chiedeva a tutti i paesi membri con Next Generation Eu e ci siamo presi la briga di scrivere anche noi il piano nazionale di ripresa e resilienza, un piano scritto come se dovessimo spedirlo in Europa” ha spiegato Stefano Ciafani, presidente di Legambiente.
“Ciò che osservo – ha commentato Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, intervenuto nel corso della conferenza – una serie di opportunità per passare dall’epoca della semplice attenzione per l’ambiente a un’epoca che definirei di consapevolezza ambientale integrata, integrata da una strategia economica intelligente attenta alla salvaguardia dell’ecosistema da qui al 2050 come opportunità per creare nuove attività produttive sostenibili e per trasformare gradualmente quelle vecchie generando posti di lavoro sia nel mercato interno sia in quello internazionale e in quello legato all’ export”. Secondo Di Maio, “ci sono una serie di segnali promettenti in questo senso: il rientro degli Stati Uniti negli accordi di Parigi, le nuove normative sulla decarbonizzazione approvate in Canada e nel Regno Unito e anche la disponibilità al dialogo su queste questioni da parte della Cina e di altri paesi emergenti. Pur in un momento complesso per i rapporti con l’occidente e il nostro paese si conferma all’avanguardia in questo processo come testimoniano i dati sull’economia circolare e quindi riciclo di materiali un settore in cui l’Italia è leader in Europa”.
Per il ministro, “sbaglia chi mette in contrapposizione ripresa e sostenibilità, riproponendo lo stereotipo che ormai fortunatamente possiamo considerare superato dell’alternativa tra profitto e difesa dell’ambiente”. E ha concluso: “La via d’uscita dalla pandemia non sarà un semplice ritorno alle condizioni precedenti la nostra ripresa sarà duratura nella misura in cui sarà orientata a un futuro verde digitale”.
Secondo Vincenzo Amendola, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli Affari Europei, “l’Europa vuole essere campione mondiale sul green, sugli accordi per la neutralità climatica e sulla rivoluzione digitale. Per favorire il passaggio ad un’energia rinnovabile – ha spiegato – servono procedure più snelle, l’Italia ha purtroppo dei record non ottimi sulle tempistiche burocratiche. Per passare fortemente un’energia che abbia una produzione con un impatto climatico rispetto agli obiettivi che ci siamo posti debba deve fare un salto in avanti”.
Il Recovery Plan, ha ricordato il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, “ha una durata specifica e una grande prova per l’Italia da parte dell’Europa. La peggior sconfitta potrebbe essere proprio quella di dover dire ‘non siamo stati in grado di di investire quanto abbiamo concordatò”. Dobbiamo – ha aggiunto – mettere le mani pesantemente sui metodi e sulle procedure, io spero profondamente che sia un’occasione per metterle in maniera duratura e non specificatamente solo per il Pnrr, perchè operare sempre sull’emergenza o sulla situazione contingente non non aiuta. Sarebbe ideale approfittare di questa situazione per poter fare dei cambiamenti più radicali e durevoli. C’è moltissimo lavoro da fare – ha concluso – inutile nasconderlo però mi pare che ci sia anche una grandissima sensibilità da parte di tutti i portatori di interesse e di tutte le componenti. Lavoriamoci, questo è il momento di stare zitti e pedalare: non vedo altre soluzioni che che lavorare ventre a terra per cercare di mettere insieme tutte queste cose nei prossimi mesi”.
Dopo questa drammatica pandemia, ha osservato Elly Schlein, vicepresidente della regione Emilia-Romagna, “miriamo a ricostruire insieme, migliorando sia la qualità della vita delle persone che del pianeta, che sono profondamente intrecciate, e quindi fonde gli obiettivi di una ripresa inclusiva che contrasti le diseguaglianze che crei nuova impresa il nuovo lavoro di qualità anche attraverso la transizione ecologica ormai irrimandabile delle nostre società. La transizione ecologica avverrà quando apparirà socialmente desiderabile. E’ per questo – ha spiegato – che stiamo accompagnando lavoratrici e lavoratori con un grande investimento previsto nel patto (per il lavoro e per il clima) anche sulle competenze sui saperi sulla ri-professionalizzazione per non lasciare nessuno indietro in questa transizione con grande attenzione anche alle fasce più fragili”.
Nel suo intervento, il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, ha sottolineato che “Senza infrastrutture e senza una filiera nazionale – ha aggiunto – è difficile portare un doppio vantaggio per i cittadini nell’uso di strumenti di mobilità meno inquinanti ma anche per l’occupazione cosa di cui nel nostro paese abbiamo molta necessità, soprattutto dopo la crisi”.
Il ministro ha ricordato anche che nel Piano di Ripresa e Resilienza “ci sono investimenti fortissimi per favorire il rinnovamento del parco in particolare per il trasporto pubblico locale, investimenti forti per la multimodalità e per il portare l’elettricità come fonte nelle banchine, il cosiddetto cold ironing, per ridurre l’inquinamento che le navi provocano quando sono in porto e molti altri progetti. Bisogna ancora attendere qualche settimana ma sono convinto che il quadro che emergerà sarà un quadro che dà una spinta senza precedenti in questa direzione”.
Sulla transizione ecologica “il pacchetto per il Pnrr del ministero delle politiche agricole è un pacchetto con un focus molto forte: pochi progetti ad alto impatto” ha detto Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole. “Da ministro – ha aggiunto – la cosa che veramente più di altre mi fa sbattere la testa contro il muro è vedere un paese che ha tutte le potenzialità per ottenere risultati anche superiori a quelli necessari per il raggiungimento dell’autorità climatica e di poter contemporaneamente essere fautore di politiche industriali e che producono e distribuiscono ricchezza, e che non lo fa. Condivido la necessità di superare una distribuzione a pioggia dei contributi e invece di focalizzare su alcuni settori alcuni elementi gli incentivi”.
Mara Carfagna, ministro per il sud e la coesione territoriale, nel suo intervento ha sottolineato: “La vita del nostro paese per costruire un Italia dove l’accesso dei cittadini ai diritti fondamentali sia uguale da Bolzano a Ragusa: diritto ad un’istruzione di qualità, diritto alla salute diritto al lavoro specialmente dei giovani e delle donne, diritto al welfare e ovviamente diritto all’ambiente, così come lo ha configurato il Next Generation Ue, indicando nella transizione ecologica una priorità assoluta per gli investimenti e cancellando una volta per tutte la vecchia contesa tra sviluppismo da un lato e ambientalismo dall’altro”.
Al centro di questa possibilità, pensa Maurizio Landini, segretario generale Cgil, che ci sia “far ripartire gli investimenti pubblici ma aggiungo anche quelli privati e soprattutto credo che l’obiettivo deve essere, mentre si rende sostenibile ambientalmente il nostro sistema produttivo e il nostro sistema sociale, questo deve generare occupazione soprattutto per i giovani per le donne e per il Mezzogiornò.
‘In particolare – ha aggiunto Landini – recuperando le differenze. Accanto a questo credo si ponga il tema di una serie di riforme che da anni non facciamo e che vanno affrontate: penso alla riforma fiscale, alla riforma del mercato del lavoro e del sistema degli ammortizzatori sociali, delle politiche attive, alla riforma della pubblica amministrazione e alla riforma della giustizia. Siamo di fronte ad un’opportunità – ha concluso – che non è detto che ci ricapiti”.
Ha evidenziato “il grande rischio che ancora una volta le mafie si possano infiltrare nella nostra economia” Federico Cafiero De Raho, procuratore nazionale antimafia. “Oggi – ha detto – abbiamo una grande occasione, il Piano Nazionale di Ripresa e Residenza ci offre un’occasione nella quale i controlli, le selezioni e i monitoraggi sono indispensabili affinchè non continui ad essere la mafia a entrare e godere o beneficiare di quelli che sono invece i contributi i finanziamenti e le ho lo sforzo che l’Italia fa per riprendere non solo l’economia ma gli obiettivi più fondamentali perchè nel mondo intero si possa vivere meglio”.
(ITALPRESS).

Sostenibilità, 70% italiani non sa cosa significa “Carbon footprint”

MILANO (ITALPRESS) – Grande consapevolezza sui temi della sostenibilità, ma si fa fatica a conoscere e ricordare la classe energetica del proprio appartamento o cosa si intende per “Carbon footprint”, cioè “impronta di carbonio”, il parametro che viene utilizzato per stimare le emissioni di gas serra causate da un prodotto, da un servizio da un evento o da un individuo, espresse generalmente in tonnellate di Co2. Evidenze che emergono, in modo in parte sorprendente, dal Pulsee Energy Index – l’osservatorio su usi e abitudini degli italiani realizzato da Pulsee, l’operatore di luce e gas ad uso domestico green e digitale, in collaborazione con la società di ricerche di mercato Nielsen.
Sono tantissimi gli intervistati (l’89%) che affermano l’importanza del tema inquinamento ambientale, con il 60% che si dichiara ben informato sull’argomento. La difesa dell’ambiente è uno dei valori più rilevanti in una società attuale e moderna per l’85% e il Paese dovrebbe investire di più in fonti di energia rinnovabili per l’87%.
Attenzione anche all’energia che arriva nelle nostre case, elemento che vede la quasi totalità degli intervistati (94%) dichiararsi a favore di una sua natura completamente green, ovvero prodotta solo da fonti rinnovabili. A dare forza al dato anche la disponibilità, dichiarata dal 3 italiani su 4 (il 74%), a pagare tra il 5 e il 10% in più per avere energia “green”, rispetto a quella fornita dall’attuale gestore.
Nonostante queste priorità, una parte degli intervistati mostra alcune lacune evidenti in fatto di comportamenti e vita sostenibile. Il 40% dichiara di non essere a conoscenza della categoria energetica della propria abitazione, nè tanto meno conosce l’origine dell’energia utilizzata a casa (luce e gas) e se provenga da fonti rinnovabili (44%).
E ancora, più di metà degli intervistati, il 52%, ha dichiarato di non aver mai sentito parlare di “Carbon footprint”. Il 19% lo ha solo sentito nominare ma ammette di non conoscerne il significato.
C’è ancora molta strada da fare per formare una solida coscienza ambientale nelle persone ma oggi sono tante le campagne di informazione e sensibilizzazione su comportamenti sostenibili e consapevoli del climate change. A partire da scelte più consapevoli nella scelta dell’energia giusta e pulita per la nostra casa, che riduca se non annulli completamente l’impronta energetica sul pianeta.
Pulsee, operatore per le utenze domestiche 100% digitale di Axpo Italia, propone “la Zero Carbon Footprint un servizio che permette di compensare il proprio impatto sull’ambiente acquistando certificati green per la produzione di energia e vedere così annullata la propria impronta ecologica. Al costo di un caffè al mese – si legge in una nota -, Pulsee permette inoltre di accedere ad altri servizi a valore aggiunto che, oltre a fornire energia completamente green, ne certificano l’origine garantendone la provenienza da fonti rinnovabili. Le opzioni sono MyGreen Energy – Adotta un impianto e MyGreen Energy – Gas Certification e sono raggiungibili direttamente tramite sito web e app di Pulsee”.
(ITALPRESS).

Mobilità elettrificata e sostenibile, Stellantis punta alla leadership

TORINO (ITALPRESS) – Con l’incessante crescita del mercato dell’elettrificazione, Stellantis è pronta a rispondere alle necessità dei consumatori con 29 modelli elettrificati già disponibili, e prevede di introdurre ulteriori 11 veicoli entro la fine di quest’anno. Inoltre, ogni nuovo modello globale lanciato entro il 2025 avrà una versione elettrificata. La missione di Stellantis è “essere un leader della mobilità sostenibile con un approccio a 360° dalla produzione alla commercializzazione di prodotti a basso impatto ambientale”, sottolinea il gruppo in una nota.
“La mobilità è chiamata a entrare in una nuova era di sostenibilità per il contrasto dei cambiamenti climatici che sono al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica, della stampa e dei governi anche in Italia”, afferma Santo Ficili, Country Manager di Stellantis in Italia.
“In questo contesto i veicoli elettrificati giocano un ruolo fondamentale e Stellantis vuole conquistare la leadership di questo mercato – prosegue -. Siamo già da ora pronti a proporre auto e veicoli commerciali accessibili, sicuri e sostenibili, con offerte differenziate e calibrate all’uso reale del cliente e delle sue esigenze. Infatti, siamo gli unici in grado di garantire una mobilità senza emissioni con formule d’acquisto e leasing cucite su misura, e per tutti i clienti, a partire dai 14 anni, con Citroèn AMI, sino alle esigenze del mondo professionale con l’E-Ducato di Fiat Professional, senza tralasciare chi cerca l’avventura off-road a bordo di un SUV Jeep o il comfort premium con DS. La forza di Stellantis e dei suoi brand è presidiare ogni segmento e di saper evolvere in continuità con un passato di inimitabile tradizione: un’eredità impegnativa per una sfida entusiasmante”.
Già oggi Stellantis è infatti l’unico player del mercato capace di garantire una mobilità senza emissioni con formule d’acquisto e leasing che spaziano da 1 giorno a 5 anni, e per tutte le fasce d’età, a partire dai 14 anni per Citroèn AMI, con una gamma così eterogenea da poter soddisfare ogni esigenza. AMI 100% èlectric rende possibile l’intero processo di acquisto 100% online, con pochi clic.
Oltre alla AMI, Stellantis tra i suoi modelli punta sulla Fiat Nuova 500, il full electric più venduto in Italia a febbraio.
L’offerta di Stellantis è ricca anche nel segmento B. La Opel Corsa-e, vincitrice del premio AutoBest 2020 e Volante d’Oro 2020, “democratizza la mobilità elettrica ed è perfetta per essere utilizzata tutti i giorni, mentre la Peugeot e-208, Auto dell’Anno 2020 offre un design unico e distintivo e tecnologia rivoluzionaria, perfetto esempio del Power of Choice”, sottolinea il Gruppo. Per chi volesse un SUV compatto c’è Peugeot e-2008, mentre il pubblico ha apprezzato anche la nuova Citroèn E’ – C4 – 100% E’lectric, vettura compatta di nuova generazione, cui si affianca, nel segmento C premium, la DS 4 E-TENSE.
Il brand Jeep ha inventato il concetto di SUV e l’ha applicato al mondo plug in hybrid con la tecnologia 4xe. Sempre in tema di SUV, è stato appena lanciato il nuovo Opel Mokka-e. Al suo fianco, Opel Grandland X Hybrid e Hybrid4, il SUV ibrido plug-in che unisce la potenza di un motore termico con la trazione elettrica. Disponibile inoltre la Peugeot 508 PSE, anche SW, primo esempio del nuovo concetto di Neo Performance: high performance, low impact.
Sul fronte professionale, è imminente l’arrivo dell’E-Ducato di Fiat Professional, versione 100% elettrica del veicolo commerciale più venduto in Europa nel 2020, che si affianca all’Opel Vivaro-e, al Peugeot e-EXPERT e Citroèn E’ -JUMPY, e a una vasta gamma di veicoli commerciali.
L’offerta di mobilità sostenibile affronta la sfida della transizione energetica preparata grazie a una strategia che consente di offrire le tecnologie più efficienti nella riduzione delle emissioni di CO2: 100% elettrica e Plug-in Hybrid.(ITALPRESS).

Marevivo “Serve con urgenza una cabina di regia per il mare”

ROMA (ITALPRESS) – In seguito all’ennesimo attacco ai Faraglioni di Capri smantellati dai pescatori di frodo di datteri di mare e al conseguente arresto dei colpevoli da parte della Guardia di Finanza, Marevivo torna a chiedere di inserire nel Comitato Interministeriale alla Presidenza del Consiglio per la Transizione Ecologica (CITE) una consulta che metta insieme i dicasteri che hanno competenza sui temi del mare. Dalla dismissione del dicastero della Marina Mercantile tutti i temi legati al mare, infatti, sono stati divisi tra sette ministeri e non esiste più una politica forte ed integrata su questo tema.
Marevivo lo ha chiesto con una lettera al Presidente del Consiglio Mario Draghi e al Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, lo ha fatto presente in Commissione Ambiente al Senato durante le audizioni sul PNRR e inoltre è stato presentato a firma dell’Onorevole Paola Deiana un emendamento al DL sul riordino delle attribuzioni dei ministeri.
“L’Italia, con i suoi 8.000 chilometri di coste, 32 aree marine protette, 9 arcipelaghi, 27 isole minori, oltre 500 tra porti e approdi e un’economia legata al mare che contribuisce per il 3% al Pil del Paese, senza contare al benessere fisico e mentale per chi frequenta o vive in quei luoghi, non possiede un ministero che gestisca questo immenso patrimonio” scrive il presidente di Marevivo il Presidente Rosalba Giugni. “Dalla dismissione del dicastero della Marina Mercantile i temi legati al mare (es. pesca, trasporti, difesa, turismo, conservazione del patrimonio naturale) sono stati divisi tra sette ministeri e non esiste più una politica forte ed integrata. La necessità di salvaguardare il mare è solo episodica: vedi l’attacco ai Faraglioni di Capri smantellati dai pescatori di frodo di datteri di mare. L’arresto dei colpevoli, grazie alla costanza e alla professionalità della Guardia di Finanza, ha fatto notizia per qualche giorno ma poi, come già successo in passato, tutto è già stato dimenticato”.
“Marevivo nel 1988 chiese al ministro della Marina Mercantile Giovanni Prandini il divieto a questa devastante pesca: in Ministro in soli tre mesi emanò un decreto di proibizione della pesca del dattero di mare con severe sanzioni che fu poi integrato con la proibizione alla detenzione e all’importazione.
Dopo circa 40 anni di lotte contro la distruzione del mare, Marevivo rimarca con sgomento che la legge non basta e che l’attacco all’integrità del mare continua: manca attenzione da parte della politica” sottolinea la presidente. “Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che dovrebbe portare alla transizione ecologica il mare è assente, come lo è nei 6 obiettivi del Comitato interministeriale in via di costituzione alla Presidenza del Consiglio per la Transizione Ecologica. Siamo ancora un paese che non ama il mare, che lo vede solo come un fornitore di risorse (inclusi i datteri) o di ricavo economico a scopo turistico. L’Unione Europea ci chiede di dare centralità all’ambiente, e ci offre le risorse per farlo, e, in Italia, parlare di ambiente senza parlare di mare è impossibile. Constatiamo, invece, come sia ogni volta necessario richiamare l’importanza di questi argomenti che, puntualmente, vengono dimenticati. Siamo felici che i nostri appelli siano ascoltati, ma è triste dover continuare a doverne fare perchè senza appelli il valore del mare non viene riconosciuto”.
“L’ambiente, e il mare, non rientrano mai nelle priorità strategiche del nostro paese. Ci si accorge della loro importanza solo in occasione di disastri o di crimini come quello contro i Faraglioni di Capri. Marevivo chiede attenzione politica e mediatica a questi temi, un’attenzione che non debba essere continuamente sollecitata. Occorre pianificare la transizione ecologica su solide basi ecologiche: le tecnologie non bastano, se non sono progettate in base a specifiche che considerino i possibili impatti sull’ambiente. Puntualmente, ogni soluzione tecnologica ha portato altri problemi ambientali, risolti con ulteriori proposte tecnologiche che hanno creato altri problemi. Marevivo – conclude Rosalba Giugni – chiede che la transizione ecologica si fondi su un profondo rinnovamento culturale che riconosca il valore assoluto dell’ambiente. Non ci possono essere umani sani e economie sane in ambienti malati.
L’indignazione per l’attentato alla salute del mare non si deve limitare a eventi episodici come quello caprese, ma deve diventare trasversale ad ogni nostro sentire politico e sociale. Cari politici non ci deludete, le energie del mondo del mare sono tante e aspettano un segnale concreto. Il mare se lo merita e anche noi”.
(ITALPRESS).

“Engie Planet Ambassador”, 10 atleti uniti per pesare meno sul pianeta

ROMA (ITALPRESS) – Dallo sciatore Christof Innerhofer ad Alessia Zecchini, campionessa mondiale di apnea. Dal capitano della Nazionale di basket Gigi Datome ad Arianna Talamona, nuotatrice paralimpica. Gli atleti che costituiscono la squadra degli “ENGIE Planet Ambassador”, esprimono il posizionamento di ENGIE “Più Siamo, Meno Pesiamo” attraverso un impegno collettivo per la riduzione delle emissioni di CO2.
“Campioni sportivi che vivono e allenano il proprio talento nel rispetto e in difesa del nostro pianeta – afferma Laura Masi, Direttore Marketing, Communication & PR di ENGIE Italia -, gli ENGIE Planet Ambassador sono autentici portavoce di scelte di impegno concreto per contrastare il cambiamento climatico. Alcuni atleti vivono e praticano la loro disciplina in città, altri nella natura. In entrambi i casi sono parte attiva nel voler proteggere e salvaguardare il rapporto di rispetto dell’uomo nei confronti del pianeta. E’ necessario tutelare la natura, le città devono e possono integrarne elementi che le rendano sempre più vivibili, più sostenibili e più smart”.
Attraverso il proprio stile di vita gli atleti mettono in evidenza “quanto la sostenibilità ambientale sia un tema fondante per la loro quotidianità e si pongono quale veicolo immediato per coinvolgere e sensibilizzare una community social che trova in loro un punto di riferimento. Un pubblico sempre più trasversale, che apprezza il valore della sfida e dell’impegno, volendosi far coinvolgere non soltanto dalla passione sportiva, ma anche da una call to action in campo ambientale”, sottolinea Engie.
I Planet Ambassador di ENGIE Italia sono Francesca Bagnoli, kitesurfer, Gigi Datome, capitano della Nazionale di basket, Ivana di Martino, ultramaratoneta e coach, Christof Innerhofer, sciatore, Federica Mingolla, climber, Marco Orsi, campione di nuoto, Francesco Puppi, mountain trail runner, Arianna Talamona, nuotatrice paralimpica, Martina Valmassoi, freerider e Alessia Zecchini, campionessa mondiale di apnea.
Gli atleti affiancheranno ENGIE in un percorso che durerà tutto l’anno con la partecipazione a eventi e iniziative “all’insegna dell’impegno, della sfida e del divertimento”. Faranno conoscere alla propria fan base strumenti utili a calcolare e ridurre il proprio peso sul pianeta e li sfideranno a mantenersi attivi.
Il progetto ENGIE Planet Ambassador può essere seguito sui canali Instagram e Tik Tok di ENGIE Italia e degli atleti.
(ITALPRESS).

Earth Hour, luci spente in 192 Paesi del mondo

ROMA (ITALPRESS) – Il 27 marzo 2021 alle 20,30 locali, 192 Paesi in tutto il mondo hanno partecipato alla 13esima edizione di Earth Hour, la più grande mobilitazione globale del Wwf per il Clima, che invita a spegnere le luci per un’ora come gesto simbolico per contrastare la crisi climatica. Solo in Italia ben 315 comuni hanno spento le luci dei loro monumenti, mentre sui canali social del Wwf andava in onda una maratona con contributi di artisti. “Il successo di Earth Hour mi emoziona ogni anno. Ogni volta che siamo sul punto di pensare che le cose non cambieranno poi molto, Earth Hour ci dimostra l’enorme peso del desiderio comune di fare qualcosa per il Pianeta”, ha affermato Marco Lambertini, Direttore Generale del Wwf International.
Leader e figure di spicco a livello globale hanno supportato l’Earth Hour. Seppur con limitato accesso e possibilità di aggregazione, molti monumenti iconici nel mondo hanno spento le loro luci alle ore 20.30 locali: l’Olympic Bird’s Nest Stadium a Beijing, le Petronas Towers a Kuala Lumpur, il London Eye, la Torre Eiffel, lo Skytree di Tokyo, il Cremlino, il Victoria Harbour di Hong Kong, la Porta di Brandeburgo a Berlino, la Basilica di San Pietro e il Colosseo a Roma, il palazzo della regina Rova di Antananarivo in Madagascar, l’Acropoli di Atene, l’UAP-Old Mutual Towers a Nairobi, il Sydney Opera House, le Cascate del Niagara, il grattacielo Taipei 101 e i meravigliosi giardini sulla baia di Singapore. In Italia 315 comuni hanno spento monumenti o edifici pubblici rappresentativi, tra cui lo spegnimento a Roma del Colosseo, del Palazzo Senatorio e della Basilica di San Pietro, a Verona della millenaria Arena, a Firenze di Palazzo Vecchio, Torre Arnolfo, Ponte Vecchio e Santa Maria del Fiore, a Bari delle Lanterne del Lungomare N. Sauro, la Torre dell’Orologio, la facciata del Palazzo Istituzionale della città metropolitana, a Caserta della Reggia ed ancora, Bologna, Trieste, Venezia, Pescara, Cagliari, Napoli e altre province.
(ITALPRESS).

Acqua, sulla qualità luci e ombre al Sud, il nodo delle “zone grigie”

ROMA (ITALPRESS) – La qualità del servizio idrico al Sud Italia e nelle isole è generalmente buona ma ci sono “zone grigie”, ovvero aree di cui ancora non si conoscono i dati. E’ quanto emerge da un’analisi delle informazioni che Arera, l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, ha raccolto e pubblicato sul proprio sito in mappe interattive relative alla qualità contrattuale dei servizi idrici forniti ai cittadini.
La popolazione nazionale è servita per il 43% da gestori che offrono un livello di qualità buono per quanto riguarda l’avvio e la cessazione del rapporto contrattuale. Per il 34%, invece, si registra un ottimo livello di qualità e solo per il 3% si ha una classificazione “discreta” (dati non trasmessi per il 20%). Considerando in particolare le regioni del Sud e le isole, per il 37% si registrano buoni livelli di qualità per avvio e cessazione del rapporto contrattuale. Ottima qualità per l’11%, discreta per il 7% ma buona parte dei territori non ha trasmesso i dati (44%). Per quanto riguarda la gestione del rapporto contrattuale e l’accessibilità del servizio, soltanto il 15% della popolazione del Mezzogiorno è servita da operatori che si trovano nella fascia di qualità più elevata.
Un livello “buono” per il 34% e discreto per il 7%. Dati che migliorano se si considera l’intero territorio nazionale, con un gap di 40 punti nella fascia di qualità più elevata (classe ottima per il 55%, buona 19%, discreta 5%, dati non trasmessi 20%). Proprio in relazione alla gestione del rapporto contrattuale e all’accessibilità del servizio, da un confronto tra i comuni capoluogo delle regioni del Sud emerge che la qualità è generalmente discreta a Palermo, Potenza e Matera; buona a Napoli, Salerno e nelle città pugliesi; ottima a L’Aquila, Siracusa, Ragusa, Caltanissetta e Agrigento (i dati si riferiscono al 2018).
Per Andrea Guerrini, componente del collegio Arera e presidente di Wareg, l’associazione europea dei regolatori idrici, “i dati sono positivi” anche se “c’è un divario tra il Centro-Nord e il Sud”. In una mappa in cui i livelli di qualità sono indicati con i colori, al Mezzogiorno “ci sono varie tonalità” ma “il problema – spiega Guerrini all’Italpress – è che c’è il colore grigio. Si tratta di gestioni che non hanno inviato i dati all’autorità”.
Oltre alla Sardegna, per cui esistono “deroghe”, i vuoti informativi riguardano Calabria, Molise, parte della Sicilia e della Campania. “I cittadini di queste regioni – aggiunge – non possono confrontare dati sulla qualità contrattuale, quindi non hanno diritto a questa trasparenza e forse non hanno neppure un diritto pieno al servizio idrico”.
L’infografica è anche dedicata ai livelli minimi delle prestazioni contrattuali introdotti da Arera per tutelare gli utenti e che stabiliscono i tempi massimi che i gestori devono rispettare nella loro attività. Per esempio, in riferimento ai tempi medi del complesso delle performance dei gestori, l’attesa agli sportelli dovrebbe essere in media di 20 minuti. Fanno meglio le lucane Potenza e Matera con un tempo medio di 10,4 minuti, ma anche Bari e L’Aquila dove i cittadini attendono allo sportello rispettivamente 15,3 e 18 minuti in media. Napoli, invece, si attesta a 29,5 minuti.
Inoltre, rispetto allo standard di tre ore per arrivare sul luogo di chiamata per pronto intervento, il capoluogo partenopeo raggiunge il 78,2%. Poco sopra Bari con il 79,8% e poi L’Aquila con il 94,4% mentre in Sicilia raggiungono il 100% Siracusa, Trapani, Ragusa e Caltanissetta. Il tempo medio di attesa da rispettare per il servizio telefonico è di 240 secondi.
A Trapani, però, per rispondere alle chiamate gli operatori impiegano in media soltanto 12 secondi. Siracusa si attesta sui 33, L’Aquila 47, Bari 199 mentre a Napoli la media è di 253 secondi (i dati si riferiscono all’anno 2019).
Attorno alla governance del settore idrico sono “previste riforme” che “in particolare interessano il sud”, evidenzia Guerrini accennando anche al Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Tra le proposte, quella di “non prevedere uno spacchettamento delle gestioni idriche al Sud in particolare – afferma – spezzettando la parte all’ingrosso dalla parte di distribuzione”. “Dal punto di vista gestionale – spiega Guerrini – spezzettare la filiera tra grossisti e distributori e dividere questa attività di riforma intervenendo prima sull’ingrosso e poi sulla distribuzione non faciliterebbe la razionalizzazione del servizio idrico al Sud, perchè il Mezzogiorno ha bisogno di investimenti ma anche di certezza dal lato dei gestori nella raccolta dei corrispettivi”.
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Al via programma sperimentale per la riforestazione urbana

ROMA (ITALPRESS) – E’ stato pubblicato l’avviso pubblico sul “Programma Sperimentale per la Riforestazione Urbana” (come previsto dal decreto ministeriale del 9 ottobre 2020), con il quale è stato avviato il finanziamento del programma che ha ad oggetto la messa a dimora di alberi, compresi gli impianti arborei da legno di ciclo medio e lungo, il reimpianto e la selvicoltura ovvero la creazione di foreste urbane e periurbane, nonchè la manutenzione successiva all’impianto. Sono stati stanziati euro 18 milioni per l’anno 2021 per finanziare le proposte progettuali che verranno presentate dalle città metropolitane.
Ciascuna città metropolitana, può presentare fino ad un massimo di 5 progetti, che redige o seleziona, tenendo conto, oltre che dei requisiti di ammissibilità, in particolare, della valenza ambientale e sociale dei medesimi, del livello di riqualificazione e di fruibilità dell’area oggetto dell’intervento, dei livelli di qualità dell’aria e della localizzazione nelle zone oggetto delle procedure di infrazione comunitaria. Ai fini della localizzazione degli interventi, sono considerati ambiti di attuazione preferenziale i territori delle città metropolitane ricompresi nelle zone interessate dalle procedure di infrazione. Il termine ultimo per la presentazione delle proposte scade alle ore 12.00 del 20 luglio 2021.
(ITALPRESS).