BOLOGNA (ITALPRESS) – Nel corso di un incontro organizzato questa mattina a Bologna che ha visto la partecipazione di oltre 350 aziende fornitrici di prodotti a marchio, Conad ha lanciato il Manifesto per la Marca Commerciale. Sono state presentate le linee strategiche per lo sviluppo sostenibile della MDD Conad e delle sue linee di prodotto, basate sul miglioramento in modo continuo e misurabile della quota di fatturato generata dalle attività identificate dai criteri Esg, definiti dall’Agenda Onu 2030. Durante l’incontro è stato annunciato l’accordo tra Conad e Sace a supporto della sostenibilità economica e ambientale degli oltre 700 fornitori di prodotti per la marca commerciale. L’intesa, che rappresenta un unicum e ha natura esclusiva nel settore, prevede una serie di iniziative congiunte mirate a promuovere la sostenibilità lungo tutta la filiera produttiva. Conad metterà a disposizione dei propri fornitori di prodotti a marchio – con particolare attenzione alle Pmi – i servizi assicurativi e di garanzia offerti da Sace, consentendo un miglior dialogo con le banche di riferimento, in un percorso di medio/lungo termine che supporti la filiera con l’obiettivo di facilitare l’accesso al credito, fornire maggiore liquidità, sostenere la resilienza e la competitività del settore.
Conad offrirà inoltre ai propri partner webinar e sessioni formative erogate dall’Hub Education &Connect Solutions di Sace su prodotti e servizi rivolti alle aziende del settore agroalimentare e del made in Italy.
“Per Conad la sostenibilità è uno dei pilastri della strategia di sviluppo di lungo periodo – ha dichiarato Francesco Avanzini, direttore generale di Conad – Questo accordo con Sace è rilevante perchè è un aiuto concreto per le aziende nostre partner nello sviluppo dei prodotti a Marchio Conad e che affrontano la transizione ESG con decisione ma che, a volte, hanno bisogno di competenze e conoscenze specifiche. Poichè la distribuzione è sempre più al centro del sistema economico, riteniamo importante collaborare con chi condivide il nostro impegno in tema di sostenibilità”.
“L’accordo rappresenta un esempio concreto di sinergia con uno dei più maggiori leader nella grande distribuzione in Italia per mettere a fattor comune know-how e competenze che vadano nella direzione della sostenibilità per poter supportare tutto l’indotto composto da oltre 700 fornitori a marchio Conad”, ha dichiarato Alessandra Ricci, amministratore delegato di Sace.
(ITALPRESS).
-Foto: ufficio stampa Conad-
Accordo Conad-Sace per sostenibilità a supporto filiera produttiva
Hera-Saipem, progetto cattura CO 2 riceverà 24 mln da Eu Innovation Fund
BOLOGNA (ITALPRESS) – Catturare l’anidride carbonica in uscita dai camini dei termovalorizzatori, per poi stoccarla nei giacimenti di gas naturale esauriti, abbattendo così in modo significativo le emissioni degli impianti, contribuendo alla decarbonizzazione dei territori. E’ l’obiettivo del progetto all’avanguardia presso il termovalorizzatore di Ferrara – proposto dal Gruppo Hera, soggetto capofila, in collaborazione con Saipem – che è stato selezionato per ricevere i finanziamenti previsti dal quarto bando per progetti mid-scale dell’EU Innovation Fund. Una volta che l’assegnazione sarà definitiva, l’importo destinato a questo progetto di cattura delle emissioni di CO 2 sarà di quasi 24 milioni di euro.
Questo progetto industriale di cattura della CO 2 è il primo in Italia pensato per essere applicato ai termovalorizzatori e tra i primi in Europa. Prevede l’applicazione di Bluenzyme, soluzione proprietaria e modulare di Saipem basata su “CO 2 Solutions”, una innovativa tecnologia enzimatica per la cattura dell’anidride carbonica nei processi industriali di piccoli e medi emettitori.
L’iniziativa è stata selezionata dalle autorità europee in funzione dell’alto livello di innovatività e per la potenziale replicabilità su altri impianti di termovalorizzazione e in altri settori industriali hard to abate in Italia e, più in generale, in Europa. I Fondi Europei copriranno una quota significativa dei 53 milioni di euro previsti per la realizzazione dell’impianto per la cattura della CO 2 . Ferme restando le opportunità derivanti dall’evoluzione del contesto normativo, l’operatività dell’impianto è ipotizzata per il 2028.
Il progetto abbatterà completamente le emissioni di CO 2 del termovalorizzatore di Ferrara La cattura della CO 2 è una leva di decarbonizzazione fondamentale per i termovalorizzatori e, per il momento, l’impianto Herambiente di Ferrara è stato individuato come quello più adatto. Il progetto consentirà, infatti, di catturare il 90% circa delle emissioni di una delle due linee del termovalorizzatore, ovvero 64 mila tonnellate di CO 2 all’anno (equivalente alle emissioni annuali di circa 37 mila automobili), che costituiscono la totalità della CO 2 emessa, rendendo quindi sostenibile l’intera produzione di energia ottenuta dalla termovalorizzazione dei rifiuti indifferenziati. La rimanente quota di CO 2 emessa dall’impianto, infatti, è di natura biogenica e quindi neutrale dal punto di vista ambientale. La CO 2 catturata verrà trasportata tramite condotta e stoccata nei giacimenti di gas esauriti dell’alto Adriatico.
Il nuovo impianto di cattura della CO 2 garantirà alti standard di sicurezza e innovazione, consentendo anche di massimizzare l’efficienza energetica. Sarà infatti totalmente green, perchè sfrutterà energia elettrica da fonti rinnovabili, cioè prodotta sia dal termovalorizzatore stesso sia dal calore fornito da fonte geotermica convogliato tramite la rete di teleriscaldamento della multiutility. Il processo di cattura enzimatica, a basso impatto ambientale, può essere infatti alimentato proprio da calore a bassa temperatura, come quello geotermico. Saranno quindi evitate ulteriori emissioni di CO 2 .
Con questa iniziativa il Gruppo Hera, una delle principali multiutility italiane, ribadisce il proprio impegno per favorire e supportare la transizione ecologica dei territori serviti, grazie all’ampia dotazione impiantistica e il know how maturato nei diversi settori di attività. Si conferma quindi pioniere nel perseguimento della neutralità carbonica, tema centrale nella propria strategia: questo progetto rappresenta, infatti, una delle principali leve interne previste dal Piano di transizione climatica del Gruppo Hera finalizzate alla riduzione delle emissioni con l’obiettivo di raggiungere il Net Zero al 2050. Su 4,4 miliardi di investimenti previsti dal Gruppo Hera nel piano industriale nel periodo 2023-2027, più del 30% sono destinati a progetti per favorire la decarbonizzazione.
“Abbiamo ottenuto il punteggio più alto nel bando europeo dell’Innovation Fund: questo conferma il carattere assolutamente innovativo di questa iniziativa. E’ un traguardo molto importante, che ci vede pionieri in Italia con questa soluzione su scala industriale di cattura della CO2 applicata ai termovalorizzatori – – ha dichiarato Orazio Iacono, Amministratore Delegato del Gruppo Hera (nella foto) -. Come leader della filiera ambiente, andiamo a tracciare la strada dell’innovazione in questo ambito, facendo leva su investimenti e competenze. Si tratta di una tecnologia sicura e replicabile su altri impianti in Italia e all’estero, che associa le attività di economia circolare volte al recupero della materia con i processi di decarbonizzazione. Con questa soluzione, in un settore importante come quello del trattamento dei rifiuti e della generazione dell’energia, allunghiamo la vita degli impianti aumentandone la resilienza. Questa tecnologia rientra tra le principali leve interne per la riduzione delle emissioni di Scopo 1 previste dal nostro Piano di transizione climatica. Siamo il primo player del settore multiutility in Italia e tra i primi in Europa a dichiarare l’obiettivo Net Zero al 2050 su tutti e tre gli Scopi: essendo fortemente radicati sui territori che serviamo, sentiamo infatti più di ogni altra azienda la necessità di creare valore, favorendo uno sviluppo sostenibile delle comunità e accrescendo la resilienza dei nostri asset con la leva abilitante delle nuove tecnologie”.
“Il riconoscimento da parte dell’EU Innovation Fund conferma l’elevato livello di innovazione della tecnologia Bluenzyme di Saipem per la decarbonizzazione dei piccoli e medi emettitori nei settori hard to abate con un progetto unico a livello italiano ed europeo che rafforza il ruolo della nostra azienda nell’accompagnare i propri clienti nel percorso verso la carbon neutrality”, ha dichiarato Alessandro Puliti, CEO di Saipem.
– foto: Agenzia Fotogramma –
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Da Snam primo Transition Plan, roadmap verso net zero al 2050
MILANO (ITALPRESS) – La Presidente Monica de Virgiliis e l’Amministratore Delegato Stefano Venier presentano il primo Transition Plan di Snam, una roadmap trasparente per delineare in maniera definita e sistematica gli obiettivi al 2050, e le relative azioni e risorse per sostenere la transizione energetica del Gruppo e la decarbonizzazione del Paese.
Il Transition Plan, approvato dal Consiglio di Amministrazione, evidenzia l’impegno di Snam per la decarbonizzazione e il miglioramento della biodiversità, in coerenza con la strategia e il profilo di investimenti della società. Il documento sarà costantemente aggiornato per riflettere l’evoluzione del sistema energetico, compresi l’innovazione tecnologica e i risultati ottenuti durante questo percorso.
“Il primo Transition Plan di Snam fornisce un set completo di iniziative, metriche e KPI per supportare una transizione credibile verso il Net Zero al 2050 – ha dichiarato l’Amministratore Delegato Stefano Venier -. Nel complesso percorso verso il Net Zero, questo è il momento giusto per agire attraverso una roadmap di sostenibilità a tutto tondo con un percorso solido e attendibile verso le emissioni Net Zero e un impatto positivo sulla natura. Una quota crescente di finanza sostenibile ci aiuterà a raggiungere i nostri ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione”.
Il documento si basa su scenari energetici a lungo termine che rappresentano l’evoluzione più aggiornata della domanda energetica italiana, in coerenza con quelli sviluppati congiuntamente con l’operatore di trasporto elettrico italiano, il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) 2024 e gli scenari europei del settore, come ad esempio quelli elaborati dai gestori di rete continentali (ENTSOs).
Questi riferimenti stabiliscono il contesto in cui Snam opererà entro il 2040 estendendo il fronte temporale, per la prima volta, fino al 2050, a completamento del percorso di transizione al Net Zero.
Una valutazione approfondita dei rischi in tutti gli scenari conferma la resilienza del modello di business multi-molecola di Snam, basato principalmente sull’uso e l’esposizione al rischio fisico degli asset lungo l’intero percorso fino al 2050 e oltre: solo l’1% dei gasdotti presenta un rischio di sottoutilizzo fino al 2040 e meno del 10% nel 2050. La regolazione, il ruolo critico degli asset e le opportunità di un loro repurposing, combinate con la posizione dell’Italia al crocevia dei flussi energetici verso l’Europa, supportano la visione di Snam di diventare un operatore paneuropeo multi-molecola nel lungo periodo.
Tutti gli investimenti per lo sviluppo della rete sono sottoposti ad analisi costi-benefici richieste dal regolatore e, in numerosi casi, a una consultazione pubblica per garantire che siano necessari e nell’interesse del sistema.
Il percorso di Snam verso il Net Zero si baserà su due pilastri principali: la riduzione delle emissioni e la minimizzazione dell’impatto sulla biodiversità. Come parte della sua strategia climatica, Snam è fermamente impegnata a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2040 (per le emissioni c.d. scope 1 e 2) e il Net Zero per tutte le emissioni, incluso lo scope 3, entro il 2050. Le emissioni di CO2 sono già diminuite del 10% rispetto al 2022, mentre per il 2024 si prevede una riduzione di circa il 20%; coerentemente con questo percorso, Snam si impegna a raggiungere il -25% entro il 2027, il -40% entro il 2030 e il -50% entro il 2032. Anche la riduzione delle emissioni di metano rappresenta una priorità chiave: Snam ha già registrato una riduzione del -57,5% nel 2023 rispetto al 2015 e sta già lavorando sui prossimi obiettivi: -64,5% entro il 2027, -70% entro il 2030 e -72% entro il 2032.
Per quanto riguarda la biodiversità, Snam si impegna a raggiungere la Zero Net Conversion quest’anno e a generare un impatto positivo sulla natura entro il 2027, che prevede il completo ripristino della vegetazione e del paesaggio ex ante combinati con policy definite sulla gestione del territorio, dell’acqua e dei rifiuti.
Snam è inoltre impegnata nella decarbonizzazione del sistema energetico, facendo leva sul ruolo chiave nello sviluppo delle attività di transizione: biometano, idrogeno, cattura e stoccaggio del carbonio ed efficienza energetica. Questi sforzi sono supportati da un solido programma di investimenti di 26 miliardi di euro per il periodo 2023-2032. La prima parte dal 2023 al 2027, con 11,5 miliardi di euro (al netto dei finanziamenti pubblici), è focalizzata sul mantenimento dell’affidabilità e della resilienza degli asset a livello mondiale, combinata con la contemporanea riduzione della loro impronta di carbonio. Nel lungo periodo (2028-2032), le opportunità di investimento complessive saranno pari a 14,5 miliardi di euro (al netto dei finanziamenti pubblici) per supportare l’evoluzione del sistema energetico, incluso il repurposing delle infrastrutture esistenti verso un sistema multi-molecola. In particolare, lo scale-up della dorsale H2 e il progetto Ravenna CCS, insieme all’accelerazione dello sviluppo delle stazioni di compressione a doppio combustibile, porteranno a un aumento significativo del capex allineato alla tassonomia UE dal 37% (2023-2027) al 52% (2028-2032).
La finanza sostenibile supporterà la più ampia strategia di Snam e gli sforzi di transizione, in linea con gli obiettivi di sostenibilità del Gruppo, passando dal 40% del totale dei finanziamenti impegnati nel 2020 a circa l’80% nel 2023. La quota di finanza sostenibile aumenterà ulteriormente all’85% entro il 2027. Gli strumenti sustainability-linked di Snam adeguano le loro caratteristiche finanziarie a seconda che determinati KPI di Sostenibilità, predefiniti in fase di sottoscrizione, siano raggiunti o meno entro una data stabilita, rafforzando così l’impegno dell’azienda a raggiungere i propri target di decarbonizzazione: oltre il 50% del finanziamento sostenibile oggi è legato agli indicatori di riduzione delle emissioni, a ulteriore conferma del più ampio impegno di Snam in materia di sostenibilità.
Il piano è supportato da un coinvolgimento attivo delle terze parti e da un dialogo continuo con tutti gli stakeholder, sostenuto da una solida supervisione sugli impegni climatici e da un sistema di governance robusto, che dal 2021 incorpora la transizione energetica nello statuto societario e stabilisce, tra le altre cose, una politica di remunerazione coerente con gli obiettivi di sostenibilità, promuovendo un coinvolgimento sistematico degli stakeholder, con particolare riferimento alla comunità finanziaria.
– Foto ufficio stampa Snam –
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Riciclo, Piunti “Conou un piccolo miracolo di cooperazione”
ROMA (ITALPRESS) – “Tutta la filiera del riciclo italiana – che non è solo l’olio minerale – è particolarmente brillante, ha dei risultati sicuramente superiori alla media europea, ma gli italiani non lo sanno. Nel nostro piccolo cerchiamo di fare comunicazione su questo tema, perchè all’origine di questa eccellenza italiana c’è anche la nostra mentalità di Paese povero di risorse”. Inoltre “l’industria del riciclo è nuova, gli impianti e le tecnologie sono nuove e il sistema autorizzativo si basa sulle province e sulle Arpe provinciali regionali: il dialogo con le amministrazioni provinciali che danno le autorizzazioni qualche volta può essere difficile, credo che il polo centrale di know-how dovrebbe dare un grande supporto agli enti locali, altrimenti si rischiano anomalie e sperequazioni”. Lo ha detto Riccardo Piunti, presidente del Consorzio Nazionale Oli Usati (Conou), intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress.
Conou è “un piccolo miracolo di cooperazione nato 40 anni fa, indirizzato da una legge che ha chiesto alle compagnie petrolifere di recuperare l’olio lubrificante una volta che non serve più. Oggi raccogliamo il 100% dell’olio usato in 103mila luoghi tra officine, garage e fabbriche in Italia, a titolo gratuito, e gli ridiamo una nuova vita”, ha spiegato Piunti. In un anno, “con circa 600 mezzi di raccolta raccogliamo 190 mila tonnellate di olio minerale usato”.
Il tema dell’ambiente “diventa sempre più stringente, ci sono Paesi dove la situazione è veramente disastrosa che devono impostare un modo” per rimediare: abbiamo ricevuto le delegazioni di imprese petrolifere dell’Arabia Saudita, dell’India e della Turchia”. In passato, “imprese o Paesi ci consultavano sulle nostre modalità per rigenerare l’olio: questa volta, il tenore delle domande era incentrato sul modello. Come si fa a realizzare questo sistema senza dover mettere un poliziotto in ognuno dei 103 mila luoghi? Noi non ne abbiamo neanche uno: abbiamo degli standard, anche etici, che i nostri raccoglitori devono rispettare”, inoltre “bisogna far convergere l’interesse economico con quello ambientale, utilizzando le risorse del consorzio per favorire il loro comportamento”.
Dall’altra parte, ci sono dei Paesi interessati ad acquistare le imprese italiane. “Le imprese europee vengono a fare shopping da noi, alcune delle nostre imprese sono state acquistate da gruppi stranieri che si occupano di rifiuti”, ha spiegato.
Conou sarà tra i protagonisti di Ecomondo, l’evento di riferimento in Europa e nel bacino del Mediterraneo per la transizione ecologica e i nuovi modelli di economia circolare, in programma dal 5 all’8 novembre a Rimini. “Nel nostro stand terremo tre seminari brevi su tre temi: la cybersicurezza, la sostenibilità dei lubrificanti e i famosi PFAS, un tema a cui teniamo molto: crediamo che sia una battaglia da portare avanti, anche l’Europa sta dandosi da fare per bandire il più possibile l’utilizzo di queste sostanze che sono una minaccia per la specie perchè attaccano il sistema riproduttivo. In più, essendo indistruttibili, si accumulano nell’acqua e nell’ambiente”.
Su alcuni temi, come questo, “l’Europa è molto di traino”, ma in alcuni casi “va avanti anche facendo degli errori: anni fa, l’Europa si accingeva a fissare un limite minimo di rigenerazione dell’85% che per noi sarebbe stato facile da raggiungere visto che siamo al 98%, ma non l’ha fatto perchè in Europa al momento l’olio usato viene bruciato e ci sono molti interessi a continuare così”.
Conou ha anche ottenuto una certificazione per la parità di genere. “Riflettere sul sistema aziendale rispetto alla parità di genere significa scavare in una miniera che il passato ha accumulato, dove c’è tanta roba buona”, ha concluso.
– foto xi2/Italpress –
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Conai e Università di Bari, al via un corso per formare 80 green manager
ROMA (ITALPRESS) – E’ stato presentato oggi pomeriggio nella sala stampa di Palazzo Montecitorio, su iniziativa dell’onorevole Patty L’Abbate, il corso di alta formazione Gestione dei rifiuti nell’economia circolare, rivolto ai giovani laureati di Puglia e Basilicata che vogliono sviluppare competenze ambientali con un focus sulla gestione dei rifiuti di imballaggio. Promosso da CONAI come nuova tappa dei suoi Green Jobs, i percorsi formativi post-laurea che aiutano i neolaureati a trovare opportunità professionali nel campo della tutela del Pianeta, il corso è attivato dall’Università degli Studi di Bari Aldo Moro: si svolgerà con lezioni da remoto in modalità sincrona dal 12 novembre 2024 al 21 gennaio 2025 e avrà l’obiettivo di rendere più solida la spendibilità professionale dei giovani professionisti interessati a tematiche ambientali, approfondendo non solo conoscenze teoriche ma anche aspetti tecnologici, scientifici ed economici legati al trattamento e al recupero dei rifiuti.
A parlarne, oggi, sono statiPatty L’Abbate, Vicepresidente della Commissione Ambiente; il Vicedirettore generale CONAI Fabio Costarella; il professor Bruno Notarnicola dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, coordinatore del corso; Paola Ficco, coordinatore scientifico di Reteambiente Formazione.
“Creare figure professionali con competenze nell’economia circolare è essenziale, non solo per le imprese, ma per l’intera comunità – spiega L’Abbate -. Diventare imprese competitive e circolari significa adottare un nuovo approccio alla produzione, alla progettazione dei prodotti, e ridurre significativamente l’impatto ambientale grazie a processi innovativi. Per raggiungere questo obiettivo, è fondamentale formare green manager capaci di supportare la trasformazione necessaria, sia nel settore privato che nella pubblica amministrazione. Questo corso rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione tra il mondo accademico, le istituzioni e l’industria, che insieme hanno saputo creare un’opportunità formativa unica. Un’iniziativa che permette ai giovani di acquisire le competenze richieste per affrontare le sfide del futuro e contribuisce allo sviluppo sostenibile del territorio. Per i giovani, si aprono concrete opportunità di carriera in un mercato del lavoro sempre più orientato al futuro e alle pratiche sostenibili”. “Per la comunità, i benefici includono un miglioramento della qualità della vita, una riduzione dell’inquinamento e una maggiore attenzione alla salute – aggiunge -. Attraverso i green jobs, offriamo ai giovani di Puglia e Basilicata la possibilità di diventare protagonisti del cambiamento, mettendo le proprie competenze al servizio del bene comune e della loro comunità”.
“Continua l’impegno di CONAI anche nella formazione. Green Jobs nasce cinque anni fa, diventando in pochissimo tempo un immancabile appuntamento – commenta il Vicedirettore generale CONAI Fabio Costarella -. Si tratta di percorsi formativi nati per promuovere competenze nel campo dell’economia circolare con una particolare attenzione alle regioni del Centro-Sud, che in questo settore ancora scontano qualche ritardo nell’avere un ciclo integrato nella gestione dei rifiuti di imballaggio. I Green Jobs, del resto, rispondono al bisogno di figure professionali nel settore della gestione dei rifiuti: a permetterci di vincere le sfide sostenibili che aspettano il nostro Paese sarà anche la formazione. Che infatti è da sempre parte dei compiti istituzionali di CONAI: conoscenze approfondite e interdisciplinari sono indispensabili per chiudere davvero il cerchio, anche in vista degli obiettivi europei di intercettazione dei rifiuti, che chiederanno all’Italia risultati sempre più sfidanti”.
“Come Ateneo abbiamo accettato con grande entusiasmo la proposta di CONAI per la realizzazione di un corso di alta formazione sui temi della circolarità nella gestione dei rifiuti – afferma Notarnicola -. Ci sono tanti corsi disponibili sul mercato ma è difficile trovarli a titolo gratuito come questo. Il fatto di essere telematico potrà, inoltre, facilitarne la frequenza e la partecipazione. Il corso si rivolge a tutti colori che vogliono fare della green economy argomenti delle loro future professionalità e che intendono applicare tali competenze nel contesto regionale pugliese e anche tarantino. Il coordinamento scientifico è a cura del Dipartimento Jonico ‘Sistemi Giuridici ed Economici del Mediterraneo: società, ambiente, culturè, che afferisce alle Scienze Merceologiche, discipline che fin dagli anni ’70 sono pioniere nella trattazione di queste tematiche. Il Dipartimento Jonico, in particolare, ha un approccio multidisciplinare alla sostenibilità, dato che gli argomenti vengono affrontati dal punto di vista giuridico, tecnico-aziendalistica e merceologico”.
Il corso è aperto a un massimo di ottanta partecipanti a titolo completamente gratuito, fatte salve le spese di iscrizione. Per candidarsi, tutti i laureati di Puglia e Basilicata under35 hanno tempo fino al 24 ottobre.
Sviluppato in collaborazione di Reteambiente Formazione e con un contributo di Ranstad, Gestione dei rifiuti nell’economia circolare sarà composto da ventisei moduli didattici di novanta minuti ciascuno, che si articoleranno in tredici giornate formative.
In cattedra, rappresentati dei sette Consorzi di filiera del sistema CONAI, di aziende che si occupano di riciclo sul territorio di Puglia e Basilicata, oltre che esperti accademici nel settore dell’economia circolare.
Gli studenti che avranno seguito in diretta almeno l’80% complessivo dei relativi moduli saranno ammessi ad una prova finale di verifica dell’apprendimento, attraverso un test a risposta multipla. Ai partecipanti che avranno superato la prova sarà rilasciato un attestato di partecipazione con riconoscimento di crediti formativi.
Gli interessati alla partecipazione al Bando devono registrarsi sul sito dell’Ateneo. Il bando e il programma del corso possono essere scaricati a questo link: https://www.uniba.it/it/didattica/corsi-universitari-di-formazione-finalizzata/corsi-e-progetti-di-alta-formazione/corsi-alta-formazione-2024-2025/gestione_dei_rifiuti_nell_economia_circolare/bando-gestione-dei-rifiuti.pdf o nella sezione Notizie del sito ufficiale conai.org.
– foto spf/Italpress –
(ITALPRESS).
Al Festival Nazionale dell’Economia Civile la ricetta per gestire il cambiamento climatico
FIRENZE (ITALPRESS) – Siamo dentro l’era dei beni comuni. Tuttavia, non disponiamo ancora di una vera e propria teoria economica di beni comuni e, soprattutto, non abbiamo ancora elaborato le categorie di pensiero che ci permettano di affrontare il vero nodo della questione: come si governano i beni comuni? In che modo un corretto governo dei beni comuni può aiutarci a proteggere i territori dalla violenza del cambiamento climatico?
Ne hanno discusso, nel corso della 6ª edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile, Andrea Rinaldo (Professore Costruzioni idrauliche all’Università di Padova e direttore del laboratorio di Ecoidrologia della Scuola politecnica federale di Losanna – EPFL), Gianluca Galletti (Presidente Emil Banca e UCID) e Agostino Miozzo (Responsabile del progetto Accoglienza per il Giubileo).
Per Rinaldo «Ogni proiezione ambientale e climatica che abbiamo a disposizione ci prospetta situazioni drammatiche sotto ogni punto di vista, che possiamo anche toccare con mano: siccità alternata a precipitazioni fuori dal comune, innalzamenti repentini di temperature, scioglimento di calotte glaciali con conseguente innalzamento del livello del mare. Il primo pensiero da superare è quello che vuole il pianeta come una merce, ogni elemento naturale come un prodotto sottoposto alla legge del mercato e dunque valutabile in termini economici».
Galletti ha dichiarato: «Oggi si investe più in armi che nella lotta ai cambiamenti climatici. L’accordo di Parigi si basa sulla mitigazione, su cui ben poco è stato fatto e si sta facendo, e sull’adattamento, ovvero quello relativo alla preparazione del territorio agli sconvolgimenti ormai inevitabili e imminenti. È ruolo della politica avviare un processo di questo genere».
Miozzo ha detto: «L’uomo non si preoccupa più della natura. Lo vediamo quando in maniera irresponsabile non si cura in alcun modo delle risorse che consuma, della poca attenzione che dedica alla manutenzione dell’ambiente. Un termine oggi troppo abusato, che abbiamo sentito miliardi e miliardi di volte, è prevenzione. La prevenzione non è amata dai politici perché non porta a vincere le elezioni, quindi ciò che manca è una reale coscienza della sua vera importanza».
Il FNEC è promosso da Federcasse (l’Associazione Nazionale delle Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali, Casse Raiffeisen) e da Confcooperative, organizzato e progettato con NeXt (Nuova Economia Per Tutti), con il contributo di Fondosviluppo, Assimoco, Assicooper, Coopersystem, Federazione Toscana delle BCC, Frecciarossa e la collaborazione della SEC (Scuola di Economia Civile) e di MUS.E.
– foto ufficio stampa Festival Nazionale dell’Economia Civile –
(ITALPRESS)
A Panetta e Cassano la Fenice Conai per il giornalismo ambientale giovane
MILANO (ITALPRESS) – Sono Valentina Panetta e Massimiliano Cassano i due giornalisti vincitori dell’edizione 2024 della Fenice CONAI per il giornalismo ambientale giovane, il premio che il Consorzio Nazionale Imballaggi dedica alle nuove generazioni di giornalisti che si sono occupati di sostenibilità e tematiche ambientali.
Panetta ottiene la Fenice nella categoria audiovisivo per il suo servizio, pubblicato sul canale visual del quotidiano Il Messaggero, che parla di Valori Ritrovati, ossia il mercatino dei pacchi anonimi o smarriti alla Caritas: un progetto di economia circolare che dal 2019 salva dal macero 35mila pacchi all’anno, permettendo di recuperarli e rivenderli a prezzi ribassati per beneficenza.
Cassano vince invece la statuetta nella categoria scritto per il suo articolo “Tottenham. Campioni di sostenibilità”, pubblicato su The Post Internazionale, in cui racconta nel dettaglio perchè il club calcistico inglese (sesta squadra in Inghilterra per numero di titoli ufficiali vinti) è stato premiato per il quarto anno come il più rispettoso dell’ambiente in Premier League.
I premi sono stati consegnati a Urbino la sera del giorno d’apertura del Festival del giornalismo culturale, nella Sala del trono di Palazzo Ducale. I vincitori hanno ricevuto le Fenici dalle mani di Simona Fontana, direttore generale CONAI.
Giornalista professionista del Messaggero, Valentina Panetta scrive per il quotidiano romano dal 2020. Nata a Roma nel 1997, è laureata in Marketing & Digital Communication. «Ordinare, scartare, buttare. Sono le abitudini del consumismo più sfrenato che a volte diventa intollerabile quando nemmeno si arriva ad aprire un pacco e questo finisce direttamente al macero» commenta. «Ma c’è chi si oppone a questa logica a nome della sostenibilità e della solidarietà. Il mercatino dei Valori Ritrovati salva ogni anno oltre 35mila pacchi: il loro contenuto viene venduto a prezzi vantaggiosi per gli acquirenti e il ricavato è destinato al contrasto alla povertà. Dopo il servizio in tantissimi ci hanno scritto per poter dare il loro contributo. Ringrazio la giuria che ha premiato questo lavoro e ha dato merito a un’importante iniziativa di economia circolare».
Giornalista che «ha fatto della sua preoccupazione per il clima un lavoro», Massimiliano Cassano è nato a Napoli. Formatosi professionalmente a Roma, ha intrapreso la strada del green dopo essersi occupato anche di sport e politica. «La fenice che rinasce dalle sue ceneri come simbolo della circolarità incarna perfettamente lo spirito che dovremmo avere tutti verso ciò che ci circonda» afferma, «soprattutto in una società dei consumi che incede senza sosta. Siamo qui per celebrare la sostenibilità, non come slogan da appuntare su un’etichetta ma come modello di sviluppo aziendale, sociale, di vita. Voglio essere ottimista, i danni del passato non si possono cancellare, ma possiamo riciclarli per dare un futuro alle prossime generazioni».
Una menzione speciale è stata inoltre assegnata a Francesca Caria, giornalista Rai, per il suo servizio trasmesso dalla TgR Sardegna sull’impianto per il trattamento dei rifiuti di Arborea, in provincia di Oristano.
«Il Consorzio si fa da sempre promotore di informazione e conoscenza nel panorama della tutela ambientale» commenta Simona Fontana. «Un mondo in cui servono conoscenze scientifiche, preparazione e capacità di analisi. Questo premio, del resto, riconosce la competenza dei giovani giornalisti che si occupano di questi argomenti. Congratulazioni quindi a Valentina Panetta e a Massimiliano Cassano, oltre che a Francesca Caria per la sua menzione speciale: esempi di passione giornalistica competente e lucida. E’ bello e significativo premiarli in una cornice come il Festival del giornalismo culturale di Urbino, fucina di trasparenza e di obiettività sempre più necessarie ai professionisti dell’informazione».
A far parte della giuria che ha scelto i vincitori dell’edizione 2024 della Fenice CONAI per il giornalismo ambientale giovane sono stati Elena Golino, presidente della Commissione Cultura dell’Ordine dei giornalisti; Daiana Paoli, capo redattore Rai Tg1; Enza Prencipe, responsabile affari legali, societari e generali CONAI; Manuela Ravasio, direttore responsabile di Elle; Roberta Scorranese, vice caposervizio del Corriere della Sera e direttrice scientifica del Master Arte in RCS Academy; Maria Pia Zorzi, capo servizio Rai Tgr Veneto; Luca Brivio, responsabile comunicazione CONAI; Davide Russo, esperto presso l’ufficio stampa e comunicazione del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica; Gianni Todini, direttore responsabile Askanews.
La partecipazione alla Fenice CONAI per il giornalismo ambientale giovane è stata aperta a tutte le produzioni giornalistiche apparse tra il 22 aprile 2023 e il 21 aprile 2024, con la Giornata Mondiale della Terra (che si celebra ogni anno il 22 aprile) a fare da spartiacque.
La statuetta è la fenice a sette code che spiega le ali, simbolo di rinascita anche per i materiali di imballaggio, progettata da un gruppo di studenti della Scuola del Design del Politecnico di Milano. E’ realizzata in una lega metallica sottoposta a processo galvanico e poggia su una base in pietra lavica.
La Fenice CONAI per il giornalismo ambientale giovane è patrocinata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e dall’Ordine dei Giornalisti. Main partner del premio è il Festival del giornalismo culturale di Urbino.
Foto uff. Stampa Conai
(ITALPRESS).
Nel cervello umano l’equivalente di 1/3 di una bottiglia di plastica
VERONA (ITALPRESS) – Il Planetary Health Festival, un evento che intreccia il destino della salute del nostro pianeta con il benessere della popolazione mondiale, prende vita a Verona. In programma dal 3 al 5 ottobre, il festival offre un palcoscenico vibrante di conferenze, laboratori e attività interattive, riunendo esperti, attivisti e cittadini per affrontare le sfide globali legate ai cambiamenti climatici, alla biodiversità e alla salute pubblica. Questo appuntamento è un invito a riflettere e agire, proponendo soluzioni innovative per un futuro sostenibile e migliorando la qualità della vita per tutti.
In occasione del festival, si è tenuto un panel dedicato a un tema di crescente rilevanza globale: l’impatto invisibile delle micro e nano plastiche (MNP) sulla salute umana. Durante l’incontro, è stato presentato lo studio intitolato “Tutta la plastica che non vediamo – Rapporto sulla presenza delle micro e nanoplastiche nel corpo umano”, commissionato da VERA Studio a un gruppo di esperti dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”. In particolare, il team di ricerca è composto dal professore Raffaele Marfella, del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Avanzate, dal professore Pasquale Iovino, del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Biologiche e Farmaceutiche, e da Francesco Prattichizzo, dell’RCCS MultiMedica, Polo Scientifico e Tecnologico di Milano.
La ricerca si propone di colmare una lacuna significativa nella letteratura scientifica: l’assenza di una meta-analisi che documenti l’accumulo di micro e nanoplastiche negli organi umani. Le micro e nanoplastiche, particelle invisibili derivanti dalla frammentazione di materiali plastici, sono ormai diffuse nel nostro ambiente e presenti in molti prodotti di uso quotidiano. Lo studio evidenzia come le principali fonti di esposizione includano l’acqua potabile, sia in bottiglia che del rubinetto, diversi alimenti come sale, miele, carne e verdure, e bevande come latte e vino. Anche l’uso di contenitori di plastica per conservare e riscaldare cibi contribuisce al rilascio di miliardi di particelle plastiche, così come i tessuti sintetici, che rilasciano microfibre durante il lavaggio, e i prodotti per la cura personale che contengono microsfere di plastica.
Le concentrazioni più elevate di MNP sono state riscontrate in organi vitali come il cervello, la placenta e l’albero cardiovascolare. Per esempio, nel cervello, i livelli di MNP riscontrati corrispondevano all’equivalente di un terzo di una bottiglia d’acqua di plastica da 1,5 litri in un cervello di peso medio di un adulto.
“Questo rapporto è importante perchè racchiude, per la prima volta, i risultati di tutte le ricerche pubblicate a livello internazionale. Nell’indagine emerge con chiarezza che le quantità di micro e nanoplastiche presenti in molti organi del corpo umano sono rilevanti, persino nel cervello. In alcuni casi è stata anche dimostrata l’incidenza di queste sostanze nelle cardiopatie, nell’ictus e persino nell’Alzheimer. Come ricercatori continueremo ad indagare, ma mi pare necessario che il tema plastica nei prossimi anni diventi centrale anche per il Ministero della Salute e non solo per quello dell’Ambiente”, afferma il professore Raffaele Marfella dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”.
– Foto Grafico elaborato da VERA Studio –
(ITALPRESS).









