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Italia superpotenza economia circolare, ricicla 79% dei rifiuti

ROMA (ITALPRESS) – L’Italia è il paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti pari al 79% con una incidenza più che doppia rispetto alla media UE e ben superiore a tutti gli altri grandi paesi europei. Inoltre, è anche uno dei pochi paesi europei che dal 2010 al 2018 – nonostante un tasso di riciclo già elevato – ha comunque migliorato le sue prestazioni (+8,7%). E’ quanto emerge dal dossier elaborato da fondazione Symbola e Comieco. Il sistema cartario è uno dei settori industriali leader nell’economia circolare, nell’uso di risorse rinnovabili e nella capacità di riciclo: è unicamente posizionato per contribuire alla proposta di innovazioni fondamentali per la transizione verde all’interno del Next Generation EU. “Il tema del riciclo può essere ulteriormente sviluppato e arricchito. Per quanto riguarda la carta il cartone noi stimiamo che sia possibile intercettare in un futuro molto prossimo oltre 800 mila tonnellate che oggi vengono purtroppo distrutti attraverso il sistema dello smaltimento in discarica, che evidentemente rappresentano una grande opportunità dal punto di vista industriale, ma che hanno bisogno di un sistema di logistica e di impiantistica evidentemente da rafforzare”, ha detto Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco. “In questo settore – ha aggiunto – abbiamo due grandi campi di intervento: quello delle innovazioni dal punto di vista della impiantistica di selezione del materiale, attraverso una iniezione importante di quello che è l’intelligenza artificiale, e la robotica. Altro punto estremamente importante è quello della digitalizzazione, cioè la capacità di seguire e tracciare tutto il percorso che riguarda questi rifiuti che si trasformano in materia prima e seconda. Qui abbiamo moltissimo da fare: oggi buona parte del materiale che viene processato l’interno degli impianti di selezione nel nostro Paese deve poi essere trasferito per il riciclo attraverso la gomma. Noi pensiamo che possa essere realisticamente favorito il passaggio al ferro che abbatterebbe in modo drastico la produzione di Co2. L’insieme di queste componenti – ha concluso – evidentemente può dare un risultato importante per quello che riguarda la riduzione la decarbonizzazione”.
Per Francesco Starace, Ad di Enel, “se si analizza si vede che c’è un atteggiamento sano nei confronti dello spreco, ma c’è anche una governance fatta bene che ha spinto l’innovazione nella direzione giusta”. Per l’Ad “l’esempio della della carta dimostra quanta strada si possa fare se viene messa in piedi una governance intelligente e innovazione a fattor comune all’interno di filiere. Questo – ha concluso – vorremmo che avvenisse in molte altre filiere industriali e su questo siamo impegnati come Enel all’interno della nostra attività tutti i giorni”.
Ottimista anche il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani: “L’Italia già adesso è un paese guida e questo rinforza enormemente l’idea la speranza che anche grazie al Recovery Plan, possa assurgere al ruolo di esempio a livello globale in questo settore così importante per il futuro. Le prospettive ci fanno capire quanta strada ci sia ancora da percorrere, ma direi che il quadro italiano è di assoluta leadership internazionale e di assoluto valore. Ci si potrebbe sedere sugli allori, invece c’è un margine di miglioramento e c’è una grande volontà di migliorare”.
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Hera, oltre un miliardo di investimenti nel ciclo idrido

BOLOGNA (ITALPRESS) – In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, Hera rinnova l’impegno a tutela della risorsa. Per la multiutility, infatti, la salvaguardia dell’acqua e il contenimento dei consumi sono da sempre esigenze di primaria importanza e la gestione del servizio, svolta in un’ottica di economia circolare, prevede obiettivi precisi e sfidanti.
Le strategie adottate da Hera al fine di garantire qualità, efficienza e resilienza richiedono importanti investimenti, atti a rendere le infrastrutture sempre più adeguate anche attraverso l’uso di tecnologie innovative. Perciò la multiutility nel Piano Industriale al 2024 ha previsto oltre 1 miliardo di euro di investimenti destinati al ciclo idrico. Gli interventi sono molteplici e riguarderanno, in particolare, la distrettualizzazione delle reti, il potenziamento delle interconnessioni, per ridurre le perdite e garantire l’approvvigionamento anche in situazioni di criticità, ma anche progetti di riuso delle acque. Questi investimenti mirano, inoltre, a proiettare le infrastrutture del Gruppo nel futuro, utilizzando tecnologie innovative che, tramite l’utilizzo di algoritmi di intelligenza artificiale, ottimizzano il ciclo manutentivo e gestionale degli impianti, oppure, facendo ricorso a strumenti come satelliti e droni, favoriscono il monitoraggio e la tutela delle risorse. Aumentare considerevolmente entro il 2030 l’efficienza nell’utilizzo dell’acqua in ogni settore fa parte dei traguardi previsti dall’Agenda ONU per lo sviluppo sostenibile. Il Gruppo Hera, per quell’anno, ha fissato il proprio obiettivo di risparmio idrico ad uso interno al 25%, avendo già conseguito al 2019 una riduzione del 5% (rispetto ai consumi del 2017). Azioni mirate al risparmio e recupero di risorsa nelle attività del Gruppo vedono, ad esempio, nel riuso dell’acqua depurata un’opportunità in ulteriore sviluppo. Questo significa aumentarne il livello qualitativo e ampliare, così, gli usi dell’acqua di scarto, preservando quella di falda e potabile per ambiti in cui sia davvero necessaria. L’acqua in uscita dai depuratori può, infatti, essere utilizzata per usi interni, come il lavaggio o il raffreddamento di impianti. Essa rappresenta anche un contributo fondamentale alla vita degli ecosistemi territoriali, poichè alimenta la rete di canali a valle degli stessi impianti. Il Gruppo Hera mette a disposizione dei propri clienti numerosi strumenti gratuiti per informarli sulle caratteristiche dell’acqua che usano tutti i giorni. Nella bolletta del servizio idrico, ad esempio, è riportata l’etichetta dell’acqua con il dettaglio (territorio per territorio) dei principali parametri di riferimento. Questi dati sono presenti pure nel report ‘In buone acquè, disponibile online, che contiene anche ulteriori informazioni sulla qualità dell’acqua gestita, controllata da quasi 3.000 analisi al giorno. L’Acquologo, invece, è l’applicazione gratuita per tablet e smartphone nata per creare un ulteriore canale di comunicazione tra Hera e i cittadini serviti. Le funzioni disponibili vanno dall’autolettura del contatore alla consultazione dei dati sulla qualità dell’acqua nel proprio comune. L’app, che solo nel 2020 è stata scaricata quasi 12.000 volte, permette di ricevere avvisi in caso di interruzioni idriche per lavori di manutenzione ordinaria e di segnalare rotture o fughe d’acqua sul suolo pubblico. Sul sito di Hera, inoltre, è presente un’intera area web dedicata all’acqua (www.gruppohera.it/acqua), ricca di informazioni utili e approfondimenti. Per favorire un uso consapevole della risorsa, infine, il Gruppo Hera, primo in Italia, ha creato uno strumento gratuito, il Diario dei consumi, grazie al quale gli utenti possono verificare i propri consumi idrici per agire sui propri comportamenti, ottenendo maggior risparmio in bolletta e un impatto positivo sull’ambiente. Il progetto, condotto in collaborazione con il Politecnico di Milano, vede finora coinvolte oltre 145.000 utenze domestiche e gradualmente comprenderà tutti i clienti che abbiano fornito all’azienda un proprio indirizzo mail.
Anche per le imprese “idro esigenti” è stato messo a punto uno strumento analogo: si tratta di un portale attraverso il quale, registrandosi, possono verificare e controllare i propri consumi. Attualmente vi sono inseriti circa 7.200 contratti, riferiti ad aziende ed Enti Locali.
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Water World Day. Gruppo CAP sensibilizza sul valore dell’acqua

MILANO (ITALPRESS) – Una risorsa fondamentale per il nostro pianeta, ma sempre più limitata: basti pensare che i 1,2 miliardi di persone, circa un sesto della popolazione mondiale, vive in aree dove la scarsità idrica è estrema (Fonte: ONU, 2019). Per questo diventa sempre più importante la Giornata Mondiale dell’Acqua del 22 marzo, in occasione della quale Gruppo CAP, gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, proporrà una serie di iniziative per promuovere la sensibilizzazione rispetto all’importanza della risorsa idrica.
Il Valore dell’Acqua, tema scelto quest’anno dalle Nazioni Unite, si pone come il timone attorno cui gravitano gli 8 appuntamenti in programma dal 19 al 24 marzo, volti ad approfondire temi, strategie e azioni efficaci legate alla conoscenza, alla salvaguardia e all’utilizzo sostenibile della risorsa idrica. Temi tanto urgenti quanto attuali che impongono di adottare approcci sempre più innovativi alla luce dell’impatto innescato non solo dal climate change, ma anche dalla crisi economica, sociale e sanitaria emersa con la pandemia.
Il primo incontro, organizzato da CAP e FAST (Federazione delle associazioni scientifiche e tecniche) oggi 19 marzo, è dedicato agli addetti ai lavori, ovvero alla formazione degli esperti della comunicazione ambientale. Nello stesso giorno, all’interno del palinsesto della Milano Digital Week, l’utility affronta il tema dell’innovazione ed evoluzione tecnologica applicata ai servizi idrici integrati che vedono protagonisti tool sofisticati di IoT (Internet of Things) e IA (Intelligenza artificiale) per la gestione sostenibile di una smart city come Milano.
Per chi vuole avere un aggiornamento ufficiale sugli ultimi dati relativi alla distribuzione e disponibilità dell’oro blu nel pianeta, l’appuntamento da non perdere è la web conference – di cui CAP è partner- “Il valore dell’Acqua. Istituzioni, imprese e società civile per la tutela delle risorse idriche e il diritto all’acqua”, nel corso della quale sarà presentata la traduzione ufficiale in italiano del Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2021.
La maggiore consapevolezza sul valore ambientale, socio-economico e culturale dell’acqua si costruisce anche con iniziative capaci di guardare ai più giovani. Nascono con questo obiettivo i due laboratori a distanza del 22 marzo, che uniscono formazione e divertimento. Rivolto a un target di bambini dall’infanzia alla scuola primaria, il primo digitalLab “NO Plastic: le mille avventure per salvare l’acqua”, insegna il rispetto per la risorsa acqua e gli ecosistemi acquatici, mentre il secondo dal titolo “C’era una volta una goccia” è un vero e proprio story telling sul viaggio di una goccia di acqua dispersa nell’ambiente.
Il ciclo di incontri si chiude il 24 marzo con una digital conference dedicata a una sperimentazione cruciale nell’attività di ricerca e sviluppo dell’azienda pubblica. Parliamo di Digital Water City (DWC), progetto di respiro internazionale co-finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma quadro Horizon 2020, incentrato sullo sviluppo e applicazione di soluzioni digitali per l’ottimizzazione del servizio idrico.
Tra i 5 casi studio specifici nell’ambito di diverse città europee: Berlino, Parigi, Copenaghen, Sofia, l’epicentro della ricerca italiana è l’impianto di Peschiera Borromeo, diventato la sede del primo Sanitation Safety Plan italiano.
Infine, la Giornata Mondiale dell’Acqua vedrà anche il lancio del nuovo sito di Gruppo CAP, nuovo punto di riferimento, ancora più agile e intuitivo, per tutti i cittadini della Città metropolitana di Milano alla ricerca delle informazioni sui servizi aziendali e sulla qualità dell’acqua erogata. La Giornata mondiale dell’Acqua è stata istituita nel 1992 dalle Nazioni Unite, in occasione della Conferenza di Rio e ogni anno invita gli Stati membri a promuovere, nei rispettivi Paesi, le raccomandazioni della Assemblea Generale e a mettere in campo azioni concrete per la tutela e la diffusione dell’acqua, secondo i principi e lo sviluppo del sesto SDGS (Sustainable Development Goals) che riconosce l’accesso all’acqua pulita e potabile come diritto umano e universale e mira a migliorare la qualità dell’acqua al livello globale.
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Ferrero, Romoli Venturi “Responsabilità sociale nel nostro Dna”

MILANO (ITALPRESS) – La sostenibilità parte dall’attenzione alle persone, anche in azienda. Non si può aver cura dell’ambiente, se non si hanno a cuore prima di tutto le persone che lavorano, il loro benessere e il loro modo di vivere in azienda. Ne ha parlato Raoul Romoli Venturi, corporate communication director di Ferrero Italia, nel corso del terzo appuntamento del seminario organizzato da Confservizi Lombardia. Il manager ha raccontato l’esperienza della multinazionale dolciaria, a partire dalle norme guida del personale che Michele Ferrero stilò oltre 40 anni fa: 17 regole che si aspettava che i responsabili della sua azienda rispettassero nella gestione dei propri rapporti con i collaboratori, “regole ancora attualissime” ha spiegato Venturi, fino al welfare Ferrero e al nuovo modo di relazionarsi con i collaboratori. “Ferrero nel tempo è riuscita a costruire una responsabilità sociale duratura, fino ad arrivare ai giorni nostri: è nel Dna dell’azienda, nasce da lontano ed è una grande forza”, ha osservato Venturi. “Il motto ‘lavorare, creare, donarè di Michele Ferrero è l’essenza di questo”. Sin dai primi anni il colosso dolciario piemontese ha avuto un approccio industriale al personale. Come ha ricordato il direttore della comunicazione aziendale, Ferrero ha contribuito, per scelta e attivamente, a evitare lo spopolamento delle campagne, una politica di attenzione al territorio che poi ha portato alla nascita e allo sviluppo delle Langhe. Per consentire ai contadini di continuare a vivere nelle campagne e coltivare le terre, Ferrero si è organizzata con un sistema di trasporto grazie al quale ogni lavoratore godeva di un servizio di pullman da casa fino all’impianto e viceversa, ogni giorno. “Bisogna fare attenzione a parlare di brand social responsibility”, ha osservato. “Può aiutare a portare contenuti, ma deve essere iscritta in una corporate social responsibility. Il brand può essere certo un veicolo, ma non è animato, come l’azienda e come il lavoro”. Il welfare Ferrero, di cui si è cominciato a parlare negli anni ’60, è ancora oggi considerato un sistema all’avanguardia a livello mondiale, oggetto di studi scientifici in materia. La sostenibilità, secondo Romolo Venturi, “si esprime anche con il welfare aziendale: asilo nido per i dipendenti, borse di studio per i figli più meritevoli e tutta una serie di attività di aiuto al personale, a chi lavora e non ha i servizi. Un sistema di bonus che coinvolge tutta la popolazione e che attiene al concetto di ‘restituzionè e ‘gratitudinè dell’azienda nei confronti del dipendente. Una cosa che, quando si vive tutti i giorni, si recepisce in maniera profonda e ognuno di noi è ambasciatore di questo, anche fuori”.
Tutto ciò assicura un turn over molto basso, “al netto dei pensionati intorno al 2%”. Una rotazione che Venturi definisce “antica”: in media i dipendenti hanno una permanenza in azienda di circa 15 anni. Il dipendente “si sente un tutt’uno con l’azienda e si sente quasi un tifoso di questa. L’attaccamento alla maglia, come per un calciatore, fa fare meglio il proprio lavoro”. Tutto questo viene spiegato ai nuovi assunti, soprattutto ai più giovani, appena arrivati in azienda. Infatti, ha raccontato Romoli Venturi, “teniamo un corso sulla ‘Ferrerità’. Serve a inoculare ai nuovi assunti il concetto reale di azienda come attore sociale: raccontiamo cosa si è fatto negli anni, essendo quindi credibili”. Mai “ci sono state barriere” ha detto a proposito della diversity in azienda. Lo smartworking? “A oltranza non è proponibile: la socialità è molto importante e la mancanza comincia a sentirsi”, ha concluso.
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Ora legale, Terna “Benefici elettrici, ambientali ed economici”

ROMA (ITALPRESS) – Domenica 28 marzo torna l’ora legale: per effetto dello spostamento delle lancette degli orologi un’ora in avanti, nei prossimi 7 mesi in Italia avremo positivi impatti per il sistema energetico dal punto di vista elettrico, ambientale ed economico. Secondo quanto rilevato da Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione elettrica nazionale, “nel 2020 i benefici dell’ora legale hanno determinato un risparmio pari a 400 milioni di kWh (quanto il consumo medio annuo di elettricità di circa 150 mila famiglie), un valore corrispondente a minori emissioni di CO2 in atmosfera per 205 mila tonnellate e a un risparmio economico pari a circa 66 milioni di euro”.
Lo scorso anno, i valori sono stati fortemente influenzati dalla complessiva riduzione dei consumi energetici dovuta alla chiusura delle attività per effetto dell’emergenza sanitaria da covid-19.
Per il 2021, pur permanendo una situazione di incertezza legata alla pandemia, secondo i dati attualmente disponibili Terna si attende un parziale recupero del fabbisogno energetico e quindi valori di benefici elettrici, ambientali ed economici più simili a quelli degli anni precedenti.
Dal 2004 al 2020 Terna ha rilevato che il minor consumo di elettricità per l’Italia dovuto all’ora legale è stato di circa 10 miliardi di kilowattora e ha comportato, in termini economici, un risparmio per i cittadini di 1 miliardo e 720 milioni di euro.
Nel periodo primavera-estate i mesi che segnano il maggior risparmio energetico sono aprile e ottobre. Spostando in avanti le lancette di un’ora si ritarda l’uso della luce artificiale in un momento in cui le attività lavorative sono ancora in pieno svolgimento. Nei mesi estivi l’effetto ‘ritardò nell’accensione delle lampadine si colloca nelle ore serali, quando le attività lavorative sono per lo più terminate e fa registrare valori meno evidenti in termini di risparmio elettrico.
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Centro Difesa e Certificazione Crea diventa Istituto protezione piante

ROMA (ITALPRESS) – Un servizio fitosanitario rinnovato e potenziato per fare fronte alle minacce biologiche che la globalizzazione porta inevitabilmente alla nostra agricoltura e alle nostre foreste. In questo quadro e con la pubblicazione del relativo decreto legislativo, il Centro di Ricerca Difesa e Certificazione del Crea diventa l’Istituto nazionale di riferimento per la protezione delle piante ed entra a far parte del Servizio fitosanitario nazionale quale organismo scientifico di supporto in materia di insetti, acari, nematodi, funghi, batteri e virus. La nuova normativa gli affida vari compiti istituzionali tra cui: la conduzione di studi e ricerche avanzate per la messa a punto di misure di eradicazione e di contenimento di organismi nocivi indigeni e alieni, la predisposizione di analisi di rischio fitosanitario e analisi di rischio ambientale, l’effettuazione di diagnosi di conferma a seguito del ritrovamento di nuovi “Pests” alieni nocivi alle piante, il coordinamento della rete laboratoristica ufficiale italiana, la formazione e l’aggiornamento del personale dei laboratori italiani e il mantenimento delle collaborazioni con la rete dei laboratori di riferimento europei. A tutto questo si aggiunge anche la partecipazione alle Unità Territoriali per le emergenze fitosanitarie, istituite di volta in volta dai competenti Servizi fitosanitari regionali per fronteggiare specifiche nuove avversità. Un’anteprima del ruolo rivestito dal nuovo Istituto, lo si è avuto con la realizzazione del Piano nazionale di lotta biologica alla cimice asiatica che, nel 2020, dopo le drammatiche perdite subite dalla frutticoltura italiana, ha portato il Crea Difesa e Certificazione a coordinare un impegnativo programma di controllo di questo insetto, in collaborazione con i Servizi fitosanitari di 5 regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano, nonchè con altre istituzioni di ricerca e sperimentazione. In tale contesto, anche il Crea ha inteso fare la sua parte, avviando, con il supporto del Mipaaf, la realizzazione di due Laboratori da quarantena con standard di sicurezza biologica adeguata a ospitare studi e ricerche per la lotta alle avversità biotiche aliene, uno presso la sede di Roma dedicato a virus, batteri e funghi e uno presso quella di Firenze mirato a insetti, acari e nematodi. “Si apre una nuova stagione per la difesa delle piante – ha dichiarato Carlo Gaudio, presidente Crea – nella quale il Crea è chiamato dare un contributo scientifico di alto livello che sostenga il sistema paese in territori di prima linea dove si gioca molto del futuro della nostra agricoltura”.
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Mobilità sostenibile, al via a Palermo progetto “Muovi-Pa”

PALERMO (ITALPRESS) – Poco più di un milione e settecentomila euro per incentivare l’utilizzo dei sistemi di mobilità condivisa e della bicicletta privata lungo il tragitto fra casa e luogo di lavoro, a Palermo. Lo prevede il progetto, approvato dalla Giunta Comunale, che coinvolge il Ministero dell’Ambiente, la Regione, il Comune e l’Azienda Amat, che dell’intervento sarà attuatrice nel capoluogo siciliano.
Il progetto, denominato Muovi-PA, è inserito nell’Accordo di programma per il miglioramento della qualità dell’aria in Sicilia ed è finalizzato a far utilizzare mezzi di mobilità sostenibile e dolce da parte dei dipendenti della Pubblica amministrazione, nonchè del personale e degli studenti della città di Palermo.
Attraverso il potenziamento della flotta di auto e bici elettriche (con 56 nuove auto e 70 velocipedi pedalata assistita) per il servizio in condivisione e attraverso la fornitura di voucher per l’accesso al servizio, l’obiettivo è quello di far sì che ogni giorno almeno 400 auto private in meno siano utilizzate per gli spostamenti, con una stima di abbattimento dell’immissione di agenti inquinanti che, solo per la Co2 è di quasi 1.300 tonnellate annue.
I tecnici del Ministero e della Regione hanno individuato in particolare due aree della città, nelle quali è particolarmente elevata la presenza di uffici e assessorati della stessa Amministrazione regionale, nonchè di scuole pubbliche. Si tratta di 22 siti presso i quali saranno realizzati altrettanti parcheggi dedicati al car e al bike sharing, con 130 stalli per le auto condivise e 23 colonnine di ricarica elettrica.
Almeno 300 persone fra dipendenti pubblici e studenti potranno inoltre beneficiare, sulla base di graduatorie che saranno stilate da Amat in base a criteri fissati dall’accordo ministeriale, di un contributo semestrale per l’utilizzo della mobilità condivisa. Il contributo oscillerà fra 90 e 42 euro.
Il sindaco Leoluca Orlando sottolinea che si tratta di “un contributo alla qualità dell’aria in città, che in modo significativo vede la sinergia fra più istituzioni e riconosce nell’Amat il partner operativo che è ormai un punto di riferimento nazionale in materia di mobilità condivisa, di cui possiede la seconda flotta in Italia”.
Per l’assessore Giusto Catania “si tratta di una conferma di come i sistemi di mobilità sostenibile e di mobilità dolce si stiano diffondendo e siano chiaramente indicati a tutti i livelli come l’alternativa alla mobilità privata con mezzi inquinanti”.
Il presidente dell’Amat, Michele Cimino, parla di “un impegno serio che continua per migliorare la qualità della mobilità sostenibile a Palermo. Un progetto che ci vede impegnati in prima fila ed è rivolto anche a migliorare la qualità dell’aria, a beneficio dell’intera città e dei palermitani”.
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Il Covid non frena la filiera Conai, nel 2020 riciclato 71% imballaggi

MILANO (ITALPRESS) – Una diminuzione degli imballaggi immessi sul mercato pari al 7%, ossia un milione di tonnellate di packaging in meno. Ma un aumento dell’1% del loro riciclo, che dal 70% del 2019 dovrebbe passare al 71% per il 2020: ossia 9 milioni di tonnellate di imballaggi riciclati. E’ la prima stima sui dati dell’anno della pandemia che CONAI rende nota in occasione della Giornata mondiale del riciclo.
Il COVID-19, insomma, non frena la filiera del riciclo degli imballaggi in Italia. «L’immesso al consumo è diminuito nel 2020, soprattutto per il venir meno dei pack destinati ai settori commerciali e industriali», spiega il presidente del Consorzio Nazionale Imballaggi, Luca Ruini. «Sono ovviamente calati i conferimenti dal circuito di hotel, bar e ristoranti. Ma, grazie alla crescita della raccolta differenziata urbana, stimiamo che la contrazione delle quantità complessive avviate a riciclo sia più contenuta. Il riciclo dei rifiuti di imballaggio di origine domestica, quindi, ci ha permesso di superare il 70% del 2019: dovremmo aver messo a segno un 71% di riciclo totale, anche in un anno così difficile», aggiunge.
“Compatibilmente con un andamento della situazione sanitaria non in peggioramento, il 2021 autorizza a prevedere nuovi miglioramenti nei risultati – sottolinea il CONAI -: è infatti atteso un incremento dell’immesso al consumo di imballaggi e dei loro quantitativi avviati a riciclo, che a fine anno dovrebbero arrivare a rappresentare il 71,4%. E’ quindi legittimo aspettarsi che il 2021 possa chiudersi con quasi 9 milioni e mezzo di tonnellate di packaging riciclate. Pesantemente segnato dalla pandemia, il primo quadrimestre 2020 aveva visto scongiurare un’emergenza rifiuti grazie all’efficace collaborazione fra il sistema consortile, le Istituzioni, i gestori e gli impianti. Già prima della fine di marzo, infatti, il blocco di settori economici che tradizionalmente impiegano il materiale riciclato stava mettendo in difficoltà la filiera. Il sistema consortile aveva così lanciato l’allarme e proposto un modello di intervento capace di gestire la fase più acuta attraverso provvedimenti urgenti per l’anello della catena più sotto pressione: gli impianti di trattamento per il riciclo, aumentandone temporaneamente i limiti di stoccaggio”.
«Anche durante i mesi dell’esplosione dell’emergenza i ritiri dei rifiuti di imballaggio da raccolta urbana non si sono mai interrotti», commenta il presidente Ruini. «Anzi, hanno continuato a crescere. Il primo quadrimestre del 2020, quello che ha segnato l’inizio della pandemia, ha visto i conferimenti al sistema consortile aumentare per tutti i sei materiali d’imballaggio, pur con percentuali diverse. Un fenomeno chiaramente legato all’aumento degli acquisti di prodotti imballati nei comparti dell’alimentare, della detergenza e della farmaceutica», prosegue.
Nel 2020, sul totale degli imballaggi avviati a riciclo in Italia, la percentuale di quelli riciclati grazie al contributo del sistema CONAI è prevista in aumento: dovrebbe risultare pari al 53% (nel 2019 si assestava sul 50%).
«Come spesso accade in situazioni di crisi, i Consorzi di Filiera che fanno capo a CONAI dimostrano ancora una volta il loro ruolo di sussidiarietà al mercato», commenta Luca Ruini. «Un vero e proprio valore aggiunto per l’intera filiera del riciclo e del recupero dei rifiuti di imballaggio. CONAI, del resto, rimane il garante del raggiungimento degli obiettivi di riciclo imposti dall’Unione Europea, che chiede di raggiungere il 65% entro il 2025. Anche alla luce di questo dato, il 71% con cui stimiamo di aver chiuso il 2020 ci rende soddisfatti e, pur fra tante difficoltà, rende ottimista il nostro sguardo di lungo periodo», aggiunge.
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