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Transizione energetica, il 19 febbraio web conference “#Smartitaly2030”

ROMA (ITALPRESS) – Venerdì 19 febbraio, alle ore 10, si terrà la web conference “#SmartItaly2030. #RomaSmart2030 e #HydrogenValley: transizione energetica e rigenerazione urbana”, nel corso della quale saranno presentati i dati del XIV Rapporto “Energia e Territorio” realizzato dalla Società Geografica Italiana Onlus.
L’evento, in diretta streaming, è promosso da Fondazione UniVerde, Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi Roma Tre, CITERA – Centro di ricerca Interdisciplinare Territorio Edilizia Restauro Ambiente della Sapienza Università di Roma, Società Geografica Italiana Onlus. Main partner: Renexia con la partnership di Alboran Hydrogen, ASACERT – Assessment & Certification, Palazzo Brancaccio. Media Partners: Askanews, Agenzia di Stampa Italpress, Radio Radicale, TeleAmbiente, SOS Terra Onlus.
La web conference intende rilanciare le azioni e le proposte per migliorare la vivibilità delle città italiane e della nostra Capitale con le iniziative #SmartItaly2030 e #RomaSmart2030. Saranno presentati progetti innovativi per favorire la transizione energetica, la decarbonizzazione e la rigenerazione urbana sostenibile: vere sfide per contrastare il cambiamento climatico, il degrado e la marginalità sociale, migliorando la qualità della vita e il tessuto ambientale nelle città italiane.
Infine saranno illustrati i dati del Rapporto annuale della Società Geografica Italiana Onlus, giunto alla XIV rilevazione: un osservatorio permanente sulle dinamiche della collettività italiana su temi di forte attualità che si rivolge a politici e istituzioni, quest’anno dedicato al focus “Energia e Territorio”.

PROGRAMMA.
Saluti istituzionali: Virginia Raggi (Sindaca Roma Capitale)
Introduzione: Alfonso Pecoraro Scanio (Presidente Fondazione UniVerde); Alessandro Toscano (Prorettore per l’innovazione e il trasferimento tecnologico, Università degli Studi Roma Tre); Livio de Santoli (Prorettore alla Sostenibilità, Sapienza Università di Roma); Claudio Cerreti (Presidente Società Geografica Italiana Onlus).
Interventi: Fabio Massimo Castaldo (Vicepresidente Parlamento Europeo); Enrico Esposito (Capo ufficio legislativo, Ministero dello sviluppo economico); Alessandro Bianchi (Direttore Scuola di rigenerazione urbana ed ambientale); Mario Cucinella (Architetto, designer, accademico italiano); Francesco Asdrubali (Ordinario di fisica tecnica ambientale, Università degli Studi Roma Tre); Riccardo Toto (Direttore Renexia); Angelo Consoli (Presidente CETRI-TIRES e Membro Comitato scientifico Alboran Hydrogen); Leandro Aglieri (Presidente RiCostruiamoRoma); Fabrizio Capaccioli (Company Director ASACERT e Vicepresidente Green Building Council Italia).
Presenta il Rapporto: Angela Cresta (Docente Università degli Studi del Sannio).
Modera: Gianni Todini (Vicedirettore Askanews).

La web conference sarà trasmessa in diretta streaming sulle Pagine Facebook di:
– Fondazione UniVerde (https://www.facebook.com/FondazioneUniVerde);
– Società Geografica Italiana Onlus (https://www.facebook.com/societa.g.italiana);
– TeleAmbiente (https://www.facebook.com/Teleambiente);
– SOS Terra Onlus (https://www.facebook.com/SOSTerraOnlus);
in diretta televisiva su TeleAmbiente, sul canale Ch. 78 (Centro Italia) del digitale terrestre.
Info: [email protected]
(ITALPRESS).

Iren, riconoscimento per lotta a cambiamento climatico

REGGIO EMILIA (ITALPRESS) – Un altro riconoscimento per Iren a conferma dell’attenzione alle performance di sostenibilità, ambito nel quale il Gruppo prevede di investire oltre 2 miliardi di euro al 2025. Iren ha infatti ricevuto il riconoscimento di Supplier Engagement Leader (SER) da CDP, organizzazione no-profit indipendente che, a livello globale, raccoglie, analizza e diffonde dati sulle performance ambientali di imprese, città, stati e regioni e detiene il più grande database internazionale sulle politiche di gestione del climate change attuate dalle più importanti organizzazioni mondiali. Il riconoscimento, ottenuto solo dal 7% delle 5.800 aziende che hanno partecipato alla survey promossa da CDP sui cambiamenti climatici, testimonia l’efficacia con cui le aziende stanno coinvolgendo i propri fornitori nel contrasto al cambiamento climatico.
Il Supplier Engagement Leader segue un ulteriore importante riconoscimento ricevuto lo scorso dicembre da CDP che ha incluso Iren tra le 8 imprese italiane e le 273 imprese a livello mondiale con un livello A per le performance connesse alla mitigazione dei cambiamenti climatici.
“Il riconoscimento ottenuto da CDP è di particolare valore poichè testimonia l’impegno di Iren nella concretizzazione del proprio ruolo sociale e nella minimizzazione del proprio impatto verso l’esterno. Il nostro Gruppo sta dedicando sempre più attenzione al coinvolgimento dei propri fornitori, adottando politiche e strumenti per sviluppare un circolo virtuoso sull’intera catena del valore”, commenta Moris Ferretti, vice presidente di Iren.
“Le emissioni delle aziende non finiscono alla porta d’ingresso. Le rilevazioni CDP mostrano infatti che le emissioni della catena di approvvigionamento di un’azienda sono in media 11,4 volte maggiori delle sue emissioni dirette. Un’azione aziendale significativa per il clima significa impegnarsi con i fornitori per ridurre le emissioni lungo tutta la catena del valore. Nonostante le sfide di Covid-19, nel 2020 quasi 400 aziende hanno ottenuto un posto nella Supplier Engagement Leaderboard di CDP. Congratulazioni a queste aziende – come Supplier Engagement Leaders, stanno guidando la transizione verso l’economia sostenibile a zero emissioni”, afferma Sonya Bhonsle, responsabile globale delle catene del valore, CDP.
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40 milioni per chi lavora nelle Zone Economiche Ambientali

ROMA (ITALPRESS) – Quaranta milioni di euro di contributi straordinari per le Zea, le Zone economiche ambientali, ovvero le aree che coincidono con i territori dei parchi nazionali, istituite dalla legge clima a fine 2019. Beneficiari dei contributi le micro e piccole imprese, le attività di guida escursionistica ambientale, le guide dei parchi che hanno una sede operativa all’interno di una Zea o che operano in un’area marina protetta e che hanno sofferto una riduzione del fatturato.
Il contributo straordinario è cumulabile, nel tetto massimo della perdita subita, con le indennità e le agevolazioni, anche finanziarie, emanate a livello nazionale per fronteggiare la crisi economico-finanziaria causata dall’emergenza sanitaria Covid-19, comprese le indennità erogate dall’Inps.
La domanda deve essere compilata in via telematica accedendo, mediante le credenziali fornite dall’Agenzia delle entrate, al portale https://www.contributozea.it raggiungibile anche dal sito del ministero dell’Ambiente. Dal 15 febbraio sarà possibile trasmettere le istanze – fino al 15 marzo -, seguendo le indicazioni riportate nel manuale “Istruzioni per la compilazione” pubblicato sul portale https://www.contributozea.it.
Entro sessanta giorni dalla data di scadenza di presentazione delle istanze sarà pubblicato sul sito del ministero e sul portale dedicato il piano di riparto del contributo straordinario tra i beneficiari ammessi.
“Con la legge clima – osserva il ministro dell’Ambiente Sergio Costa – abbiamo voluto fortemente le Zea per agevolare l’economia dei territori che ricadono nei parchi. Le abbiamo poi sostenute con la legge di stabilità, anche mediante gli incentivi per il vuoto a rendere degli imballaggi, il compostaggio di comunità e per la misurazione puntuale dei rifiuti conferiti al servizio pubblico. Adesso, con questo bando per le micro e piccole imprese, le attività di guida escursionistica ambientale e le guide dei parchi che hanno sofferto una riduzione del fatturato, vogliamo sostenere ulteriormente le Zea, incoraggiando a vivere, lavorare e investire nei parchi, il nostro capitale naturale da tutelare e valorizzare. Tutela ambientale e sviluppo economico possono e devono coesistere”.
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Marche, erosione costiera cancella 9 ettari di riserva naturale

ROMA (ITALPRESS) – Negli ultimi 20 anni l’erosione marina ha cancellato circa nove ettari di superficie della Riserva della Sentina, nell’estremità sud-orientale delle Marche. Inoltre, fra il 1985 e il 2012 la superficie coperta da dune si è ridotta di oltre l’80%, pari a una perdita di 40.000 metri quadrati di habitat naturale. E’ quanto ha evidenziato uno studio di un team di ricercatori di Enea, Ispra, Cnr e Università di Camerino.
Secondo i ricercatori al fenomeno dell’erosione costiera si aggiunge anche l’evidenza che il fiume Tronto – che scorre nell’area e segna il confine tra Marche e Abruzzo – non è più in grado di trasportare i quantitativi di sabbia necessari a mantenere in equilibrio il litorale marchigiano, a causa del depauperamento del proprio letto provocato anche delle attività estrattive, con danni all’ecosistema ed arretramento dell’ambiente balneare. Partendo dalle evidenze dello studio, le autorità locali hanno iniziato a mettere in campo azioni per mitigare gli effetti dell’erosione nei tratti della costa maggiormente esposti al fenomeno, attraverso il cosiddetto “ripascimento morbido”, ovvero dragando i sedimenti dal vicino porto di San Benedetto del Tronto, che è soggetto a periodici processi di insabbiamento. “Questo tipo di intervento consente da una parte di garantire la sicurezza della navigazione nel porto e dall’altra di salvaguardare l’habitat della riserva naturale ed è fondamentale per la gestione e lo sviluppo di strategie di protezione della costa. Tuttavia, nel lungo periodo, saranno necessari interventi mirati alla riduzione della pressione antropica sull’area e all’incremento della disponibilità di sabbia”, sottolinea Sergio Cappucci del Dipartimento Sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali dell’Enea.
“Grazie ai risultati di queste ricerche, l’area è stata oggetto dei primi interventi di riqualificazione ambientale. Questo ha consentito di riportare alla naturale vocazione di zona umida una parte della pianura costiera”, aggiunge Emiliana Valentini dell’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp). “Gli importanti risultati di questo studio, hanno prodotto accurati rilevamenti della morfologia della spiaggia emersa e dei fondali, nonchè dei relativi trend morfoevolutivi. Si sottolinea l’urgenza di provvedimenti adeguati per evitare che nell’arco di pochi anni questa rara e importante zona umida venga ad essere invasa dal mare sotto l’azione del moto ondoso, perdendola per sempre, visto anche il pessimo stato complessivo delle aree dunali costiere nelle Marche”, sottolinea Carlo Bisci di Unicam. “Per comprendere l’evoluzione della costa sia nella sua porzione emersa che in quella sommersa, sono state effettuate indagini topografiche, batimetriche, sedimentologiche e stratigrafiche, analizzando i dati dal 1985 ad oggi, ed è stato sviluppato un geo-database con tutte le informazioni raccolte”, spiega Matteo Conti dell’Ispra. La Riserva Naturale Regionale Sentina si sviluppa per circa 180 ettari all’interno del Comune di San Benedetto del Tronto (AP), tra il Comune di Porto d’Ascoli a nord e il fiume Tronto a sud. Un paesaggio unico che alterna acqua, sabbia, zone umide retrodunali e praterie salmastre, caratterizzato da una ricca flora che, nel resto del litorale adriatico, sta scomparendo a causa dell’antropizzazione, con un importante ruolo per l’avifauna migratoria che trova nella Riserva l’unica possibilità di sosta costiera tra le aree umide del delta del Po e del Gargano.
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Nestlè, già oggi riciclabile il 96% degli imballaggi prodotti in Italia

ASSAGO (MILANO) (ITALPRESS) – Il 96% degli imballaggi utilizzati da Nestlè per i prodotti realizzati in Italia è già riciclabile. E’ uno dei principali punti emersi dal report “Nestlè Sustainable Packaging Commitment: road to 2025”, pubblicato dal Gruppo per fare il punto su progetti e strategie sviluppati a supporto della sostenibilità degli imballaggi, con particolare focus sull’Italia.
Il risultato raggiunto nel nostro Paese “è frutto di uno straordinario lavoro dell’azienda e arriva a quasi tre anni dal lancio del programma internazionale che ha l’obiettivo di rendere il 100% degli imballaggi dell’azienda riciclabili o riutilizzabili entro il 2025”, si legge in una nota.
E’ proprio a partire da questo impegno che Nestlè già da tempo sta lavorando con una strategia a 360° che include 4 pilastri: ricerca; riduzione, riuso e riciclo dei pack; collaborazione con realtà esterne; educazione di colleghi e consumatori.
Il fulcro della strategia di Nestlè ruota intorno alla ricerca, finalizzata a sviluppare il packaging del futuro: “totalmente sostenibile, ma che garantisca, al contempo, la sicurezza e la qualità degli alimenti conservati”, spiega il Gruppo.
Con questo obiettivo, a settembre 2019 è stato inaugurato il Nestlè Institute of Packaging Sciences di Losanna, in Svizzera, il primo del suo genere nell’industria alimentare. Il Centro sviluppa progetti di ricerca sulla sostenibilità degli imballaggi e sulla sperimentazione di nuovi materiali a base biologica, compostabili e biodegradabili.
Inoltre, Nestlè sta lavorando anche per ridurre, riutilizzare e riciclare i packaging esistenti. Il 96% degli imballaggi prodotti in Italia è già riciclabile (+1% rispetto al 2018). In particolare, nel nostro Paese Nestlè ha conseguito il 100% di riciclabilità per il cartone ondulato e il vetro, il 98% per la carta, l’87% per l’alluminio, il 90% per la plastica rigida e l’80% per la plastica flessibile.
Il terzo pilastro strategico è la collaborazione con realtà esterne (accademie, partner commerciali, competitors, istituti di ricerca e consumatori) per studiare nuove soluzioni sostenibili per il packaging dei prodotti. L’ultimo, ma non meno importante, fattore su cui Nestlè vuole concentrare le proprie energie è l’educazione sia dei dipendenti che dei consumatori.
La sfida più ambiziosa per il Gruppo è senza dubbio quella di ottenere una maggiore recuperabilità dei packaging attraverso il superamento dei materiali da imballaggio che ancora oggi risultano difficili da riciclare (come ad esempio i poliaccoppiati). Per questo motivo, Nestlè si impegna entro il 2025 a eliminare questi materiali, ma anche altre parti di packaging difficilmente recuperabili, sostituendole con mono-materiali più semplici da smaltire (come la carta).
“Nel nostro Paese Nestlè sta lavorando con grande impegno e dedizione lungo tutti i cardini che costituiscono la base del piano strategico, sviluppato per rendere i packaging dei nostri prodotti sempre più sostenibili, e questo nuovo, dettagliato, report ne è la conferma. Abbiamo infatti all’attivo progetti per ogni singolo pilastro del nostro programma e, inoltre, stiamo studiando altre importanti innovazioni, a ulteriore dimostrazione del ruolo-guida che Nestlè intende svolgere per la gestione responsabile e sostenibile dei packaging”, commenta Marta Schiraldi, Sustainability Lead Italy & Malta Gruppo Nestlè in Italia.
“La salvaguardia dell’ambiente e l’impegno per lo sviluppo di packaging sostenibili costituiscono due elementi cruciali su cui abbiamo fondato il nostro modello di business, come evidenzia il nostro ambizioso obiettivo di raggiungere il 100% di imballaggi riciclabili o riutilizzabili entro il 2025. Siamo orgogliosi che in Italia i packaging dei nostri prodotti siano già ampiamente riciclabili (ben il 96%), ma la strada è ancora in salita – prosegue Schiraldi -. Si tratta di un cammino che non possiamo percorrere da soli. Solo lavorando insieme a partner e competitor, istituti di ricerca e coinvolgendo i nostri collaboratori e consumatori, potremo proseguire nel solco tracciato e raggiungere risultati che abbiano un impatto davvero significativo sulle persone e sul nostro pianeta”.
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Youth4Climate, al via candidature per giovani leader

ROMA (ITALPRESS) – Fino all’1 marzo è possibile presentare la domanda di partecipazione a “Youth4Climate: Driving Ambition”, il primo incontro riservato a giovani di tutto il mondo, che si terrà a Milano dal 28 al 30 settembre 2021.
“Il futuro del pianeta – afferma il ministro dell’Ambiente Sergio Costa – è una sfida che riguarda soprattutto i giovani, che in questi ultimi anni sono stati portabandiera nella battaglia per la lotta contro il global warming e per la sostenibilità ambientale. Da loro sono giunti gli stimoli più forti e costruttivi alla classe dirigente mondiale. A loro intendiamo dare voce, rilievo e visibilità in vista della conferenza sul clima di fine anno. Crediamo sia fondamentale che le scelte che riguardano il domani siano condivise, anche indicate, da chi nel domani dovrà vivere e del pianeta di domani sarà responsabile”.
L’invito a partecipare è quindi rivolto alla nuova generazione di leader dell’azione per il clima, dai 15 ai 29 anni, già attivi in un gruppo, associazione o impresa, così da offrire loro la possibilità di incontrare i rappresentanti dei governi presenti a Milano, gli stessi che parteciperanno alla 26esima Conferenza della Parti del’UNFCCC, che si terrà a Glasgow a novembre.
Nella domanda di partecipazione sarà chiesto di illustrare anche le attività già svolte dagli interessati nell’ambito dell’azione per il clima e dello sviluppo sostenibile.
Youth4Climate: Driving Ambition è frutto di un lungo processo preparatorio che mette a frutto i nove eventi virtuali di Youth4ClimateLive Series, lo stato di avanzamento del processo negoziale in ambito UNFCCC, nonchè i risultati emersi dai principali incontri tra giovani.
Per ciascuno dei 197 paesi, che fanno parte dell’UNFCCC, saranno selezionati due partecipanti. Si prevede la presenza di circa 400 giovani, nel rispetto di un’equa rappresentatività di genere, equilibrio geografico e inclusione sociale.
Le prime due giornate di “Youth4Climate: Driving Ambition” saranno dedicate a gruppi di lavoro tematici, mentre il terzo giorno vedrà un confronto diretto tra i giovani delegati e i ministri partecipanti alla Conferenza preparatoria che si terrà nei due giorni successivi, sempre a Milano.
I risultati dell’incontro tra i giovani leader saranno raccolti in una Dichiarazione finale, che sarà illustrata e discussa alla Conferenza preparatoria e dunque recepita nel processo che condurrà alla Conferenza della Parti di Glasgow.
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Mare, in azione flotta del ministero dell’Ambiente contro i rifiuti

ROMA (ITALPRESS) – E’ entrata in azione la flotta antinquinamento del ministero dell’Ambiente contro i rifiuti in mare che, a partire da queste ore, opererà lungo tutte le coste del Paese. Oggi una dimostrazione a Fiumicino, alla foce del Tevere, alla presenza del ministro dell’Ambiente Sergio Costa, con il battello attrezzato per il marine litter della flotta antinquinamento Castalia del ministero. Sono stati raccolti rifiuti marini galleggianti, soprattutto plastica, come prevede il nuovo contratto biennale, a seguito di gara comunitaria, con il Consorzio che, oltre al contrasto degli idrocarburi, da quest’anno si occupa anche del tracciamento della presenza, della quantità e della composizione dei rifiuti marini, in linea con gli impegni internazionali assunti dall’Italia.
Per questa attività il ministero è affiancato da Corepla, il Consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, con il quale è stato sottoscritto nell’estate 2020 un accordo per un progetto sperimentale di riciclo del materiale plastico recuperato a mare dalla flotta. Il Consorzio si farà carico di verificare, misurare e analizzare le quantità e la qualità dei rifiuti oggetto della sperimentazione provenienti dalle imbarcazioni e valutare l’effettiva riciclabilità dei rifiuti di imballaggio in plastica.
“Vedere qui in azione la flotta antinquinamento del ministero dell’Ambiente nella raccolta dei rifiuti marini è un segno tangibile di quanto sarà fatto nel resto d’Italia dalle unità costiere per il contenimento del marine litter, sia nelle acque marine antistanti le foci dei fiumi sia nelle aree marine protette – afferma il ministro dell’Ambiente Sergio Costa . Ringrazio il servizio antinquinamento per l’apporto considerevole che darà alla tutela dei nostri mari, in linea con le direttive Ue, auspicando che il ddl Salvamare, già approvato alla Camera, ottenga al più presto il via libera dal Senato”.
“Il mare italiano è il doppio della superficie terrestre italiano: era necessario dare una sterzata, insieme agli armatori, alla società civile, alle autorità portuali, ai pescatori, ai consorzi di recupero dei rifiuti. Affinchè i rifiuti in mare diventino un ricordo e la blue economy sia qualcosa di concreto”, prosegue.
“Monitorare la quantità e la tipologia dei rifiuti raccolti è indispensabile per comprendere le cause del littering e per individuare, in sinergia con le Istituzioni, le azioni da mettere in campo per prevenirlo – ha detto il presidente di Corepla Giorgio Quagliuolo -. Per questo, nell’ambito delle attività sperimentali e innovative che il Consorzio promuove per la tutela del nostro mare, stiamo portando avanti delle attività che non solo contribuiscano al risanamento dell’ecosistema marino ma che promuovano anche l’economia circolare e sensibilizzino la collettività alla corretta gestione dei rifiuti. Alla base del percorso vi è innanzitutto la presa di coscienza che esiste una connessione profonda tra tutti i partecipanti al sistema economico, e che le azioni poste in essere da ciascuno- a partire da una corretta gestione dei rifiuti e da comportamenti consapevoli – hanno effetti sull’intero sistema”.
Il servizio antinquinamento è composto in totale da 32 unità navali altamente specializzate, di cui 9 d’altura e 23 costiere. Nove unità di altura e quattro costiere sono dislocate in diversi porti italiani, da Genova a Civitavecchia a Salerno, in modo da garantire un pronto intervento in caso di inquinamento del mare territoriale. Altre diciannove unità costiere, oltre ad agire in caso di inquinamento, svolgono il pattugliamento per il contenimento del marine litter, sia nelle acque marine antistanti le foci dei fiumi sia nelle aree marine protette, da Chioggia a Gallipoli, da Augusta a Porto Torres. Inoltre, quattro di queste diciannove unità pattugliano anche le aree di mare territoriale dove si trovano le piattaforme off-shore per l’estrazione di petrolio (Vasto, San Benedetto del Tronto, Licata e Pozzallo).
Numerose saranno le attività e le iniziative di comunicazione territoriale presso i Comuni costieri coinvolti nel progetto per promuovere il rispetto del patrimonio marino e sensibilizzare amministratori e cittadini sulla raccolta differenziata e il riciclo degli imballaggi in plastica.
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In Australia il più grande ospedale mobile per la fauna selvatica

ROMA (ITALPRESS) – E’ appena terminata in Australia la costruzione del più grande ospedale mobile per fauna selvatica. Vi ha contribuito, con 250.000 dollari, il WWF-Australia, consentendo di acquistare importanti attrezzature e sostenere i costi operativi della struttura mobile.
La struttura, che può essere portata dove la criticità della situazione renda necessarie cure immediate per animali in difficoltà, sarà gestita dal Byron Bay Wildlife Hospital. L’obiettivo, dopo la drammatica stagione degli incendi che ha messo in ginocchio la natura e la fauna australiana, è curare, riabilitare e prendersi cura degli animali colpiti da calamità – che non possono più dirsi naturali ma conseguenze del cambiamento climatico in atto, laddove ce ne sia bisogno.
L’ospedale mobile è completamente autosufficiente in quanto a energia (solare), comunicazioni satellitari, approvvigionamento idrico, stoccaggio dei rifiuti ed è anche dotato di attrezzature veterinarie all’avanguardia. Questo ospedale mobile, delle dimensioni di un semirimorchio, può rappresentare davvero la salvezza per la fauna selvatica messa a dura prova dagli incendi (un’altra stagione secca è in corso nel paese dei canguri e dei koala) ma anche da altre minacce. Per molti animali feriti, il trattamento immediato e di alto livello che riceveranno da questa struttura farà veramente la differenza tra la vita e la morte.
“Entro pochi minuti dall’arrivo, il nostro team di veterinari esperti medicherà le ferite e somministrerà antidolorifici e farmaci”, ha detto Bree Talbot, capo dell’equipe veterinaria della fondazione Byron Bay. “Significa che possiamo iniziare il trattamento prima che si manifestino segni clinici gravi, quali infezioni o disidratazione”, ha aggiunto.
Il fondatore e CEO del Byron Bay Wildlife Hospital, il dottor Stephen Van Mil, ha affermato di aver concepito l’idea di un grande ospedale mobile per la fauna selvatica due anni fa. “Poi dopo i catastrofici incendi della scorsa estate ci siamo resi conto che si trattava di una necessità davvero impellente”, ha detto Van Mil. “Vedere decine e centinaia di koala feriti accuditi in scatole di cartone o nei cesti della biancheria, in attesa di cure, mi ha fatto capire che dovevamo cambiare tutto. Grazie ai finanziamenti del WWF siamo stati in grado di acquistare macchinari all’avanguardia per radiografie, ecografie, anestesia endoscopie attrezzature per terapia intensiva e un kit di test rapidi per controllare nei koala la presenza della clamidia”, ha concluso Van Mil. Darren Grover del WWF-Australia, spiegando che le donazioni dei generosi sostenitori del WWF da tutto il mondo hanno consentito di soddisfare la “lista dei desideri” dal team dei veterinari con tutti i macchinari e le attrezzature specialistiche necessarie.
Koalas Forever è un progetto che mira a raddoppiare il numero di koala in Australia orientale e rientra nel piano Regenerate Australia del WWF. “Un piano senza precedenti – si legge in una nota -, come senza precedenti sono stati gli incendi che hanno colpito quasi 3 miliardi di animali (unici al mondo) tra la fine del 2019 e i primi mesi del 2020. Con Regenerate Australia, il WWF sta costruendo un programma da 300 milioni di dollari in 5 anni per “far rinascere” letteralmente la fauna selvatica e gli habitat, rinverdire e rinvigorire le aree forestali colpite dagli incendi e fermare la distruzione degli ecosistemi. Per rendere l’Australia un paese a prova di futuro”.
(ITALPRESS).