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Alessandra Prampolini nuovo direttore generale del Wwf Italia

ROMA (ITALPRESS) – Il WWF Italia ha un nuovo direttore generale. La scelta del Consiglio Nazionale, che ha ringraziato il direttore generale uscente Gaetano Benedetto per il lavoro svolto negli ultimi cinque anni, è ricaduta su Alessandra Prampolini, già vicedirettore generale, trentanove anni, con una formazione in Economia dello Sviluppo con un forte focus sui temi dello sviluppo sostenibile, in particolare sull’utilizzo insostenibile delle risorse naturali e la necessità di incorporare il pilastro ambientale in una visione attuale e multidimensionale dello sviluppo. Dopo un primo periodo in WWF dove si è occupata di cooperazione e ambiente, oltre che della riduzione degli impatti delle grandi catene a livello globale, lascia l’associazione per altre esperienze professionali dove approfondisce queste tematiche.
Torna in WWF nel 2018 per supervisionare le linee di lavoro dedicate all’implementazione all’Agenda 2030 e per coordinare la partecipazione delle aziende a livello globale al New Deal for Nature and People per il WWF Internazionale. Alessandra Prampolini è la prima donna ad assumere la carica di direttore generale del WWF Italia e insieme alla presidente Donatella Bianchi va a comporre un vertice tutto rosa.
«La nomina di Alessandra conferma la vocazione internazionale del WWF, che anche in Italia sta investendo sul rinnovamento generazionale e sulla parità di genere, requisiti indispensabili per affrontare con determinazione le grandi sfide che ci aspettano. Dalla crisi della biodiversità ai cambiamenti climatici, dal corretto uso delle risorse europee dei fondi green, siamo di fronte ad emergenze che non possono essere rinviate e che necessitano di energia, passione e grandi competenze, ma soprattutto di una visione globale, innovativa: le nuove generazioni sono indispensabili per costruire una società più sostenibile, equa e sicura», dichiara la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi.
«Sono molto soddisfatta, inoltre, che la scelta del Consiglio abbia valorizzato le competenze e la determinazione di una donna – conclude -: è sempre più evidente come un futuro più sostenibile e amico della natura non possa prescindere da un crescente protagonismo delle donne come dimostra, ad esempio, il cambio di passo imposto all’Europa dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen con l’European Green Deal prima e con i tratti caratterizzanti del programma Next Generation UE, dopo».
«Siamo ad un bivio fondamentale in cui istituzioni, aziende e singoli cittadini sono chiamati a fare scelte determinanti: da queste scelte dipenderà il nostro benessere, la nostra salute, la nostra sicurezza – afferma Alessandra Prampolini -. Le nostre scelte energetiche, la sostenibilità delle nostre produzioni, la responsabilità delle aziende e dei consumatori sono gli elementi su cui si costruisce il domani da cui dipende se il nostro pianeta sarà una casa solida, sicura e confortevole o un edificio pericolante e insicuro. Non c’è più tempo per rinvii, dilazioni, incertezze: questo è il tempo della determinazione per fermare la curva del declino della biodiversità che ci racconta di una Terra sempre più povera di vita. Il WWF vuole essere protagonista nella costruzione di un mondo nuovo in cui responsabilità e sostenibilità sono regole e non eccezioni della politica, dell’economia e della nostra quotidianità».
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Rifiuti, riciclo plastica in crescita anche durante il lockdown

ROMA (ITALPRESS) – Nel 2019 sono state immesse al consumo 2.083.880 tonnellate di imballaggi in plastica di pertinenza di Corepla e ne sono state recuperate 1.917.614 tonnellate, pari al 92%. Il 43% degli imballaggi in plastica è stato avviato a riciclo mentre il 49% è stato avviato a recupero energetico. Nello stesso anno sono state conferite nella raccolta differenziata urbana 1.378.384 tonnellate di rifiuti di imballaggi in plastica (il 13% in più rispetto all’anno precedente). La quantità di rifiuti di imballaggi in plastica avviati a riciclo da Corepla sono stati pari a 617.292 tonnellate di cui: 590.682 tonnellate provenienti dalla raccolta differenziata urbana, 26.610 tonnellate provenienti da commercio e industria. Anche il dato relativo alle quantità raccolte in rapporto al numero di abitanti serviti risulta in crescita e nel 2019 ha raggiunto i 22,8 chilogrammi per abitante (nel 2018 era 20,1). Le quantità conferite alla raccolta differenziata nel 2019 sono risultate essere composte per il 91% da imballaggi in plastica e per il restante 9% dalle frazioni estranee o neutre contenute nella raccolta mono materiale. Nel 2019 gli abitanti serviti da raccolta differenziata grazie al convenzionamento con Corepla sono stati 58.377.389, pari al 96% della popolazione. Il contributo erogato da Corepla ai Comuni (o soggetti da questi delegati) per sostenere i maggiori costi della raccolta differenziata è stato nel 2019 di oltre 400 milioni. Nel 2019 Corepla ha inoltre avviato a recupero energetico 445.812 tonnellate di rifiuti di imballaggi in plastica, valorizzando anche gli imballaggi più complessi che allo stato attuale non trovano collocazione nel mercato del riciclo. Ulteriore segnale positivo si è registrato nel 2020 con l’incremento della percentuale di rifiuti avviati da Corepla a riciclo rispetto all’anno precedente. In generale, nel 2020 si evidenzia un incremento dell’8% dei quantitativi di rifiuti di imballaggio in plastica gestiti da Corepla nel bimestre marzo-aprile 2020, in rapporto allo stesso periodo del 2019; un aumento, quest’ultimo, in controtendenza rispetto alla riduzione dei consumi (-4%) e della produzione dei rifiuti urbani (-10/14%) del medesimo periodo. La quarantena ha indotto importanti modifiche nei comportamenti dei consumatori, che hanno privilegiato l’acquisto di generi alimentari imballati, incrementato gli acquisiti online e del cibo da asporto. Nel secondo bimestre 2020 sono cresciuti anche i quantitativi sia dei rifiuti di imballaggio avviati a riciclo sia di quelli valorizzati tramite recupero energetico. La chiusura di alcune settori operativi utilizzatori di materie prime seconde, le forti difficoltà nella movimentazione delle merci e la ridotta capacita disponibile negli impianti di termovalorizzazione hanno spinto, come ultima ratio, anche alla crescita del conferimento in discarica.
In sostanza, “il sistema ha dato prova di grande resilienza – ha dichiarato Giorgio Quagliuolo, presidente di Corepla -, riuscendo a individuare soluzioni senza ulteriori ripercussioni sulla collettività per garantire lo svolgimento del servizio essenziale anche in un momento di enorme criticità. La tenuta del sistema è stata garantita grazie a interventi straordinari in assenza dei quali la filiera avrebbe rischiato la chiusura e che hanno evidenziato le carenze strutturali impiantistiche e del mercato nazionale delle materie prime seconde, rispetto alle quali occorrerà lavorare di concerto con le istituzioni per evitare crisi future”.
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262 milioni alle Regioni contro il dissesto idrogeologico

ROMA (ITALPRESS) – Oltre 262 milioni di euro per 119 interventi in 19 Regioni. Sono i numeri del Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico 2020 (Piano stralcio, Dl 76/2020): progetti immediatamente esecutivi e cantierabili per la messa in sicurezza del territorio dai rischi sempre maggiori derivanti da eventi climatici estremi su aree del Paese particolarmente vulnerabili.
“I lavori non si fermano e non possono fermarsi – afferma il ministro dell’Ambiente Sergio Costa -. Stiamo aprendo i cantieri per la tutela del territorio, i più importanti, per proteggere il nostro Paese fragile e affinchè non ci siano più tragedie”.
“Si tratta di progetti immediatamente esecutivi e cantierabili – spiega il ministro -. Già con il dl agosto abbiamo messo a disposizione dei Comuni e delle Regioni la società in house del Ministero dell’Ambiente Sogesid, per aiutare le amministrazioni nella progettazione. Con la stessa legge – spiega Costa – ai presidenti di Regione che sono commissari straordinari del dissesto idrogeologico, abbiamo dato poteri straordinari che riducono del 40% i tempi. Abbiamo inoltre previsto di anticipare ai comuni il 30% della spesa, in modo da permettere l’attivazione di tutta la procedura per la messa in opera del cantiere”.
“La lotta al rischio idraulico per la difesa del suolo rappresenta un aspetto importante della strategia di ripresa e resilienza, che verrà ulteriormente perfezionata con apposito decreto legge, di prossima emanazione, che semplifica procedure e tempi per la realizzazione degli interventi e rafforza le strutture territoriali, cui l’ordinamento assegna la titolarità della realizzazione delle opere”, spiega il sottosegretario Roberto Morassut.
Ecco la ripartizione dei 262 milioni: Abruzzo, 10 interventi per 9,15 milioni; Basilicata, 5 interventi per 6,26 milioni;
Calabria, 5 interventi per 11,17 milioni; Campania, 5 interventi per 14,85 milioni; Emilia Romagna, 10 interventi per 15 milioni; Friuli Venezia Giulia, 3 interventi per 5,3 milioni; Lazio, 5 interventi per 19,3 milioni; Liguria, 2 interventi per 16 milioni; Lombardia, 13 interventi per 26,7 milioni; Marche, 5 interventi per 9,4 milioni; Molise, 5 interventi per 3,38 milioni; Piemonte, 9 interventi per 29,5 milioni; Puglia, 6 interventi per 15,2 milioni; Sardegna, 8 interventi per 11,6 milioni; Sicilia, 7 interventi per 18,5 milioni; Toscana, 12 interventi per 20,4 milioni; Umbria, 5 interventi per 5,3 milioni; Valle D’Aosta, 3 interventi per 2,9 milioni; Veneto, 1 intervento per 21,8 milioni.
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Accordo tra Enea e Rina Consulting per trasferimento tecnologico

ROMA (ITALPRESS) – Enea e Rina Consulting, società di consulenza ingegneristica del gruppo Rina, hanno sottoscritto un accordo per il trasferimento di tecnologie innovative al sistema industriale e per valorizzare l’offerta di progetti e servizi avanzati sviluppati dall’Agenzia, anche attraverso analisi mirate e progetti di “proof of concept”. L’accordo prevede il mutuo coinvolgimento di Enea e Rina in iniziative di trasferimento tecnologico in ambito nazionale ed eventualmente europeo nei settori dell’energia, dell’ambiente e delle nuove tecnologie finalizzate ad uno sviluppo sostenibile nonchè la valorizzazione delle reciproche competenze e strutture per lo svolgimento di attività congiunte. L’intesa prevede anche la realizzazione di iniziative e programmi a supporto delle attività di ricerca di università e istituti pubblici e privati.
“Questa partnership si colloca nell’ambito delle nuove iniziative lanciate da Enea per supportare e rafforzare la crescita e la competitività delle imprese attraverso il trasferimento di tecnologie innovative. In un momento così complesso e sfidante la partnership con un’eccellenza del settore quale è Rina apre nuove prospettive a beneficio del sistema-paese”, sottolinea il presidente dell’Enea Federico Testa.
“Metteremo al servizio di questa partnership le esperienze maturate in oltre 20 anni di lavoro sul trasferimento tecnologico all’interno dei programmi della Agenzia Spaziale Europea e quelle più recenti in ambito Fusion4Energy ed Eurofusion. Questo porterà ancora più valore aggiunto alle iniziative industriali che insieme affronteremo”, osserva Roberto Carpaneto, Ad di Rina Consulting. “Rina ed Enea saranno in grado di presidiare un più ampio range di tecnologie e competenze e supportare il sistema industriale nell’accesso a nuove tecnologie, accelerando il time-to-market di nuovi prodotti e servizi e rendendo più agile il processo di innovazione così da poter rispondere tempestivamente alle attuali sfide”.
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Nuovo record nel 2020 per il riscaldamento degli oceani

ROMA (ITALPRESS) – E’ stato completato il primo studio sul riscaldamento globale degli oceani con i dati relativi al 2020 elaborato da un team internazionale di scienziati, tra cui ricercatori italiani dell’istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ed Enea. Secondo lo studio la temperatura media globale dell’oceano nel 2020 è il valore più caldo finora registrato. Ma non è tutto. L’analisi mostra anche che i cinque anni più caldi mai registrati si sono verificati tutti a partire dal 2015. I dati del 2020 evidenziano che lo strato dell’oceano tra la superficie e i 2.000 metri di profondità, ha assorbito 20 Zettajoule di calore rispetto all’anno precedente, equivalenti al calore prodotto da 630 miliardi di asciugacapelli in funzione giorno e notte per un anno intero. Per il ruolo che l’oceano riveste nel modulare il clima della Terra, il contenuto di calore dell’oceano rappresenta il miglior indicatore del fatto che il pianeta si stia riscaldando o meno.
“Il 90% del calore del riscaldamento globale finisce negli oceani quindi in realtà il ‘riscaldamento globalè non è altro che il ‘riscaldamento dell’oceanò”, sottolinea Simona Simoncelli dell’Ingv di Bologna e co-autrice italiana dello studio insieme a Franco Reseghetti del Centro Ricerche Ambiente Marino S. Teresa dell’Enea. “Oceani più caldi influiscono notevolmente sulle condizioni meteorologiche locali, generando tempeste più potenti e favorendo l’innalzamento del livello del mare. I risultati della ricerca rappresentano un ulteriore chiaro dato che indica la necessità di agire al più presto per limitare gli effetti del cambiamento climatico in atto”, aggiunge Simoncelli.
“Il riscaldamento osservato ha delle conseguenze. Il pianeta Terra sta diventando ogni anno sempre più caldo e il cambiamento climatico influisce quotidianamente sulle nostre vite e sulla nostra società. La vita di un numero sempre maggiore di persone viene messa in serio pericolo e purtroppo non si sta facendo abbastanza per cercare di limitare gli effetti nefasti del cambiamento climatico globale”, evidenzia il ricercatore Enea Franco Reseghetti. Pianeta e oceani sempre più caldi determinano effetti sorprendenti e terribili come, ad esempio, gli incendi di vastissime dimensioni scoppiati in Australia, in parti della regione amazzonica e negli Stati Uniti occidentali. Tali fenomeni così estremi sono, purtroppo, destinati a divenire sempre più comuni nel futuro. Inoltre, oceani più caldi portano a un riscaldamento maggiore dell’atmosfera e un’atmosfera più calda provoca piogge più intense, un numero maggiore di tempeste e uragani, per giunta di maggiore intensità, aumentando anche il rischio di inondazioni. Ad esempio, nel Nord Atlantico quest’anno si è verificato un numero record di tempeste che hanno colpito il nord America, lo stesso fenomeno si è verificato in Vietnam e l’arcipelago delle isole Fiji è stato recentemente devastato da un uragano di categoria 5 (valore massimo). E’ quindi tutto il pianeta ad essere interessato dal fenomeno del riscaldamento, non solo qualche area specifica. Anche i Paesi dell’area mediterranea sono stati colpiti da importanti incendi estivi e hanno subito danni da trombe d’aria e piogge di intensità estrema nell’anno più caldo mai misurato in Europa. Secondo i ricercatori “Il mar Mediterraneo non è da meno, anzi: tra tutte le aree analizzate in dettaglio in questa ricerca il Mediterraneo è il bacino che evidenzia il tasso di riscaldamento maggiore negli ultimi anni, confermando peraltro quanto già riscontrato nel Rapporto sullo Stato dell’Oceano del Servizio Marino Europeo Copernicus del 2016 e del 2018, proseguendo un processo iniziato una trentina di anni fa ma con un incremento più elevato rispetto alle altre aree oceaniche”. Gli scienziati del team hanno potuto portare a termine lo studio, malgrado le difficoltà legate alla pandemia, grazie all’utilizzo di nuove metodologie per l’analisi dei dati di temperatura delle acque marine e vari tipi di sonde che hanno permesso di raggiungere i 2000 metri di profondità. “I risultati ottenuti sono la riprova che sono in atto effetti globali di ampia portata sull’ambiente e sulla società, pertanto, forte è l’invito ad intervenire per limitare in modo importante le emissioni di gas serra e allo stesso tempo ad adattarsi alle conseguenze ormai inevitabili dell’incessante riscaldamento avvenuto negli ultimi decenni”, concludono i ricercatori.
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L’aeroporto di Torino sempre più green

TORINO (ITALPRESS) – L’Aeroporto di Torino è stato certificato al Livello 2 “Riduzione” del programma di sostenibilità ambientale Airport Carbon Accreditation – il protocollo comune per la gestione attiva delle emissioni negli aeroporti attraverso risultati misurabili – promosso da ACI Europe, l’associazione degli aeroporti europei. Un passo avanti nella strategia di sostenibilità ambientale dell’Aeroporto di Torino.
Il Livello 2 di certificazione richiede il soddisfacimento di tutti i requisiti di accreditamento del Livello 1 ‘Mappaturà (sviluppo di un inventario dettagliato delle emissioni di carbonio), già conseguito dallo scalo di Torino nel 2018. Inoltre, la certificazione di Livello 2 implica anche la predisposizione di un piano attuativo per il raggiungimento di un ambizioso obiettivo di riduzione delle emissioni di carbonio: nel caso di Torino, il traguardo fissato per il prossimo triennio 2021-2023 è il dimezzamento delle emissioni di CO2 rispetto all’anno base 2017, garantito da investimenti per aumentare l’efficienza dei sistemi più energivori e dall’acquisto di energia elettrica solo da fonte rinnovabile certificata.
Finora, nel triennio 2017-2019 Torino Airport è già riuscito a ridurre le sue emissioni di CO2 di 1.350 tonnellate metriche, pari a oltre il -10%, grazie a queste iniziative: una nuova centrale di climatizzazione estiva con gruppi frigoriferi ad altissima efficienza; la sostituzione di generatori di calore con nuove apparecchiature ad alta efficienza e basse emissioni; la sostituzione dei corpi illuminanti con nuove apparecchiature a LED e installazione di sistemi automatici di regolazione del flusso luminoso; il potenziamento dei sistemi di monitoraggio dei consumi e di gestione degli impianti di condizionamento.
Lanciato da Airport Council International (ACI) Europe nel 2009, il programma Airport Carbon Accreditation consente agli aeroporti di valutare i progressi compiuti nella gestione della propria carbon footprint.
Il protocollo Airport Carbon Accreditation comprende in tutto 6 livelli di certificazione climatica: mappatura, riduzione, ottimizzazione, neutralità, trasformazione e transizione. L’amministrazione del programma è gestita da una società di consulenza ambientale WSP, che garantisce un’implementazione imparziale. Inoltre, le valutazioni per la concessione della certificazione sono controllate accuratamente da verificatori indipendenti.
“Abbiamo assunto un importante impegno verso l’ambiente e la comunità, aderendo all’obiettivo NetZero 2050 promosso da ACI, che ci porterà alle emissioni zero nei prossimi 30 anni – afferma Andrea Andorno, amministratore delegato di Torino Airport -. La certificazione al Livello 2 dell’Airport Carbon Accreditation rappresenta un tassello fondamentale in questo percorso di sviluppo e un riconoscimento del fatto che stiamo seguendo la strada giusta, per l’industria dell’aviazione e per le generazioni future”.
“Ogni anno, i risultati del nostro lavoro producono notevoli risparmi di CO2 e ora andranno anche ad alimentare il dato globale di riduzione di carbonio, raggiunto dagli aeroporti attivi nel programma Airport Carbon Accreditation – aggiunge -. Associandoci a questa crescente comunità di aeroporti sensibili al clima, riconosciamo che il cambiamento climatico è una questione globale che richiede un’azione collettiva a livello di settore”.
“Ci vuole visione e duro lavoro da parte dell’intero team dell’aeroporto per ottenere una riduzione tangibile di CO2 anche in tempi normali – spiega Olivier Jankovec, direttore generale di ACI Europe -. Aumentare le proprie ambizioni sul fronte climatico nel mezzo di una pandemia paralizzante è davvero eccezionale. L’aggiornamento dell’Aeroporto di Torino al secondo livello di Airport Carbon Accreditation, ‘Reduction’, è un tributo al loro impegno e determinazione e un esempio del progresso in corso del nostro settore verso un futuro sostenibile. Bravissimi!”.
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Clima, Legambiente e Croce Rossa a tutela salute e ambiente

ROMA (ITALPRESS) – Legambiente e la Croce Rossa Italiana rinnovano il loro rapporto di collaborazione mettendo in campo una serie di progetti, iniziative e campagne territoriali che avranno al centro la lotta alla crisi climatica, la tutela della salute e dell’ambiente. Tre temi strettamente interconnessi sui quali le due associazioni informeranno e sensibilizzeranno i cittadini di tutte le età non solo sulle cause ed effetti dell’emergenza clima ma anche sulle attività di contrasto al climatechange a partire dalla mitigazione del rischio, dall’adattamento ai cambiamenti e dall’adozione di comportamenti e stili di vita più sostenibili da parte dei singoli e delle comunità. “La crisi climatica è in corso, non si può tornare indietro, ma solo guardare avanti affrontando urgentemente con misure e interventi concreti il problema”, dichiara Stefano Ciafani, presidente di Legambiente. “Ormai ci troviamo di fronte a un clima sempre più ‘impazzitò con ondate di calore e fenomeni meteorologici intensi ed estremi dovuti alla crisi climatica che in tutto il mondo sta causando danni ai territori, alle città e alla salute dei cittadini. Per questo – aggiunge – è urgente intervenire come del resto ci chiede da tempo l’Europa mettendo in campo interventi efficaci e radicali. Legambiente e la Croce Rossa Italiana saranno in prima fila sui territori per informare e sensibilizzare le persone, ma anche per ricordare l’importanza delle azioni di cittadinanza attiva e del volontariato. Continuare ad avere accanto a noi la Croce Rossa Italia è motivo di profondo orgoglio e gioia”, conclude. “L’attenzione del mondo è tutta incentrata sul Covid-19. Ma le crisi come quella climatica – dichiara Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa Italiana e della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa – non si fermano, anzi continuano a evolvere. La Croce Rossa è impegnata, a livello nazionale e internazionale, a potenziare e a mobilitare la propria rete globale per far fronte a questa emergenza: solo un’azione comune, infatti, può fare la differenza. Ecco perchè sono molto lieto del rinnovo della collaborazione con Legambiente. Il nostro impegno sul clima non verrà mai meno, perchè la crisi climatica in molti Paesi è già crisi umanitaria, peggiorata ulteriormente dal virus. E perchè crediamo e vogliamo un futuro per le giovani generazioni”, conclude.
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Le due associazioni, inoltre, istituiranno un Tavolo Permanente attraverso il quale svolgeranno ad esempio attività di monitoraggio, procederanno alla verifica periodica dello stato di attuazione degli obiettivi individuati, promuoveranno la cooperazione tra i diversi soggetti coinvolti, predisporranno incontri di confronti e coordinamento tra gli operatori delle due organizzazioni.

Bonus Mobilità, dal 14 gennaio nuova finestra per i rimborsi

ROMA (ITALPRESS) – Si riaprirà dal 14 gennaio alle 9, fino al 15 febbraio, una “finestra” per richiedere il rimborso degli acquisti previsti dal Programma Sperimentale Buono mobilità effettuati tra il 4 maggio 2020 e il 2 novembre 2020.
Sono stati infatti contabilizzati i fondi necessari per poter soddisfare tutte le richieste di rimborso.
Tutti coloro che non hanno ottenuto il rimborso, anche chi non si è pre-registrato, possono richiederlo. Lo rende noto il ministero dell’Ambiente.
Per richiedere il rimborso bisognerà essere in possesso della fattura o scontrino attestante la tipologia di bene o servizio acquistato ed identificarsi, tramite SPID, sul portale www.buonomobilita.it.
A tutti coloro che si sono pre-registrati nelle scorse settimane, circa 119 mila, arriverà nei prossimi giorni una e-mail all’indirizzo indicato, per invitarli a caricare i dati e la documentazione attestante l’acquisto effettuato.
Fino al 15 febbraio 2021 sarà possibile accedere alla propria area riservata per apportare eventuali modifiche ai dati e alla documentazione inseriti.
I rimborsi saranno erogati successivamente al 15 febbraio 2021.
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