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Comieco ed Elio e le Storie Tese cambiano musica alla differenziata

ROMA (ITALPRESS) – Si intitola “Vecchio cartone” la canzone scritta e cantata dal gruppo musicale Elio e le Storie Tese, allo scopo di incentivare gli italiani a svolgere una raccolta differenziata di maggiore qualità. L’iniziativa è stata pensata da Comieco, il Consorzio per il riciclo della carta e del cartone, dopo aver esaminato i risultati di un sondaggio commissionato ad AstraRicerche, che ha tra l’altro indicato nella musica uno dei veicoli più importanti nella sensibilizzazione dei temi ambientali. “In Italia stiamo facendo un grosso lavoro dal punto di vista della raccolta differenziata, specie per quanto riguarda la carta e il cartone, tanto che nove italiani su dieci la considerano ormai un’abitudine consolidata – ha commentato nel corso della presentazione dell’iniziativa, il presidente di Comieco, Amelio Cecchini -. Il problema è che però si può fare meglio, visto che il 45% degli italiani si dichiara ancora confuso su cosa si può conferire e cosa no per un riciclo di qualità. Ed è proprio per dare una mano agli italiani a migliorare che abbiamo chiesto un aiuto alla musica”.
La canzone del gruppo milanese, come al solito ironica e orecchiabile, oltre a ripetere nel refrain che “il cartone non è bello se non è riciclarello”, fornisce tra le note alcuni semplici regole: dal non buttare gli scontrini nella raccolta della carta fino a togliere il nastro adesivo dal cartone. Secondo la ricerca svolta da AstraRicerche per Comieco, il lockdown e la crisi legata al Covid hanno migliorato le abitudini degli italiani in tema di raccolta differenziata, che ora viene svolta dall’85% del campione, circa il 10% in più rispetto al periodo pre-crisi. I materiali più differenziati sono il vetro, la plastica, la carta e il cartone (per il 91% degli intervistati), mentre è più difficoltosa la raccolta dell’organico, dei metalli e delle pile. Nel corso del lockdown una famiglia su tre si è impegnata con maggiore attenzione alla raccolta differenziata e il 27% dichiara di essere diventato più bravo.
Il 24% ha prodotto una quantità maggiore di rifiuti perchè tutti erano a casa e il 14,6% si è informato meglio e molti hanno migliorato anche la loro organizzazione in casa in vista della raccolta differenziata. Più di 1 italiano su 2 dichiara di ricorrere al bidone dell’indifferenziata in caso di dubbi e quasi il 60% non butta nella carta confezioni di uso quotidiano (come la scatola del dentifricio, ad esempio) che invece sono un ingrediente prezioso per l’industria del riciclo. Il 74% degli intervistati considera il linguaggio artistico in generale adatto a veicolare temi legati all’educazione ambientale e, nello specifico, il 56% (principalmente giovani e millennials tra i 18 e 34 anni) pensa che una canzone possa influenzare i propri comportamenti nei confronti dell’ambiente e se a cantarla sono Elio e le Storie Tese, è ancora meglio (il 22% degli italiani riconosce alla band la maggiore credibilità come portavoce di messaggi connessi all’ambiente e alla raccolta differenziata di carta e cartone).
“L’obiettivo è che “Vecchio Cartone” diventi una delle canzoni più ricordate tra quelle che parlano di ambiente, un pò come Ci vuole un fiore di Sergio Endrigo – ha spiegato il direttore generale di Comieco, Carlo Montalbetti -. Per aiutare questa campagna stiamo puntando anche a un’etichettatura degli imballaggi, per fare in modo che diventino sempre più riciclabili”. A spiegare il perchè di questa canzone anche Elio, il leader del gruppo, il quale ha detto: “Noi siamo nati ambientalisti e questa canzone è nel solco di quanto da anni facciamo da questo punto di vista. Il rock è trasgressione, ma in questo caso ci siamo messi a disposizione di chi vuole lanciare un messaggio utile”.
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Clima, il ruolo di Hera nell’Emilia-Romagna che si adatta

BOLOGNA (ITALPRESS) – Fra le risorse naturali che maggiormente risentono degli effetti del cambiamento climatico c’è sicuramente l’acqua, un bene di fondamentale importanza che – oggi più di ieri – dev’essere consumato responsabilmente e gestito secondo le migliori soluzioni possibili, prendendo ad esempio i casi in cui esse vengono già adottate.
Una proposta, in questo senso, arriva dalla prima puntata italiana, da oggi navigabile online, del webdoc Adaptation, progetto di “constructive journalism” dedicato alle migliori esperienze di adattamento al cambiamento climatico. Affrontando il caso emiliano-romagnolo e la sua situazione idrica, Adaptation mette infatti in evidenza le tante eccellenze amministrative, industriali, scientifiche e civiche grazie alle quali questa regione – in controtendenza rispetto a gran parte del Paese – si sta adattando con efficacia a una delle sfide più decisive del nostro tempo. Cruciale, in tutto questo, il ruolo di Hera, secondo operatore a livello nazionale nel settore idrico.
Aprendo le proprie porte alla squadra di Adaptation, Hera l’ha condotta alla scoperta di progetti, impianti, reti, laboratori, tecnologie e interventi infrastrutturali che qualificano la multiutility come attore decisivo per l’equilibrio idrico complessivo del territorio. “Un servizio spesso invisibile ma fondamentale per preservare una risorsa così preziosa e renderla disponibile ogni giorno a oltre 3,5 milioni di persone – spiega l’azienda in una nota -. Fin dalla sua nascita, e anticipando così gli scenari odierni, il Gruppo Hera ha infatti investito più di 100 milioni di euro all’anno in questo delicato settore, riuscendo a mettere in sicurezza il servizio idrico integrato e a garantirne la continuità anche in situazioni particolarmente critiche. Tutto questo passa attraverso un modello di business resiliente e un forte radicamento territoriale, che invita cittadini e imprese all’uso responsabile e sostenibile della risorsa e nell’ambito del quale è proprio Hera, per prima, a dare l’esempio, con una politica di costante e progressiva contrazione dei consumi idrici delle proprie attività”.
Fra lunghe sequenze di immagini immersive e le voci dei professionisti che ogni giorno fanno la differenza sul campo, sono davvero tanti gli aspetti esplorati da Adaptation, a partire dal tema – oggi quantomai critico – dell’acqua potabile. Come emerge dal racconto, Hera ne garantisce non soltanto la qualità, attraverso impianti di potabilizzazione e laboratori di analisi assolutamente all’avanguardia, ma anche e soprattutto la disponibilità, attraverso un sistema di acquedotti vasti e interconnessi sempre più sensibili, gestiti anche da remoto attraverso il proprio centro di telecontrollo, unico in Europa, e ulteriormente monitorati da tecnologie avanzate, come quelle satellitari, per la ricerca e la costante riduzione delle perdite idriche.
Un’altra fondamentale sfida è quella relativa alle acque reflue, che vengono trattate dalla multiutility nei depuratori secondo tecniche e tecnologie diverse, biologiche e meccaniche, affinchè sia possibile restituirla all’ambiente in una forma compatibile con ulteriori usi umani, ma anche con gli ecosistemi e la loro biodiversità, perseguendo così la piena circolarità nella gestione della risorsa.
Tra le eccellenze del comparto fognario-depurativo al centro di Adaptation, in particolare, il Piano di Salvaguardia della Balneazione di Rimini, il più grande intervento di risanamento fognario realizzato in Italia negli ultimi vent’anni, con l’obiettivo di eliminare gli sversamenti a mare e proteggere così, al tempo stesso, l’ambiente e la spiccata vocazione turistica dell’economia locale.
“Di fronte al cambiamento climatico non abbiamo bisogno di catastrofismi ma di risposte resilienti ed esempi concreti – commenta Stefano Venier, Amministratore Delegato del Gruppo Hera – e per questo abbiamo apprezzato l’approccio del progetto Adaptation e deciso di fornire tutta la nostra collaborazione. Aprire le porte dei nostri impianti è stato quindi un piacere e anche motivo di orgoglio, perchè il modo in cui ogni giorno gestiamo la risorsa idrica è frutto non soltanto di investimenti, pianificazione e ricerca ma anche di tanto impegno, lo stesso che ci auguriamo possa animare un dibattito pubblico che deve assolutamente tornare a mettere al centro, con serietà e senza scorciatoie, il tema del cambiamento climatico e delle strategie necessarie ad affrontarne e mitigarne gli effetti”.
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Sogin sigla protocollo per salvaguardia patrimonio ambientale

ROMA (ITALPRESS) – E’ stato siglato questa mattina il “Protocollo di collaborazione per la promozione della sostenibilità ambientale finalizzata all’implementazione delle best practice nel settore delle bonifiche” tra il commissario straordinario per la realizzazione degli interventi necessari all’adeguamento alla normativa vigente delle discariche abusive, generale dei Carabinieri, Giuseppe Vadalà, e l’ingegnere Emanuele Fontani, amministratore delegato della Società Gestione Impianti Nucleari (Sogin). La convenzione ha lo scopo di realizzare un’azione incisiva e continuativa di collaborazione nelle attività di risanamento inerenti la missione governativa, al fine di garantire la tutela dell’ambiente, la salvaguardia del territorio e la protezione delle comunità per il tramite dell’implementazione delle migliori tecniche nel settore delle bonifiche delle discariche abusive presenti sul territorio nazionale. La collaborazione è rivolta a soddisfare le specifiche esigenze collegate e derivanti dalla missione di bonifica del commissario straordinario, per la quale Sogin assicurerà le necessarie attività di supporto corrispondendo anche con la collaborazione della controllata Nucleco Spa. Grande soddisfazione è stata espressa dall’Ad di Sogin Fontani, per il quale “la sottoscrizione del protocollo con il commissario straordinario è la testimonianza della vocazione a un ruolo istituzionale della società, che intende porre le proprie competenze al servizio dello Stato per le attività e gli obiettivi nazionali di protezione e riqualificazione ambientale”.
Per il commissario Vadalà “considerato che è nostra priorità nella missione governativa adoperarsi per fare bene e velocemente, risulta essenziale allargare le collaborazioni con enti e istituzioni di primario livello internazionale. In quest’ottica rientra l’importante protocollo siglato con Sogin per poter ususfruire del grande bagaglio strumentale ed esperenziale, che garantisce standard elevati massimizzando gli obiettivi di sicurezza delle azioni di bonifica”.
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Un intergruppo parlamentare per l’ecologia integrale

ROMA (ITALPRESS) – “Un intergruppo di parlamentari, aperto ad associazioni e giovani attivisti, si è costituito per dare seguito normativo alle proposte contenute nell’enciclica di Papa Francesco. Oggi partiamo con la prima iniziativa che chiede di inserire il diritto dell’ambiente e le norme per l’economia e l’ecologia nella Costituzione italiana”. Lo annuncia Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde, già Ministro dell’Ambiente, a seguito della conferenza stampa che si è svolta a Palazzo Madama, alla Sala “Caduti di Nassirya” presso il Senato della Repubblica.
“Dopo cinque anni di convegni, occorre agire per norme concrete che diano risposte alle esigenze di ecologia integrale e per un controllo efficace sull’utilizzo veramente green delle risorse dei fondi che provengono da Next Generation EU. In particolare, sostenendo la transizione energetica e la lotta contro il cambiamento climatico”, ha aggiunto.
Insieme ad Alfonso Pecoraro Scanio, sono intervenuti: Loredana De Petris (Presidente Gruppo Misto, Senato della Repubblica), Paola Binetti (Vicepresidente Commissione Str. tutela e promozione diritti umani, Senato della Repubblica), Gianfranco Rotondi (Membro XI Commissione, Camera dei Deputati), Alessandro Amitrano (Segretario Ufficio Presidente e Membro XI Commissione, Camera dei Deputati), Alessandra Maiorino (Relatrice del DDL Costituzionale in materia di tutela ambientale e sostenibilità, Senato della Repubblica), Rosalba Giugni (Presidente Marevivo), Alfonso Cauteruccio (Presidente Greenaccord), Angelo Consoli (Presidente Cetri-Tires, Direttore Ufficio Europeo di Jeremy Rifkin), Jacopo Mele (Co-Founder di Fondazione Homo Ex-Machina / Opera2030), Lucia Viola (Sturtupper / Opera2030), Francesco Paolo Russo (Direttore Generale ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori / Opera2030)
All’iniziativa è stato presente Monsignor Fabio Fabene (Vescovo di Acquapendente e Sotto-Segretario Sinodo dei Vescovi).
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“Water Game”, 12 progetti educativi Gruppo CAP al servizio dell’acqua

Come insegnare a bambini e ragazzi il valore dell’acqua, la necessità di un suo utilizzo consapevole e le migliori pratiche per una gestione sostenibile dell’ambiente?
Facile: giocando! Gruppo CAP, gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, presenta Water Game, missione 2030, il percorso di educazione ambientale rivolto alle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado che verrà realizzato nel corso dell’anno scolastico 2020/2021 nei comuni serviti dall’azienda pubblica. Un quiz interattivo, un corso di video making, un laboratorio scientifico e uno teatrale, attività di coding e gaming, giochi a squadre, sessioni di brainstorming e storytelling: sono solo alcune delle 12 attività di Water Game, finalizzate al coinvolgimento dei bambini e dei ragazzi, fruibili anche on line.
“Il mondo sta cambiando molto velocemente e quest’anno abbiamo voluto proporre alle scuole un percorso di educazione ambientale capace di coniugare consapevolezza e cultura condivisa dell’acqua con attività sia pratiche che virtuali, ha spiegato Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Gruppo CAP. Oggi l’insegnamento si avvale di approcci laboratoriali e digitali capaci di arricchire il bagaglio di bambini e studenti in modo divertente e coinvolgente. E noi vogliamo trasmettere a tutti i giovani cittadini l’inestimabile valore dell’acqua, stimolando la loro sete di conoscenza”. Ideato con la collaborazione della cooperativa sociale La Lumaca, il progetto Water Game, missione 2030 propone tanti percorsi adatti a tutti gli studenti. Per le scuole materne si passa dallo storytelling con la lettura animata di favole, alle tecniche di tinkering, in grado di avvicinare i più piccoli a materie come scienza, arte e tecnologia con attività pratiche.
Le proposte si ampliano poi con i progetti studiati per le classi delle scuole primarie e secondarie, che puntano su laboratori scientifici, giochi sul pensiero computazionale, rappresentazioni teatrali o attività pittoriche per fare propri i principi della cittadinanza attiva. Si aggiungono inoltre giochi a squadre e attività volte a riprodurre veri e propri dibattiti sui temi di più stretta attualità legati all’ambiente, fino ad arrivare al video making, con un percorso attraverso il quale gli alunni potranno acquisire consapevolezza del loro impatto sull’ambiente che li circonda. Ogni percorso è a sua volta suddiviso in proposte didattiche, differenziate per target scolastico, composte da un incontro in classe e da una lezione sul campo, organizzata secondo le fasce d’età presso le Case dell’Acqua, gli impianti di depurazione o nei laboratori del Centro Ricerche di Gruppo CAP, che ha sede all’interno del Parco Idroscalo.
Con una novità in più: la possibilità per i giovani studenti di vivere viaggi digitali a 360° nei luoghi dell’acqua di CAP grazie ai virtual tour, pensati per vivere esperienze fortemente immersive di realtà aumentata. Vista l’emergenza in corso, inoltre, sia le attività in classe che quelle in esterno potranno essere effettuate anche attraverso la didattica a distanza, per permettere lo svolgimento del progetto anche in caso non dovesse essere possibile la frequenza scolastica in presenza. La sfida di Water Game, missione 2030 si gioca su più livelli. Si parte dall’acqua per arrivare a conoscere i traguardi planetari promossi dai Sustainable Development Goals (SDGs) dell’Agenda 2030, in particolare il 6 che afferma il diritto universale all’acqua potabile, il 13, 14 e 15 incentrati sulla lotta ai cambiamenti climatici e sulla salvaguardia dell’ambiente marino e terrestre, o ancora l’1 e il 10 che mirano a ridurre disuguaglianze e povertà. Ogni attività laboratoriale intende dare un contributo al raggiungimento di uno o più goal, portando le classi a pianificare un intervento, anche semplice, di miglioramento ambientale del proprio habitat scolastico o territoriale. Il modo più efficace per passare dalla conoscenza alla competenza della materia. Le proposte rivolte alle scuole primarie (quarta e quinta elementare) e secondarie di primo grado sono inoltre integrate con le proposte di Acqua Book, piattaforma multimediale lanciata nel 2018 da Water Alliance-Acque di Lombardia, la rete di gestori pubblici del servizio idrico lombardo che, mediante moduli digitali interattivi, intende guidare i giovani studenti a un uso consapevole e sostenibile dell’acqua.
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Con lockdown si riscopre l’importanza del verde urbano

ROMA (ITALPRESS) – Uno studio europeo cui ha partecipato l’Istituto per la bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibe), ha comparato la frequentazione e la percezione dei cittadini riguardo gli spazi verdi urbani in cinque paesi europei (Italia, Croazia, Lituania, Slovenia e Spagna) e in Israele durante il lockdown per Covid-19, tra il 1 aprile e il 3 maggio 2020. L’indagine, pubblicata su Urban Forestry & Urban Greening, evidenzia come “dalle 2.540 risposte è emersa una frequentazione degli spazi verdi differenziata tra i paesi determinata dalle diverse restrizioni sanitarie. Per esempio, Italia e Spagna, i due paesi in quel periodo più colpiti dalla pandemia e con misure di contenimento più stringenti, hanno registrato la più alta percentuale (64%) di rispondenti, che ha smesso di frequentare aree verdi. Chi lo ha fatto, aveva un motivo essenziale come portare fuori il cane o fare esercizio fisico, mentre Croati, Lituani e Sloveni non hanno cambiato sostanzialmente le loro abitudini. Inoltre, le restrizioni sanitarie hanno portato a una maggiore diversificazione della tipologia di spazi verdi frequentati, con la visitazione di giardini e viali alberati (in Italia, Israele e Spagna) piuttosto che dei parchi urbani, limitandosi a visitare aree a breve distanza da casa, mentre in altri paesi è aumentato leggermente l’uso dell’auto per raggiungere aree fuori città, facendo riflettere sulla dicotomia tra necessità di verde ed uso, nel proprio contesto, di mezzi poco ecologici”, spiega Francesca Ugolini, ricercatrice del Cnr-Ibe e prima autrice dello studio.
“Chi non è mai uscito durante il lockdown, come in Italia, Israele e Spagna, ha sentito molto la mancanza di spazi verdi e solo la vista di un ampio panorama dalla finestra ha contribuito a ridurre il senso di privazione”, continua Ugolini.
I cittadini hanno lamentato principalmente l’impossibilità di “stare all’aria aperta” e “incontrare altre persone” nelle aree verdi, e soprattutto in Italia e in Israele anche l’impossibilità di “osservare la natura”. Queste percezioni sottolineano l’importante funzione sociale, ambientale e culturale delle aree verdi oltre che la sensibilità ambientale di chi ha risposto.
A tale riguardo, l’indagine ha mostrato come il tema del verde stia molto a cuore ai cittadini: la domanda finale aperta sulla relazione tra urbanizzazione, uomo e natura, ha raccolto numerose riflessioni che dimostrano sia la consapevolezza dell’importanza di rispettare e proteggere la natura in generale e soprattutto garantire l’accessibilità di uno spazio verde in ambiente urbano. Molti suggerimenti hanno riguardato aspetti pratici della governance: una pianificazione urbana che integri nel tessuto urbano spazi verdi facilmente accessibili, di varia tipologia e una gestione che garantisca la qualità degli stessi sia in termini di scelta delle specie e sia di manutenzione. Oltre a questo, altri suggerimenti hanno sollecitato mobilità verde e più inclusione dei cittadini e delle loro opinioni nei processi decisionali. Dallo studio emerge come la qualità della vita nei tessuti abitativi sia collegata alla presenza di spazi verdi fruibili, ancor di più in una fase emergenziale e di isolamento sociale.
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Costa “Attenzione sul fiume Sarno senza precedenti”

NAPOLI (ITALPRESS) – “Un’attenzione sul Sarno senza precedenti”. Così il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha commentato le attività di indagine avviate dai Carabinieri del Comando Gruppo per la Tutela Ambientale di Napoli, su delega della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, nell’ambito delle indagini finalizzate ad accertare le cause e il grado dell’inquinamento del fiume Samo e del litorale stabiese. “Ci tengo a ringraziare le Procure di Torre Annunziatae e Nocera Inferiore – ha continuato Costa – e tutti gli uomini dei Carabinieri impegnati in queste indagini fondamentali a mappare tutte le fonti di inquinamento che arrivano nel fiume e restituire un Sarno migliore ai cittadini”.
Nel dettaglio l’attività investigative odierna si è concentrata nei Comuni di Castellammare di Stabia e Pompei, dotati solo in parte di reti fognarie e glii accertamenti in corso riguardano i lavori di completamento delle opere fognarie ed il loro collegamento al depuratore “Foce Sarno” che, ad ultimazione avvenuta, consentiranno l’eliminazione degli scarichi delle acque reflue domestiche nell’ambiente, attualmente ancora esistenti.
I controlli dovranno accertare la completa realizzazione delle reti fognarie, accertare le cause del mancato collettamento delle reti fognarie esistenti ai depuratori comprensoriali, verificare l’eventuale stanziamento di fondi pubblici per la realizzazione di tali opere e le modalità di utilizzo degli stessi.
Le indagini fanno seguito ad una prima fase di controlli, ancora in atto, da parte dei Carabinieri del Comando Gruppo per la Tutela Ambientale di Napoli, nei confronti sia delle aziende che di altri Comuni ubicati nel territorio compreso nel bacino idrografico del fiume Sarno.
Le indagini finora condotte, hanno consentito di accertare che numerosi Comuni rientranti nel bacino idrografico del fiume Samo risultano allo stato privi di collettamento agli impianti di depurazione esistenti o addirittura privi di una propria rete fognaria, con la conseguenza che i reflui domestici vengono riversati direttamente nel corso d’acqua, contribuendo al grave inquinamento sia del fiume che dell’area marina prospiciente la foce dello stesso.
L’attività investigativa delegata ai Carabinieri dalle Procure della Repubblica di Nocera Inferiore e Torre Annunziata è diretta ad avere un quadro ricognitivo completo dell’attuale stato di inquinamento del fiume Sarno derivante dai reflui domestici non depurati, attraverso un approfondimento in ordine alle modalità di gestione delle acque reflue da parte dei Comuni e allo stato di avanzamento delle opere fognarie e dei collettori di collegamento alle reti fognarie dei depuratori esistenti.
Allo stesso tipo di controlli sono già stati sottoposti i Comuni di Angri, Sarno, Scafati, Poggiomarino, Striano, Santa Maria la Carità, Corbara, Nocera Inferiore, Mercato San Severino, Boscoreale, Torre del Greco e Torre Annunziata.
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Enel riconosciuta leader per lotta al cambiamento climatico

ROMA (ITALPRESS) – Enel è stata inserita nella “A” List per la lotta al cambiamento climatico realizzata da CDP (Carbon Disclosure Project), l’organizzazione globale non-profit che si occupa dell’impatto sull’ambiente fornendo la piattaforma più rinomata per monitorare le performance aziendali nella lotta al cambiamento climatico. Inoltre, il Gruppo ha ottenuto una posizione di leadership nella lista CDP Water, con una A- sulla performance nella gestione dei rischi e delle opportunità legate all’acqua. Inoltre, la controllata spagnola di Enel, Endesa, è stata inclusa sia nella Climate “A” List che nella Water “A” List.
“L’inclusione di Enel nella Climate A List di CDP è un riconoscimento della posizione della nostra azienda nell’affrontare il cambiamento climatico, una delle maggiori sfide che il mondo deve affrontare, promuovendo la decarbonizzazione dei sistemi di generazione di energia e contribuendo a quella di altri settori attraverso l’elettrificazione della domanda energetica”, ha affermato Francesco Starace, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Enel. “Il nostro modello di business sostenibile e integrato, che pone il cambiamento climatico come una priorità fondamentale per la creazione di valore a lungo termine, ha permesso a Enel di essere riconosciuta da CDP come utility leader nella transizione verso un sistema energetico a zero emissioni. Nel momento in cui un’azienda comprende che le azioni di sostenibilità sono un investimento e non un costo, è allora che possiamo avere un impatto significativo e creare valore condiviso nel mondo”.
Enel prevede di ridurre le emissioni di gas serra per kWh di oltre il 50% entro la fine del 2020 rispetto ai livelli del 2007. Inoltre, l’azienda ha recentemente rafforzato l’impegno verso le emissioni zero aumentando l’obiettivo di taglio delle emissioni di gas serra al 2030 all’80% dal 70% rispetto al 2017, certificato da Science Based Targets Initiative secondo un percorso volto a limitare il riscaldamento globale a 1,5 ° C al di sopra dei livelli pre-industriali e di raggiungere zero emissioni nette entro il 2050. A tal fine, il Gruppo prevede di investire circa 70 miliardi di euro e raggiungere circa 120 GW di capacità installata consolidata entro il 2030, 2,7 volte superiore ai circa 45 GW attualmente installati.
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