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Acea illumina Piramide Cestia con obiettivi sviluppo sostenibile Onu

ROMA (ITALPRESS) – ACEA, in occasione della giornata di apertura della quarta edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile organizzato da ASviS, ha illuminato la Piramide Cestia con i 17 simboli degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs nell’acronimo inglese) dell’Agenda 2030 dell’Onu. All’evento di accensione hanno partecipato l’amministratore delegato di ACEA, Giuseppe Gola, la presidente del Comitato per l’Etica e la Sostenibilità e membro del Cda del Gruppo ACEA, Gabriella Chiellino, e il professor Enrico Giovannini, portavoce dell’ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile.
L’intervento illuminotecnico è stato realizzato con flussi di luce a LED a basso consumo energetico, una ulteriore testimonianza concreta dell’impegno della multiutility nell’applicazione dei valori e degli obiettivi della sostenibilità.
“Questa sera – ha detto la presidente di ACEA, Michaela Castelli – proiettiamo sulla Piramide i simboli degli obiettivi di sviluppo sostenibile ONU dell’agenda 2030 per contribuire insieme ad Asvis alla sensibilizzazione dei cittadini sui temi della sostenibilità. Promuovere comportamenti e modelli di sviluppo in linea con questi obiettivi è un fine comune a cui devono concorrere le Istituzioni, le imprese e i singoli. Le multiutility possono svolgere nelle proprie aree di attività un ruolo centrale in questo percorso poichè la loro azione è strettamente legata alla vita delle persone dei territori in cui operano. In questo senso ACEA è da sempre impegnata nello sviluppo sostenibile dei propri business, nel pieno rispetto dell’ambiente, promuovendo l’innovazione, l’inclusività e contribuendo al contrasto al cambiamento climatico”.
“Il Piano Industriale di ACEA ha previsto investimenti riconducibili ai propri obiettivi di sostenibilità identificati dall’Agenda 2030 dell’Onu – ha spiegato l’amministratore delegato, Giuseppe Gola -. In particolare, sono stati posti in essere interventi volti a implementare la resilienza delle proprie infrastrutture elettriche e idriche con l’introduzione crescente delle tecnologie IoT e telecontrollo e azioni finalizzate alla riduzione di CO2 nell’ambiente, contribuendo così alla lotta al cambiamento climatico. Importanti investimenti poi sono stati previsti in ambito di economia circolare, con lo sviluppo e l’acquisizione di nuovi impianti di trattamento dei rifiuti”.
“L’illuminazione artistica con la ghiera dei 17 SDGs della Piramide Cestia a Roma è una delle iniziative più significative della campagna di sensibilizzazione che portiamo avanti da quattro anni con il Festival dello Sviluppo Sostenibile, manifestazione unica a livello nazionale e internazionale, diffusa in tutta Italia e nel mondo, che quest’anno conta oltre 600 eventi in programma”, sottolinea Enrico Giovannini, portavoce dell’ASviS. “Il nostro obiettivo, attraverso il Festival, che si terrà da oggi fino all’8 ottobre, è diffondere una cultura della sostenibilità che passi innanzitutto dai territori, e quindi dalle città. Ringrazio, quindi, Acea e il Comune di Roma per averci aiutati a realizzare l’evento, contribuendo così alla realizzazione della missione del Festival”, aggiunge.
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I giovani si incontrano per combattere i cambiamenti climatici

ROMA (ITALPRESS) – “Youth for Climate Live Series: giovani di tutto il mondo si incontreranno on line, venerdì 25 settembre 2020 alle ore 16, per discutere sulla necessità e sull’opportunità di porre la natura al centro dello sviluppo”. Ne dà notizia il ministero dell’Ambiente. Si discuterà, dunque, di ricorrere alla natura “non solo per contrastare i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità, ma anche per stimolare la crescita e lo sviluppo attraverso azioni ad alto potenziale in termini di efficienza energetica e di resilienza, con benefici connessi alla salute e al benessere, alla rigenerazione urbana, alla gestione delle risorse”. Sarà proprio questo approccio innovativo alle risorse naturali il focus del prossimo webinar della serie Youth4Climate – venerdì 25 settembre 2020 alle ore 16 – un programma di incontri virtuali dedicato ai giovani di tutto il mondo e organizzato dal Ministero italiano dell’Ambiente, in collaborazione con Connect4Climate (World Bank Group) e l’Ufficio della Inviata per i giovani del segretario generale delle Nazioni Unite, per preparare nel modo più ampio possibile l’evento speciale “Youth4Climate: Driving Ambition”, la PreCop26 e la Cop26, che si terranno a settembre/ottobre e novembre 2021 rispettivamente a Milano e Glasgow. “La visione di sviluppo italiana – spiega il ministro dell’Ambiente Sergio Costa – vede economia, finanza e tutela della natura camminare insieme. Ecco perchè la nostra azione volge lo sguardo verso il sostegno a tutte le produzioni green. Un’intuizione unica al mondo di cui vado fiero e che l’Onu ci ha chiesto di poter estendere a livello globale”. Durante il webinar sarà possibile condividere esperienze, raccogliere idee innovative e aspirazioni dei giovani in tema di protezione, ripristino e impiego in modo sostenibile di soluzioni e azioni basate sulla natura. A raccontare la propria storia saranno tre giovani attivisti: Archana Soreng, attivista ambientale, ex presidente del sindacato degli studenti del TISS e membro del nuovo Youth Advisory Group on Climate Change, istituito dal Segretario Generale delle Nazioni Unite; Vanessa Nakate, attivista per la giustizia climatica, fondatrice di Youth for Future Africa e del movimento Rise Up Movement; Claudel Pètrin-Desrosiers, presidente dell’Associazione dei medici per l’ambiente del Quebec (AQME) e membro del consiglio di amministrazione dell’Associazione canadese dei medici per l’ambiente (CAPE). E’ prevista la partecipazione dell’inviato speciale dell’OMS per il COVID-19, David Nabarro, e della ex segretaria esecutiva dell’UNFCCC, Christiana Figueres, attualmente Vice-Chair of the Global Covenant of Mayors for Climate and Energy, ClimateWorks Board Member, World Bank Climate Leader and Mission2020 Convenor. Al termine sono previsti anche tre video messaggi: del Ministro dell’Ambiente del Regno Unito, Lord Zac Goldsmith; dell’Ambasciatrice italiana presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite, Mariangela Zappia, e di tre giovani funzionarie del Ministero dell’Ambiente della Cina, paese che avrà la presidenza della prossima conferenza sulla Convenzione sulla Biodiversità. La discussione sarà moderata da due campioni della voce giovanile: Ahmed Badr e Salina Abraham. Come sempre, l’incontro avviene su una piattaforma interattiva – https://youth4climate.live – che fornisce anche contributi video e raccoglie le domande dei partecipanti. La lingua è l’inglese, con traduzione simultanea in italiano. C’è in palio la possibilità di partecipare di persona agli incontri di Milano. Infatti chi sintetizza in modo efficace, soprattutto dal punto di vista visivo, i principali contenuti emersi, può inviarli al concorso “Disegna il clima” e vincere la copertura di tutte le spese.
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Rifiuti, regioni del Nord virtuose per differenziata e riciclo

MILANO (ITALPRESS) – Per approfondire la gestione circolare dei rifiuti nelle regioni del Nord, si è svolto a Milano il primo di quattro workshop che attraverseranno l’Italia da nord a sud, “Gestione circolare dei rifiuti nelle città e le nuove direttive europee”, organizzato dal Green City Network, iniziativa della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, in collaborazione con Conai, in cui è stato presentato il Rapporto sui rifiuti urbani e l’economia circolare nel Nord Italia. Per la redazione del Rapporto, il primo di un’iniziativa nazionale, il Green City Network ha svolto un’indagine qualitativa a campione fra le città Capoluogo di provincia e tra quelle medie e piccole (tra i 50.000 e i 15.000 abitanti) di 7 Regioni : Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta. Dal Rapporto emerge che la produzione pro capite media nelle province del nord Italia è di 513 kg/ab/anno e la più virtuosa è la provincia di Treviso con una produzione pro capite inferiore a 400 kg/ab/anno. Più alta la produzione nei capoluoghi: 522/kg/ab/anno. Per quanto riguarda la raccolta differenziata (RD) 9 città (Treviso, Pordenone, Mantova, Belluno, Trento, Biella, Verbania, Vicenza, Cremona) hanno superato il 75%, con Treviso che arriva all’87% e Pordenone, Mantova, Belluno e Trento che superano l’80%, mentre in 6 città è inferiore al 50% con Genova ferma al 33%. I trend complessivi di crescita della raccolta differenziata dei rifiuti urbani, avvicinano le Regioni del Nord agli obiettivi di riciclo dei rifiuti urbani fissati a livello europeo per il 2025, 2030 e 2035. L’unica Regione che registra qualche ritardo nelle raccolte differenziate e, conseguentemente, del riciclo dei rifiuti urbani è la Liguria. Per quanto riguarda gli imballaggi in plastica 14 capoluoghi arrivano e superano il 30% con in testa Verbania con il 53%. L’incremento maggiore si è registrato a La Spezia che ha incrementato dal 2013 al 2018 la raccolta di oltre tre volte arrivando al 22%. Sul fronte del riciclo, il Rapporto evidenzia che Veneto, Trentino e Lombardia hanno tassi di riciclo maggiori e hanno già raggiunto e superato l’obiettivo 2025. Il Friuli Venezia Giulia si ferma al 54%, Valle d’Aosta, Piemonte e Liguria hanno un riciclo inferiore al 50%. Per il riciclo degli imballaggi in plastica, la Valle d’Aosta ha già raggiunto l’obiettivo 2025 del 50%. “I trend di crescita della raccolta differenziata dei rifiuti urbani e le stime regionali sull’attuale tasso di riciclo dei rifiuti urbani e degli imballaggi mostrano il Nord con una buona performance, superiore al dato medio nazionale”, ha dichiarato il presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Edo Ronchi, presentando il Rapporto. “Il Nord si conferma l’area del Paese con le performance migliori anche per quel che riguarda recupero e riciclo dei rifiuti di imballaggio – ha spiegato il presidente di Conai Luca Ruini – Nonostante performance già ottime, nel 2019 le Regioni del Nord hanno messo a segno un ulteriore +12% di raccolta in convenzione con il sistema Conai. Stiamo parlando di un’area geografica avvantaggiata anche da un sistema di impianti più capillare rispetto a quello di molte aree del Mezzogiorno, che purtroppo ne sono prive. Il Settentrione, del resto, traina le ottime performance del Paese in termini di economia circolare e riciclo degli imballaggi: l’Europa impone un tasso di riciclo degli imballaggi pari al 65% entro il 2025, e lo scorso anno il sistema ha già raggiunto il 70%”.
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Europarlamento “Auto rispettino limiti emissioni Nox dal 2022”

BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – Il Parlamento europeo vuole che, da settembre 2022, “le automobili rispettino i limiti UE sulle emissioni di NOx in condizioni di guida reali, al fine di combattere l’inquinamento atmosferico”. Il Parlamento ha infatti adottato, con 485 voti favorevoli, 169 contrari e 42 astensioni, la sua posizione sulla proposta della Commissione di reintrodurre delle esenzioni legali (attraverso un cosiddetto fattore di conformità) sulle emissioni di ossido di azoto (NOx) delle autovetture leggere (Euro 5 ed Euro 6) per l’omologazione dei veicoli testati in condizioni di guida reali, al fine di conformarsi alla sentenza del Tribunale UE del 13 dicembre 2018. In precedenza, i dati sulle emissioni delle automobili, come ad esempio i NOx, venivano ottenuti attraverso test in laboratorio. L’UE è la prima regione al mondo ad utilizzare i test sulle emissioni in condizioni di guida reale (RDE) per misurare gli inquinanti emessi dai veicoli durante la guida su strada. Tuttavia, le emissioni di questi veicoli in condizioni di guida reali tendono ad essere significativamente più elevate.
Per affrontare le incertezze tecniche relative alle misurazioni ottenute attraverso i sistemi portatili di misurazione delle emissioni (Portable Emission Measurement Systems – PEMS), che misurano le emissioni dei motori durante il loro utilizzo, la Commissione ha introdotto il cosiddetto “fattore di conformità”, che consente di aumentare le emissioni in condizioni di guida reali per tenere conto di un margine di errore. Per ridurre le emissioni di NOx, il Parlamento vuole che il fattore di conformità sia abbassato annualmente, sulla base delle valutazioni del Centro comune di ricerca. Dopo una diminuzione immediata da 1,43 a 1,32, dovrebbe essere ulteriormente ridotto fino a cessare di essere applicato entro il 30 settembre 2022. In seguito, i dati dei test effettuati in condizioni di guida reali verrebbero utilizzati per determinare il rispetto dei limiti di emissione dell’UE, senza nessun aggiustamento. La risoluzione legislativa chiede inoltre alla Commissione di stabilire entro giugno 2021 dei requisiti più severi per i sistemi portatili per i test RDE. A seguito della votazione, la relatrice del Parlamento sul dossier, Esther De Lange (PPE, NL), ha dichiarato: “Il risultato di oggi si basa su un ampio accordo tra i gruppi politici. Dobbiamo essere realistici sulla discrepanza tra le emissioni misurate in laboratorio e quelle misurate in condizioni reali di guida, tenendo conto delle incertezze statistiche e tecniche legate a queste misurazioni. Allo stesso tempo, è importante essere ambiziosi, abbassando gradualmente il valore del fattore di conformità attraverso revisioni annuali, sulla base delle valutazioni scientifiche del Centro comune di ricerca”. Tra le prossime tappe, il Parlamento è ora pronto ad avviare i negoziati con gli Stati membri dell’UE per concordare le regole finali. Secondo il Rapporto sulla qualità dell’aria 2019 dell’Agenzia europea per l’ambiente, l’inquinamento atmosferico ha provocato più di mezzo milione di morti premature nel 2016 ed è la prima causa ambientale di morte prematura nell’UE. Le autovetture producono il 40% delle emissioni totali di NOx dell’UE, sono pertanto una fonte significativa di inquinamento atmosferico, soprattutto nelle aree urbane.
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Clima, Costa “Italia sostiene riduzione emissioni 2030 ad almeno 55%”

ROMA (ITALPRESS) – “L’Italia sostiene convintamente la nuova proposta di riduzione delle emissioni nel 2030 ad almeno il 55% rispetto al 1990 presentata oggi dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, precisando un impegno prospettato nel Green Deal e che come Italia avevamo già sostenuto”. Lo afferma il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, commentando il discorso odierno della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen alla plenaria del Parlamento europeo. “La scienza è chiara – osserva il ministro -. Dobbiamo accelerare la riduzione delle emissioni se vogliamo affrontare seriamente la sfida del cambiamento climatico, anche alla luce del lockdown, durante il quale è emersa con chiarezza la correlazione tra le attività dell’uomo e gli effetti sull’ambiente. Abbiamo tutti gli strumenti perchè l’Unione si presenti al negoziato mondiale sul clima come continente leader. Come Paese co-organizzatore della COP 26 sul clima il prossimo anno, puntiamo sull’ambizione, un’ambizione non declaratoria, bensì fondata su realismo e concretezza. Abbiamo la possibilità di farlo: lavoreremo come Italia verso questo obiettivo”, conclude.
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Popolazioni animali selvatici hanno subito un declino di quasi 2/3

ROMA (ITALPRESS) – Se fossero legate ad azioni quotate in Borsa, farebbero tremare i polsi ai mercati finanziari globali: le curve pericolosamente negative che emergono dall’analisi WWF sul Pianeta Vivente ‘parlanò invece di gorilla, orsi, pappagalli, tartarughe e storioni, tutti elementi fondamentali degli ecosistemi grazie ai quali l’umanità vive. Purtroppo i due aspetti, economico e ambientale, a cui aggiungere quello sanitario, non sono affatto disgiunti: la natura è essenziale per l’esistenza umana ed è proprio su di essa che si basa l’intera economia, sui suoi servizi che garantiscono sicurezza alimentare, riduzione degli impatti dovuti agli eventi naturali, acqua potabile, salute e medicine, solo per citarne alcuni.
Da qui l’importanza del Living Planet Report, lanciato dal WWF al livello internazionale in cui si misura la riduzione delle popolazioni globali di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci: l’analisi 2020 mostra un calo medio di due terzi avvenuto in meno di mezzo secolo, causato in gran parte dalla distruzione degli ecosistemi che sta anche contribuendo all’emergere di malattie zoonotiche come il Covid-19.
Il Living Planet Index (LPI), fornito dalla Zoological Society of London (ZSL), mostra infatti che i fattori ritenuti in grado di aumentare la vulnerabilità del pianeta alle pandemie, come il cambiamento dell’uso del suolo e l’utilizzo e il commercio di fauna selvatica, sono gli stessi che hanno determinato il crollo delle popolazioni di specie di vertebrati tra il 1970 e il 2016 il cui valore medio globale si attesta intorno al 68% di perdita.
Il Living Planet Report 2020 presenta una panoramica completa dello stato dei sistemi naturali attraverso l’LPI, che monitora l’abbondanza di fauna selvatica globale, alla quale hanno contributo oltre 125 esperti di tutto il mondo. La causa principale del drammatico declino delle popolazioni di specie terrestri, osservata nell’LPI, sono la perdita e il degrado degli habitat, inclusa la deforestazione, influenzata anche dal modo col quale l’umanità produce cibo. Le specie in via di estinzione analizzate nella LPI includono il gorilla di pianura orientale, il cui numero nel Parco Nazionale Kahuzi-Biega (Repubblica Democratica del Congo), ha visto un calo stimato dell’87% tra il 1994 e il 2015, principalmente a causa della caccia illegale, e il pappagallo cenerino in Ghana sud-occidentale, il cui numero è diminuito fino al 99% tra il 1992 e il 2014 a causa delle trappole usate per il commercio di uccelli selvatici e la perdita di habitat. L’LPI, che ha monitorato quasi 21.000 popolazioni di oltre 4.000 specie di vertebrati tra il 1970 e il 2016, mostra anche che le popolazioni di fauna selvatica che si trovano negli habitat di acqua dolce hanno subito un calo dell’84%, il calo medio della popolazione più netto tra tutti i bioma, equivalente al 4 per cento all’anno dal 1970. Un esempio è costituito dalla popolazione riproduttiva dello storione cinese nel fiume Yangtze in Cina, diminuita del 97% tra il 1982 e il 2015 a causa dello sbarramento del corso d’acqua.
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Clima, scienziati mobilitati per salvare la “memoria” del Grand Combin

ROMA (ITALPRESS) – Un team italo-svizzero di scienziati è salito questa mattina sul massiccio del Grand Combin, a 4.100 metri di quota, per estrarre dal ghiacciaio Corbassiere due campioni (carote di ghiaccio) da destinare alla ‘biblioteca dei ghiaccì che il programma internazionale Ice Memory creerà in Antartide. Ice Memory è una corsa contro il tempo per portare al sicuro questi archivi, mettendoli a disposizione delle future generazioni di scienziati. Comprendere il clima e l’ambiente del passato permette di anticipare i cambiamenti futuri. I ghiacciai montani conservano la memoria del clima e dell’ambiente dell’area in cui si trovano, ma si stanno ritirando inesorabilmente a causa del riscaldamento globale, ponendo questo inestimabile patrimonio scientifico in pericolo. Negli ultimi 170 anni il ghiacciaio Corbassiere ha perso circa un terzo della sua area, con un arretramento della lingua glaciale di circa 3,5 chilometri.
Sul ghiacciaio del Grand Combin vivranno e opereranno per circa due settimane 6 glaciologi e paleoclimatologi dell’Istituto di Scienze Polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp), dell’Università Cà Foscari Venezia e del centro di ricerca svizzero Paul Scherrer Institut (Psi). Le buone condizioni meteo saranno fondamentali per la riuscita dell’impresa: sarà possibile evacuare solo in elicottero. Saranno supportati dai colleghi che seguiranno la missione dal campo base nel borgo aostano di Ollomont. L’obiettivo è estrarre tre carote di ghiaccio profonde 80 metri e del diametro di 7,5 centimetri. Si tratterà dei primi campioni completi del ghiacciaio del Grand Combin. Due verranno conservate per il futuro nell’archivio creato appositamente nella stazione Concordia sul plateau antartico, l’altra sarà analizzata nei laboratori congiunti di Cà Foscari e Cnr a Venezia e al Psi.
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Sogin lancia il nuovo Piano e accelera sul decommissioning

ROMA (ITALPRESS) – Miglioramento delle performance nel core business, attraverso un nuovo modello organizzativo; la generazione di valore per il sistema Paese, finalizzato alla tutela dell’ambiente e della salute attraverso processi industriali improntati ai principi della sostenibilità e dell’economia circolare; mantenimento del presidio di competenze per la realizzazione e l’esercizio del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico; presidio del Gruppo Sogin nel settore del decommissioning, attraverso la valorizzazione di competenze ad alto profilo tecnico. Sono questi gli obiettivi strategici del Piano Industriale 2020-2025 di Sogin presentato a Roma dall’amministratore delegato, Emanuele Fontani.
Nel Piano sono previsti avanzamenti nel decommissioning per oltre 900 milioni, con un picco di attività nel biennio 2022-2023 dovuto, fra l’altro, all’avvio degli smantellamenti dei reattori delle centrali di Trino e Garigliano e alla realizzazione del Complesso Cemex a Saluggia. Tale pianificazione consentirà il raggiungimento degli obiettivi previsti dal nuovo Piano a Vita Intera, determinando una crescita del valore medio delle attività, dai 62 milioni registrati nel periodo 2013-2019 ai 151 milioni nell’arco di Piano (+144%).
Per realizzare gli obiettivi, la società ha delineato un nuovo modello organizzativo che ottimizza i meccanismi di coordinamento tra le diverse funzioni aziendali e valorizza ruoli e responsabilità. Attraverso un rafforzamento della Radwaste Management School, saranno inoltre ampliate le competenze del personale al fine di supportare l’evoluzione futura del decommissioning anche a livello internazionale. Cresce l’impegno nell’innovazione tecnologica. Il Piano delinea, infatti, un percorso di digitalizzazione che mira ad ottimizzare i processi gestionali e industriali in un’ottica Industry 4.0.
“Il Piano Industriale di Sogin per il 2020-2025 va nella direzione di essere estremamente performanti nel core business, che è il decommissioning degli impianti nucleari italiani. Abbiamo messo in piedi un sistema che va inteso alla semplificazione dei processi in modo da poter lavorare con una maggiore incisività. Il nostro core business è sul territorio, ogni manovra che abbiamo fatto è stata rivolta nel cercare di avere maggiore dialogo sul territorio e di conseguenza una maggiore azione delle nostre attività, ha detto l’Ad Emanuele Fontani.
“La nostra missione è quella di proteggere l’ambiente e salvaguardare la salute dei cittadini, nel far questo dobbiamo far si che le nostre competenze distintive continuino a crescere, facendo in modo che diventiamo un campione nel decommissioning italiano. Al centro del Piano non c’è solo la società – ha assicurato – ma il mondo che ci circonda fatto di ambiente, di persone, dei nostri dipendenti. Sono certo, che le donne e gli uomini di Sogin, tecnici altamente qualificati, sapranno rispondere con professionalità e determinazione alle sfide che ci attendono nei prossimi anni”.
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