ROMA (ITALPRESS) – “L’Italia riceverà circa 208 miliardi di euro dal Recovery Fund, la quota maggiore tra i Paesi membri e risulta il primo beneficiario delle risorse previste a carico dell’intero Fondo Next Generation EU con una quota pari al 28% del totale. Avremo a disposizione circa 81 miliardi a titolo di sussidi, cui si aggiungono 127 miliardi di euro di prestiti, presentando alla Commissione e al Consiglio un Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR) che consenta di definire un progetto di riforme e investimenti per il periodo 2021-2023”. Lo ha affermato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa in audizione alla commissione Ambiente della Camera sull’individuazione delle priorità nell’utilizzo del Recovery Fund.
“Il 37% delle risorse assegnate all’Italia devono andare al green, non al ministero dell’Ambiente ma con un concetto trasversale di sostenibilità – ha segnalato il ministro -. Le missioni nell’utilizzo del Recovery fund Ue riguardano sei aree principali di azione, che hanno come comune denominatore l’ambiente: Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo; Rivoluzione verde e transizione ecologica; Infrastrutture per la mobilità; Istruzione, formazione, ricerca e cultura; Equità sociale, di genere e territoriale; Salute”.
“Questi sei pilastri sono tutti attraversati da una sorta di spina dorsale green. Ma tutti i progetti dovranno essere ambientalmente virtuosi, non solo quelli del ministero dell’Ambiente, quindi il green attraversa trasversalmente tutto il piano. Infatti, con il ministro Amendola stiamo lavorando fianco a fianco per supportare il lavoro di coordinamento – ha spiegato Costa -. La sostenibilità ambientale, nell’intenzione delle istituzioni comunitarie non è soltanto un cluster ma un criterio trasversale di valutazione, attraverso cui è fondamentale valutare l’impatto degli altri progetti. Nel suo documento sulla finanza sostenibile l’UE ha definito il principio “do not harm” (non nuocere) che stabilisce che un investimento è green se migliora un indicatore verde, quali ad esempio l’impronta idrica, l’impronta di carbonio, le emissioni inquinanti, il grado di “circolarità” dei prodotti, la quota di energia rinnovabile, senza peggiorare gli altri”.
“Le priorità ambientali devono rappresentare quindi un asse di investimento e un obiettivo di medio e lungo periodo nella programmazione di tali risorse – ha concluso il ministro -. Per questo motivo, come Ministero dell’ambiente abbiamo indicato una serie di priorità che si innestano su quattro linee tematiche: le infrastrutture per l’ambiente; il supporto alle imprese virtuose o che vogliano incrementare la sostenibilità dei loro processi produttivi e delle filiere; la transizione ecologica con uno sguardo specifico all’economia circolare; il potenziamento delle azioni di contrasto ai cambiamenti climatici”.
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Recovery Fund, Costa “Ambiente trasversale in tutte le missioni”
Enea nel progetto europeo per la lotta alla desertificazione
ROMA (ITALPRESS) – Rigenerare i suoli agricoli a rischio desertificazione attraverso un innovativo biotrattamento che coniuga ricerca scientifica, economia circolare e bassi costi di produzione. E’ l’obiettivo di POREM, un progetto da quasi 1,5 milioni del programma europeo LIFE, che vede la partecipazione per l’Italia di Enea, Gruppo Soldano di Limbadi (Vibo Valentia) e Astra Sviluppo e Innovazione di Faenza (Ravenna) nel ruolo di coordinatore. Il gruppo di ricerca, che comprende anche partner provenienti da Spagna e Repubblica Ceca, ha messo a punto un nuovo bioattivatore che utilizza come materie prime la pollina – il principale sottoprodotto dell’allevamento di pollame – e un preparato enzimatico naturale. Concretamente, il biotrattamento POREM è in grado di fissare nel suolo il carbonio (+40%), che rappresenta la sostanza organica che aumenta la fertilità del terreno e ne migliora la struttura riducendo i fenomeni di erosione e preservando la sua capacità di regolare i flussi idrici superficiali e profondi. Inoltre, determina un aumento delle sostanze nutritive per le piante, come fosforo (+20%) e azoto (+40%), che vengono trattenute nel suolo e rilasciate lentamente. Ma c’è di più. La produzione del bioattivatore è a basso impatto ambientale perchè riduce le emissioni di gas serra e abbatte il contenuto di ammoniaca (-80%), responsabile del cattivo odore, rispetto alla pollina non trattata. In Europa l’allevamento di pollame rappresenta la quarta fonte di emissione di ammoniaca e ora, grazie al progetto POREM, è possibile riconvertire uno scarto dell’industria avicola in un nuovo prodotto funzionale per il mantenimento della fertilità e della funzionalità dei suoli. Finora nel nostro paese (precisamente in Calabria e in Puglia), sono state prodotte circa 3 tonnellate di bioattivatore; in questa prima fase Enea si è occupata del monitoraggio delle emissioni di CO2, ammoniaca, metano e idrogeno solforato, attraverso l’utilizzo sensori posti all’interno e sulla superficie dei cumuli, e dell’analisi delle caratteristiche chimico-fisiche del bioattivatore per valutare evoluzione, stabilità termica e decomposizione. I primi test in campo sono stati condotti da Astra su campi coltivati a pomodoro a Cesena e a orzo in provincia di Foggia. In entrambi i casi i risultati preliminari si sono dimostrati promettenti.
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Il ritiro dei ghiacciai Alpini non si ferma, perso il 13% in 12 anni
MILANO (ITALPRESS) – Un gruppo di ricercatori del dipartimento di Scienze e politiche ambientali dell’Università Statale di Milano, ha partecipato a uno studio internazionale che ha avuto come finalità la realizzazione di un catasto di tutti i ghiacciai Alpini aggiornato all’ultimo decennio. La ricerca, frutto di una collaborazione tra Unimi, Università di Zurigo, Università di Grenoble e la società Austriaca Enveo IT Gmbh, ha portato alla pubblicazione di un articolo e dell’intero catasto in modalità open access su Earth system Science Data. Lo studio si basa sui dati acquisiti dai satelliti Sentinel-2 nel periodo 2015-2017, resi disponibili gratuitamente dall’agenzia spaziale Europea.
I ricercatori hanno elaborato i dati attraverso un algoritmo che permette di riconoscere automaticamente il ghiaccio e hanno successivamente apportato delle correzioni a partire dalle evidenze glaciologiche e geomorfologiche per meglio delineare i ghiacciai neri, ovvero quelli coperti da uno strato consistente di detrito, che sono in aumento sulle Alpi e per i quali l’applicazione di una tecnica esclusivamente automatica risulta più problematica. I risultati dello studio sono supportati anche da un’analisi dettagliata della precisione nella realizzazione dei perimetri dei corpi glaciali, che si attesta intorno al 5%.
Dal catasto dei ghiacciai Alpini, risulta che ci siano 4.395 ghiacciai sulle Alpi, con una superficie totale complessiva di 1.806 km2, distribuiti per il 49.4% in Svizzera, 20% in Austria, 12.6% in Francia e 18% in Italia, con 325 km2. Accanto a giganti come l’Aletsch, con i suoi 77 km2, vi sono una miriade di ghiacciai con dimensioni inferiori a 0.1 km2, che costituiscono la maggioranza del glacialismo Alpino. La maggior parte dei ghiacciai Alpini è esposta a Nord, dove il minor apporto di radiazione solare garantisce una più lunga sopravvivenza, mentre la quota mediana si attesta intorno ai 3.000 metri.
Confrontando i dati di questo catasto con quelli del precedente inventario Alpino relativo al 2003, per una selezione dei ghiacciai, le perdite sono state di circa il 13.2%. Questo corrisponde ad un tasso di ritiro annuo di circa l’ 1.1% e indica come il ritiro dei ghiacciai continui senza pause dagli anni ’80 fino ai giorni nostri. Se ci concentriamo sui ghiaccia italiani e confrontiamo il dato ottenuto dall’analisi delle Immagini Sentinel (325 km2) con la superficie dei ghiacciai italiani censita nel precedente catasto realizzato sempre dal team di glaciologia della Statale di Milano e basato su dati acquisiti nel periodo 2005-2011 (369 km2) otteniamo una perdita della superficie glaciale di 44 km2 in meno di un decennio ed un tasso di ritiro annuo che supera l’1.6% per i ghiacciai Lombardi: emblematico è il caso del ghiacciaio dei Forni, una volta il più grande ghiacciaio vallivo Italiano, che è ora diviso in tre parti non più comunicanti tra loro. Se confrontiamo poi questi nuovi dati con quelli del secolo precedente, ovvero con il primo Catasto Glaciale italiano compilato nel 1960 dal Comitato Glaciologico Italiano, la riduzione dei ghiacciai italiani è addirittura pari a 200 km2, una superficie di poco inferiore a quella del lago Maggiore.
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Pecoraro Scanio “#EViaggioItaliano per turismo sostenibile”
ROMA (ITALPRESS) – Dopo la partenza a Caiazzo, tra archeologia, cultura e bellezze naturali, il tour elettrico #EViaggioItaliano, iniziativa collegata alla campagna #IoViaggioItaliano, ha fatto tappa alla Reggia di Portici sede del dipartimento di Agraria della Federico II, che ha già un mezzo elettrico e punta sulla mobilità senza smog. Pecoraro Scanio si è complimentato con il direttore del Dipartimento, Matteo Lorito, auspicando che da Napoli parta un’azione per diffondere nelle università italiane la mobilità elettrica e magari anche a idrogeno.
#EViaggioItaliano nasce dalla volontà di promuovere il turismo sostenibile a impatto zero attraverso l’uso delle auto elettriche e con la valorizzazione della tecnologia italiana che si manifesta con grande qualità nella prima cucina mobile alimentata a energia solare, ideata per appuntamenti itineranti di show cooking. Ad accoglierla sono stati il maestro pizzaiuolo Franco Pepe e lo chef Alfonso Iaccarino. “Quando abbiamo deciso la partenza dalla Campania del tour di #EViaggioItaliano è stato anche per un riconoscimento importante al grande ruolo del patrimonio archeologico, culturale e enogastronomico di questa regione che merita un rilancio con un turismo sostenibile e di qualità”, ha dichiarato Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde. A Caiazzo, insieme al sindaco Stefano Giaquinto, si è avuta l’occasione di assaggiare l’ottima pizza del maestro pizzaiuolo Franco Pepe e di rilanciare la campagna contro l’agropirateria #NoFakePizza, promossa da Alfonso Pecoraro Scanio. A Portici si è brindato con gli ottimi vini del Vesuvio, dinanzi al MAVV – Wine Art Museum, con il fondatore Eugenio Gervasio e con Maria Paola Sorrentino, presidente del Movimento Turismo del Vino Campania, e alla presenza tra gli altri dell’ex ministro per l’Innovazione, Luigi Nicolais, del direttore del Dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli Federico II, Matteo Lorito, del direttore generale per le Politiche culturali e il Turismo della Regione Campania, Rosanna Romano oltre che con i promotori di #EViaggioItaliano Daniele Invernizzi, presidente della Fondazione eV-Now!, Nino Geraci, Founder di XMove, e Francesco Paolo Russo, founder e Ceo di To Be e Esperto del Comitato Scientifico della Fondazione UniVerde. Pecoraro Scanio, insieme allo chef Alfonso Iaccarino e al senatore Sergio Puglia, componente della commissione Agricoltura, hanno rilanciato la campagna #IoViaggioItaliano davanti a un albero centenario, all’interno dei giardini della Reggia borbonica di Portici.
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Da aumento temperature estive raddoppio emissioni totali dell’asfalto
ROMA (ITALPRESS) – Non è certamente una sorpresa, ma si è avuta conferma del fatto che il manto stradale emette, specie in estate, inquinanti che possono dare corpo alle polveri sottili, in particolare alle pericolose PM 2,5. A rivelarlo – come riporta e-gazzette.it – è uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances, condotto da Peeyush Khare della Yale University e basato su esperimenti di laboratorio esposti a diversi agenti, come aumento di temperatura e luce solare.
E’ emerso che un aumento medio di 20 gradi, compatibile con quello che avviene nei grossi centri urbani in estate a causa delle temperature estive, porta a un raddoppio delle emissioni totali dell’asfalto. La sua esposizione diretta ai raggi solari porta addirittura a quadruplicare le emissioni dell’asfalto.
Gli esperti avvertono che, con l’inesorabile aumento delle temperature previsto a causa dei cambiamenti climatici, le strade metropolitane saranno sempre più una fonte di emissioni, che addirittura potrebbe in futuro superare quelle dei veicoli diesel e benzina.
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Nell’Artico nuovo record di emissioni Co2 a causa degli incendi
ROMA (ITALPRESS) – L’estate degli incendi al Circolo Polare Artico ha causato un superamento del record di emissioni raggiunto lo scorso anno, con nuvole di fumo che hanno coperto una superficie equivalente a più di un terzo del Canada.
Lo rilevano – come riporta e-Gazzette.it – gli scienziati di Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS), per conto del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (ECMWF). Utilizzando i dati forniti da CAMS Global Fire Assimilation System (GFAS), gli scienziati hanno ipotizzato che quest’anno le emissioni CO2 dal Circolo Polare Artico sono aumentate di più di un terzo in confronto al 2019. Dal 1° gennaio al 31 agosto 2020, le stime per le emissioni di CO2 nella regione erano di 244 mega tonnellate, in confronto alle 181 mega tonnellate dell’interno anno 2019. L’incremento più significativo di incendi è stato osservato nella Repubblica di Sakha, decimando milioni di ettari di campi e creando un picco nelle emissioni di CO2 da 208 milioni di tonnellate nel 2019 a 395 milioni di tonnellate nel 2020. Sebbene le cause rimangano incerte e difficili da individuare, si ritiene che alcuni degli incendi all’inizio della stagione siano stati causati dai cosiddetti ‘incendi zombiè che potrebbero essere rimasti attivi sotto terra durante i mesi invernali. Secondo quanto riportato dai dati di CAMS GFAS, mentre il picco delle emissioni causate dagli incendi nell’Artico si è verificato a luglio e inizio agosto, nella Repubblica di Sakha e nell’Oblast autonomo di Chukotka è stata registrata ancora un’intensità di incendi totali giornalieri superiori alla media di agosto. Tra giugno e agosto, gli incendi nel Distretto Orientale Federale Russo hanno emesso approssimativamente un totale di 540 milioni di tonnellate di CO2, che supera il precedente picco di emissioni totali.
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Bonus Mobilità, in arrivo il decreto attuativo
ROMA (ITALPRESS) – “Il decreto attuativo per il bonus mobilità, registrato domenica scorsa alla Corte dei Conti, sarà pubblicato sabato 5 settembre in Gazzetta ufficiale. Dai 120 milioni di euro previsti inizialmente si è passati a 210 milioni di euro grazie ai quali sarà possibile acquistare biciclette, anche a pedalata assistita, e veicoli per la mobilità personale a propulsione prevalentemente elettrica come monopattini, hoverboard e segway e utilizzare servizi di mobilità condivida a uso individuale esclusi quelli mediante autovetture”. Lo riferisce in una nota il ministero dell’Ambiente. Dal 5 settembre partiranno i sessanta giorni necessari al completamento del portale tramite il quale, caricando la fattura o scontrino parlante, si potrà essere rimborsati fino a 500 euro e per il 60% del costo. Per accedere è necessario disporre delle credenziali SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale). “Nessuno rimarrà indietro – assicura il ministro dell’Ambiente Sergio Costa -. Nonostante qualche intoppo amministrativo che, lavorando a pieno ritmo per tutto il mese di agosto, abbiamo superato, chi ha acquistato una bicicletta o un altro mezzo di trasporto individuale potrà finalmente essere rimborsato nelle modalità previste. Ringrazio il governo e il Parlamento per il lavoro congiunto che ha aumentato a 210 milioni di euro lo stanziamento per il bonus mobilità”.
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Agroalimentare, Pecoraro Scanio “Puntare a rifiuti zero e bioeconomia”
ROMA (ITALPRESS) – Di innovazione per la sostenibilità ambientale si parlerà nella tavola rotonda dal titolo “Ripartire bene: la sostenibilità e l’innovazione come risposta all’emergenza” che si terrà il 3 Settembre a Parma, nell’ambito di “Cibus Forum: il food & beverage post Covid 19”, e che sarà moderata da Alfonso Pecoraro Scanio, unico a rivestire in Italia, fino ad oggi, sia la carica di Ministro dell’Agricoltura che dell’Ambiente. “La bioeconomia circolare, i nuovi imballaggi, la tracciabilità sono alcune delle sfide che l’agroalimentare italiano dovrà affrontare in Europa e poi nel mondo – dichiara Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Fondazione UniVerde e docente alle università di Milano-Bicocca, Roma Tor Vergata e Napoli Federico II – Con la riforma che ha introdotto la multifunzionalità, abbiamo reso la nostra agricoltura la più innovativa e giovane della UE. Oggi possiamo e dobbiamo diventare leader di un’agroalimentare innovativo e che punti alla strategia rifiuti zero e alla bioeconomia circolare”.
“Lo stesso piano europeo ‘next generation’ punta su green e innovazione -conclude l’ex ministro Pecoraro Scanio – e noi abbiamo eccellenze tecnologiche che ci possono permettere di ridurre e rivoluzionare gli imballaggi, di eliminare gli sprechi alimentari, di incoraggiare e monitorare i comportamenti virtuosi di imprese, cittadini ed enti. Ecco perchè serve un’efficace azione anche in Europa per ottenere criteri e standard ambiziosi che premino la vera innovazione sostenibile”. La tavola rotonda, moderata da Alfonso Pecoraro Scanio, sarà aperta dalle relazioni “Sostenibilità e priorità” a cura di Alessandro Perego, Politecnico di Milano, e “Diventare sostenibili: motivazioni, requisiti e vantaggi” a cura di Angelo Riccaboni, Santa Chiara Lab, Università degli Studi di Siena, e verranno divulgati i risultati dell’indagine “Fixing the business of food ” a cura di BCFN in collaborazione con Cibus. A seguire, interverrano: Catia Bastioli, AD Novamont; Massimo Centemero, Direttore C.I.C; Massimo Della Porta, Presidente Gruppo SAES; Guido Barilla, Presidente Gruppo Barilla SpA; Marco Pedroni, Presidente COOP Italia; Renè Castro Salazar, Vice Direttore Generale Dipartimento Clima, Biodiversità, Terra e Acqua – FAO. Chiude i lavori: Vincenzo Amendola, Ministro per gli Affari Europei.
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