MILANO (ITALPRESS) – Viene lanciata oggi “Dove lo butto?”, la nuova piattaforma digitale promossa da Nestlè per la raccolta differenziata, creata con l’obiettivo di informare e aiutare i consumatori in modo rapido e intuitivo sul corretto smaltimento dei rifiuti, in qualsiasi parte d’Italia si trovino.
Nel nostro Paese, infatti, le regole per la differenziata variano tra un territorio e l’altro a causa delle esigenze tecniche e operative con cui si interfacciano le diverse municipalizzate locali. D’altra parte, poi, i consumatori non sono sempre certi del materiale di cui i packaging sono composti. La piattaforma vuole quindi supportarli nel rispondere alla domanda più comune che tutti almeno una volta ci siamo posti davanti ai bidoncini della raccolta differenziata: “…E questo, dove lo butto?”.
Come emerso dai risultati di una survey commissionata da Nestlè, per il 74% degli italiani la molteplicità di disposizioni sullo smaltimento dei rifiuti da una località all’altra genera confusione e difficoltà nella differenziazione. Inoltre, l’emergenza Coronavirus ha ulteriormente complicato questo scenario a causa del proliferare di “nuovi scarti”, come DPI (mascherine e guanti) e plastica monouso, anch’essi da destinare alla raccolta appropriata.
Gli utenti, una volta raggiunto il sito www.dovelobutto.nestle.itpossono scaricare gratuitamente sul loro smartphone uno strumento digitale innovativo (progressive web app) che, tramite la scansione del codice a barre, è in grado di riconoscere immediatamente il prodotto e di fornire indicazioni sullo smaltimento delle diverse componenti del packaging secondo quanto stabilito dal Comune in cui ci si trova, individuato grazie alla geolocalizzazione.
Ma il consumatore può anche utilizzare il sito, sia da smartphoneche da computer, per trovare le informazioni di cui ha bisogno. Su www.dovelobutto.nestle.it è infatti possibile effettuare ricerche manuali tramite parole-chiave per individuare il prodotto (ad esempio, nome del prodotto, brand e categoria di appartenenza) e il Comune di interesse.
“Crediamo fermamente che per arrivare a un sistema più sostenibile serva un approccio ampio e ragionato – afferma Marta Schiraldi, Nestlè Packaging Champion per l’Italia -. Per questo motivo, lavoriamo attorno a quattro diversi pilastri: la ricerca, finalizzata a sviluppare il packaging del futuro, l’incentivo al riciclo, riuso e riutilizzo dei pack già esistenti, ad oggi la nostra azienda ha raggiunto il 96% di imballaggi riciclabili prodotti in Italia, la collaborazione con realtà esternee, ovviamente, l’informazione e l’educazione ai consumatori, a cui, siamo certi, la nostra nuova piattaforma saprà dare un importante contributo”.
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Rifiuti, nasce una piattaforma digitale per la raccolta differenziata
Corepla, il riciclo degli imballaggi di plastica ha tenuto nel lockdown
MILANO (ITALPRESS) – Il sistema italiano del riciclo degli imballaggi in plastica ha tenuto nel corso del periodo del lockdown, ma ha messo in evidenza alcune carenze impiantistiche, specie nel Sud del Paese e una dipendenza dalle esportazioni, che si è tradotta anche una una crescita dei conferimenti in discarica e all’avvio nei termovalorizzatori. E’ quanto emerso nel corso del primo appuntamento con i Corepla Green Talks, dedicato alla raccolta e al riciclo degli imballaggi in plastica, come opportunità di crescita sostenibile per il Paese. Nel primo trimestre dell’anno in Italia, a causa del lockdown, si è assistito ad una riduzione del 4% consumi, ma ad un sensibile aumento di quello dei prodotti alimentari e di quello online. Contemporaneamente, è calata del 14% (-5% su base annua) anche la produzione di rifiuti urbani, con 1,5 milioni di tonnellate in meno raccolti. In ribasso anche la raccolta differenziata (-12,8%). Nei mesi di chiusura forzata, si è assistito anche ad un arresto dell’esportazione di rifiuti urbani e ad un aumento della raccolta di rifiuti da imballaggio (+17mila tonnellate rispetto al primo bimestre del 2019), dovuto probabilmente al boom dei consumi alimentari e online.
Crescono anche i quantitativi di rifiuti inviati al riciclo (+3 mila tonnellate), ma il sistema ha tenuto. A causa della mancata esportazione dei rifiuti, della chiusura dei cementifici e delle difficoltà del mercato del riciclo, infine, è tornato a crescere lo smaltimento in discarica e il conferimento ai termovalorizzatori. Antonello Ciotti, presidente di Corepla, il consorzio per il riciclo della plastica, nel corso del green talk ha voluto puntare il dito sulla plastic tax, che “così come è stata disegnata è di difficile applicazione e spinge le aziende produttrici di imballaggi ad andare all’estero”. “Dobbiamo far sì che l’economia circolare crei posti di lavoro e non viceversa” ha aggiunto. La senatrice Maria Alessandra Gallone, di Forza Italia, ha insistito nel sostenere l’esigenza “di uniformità nel sistema degli impianti per rifiuti a livello nazionale e di superare la dipendenza dalle esportazioni, anche favorendo il sistema dei consorzi che funziona benissimo”. “Dai dati emersi oggi, risulta con forza che il settore del riciclo in Italia deve diventare una politica industriale integrata – ha aggiunto il senatore Andrea Ferrazzi del Partito Democratico -. Per questo motivo la normativa deve essere coerente con lo sviluppo del mercato e prevedere una burocrazia più snella”.
Secondo la senatrice Pasqua L’Abbate del Movimento 5 Stelle, “nel periodo del Covid abbiamo avuto un calo drastico del prezzo del petrolio, che ha provocato dei prezzi della plastica riciclata non competitivi. Il governo deve incentivare il settore per creare un mercato di prodotti ecosostenibili”.
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Ripartono progetti green in Friuli Venezia Giulia
TRIESTE (ITALPRESS) – “A partire dal mese di agosto, la Regione avvierà i progetti di sostenibilità ambientale che erano stati momentaneamente sospesi per garantire liquidità e sostenere le emergenze della comunità, legate alla diffusione del Coronavirus”. Lo ha detto nei giorni scorsi l’assessore regionale alla Difesa dell’Ambiente del Friuli Venezia Giulia, Fabio Scoccimarro, durante l’esame in I Commissione integrata dell’Assestamento di Bilancio per gli anni 2020-2022, aggiungendo che “dei 3,5 i milioni di euro ripristinati in Assestamento per la Difesa dell’ambiente, un milione consentirà di avviare l’iniziativa ‘FVG plastic freè. Si tratta di un progetto – ha ricordato l’assessore -, che rivolgendosi agli Enti pubblici e alle micro imprese di ristorazione, ha l’obiettivo di migliorare i livelli di raccolta differenziata e ridurre la produzione generale di rifiuti e di plastiche. Abbiamo già predisposto le norme regolamentari per definire modalità e criteri legati all’erogazione dei contributi, che ora, con il reintegro della copertura finanziaria, passeranno il vaglio della Giunta e diverranno operative”.
“Con la manovra estiva – ha proseguito – riparte anche l’iter di realizzazione dei Green energy park, aree destinate all’educazione ambientale da realizzare in Friuli Venezia Giulia e nella quali svolgere attività didattiche e formative con percorsi dedicati alla prima infanzia, agli studenti universitari, alle imprese e aperte a tutta la comunità.
All’interno dei Green energy park si potranno approfondire conoscenze e competenze in tema di risparmio energetico, mirate a diffondere una nuova cultura in tema di energie verdi e ambiente, da considerare non più un costo – ha concaggiunto -, ma una risorsa e un’opportunità di crescita e di risparmio per le aziende e l’intera collettività”. Sul fronte della mobilità sostenibile, ha infine ricordato l’assessore, saranno ripristinati i fondi che favoriranno lo sviluppo di progetti di mobilità bici-bus, in collaborazione con le aziende del trasporto pubblico locale.
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L’impronta dell’Antropocene sul monte Elbrus in Caucaso
ROMA (ITALPRESS) – I cambiamenti climatici e del territorio provocati dall’impatto umano sulla Terra segnano l’inizio di una nuova era geologica, l’Antropocene. Le tracce delle attività antropiche, come i residui di materiali plastici e di inquinanti organici e inorganici, sono presenti in quasi ogni angolo del Pianeta, anche nelle aree più remote. In un lavoro pubblicato su Scientific Reports, i ricercatori dell’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp) assieme ai colleghi dell’Università Cà Foscari Venezia, dello U.S. Geological Survey di Denver, dell’Università di Grenoble e dell’Istituto di geografia dell’Accademia russa di scienze hanno analizzato il contenuto di una carota prelevata sul ghiacciaio del monte Elbrus in Caucaso in idrocarburi policiclici aromatici (PAHs) – traccianti classici della contaminazione umana derivanti principalmente dalla combustione – e in fragranze utilizzate quotidianamente per la cura della persona – i cosiddetti inquinanti emergenti – ricavando i corrispondenti profili di concentrazione dagli anni ’30 del 1900 fino al 2005.
“Abbiamo dimostrato come la criosfera possa registrare i segnali antropici derivanti non solo da processi industriali e da combustioni, ma anche da attività molto più quotidiane, come l’utilizzo di saponi, detersivi o creme. Alcuni componenti sufficientemente volatili e poco degradabili di questi prodotti possono essere trasportati dall’atmosfera anche a grandi distanze”, spiega Marco Vecchiato, ricercatore Cnr-Isp, tra gli autori dello studio. Le masse d’aria che interessano il sito del monte Elbrus (5.642 m slm), infatti, arrivano dall’area mediterranea, dal Medio Oriente, ma soprattutto dell’Europa dell’Est. La distribuzione delle molecole derivate dai prodotti per l’igiene personale nella criosfera è poco nota e non sono stati riportati finora studi su carote di ghiaccio in letteratura. L’analisi contestuale dei PAHs, inoltre, ha permesso un paragone diretto fra le concentrazioni delle fragranze rivelate con il trend dei composti policiclici aromatici, noti traccianti ambientali. Sono state individuate 17 molecole componenti le diverse fragranze sulla base della loro stabilità chimica, volatilità e persistenza. La dinamica delle concentrazioni di questi composti è stata influenzata anche dall’andamento della situazione socio-economica verificatasi nell’est Europa, con una riduzione delle emissioni nei periodi di gravi crisi.
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Il 77,6% degli italiani beve acqua del rubinetto
ROMA (ITALPRESS) – Il 77,6% della popolazione italiana ha bevuto acqua del rubinetto (trattata e non) negli ultimi 12 mesi, con un tasso di crescita sul 2018 che sfiora il 4%. Tra tutti coloro che la bevono il 48,7% dichiara di farlo sempre o quasi sempre.
E’ quanto emerge da una ricerca di Aqua Italia realizzata da Open Mind Research su un campione di 2.000 individui maggiorenni e rappresentativi della popolazione italiana. I motivi principali per i quali quest’anno gli intervistati hanno dichiarato di bere l’acqua del rubinetto (trattata o non trattata) afferiscono principalmente alla “comodità nel disporne” (25%), all'”attenzione per l’ambiente” (24,8%) ossia evitare di trasportare e smaltire bottiglie di plastica, dato significativamente più alto rispetto agli anni precedenti, soprattutto per i più giovani (18-24 anni) con il 43,7% contro il 32,1% della media nazionale, probabilmente per l’effetto Greta Thunberg. A seguire la consapevolezza che “l’acquedotto comunale fa maggiori controlli sull’acqua rispetto ai produttori dell’acqua in bottiglia” (24%), alla bontà dell’acqua “la bevo perchè è buona” (23,2%) ed al “minor costo rispetto all’acqua in bottiglia” (19,7%). Nel 28% dei casi (trend in crescita di oltre il 6% rispetto al 2018) si rileva la presenza di almeno un sistema di affinaggio dell’acqua che permette di trattare l’acqua del rubinetto da bere, per ottenere migliori caratteristiche organolettiche. Tra questi sistemi, l’8,6% è rappresentato dalle caraffe filtranti (invariato rispetto al 2018), l’11,1% dai sistemi per l’eliminazione del cloro (erano il 6,3% nel 2018) e il 2,8% dagli apparecchi con sistema di osmosi inversa. Si rileva la presenza di almeno un apparecchio soprattutto nelle famiglie più numerose (41,3% nelle famiglie con 4 componenti, 39,2% nelle famiglie con 5 o più componenti) e nelle famiglie con il capofamiglia giovane (51,8% con il capofamiglia con età fino a 34 anni). Tra tutti coloro che hanno un apparecchio di affinaggio dell’acqua domestico circa un terzo ha sottoscritto un abbonamento per la manutenzione periodica. Inoltre, si è indagato su quanto gli italiani siano propensi a bere acqua trattata del rubinetto fuori casa: il 27,3% degli intervistati la beve negli esercizi commerciali (+3,6% rispetto al 2018) e il 51% la berrebbe se gliela offrissero. In generale tra coloro che hanno già un’abitudine al consumo dell’acqua potabile si riscontra una maggiore consuetudine al consumo di acqua trattata negli esercizi commerciali (bar e ristoranti): 40,2% dichiara di “berla già” ed il 51,1% dichiara che la berrebbe se venisse offerta. Si è anche verificato su quanti conoscano il servizio offerto dai Chioschi dell’acqua che mettono a disposizione dei cittadini acqua potabile, trattata o non trattata, refrigerata o addizionata di anidride carbonica. Il 73,3% conosce questa possibilità (+5,4% sul 2018) e nel 51,1% dei casi il comune di residenza offre il servizio. In generale circa il 22% della popolazione ha dichiarato di bere l’acqua dei chioschi/casette (15,4% nel 2018), confermando un’ascesa di quest’abitudine.
Per la prima volta, inoltre si è indagato sull’approvvigionamento dell’acqua da bere fuori casa: il 64,4% opta per l’acquisto di acqua in bottiglia (48% da bar/negozi e 16,4% da distributori automatici a pagamento), questo comportamento risulta più accentuato tra chi beve raramente o mai l’acqua del rubinetto (72,4% vs.64,4%). Il 41,2% porta l’acqua da casa, soprattutto tra coloro che sono abituati a consumarla abitualmente dal rubinetto.
In merito alla preoccupazione degli italiani nei confronti della presenza di sostanze contaminanti nell’acqua del rubinetto, il 26,8% (in calo di quasi 8 punti percentuali rispetto al 2018) si è dichiarato estremamente preoccupato e il 62,6% abbastanza preoccupato. Tra chi ha già un’abitudine al consumo dell’acqua potabile del rubinetto, si riscontra una preoccupazione per i contaminanti chimici più bassa della media della popolazione (14% vs. 26,8%). Al contrario, per coloro che abitualmente non bevono acqua del rubinetto, tale preoccupazione è molto elevata (39% vs. 26,8%).
Greenpeace, parte nel Tirreno il tour “Difendiamo il mare”
ROMA (ITALPRESS) – Come sta il mare post lockdown? L’inquinamento da plastica e microplastica è aumentato o diminuito, complice il crescente uso di dispositivi di protezione individuale e plastica monouso? Per rispondere a queste domande ma anche per documentare l’enorme biodiversità dei nostri mari e studiare come anch’essa stia soffrendo l’impatto dei cambiamenti climatici, parte giovedì prossimo da Porto Santo Stefano (Grosseto) il tour di Greenpeace “Difendiamo il Mare”. E’ organizzato in collaborazione con la Fondazione Exodus di don Mazzi, che mette a disposizione la barca a vela Bamboo. Alla spedizione parteciperanno ricercatori dell’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino (Ias) del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Genova, del DiSVA (Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente) dell’Università Politecnica delle Marche specializzati nello studio delle microplastiche, esperti di flora e fauna marina costiera del DiSTAV (Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ambiente e della Vita) dell’Università degli Studi di Genova, dell’Istituto Thethys. Il tour, della durata di due settimane, toccherà sia alcune aree marine protette (Cinque Terre, Portofino) che zone fortemente colpite dall’inquinamento da plastica, incluse le foci dei fiumi, come Tevere e Arno, ormai delle vere e proprie autostrade di rifiuti verso il mare. Si studierà come l’aumento delle temperature marine stia colpendo anche le specie che abitano i nostri fondali e saranno seguite le rotte dei cetacei, particolarmente abbondanti nell’area e sempre più colpiti dall’inquinamento da plastica, fino all’area interessata dalla presenza delle balle di rifiuti in plastica dispersi da cinque anni nei fondali marini del Santuario dei Cetacei. “Il nostro Pianeta, e in particolare il nostro mare, è malato a causa dell’inquinamento da plastica e dei cambiamenti climatici. Abbiamo fatto uno sforzo straordinario per tornare a navigare il prima possibile quest’anno, rispettando tutte le precauzioni e le misure che l’emergenza sanitaria impone, per verificare lo stato di salute del più grande ecosistema del Pianeta. Siamo grati ai ricercatori che saranno a bordo e a Exodus per aver condiviso quest’obiettivo e aver accettato questa sfida”, dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace. “La pandemia che viviamo ci insegna che non c’è più tempo da perdere: dobbiamo vincere la battaglia della plastica monouso e quella invisibile della microplastica, di cui spesso neanche ci accorgiamo quando facciamo il bagno o passeggiamo sul bagnasciuga ma che riversiamo ogni giorno nei mari con l’uso di numerosi prodotti”, conclude.
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Festambiente, torna in Maremma il festival nazionale di Legambiente
ROMA (ITALPRESS) – Dal 19 al 23 agosto, torna Festambiente, la manifestazione nazionale di Legambiente. Stando a quanto riferiscono gli organizzatori, quella che arriverà sarà un’edizione nuova e ambiziosa dell’eco-festival più atteso d’Italia e d’Europa. L’edizione numero trentadue del festival ecologico dell’associazione del cigno verde si appresta ad essere, ancor più del passato e nonostante le difficoltà legate all’emergenza sanitaria, prototipo per le manifestazioni che hanno deciso di stare dalla parte dell’ambiente, riducendo le emissioni e l’impatto ambientale e dichiarando guerra alla plastica usa e getta. Tutto questo in una cornice in cui sarà al primo posto il rispetto dei disciplinari e delle normative anti-contagio, a partire dalla decisione di far slittare la manifestazione al periodo immediatamente successivo al Ferragosto, in modo tale da riuscire a gestire al meglio e nei dettagli i flussi di visitatori che decideranno di trascorrere un frammento di estate a Festambiente. “Quella del 2020 sarà un’edizione della manifestazione all’insegna della rievoluzione e dell’invito all’azione. Ed è proprio questo che ci ha spinti ad andare avanti nell’organizzazione della manifestazione, nonostante le enormi difficoltà legate all’emergenza sanitaria: continuare ad essere un megafono del messaggio ambientalista”, spiega Angelo Gentili, organizzatore del festival e membro della segreteria nazionale di Legambiente. “L’obiettivo che ci siamo prefissati è, come ogni anno, quello di dare forma ad una narrazione del futuro in ottica sostenibile di cui ci faremo ancora una volta ambasciatori. Le costanti della festa saranno le energie rinnovabili, il risparmio energetico e idrico, la raccolta differenziata spinta ad oltre il 90% in tutte le aree del festival, l’utilizzo di piante non idroesigenti, gli arredi realizzati con cartone, legno e plastica riciclati ma anche con gomma da pneumatici fine vita. Centrali anche i grandi temi come l’agroecologia e il cibo sano e bio, l’economia circolare, i parchi e la tutela della biodiversità, la mobilità sostenibile, l’innovazione tecnologica, le energie rinnovabili, l’ecoturismo, la legalità. Tutto questo, come da tradizione, nella cittadella ecologica di Rispescia (Gr), luogo – ha continuato Gentili – che per noi non rappresenta solo la casa di Festambiente ma anche un simbolo attraverso il quale dimostrare che vivere e lavorare in maniera sostenibile ed eco-compatibile è possibile. L’edizione 2020 di Festambiente – ha spiegato Gentili – sarà inoltre caratterizzata, ancor più di sempre, da un grande spazio dedicato interamente a ragazzi e famiglie, allo scopo di colmare la necessità di riappropriarsi degli spazi all’aperto per affrontare al meglio l’emergenza sanitaria in atto. E poi incontri e momenti di approfondimento e ascolto collettivo, il Clorofilla film festival, l’ecomercato, la ristorazione con piatti tipici e biologici, un’area espositiva dedicata all’economia circolare, ai parchi, alle aree protette e all’agroecologia, escursioni e appuntamenti in aree suggestive del territorio Maremmano, emozioni e occasioni uniche per conoscere da vicino alcuni dei personaggi che hanno incrociato il loro percorso con quello dell’ambientalismo. Una cosa è certa: quella che sta per arrivare sarà un’edizione di Festambiente speciale, unica e indimenticabile”, conclude.
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Torna “Mediterraneo da remare”, Pecoraro Scanio “Stop plastica a mare”
ROMA (ITALPRESS) – Sabato 11 luglio alle 11 dal Touring Club della Maddalena parte l’edizione 2020 della campagna Mediteranno da Remare promossa dalla Fondazione Univerde in collaborazione con Marevivo e con l’adesione della Guardia Costiera-Capitaneria di Porto.
Da un decennio la campagna difende i mari, i fiumi e le coste italiane dal degrado ambientale in particolare sostenendo l’uso di canoa e vela, lo stop alle plastiche e a tutti gli inquinamenti.
“Quest’anno ci concentriamo sul turismo sostenibile e sul pericolo dei milioni di mascherine usa e getta che stanno finendo a mare”, afferma il promotore della campagna, Alfonso Pecoraro Scanio presidente della fondazione Univerde e già ministro dell’Ambiente.
Alla Maddalena sarà presente anche Jimmy Ghione come testimonial dell’edizione 2020 e con cui Pecoraro Scanio ricorderà la vittoriosa campagna #salvaBudelli che nel 2013 consenti al Parco Nazionale della Maddalena di acquistare l’isola simbolo del Parco.
Sabato mattina saranno presenti oltre al direttore del Touring Club della Maddalena anche il sindaco, il direttore del Parco, il comandante locale della Guardia Costiera e rappresentanti di esperti e associazioni ambientaliste sostenitrici dell’evento.
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