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Ambiente

Finito effetto “raining” calano i fiumi nel Nord, al Sud emergenza

ROMA (ITALPRESS) – Dopo alcuni significativi eventi piovosi, al Nord solo i grandi laghi mantengono livelli costanti nelle disponibilità idriche: tutti sopra la media stagionale con il lago d’Iseo vicino al massimo storico e, come Maggiore e Garda, sopra il 90% nella capacità di riempimento (il lago di Como è al 72,9% e quello d’Idro al 49,5%). A segnalarlo è il settimanale bollettino dell’Osservatorio Anbi sullo stato delle risorse idriche, che indica in forte discesa le portate dei fiumi Tanaro e Stura di Lanzo in Piemonte (pur rimanendo superiori ad un anno fa), mentre restano largamente deficitari rispetto alla media ed alle portate 2019 i fiumi Savio (flusso dimezzato), Taro, Trebbia, Secchia. A conferma della crescente dipendenza dall’andamento pluviometrico ci sono i dati di altri corsi d’acqua in Emilia Romagna: Nure, Enza e Panaro sono infatti superiori alla media del periodo, ma inferiori allo scorso anno; va così anche in Lombardia dove le portate di Adda, Mincio, Brembo, Chiese, Ticino registrano impennate in occasione di eventi meteo sempre più concentrati nel tempo e nello spazio.
Positivo è l’andamento del fiume Po, le cui portate sono superiori all’anno scorso e che, a Pontelagoscuro, superando i 2000 metri cubi al secondo è maggiore anche della media storica del periodo; è in calo, invece, la portata del fiume Adige in Veneto. Scendendo nel Centro Italia, rimane negativa la situazione idrica dei bacini nelle Marche (47,94 milioni di metri cubi è la quantità invasata, cioè la più bassa del recente quinquennio, quando mai si era scesi sotto i 50 milioni), mentre il lago di Penne, in Abruzzo, è quasi alla massima capacità d’invaso (8,80 milioni di metri cubi) ed è positiva anche la situazione del lago di Bracciano nel Lazio, migliore dello scorso anno, così come quella dei bacini in Sardegna. Permangono, infine, note dolenti nel Sud Italia: in leggero miglioramento è la condizione idrica della Basilicata, stabilmente deficitaria in Calabria e Sicilia, mentre continua ad aumentare la carenza d’acqua in Puglia, dove ormai sono quasi 127 i milioni di metri cubi, che mancano all’appello dall’anno scorso.
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Orso marsicano con 4 cuccioli nel Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise

ROMA (ITALPRESS) – Da quanto risulta negli annali del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è la prima volta che si osserva un’orsa con 4 cuccioli nel territorio del Parco, non avendo nessuna evidenza scientifica che un altro episodio analogo si sia mai verificato in passato. Ovviamente ora la sfida è quella di assicurare un futuro ai cuccioli. La “scoperta” è stata fatta da due guardaparco durante lo svolgimento del proprio turno di servizio. “Questo evento, sicuramente eccezionale – ha dichiarato il direttore del Parco Luciano Sammarone – è la testimonianza migliore che il territorio del Parco ha tutto ciò che serve per supportare la vitalità della popolazione di orso bruno marsicano. Conferma quanto sia importante la ricerca scientifica nel contribuire ad aumentare la conoscenza e a creare una base indispensabile per le scelte gestionali utili anche alla tutela. Resta la consapevolezza che la sfida per la conservazione di questa specie unica si gioca fuori dai confini del Parco, dove purtroppo i pericoli, soprattutto di origine antropica, sono ancora troppi e richiedono uno sforzo coordinato tra tutti i soggetti presenti, istituzioni e operatori economici in primis”.
Grazie al lavoro degli ultimi anni, svolto dalla Rete di Monitoraggio Abruzzo e Molise ed a quella della regione Lazio, è stato possibile osservare come alcuni esemplari di orso marsicano ormai hanno colonizzato abbastanza stabilmente aree esterne al PNALM come, la Valle Roveto, la Riserva Regionale del Monte Genzana e il Parco della Maiella, senza contare quelli che si spingono oltre l’area di presenza stabile come l’esemplare avvistato qualche settima fa nel Parco Nazionale del Gran Sasso.
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Per il Po situazione a rischio, portate fino al 45% in meno su media

ROMA (ITALPRESS) – Le ultime precipitazioni hanno concesso una temporanea tregua alla scarsità idrica manifestata fino all’inizio del mese di maggio, dopo 4 mesi di quasi totale assenza di piogge incrementando i livelli delle portate del Po nelle diverse sezioni considerate e contribuendo, al contempo, al riempimento dei grandi laghi alpini. Laghi che, a oggi, stanno svolgendo il fondamentale ruolo di serbatoi di risorsa idrica risultando invasati per una percentuale che supera il 96% della loro capacità. Proprio in quest’ottica – secondo l’Autorità Distrettuale del Fiume Po – si è potuto garantire, come ad esempio nel caso del Lago Maggiore (mediante l’invasamento del bacino a quota 1,35 metri sullo “0 idrometrico” di Sesto Calende), un approvvigionamento di oltre 156 milioni di metri cubi di acqua che rappresentano oggi la garanzia più immediata per i territori di valle. Considerando questi elementi positivi e potendo contare anche su una buona ricarica delle falde sotterranee occorre però rilevare che l’arco temporale fino all’11 di giugno (fatto salvo un leggero peggioramento con possibili precipitazioni a macchia di leopardo e dunque di scarsa entità tra l’1 e il 2 del prossimo mese) presenta seri rischi potenziali di crisi anche in relazione all’aumento delle temperature e al contestuale avvio dell’intensa attività di prelievo stagionale. Le previsioni distrettuali stimano che in corrispondenza del prossimo Osservatorio Permanente sulle Crisi Idriche (fissato per giovedì 11 giugno) le portate del Grande Fiume potrebbero attestarsi ad una quota fino al 45% al di sotto della media del periodo.
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Utilitalia “Ancora tanti rifiuti speciali smaltiti in discarica”

ROMA (ITALPRESS) – “L’emergenza coronavirus ci ha confermato che se non si pianifica e si realizza un sistema infrastrutturale nazionale che tenda all’autosufficienza nella gestione dei rifiuti, il nostro Paese resta esposto a periodiche situazioni di crisi, che possono essere dovute a cause molto differenti ma con effetti comunque negativi”. Lo ha detto il vicepresidente di Utilitalia, Filippo Brandolini, nel corso della presentazione del Rapporto Ispra 2020 sui rifiuti speciali. Per Brandolini “i rifiuti speciali smaltiti in discarica sono ancora tanti. Se analizziamo non le percentuali ma i valori assoluti, parliamo di 11,8 milioni di tonnellate, un dato peraltro stabile da anni”.
I rifiuti dalle attività di costruzione e demolizione sono “la tipologia più consistente che viene recuperata quasi totalmente: un ulteriore sforzo, agevolato dalla specifica normativa End of Waste da tempo attesa, potrebbe tendere all’azzeramento del ricorso allo smaltimento in discarica”. In secondo luogo, “il 45,8% dei rifiuti speciali smaltiti in discarica sono prodotti dai rifiuti e in molti casi dagli urbani, sia indifferenziati che a valle delle attività di riciclo, il che ripropone, oltre alla necessità del potenziamento delle raccolte differenziate e delle attività di riciclo, il tema del deficit di impianti di recupero energetico”. C’è poi il tema dei fanghi di depurazione delle acque reflue urbane, “la cui produzione annua si avvicina a 3 milioni di tonnellate, un numero destinato a crescere se saranno realizzati e messi in esercizio i depuratori nelle zone che ne sono carenti. Nel 2018 il 56,3% sono stati smaltiti e solo il 43,7% recuperati: occorre quindi un grande sforzo finanziario e tecnologico per minimizzare lo smaltimento ricorrendo al recupero di materia ed energetico”. Per fare questo serve “una normativa stabile e certa che, superando l’attuale norma che ha 28 anni, consenta agli operatori di investire”, collocando correttamente il trattamento dei fanghi “nella transizione verso l’economia circolare e nella lotta ai cambiamenti climatici attraverso l’utilizzo in sicurezza in agricoltura, il recupero del fosforo e quello energetico”. Dall’emergenza degli ultimi mesi, ha concluso il vicepresidente di Utilitalia, è giunta un’altra importante indicazione: “Il lockdown che ha colpito molte filiere produttive o il crollo del prezzo del petrolio sono risultati fattori decisivi nel mercato delle materie prime seconde, con ricadute dirette sulle attività di riciclo e riflessi potenziali anche sulle raccolte differenziate. Ciò ha comportato un problema logistico per lo stoccaggio dei materiali ed economico per il loro ridotto valore. Per questi motivi, nel recepimento delle direttive afferenti all’Economia Circolare sono necessarie misure di sostegno al mercato delle materie prime seconde”.
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Pecoraro Scanio”Il governo sostenga dpi riutilizzabili,danni da monouso”

ROMA (ITALPRESS) – “Abbiamo la necessità della sicurezza sanitaria che deve essere coniugata, in un paese moderno, con la sostenibilità ambientale. L’obiettivo è quello di evitare una sorta di festival del monouso con mascherine ovunque, sappiamo che i paesi che hanno già vissuto l’emergenza della Sars hanno visto i mari pieni di mascherine e guanti, c’è stata una esplosione di inquinamento aggiuntivo. Chiediamo al governo delle linee guida per privilegiare tutto ciò che è riutilizzabile e privilegiare anche un meccanismo di riciclo”. Lo ha detto Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente Fondazione UniVerde, aprendo il convegno “Sicurezza sanitaria e sostenibilità ambientale: la filiera italiana per contrastare il Covid19”, promosso da Fondazione UniVerde, Cooperativa Sociale Quid e Legacoop, in collaborazione con TeleAmbiente, Italpress e SOS Terra Onlus. “C’è anche il tema dei guanti monouso – aggiunge – e vogliamo quindi evitare di ritrovarci in Italia con decine di milioni di mascherine” in giro e se ci sarà il “festival monouso ci saranno moltissimi problemi”. In occasione dell’incontro la Cooperativa Sociale Quid, capofila di un progetto che coinvolge una decina di realtà cooperative appartenenti al sistema Legacoop, presenterà la mascherina riutilizzabile Co-Ver. Un prodotto nato da un percorso di riconversione industriale che risponde alle urgenti richieste di sicurezza sanitaria di sostenibilità ambientale (attestata ISS fino a 15 lavaggi ed in attesa di verifica su 30) ma anche di attenzione al prezzo. E’ intervenuto al convegno anche Marco Cossolo, presidente di Federfarma che sull’uso delle mascherine riutilizzabili ha assicurato piena disponibilità delle farmacie a “fare informazione, su questo siamo bravi e anche con il Covid credo che abbiamo dimostrato di fare grande informazione soprattutto nelle fasi iniziali”, ha concluso Cossolo. Disponibilità arrivata anche dalla senatrice e presidente del Gruppo Misto, Loredana De Petris che ha parlato della possibilità di pensare a un incentivo specifico anche “per coloro che producono materiale riciclabile per l’emergenza. Quindi dobbiamo prevedere da una parte come si fa un corretto smaltimento, dall’altra incoraggiare la produzione di materiale riciclabile e dall’altra degli incentivi”. Parlando del problema dello smaltimento dei dispositivi di protezione individuale, Roberto Morassut, sottosegretario all’Ambiente, ha assicurato che il ministero sta cercando di raccogliere le sollecitazioni che riguardano anche il sistema di raccolta, “perchè all’interno di questa nuova filiera c’è anche questo tema, avere dei luoghi e una rete di raccolta specifica e un processo di educazione civica anche dei cittadini. E’ un grandissimo lavoro da costruire insieme e tutte le indicazioni che arriveranno sono importanti per il ministero”, ha auspicato il Sottosegretario.
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Biodiversità, Lipu “Perdita di specie e habitat si può fermare”

ROMA (ITALPRESS) – Aumento delle aree protette, terreni agricoli destinati alla natura, taglio dei pesticidi in agricoltura, ripristino degli ecosistemi. La Lipu-BirdLife Italia giudica positivamente l’approvazione da parte della Commissione europea delle attesissime Strategia per la biodiversità e Strategia “Farm to fork” che caratterizzeranno le politiche dell’Unione europea in materia di biodiversità e di alimentazione fino al 2030 e che costituiscono elementi chiave del Green Deal europeo. Adottate durante il culmine della pandemia Covid-19, queste strategie saranno anche un elemento centrale del piano di ripresa dalla crisi causata dal coronavirus. Tra gli elementi più importanti previsti, secondo la Lipu c’è “l’aumento al 30% delle aree naturali protette di terra e di mare, un terzo delle quali sarà rigorosamente protetto; la riduzione del 50% dei pesticidi sia in termini di quantità che di tossicità; la destinazione del 10% dei terreni agricoli a elementi di biodiversità come siepi e fasce fiorite per migliorare la sostenibilità dell’agricoltura; l’introduzione di obiettivi vincolanti per ripristinare ecosistemi cruciali su larga scala come torbiere, zone umide, foreste ed ecosistemi marini, tutti vitali per la biodiversità nonchè per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici; la riduzione al minimo dell’uso di biomassa, come gli alberi, a fini energetici. Con queste strategie, l’Unione europea potrebbe diventare il leader mondiale nella lotta contro la crisi climatica e della biodiversità. Ma senza una trasformazione a livello globale, in presenza di un riscaldamento globale pari a +1,5 gradi, fino a un milione di specie potrebbero estinguersi e la stessa sopravvivenza dell’umanità essere a rischio”.
Il lancio simultaneo della strategia Farm to Fork e della Strategia per la Biodiversità “è importante, in quanto l’agricoltura e la pesca intensive sono le principali cause di perdita della biodiversità. Adottando le due strategie contemporaneamente – osserva la Lipu -, l’Unione europea riconosce che i sistemi alimentari distruttivi non devono più essere la norma in Europa. Inoltre, le strategie indicano che la Commissione ha anche messo in pratica gli insegnamenti chiave appresi dalla pandemia Covid-19: che un pianeta sano è un prerequisito per una società umana sana, che la scienza deve guidare le scelte politiche e che, di fronte alla crisi, occorre agire prima che essa sfugga al controllo”.
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Inquinamento atmosferico, il lockdown in Italia salva 1.490 persone

ROMA (ITALPRESS) – Il lockdown seguito alla pandemia di Covid-19, ha determinato una significativa riduzione delle concentrazioni di inquinanti atmosferici che ha, nei fatti, salvato ben 11.000 vite in Europa, 1.490 soltanto in Italia. Un recente studio del Centro di ricerca per l’energia e l’aria pulita, mette in risalto gli effetti positivi della riduzione dell’utilizzo di combustibili fossili legata alla quarantena con il conseguente miglioramente della qualità dell’aria nelle nostre città, e quindi della nostra salute. La crisi del Covid-19, e la quarantena che è seguita, hanno determinato in Italia un decremento mediamente del 40-45% del biossido di azoto (NO2), un inquinante che proviene principalmente dai veicoli diesel.
In Lombardia, per esempio, il lockdown ha determinato una diminuzione di almeno il 45% dell’NO2, come dimostrato dai ricercatori del centro aerospaziale tedesco (DLR) che, grazie a un modello, incrociando i dati delle stazioni di monitoraggio degli inquinanti al suolo, quelli del satellite europeo Sentinel 5P e tenendo in considerazione i dati meteorologici del periodo, hanno evidenziato l’indiscutibile legame tra il crollo dell’NO2 e la riduzione delle attività umane, in particolare il crollo del traffico durante i mesi di quarantena. L’ultimo rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente evidenzia che, a livello europeo, il 7% della popolazione è esposta a concentrazioni di biossido di azoto oltre i limiti legali: purtroppo gran parte di questa quota di cittadini europei vive nel nostro paese, spesso in Pianura padana e in altre città italiane come Roma e Napoli. L’Italia, con le sue 14.600 morti premature l’anno, è il primo paese europeo per decessi causati dall’NO2. Per questo motivo Cittadini per l’aria ha inviato nei giorni scorsi una lettera a molti sindaci invitandoli a cogliere questo momento per adottare misure che favoriscano la mobilità sostenibile. “Questa crisi rappresenta una cartolina dal futuro che indica chiaramente le azioni da mettere in campo. Spazio alle persone, alle bici, al trasporto pubblico efficiente, ai mezzi commerciali a emissioni zero. Più verde accessibile e diffuso nelle città. Serve inoltre affrontare al più presto il tema delle emissioni navali nelle città di porto. Queste azioni consentiranno di ridurre l’inquinamento nelle nostre città e risparmiare vite umane, ridurre l’impatto climatico delle aree urbane e costruire comunità più giuste”, sottolinea Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’aria.
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Clima, caldo record a maggio in Siberia

ROMA (ITALPRESS) – La Siberia è alle prese con un’ondata di calore straordinaria. Il 22 maggio scorso, la città di Khatanga, in Siberia, situata a nord del circolo polare artico, ha registrato una temperatura di 25,4 gradi. La temperatura media nella località siberiana in questa data è zero gradi e il record registrato è stato di 12 gradi. Il caldo siberiano di maggio – osserva nuova ecologia – non è un evento isolato ma arriva dopo un inverno caldo. Le ripercussioni sugli ecosistemi artici sono già evidenti: incendi e diminuzione della copertura nevosa e di quella del ghiaccio marino in aree come il Mare di Kara, che si trova a nord della Siberia centrale, dove ha iniziato il suo scioglimento stagionale più di un mese prima del solito.
Gli scienziati negli ultimi anni hanno sollevato allarmi per la stabilità del permafrost artico: quando si scioglie, l’anidride carbonica e altri gas serra prima rinchiusi per secoli vengono liberati e accelerano il riscaldamento globale.
Quest’anno, gli incendi siberiani sono iniziati in modo rapido e insolitamente espansivo. Alcuni funzionari russi hanno dichiarato di aspettarsi che l’estate sarà la più calda della regione, con una stagione degli incendi distruttiva. L’anno scorso le fiamme hanno bruciato circa 4 milioni di ettari di foreste siberiane.
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