ROMA (ITALPRESS) – Incontrare un orso in montagna è un evento raro, ma non impossibile. Se si vogliono evitare incontri durante passeggiate o escursioni, è sufficiente far notare la propria presenza, parlando o attaccando al proprio zaino un piccolo campanello. In caso di incontro ravvicinato invece, è bene mantenere la calma, parlare e far notare la propria presenza all’orso allontanarsi lentamente, senza scappare.
Per salvaguardare l’orso bruno in Italia occorre conoscenza e rispetto. E’ di oggi la splendida notizia dell’avvistamento di una femmina di orso con 4 cuccioli nel Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise. Un importante segnale di speranza per la conservazione di questa preziosa specie, per la quale è però necessaria anche la corretta informazione di comunità e turisti che ne condividono il territorio. Convivere con l’orso è infatti possibile, come il bravissimo Alessandro ci ha mostrato in queste preziose immagini.
Per questo il WWF lavora da anni per contribuire ad aumentare la consapevolezza e il grado di accettazione dell’orso da parte delle comunità locali. Negli ultimi 2 anni nell’areale trentino sono stati donati 3 elettrificatori per la messa in opera di recinzioni elettrificate, utili a proteggere il bestiame dalle incursioni dell’orso (senza arrecare danni al plantigrado), e sono state create e distribuite tovagliette a tema orso per strutture ricettive, per la diffusione delle corrette informazioni e sui corretti comportamenti da tenere nelle aree di presenza. Per garantirne una tutela più efficace e la coesistenza pacifica con le attività umane, la Commissione Europea ha deciso di finanziare nell’ambito del programma LIFE il progetto “ARCPROM”, che coinvolge Grecia (dove sopravvive una importante popolazione di orso) e Italia. Capofila del progetto, che durerà fino al 2024, sarà la ONG greca Callisto con il supporto di due università (Tessalia e West Macedonia) e dei tre Parchi Nazionali greci. Per l’Italia le attività saranno svolte invece dal Parco Nazionale della Majella, che curerà le principali azioni di prevenzione e conservazione, e dal WWF Italia, che curerà in particolare gli aspetti di sensibilizzazione, educazione e attivazione del volontariato a favore dell’orso.
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Conoscenza e informazione a tutela dell’orso bruno in Italia
Valutazioni ambientali, si insedia la nuova commissione Via-Vas
ROMA (ITALPRESS) – Si è insediata con una videoconferenza e alla presenza del ministro dell’Ambiente Sergio Costa la nuova commissione VIA-VAS che sostituisce la precedente, rimasta in carica per oltre dodici anni in proroga. La Commissione VIA-VAS è l’organo indipendente che esamina tutti i progetti, i programmi e le opere per la realizzazione e l’implementazione di infrastrutture nel Paese, verificandone l’impatto in termini ambientali, dalle dighe alle centrali elettriche dalle strade alle esplorazioni marine.
All’insediamento hanno partecipato i nuovi membri della Commissione, il capo di gabinetto Pier Luigi Petrillo, il capo della Segreteria tecnica Tullio Berlenghi e il direttore generale per lo sviluppo sostenibile Oliviero Montanaro.
Per la prima volta la Commissione è stata selezionata attraverso una call pubblica cui hanno partecipato oltre 1200 professionisti. Tra le professionalità richieste – anche questa una novità – ci sono medici, biologi, geologi, economisti, naturalisti, esperti di urbanistica e biodiversità.
«Appena mi sono insediato, nel giugno 2018, ho subito avviato l’iter per la nomina della nuova Commissione, visto che la precedente operava in proroga da tanti anni. L’iter per la nomina è stato più lungo del previsto – ha spiegato il ministro Sergio Costa – ma non ci siamo mai arresi e abbiamo lavorato coesi e determinati verso la meta: adesso abbiamo una nuova commissione, costituita secondo nuove regole, che opererà per assicurare lo sviluppo economico del paese nel rispetto della tutela dell’ambiente e dei valori ecosistemici. I 40 componenti della Commissione provengono da professionalità diverse, ciascuna delle quali saprà dare un grande contributo per la crescita del Paese specialmente in questa fase emergenziale in cui è essenziale, ancora più velocemente di prima, dare risposte concrete ai tanti imprenditori che vogliono investire in Italia rispettando la biodiversità, la salute umana e il territorio. Da oltre dieci anni il Paese aspettava questa nomina e sono molto orgoglioso di dare il benvenuto ai professionisti che la compongono e di augurare loro buon lavoro».
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Costa “Italia leader nella strategia Ue per la biodiversità”
ROMA (ITALPRESS) – “In queste settimane molto si parla di biodiversità e, nella Settimana della natura, affrontando il rapporto tra biodiversità e capitale naturale ci stiamo interrogando su che tipo di biodiversità e che tipo di tutela e valorizzazione vogliamo offrire”. Lo ha affermato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa partecipando questa mattina al talk “La biodiversità e il capitale naturale dell’Italia”, organizzato sulla pagina facebook del Ministero dell’Ambiente in) in occasione della Giornata mondiale della biodiversità, che ricorre oggi nel corso della Settimana della natura (18-24 maggio).
Un appuntamento che ha visto la partecipazione della conduttrice e autrice tv Licia Colò, del comandante del raggruppamento biodiversità del Cufaa Raffaele Manicone e con i referenti delle associazioni ambientaliste in seno al Comitato per il Capitale Naturale del Ministero: Gianfranco Bologna (Wwf Italia), Giorgio Zampetti (Legambiente Onlus) e Danilo Selvaggi (LIPU).
“L’Unione europea ha depositato la strategia per la biodiversità nel decennio 2020-2030, una strategia che attendevamo da tempo e che vede l’Italia tra i Paesi leader che l’Ue ha spinto”, ha affermato Costa.
In questo scenario, “il rapporto tra agricoltura e biodiversità è al primo posto – prosegue il ministro -. Quando la strategia ci dice che la tutela della biodiversità passa dalla riduzione del 50% dei pesticidi, ci dice tantissimo: se la biodiversità la sommiamo alla strategia Farm to fork, e se la abbiniamo alla Politica agricola comunitaria che quest’anno dobbiamo rivedere per norma, vediamo che è già previsto che tra il 25 e il 40 per cento della nuova Pac sia di tutela ambientale. Si va dunque finalmente verso una produzione di qualità”.
Nel corso del talk si è inoltre parlato del rapporto tra economia, finanza e natura: “Prima del Covid avevamo già intuito che qualcosa bisognava fare, non solo la singola azione, che è un elemento importante in una visione ma qualcosa di più grande – ha affermato Costa – abbiamo cambiato un pezzo di programmazione pluriennale dell’Italia, il Cipe l’abbiamo trasformato in Cipes, Comitato interministeriale per la programmazione economica sostenibile, per legge ci siamo auto obbligati nei prossimi decenni che tutte le risorse che vanno nei lavori pubblici devono avere la connotazione di sostenibilità. Questo è un vincolo insuperabile”.
Il ministro ha poi voluto ricordare che nel Documento economia e finanza “per la prima volta nella storia della Repubblica italiana c’è scritto che tutto sarà indirizzato verso il green, e si parla esplicitamente di economia circolare e tutela della natura: sono elementi di strategia politica ed economica giganteschi, se non si crea lo strumento di base ci sarà sempre qualcuno che vuole evadere da quest’obbligo”.
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Domenica giornata delle Oasi Wwf per scoprire valore aree protette
ROMA (ITALPRESS) – In Italia, i 24 Parchi Nazionali, le 29 Aree Marine Protette, le centinaia di Riserve e Parchi Regionali, le migliaia di Siti Natura 2000, conservano la maggior parte della biodiversità italiana, al primo posto in Europa per numero di specie. Ma in aggiunta al loro scopo primario, le aree protette giocano un ruolo fondamentale nel migliorare la salute e il benessere dell’uomo. In primo luogo, fornendo benefici ambientali e servizi che sostengono la vita e ci proteggono dagli effetti dannosi per la salute, dovuti ad esempio agli eventi metereologici estremi e alle malattie infettive, come testimoniato dalla pandemia in atto. Ma le aree protette sono anche importanti fonti di risorse (botaniche e non solo) per la medicina moderna e tradizione, dato che molti principi attivi derivano proprio da estratti naturali. Le aree protette forniscono inoltre occasioni uniche per mantenere la nostra salute fisica, spirituale e mentale attraverso il tempo trascorso in natura. Ma i benefici si estendono anche alle comunità locali, sia a livello sociale che economico, in primis attraverso il turismo naturalistico e per wildlife watching, che 2018 è stato pari a 343,6 miliardi di dollari (0,4% del PIL globale). Il turismo wildlife ha sostenuto 21,8 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo, pari al 6,8% del totale dei posti di lavoro nel settore dei viaggi e del turismo. In Italia, i soli Parchi Nazionali creano un valore aggiunto pari a 10,5 miliardi di euro ogni anno. Ma l’arrivo del Covid-19 ha messo a repentaglio questa immensa ricchezza di natura, salute e ricchezza. Domenica prossima, alle 18,30 andrà in onda il live streaming talk show sulle Oasi dal titolo “Natura, salute e bellezza per il mondo delle che Verrà”, un approfondimento in cui esperti, volti noti si confronteranno sul valore delle Oasi del Wwf e sull’importanza di proteggere la natura. Anche se l’emergenza sanitaria non è ancora superata e continuano a persistere alcune limitazioni, diverse oasi del Wwf sono riuscite ad aprire i propri cancelli al pubblico con tutte le precauzioni del caso e con protocolli che assicurino la sicurezza dei visitatori.
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Acque del Po più limpide per effetto delle scarse pecipitazioni
PARMA (ITALPRESS) – L’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po, ha effettuato una serie valutazioni tecniche per testare l’impatto effettivo del lockdown sulla qualità della risorsa idrica. Le indagini hanno rivelato che la limpidità riscontrata nelle acque del fiume Po, è principalmente riconducibile a una minor movimentazione del materiale sospeso. Le cause sono legate alle scarse piogge tra gennaio e aprile che, insieme a un minor utilizzo delle acque, hanno consentito la sedimentazione del materiale sospeso, aumentando di conseguenza la trasparenza delle acque. I rilevamenti effettuati a gennaio, da parte dei gestori di impianti di potabilizzazione, mostrano la presenza di prodotti fitosanitari di aprile, compatibile con il periodo di utilizzo agricolo. I dati rispecchiano quindi un andamento stagionale dovuto ai trattamenti in agricoltura, non riconducibile agli effetti del lockdown. In collaborazione con Pierluigi Viaroli, professore dell’Università degli Studi di Parma, è stato valutato l’andamento dei nutrienti (nitrati, ammonio) in funzione della portata, confrontando le concentrazioni riscontrate nel 2020 con quelle del 2003, 2007 e 2012, anni idrologicamente simili all’attuale. L’andamento è risultato quindi analogo con una diminuzione dei nutrienti nel tempo dovuta alla carenza di piogge, anche in assenza del lockdown. Non sono state riscontrate diminuzioni significative delle sostanze inquinanti di origine industriale: la grande maggioranza degli scarichi industriali è già collettata in reti e sistemi di depurazione che permettono l’abbattimento di tali sostanze prima dello scarico in acque superficiali. L’assenza di un calo significativo durante il lockdown dimostra la buona efficienza dei sistemi depurativi esistenti all’interno del distretto del Po. Considerato l’elevato livello di collettamento e depurazione delle acque di scarico garantito a scala di Distretto del Po e i trattamenti a cui sono sottoposti i fanghi di depurazione, è da ritenersi irrilevante il rischio di presenza del virus Cov-2 attivo nelle acque superficiali. Anche i fanghi di depurazione riutilizzati in agricoltura nelle Regioni del Distretto, possono essere applicati solo a seguito di procedure di stabilizzazione che li igienizzano escludendoli dalle possibili fonti di contaminazione da Sars CoV-2.
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Dal Crea la ricerca per la biodiversità
ROMA (ITALPRESS) – Dai cambiamenti climatici all’impatto ambientale delle attività umane fino al cibo sano e sicuro per tutti: la tutela e lo studio della biodiversità possono dare diverse risposte importanti. Si tratta di un patrimonio unico, fragile e irripetibile, da preservare e da studiare, perchè ha ancora molto da raccontare. In tal senso la ricerca del CREA, con i suoi differenti Centri multi ed interdisciplinari, “svolge un ruolo di primo piano e rappresenta un punto di riferimento nazionale per la difesa e la valorizzazione dell’agrobiodiversità”, si legge in una nota.
Risorse Genetiche Vegetali costituiscono la polizza assicurativa per fronteggiare le sfide future per il settore agroalimentare, primo fra tutti il cambiamento climatico. A tal fine, il CREA conserva nelle sue strutture importanti collezioni di germoplasma, preziose perchè costruite nel tempo, includendo anche specie selvatiche e varietà tradizionali locali. Si tratta di un importante strumento per il miglioramento genetico vegetale sia per il settore pubblico che privato: dall’ulivo (la più grande del mondo) alla vite ( tra le più significative a livello planetario, con circa 5600 accessioni di vitigni ad uva da vino, da tavola, ibridi di vecchia e nuova generazione, vitigni portinnesti, specie del genere Vitis e loro incroci, con particolare attenzione a vitigni minori ed autoctoni di varie zone d’Italia). Tra fruttiferi, agrumi e olivo vi sono circa 7000 accessioni (700 di agrumi), appartenenti a più di 100 specie. Nel caso del pesco, ad esempio, in collaborazione con altre istituzioni internazionali, sono state caratterizzate circa 1500 accessioni che hanno portato alla costituzione di una “core collection” condivisa a livello europeo, cioè un sottoinsieme di circa 200 varietà che racchiudono la diversità genetica, fenotipica e culturale presente nelle collezioni d’origine.
Sul fronte dei cereali, abbiamo oltre 11.000 linee tra frumento duro e tenero, mais, riso e cereali minori, mentre sono più di 200 le accessioni relative alla collezione di mutanti dello sviluppo di orzo creata da Michele Stanca: ognuna delle quali presenta una versione alternativa di specifici organi della pianta, uno strumento di studio rilevante, perchè consente di individuare i geni che controllano caratteri fondamentali per la produzione. Per quanto riguarda le colture industriali, vi sono circa 2700 linee (tra patata, canapa, fagiolo ecc), mentre ve ne sono quasi 800 per le ortive, raccolte tra Marche (circa 450) e Campania (310).
Il CREA, con il Centro di Ricerca di Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura, coordina il Progetto RGV FAO, nato come risposta italiana all’implementazione del Trattato FAO sulle risorse fitogenetiche. Sono 10 i Centri CREA coinvolti ed impegnati nella conservazione, raccolta, catalogazione, valorizzazione e scambio delle risorse genetiche vegetali per l’agricoltura e l’alimentazione, che vengono poi geneticamente caratterizzati al fine di individuare geni utili per il miglioramento genetico o di rilevanza strategica per la specie, come la resistenza alle malattie e l’adattamento ai cambiamenti climatici, in un’ottica di sostenibilità e salvaguardia dell’ambiente.
Il Centro di Ricerca Zootecnia e Acquacoltura del CREA è dal 2017 responsabile del National Focal Point (NFP) italiano presso la FAO per le risorse genetiche animali. Una delle più importanti funzioni del NFP consiste nell’aggiornamento del sistema d’informazione sulla diversità animale (DAD-IS), sviluppato e gestito dalla FAO a livello globale. Inoltre, nelle proprie grandi aziende sperimentali di oltre 2.600 ettari in tutta Italia, sono mantenuti diversi nuclei di conservazione di razze autoctone di limitata diffusione, ovine (Altamurana, Gentile di Puglia, Leccese), caprine (Garganica, Rossa mediterranea, Jonica), bovine ed equine. In particolare, a Monterotondo (RM) il Centro mantiene il nucleo storico del Cavallo Lipizzano, unico allevamento statale italiano. In generale, le razze a limitata diffusione costituiscono una vera e propria riserva di variabilità genetica, capace di garantire sufficiente autonomia e flessibilità al sistema produttivo nazionale per il suo adattamento ai continui cambiamenti tecnici, economici e climatici.
Il CREA ha contribuito alle attività messe in cantiere negli ultimi anni finalizzate alla conoscenza e alla protezione della biodiversità ospitata dagli ecosistemi forestali. Diversi studi sui Lepidotteri notturni, per esempio, condotti in collaborazione anche con alcuni Parchi Nazionali, ci hanno permesso di stabilire quali siano le faune di molte tipologie forestali, alcune delle quali mai indagate in precedenza, come le 5 specie nuove per la scienza, che dimostrano quanto ancora ci sia da studiare per la conoscenza esaustiva della biodiversità ospitata dai nostri ecosistemi forestali. Gli studi sulla faunistica ci hanno permesso di costruire una banca dati che facilita l’interpretazione dei cambiamenti che dovessero occorrere nelle foreste come conseguenza di interventi selvicolturali, ma anche dei cambiamenti climatici. Uno studio sui castagneti ha messo in evidenza, ad esempio, che il ciclo di ceduazione previsto dalla normativa vigente è compatibile con la conservazione della biodiversità. Uno studio sulle faggete, invece, ci ha permesso di valutare quali siano gli effetti a breve termine degli eventi climatici estremi sulla biodiversità e di stimare quali potrebbero essere quelli a lungo termine. Recentemente, CREA Foreste e Legno è stato coinvolto nella creazione e nel coordinamento della rete di monitoraggio nazionale delle farfalle italiane (Butterfly Monitoring Scheme Italia, BMS Italia) che si integra nella rete europea di monitoraggio (eBMS) e che vuole fornire all’UE informazioni sui trend a lungo termine degli impollinatori in quanto fornitori di un servizio ecosistemico fondamentale.
I microrganismi del suolo possono rivelarsi utili indicatori per la salute dei suoli e degli ecosistemi, dal campo alla foresta al vigneto: dai funghi tellurici che hanno dimostrato nell’area pataticola della provincia di Bologna come la coltivazione intensiva in 40 anni abbia compromesso i suoli ai batteri che hanno reagito alla presenza del rame, evidenziandone la problematicità; dai microrganismi da cui si valutano pratiche colturali a quelli che quelli che rendono unico un calice dei vino. Gli studi CREA indicano che il microbioma del suolo si può potenziare con tecniche di agricoltura conservativa e piani di arricchimento in sostanza organica dei suoli.
La difesa della biodiversità deve essere anche economicamente sostenibile e concretamente attuata e a tal fine il Centro di Politiche e Bioeconomia del CREA, nell’ambito del programma Rete Rurale Nazionale, svolge attività specifica legata alla conservazione della biodiversità, supportando le autorità pubbliche e i principali portatori d’interesse nazionali delle politiche agricole, nell’uso efficace ed efficiente delle risorse UE dedicate. In questo contesto, si svolgono studi, analisi, ricerche e azioni di networking e valorizzazione di best practices rivolte ai temi della salvaguardia della biodiversità, sia naturale che strettamente di interesse agricolo, zootecnico e alimentare.
Il CREA è impegnato nella caratterizzazione nutrizionale ed organolettica di molti prodotti, in particolare locali. Variare le scelte alimentari può favorire la biodiversità in generale e il mantenimento di una buona salute.
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Il rilancio del Paese passa anche dalla “Blue Economy”
ROMA (ITALPRESS) – Rilanciare il mare, a partire dalla sua difesa valorizzazione e puntando sulla Blue Economy. Ne hanno parlato gli esperti del settore nel corso dell’evento web “L’Italia riparte dalla Blue economy: trasporto marittimo, cantieri navali e difesa del mare”, promosso dalla Fondazione UniVerde e dall’Agenzia di Stampa Italpress in collaborazione con Marevivo Onlus, Teleambiente e SOS Terra Onlus, e con il supporto di Marnavi e IdroAmbiente.
“In questi anni è maturata ancora di più la convinzione che il mare debba essere un elemento centrale per la nostra vita e oggi potrebbe essere il momento per rilanciarlo, puntando sulle infrastrutture importanti, a partire dalla cantieristica”, ha detto Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde, nel corso del dibattito moderato dal direttore responsabile dell’Italpress, Gaspare Borsellino.
Anche la cantieristica sconta la delocalizzazione, come ha spiegato Domenico Ievoli, presidente di Marnavi: “La flotta armatoriale italiana fattura 15 miliardi l’anno, ed è costituita da 1500 navi, attualmente noi stiamo costruendo in Cina, con grosse difficoltà, spostiamo grandi capitali dall’Italia verso la Cina, questo comporta un dispiacere come italiano e una perdita di manodopera”.
Per Carla Ruocco, presidente della commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, quello che manca è una pianificazione della finanza rispetto agli obiettivi: “C’è in Italia una carenza di un piano industriale che possa far confluire la finanza rispetto a un obiettivo, per esempio la valorizzazione del settore marittimo. Dove si orienta la finanza in assenza di un piano industriale? Penso che il governo stia mettendo in campo tante risorse ma la carenza che il paese ha rispetto ad una pianificazione non risale ad ora, è atavica”. Serve una maggiore attenzione nei confronti dei nostri mari, ne è convinto Tullio Berlenghi, capo della segreteria tecnica del ministero dell’Ambiente. “Il mare è una risorsa preziosissima dell’Italia e dell’Unione Europea, le risorse non vanno sprecate, le aree marine protette sono luoghi da preservare dal punto di vista ambientale, non sono dei musei, ma c’è molto turismo e sono consentite tutte une serie di attività che le rendono ricche e interessanti, anzichè sfruttare le nostre risorse le dobbiamo valorizzare”, ha aggiunto Berlenghi.
Pecoraro Scanio ha sollevato, nel corso del dibattito, anche il tema dei dissalatori, caro all’associazione MareVivo. “Da tempo stiamo sostenendo una battaglia perchè finalmente anche la normativa italiana sul’impatto ambientale venga aggiornata. Spesso i dissalatori sono visti dai territori come incubi, gli studi hanno messo in campo necessità di avere una regolamentazione sullo scarico in mare, si deve tutelare il mare e la sicurezza dei cittadini”, ha detto Antonio Cavallo, componente del comitato giuridico di Marevivo.
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Nuova e migliore tecnologia per estrarre i flavonoidi degli agrumi
ROMA (ITALPRESS) – Uno studio coordinato da ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche del HCT-Agrifood Laboratory dell’Istituto per la bioeconomia (Cnr-Ibe) e dell’Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati (Cnr-Ismn), pubblicato dalla rivista Processes, oltre a passare in rassegna gli studi sul ruolo dei flavonoidi presenti nelle bucce degli agrumi rispetto all’insorgenza dell’infezione causata dal virus Sars-Cov-2 e delle sovra-reazioni del sistema immunitario, propone un metodo per la produzione su vasta scala di estratti liquidi e compresse ricche in esperidina, naringina e altri flavonoidi e oli essenziali degli agrumi. “Le virtù delle bucce degli agrumi erano già emerse con le esperienze di estrazione a cavitazione idrodinamica da cui abbiamo ottenuto estratti ricchi di flavonoidi, oli essenziali e pectina”, afferma Francesco Meneguzzo del Cnr-Ibe, primo autore dello studio. “Liofilizzando la pectina, si è poi scoperto che vi si concentra la maggior parte dei composti bioattivi, ottenendo una polvere con notevoli effetti antiossidanti, antibatterici e priva di tossicità”. La cavitazione è una tecnica di formazione, accrescimento e implosione di bolle di vapore in un liquido a temperature inferiori rispetto al punto di ebollizione, che genera microambienti caratterizzati da temperature locali elevatissime e intense onde di pressione e getti idraulici, “capaci di intensificare una serie di processi fisici, chimici e biochimici in modo efficiente e ‘verdè. Nessun’altra tecnologia consente di estrarre, in appena 10 minuti e 120 litri di sola acqua, fino al 60% dei flavonoidi presenti in 42 kg di bucce di arancia e di concentrarli stabilmente sulla pectina”, prosegue Meneguzzo.
“La pubblicazione su Processes offre poi una review degli studi indirizzati verso l’individuazione di composti bioattivi naturali con proprietà preventive o terapeutiche, in base al presupposto che la risposta del sistema immunitario individuale sia efficace contro l’insorgenza e il progresso di Covid-19. A partire dai modelli computazionali teorici, che indicano in particolare il flavonoide esperidina come una delle molecole con maggior affinità di legame con i recettori di Sars-Cov-2 presso le cellule epiteliali polmonari, e il flavonoide naringina come una tra le molecole più efficaci nella regolazione delle risposte del sistema immunitario, sono ora in fase di avvio anche studi in vitro e clinici, per verificarne l’effettiva capacità terapeutica e preventiva”, osserva Federica Zabini di Cnr-Ibe. “Se tali studi in vitro e clinici confermassero il valore in tal senso dei flavonoidi concentrati nelle bucce degli agrumi, il Cnr dispone di una tecnologia efficace ed efficiente per la loro estrazione già sperimentata con l’estrazione di composti bioattivi dalle bucce di arancio e limone e saremo pronti a offrire tale competenza per sviluppare sistemi di produzione di estratti liquidi o compresse di pectina su vasta scala. Un altro vantaggio importante è riuscire a coniugare naturalmente i flavonoidi alla pectina, che consente una superiore biodisponibilità dei flavonoidi stessi”.
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