Il turismo in Italia può ripartire dai parchi, dalle aree protette e dalle riserve naturali. È la proposta lanciata nel corso dell’iniziativa “La bellezza della natura: opportunità per la ripresa del turismo in Italia”, promossa dal presidente della Fondazione Univerde, Alfonso Pecoraro Scanio.
“La riapertura, da maggio, dovrebbe riguardare le attività che possono garantire spazi all’aperto, distanziamento sociale e norme di sicurezza personale – ha spiegato Pecoraro Scanio -. Tutte cautele che possono essere rispettate dai parchi naturali e dalle aree protette con strutture che potrebbero offrire ai cittadini la possibilità di accesso”. Per il presidente della Fondazione UniVerde “i parchi possono avere anche una funzione di supporto psicologico, dopo che le persone hanno passato due mesi chiuse in casa”.
Nel corso della diretta streaming sono state rese note le 30 foto finaliste del concorso fotografico “Obiettivo Terra 2020”. Scatti amatoriali nei parchi e nelle aree protette. Quello più votato vincerà la menzione speciale Fanpage.it e la cerimonia di premiazione dei vincitori si terrà a Roma il 15 luglio. Si può votare, sul sito di Fanpage, fino alla mezzanotte del 24 maggio.
“Tutti i virologi hanno detto che il rischio di contagio del virus cala in maniera esponenziale tra un luogo chiuso e uno all’aperto”, ha ricordato il presidente di Federparchi, Giampiero Sammuri, “stare all’aria aperta fa bene e aumenta le difese immunitarie, certamente ci si può stare rispettando tutte le regole di distanziamento, che noi nei parchi possiamo agevolmente far mantenere. Noi abbiamo già queste regole per la salvaguardia della biodiversità, abbiamo un numero chiuso, così – ha concluso -, la visita nel parco si può fare tranquillamente in sicurezza.
I parchi saranno prontissimi ad accogliere i visitatori in totale sicurezza”.
Attenzione particolare, per il presidente di Cobat, Giancarlo Morandi, va data all’economia circolare: “Abbiamo tanto da fare per aiutare il Paese sia dal punto di vista economico sia ambientale, l’economia circolare è una fonte di ricchezza importante”.
La presidente di Marevivo, Rosalba Giugni, si augura che “questa tragedia ci insegni qualcosa, abbiamo bisogno di un turismo sostenibile, non del turismo di massa, mordi e fuggi, dobbiamo ricreare un turismo più attento, con distanziamento sociale dove non si va un giorno e si fugge. Noi italiani dobbiamo avere una visione per il futuro, possiamo cambiare energia, siamo pieni di sole, il nostro pianeta ci manda mille segnali di richieste di attenzioni”.
Per Italo Cerise, presidente del Parco Nazionale del Gran Paradiso, “il ruolo delle aree protette, in questa fase 2, è molto importante da giocare vista l’esigenza generalizzata di uscire dal chiuso delle nostre case ed avere contatto con la natura, le aree protette sono delle aree di eccellenza”.
(ITALPRESS).
La ripartenza del turismo passa dai parchi
Earth Day, l’impegno di Corepla per difendere l’ambiente
Al via la Giornata Mondiale per la Terra, che festeggia la 50° edizione. Per il presidente di Corepla, Antonello Ciotti, “il nostro impegno per l’ambiente è costante. Dal 1997, infatti, ci occupiamo del recupero e il riciclo della plastica e non solo: abbiamo superato la media di 22kg/abitante per anno di raccolta differenziata salendo tra i Paesi più virtuosi a livello europeo e siamo diventati promotori di nuovi progetti di ricerca che rendano sempre più efficiente e sostenibile il nostro sistema di economia circolare. Gli imballaggi di plastica svolgono un ruolo fondamentale: sono indispensabili per tutelare l’igiene e la salute e vanno valorizzati nel fine vita evitandone la dispersione nell’ambiente”, ha concluso Ciotti. La presenza di rifiuti di plastica nei mari del mondo è uno dei problemi ambientali più rilevanti del nostro tempo, con conseguenze anche a livello economico e sociale. I rifiuti marini (marine litter), provengono per circa l’80% dalla terraferma e raggiungono il mare prevalentemente attraverso i fiumi e gli scarichi urbani, mentre il rimanente 20% è costituito da oggetti abbandonati o persi direttamente in mare. Il Consorzio è impegnato su vari fronti per la salvaguardia di mari e fiumi: Corepla sta portando avanti, infatti, una serie di sperimentazioni per verificare la presenza e la tipologia dei rifiuti presenti nel mare e nei fiumi e valutare, per quel che concerne gli imballaggi in plastica, l’effettiva selezionabilità e riciclabilità. Un altro grande impegno in difesa dell’ambiente è caratterizzato dai protocolli con le regioni Lazio, Puglia ed Abruzzo per sensibilizzare i cittadini e migliorare le pratiche di raccolta differenziata sul proprio territorio. Non ultimi i progetti “River litter”, che prevedono l’installazione di barriere in polietilene per l’intercettazione dei rifiuti galleggianti. Le barriere permettono di accumulare i rifiuti raccolti in un’area specifica dalla quale vengono successivamente raccolti tramite un mezzo nautico per poi essere inviati in appositi impianti dove vengono pesati e trattati e, infine, la componente plastica residuale viene avviata a riciclo. Con 2.589 imprese consorziate dell’intera filiera, il Consorzio garantisce che gli imballaggi raccolti in modo differenziato siano avviati a riciclo e recupero con efficienza, efficacia ed economicità. Delle 2.315 tonnellate di imballaggi in plastica immesse sul mercato nel 2019, il Sistema Paese è riuscito a recuperarne 2.082.964, ovvero oltre il 90%. Sono 1.378.000 le tonnellate di imballaggi in plastica raccolte in modo differenziato dal sistema consortile, il 13% in più rispetto al 2018. Il dato medio nazionale di raccolta pro capite 2019 è di 22,8 kg ad abitante contro i 20,1 del 2018. Per quanto riguarda il servizio di raccolta, sono oltre 7.345 i Comuni convenzionati con il Consorzio (91%) e 58.377.389 i cittadini coinvolti. Nel 2019 sono stati riconosciuti da Corepla circa 400 milioni di euro ai Comuni o ai loro operatori delegati a fronte della raccolta differenziata degli imballaggi in plastica avviata nel circuito. Importanti anche i numeri del riciclo: l’anno appena trascorso ha visto infatti un incremento del 7,9% rispetto al 2018, con 691.367 tonnellate di rifiuti di imballaggio in plastica provenienti dalla raccolta differenziata domestica riciclate da Corepla.
(ITALPRESS).
Studio Università di Palermo. L’aumento di CO2 cambierà gli habitat marini
Un recente studio rivela che l’acidificazione oceanica (l’aumento di CO2 e il conseguente abbassamento del pH dei mari) cambierà lo stato degli habitat marini e delle comunità di pesci con conseguenze sul funzionamento degli ecosistemi.
Attraverso osservazioni condotte in zone vulcaniche con emissioni naturali di CO2 nell’isola di Shikine (costa orientale del Giappone), un gruppo internazionale di biologi marini coordinato dal prof. Marco Milazzo e dal dott. Carlo Cattano del Dipartimento di Scienze della Terra e del Mare dell’Università di Palermo ha dimostrato che concentrazioni di CO2 poco più alte di quelle attuali (ed attese entro il 2050) possono causare profondi cambiamenti degli habitat marini e delle comunità di pesci che ospitano.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Science of The Total Environment e condotto nell’ambito di una collaborazione tra l’Università di Palermo, l’Università di Tsukuba (Giappone) e l’Università di Plymouth (UK), dimostra che l’aumento di CO2 nei mari, un fenomeno noto come acidificazione degli oceani, determina la proliferazione di poche specie di alghe effimere, mentre coralli e macroalghe, che ospitano una maggiore biodiversità, scompaiono.
Questa transizione verso habitat caratterizzati da scarsa complessità e dominati da poche specie algali porta a una diminuzione del 45% della diversità dei pesci, con la scomparsa delle specie associate ai coralli e un riarrangiamento della rete trofica. I risultati suggeriscono conseguenze importanti per il funzionamento degli ecosistemi marini ed i beni e servizi che questi forniscono all’umanità.
“Questo studio ed altri che abbiamo condotto in Mediterraneo ed in altre regioni tropicali dimostrano che, insieme al riscaldamento, l’acidificazione degli oceani rappresenta una minaccia globale molto seria per gli oceani e le risorse che ci offrono – osserva Milazzo – Se saremo realmente in grado di soddisfare gli obiettivi degli accordi internazionali per ridurre le emissioni di anidride carbonica in atmosfera, potremmo essere nelle condizioni di limitare ulteriori danni agli ecosistemi marini”.
“I nostri risultati in Giappone dimostrano che i cambiamenti degli habitat e la conseguente semplificazione delle reti trofiche osservate in una zona di transizione climatica dell’Oceano Pacifico sfavoriranno alcune specie di pesci tropicali, mentre specie temperate generaliste saranno avvantaggiate – afferma Cattano ex dottorando dell’Università di Palermo – Gli studi in zone vulcaniche con emissioni sottomarine di CO2, che rappresentano una finestra sulle future condizioni dei mari, possono aiutarci a comprendere meglio le risposte degli organismi e degli ecosistemi all’acidificazione degli oceani in atto e quindi ad immaginare come gli oceani appariranno se le emissioni di CO2 non saranno ridotte”.
Lo studio intitolato “Changes in fish communities due to benthic habitat shifts under ocean acidification conditions” è consultabile qui https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0048969720320143?via=ihub
Costa “Lavoriamo per una ripartenza green”
“Stiamo lavorando per una ripartenza green. Cogliamo la tragedia e la viviamo con il senso di responsabilità collettivo e individuale, ma dobbiamo pensare che questo non è un tempo sospeso ma deve consentirci di aprire la riflessione sul post Covid”. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, in una diretta Facebook. “Stiamo lavorando su vari livelli – ha spiegato Costa -, territoriale, europeo e mondiale. A livello territoriale ho firmato decreti importanti come quelli sui criteri ambientali minimi, sul verde pubblico e le mense. Da adesso in poi – ha evidenziato il ministro dell’ambiente – un ente pubblico deve gestire il verde obbligatoriamente con i criteri che abbiamo decretato. Con il Comitato verde pubblico stiamo lavorando sulle segnalazioni sul taglio degli alberi. Devo capire – ha detto ancora Costa – perché tanti cittadini su tutto il territorio nazionale mi segnalano un numero consistente di abbattimenti di alberature del territorio comunale. In parallelo al comitato, ho chiesto anche agli organi di polizia di intervenire”, ha aggiunto Costa evidenziando poi che “il ministero dell’ambiente non ha una diretta competenza sull’argomento”.
“Le mense – ha proseguito – c’entrano molto con il green. Tutti i soggetti pubblici che gestiscono mense devono farlo con alcuni criteri ambientali: devono cominciare a comperare più bio possibile, a km zero o quasi zero, prodotti di stagione e non utilizzare plastiche monouso. Con uno studio, abbiamo potuto verificare che attualmente lo spreco alimentare ammonta a circa il 40% di quanto viene somministrato. Nel criterio ambientale minimo si arriva al 5%. In un momento difficile come questo si riattiva l’economia del territorio”. In merito ai rifiuti, secondo il ministro dell’Ambiente, “una parte degli pneumatici viene gettata perché non ha valore di mercato. Noi – ha detto – abbiamo dato un valore”. “La natura – ha sottolineato Costa commentando le immagini degli animali nei mari e nelle città deserte in periodo di emergenza coronavirus – si sta riappropriando di uno spazio che gli era stato negato. Come se in questo momento fossimo in un anno zero. Il rischio è che quando si ricomincia tutto torni come prima. Ho convocato – ha spiegato – Carabinieri, Guardia di Finanza, Capitanerie di porto e le strutture di controllo ambientale nazionali e regionali per fare controlli e campionamenti per sapere a che punto siamo nel disinquinamento. Quando si ripartirà, saremo in grado di capire chi inquina. Il controllo è elemento di garanzia non solo per il cittadino ma anche per l’imprenditoria corretta, che è più del 90%”.
“Abbiamo chiuso – ha aggiunto – un accordo con il ministero dell’Istruzione per fare in modo che la formazione ambientale sia obbligatoria da settembre 2020, dalle elementari fino alle scuole superiori. È un progetto importantissimo che cammina negli anni. Con la ministra Azzolina stiamo costruendo le linee di insegnamento”. Sulla terra dei fuochi, Costa ha affermato: “Ho già dato mandato alle forze di polizia di costruire i cosiddetti quadranti territoriali di presidio. Stamattina, in un Comune in provincia di Caserta è stato individuato un agricoltore che seppelliva rifiuti. Trasecoli di fronte a una notizia del genere. È un controsenso, è l’illogicità fatta persona. L’agricoltore è il vero fratello della tutela del territorio che, in questo caso, si trasforma nel diavolo del territorio. Che sta lasciando ai figli e ai nipoti questo agricoltore? È veramente senza senso”. Per Costa, però, “dà speranza” il fatto che “non c’è giorno in cui non c’è un denunciato o un arrestato in terra dei fuochi e in Italia”.
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Hera, certificazione Carbon Footprint per il teleriscaldamento a Ferrara
La rete di teleriscaldamento gestita dal Gruppo Hera a Ferrara fa ampio ricorso alla geotermia, una fonte totalmente rinnovabile che, associata al recupero del calore prodotto dal termovalorizzatore di via Diana, fa sì che quasi il 90% del calore distribuito nelle case della città estense sia green.
Uno studio congiunto di Hera e di Ergo, uno spin-off dell’Università Sant’Anna di Pisa specializzato in attività di consulenza sulla gestione ambientale e sul management della sostenibilità, ha permesso di certificare la riduzione dell’impatto ambientale sulla città di Ferrara. I risultati, validati dall’organismo di certificazione accreditato SGS che ha assegnato la nuova certificazione Carbon Footprint relativa all’impronta di carbonio, evidenziano che la fornitura “a domicilio” di 1 Kilowattora termico grazie al teleriscaldamento ferrarese ha un peso, in termini di CO2 prodotta, letteralmente “piuma”: appena 122 grammi.
Questo dato, certificato secondo la norma ISO 14067:2018, “è di assoluto rilievo”, sottolinea Hera. Per un corretto termine di paragone, infatti, Ergo ha successivamente stimato che il “peso” in CO2 di un Kilowattora termico tradizionale (prodotto dalle caldaie domestiche) è pari a 270 grammi, quindi più che doppio rispetto a quello del teleriscaldamento ferrarese. Se si considera che sono circa 25 mila le “unità abitative equivalenti”, e ciascuna di esse assorbe in media 6.000 Kilowattora termici ogni anno, il risparmio garantito dal teleriscaldamento di Hera alla città di Ferrara è pari a circa oltre 22 mila tonnellate di CO2 emessa all’anno.
La metodologia di calcolo utilizzata nello studio è stata quella prevista dalla normativa europea “from cradle to grave” (dalla culla alla tomba), che considera tutti i fattori emissivi coinvolti, dalla realizzazione delle infrastrutture al loro smaltimento a fine vita, dalle emissioni connesse all’utilizzo di macchine a quelle prodotte dalle caldaie a metano che, seppure in modo residuale, supportano la produzione dell’energia termica convogliata dal teleriscaldamento. A questo proposito, lo studio ha anche messo in evidenza quanta parte dei 122 grammi derivi proprio da carburanti fossili. Infatti, nonostante le caldaie contribuiscano solo per il 16% dell’energia prodotta totale, esse impattano per il 50% sull’impronta emissiva in CO2.
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Pecoraro Scanio “Mari in salute, imparare dall’emergenza”
Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde, e Roberto Danovaro, presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, il più antico istituto di ricerca italiano, in un video-appello diffuso sui social commentano le mappe dei mari italiani scattate dal satellite Copernicus sentinel 5P, con le immagini elaborate dalla piattaforma Onda della Serco di Frascati, nel periodo prima e durante il lockdown. “Mari e fiumi italiani con acque limpide sono la dimostrazione che si può imparare da questa emergenza – afferma Pecoraro Scanio -. Inquinare i nostri mari e fiumi significa far ammalare gli ambienti circostanti e danneggiare uno dei polmoni del Pianeta. Vivere sani in un mondo malato è impossibile, come ha detto il Papa, ecco perché ci serve un mondo pulito. E le immagini di questi giorni dimostrano che un mare sano è possibile anche senza pandemie, depurando tutti gli scarichi, bloccando la pesca insostenibile, difendendo gli habitat. Dobbiamo avere un atteggiamento più responsabile e ricordarci che mari e aria puliti sono possibili, anzi sono una necessità”.
Per Danovaro “in questo momento di emergenza coronavirus, stiamo osservando la grande capacità della natura di recuperare, quello che in termini scientifici si chiama resilienza ecologica. L’uomo rappresenta un elemento di forte impatto sugli equilibri naturali, diminuire questa pressione permette alla natura di recuperare. Questi segnali che oggi ci appaiono così evidenti non rappresentano tuttavia il recupero totale del capitale naturale. Se riusciremo a trovare un modo per diminuire il nostro impatto, il ritorno sarebbe certo in termini di salute e di servizi ecosistemici: cibo sano, acqua pulita, aria respirabile”.
(ITALPRESS).
Coronavirus, il Gruppo Sogin dona 40 mila mascherine
Il Gruppo Sogin, la società responsabile del mantenimento in sicurezza degli impianti nucleari italiani e del loro decommissioning, ha donato 40 mila mascherine chirurgiche alla Protezione Civile dell’Emilia-Romagna e del Piemonte e alla Regione Lombardia tramite Aria SpA, finora le Regioni più colpite dall’emergenza Covid-19 tra quelle in cui la Società opera. L’iniziativa di oggi segue la consegna, avvenuta nei giorni scorsi, di 1.200 tute protettive in tyvek alle Ausl di Piacenza e di Vercelli e uno stock di soprascarpe per i volontari della Croce Rossa di Gattinara (Vercelli), dotazioni di riserva presenti negli impianti nucleari Sogin in dismissione. L’impegno di Sogin, attraverso queste iniziative, si accompagna ad un video messaggio di incoraggiamento agli operatori sociosanitari, #InsiemeCeLaFaremo, pubblicato sul canale Youtube e i profili social del Gruppo.
“La Sogin – ha detto l’amministratore delegato Emanuele Fontani – continua a garantire, tramite il proprio personale e le ditte esterne coinvolte, il mantenimento in sicurezza e il decommissioning dei siti nucleari italiani e, come Società di Stato, offre il suo sostegno con azioni concrete verso coloro che, in prima linea, stanno fronteggiando l’emergenza epidemiologica in corso”.
(ITALPRESS).
Pecoraro Scanio “Garantire accesso all’acqua a tutti”
“Governo e Parlamento rispondano presto a petizioni e appelli per abrogare le norme che vietano a chi si trova in sistemazioni precarie l’allaccio all’acqua”. Lo dice il presidente della Fondazione Univerde, Alfonso Pecoraro Scanio.









