Si chiama Constance (Controllo intelligente e gestione automatizzata per il trattamento di acque reflue) ed è un sistema in grado di ridurre di oltre il 30% i costi energetici e di gestione degli impianti di depurazione delle acque. Il sistema è basato su tecnologie di machine learning e viene presentato in occasione della Giornata mondiale dell’acqua da Gruppo Hera ed Enea che lo ha realizzato sulla base di un proprio brevetto. Il prototipo ha raggiunto un livello 7 di maturità tecnologica ed è pronto per l’industrializzazione; i primi test sono stati eseguiti con successo nell’impianto di depurazione di Hera a Granarolo dell’Emilia (Bologna). La principale innovazione di Constance sta nella possibilità di utilizzare sensori affidabili a basso costo associati ad algoritmi di controllo, che consentono di gestire da remoto più impianti di trattamento e di stimare in tempo reale la percentuale di inquinanti in ingresso. In particolare, consente di abbattere inquinanti come azoto e sostanza organica, consentendo la reimmissione di acque di buona qualità nei corpi idrici ricettori. Un secondo aspetto di rilievo, sono le potenzialità applicative del sistema a impianti sia medio-piccoli (fino a 20 mila “abitanti equivalenti”) – oltre il 90% del totale in Italia – che di grandi dimensioni. “Diversi studi evidenziano che gli impianti medio-piccoli hanno costi di trattamento specifico molto più alti di quelli di grandi dimensioni: questa tecnologia puo’ essere fondamentale per ridurli in modo significativo. Un ulteriore beneficio in termini di costi e impatti deriva dalla possibilità di garantire minori concentrazioni di inquinanti allo scarico”, sottolinea Luca Luccarini, ricercatore del Laboratorio Cross Technologies per Distretti Urbani e Industriali, presso il Centro Enea di Bologna. Per Franco Fogacci, direttore Acqua di Hera, “il progetto sperimentale e’ frutto di una collaborazione e permetterà ad ambo le parti di sviluppare ulteriormente il proprio know-how e trasferire in applicazioni reali a scala industriale le nuove tecnologie che consentono di migliorare le performance energetiche e di processo degli impianti di depurazione delle acque reflue, a beneficio dei cittadini e dell’ambiente”.
(ITALPRESS).
Depurazione acque, sistema Enea-Hera riduce costi energia
Coronavirus, Fise chiede certezze per gestione rifiuti
“Nell’attuale grave situazione di emergenza epidemiologica dovuta alla diffusione del Covid-19, gli oltre 90.000 addetti delle imprese della gestione dei rifiuti stanno continuando a garantire i servizi pubblici ed essenziali di raccolta e gestione dei rifiuti urbani e speciali. Chiediamo alle istituzioni impegnate, come noi, nella lotta al virus di garantirci, in questa fase di emergenza, certezza ed adeguato supporto per gestire al meglio le inevitabili difficoltà operative che si sono determinate, tra cui il boom di rifiuti ospedalieri”.
L’appello arriva dalle Associazioni Fise Assoambiente (che rappresenta le imprese di igiene urbana, riciclo, recupero e smaltimento di rifiuti urbani e speciali ed attività di bonifica) e Fise Unicircular (che rappresenta le Imprese dell’Economia Circolare).
“Nei diversi provvedimenti pubblicati dall’inizio dell’emergenza a oggi manca un chiaro riferimento alle attività di gestione rifiuti”, evidenziano le Associazioni. “Per prima cosa chiediamo al Governo, al fine di garantire la continuità delle attività nel rispetto delle misure di contenimento del contagio, di chiarire in tempi brevi l’esclusione dalle restrizioni contenute nelle disposizioni emanate delle attività di raccolta, trasporto e gestione rifiuti, anche quando le citate attività interessano territori diversi”. La situazione di maggiore emergenza è oggi vissuta dalle aziende attive nella gestione dei rifiuti ospedalieri che nei casi estremi, per supportare adeguatamente le strutture sanitarie più colpite dall’emergenza, hanno triplicato le attività di raccolta e gestione rifiuti presso i nosocomi, aumentando personale e mezzi impegnati nelle operazioni. Il sistema rischia di collassare nel giro di pochi giorni, senza un adeguato supporto e riconoscimento da parte delle Istituzioni.
(ITALPRESS).
Conai, montepremi da 500 mila euro per l’eco-design
Una sfida che è un invito alla sostenibilità. L’edizione 2020 del Bando CONAI per l’eco-design degli imballaggi nell’economia circolare è partita venerdì scorso: le aziende italiane si confronteranno a colpi di miglioramento dei propri imballaggi, rivisti anche in chiave di economia circolare.
Nel 2019 i casi virtuosi presentati e ammessi sono stati 145, e il trend di crescita delle scorse sei edizioni del Bando fa prevedere un aumento delle adesioni anche per il 2020.
Ideato per valorizzare le soluzioni di packaging più innovative e a ridotto impatto ambientale, il Bando CONAI arriva quest’anno alla sua settima edizione. È aperto a tutte le aziende consorziate che hanno rivisto i propri imballaggi in chiave di eco-design, attraverso l’adozione di queste leve: riutilizzo, facilitazione delle attività di riciclo, utilizzo di materie provenienti da riciclo, risparmio di materia prima, ottimizzazione della logistica, semplificazione del sistema imballo e ottimizzazione dei processi produttivi.
Il montepremi? 500.000 euro. 460.000 euro saranno suddivisi tra tutti i casi virtuosi ammessi, sulla base di una graduatoria ottenuta utilizzando questi criteri: riutilizzo (4 punti), facilitazione delle attività di riciclo (4 punti), utilizzo di materiale riciclato/recuperato (4 punti), risparmio di materia prima (3 punti), ottimizzazione dei processi produttivi (2 punti), ottimizzazione della logistica (2 punti) e semplificazione del sistema imballo (2 punti).
I restanti 40.000 euro saranno destinati invece a quattro super premi da 10.000 euro, assegnati ai casi che si saranno distinti per la spinta innovativa e progettuale. nell’attivazione di leve di eco-design come riutilizzo, facilitazione delle attività di riciclo e utilizzo di materia prima seconda; oppure ai casi che sapranno imporsi come soluzioni virtuose per la vendita nell’ambito del circuito di e-commerce; o ancora a nuove tecnologie e applicazioni significative dal punto di vista progettuale e dell’innovazione.
Le candidature dovranno essere presentate entro il 29 maggio attraverso il form on line disponibile nell’Area Bando su www.ecotoolconai.org. Tutti i casi saranno analizzati attraverso l’Eco Tool CONAI, lo strumento di analisi LCA semplificata in grado di calcolare gli effetti delle azioni di prevenzione in termini di risparmio energetico, idrico e di riduzione delle emissioni di CO2, per poi essere valutati da un comitato di tecnici.
Anche quest’anno l’Eco Tool CONAI e l’analisi dei casi saranno sottoposti alla validazione di DNV GL, ente di certificazione internazionale. La novità 2020 è uno strumento in più a disposizione di ogni azienda aderente a CONAI. Si tratta dell’EcoD Tool, un software on-line che permette non solo di valutare l’impatto di ciascuna fase del ciclo di vita dell’imballaggio analizzato, ma anche di simulare interventi di miglioramento per renderlo più green.
«Rivedere gli attuali modelli di business e soprattutto la progettazione dei prodotti e dei loro imballaggi è fondamentale per una transizione sempre più completa verso l’economia circolare – afferma Giorgio Quagliuolo, presidente CONAI -. Anche per questo già nel 2019 abbiamo deciso di aumentare le risorse economiche destinate al Bando, e quest’anno abbiamo aggiunto agli strumenti disponibili l’EcoD Tool, in modo da permettere un lavoro più efficace: premiare gli sforzi fatti dalle aziende consorziate per ridurre gli impatti dei loro imballaggi è un modo per portare l’attenzione sulla necessità di intervenire anche nella fase di progettazione di un pack, non soltanto nella gestione del suo fine vita».
(ITALPRESS).
Enea, con Mito Technology investimenti in sostenibilità
Facilitare l’accesso a fondi di venture capital per accrescere gli investimenti in tecnologie innovative nel campo della sostenibilità. È l’obiettivo dell’intesa sottoscritta fra Enea e Mito Technology, società specializzata nella valorizzazione dei risultati della ricerca a supporto di università ed enti pubblici e advisor strategico del fondo di investimento Progress Tech Transfer, lanciato nel 2019 e sottoscritto dal Fondo europeo per gli investimenti e da Cassa Depositi e Prestiti con una dotazione iniziale di 40 milioni per l’innovazione nel settore della sostenibilità. In particolare, attraverso l’intesa con Mito, Enea e Progress Tech Transfer collaboreranno per accrescere gli investimenti in tecnologie sviluppate dall’Agenzia nei settori energia, ambiente, nuovi materiali e per favorirne il trasferimento verso imprese esistenti o attraverso la creazione di spin-off.
A livello operativo, Progress Tech Transfer concorrerà a selezionare progetti Enea di “proof of concept” (a basso livello di maturazione tecnologica), sui quali indirizzare le risorse finanziarie necessarie al loro sviluppo, con l’obiettivo di arrivare all’industrializzazione e alla commercializzazione di nuovi prodotti. “Questa collaborazione con un soggetto di particolare rilievo – ha sottolineato il presidente Enea Federico Testa – è un risultato importante anche nell’ambito della strategia di knowledge exchange lanciata da Enea per rafforzare il trasferimento di tecnologie innovative e servizi avanzati alle imprese. Accordi analoghi sono stati siglati con altri operatori del venture capital con l’obiettivo di accrescere le opportunità di valorizzazione dei risultati della ricerca Enea in particolare nel campo delle biotecnologie e dei materiali avanzati”.
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Intesa Wwf-Fondazione Cima per il Mediterraneo
Celebrare e proteggere i giganti del Mediterraneo nella Giornata mondiale delle Balene, in particolare quelle che vivono nel Santuario Pelagos ancora minacciate da inquinamento da plastica, acustico e traffico marittimo.
Balenottere comuni, capodogli, globicefali, delfini, tursiopi, stenelle e il meno conosciuto zifio popolano il Santuario Pelagos, in vigore dal 2002 grazie a un accordo sottoscritto da Francia, Italia e Principato di Monaco. Per proteggere questi giganti del mare -e i più piccoli delfini- è nata una nuova collaborazione tra Fondazione CIMA e WWF, enti entrambi impegnati da anni nella difesa della biodiversità: il Protocollo d’Intesa annunciato oggi prevede il sostegno reciproco dei programmi per la tutela del mediterraneo e per la sostenibilità delle attività antropiche tra cui, in particolare whale watching e traffico marittimo.
Balene e delfini rappresentano, infatti, una ricchezza non solo in termini di biodiversità, ma attraggono un pubblico sempre più nutrito di whale-watchers. È importante quindi non solo promuovere l’interesse per la biodiversità marina in generale, ma garantire che vengano rispettate le regole per non creare disturbo agli animali durante l’osservazione, come ad esempio, l’attuazione del Codice di condotta per l’osservazione dei cetacei nel Mediterraneo – di ACCOBAMS e Pelagos.
A questo scopo, nell’ambito del progetto europeo Interreg Marittimo EcoSTRIM, la Fondazione CIMA si occupa d’implementare la certificazione High Quality Whale Watching sviluppata dai segretariati di ACCOBAMS e Pelagos.
«In Italia, il whale watching è nato in Liguria all’inizio degli anni ’90. In pochi anni l’attività si è sviluppata velocemente, arrivando a poter essere considerata una vera e propria attrazione per la regione. Negli ultimi anni, inoltre, la sua diffusione ha interessato praticamente tutte le regioni italiane che si affacciano sul mare, incluse alcune realtà presenti in Adriatico. Un censimento da noi effettuato ha contato circa 40 operatori dislocati nel territorio italiano, un numero probabilmente sottostimato – spiega Aurélie Moulins, ricercatrice dell’ambito Ecosistemi Marini della Fondazione CIMA -. Il whale watching può essere praticato in diversi modi: escursioni giornaliere su motonavi o in gommone e anche settimane vacanza in barca a vela. Per questo è difficile dare dei numeri sulla quantità di partecipanti. Inoltre, a oggi non esiste un ‘regime’ legislativo a riguardo. Ecco perché, da qualche anno, il segretariato ACCOBAMS ha registrato il marchio High Quality Whale Watching, sviluppato in collaborazione con il segretariato Pelagos: il marchio certifica gli operatori che s’impegnano a effettuare l’attività seguendo precisi criteri di sostenibilità e il Codice di condotta per l’osservazione dei cetacei nel Mediterraneo. A febbraio inizierà il secondo corso per la certificazione, tenuto da Fondazione CIMA nell’ambito del progetto EcoSTRIM».
Altro punto d’incontro per le attività del WWF Italia e della Fondazione CIMA è quello legato alla riduzione del rischio di collisione tra le grandi navi e i cetacei. Come partner del progetto Interreg Marittimo SICOMAR plus, infatti, la Fondazione porta avanti attività di ricerca e monitoraggio che hanno lo scopo d’identificare le zone ad alto rischio, dove le rotte di navigazione incrociano gli hot spot della presenza di balenottere e capodogli. Insieme, i due enti saranno impegnati a organizzare iniziative educative e formative che mirino a salvaguardare le specie, e a promuovere le tecnologie disponibili in grado di ridurre le collisioni con i cetacei.
“La conservazione dei cetacei nei mari del mondo dipende da una serie di importanti fattori, tra cui la nostra capacità e volontà di mitigare l’impatto del traffico marittimo e ridurre l’inquinamento acustico – spiega Donatella Bianchi, presidente di WWF Italia -. Con un tasso di crescita del 3-4% l’anno, il traffico marittimo nel Mediterraneo è quasi raddoppiato dal 2002 e continuerà ad aumentare. Un impatto non sostenibile che concentra in uno specchio d’acqua il 19% del traffico mondiale e che, allo stesso tempo, ospita il 7,5% di tutte le specie marine del pianeta”.
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Ecolamp, nel 2019 raccolte 3.621 tonnellate di Raee
Sono 3.621 le tonnellate di RAEE raccolte e smaltite dal consorzio Ecolamp nel 2019, di cui il 47% è costituito da sorgenti luminose esauste mentre il 53% appartiene alla categoria dei piccoli elettrodomestici, dell’elettronica di consumo e degli apparecchi di illuminazione giunti a fine vita. Per quanto riguarda le lampadine (R5), il principale raggruppamento in cui opera Ecolamp, lo scorso anno il consorzio ha avviato ad impianti di trattamento specializzati 1.714 tonnellate di sorgenti luminose esauste. Di queste, il 42% è stato conferito da installatori e manutentori, attraverso i servizi volontari che da sempre Ecolamp mette a disposizione del canale professionale, per favorire il corretto smaltimento delle apparecchiature esauste ritirate presso la clientela. Il 58% arriva invece dai centri di raccolta comunali e dai luoghi di raggruppamento della distribuzione dedicati alla raccolta differenziata dei privati cittadini. Nel 2019 piccoli elettrodomestici, elettronica di consumo e apparecchi di illuminazione giunti a fine vita – il cosiddetto raggruppamento R4 – hanno costituito il 53% della raccolta del consorzio, pari a 1.907 tonnellate di RAEE raccolte e trattate, con un recupero di materie prime seconde che supera il 90%.
Sono cinque le regioni italiane a trainare il 63% della raccolta di lampadine, per un totale di 1.080 tonnellate gestite dal consorzio Ecolamp. Al primo posto si conferma, anche per il 2019, la Lombardia con 407 tonnellate di sorgenti luminose esauste raccolte, seguita da Veneto (218), Emilia Romagna (172), Lazio (142) e Toscana (140). Per quanto riguarda le province, il podio va quest’anno a Roma con 121 tonnellate, seguita da Milano (112) e Bergamo (82) che totalizzano insieme il 18% della raccolta complessiva di lampadine del consorzio. Dati positivi per Varese, che entra quest’anno nella top ten delle province con 40 tonnellate, e per Napoli, che si conferma prima tra le province del Sud Italia, con 34 tonnellate raccolte. “Chiudiamo il 2019 con un totale di 3.621 tonnellate di RAEE avviati a riciclo, tra sorgenti luminose esauste e piccoli elettrodomestici, elettronica di consumo correttamente conferiti nella raccolta differenziata”, commenta Fabrizio D’Amico, direttore generale del consorzio Ecolamp”.
“Si tratta di quantitativi importanti, che tuttavia possono crescere ancora grazie al contributo di tutti i soggetti della filiera, inclusi i cittadini, che hanno la responsabilità del corretto smaltimento di questi rifiuti. Uno dei risultati più evidenti della gestione virtuosa dei RAEE è un tasso di recupero, tra materia ed energia, che ad oggi supera il 95% e che consente di rendere concreta un’economia di tipo circolare. Il bilancio 2019 per Ecolamp – conclude – è quindi positivo e l’impegno del consorzio si rinnova con l’obiettivo di contribuire efficacemente ad una crescita qualitativa e quantitativa del servizio anche nel 2020”.
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180 milioni alle Regioni del bacino padano contro lo smog
Ha la data del 27 dicembre scorso il decreto del ministero dell’Ambiente, registrato poi alla Corte dei Conti e nei giorni scorsi notificato alle regioni del Bacino Padano, che ripartisce 180 milioni di euro per interventi anti smog. Il decreto istituisce un programma di finanziamento per interventi volti a promuovere, tra l’altro, il miglioramento dei servizi di trasporto pubblico locale, e conseguentemente la qualità dell’aria nel territorio delle regioni interessate. Al programma è destinata la somma complessiva di 180 milioni di euro, suddivisi per annualità fino al 2022. “Lo smog è un problema enorme e ormai cronicizzato in un’area fortemente esposta come il Bacino Padano. Affrontarlo è una nostra priorità e queste sono risorse immediatamente disponibili. Rispondiamo con i fatti alle polemiche sterili – afferma il ministro dell’Ambiente Sergio Costa -. Mi aspetto adesso che le regioni presentino presto i progetti, per poter finalmente procedere all’attuazione di azioni efficaci per il miglioramento della qualità dell’aria in particolare nei grandi centri urbani. Lo dobbiamo ai cittadini e all’ambiente”.
Le risorse sono assegnate alle Regioni del Bacino Padano sulla base di una ripartizione concordata dagli assessori all’Ambiente delle regioni interessate, e che considera la popolazione residente e la ricorrenza dei superamenti dei valori limite del biossido di azoto e PM10. In particolare: all’Emilia Romagna sono assegnati 39,3 milioni; alla Lombardia 60,5; oltre 39 milioni al Piemonte e oltre 41 al Veneto. Entro 120 giorni dalla registrazione del decreto, le regioni del Bacino Padano dovranno presentare al Ministero dell’Ambiente i progetti che illustrino gli interventi da attuare, che verranno poi sottoposti entro 45 giorni ad approvazione per la successiva ripartizione dei fondi. Tra gli interventi soggetti a finanziamento figurano l’acquisto di veicoli di categoria M2 o M3 elettrici destinati al potenziamento del servizio di trasporto pubblico locale urbano e suburbano; l’acquisto di veicoli di categoria M2 o M3 destinati al trasporto pubblico locale urbano e suburbano ad alimentazione elettrica o alimentati con combustibili alternativi; l’acquisto di veicoli di categoria M2 o M3 di classe di omologazione Euro VI destinati al trasporto pubblico urbano e suburbano nel territorio di Comuni caratterizzati da un campo di variazione altimetrica rilevata dal Modello Digitale di Elevazione (DEM) superiore a 400 metri, con contestuale rottamazione di un eguale numero di veicoli di categoria M2 o M3, aventi classe di omologazione Euro IV od inferiore e destinati al trasporto pubblico urbano o suburbano; l’acquisto di veicoli di categoria M2 o M3 elettrici o di omologazione Euro VI destinati al trasporto pubblico interurbano con contestuale rottamazione di un uguale numero di veicoli di categoria M2 o M3, aventi classe di omologazione Euro IV od inferiore e destinati al trasporto pubblico interurbano; l’acquisto di navi per la navigazione interna (es. vaporetti e unità navali per il trasporto pubblico) elettriche o che rispettino i limiti di emissione della Fase V del Regolamento (UE) 2016/1628 con contestuale rottamazione di un eguale numero di navi aventi livelli di emissione pari od inferiore alle precedenti fasi; l’acquisto e posa in opera di impianti per il controllo della circolazione dei veicoli e relativi sistemi di informazione e gestione in zone a traffico limitato (di seguito ZTL) o nelle aree soggette a disposizioni di limitazioni della circolazione per motivi ambientali in base alle disposizioni delle singole regioni.
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CAORSO, RIFIUTI RADIOATTIVI VERSO LA SLOVACCHIA
È partito questa notte il primo dei 33 trasporti previsti per il trasferimento di circa 5.600 fusti, contenenti resine e fanghi radioattivi, dalla centrale nucleare di Caorso (Piacenza) all’impianto di Bohunice, in Slovacchia, per il loro trattamento e condizionamento.
Sogin ha così avviato la seconda e ultima fase del programma di trasferimento dei fusti all’impianto slovacco, la cui conclusione è prevista nel 2022. Sistemati in quattro container, i primi 162 fusti sono stati allontanati su due mezzi stradali, sotto il controllo delle diverse Autorità preposte.
Le resine a scambio ionico e i fanghi, rifiuti radioattivi prodotti durante il pregresso esercizio della centrale, saranno sottoposti a incenerimento e condizionamento, con una riduzione del loro volume del 90% (130 mc rispetto all’iniziale volume di 1.290 mc). Al termine, i manufatti finali rientreranno a Caorso e saranno stoccati nei depositi temporanei del sito, pronti per il conferimento al Deposito Nazionale.
Il trasferimento di questi rifiuti, che in volume rappresentano circa il 70% di quelli stoccati oggi nel sito, consentirà di svuotare i 3 depositi temporanei per procedere al loro adeguamento agli attuali standard di sicurezza, senza così dover realizzare altre strutture di stoccaggio.
Inoltre, lo svuotamento dei tre depositi permetterà il riavvio e la velocizzazione del decommissioning dell’impianto, garantendo i più alti standard di sicurezza.
Una prima fase ha riguardato l’invio, nel giugno 2018, di 336 fusti per eseguire le “prove a caldo” dell’impianto slovacco, con la produzione di primi manufatti finali. L’esito positivo delle prove ha consentito l’approvazione del piano operativo e l’autorizzazione alla spedizione e al trattamento dei restanti rifiuti previsti nel progetto.
Il valore complessivo delle attività di trasferimento e trattamento dei fusti radioattivi e di rientro dei manufatti condizionati è di 37 milioni di euro.
(ITALPRESS).









