Al summit del World Economic Forum di Davos, in Svizzera, sono andate in scena due visioni opposte di mondo e di futuro. Da una parte, l’attivista svedese Greta Thunberg, ideatrice del movimento “Fridays for Future”. Dall’altra, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. I due non si sono incontrati di persona, ma hanno dialogato a distanza sul tema della sostenibilità ambientale e della lotta al cambiamento climatico, dopo le scaramucce su Twitter degli scorsi mesi.
“La nostra casa è ancora in fiamme, niente è stato fatto. Mi chiedo, in quale modo spiegherete ai vostri figli il vostro fallimento e quale scusa userete per averli lasciati da soli ad affrontare il caos del clima che voi stesso avete generato?”, ha detto in un durissimo intervento Greta Thunberg, durante il panel ospitato dal New York Times.
L’attivista svedese ha attaccato, dicendo che “la vostra inettitudine sta alimentando le fiamme ora dopo ora” ed evidenziando: “Parliamoci chiaramente. Noi non abbiamo bisogno di un’economia a basso tasso di emissioni di Co2. Le emissioni devono semplicemente essere fermate”.
Dall’altra parte Donald Trump, che è intervenuto poco dopo Greta in un panel diverso. Giunto a Davos durante il primo giorno del processo di Impeachment al Senato, dove a Washington deve difendersi dalle accuse di abuso di potere e ostruzione al Congresso nell’ambito dello scandalo Ucrainagate, Trump ha elogiato lo stato dell’economia negli Stati Uniti, sotto la sua presidenza.
“L’economia americana verteva in uno stato penoso, prima che la mia presidenza iniziasse. Le prospettive erano tetre secondo diversi economisti”, ha detto il presidente, in un intervento dove ha sottolineato il tasso di disoccupazione al 3,5%, ai minimi storici, e il numero di posti di lavoro in aumento da più di 100 mesi consecutivi. “Il sogno americano – ha spiegato il Presidente – è tornato forte e vigoroso come mai prima”.
Trump, che non è mai stato un sostenitore del movimento Fridays For Future e di Greta Thunberg, né della lotta al cambiamento climatico (gli USA sono usciti dall’accordo ONU sul clima, sotto la sua presidenza), ha attaccato gli ambientalisti: “Questo non è il momento del pessimismo sul clima”. Poi, però, ha moderato i toni annunciando che gli Stati Uniti parteciperanno all’iniziativa “1 miliardo di alberi contro il cambiamento climatico”, promosso a Davos.
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DUELLO A DISTANZA TRUMP-THUNBERG SUL CLIMA
MORANDI “RACCOLTA E RICICLO, COBAT ALL’AVANGUARDIA”
La mission principale di Cobat è finalizzata al recupero e riciclo delle batterie, uno dei prodotti più dannosi per il territorio. Con una ricaduta decisamente positiva dell’attività sull’ambiente. A parlarne, in un forum nella sede romana dell’Agenzia di stampa ITALPRESS, è Giancarlo Morandi, presidente di Cobat, la grande piattaforma italiana di servizi per l’economia circolare. “Cobat, proseguendo l’attività cominciata oltre 30 anni fa, continua a garantire al nostro Paese una raccolta, un recupero, un riciclo e poi alla fine una produzione di metalli e di plastica e di acido solforico conseguente proprio alla raccolta capillare che facciamo sul territorio di tutte le batterie al piombo – spiega Morandi – Attività che oggi accompagnamo anche alla raccolta e al riciclo delle apparecchiature elettriche ed elettroniche: siamo stati i primi ad occuparci di pannelli fotovoltaici, e anche di pneumatici, e con questo garantiamo a tutti gli operatori del settore un servizio completo per qualsiasi tipo di rifiuto con cui si trovano a che fare. Riteniamo di garantire un’attività veramente eccellente ai soci e alle imprese che si affidano a noi per la raccolta a fine vita dei loro prodotti”.
Si va sempre più verso una mobilità sostenibile, specialmente sul fronte elettrico, e non è semplice conciliare questa conversione con il recupero delle batterie delle auto elettriche. “E’ un problema che Cobat si è posto diversi mesi fa – prosegue Morandi – Abbiamo avviato con il Cnr uno studio finalizzato proprio a garantire la raccolta di tutti i metalli e prodotti che sono all’interno delle batterie a litio. Questa ricerca ha avuto buon esito e oggi siamo nella fase di studio per realizzare un impianto pilota che garantisca, non solo all’Italia ma a tutta l’Europa, la raccolta-riciclo di quei milioni e milioni di batterie che troveremo sulle auto elettriche nei prossimi anni. Siamo leggermente in anticipo sui tempi – conclude Morandi – proprio per garantire alle case automobilistiche da una parte, e agli utenti e a tutto il Paese dall’altra, la continuità di una raccolta di eccellenza anche nel settore delle batterie al litio”.
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PROGETTO IREN-ANCI PER LA MOBILITÀ SOSTENIBILE
ROMA (ITALPRESS) – Iren e Anci lanciano il progetto “Tandem. Bici in Comune”, che ha come obiettivo quello di mettere in evidenza le buone pratiche in materia di economia circolare, sostenibilità ambientale e mobilità alternativa realizzate, o in corso di realizzazione, da parte dei piccoli Comuni. Si tratta di un concorso che mette in palio 100 e-bike (2 per ciascun Comune) che andranno a premiare i Comuni sotto i 3.000 abitanti che proporranno le progettualità più innovative e capaci di incidere positivamente sulle abitudini dei propri cittadini. Il bando è disponibile fino al prossimo 31 marzo e i comuni che vorranno aderire potranno farlo iscrivendosi tramite il form presente sul sito biciincomune.it. “Il nostro gruppo è molto impegnato nella mobilità elettrica. La caratteristica del gruppo Iren è saper coniugare l’attenzione per le piccole comunità con progetti industriali sempre più complessi. Questo ne è una testimonianza ulteriore”, ha detto Massimiliano Bianco, Ad di Iren.
“Premiare le iniziative meritevoli dei Comuni su economia circolare e sostenibilità significa dare concretezza a politiche attive per la promozione della salute e di corretti stili di vita dei cittadini e promuovere innovazione e marketing territoriale”, ha detto Roberto Pella, vicepresidente vicario Anci.
Per Renato Boero, presidente di Iren, la multiutility “ha l’ambizione di essere un attore chiave a livello nazionale per abilitare lo sviluppo dei territori serviti aiutandoli ad affrontare le sfide di transizione energetica, di economia circolare e i nuovi scenari di innovazione nei servizi”.
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PAPA “AFFRONTARE L’EMERGENZA CLIMA”
“È un tema assai importante ai tempi d’oggi ma in qualche modo il meticciato c’è sempre stato. Si tratta di popoli che cercano in giro nel mondo luoghi e società in grado di ospitarli e addirittura di trasformarli in cittadini del paese nel quale sono arrivati. Probabilmente ad avere figli e moglie in quel paese. In questo modo i popoli della nostra specie tendono a creare un popolo nuovo dove le qualità e i difetti dei popoli originari concorrono a produrne uno che si spera sia migliore”. Lo dice Papa Francesco, in un colloquio con Eugenio Scalfari pubblicato oggi dal quotidiano La Repubblica.
“È il tema delle emigrazioni e immigrazioni, sempre stato attuale e non ora soltanto – aggiunge -: la popolazione del nostro pianeta è cambiata continuamente nelle sue caratteristiche fisiche, mentali, di personalità. La stessa cosa si può dire del mondo in cui abitiamo. Adesso per esempio c’è il problema del clima. In alcune zone l’altezza del mare è in aumento, in altre è in diminuzione. È uno dei temi di maggiore interesse del quale tutti dobbiamo farci carico”.
Nel colloquio Scalfari affronta anche la recente questione delle dichiarazioni del Papa emerito Joseph Ratzinger sul celibato dei preti. Benedetto XVI ha poi fatto sapere di non avere mai autorizzato un libro a doppia firma con lui. Benedetto ha dunque fatto arrivare a Francesco tutta la sua solidarietà. Scalfari chiede a Papa Francesco “con quale reazione interiore stava osservando l’esistenza di un gruppo all’opposizione del suo pontificato”. “La risposta – si legge nell’articolo di Repubblica – è stata che c’è sempre qualcuno contrario in un’organizzazione che abbraccia centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. La questione con Ratzinger era dunque chiusa e quel poco o tanto che resta in piedi di oppositori va considerato un fenomeno abbastanza normale in strutture del genere”.
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MINISTERO DELL’AMBIENTE, FOCUS SULLE BONIFICHE
Il ministero dell’Ambiente si è dotato di una Direzione generale che si occuperà esclusivamente di bonifiche. È quanto prevede la nuova organizzazione amministrativa del Dicastero (come previsto da decreto della presidenza del Consiglio pubblicato in Gazzetta ufficiale nel mese di dicembre) che sarà fondata su due capi dipartimento, chiamati a coordinare i temi generali focalizzati rispettivamente sugli aspetti di tutela e salvaguardia ambientale e sulle politiche di transizione ecologica, e otto Direzioni generali, a presidio dei settori di competenza. “Abbiamo creato una direzione sulle bonifiche – ha affermato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa -, questo ci consentirà di dare una svolta decisiva e superare la lentezza burocratica che per troppo tempo ha tenuto in ostaggio territori che necessitano di interventi urgenti. Se fino allo scorso anno chi si occupava di bonifiche aveva anche la responsabilità del dissesto idrogeologico e della tutela delle acque e depurazione, da oggi in avanti non sarà più così”.
Il ministro ha voluto ricordare le bonifiche partite nell’ultimo anno, da quella nella Valle del Sacco, attesa dai cittadini da oltre 15 anni, a quella del sin Caffaro a Brescia. Passi in avanti sono stati fatti a Gela, Milazzo, Porto Torres, Augusta e per la Stoppani di Genova. “Lo scorso anno abbiamo sbloccato molte situazioni critiche, ma questo sarà un anno ancora più importante – ha aggiunto -, tanto resta da fare per i siti nazionali, su cui ha competenza il ministero dell’Ambiente che deve interfacciarsi con gli attori locali. Poi ci sono i Sir, i siti da bonificare di competenza delle regioni, che affiancheremo affinché riescano finalmente a procedere. Avere al Ministero dell’Ambiente una task force dedicata esclusivamente alle bonifiche – ha concluso Costa – ci aiuterà a portare a casa i risultati che il Paese e i cittadini attendono ormai da troppo tempo”.
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2 MILIONI PER 4 NUOVE AREE MARINE PROTETTE
Parte il nuovo corso del ministero dell’Ambiente: è entrato in vigore il decreto di riorganizzazione che prevede, tra l’altro, la nascita di una nuova direzione generale che si occuperà esclusivamente della tutela del mare, come ha annunciato ieri il ministro Sergio Costa in un post su Facebook. “La tutela del nostro mare e delle coste – ha scritto Costa – diventa prioritaria non solo a parole ma con atti concreti. Non pensate che sia solo un fatto amministrativo: è un importante tassello di una visione ampia, che stiamo costruendo, nello spirito di servizio per il bene del Paese”.
La tutela del mare diventa prioritaria anche con i nuovi finanziamenti per quattro aree marine protette. Come ha annunciato il ministro, “nell’ultimo provvedimento del 2019 in Consiglio dei ministri, abbiamo stanziato oltre due milioni di euro per ben quattro aree marine protette per le quali sono in corso i procedimenti per l’istituzione: Capri, Capo Spartivento e Isola San Pietro in Sardegna e Costa di Maratea in Basilicata”. Per l’istituzione di ciascuna di queste aree marine protette sono stanziati 500 mila euro per il 2020, per un totale di 2 milioni di euro per quest’anno. A ciò si aggiungono 700 mila euro, sempre per il 2020, e 600 mila euro dal 2021 per le spese di gestione e funzionamento delle aree marine (inizialmente erano previsti 2 milioni di euro dal 2020). “Si tratta di un passaggio importante – ha notato Costa – perché voglio far crescere le aree marine protette in tutta Italia e ciò costituirà un’eccezionale occasione di sviluppo ecosostenibile. In questo si inserisce la legge Salvamare, che deve essere al più presto approvata al Senato dopo il primo sì alla Camera. Il Paese non può più aspettare. Quello che voglio costruire, per il futuro del ministero dell’Ambiente e del Paese, è una visione che superi le logiche di partito ed elettorali e che guardi al futuro. Quello dei nostri figli e dei nostri nipoti”.
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RIMOSSO MONOLITE DI RIFIUTI RADIOATTIVI
Sogin ha concluso la rimozione di un “monolite” in cemento armato che contiene rifiuti radioattivi. La struttura era presente all’interno della Fossa 7.1, nell’impianto Itrec di Rotondella (Matera).
Il monolite è stato realizzato alla fine degli anni ‘60 ed è una struttura di forma prismatica con una massa di circa 130 tonnellate e un volume di 54 metri cubi.
Si trova a 6,5 metri di profondità dal piano campagna e al suo interno, suddivisi in quattro pozzi a sezione quadrata, vi sono fusti con rifiuti a media radioattività, inglobati in malta cementizia, derivanti dall’esercizio dell’impianto. Quella di oggi, ovvero il sollevamento e l’estrazione dei singoli pozzi, riguarda l’ultima fase dei lavori che consentiranno di procedere alla bonifica e al rilascio dell’area della Fossa 7.1. I quattro pozzi rimossi sono stati trasferiti in massima sicurezza in un deposito del sito per il loro stoccaggio temporaneo. La prima fase dei lavori ha riguardato una serie di attività propedeutiche quali la realizzazione della barriera idraulica, la costruzione di un’apposita copertura per il confinamento statico e dinamico dell’area, lo scavo attorno al monolite e il suo consolidamento. “Questa è la prima volta che si svolge un’attività di bonifica di questo tipo”, ha spiegato il presidente di Sogin, Luca Perri. “L’Italia – ha proseguito – ha iniziato per prima a implementare il programma complessivo di decommissioning. Si è pertanto trovata ad affrontare sfide nuove senza poter ‘copiare’. Questo, mi sembra il modo migliore per celebrare i 20 anni che questa società compie e l’inizio del mio mandato”.
La prima volta “che arrivai qui fu nel 2010 – ha ricordato Emanuele Fontani, Ad di Sogin – e la sfida che mi trovai davanti fu di rendere reversibile qualcosa che era irreversibile. Pensai subito che era un’opera difficile da realizzare. Ho assistito ai lavori e alle operazioni di taglio, in condizioni difficili. E alla fine ce l’abbiamo fatta grazie alle grandi competenze e all’entusiasmo del team”.
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SOGIN, NOMINATO IL NUOVO CDA
L’Assemblea dei soci di Sogin, che si è riunita oggi, ha rinnovato il Consiglio di Amministrazione per il triennio 2019-2021 di Sogin, la società pubblica responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi.
L’Assemblea ha nominato presidente Luigi Perri e designato amministratore delegato Emanuele Fontani. Il nuovo Consiglio di Amministrazione è completato da Raffaella Di Sipio, Luce Meola e Enrico Zio.
Luigi Perri, ingegnere nucleare, si è occupato, fin dai primi anni ottanta per la Società NIRA (Nucleare Italiano Reattori Avanzati – Ansaldo) della centrale nucleare PWR di Trino e dell’impianto nucleare sperimentale CIRENE di Latina.
Successivamente ha seguito, fra l’altro, la realizzazione di impianti convenzionali di produzione di energia elettrica in qualità di Direttore Impianti Industriali, Civili e Navali della DEMONT. Dal 2009, sempre in DEMONT, è stato impegnato all’estero presso la centrale nucleare slovacca Enel di Mochovce.
Emanuele Fontani, in Sogin dal 2007, è stato amministratore delegato della società controllata Nucleco e nell’ultimo triennio è stato responsabile Disattivazione Impianti di Sogin. Laureato in Ingegneria Nucleare, nel 2012 ha conseguito l’Executive MBA (Master in Business Administration) all’Università Bocconi. In precedenza è stato Project Manager in Enel, dal 2001 al 2007, e Project Engineer in ENI Tecnomare, dal 1999 al 2000.
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