Home Ambiente Pagina 258

Ambiente

MATTARELLA: “SICUREZZA TERRITORIO È DIRITTO”

0

“A 55 anni dal disastro del Vajont l’Italia non dimentica le vite spezzate, l’immane dolore dei parenti e dei sopravvissuti, la sconvolgente devastazione del territorio, i tormenti delle comunità colpite. Neppure può dimenticare che così tante morti e distruzioni potevano e dovevano essere evitate”. Lo afferma in una nota il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

“In questo giorno di memoria il primo pensiero va alle vittime, ai loro corpi straziati, molti dei quali mai ritrovati. Mentre ci inchiniamo nel ricordo, la Repubblica rinnova vicinanza e solidarietà ai familiari, ai loro amici, a tutti coloro che videro cancellare di colpo la loro casa e il loro ambiente, a chi ha convissuto a lungo con il dolore e la paura – aggiunge il capo dello Stato -. Un sentimento di profonda riconoscenza va ai soccorritori di allora, che con dedizione affrontarono i pericoli e riuscirono a trasmettere quel senso di solidarietà, che accomunava l’intero Paese e che contribuì a dare coraggio alle comunità locali per ricostruire, per tessere ancora la tela della vita sociale, per dare ai giovani la speranza del futuro”.

“Il Parlamento italiano ha deciso di istituire, proprio il 9 ottobre, la ‘Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall’incuria dell’uomo’. Il disastro del Vajont, oltre che unire il paese nel raccoglimento e nel ricordo, sollecita un’assunzione di responsabilità, anzitutto delle istituzioni a tutti i livelli, della società civile, di scienziati e tecnici, del mondo degli operatori industriali affinché gli standard di sicurezza siano sempre garantiti in ogni opera pubblica al massimo livello e l’equilibrio ambientale venga ovunque assicurato, a tutela della vita dei cittadini e delle comunità – sottolinea Mattarella -. Questo anniversario risuona ammonimento per la nostra stessa civiltà. La sicurezza del territorio, la sicurezza delle opere pubbliche, la sicurezza sui luoghi di lavoro e di studio, è parte integrante dei diritti della persona: le garanzie, i controlli, la vigilanza sono inderogabili e costituiscono un fattore rilevante della qualità della vita, della sostenibilità dello sviluppo e della stessa serenità di ogni consorzio umano”.

 

PLASTICA, COSTA: “A GENNAIO LEGGE SALVA MARE”

0

“Ho già depositato in Consiglio dei Ministri la legge ‘Salva Mare’, per salvare il mare dalle plastiche usa e getta. Suppongo ragionevolmente che da gennaio verrà incardinata in parlamento. La legge prevede di anticipare la direttiva europea, dando una certa gradualità perché dobbiamo considerare che ci sono delle aziende significative che non devono soffrire e devono avere il tempo tecnico, come prevede la direttiva, di passare da una produzione ad un altro meccanismo di produzione.  L’importante è avviarsi su questo meccanismo virtuoso”. Lo ha detto a Sky TG24 Pomeriggio il ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Sergio Costa commentando la direttiva europea sulla plastica monouso. “Lo Stato – ha continuato Costa – si metterà a fianco di chi dovrà sostenere delle spese supplementari, perché le aziende avranno dei meccanismi produttivi che costano di più. Quindi aiutiamo le aziende affinché il consumatore non abbia problemi. Quando si concluderà il meccanismo di rigenerazione produttiva le aziende cammineranno da sole ma all’inizio vanno aiutate”.

 

MANTOVA CITTÀ PIÙ GREEN D’ITALIA

0

Le città più verdi d’Italia al centro dell’indagine Ecosistema Urbano di Legambiente, pubblicata oggi dal Sole 24 Ore. Aria, acqua, rifiuti, trasporti, ambiente ed energia messi sotto la lente. Con una vincitrice che si conferma, Mantova, e un podio di rappresentanti del Nord (seconda è Parma e terza è Bolzano), ma anche con una sorprendente Cosenza che sale dal 13° al 5° posto. Fissato a 100 il valore di una città ideale, Mantova arriva a 78,14 punti. All’ultimo posto, invece, Catania (con 30,88) è il simbolo di una Sicilia sempre in crisi, che piazza cinque città nelle ultime dieci. L’indagine denuncia un peggioramento sul fronte delle polveri sottili e dell’ozono. Aumentano le perdite della rete idrica, mentre l’estensione delle isole pedonali sale in un anno del 4,5 per cento. Buoni segnali dai rifiuti: la produzione media è calata da 536 a 528 chili annui per abitante, e la raccolta differenziata supera il 50 per cento. Pordenone, Treviso, Mantova e Trento sono oltre quota 80.

Per la mobilità si registra un più 4,5% di piste ciclabili, ma le auto circolanti sono ormai vicine al rapporto di due ogni tre abitanti. Bene Milano nel trasporto pubblico e nella diffusione del car-sharing (oltre 3mila le auto in funzione). Tra le metropoli, la classifica generale vede la stessa Milano recuperare otto posizioni e finire al 23° posto, decisamente meglio di Torino (78ª) e Roma (87ª). La capitale è in lievissimo miglioramento (l’anno scorso era 88ª) e precede sia Napoli (89ª) che Palermo (100ª). 

Cosenza ha quintuplicato le isole pedonali, arrivando nelle prime 10 con 1,05 metri quadrati per abitante, ma è anche terza per la minore quantità di rifiuti prodotti (390 chili annui per abitante) ed è quinta per diffusione di impianti solari – termici e fotovoltaici – su edifici pubblici. Da citare in questo caso l’esempio di Udine, dove 6mila studenti di tre istituti superiori fruiscono del teleriscaldamento in aula.

Il primo posto di Mantova si giustifica con una serie di ottimi piazzamenti: terzo posto per la raccolta differenziata, settimo e decimo rispettivamente per quantità di alberi ed estensione delle isole pedonali. La performance migliore è un secondo posto nelle piste ciclabili. Tra le città a misura di ciclista si segnala anche Bolzano: nel centro altoatesino il 30% degli spostamenti avviene in sella a una bici.

 

ITALIA IN POLE POSITION NELL’ECONOMIA CIRCOLARE

0

Nel settore rifiuti siamo alla vigilia del recepimento di nuove importanti direttive europee indirizzate verso la circular economy, quelle entrate in vigore il 4 luglio scorso. Un passo decisivo per il nostro Paese che apre nuovi possibili asset economici. Con una spesa complessiva di 9,3 miliardi di euro per il quinquennio 2019-2023 si potrebbe produrre infatti un impatto economico e occupazionale quantificabile in oltre 26 miliardi di euro di nuova produzione e di nuovo valore aggiunto, attivando oltre 170.000 unità di lavoro.

Dei traguardi raggiunti e di quelli all’orizzonte si parla a Rimini, alla fiera Ecomondo nell’iniziativa promossa dagli Stati Generali della Green Economy in collaborazione con il Circular Economy Network, la rete promossa dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da 13 aziende e consorzi di imprese, nella sessione tematica di approfondimento e di consultazione dal titolo “Le nuove direttive europee rifiuti e circular economy: indicazioni per il recepimento”.

A discuterne assieme alle organizzazioni di impresa e i consorzi, Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile; Luca dal Fabbro, vicepresidente del Circular Economy Network; Sergio Cristofanelli, Direzione Generale Rifiuti e Inquinamento del Ministero dell’Ambiente; Rosanna Laraia, Responsabile Centro per il ciclo dei rifiuti Ispra; Ivan Stomeo, Delegato Energia e Rifiuti Anco; Stefano Vignaroli, capogruppo M5S Commissione Ambiente Camera; Choara Braga, capogruppo Pd Commissione Ambiente Camera; Rossella Muroni, LeU, Commissione Ambiente Camera; Paolo Acciai, Cisl.

Per tasso di circolarità, l’Italia è al secondo posto fra i principali Paesi europei. Nel 2016 sono state riciclate in Italia 13,55 milioni di tonnellate (Mt) di rifiuti urbani, pari al 45% dei rifiuti prodotti, collocando il Paese al secondo posto dietro alla Germania con un’ottima performance in particolare nei rifiuti d’imballaggio. Anche nel settore dei rifiuti speciali le classifiche ci pongono tra i leader in Europa: nel 2016 sono state riciclate in Italia circa 91,8 Mt di rifiuti speciali, il 65% di quelli prodotti.

“Il nostro Paese parte da quindi un’ottima situazione, ma oggi – nella fase di recepimento delle norme Ue – occorre accelerare in maniera decisa, sviluppando le diverse filiere del riutilizzo e del riciclo dei rifiuti in direzione dei nuovi obiettivi per l’economia circolare. La nuova direttiva è un’occasione imperdibile per aumentare la competitività dell’industria italiana”, afferma il vicepresidente del Circular Economy Network Luca Dal Fabbro. “Si parte quindi dai dati e dalle proposte individuati – settore per settore – dalla Relazione sullo stato della green economy 2018, presentata agli Stati generali della Green Economy, anche sulla base dell’attività del Circular Economy Network e dei suoi promotori e aderenti”.

Per i rifiuti d’imballaggio, nel 2017 sono stati raggiunti buoni risultati: l’avvio a riciclo ha superato l’obiettivo del 65% sull’immesso al consumo (67,5%) e quasi tutte le singole filiere (carta, vetro, metalli e legno) non avranno particolari difficoltà a raggiungere i nuovi obiettivi di settore.  Serve  alzare l’asticella, portando il riciclo degli imballaggi al 78% rispetto all’immesso al consumo.

I rifiuti da Costruzione e Demolizione (C&D) sono una fetta importante dei rifiuti speciali complessivamente prodotti in Italia: nel 2016 ne hanno rappresentato il 40,6%, pari a 53 milioni di tonnellate. Il tasso di recupero dei rifiuti da C&D si è attestato nel 2016 al 76,2%, al di sopra dell’obiettivo del 70% fissato dalla Direttiva 2008/98/Ce per il 2020. Anche in questo caso non ci si vuole accontentare e si punta ad arrivare all’85%.

I rifiuti Raee (da apparecchiature elettriche ed elettroniche), domestici e non domestici, raccolti nel 2015 in Italia erano 344.000 tonnellate, il 39% dell’immesso al consumo medio del triennio precedente. Siamo ben lontani dal target del 65% che entrerà in vigore dal 2019. È un’area da stimolare, spingendo la raccolta dei Raee al 70% rispetto all’immesso al consumo.

Nel 2016 gli pneumatici fuori uso avviati a recupero complessivo erano 308.456 tonnellate, di questi il 44% è stato destinato a recupero di materia (135.304 t), mentre il restante 56% (173.152 t) è stato recuperato sotto forma di energia. Il target richiesto è il 60% del rifiuto gestito.

Sulla base di questi obiettivi, è stata calcolata una spesa complessiva (investimenti più costi di esercizio) che ammonta a 9,3 miliardi di euro nel quinquennio 2019-2023. Si tratta di un impegno che può produrre un impatto economico e occupazionale quantificabile in oltre 20 miliardi di euro di nuova produzione e 6,5 miliardi di euro di nuovo valore aggiunto, attivando oltre 170.000 unità di lavoro.

 

ORSINI “PIÙ ATTENZIONE A FORESTE E MONTAGNA”

0

La notte del 29 ottobre 2018 una violenta tempesta di vento ha colpito una vasta area delle Alpi Centro Orientali provocando danni ingenti al patrimonio forestale. Le ultime stime ufficiali attestano un ammontare di danni in metri cubi pari a 15,5 milioni a livello europeo, di cui circa 12,5 milioni di metri cubi solo sul territorio italiano.

“La linea strategica della Federazione si muove innanzitutto verso la ricerca di attenzione politica e mediatica costante per la montagna, le foreste e per tutta la delicata filiera economica che evita lo spopolamento di queste aree”, spiega Emanuele Orsini, presidente di FederlegnoArredo. “Per far fronte all’emergenza abbiamo realizzato un Decalogo da presentare al Governo utile a sostenere e rilanciare un’economia pesantemente danneggiata. Fondamentale innanzitutto fornire sostegno alle imprese boschive e alle segherie impegnate nel valorizzare il legno locale mediante politiche di lavoro flessibili e agevolazioni fiscali”.

Le proposte di FederlegnoArredo prevedono: 1) Immediato recupero del legname danneggiato. Al fine di massimizzare il patrimonio boschivo colpito dal ciclone “Vaia” e salvaguardare il valore di mercato dei tronchi schiantati auspica un pronto e spedito recupero del materiale legnoso sradicato, attraverso interventi immediati per un rapido ripristino della viabilità forestale danneggiata se non compromessa e interventi straordinari per la creazione di nuove piste forestali per permettere l’accesso al materiale danneggiato e schiantato e il suo relativo esbosco; Semplificazione e snellimento delle procedure burocratiche per la costruzione e il mantenimento delle piste forestali, per le operazioni di taglio; Previsione di un commissario straordinario per la gestione del bosco danneggiato e istituzione di una Cabina di Regia di Coordinamento permanente delle Regioni colpite dalla calamità. 2) Monitoraggio delle azioni. Si ritiene necessario provvedere a una mappatura complessiva dei danni cagionati e alla predisposizione di procedure operative standard per la gestione di future e analoghe situazioni di emergenza ambientale e delle migliori pratiche tecniche e burocratiche che saranno adottate. 3) Creazione centri di stoccaggio e raccolta del legname danneggiato, attraverso attività coordinate. 4) Rafforzamento capacità operativa delle imprese forestali italiane per un efficiente espletamento delle attività emergenziali e di esbosco.
5) Sostegno ai proprietari forestali delle zone colpite da ciclone VAIA anche mediante accesso ai fondi europei di indennizzo per calamità naturali. 6) Supporto alle imprese di trasformazione del legname danneggiato e il mercato di riferimento attraverso una revisione temporanea del regime delle politiche di lavoro (c.d. Decreto Dignità) e la creazione di un sistema di detrazioni fiscali provvisorio. FederlegnoArredo ritiene funzionale aumentare la capacità produttiva e di gestione dell’ingente quantità di legname schiantato, delle segherie nazionali, attualmente con capacità al limite. 7) Ripristino delle aree boschive danneggiate tramite un programma di riforestazione nazionale e un Piano di attività di formazione e potenziamento dei vivai forestali regionali e provinciali. 8) Innovazione e nuova economia del legno. 9) Azioni di stimolo della domanda interna finalizzate all’utilizzo della materia prima in eccesso; FederlegnoArredo ritiene decisiva, come pronta reazione ai danni ambientali causati, l’adozione di provvedimenti finalizzati a consentire e facilitare la riattivazione e l’incremeto dei consumi interni di tutta la filiera del legno-arredo. 10) Sviluppo occupazionale. Tali iniziative porteranno a un aumento dei posti di lavoro che, secondo stime di alcune associazioni di categoria dell’agricoltura, raggiungeranno le 35.000 nuove unità nella aree colpite dal maltempo.

SOGIN, NUOVA VITA PER I MATERIALI SMANTELLATI

0

Economia circolare, riduzione dei rifiuti e gestione dei rifiuti radioattivi con sistemazione nei depositi temporanei. Sono questi alcuni dei temi affrontati nel corso dell’evento «Economia circolare per il decommisioning nucleare», che si è tenuto presso la centrale nucleare del Garigliano, in provincia di Caserta. L’iniziativa – organizzata da Sogin, la società di Stato incaricata del decommissioning degli impianti nucleari e della gestione dei rifiuti radioattivi – è parte del programma della settimana europea per la riduzione dei rifiuti (Serr). Nel corso dell’evento, Sogin ha presentato i risultati per il recupero e riutilizzo dei materiali prodotti dallo smantellamento del rotore e dell’alternatore della turbina della centrale del Garigliano. «Sogin aderisce alla Serr con l’obiettivo di valorizzare il suo impegno nel ridurre l’impatto ambientale dello smantellamento degli impianti nucleari. Questa attività è spesso associata, nell’immaginario collettivo, alla sola produzione di rifiuti radioattivi. Come nel caso della turbina del Garigliano, invece, gran parte del materiale smantellato viene recuperato e riciclato. Un modello di economia circolare che stiamo integrando in modo strutturato e sistematico nella progettazione di tutti i lavori di decommissioning», ha spiegato Luca Desiata, amministratore delegato di Sogin.

Desiata ha inoltre illustrato le tre direttrici Sogin, che prevedono «la minimizzazione del quantitativo di rifiuti radioattivi; la separazione, il riutilizzo e il riciclo dei materiali e l’attuazione di politiche di miglioramento delle performance ambientali». Tutto il materiale prodotto dallo smantellamento del rotore e dell’alternatore, circa 400 tonnellate, verrà allontanato dal sito, dopo essere stato opportunamente controllato. Il 96% dei componenti di ferro, rame e plastica verrà trasferito in centri di recupero e di lavorazione per essere reinserito nel ciclo produttivo. I trasporti saranno effettuati in 4 allontanamenti dal 20 al 27 novembre, come confermato da Alfonso Maria Esposito, responsabile Sogin disattivazione della centrale del Garigliano.

La centrale del Garigliano, oggi di proprietà di Sogin, è stata aperta nel 1964, per poi subire uno stop delle attività nel 1978. Due anni dopo, Enel, allora proprietaria dello stabilimento, valutò poco utile economicamente la riapertura della centrale, chiusa definitivamente nel 1982. Il costo complessivo dello smantellamento, che dovrebbe giungere a termine nel 2026, è stimato in 380 milioni di euro.  Le operazioni di smantellamento, spiega Esposito, sono portate avanti da 60 dipendenti Sogin con il contributo di alcune ditte esterne.

 

CONTE: “6 MILIARDI ALLE REGIONI CONTRO IL DISSESTO”

0

“Come annunciato dal ministro Costa, sono stati messi a disposizione delle Regioni oltre 6 miliardi di euro per il contrasto al dissesto idrogeologico”. Lo ha detto il premier Giuseppe Conte, nel suo intervento a Roma alla cerimonia di apertura del Forum europeo sulla riduzione del rischio da disastro.

“L’esborso dello Stato alle Regioni e ai Comuni per i danni da calamità naturali nelle ultime settimane è stato giudicato anche positivo dagli analisti di Moody’s, che tuttavia hanno sottolineato come le misure di prevenzione restino modeste – ha proseguito il presidente del Consiglio -. È stato rilevato che oltre 7.200 municipalità, pari al 91% del totale e al 17% del territorio nazionale, sono esposte a un livello medio-alto di rischio ambientale per alluvioni e frane”.

“Sono dati che ci stimolano a interventi sempre più organici e a un approccio più strutturale per la prevenzione – ha concluso Conte -. Ho predisposto un tavolo di lavoro per un piano strutturale di interventi. È un primo passo verso il cambio di approccio all’insegna della prevenzione e del coordinamento”.

AL VIA LA 24^ CONFERENZA ONU SUL CLIMA

0

Da domani i negoziatori di tutti i governi saranno a Katowice, in Polonia, per partecipare alla ventiquattresima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, che si svolge subito dopo la pubblicazione di numerosi e autorevoli  report che descrivono gli impatti catastrofici del cambiamento climatico che già oggi osserviamo, e che saranno sempre maggiori senza un intervento urgente e un potenziamento delle azioni per il clima.

“Il divario tra gli impegni messi in atto globalmente oggi sul clima nella riduzione delle emissioni di gas serra e quello di cui abbiamo ancora bisogno viene mostrato nell’Emissions Gap Report dell’UNEP del 2018, nel rapporto di previsione sullo stato del clima 2018 dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale e nel report speciale IPCC sulla possibilità di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C”, spiega il Wwf in una nota.

“Alla COP24 di Katowice contiamo di fare grandi progressi – afferma il leader Clima ed Energia del WWF Internazionale, Manuel Pulgar-Vidal -. L’Accordo sul clima di Parigi è la roadmap da seguire per l’azione climatica. I risultati di questa Conferenza fra i negoziatori delle Nazioni Unite sul clima, getteranno le basi per un progresso multilaterale e continuativo nella lotta contro il cambiamento climatico con il ritmo e la velocità necessari per essere all’altezza di ciò che afferma la scienza. La portata della sfida-e l’opportunità- che questo meeting rappresenta, dovrebbero aiutare a essere efficaci e focalizzati”, aggiunge Pulgar-Vidal.

Il Wwf crede che per garantire il costante impulso all’azione climatica siano necessari una serie di passi, che chiameremo il “Pacchetto Katowice”. Questo comprende: il potenziamento urgente dell’azione climatica, sia prima che dopo il 2020, accompagnato da finanziamenti e altri sostegni per i paesi in via di sviluppo; completamento e adozione di un corpus completo di “regole di Parigi” che rafforzi la trasparenza delle azioni di tutti i paesi per affrontare il cambiamento climatico e porti a una maggiore responsabilità e, quindi, a una maggiore ambizione negli impegni dei piani climatici di ciascuno; un rinnovato riconoscimento, attingendo al rapporto speciale dell’IPCC, che l’effetto cumulativo degli attuali NDC (i Nationally Determined Contribution, cioe’ gli impegni di riduzione assunti da ciascun Paese) non è sufficiente per attuare pienamente l’accordo di Parigi e un’indicazione di ciò che è necessario, compresa una migliore integrazione delle misure basate sulla natura (sia per l’adattamento che per la mitigazione); l’impegno delle parti ad aggiornare e ripresentare i piani nazionali sul clima  (NDC) migliorati entro il 2020, in modo da mettere il mondo sulla strada di un futuro non minacciato da cambiamenti climatici distruttivi.

“Dobbiamo fare in modo che queste negoziazioni non deludano le aspettative – spiega Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, che sarà presente a Katowice -. La COP24 deve consolidare la spinta che si è generata nel 2018 e porre le fondamenta per il successo del vertice del Segretario Generale delle Nazioni Unite nel 2019, per rafforzare gli impegni sul clima e le azioni di cui il mondo come lo conosciamo ha bisogno per la sua sopravvivenza. Senza un’ambiziosa e drastica azione sul clima sarà impossibile mantenere il riscaldamento globale entro 1,5°C”.