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Arpa Lombardia, comunicazione e formazione per cittadini più consapevoli

MILANO (ITALPRESS) – “Io non credo che il cambiamento climatico sia frutto dell’uomo. Credo invece che frutto dell’uomo sia la mala gestione della qualità dell’ambiente. Dell’uomo, non delle istituzioni che da diversi anni stanno seguendo una linea di consapevolezza di quella che deve essere la gestione dell’ambiente”. Per Lucia Lo Palo, presidente di Arpa Lombardia, è quindi il possesso di una consapevolezza chiara e concreta a far la differenza quando cittadini e imprese si trovano di fronte alle tematiche ambientali.
Come sottolineato nell’intervista rilasciata per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia stampa Italpress, una maggiore consapevolezza può passare solo attraverso una comunicazione efficace. “Come Arpa Lombardia, dal 2012 stiamo organizzando dei corsi di formazione sia per preparare sia per sensibilizzare i cittadini alla questione ambientale – spiega – L’obiettivo è combattere il messaggio di eco-ansia: io non ci credo, anzi essendo una persona che ha molto a cuore i giovani ritengo che le cose vadano spiegate per come devono essere spiegate”.
Spiegare un tema di stretta attualità come la fragilità del nostro ecosistema non è però facile neppure per un ente come Arpa Lombardia che, nelle parole della stessa Lo Palo, sconta un “ingessamento a livello di comunicazione” e una cattiva fama di “organismo punitivo” per le imprese.
“A me piacerebbe far conoscere Arpa molto di più, implementare sulla formazione soprattutto nelle scuole e raccontare soprattutto ai giovani cosa sta facendo Regione Lombardia”, sottolinea la presidente, rimarcando che “questi ragazzi che si siedono per strada a bloccare il traffico hanno realmente paura di quello che sta succedendo”.
Ma come si può fare per non lasciarsi dominare dalla paura e anzi avere un atteggiamento costruttivo quando si parla di ambiente? Secondo Lucia Lo Palo “per combattere la strumentalizzazione del mondo del mainstream, non c’è arma migliore che la conoscenza e la divulgazione portando dati concreti che permettano ai ragazzi di arrivare a un livello di ragionamento che apre la mente. E’ il motivo per il quale Arpa punta molto sulla formazione, ma questo è un invito a 360 gradi anche alla politica e alle istituzioni più alte”.
Anche le imprese non sono insensibili al tema della sostenibilità e in particolare al conseguimento degli obiettivi ESG (Environmental, Social e Governance, ndr). “C’è un dato di fatto: tutte le industrie si dovranno allineare al concetto di sostenibilità perchè entro 5-10 anni ci sarà un bilancio di sostenibilità che porterà tutte le aziende a dover indicare quello che fanno per l’ambiente, per il sociale e all’interno dell’amministrazione – illustra Lo Palo – Quindi sia chi lo percepisce (e ci sono molte aziende illuminate e anche in anticipo sui tempi) sia chi invece fa più fatica, entro 5-10 anni sarà obbligato ad avere questo concetto di sostenibilità permeato all’interno dell’azienda”.
Si tratta di un dettaglio importante, soprattutto quanto si parla di una regione industrializzata come la Lombardia che in termini di produttività è la prima in Italia e la quarta in Europa. Un territorio per il quale la cura dell’ambiente è un settore primario, come dimostrano i frequenti fenomeni temporaleschi estremi.
Guardando poi al futuro, Lo Palo resta fiduciosa della reale possibilità di creare in futuro una simbiosi uomo-ambiente. “Nelle nuove generazioni, c’è la consapevolezza che noi siamo parte di un pianeta amico. L’essere umano dovrebbe riuscire a maturarla perchè è fondamentale: siamo parte di un pianeta che ci ospita e dobbiamo rispettarlo”, conclude.

– foto Italpress –
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“Energie per la Sicilia”, giovani protagonisti al roadshow di Palermo

PALERMO (ITALPRESS) – Sono stati i giovani i protagonisti a Palermo della prima tappa del roadshow della campagna di comunicazione cross-mediale “Le Energie della Sicilia”, ideata dal Dipartimento dell’Energia della Regione. In piazza Verdi due giorni di iniziative per sensibilizzare sui temi dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. “Le scuole hanno partecipato in gran numero – ha sottolineato Roberto Sannasardo, Energy Manager della Regione Siciliana -. Questo è un grande risultato per noi perchè uno dei target che abbiamo nella nostra campagna è la sensibilizzazione dei giovani, in maniera tale da far crescere in loro già da piccoli la sensibilità per questi temi, così da cittadini adulti li avranno già interiorizzati e ci aiuteranno a raggiungere nel futuro anche obiettivi più importanti”. Hanno partecipato circa 500 ragazzi di 10 scuole diverse di Palermo. “Hanno avuto la possibilità di fare degli edu-game, delle attività con la realtà aumentata e visitare una sala immersiva – ha spiegato Sannasardo -. Adesso ci proietteremo sulle successive tappe: la settimana prossima saremo a Messina e termineremo la campagna a Catania il 20 e 21 novembre”.
Tra le scuole che hanno partecipato c’è l’Istituto Comprensivo Giovanni XXIII-Piazzi di Palermo: “I ragazzi hanno dimostrato grande entusiasmo, dopo che nelle aule avevano svolto diverse ricerche su questi temi – ha spiegato la professoressa Licia Alessi dell’Istituto Comprensivo Giovanni XXIII-Piazzi -. Adesso hanno toccato con mano quanto avevano appreso nelle scorse settimane. Devo dire che tutti sono rimasti favorevolmente sorpresi dalle prove con i visori e dalla sala immersiva, dove hanno potuto vedere gli effetti deleteri dei cambiamenti climatici che sono in atto”.

– Foto xd6/Italpress –

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Fauna selvatica, Uci “Incidenti perchè manca habitat naturale”

ROMA (ITALPRESS) – “Gli animali di montagna sono ormai spaesati e senza casa perchè l’asfalto ed il cemento li hanno sfrattati da tane e boschi. Negli ultimi trent’anni, Comuni e Regioni hanno abbandonato la gestione del territorio di montagna affidandola, di fatto, all’intervento antropico che, come sappiamo, è sempre portatore di interessi privati e non sistemici”. Lo afferma Mario Serpillo, presidente nazionale dell’Unione Coltivatori Italiani, commentando i dati sugli incidenti stradali in montagna, nello specifico nelle regioni del nord est nazionale. “Chi è in grado di affermare che 100 orsi siano troppi per il Trentino? Il troppo è un giudizio umano sulla base della percezione di un danno immaginato in proiezione futura. In realtà, la macchina perfetta della Natura regola da sè il rapporto di sopravvivenza della specie, che si riproduce in base alle risorse naturali a sua disposizione (cibo, acqua, rifugi, spazi…), in un equilibrio sostenibile – aggiunge -. Potremmo dire che l’uomo ha, sistematicamente, depredato soprattutto gli ungulati, mettendo in pratica una sorta di land grabbing verso gli animali selvatici, togliendo loro campo, territorio, rifugio, cibo. In una parola, l’habitat naturale. Siamo altresì consapevoli dei danni che alcune specie arrecano alle coltivazioni, ma questo è altro argomento che abbiamo più volte affrontato nelle sedi opportune, proponendo soluzioni e progetti nel rispetto della bio-diversità”, insiste Serpillo.
“E’ vero che abbiamo assistito a tassi di riproduzione della fauna selvatica elevati, ma la conta degli incidenti ha altrettanto subito una decisa impennata negli ultimi anni – sottolinea l’Uci -. Il fenomeno distorce anche le statistiche degli Istituti zooprofilattici regionali (sono davvero 7 i plantigradi trovati morti nella Provincia Autonoma di Trento nel 2023?) poichè un orso o un cervo uccisi in un incidente stradale spesso saltano la procedura istituzionale e sfuggono, per talune logiche, ai numeri ufficiali, andando a configurare lo spiacevole fenomeno delle “morti bianche” degli animali selvatici, morti che vengono taciute alle Comunità locali ed alle statistiche veterinarie. Non vogliamo dimenticare la tragica fine dell’orsa Daniza, morta nel 2014 perchè non sopravvissuta ad un sedativo somministratole durante la sua cattura. L’ennesima vittima dell’uomo stesso: uno splendido esemplare che non c’è più perchè si è drammaticamente perso il legame sano tra uomo e territorio, e con esso anche ideali e vedute di coesistenza integrata”.
“I colpevoli non possono certamente essere gli animali, che da sempre nel bosco vivono e si riproducono. Abbiamo invaso il loro spazio vitale, ci siamo spinti troppo in avanti, rendendo abitabili aree che non lo erano e interrompendo così gli equilibri della catena alimentare montana. L’uomo è il responsabile di tutto, della scomparsa dei pascoli e del cibo per la fauna locale, che si vede costretta ad avvicinarsi ai villaggi per reperire sostentamento. E’ il momento di passare ad una gestione vera del territorio, integrata con le attività umane ma comunque attenta alla bio-diversità ed all’inclusione dei vari mondi naturali in un nuovo ordine, che potremmo quasi definire in co-gestione tra uomo e fauna. Abbiamo abbandonato il territorio per troppo tempo, demandandone la gestione al falso mito dello sviluppo. Adesso è il momento di recuperare!”, conclude il presidente Serpillo.

– Foto: Agenzia Fotogramma –

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Antartide, inizia la 39^ spedizione italiana

ROMA (ITALPRESS) – E’ iniziata la 39a spedizione scientifica italiana in Antartide con l’apertura della base “Mario Zucchelli” sul promontorio di Baia Terra Nova. La campagna estiva durerà oltre 4 mesi e vedrà il coinvolgimento di circa 130 tra ricercatori e tecnici impegnati in 31 progetti di ricerca su scienze dell’atmosfera, geologia, paleoclima, biologia, oceanografia e astronomia.
Le missioni italiane in Antartide, finanziate dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), sono gestite dal Cnr per il coordinamento scientifico, dall’ENEA per la pianificazione e l’organizzazione logistica delle attività presso le basi antartiche e dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) per la gestione tecnica e scientifica della nave rompighiaccio Laura Bassi.
Le Forze Armate partecipano alla spedizione con 16 esperti militari di Esercito, Marina, Aeronautica e Arma dei Carabinieri che affiancheranno sul campo i ricercatori durante tutto il corso della spedizione. Gli specialisti della Difesa, nell’ambito delle specifiche competenze della forza armata d’appartenenza, daranno supporto alle seguenti attività del PNRA: campagne esterne, attività navali e subacquee, operatività di elicotteri e aeromobili, previsioni meteorologiche e completamento della pista d’atterraggio su terra. Inoltre, l’Aeronautica Militare assicurerà con circa 36 unità e un velivolo C-130J della 46ª Brigata Aerea i collegamenti tra Christchurch (Nuova Zelanda) e la stazione italiana “Zucchelli”, ovvero quella statunitense di McMurdo, provvedendo al trasporto di materiali, mezzi e personale.
Oltre che presso la base “Zucchelli”, le attività di ricerca si svolgeranno anche presso la stazione italo-francese di Concordia e a bordo della nave Laura Bassi. La rompighiaccio arriverà in Nuova Zelanda il 2 gennaio per poi iniziare il suo viaggio verso l’Antartide il 5 gennaio con a bordo 36 fra ricercatori e tecnologi e un equipaggio navigante di 21 membri. Per la prima volta la missione sarà condivisa con il progetto antartico neozelandese a cui afferiscono 12 dei 36 ricercatori. La nave circumnavigherà l’intero mare di Ross e concluderà la sua missione antartica dopo 60 giorni a marzo 2024.
La nuova stagione di ricerca estiva nella base Concordia, sul plateau antartico a oltre 3mila metri di altezza e a 1.200 chilometri dalla costa, partirà ai primi di novembre coinvolgendo 52 partecipanti tra tecnici e ricercatori. A partire da febbraio 2024, chiusa la campagna estiva 2023/2024, le attività saranno gestite dal nuovo team degli invernanti (“winter over”), composto da 13 membri (5 italiani, 7 francesi e 1 svizzero), che rimarranno in completo isolamento fino a novembre 2024 a causa delle temperature estreme che rendono la base inaccessibile. Il 15 novembre sarà aperto il campo di Little Dome C, a 35 chilometri da Concordia, dove proseguiranno le attività legate al progetto internazionale “Beyond Epica Oldest Ice”, finanziato dalla Commissione europea e coordinato dall’Istituto di scienze polari del Cnr (Cnr-Isp) a cui partecipano per l’Italia anche ENEA e Università Cà Foscari Venezia. Presso il campo si svolgeranno le attività di carotaggio del ghiaccio attraverso cui il team di ricerca ricaverà dati sull’evoluzione delle temperature e sulla composizione dell’atmosfera, tornando indietro nel tempo di 1 milione e mezzo di anni.

– Foto Programma Nazionale di Ricerche in Antartide –

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“Le Energie della Sicilia” fanno tappa a Palermo

PALERMO (ITALPRESS) – Terza tappa del tour di incontri per presentare “Le Energie della Sicilia”, campagna di comunicazione cross-mediale ideata dal Dipartimento dell’Energia della Regione Siciliana. A Palermo l’appuntamento si è svolto nella sede della Presidenza della Regione Siciliana di via Magliocco.
I temi al centro del dibattito sono stati l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili. “Parlare di questi temi è fondamentale perchè è davanti agli occhi di tutti il futuro che abbiamo di instabilità per quanto concerne i prezzi dell’energia – ha detto Roberto Sannasardo, Energy Manager della Regione Siciliana -. Iniziare a ragionare di sistemi di approvvigionamento di fonti energetiche in maniera stabile, duratura ed economicamente sostenibile è un messaggio al quale non possiamo sottrarci”.
L’obiettivo della campagna è quello di sensibilizzare i cittadini all’uso razionale dell’energia elettrica per evitare ogni tipo di spreco. “Questo è il primo passo – ha aggiunto Sannasardo -. Bisogna essere più aperti anche rispetto alle fonti rinnovabili perchè possono essere, seppur talvolta impattanti sul territorio, necessarie e servono a governare un processo nel quale non possiamo essere attori passivi. Ricordiamo che le crisi ambientali che abbiamo subito, gli eventi estremi che hanno devastato alcune parti del territorio, anche in Sicilia, sono ormai all’ordine del giorno”.
La campagna prevede altri sei incontri nei capoluoghi di provincia, più tre roadshow nelle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina, dedicati alle scuole e ai cittadini: “Vogliamo portare questo messaggio in tutte le province con incontri appositi in ogni capoluogo di provincia – ha sottolineato Sannasardo -. Su questa iniziativa c’è stato un fortissimo interesse da parte degli ordini professionali ingegneri, architetti, geometri, periti industriali. Tutti hanno dato un loro segnale di presenza, anche associazioni di categoria” come Confindustria, Confartigianato, Italia Solare e Anev. “Siamo e dobbiamo essere tutti impegnati per raggiungere e questo obiettivo. Se non c’è la compartecipazione da parte di tutti gli attori in campo non riusciamo a raggiungerlo”, ha proseguito.
A proposito di obiettivi, per quanto concerne l’autonomia energetica la Sicilia ha come traguardo quello del 2030, quando la quota di energia rinnovabile nel consumo energetico complessivo dovrà essere del 42,5%: “Come regione abbiamo fatto dei passi avanti. Oggi siamo al 30% e quindi credo che riusciremo a centrare l’obiettivo prefissato”, ha concluso Sannasardo.
-foto xd6-
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Sogin, nella centrale del Garigliano al via demolizione torre idrica

ROMA (ITALPRESS) – Sono iniziati oggi i lavori di smantellamento della torre idrica della centrale nucleare del Garigliano (Caserta), una struttura cilindrica in cemento armato che, con i suoi 72 metri d’altezza, da sempre ha caratterizzato lo skyline del sito.
Rinforzata da quattro speroni a larghezza decrescente, sulla sommità della torre è presente il serbatoio di forma toroidale che ospitava l’acqua industriale dell’impianto, con una capacità di 280 metri cubi. La struttura è stata sostituita con un nuovo sistema di approvvigionamento idrico, funzionale ai lavori di dismissione in corso.
La tecnica impiegata per la demolizione è il taglio a filo diamantato, eseguito con l’ausilio di una gru. Il taglio avviene dall’alto verso il basso e prevede il progressivo sezionamento della struttura in blocchi di cemento armato, ciascuno con peso inferiore a 10 tonnellate.
Pur trattandosi di un edificio convenzionale, nelle operazioni di smantellamento Sogin e la controllata Nucleco adotteranno gli stessi criteri utilizzati in ambito nucleare per garantire massima sicurezza, precisione, riduzione di rumore e polveri generate e assenza di vibrazioni.
La demolizione della torre idrica, la cui conclusione è prevista entro l’anno, produrrà circa 1.900 tonnellate di materiale, di cui 1.700 di cemento e 200 di parti metalliche. Tale quantitativo rientra nelle circa 258 mila tonnellate di materiale che saranno generate dallo smantellamento della centrale del Garigliano e inviate a recupero, ossia il 96% di quanto sarà complessivamente prodotto dai lavori di dismissione.

– foto ufficio stampa Sogin –

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Il tour di “Energie per la Sicilia” fa tappa a Caltanissetta

CALTANISSETTA (ITALPRESS) – Nuova tappa del tour di incontri per presentare “Le Energie della Sicilia”, la campagna di comunicazione cross-mediale ideata dal Dipartimento dell’Energia della Regione Siciliana. Si è svolto un incontro nella sala delle adunanze del Libero Consorzio di Caltanissetta. Lo scopo principale della campagna è quello di sensibilizzare i cittadini all’uso razionale dell’energia elettrica per evitare ogni tipo di spreco. Per questo motivo la Regione ha già avviato diverse iniziative per incentivare l’efficientamento energetico nel privato.
“La Regione siciliana ha già finanziato diversi interventi di efficientamento energetico sugli edifici pubblici, nelle piccole e medie imprese e sugli impianti di illuminazione pubblica- spiega Calogero Burgio, dirigente generale del Dipartimento dell’Energia della Regione Siciliana – e, visti gli ottimi risultati raccolti da questa prima tornata di bandi regionali, l’iniziativa verrà replicata nel 2024 con un finanziamento che si aggira attorno ai 150 milioni di euro”.
“L’obiettivo – continua Burgio – è quello di colmare il gap infrastrutturale che crea all’Isola scompensi sia di carattere economico che ambientale”.
Ma i bandi riguardano anche i privati cittadini: “E’ già stato pubblicato un bando per abitazioni private – conferma il dirigente – che finanzia gli interventi di efficientamento energetico civile, dai pannelli solari ai piccoli impianti di accumulo, aperto a tutti i cittadini”.
Focus anche sulla prevenzione contro gli sprechi, come spiega Roberto Sannasardo, Energy Manager della Regione siciliana: “Durante gli incontri che faremo nelle città, intendiamo sensibilizzare i cittadini aiutandoli ad individuare i comportamenti quotidiani non corretti che comportano un uso non efficiente dell’energia, attraverso un percorso che li aiuterà a comprendere gli errori comuni da non fare e i comportamenti ideali per risparmiare sulle bollette”.
La campagna prevede altri sette incontri nei capoluoghi di provincia, più tre “Road Show” nelle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina, dedicati alle scuole e ai cittadini.

– Foto Italpress –

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Al Sud le filiere acqua-energia-ambiente valgono il 4,2% del Pil

BARI (ITALPRESS) – E’ stato presentato oggi a Bari il Rapporto Sud di Utilitalia e Svimez, che valuta gli impatti economici e occupazionali del settore delle utility (ambientale, idrico ed energetico) nelle regioni del Mezzogiorno. Questa terza edizione, inoltre, contiene un’analisi dettagliata degli impatti relativi agli investimenti finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) al Sud.
La dimensione economica delle utility meridionali è quantificabile nel 2,1% del PIL del Mezzogiorno: queste imprese infatti contribuiscono all’attivazione di 10 miliardi di euro di valore aggiunto creando 340.000 unità di lavoro a tempo pieno nel sistema economico italiano. Se consideriamo l’intera filiera strategica “energia e ambiente” e dunque il cosiddetto “indotto”, però, i numeri aumentano: si tratta di 20.000 imprese che realizzano un valore aggiunto totale di 17 miliardi di euro (il 4,2% del PIL dell’area) e un’incidenza pari al 4,9% sull’occupazione totale dell’area.
L’80% di valore aggiunto e occupazione attivato dalle utility del Sud a livello nazionale è trattenuto nell’economia delle regioni meridionali: ovvero, per ogni euro prodotto dalle utility meridionali si realizza un euro di valore aggiunto nel complesso dell’economia, di cui 0,80 centesimi nel Mezzogiorno.
Le risorse “senza precedenti” messe a disposizione dal PNRR rappresentano un’occasione irripetibile anche e soprattutto per le regioni meridionali. Nel complesso sono 6,7 miliardi di euro i fondi destinati alle regioni del Mezzogiorno per un selezionato spettro di linee di intervento che riguardano i settori idrico, ambientale ed energetico. Un volume di investimenti capace di attivare 10,8 miliardi di euro di produzione nazionale ai quali si aggiungono 3,3 miliardi di euro di importazioni, per un totale di 14,1 miliardi di euro.
In termini percentuali, la quota di valore della produzione “trattenuta” nel Mezzogiorno si attesta a circa il 45% del totale nazionale. L’attivazione di valore aggiunto ammonta, a livello nazionale, a 4,4 miliardi di euro, di cui il 46% nel solo Mezzogiorno (2 miliardi di euro, circa lo 0,5% del totale PIL dell’area). Con riferimento all’impatto occupazionale, complessivamente, l’effetto sull’intero territorio nazionale è pari a 67.969 unità, di cui il 49% localizzato nelle regioni del Mezzogiorno. In altre parole, per ogni milione di investimenti si creano 10 posti di lavoro aggiuntivi, di cui 5 nel Mezzogiorno.
Transizione energetica, economia circolare e adattamento ai cambiamenti climatici: sono questi i pilastri su cui si fondano le sfide e le azioni per rilanciare l’economia delle utility nel Mezzogiorno. Il Sud Italia, del resto, ha il maggiore potenziale su scala nazionale di produzione da fonti rinnovabili (eolico e solare). E’ essenziale dunque promuovere la condivisione di obiettivi e risorse tra imprese e autorità locali per superare gli ostacoli alla realizzazione di progetti di energia rinnovabile.
Tale approccio dovrebbe tradursi in benefici tangibili per le comunità locali, contribuendo a nuove opportunità di sviluppo, sostenendo l’adozione di fonti energetiche sostenibili e pulite, inclusi i gas rinnovabili (esempio idrogeno e biometano). Tra le proposte avanzate: l’adozione di un testo unico per le autorizzazioni, il potenziamento e la qualificazione delle strutture delle PA, il superamento del nodo delle concessioni idroelettriche, la ridefinizione delle modalità di applicazione degli incentivi all’efficienza energetica e la pianificazione di reti elettriche resilienti ai nuovi trend climatici.
In tema di rifiuti è necessario promuovere strategie regionali e locali per l’economia circolare ma soprattutto accelerare l’iter amministrativo e autorizzativo per contribuire a colmare il significativo deficit impiantistico tra Nord e Sud. Rispetto a ciò, si evidenzia che occorre che i Piani Regionali di Gestione dei Rifiuti vengano elaborati tenendo conto degli indirizzi forniti dal Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti in ordine alla chiusura del ciclo di gestione dei rifiuti.
Tra le altre misure suggerite anche l’estensione dell’ambito di applicazione dei sistemi di responsabilità estesa del produttore (anche a nuove tipologie di rifiuto e settori diversi, come l’idrico) e l’introduzione di meccanismi strutturali come i Certificati di Efficienza Economica Circolare, che potrebbero incentivare efficienza impiantistica e recupero di materiale.
Gli effetti dei cambiamenti climatici accrescono l’esigenza di una corretta gestione delle risorse idriche ed energetiche. Da questo punto di vista è utile garantire l’immediato trasferimento alle Regioni dell’esercizio delle funzioni in quei contesti in cui ancora operano le gestioni in economia nel servizio idrico. Bisogna poi incentivare la crescita orizzontale e verticale del settore per garantire lo sviluppo infrastrutturale e la qualità del servizio.
‘Ridurre il gap infrastrutturale del Sud – spiega il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini – è indispensabile per consentire al paese di raggiungere gli obiettivi della transizione ecologica e contribuisce a tutelare i diritti dei cittadini ad usufruire di un servizio di qualità uniforme su tutto il territorio nazionale e, al contempo, può innescare una positiva dinamica di sviluppo economico e sociale. Occorre recuperare rapidamente il ritardo accumulato nelle regioni meridionali rispetto all’applicazione del quadro normativo e regolatorio nazionale: come dimostrano le positive esperienze del Centro-Nord e quelle delle realtà industriali presenti nel Meridione, servono interventi che permettano di superare le gestioni in economia, di promuovere la strutturazione di un servizio di stampo industriale e di rilanciare gli investimenti”.
Anche per il direttore generale della Svimez Luca Bianchi “la filiera energia ambiente rappresenta già oggi un asset importante del sistema produttivo meridionale. Guardando alle nuove sfide del cambiamento climatico e della transizione ecologica, il settore delle utility meridionali può rappresentare il campo privilegiato di attuazione di politiche che incidano contemporaneamente sulla qualità del servizio per il cittadino e sulle prospettive di crescita sostenibile dell’area. Occorre però incrementare gli investimenti pubblici e privati nel settore dell’energia, dei rifiuti e dell’acqua allineandoli ai livelli medi europei. Le risorse disponibili per i prossimi anni (PNRR e politiche di coesione) rappresentano un’occasione importante per conseguire tale obiettivo e non possono essere sprecate, ma devono essere accompagnate da interventi volti a promuovere una gestione industriale del settore”.
Per il presidente di Acquedotto Pugliese (AQP) e vicepresidente di Utilitalia, Domenico Laforgia, “fare rete tra i gestori è un passo importante per rafforzare il sistema delle imprese dei servizi pubblici secondo una logica industriale. La Commissione Sud di Utilitalia, che coordino, coinvolge al momento circa 30 aziende interessate alla costituzione di una rete che agisca da vera e propria centrale di committenza. La frammentazione attuale non giova a nessuno. Nelle piccole gestioni in economia dei servizi idrici, ad esempio, gli investimenti sono pari a circa 8 euro annui per abitante contro una media nazionale di 56 euro. Al contrario posso portare l’esempio virtuoso di AQP che è in piena media europea, con 80 euro investiti per abitante nel 2022. Presto potremo raggiungere i 100 euro, come da obiettivi del Piano Strategico di AQP e in coerenza con il Patto per l’Acqua di Utilitalia. Risultati che si possono ottenere solo con gestioni industriali su scala più ampia e in collaborazione con altri territori, così come già oggi fa la Puglia”.
‘Come sistema delle imprese – sottolinea Vito Grassi, vicepresidente di Confindustria e presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali e per le Politiche di Coesione Territoriale di Confindustria – riteniamo sia arrivato il momento di agire per passare da una situazione che i dati fotografano come di emergenza a una di efficienza idrica. Siamo convinti che il sistema della rappresentanza, se coinvolto in un percorso istituzionale strutturato, possa offrire il proprio contributo. Un ruolo centrale è svolto dagli investimenti, pubblici e privati. E’ fondamentale la messa a terra degli interventi già programmati, a partire da quelli previsti dal Piano nazionale di interventi per il settore idrico, con una dotazione di circa 2mld, più i 900mln previsti dal PNRR. Sempre il PNRR dedica poi 3,95mld alle risorse idriche. Al di là delle risorse, riteniamo che vi siano alcune direttrici su cui calibrare le azioni di policy per il settore e che sono gli assi di intervento che stiamo approfondendo, anche con Utilitalia. Occorre arrivare a una gestione del servizio idrico sostenibile sotto un triplice profilo: sociale, economico e ambientalè.
Il rapporto Sud sottolinea ancora una volta le storiche criticità che caratterizzano il Mezzogiorno in tema di servizi a rete. Al fine di assicurare una rapida ed efficace evoluzione industriale e promuovere la piena realizzazione degli investimenti in tutti i settori rilevanti, infatti, è importante semplificare i procedimenti autorizzativi, nonchè promuovere gestioni industriali che superino le gestioni in economia nei settori idrico e ambientale. Questo consentirebbe di avviare un processo accelerato di realizzazione di tali infrastrutture, contribuendo così a promuovere lo sviluppo del settore in modo più efficiente.
Nel settore idrico, per esempio, il Sud sconta un ritardo infrastrutturale rispetto al resto del Paese dovuto soprattutto ad una rete idrica vetusta, mentre nella gestione dei rifiuti si registra una mancanza di impianti strategici per il riciclo e il trattamento dei rifiuti. La gestione dei servizi nelle regioni meridionali è spesso affidata agli enti locali, le cosiddette “gestioni in economia” (al Sud sono 7,7 i milioni di cittadini serviti dagli enti locali) che hanno una scarsa capacità di investimento rispetto alle gestioni industriali (8 € per abitante, contro 56 euro per abitante nel 2021).
Per superare alcune di queste criticità, incentivare l’aggregazione e il partenariato tra soggetti industriali è una strategia chiave per massimizzare i vantaggi delle economie di scala e condividere conoscenze specialistiche. Questo approccio può contribuire al successo dei progetti industriali, garantendo la capacità di progettazione e l’efficace utilizzo dei fondi disponibili, anche attraverso la promozione delle reti di impresa.

– foto ufficio stampa Utilitalia –
(ITALPRESS).