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Decarbonizzazione del trasporto aereo, a Roma ‘pattò per la transizione

ROMA (ITALPRESS) – Avviare la discussione sulla transizione green e la neutralità climatica dell’intero settore entro il 2050. E’ questo l’obiettivo del 2nd Annual Congress del Patto per la Decarbonizzazione del Trasporto Aereo, l’osservatorio promosso da Aeroporti di Roma con il patrocinio del ministero delle Infrastrutture e Trasporti, del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e di Enac che riunisce player industriali, stakeholder istituzionali, associazioni di categoria e terzo settore. L’evento in corso a Roma, è l’occasione per approfondire le politiche sviluppate dal Patto durante l’ultimo anno su argomenti di cruciale importanza quali le infrastrutture aeroportuali, gli aeromobili e l’energia e presentare le proposte di policy elaborate dall’Osservatorio su questi temi. Obiettivo del primo anno di lavoro è stato, infatti, identificare il percorso per raggiungere i target salvaguardando il settore, incentivando gli investimenti attraverso misure in grado di ridurre le emissioni come l’utilizzo di carburanti sostenibili, l’attività di ricerca di nuove tecnologie per la propulsione degli aerei e lo sviluppo dell’intermodalità.
Dai gruppi di lavoro è emersa la necessità di creare un contesto normativo-regolatorio che favorisca la crescita del trasporto aereo perseguendo la decarbonizzazione del settore, raggiungendo gli obiettivi vincolanti a livello europeo, grazie al contributo coordinato di tutti gli attori per dare delle risposte credibili ed affidabili. Il Patto per la Decarbonizzazione del Trasporto Aereo, ad un anno dalla sua nascita, ha acquisito nuovi e qualificati partner che, rappresentando l’intero settore, hanno arricchito di progetti e di operatività gli intenti su cui si è costituito. Per questo, nell’ottica di ampliare e condividere la governance di questo tavolo, è stata annunciata oggi la costituzione di una Fondazione che avrà lo scopo di traghettare il settore del trasporto aereo verso gli obiettivi di sostenibilità 2030 – 2050. “Il viaggio verso la decarbonizzazione del settore aeronautico è già iniziato” ha detto l’Amministratore Delegato di Aeroporti di Roma, Marco Troncone. “Certamente il percorso sarà lungo e impegnativo, ma confidiamo che segnerà primi importanti traguardi già nel breve periodo, con la diffusione del SAF in linea con i mandati UE e la transizione a NetZero dei principali aeroporti. Tuttavia – prosegue -, l’obiettivo di zero emissioni per l’intero settore richiede un impegno di lungo termine coordinato e condiviso di tutti gli attori coinvolti e, in questo senso, il rafforzamento del Patto attraverso la nascita della Fondazione, risponde efficacemente a questa esigenza”.
La giornata è stata, inoltre, l’occasione per annunciare la presentazione del Patto alla 28° Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP28 UAE), in programma all’Expo City Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre 2023, con il side event “The Pact for the decarbonisation of air transport: the Italian ecosystem for a roadmap to Net-Zero” selezionato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. “ITA Airways è impegnata sin dal proprio avvio operativo a raggiungere obiettivi di decarbonizzazione molto sfidanti per arrivare ad essere la compagnia più green d’Europa. Lo stiamo facendo attraverso il rinnovo della nostra flotta, che vanta 79 aeromobili di cui 30 di nuova generazione con una riduzione media del consumo carburante del 20-27%, l’utilizzo di carburanti sostenibili (SAF) e un progetto relativo al biglietto combinato treno+aereo”. Afferma Andrea Benassi Direttore Generale ITA Airways. “L’evento di oggi ha dimostrato ancora una volta l’importanza di fare sistema tra i vari stakeholders per arrivare a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati a livello comunitario. Perchè tali interventi siano realmente credibili la sostenibilità ambientale deve andare di pari passo con quella economica ed in questo senso sono fondamentali adeguate misure di supporto da parte delle istituzioni. Guardiamo, infine, con interesse alla nascita della Fondazione annunciata quest’oggi, che conferma l’impegno sempre maggiore da parte del settore verso un trasporto aereo sempre più sostenibile”, conclude.
Per Pierluigi Di Palma, Presidente dell’Enac, “innovazione tecnologica, digitalizzazione, intermodalità e sostenibilità devono essere elementi centrali su cui basare le azioni di ogni settore industriale, come quello del trasporto aereo. E di questo si occuperà anche la Fondazione, iniziativa che accogliamo con favore, certi che contribuirà ad accelerare il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità e decarbonizzazione, tra cui Net Zero entro il 2050. Voglio ricordare che un importante sostegno per la riduzione delle emissioni può arrivare dai carburanti alternativi – osserva -, la soluzione più immediata nel percorso verso la neutralità, per un’energia più green e sostenibile. L’Europa ha accolto una nostra risoluzione, presentata a settembre scorso nella riunione ECAC di Malta, che verrà discussa dal 20 al 24 novembre a Dubai, nella conferenza CAAF/3 dell’ICAO. La richiesta dell’Italia è di incrementare la produzione di Sustainable Aviation Fuels – SAF da scarti alimentari e soprattutto da biomasse per ridurre l’uso e il costo del carburante di origine fossile”. Secondo Massimo Bruno, Chief Corporate Affairs Officer di Ferrovie dello Stato Italiane, “la costituzione della Fondazione garantisce maggiore concretezza agli impegni del Patto sulla decarbonizzazione del trasporto aereo. Nell’ambito di questa nuova realtà, il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane punterà principalmente a sviluppare progetti infrastrutturali e proposte commerciali che possano rafforzare l’intermodalità treno e aereo”.
Pasqualino Monti, Amministratore Delegato ENAV, sottolinea come “il processo di decarbonizzazione del settore aviation passa attraverso il contributo di tutti gli attori della filiera e il Patto per la Decarbonizzazione del Trasporto Aereo, grazie anche alla costituzione della fondazione, è stato e continuerà ad essere una straordinaria opportunità per condividere e mettere a fattor comune le iniziative di tutte le realtà che vi partecipano. ENAV, in qualità di Service Provider, è consapevole della strategicità del proprio ruolo e, forte dei risultati raggiunti nella lotta al climate change, continuerà ad investire nella sostenibilità e nello sviluppo di soluzioni innovative”, conclude. Angela Natale, Presidente Boeing Italia: “La decisione di trasformare il Patto per la Decarbonizzazione del Trasporto Aereo in una Fondazione è il segno tangibile del successo di questa community e della sua strategicità”. Per Giuseppe Ricci, direttore generale Energy Evolution di Eni “Eni condivide l’importanza strategica del Patto per la Decarbonizzazione del Trasporto Aereo e della fondazione quale strumento di cooperazione tra i diversi soggetti che possono contribuire in modo pragmatico e concreto alla decarbonizzazione del settore. Eni, che già dal 2022 produce e commercializza biojet nella raffineria di Livorno distillando le bio-componenti prodotte nella bioraffineria di Gela, si è posta l’obiettivo di produrne fino a 300.000 tonnellate l’anno dal 2025, certa che il SAF sia l’unico carburante al momento disponibile per ridurre le emissioni dell’aviazione”, spiega.
“La decisione di costituire una Fondazione dedicata allo sviluppo sostenibile del trasporto aereo, secondo un percorso condiviso tra realtà private e pubbliche, consolida e rafforza l’impegno ad oggi profuso per conciliare lo sviluppo del settore con politiche e programmi di sostenibilità, convogliando le esperienze e le singole progettualità in unico soggetto che rappresenti scopi comuni”, dice Monica Scarpa, Amministratore Delegato Gruppo SAVE. Per Nazareno Ventola, Amministratore Delegato e Direttore Generale Aeroporto di Bologna, “la trasformazione del Patto per la Decarbonizzazione del Trasporto Aereo in una Fondazione rappresenta un’opportunità per consolidare le esperienze e i contributi dei diversi partner del Patto, creando anche le condizioni per un rafforzamento degli impegni da parte dei vari attori della filiera del trasporto aereo, con l’obiettivo di accelerare il necessario processo di transizione verso un sistema sempre più ‘Carbon Freè nelle sue diverse componenti”.

– Foto: ufficio stampa Adr –
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Isole minori, dissalatori mobili marini per fornire acqua di qualità

ATENE (GRECIA) (ITALPRESS) – E’ il buonsenso a dire che è arrivato il momento di abbandonare sistemi fortemente impattanti quando sono già disponibili nuove tecnologie, peraltro ampiamente usate in caso di emergenza dal Governo italiano, per fornire acqua di qualità alle Isole minori. E’ la crisi climatica globale a imporre di farlo subito, perchè disseminare le isole minori o interi arcipelaghi di dissalatori fissi, energivori e dannosi per gli ecosistemi costieri è una politica totalmente anacronistica. I dissalatori mobili marini, realizzati con tecnologia italiana, rappresentano al giorno d’oggi la soluzione più rapida, sostenibile, economica e sicura per ottimizzare la gestione dei piani di sicurezza e di fornitura dell’acqua potabile alle isole minori anche in caso di crisi, emergenze e maggiore richiesta idrica nella stagione turistica. Di questi temi si è parlato ad Atene in occasione del convegno “Agenda 2030 and the right to water of the smaller islands. The sustainable alternatives for a quality water supply”, promosso da Fondazione UniVerde, Fondazione Marevivo ETS, UNEP/MAP – United Nations Environment Programme / Mediterranean Action Plan (il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente che coordina il Piano d’Azione per il Mediterraneo) con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia ad Atene e con la partecipazione dalla Vice capo Missione, Susanna Schlein.
L’evento, inserito nel panel “Regulatory and policy framework on marine pollution, prevention and reduction from land-based sources and activities” co-promosso da UNEP/MAP e WES Project e supportato dall’Unione Europea, è stato occasione per analizzare, in un contesto internazionale altamente qualificato, le criticità legate agli impianti di dissalazione a terra, presentare una delle più interessanti e sostenibili alternative agli impianti fissi e ai loro impatti, auspicare nuove linee guida internazionali e/o misure per una dissalazione rispettosa del mare, anche nel contesto della Convenzione di Barcellona. L’UNEP/MAP e le parti contraenti della Convenzione – 21 Paesi del Mediterraneo e l’Unione Europea – infatti, hanno progressivamente creato un quadro istituzionale, giuridico e attuativo che integra elementi essenziali per la sostenibilità nel Mediterraneo, volto a realizzare la visione di ecosistemi marini e costieri sani per lo sviluppo sostenibile della regione mediterranea.
‘Sui temi dei processi sostenibili di dissalazione, del diritto all’acqua potabile e di qualità per i cittadini delle isole minori e della tutela del mare, Fondazione UniVerde e Marevivo hanno da sempre promosso appuntamenti di pubblico confronto, informazione e coinvolto le Istituzioni italiane per ottenere norme adeguate – ha detto Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde e già Ministro dell’Ambiente e Ministro delle Politiche Agricole -. Il nostro ambizioso messaggio si rafforza con la tappa internazionale ad Atene, che ci vede al fianco di UNEP/MAP, per aprire la strada ai progressi verso un’economia che sia rispettosa del polmone blu del Pianeta. Occorre una regolamentazione chiara e univoca sulla diffusione e sulla gestione dei dissalatori a terra e direttive più stringenti sugli scarichi di salamoia sulla costa, altamente inquinanti. Si tratta di una questione urgente di carattere sanitario e ambientale che deve trovare una soluzionè. ‘L’ipotesi di adottare dissalatori mobili marini – ha aggiunto – rappresenta una valida risposta sia al consumo di suolo da parte degli impianti fissi che alla necessità di tutelare flora e fauna marina. Questo è il senso dell’iniziativa di oggi e dell’appello che rivolgiamo a Governo e Parlamento italiani per una efficace funzione di indirizzo, realizzando una VAS (valutazione ambientale strategica) ma anche per sostenere un’innovazione tecnologica made in Italy come quella del dissalatore mobile marinò.
Per Carmen Di Penta, direttore generale di Marevivo, ‘le isole minori sono un bene ambientale prezioso non solo per le loro caratteristiche storiche, paesaggistiche e di tradizione, ma anche e soprattutto per il mare che le circonda. Per cercare le soluzioni migliori al loro sostentamento è utile definire opere di mitigazione per la salvaguardia del bene mare. Ho usato il termine ‘benè e non ‘risorsà, perchè se non salvaguardiamo il bene, perderemo anche la risorsa. Senza dimenticare che la siccità ci costringe a trovare anche questa volta soluzioni alternative e più sostenibilì.
‘La dissalazione è un settore importante in rapido sviluppo ed espansione nel Mediterraneo, considerando il cambiamento climatico e la scarsità d’acqua – le parole di Tatiana Hema, Coordinatrice UNEP/MAP -. L’UNEP/MAP promuove e definisce le politiche regionali standard per la desalinizzazione sostenibile, già incluse nel Protocollo sulle fonti e attività terrestri della Convenzione di Barcellona. Condividere buone pratiche e nuove tecnologie per prevenire l’inquinamento marino, proteggere biodiversità ed ecosistemi, risparmiare energia e acqua è la strada da percorrere per promuovere la desalinizzazione sostenibile in particolare nelle aree ad alta domanda di acqua, comprese le piccole isolè.
Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, in un messaggio video ha sottolineato che ‘al privilegio che Grecia e Italia hanno di godere di tante isole nel Mediterraneo corrisponde la responsabilità di tutelare questo patrimonio bellissimo e grandissimo. Una difesa tanto più necessaria e importante in un momento in cui i cambiamenti climatici incidono così tanto sugli ecosistemi marini, soprattutto nel Mare Nostrum. Le soluzioni per accedere alle risorse idriche implicano spesso un alto impatto ambientale, l’uso di tanta energia e la produzione di rifiuti. Nelle stagioni di afflusso turistico, con il massivo utilizzo di navi cisterne, tutto questo diventa spesso insostenibile”.
L’obiettivo è puntare sulle migliori soluzioni e pratiche esistenti nel contesto europeo; a tal proposito il Ministro Pichetto Fratin ha evidenziato: “Stiamo conducendo un approfondimento sui progetti di dissalazione, e quindi sul dissalatore mobile marino, una tecnologia nuova per l’Italia che potrebbe far fronte, in alcune realtà, alle difficoltà contingenti e strutturali. Lavoriamo per rinnovare la rete idrica esistente, per realizzare e implementare impianti di depurazione delle acque reflue. Tutto ciò nell’ambito della lotta contro gli sprechi e per incentivare la raccolta delle acque piovane, su cui il Governo conta molto. Con il PNRR siamo impegnati nel progetto Isole Verdi, 140 progetti su 19 isole minori, anche per la gestione del settore idricò.
Miltiadis G. Zamparas, membro del Parlamento greco: “La questione delle risorse idriche è un grosso problema per i Paesi con molte isole come la Grecia. Nel 2030 si prevede che la domanda annuale di acqua potabile aumenterà ulteriormente del 32% rispetto al 2021 nella regione dell’Egeo meridionale e questo, combinato con i notevoli problemi di siccità che dovremo affrontare nei prossimi anni a causa del cambiamento climatico, fa ben comprendere le grandi sfide che dovremo affrontare come Paese nei prossimi anni. Negli ultimi 50 anni, in Grecia, circa 50 isole sono state abbandonate a causa dei problemi connessi al vivere in luoghi isolati. Tra di essi vi è proprio la mancanza d’acqua. Bisogna creare le condizioni per il ritorno degli abitanti alle isole ma, considerando le previsioni minacciose per il futuro del nostro Pianeta per quanto riguarda il cambiamento climatico, è necessaria una politica all’insegna del verde e incentrata sulla tutela dell’ambiente. Per raggiungere questi obiettivi è fondamentale che l’acqua rimanga un bene pubblico e che sia gestita solo dal pubblicò.
Nel corso del convegno è stato proiettato il video del dissalatore mobile marino realizzato da Marnavi con l’intervento di Domenico Maria Ievoli, direttore commerciale di Marnavi.
In sintesi, rispetto agli impianti a terra, la tecnologia italiana del dissalatore mobile marino consente, tra i tanti vantaggi, di abbattere costi e tempi di costruzione, costi di manutenzione, evitando consumo di suolo da parte di strutture altamente energivore e riducendo moltissimo gli impatti ambientali lungo le coste di isole, spesso incontaminate e talvolta ricadenti in Aree marine protette scrigni di floridi ecosistemi e biodiversità.
A differenza degli impianti fissi, che captano acqua lungo la costa, spesso in prossimità di porti e pertanto di dubbia qualità, e al tempo stesso scaricano massicce quantità di salamoia – fortemente impattante e contaminata da reagenti chimici – a poca distanza dai litorali e in prossimità, peraltro, del punto di prelievo; il dissalatore mobile marino preleva acqua a largo e in profondità dove è chiaro che le condizioni la rendono di migliore qualità e pertanto sottoposta a trattamenti meno impattanti. Peraltro, disperde gradualmente la salamoia durante la navigazione anche sfruttando la forza motrice dell’elica per evitarne la concentrazione in singoli punti. L’acqua prodotta è sicura e di qualità, remineralizzata secondo le normative vigenti. Inoltre, è stato definito un accordo di ricerca con l’Istituto Superiore di Sanità per la definizione del Piano di sicurezza dell’acqua potabile per questa tipologia di impianto.
La conoscenza sul potenziale impatto a mare dei dissalatori a terra sta aumentando rapidamente nel contesto scientifico italiano. Al convegno, sono state illustrate le relazioni tecniche di esperti e docenti di diverse Istituzioni e Università italiane: Luca Lucentini (Direttore del Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque, Istituto Superiore di Sanità) ha ribadito che i problemi legati alla dissalazione sono strettamente legati alla qualità della risorsa prodotta che deve garantire la salute umana e minimizzare gli impatti ambientali e ha concluso il suo intervento confermando il rispetto degli standard di qualità dell’acqua potabile prodotta dai dissalatori mobili marini; Roberto Danovaro (Professore ordinario presso l’Università Politecnica delle Marche) ha presentato i dati scientifici che indicano la presenza di impatti, alcuni già evidenti ed altri potenziali, in aree insulari e nelle zone a maggior pregio naturalistico, ritenendo necessario lo sviluppo di tecnologie prive di impatti ambientali sui fragili ecosistemi costieri. Ha concluso gli interventi accademici Francesco Aliberti (Professore al Dipartimento di Biologia, Università degli Studi di Napoli Federico II) che, in primo luogo, ha auspicato una visione olistica del problema acqua, legato al global warming e all’energia, ha poi rimarcato gli impatti degli scarichi dei dissalatori a terra sugli ecosistemi costieri scandagliando anche i limiti per un reale monitoraggio, pre e post captazione, manifestando la propria preoccupazione per l’aleatorietà delle variabili che sarebbero alla base delle analisi della qualità delle acque lungo la costa. Inoltre, ha concluso il suo intervento richiamando l’attenzione su aspetti, non affatto trascurabili, quali i potenziali impatti sanitari dell’acqua potabile quando questa è di scarsa qualità. Infine, ha segnalato ‘le notevoli potenzialità del dissalatore mobile marino nella mitigazione dell’impatto sull’ambiente e sul mare, bene da salvaguardarè.

– foto ufficio stampa Univerde –
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Lotta alla povertà energetica, in Sicilia una campagna di comunicazione

AGRIGENTO (ITALPRESS) – Lotta alla povertà energetica e rilancio delle fonti alternative: ha preso il via “Le Energie della Sicilia”, la campagna di comunicazione cross-mediale ideata dal Dipartimento dell’Energia della Regione siciliana e presentata nel corso di un convegno alla Camera di Commercio di Agrigento. L’obiettivo è sensibilizzare i cittadini all’uso consapevole delle energie e delle fonti energetiche rinnovabili. Il nome stesso della campagna e il suo logotipo, che contiene le icone di tre fra le principali fonti di energia rinnovabile (solare, eolica, idroelettrica), racchiuse nella rappresentazione grafica dei confini dell’Isola che si incontrano in una presa elettrica, diventano il simbolo dell’energia della Sicilia.
“Uno degli scopi principali di questa campagna è quello di sensibilizzare i cittadini all’uso razionale dell’energia elettrica per evitare ogni tipo di spreco – spiega Roberto Sannasardo, Energy Manager della Regione Siciliana – per evitare di dare un contributo al riscaldamento globale senza averne un ritorno”.
“C’è l’esigenza di superare “la sindrome del Nimby” – continua Sannasardo – secondo cui vanno bene le fonti di energia alternativa ma gli impianti devono essere costruiti lontano dai nostri territori, perchè è proprio su questo che ci giochiamo il futuro, e i cambiamenti climatici estremi, che stiamo vivendo anche in Sicilia, ci insegnano che dobbiamo guardare con più attenzione a questi temi e a fare dei passi in avanti”.
Per contrastare la povertà energetica la Regione punta intanto sulle Comunità energetiche rinnovabili, che vanno ad affiancare le comunità energetiche dei cittadini, come spiega Calogero Burgio, Dirigente Generale del Dipartimento dell’Energia della Regione Siciliana: “La Regione ha già finanziato con 5 milioni di euro la creazione di questi strumenti – dice – e, a partire dal 2024 lancerà un nuovo bando del valore di 100 milioni di euro, destinato alla creazione di almeno cento nuove comunità energetiche rinnovabili sul territorio siciliano, per fare della nostra regione la prima in Italia sia per potenza installata che per capillarità delle comunità”.
La campagna prevede nove incontri nei capoluoghi di provincia, più tre roadshow nelle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina, dedicati alle scuole e ai cittadini.

– foto col/Italpress –
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Erion, il riciclo delle materie prime sempre più strategico

MILANO (ITALPRESS) – “I sistemi di responsabilità estesa dei produttori hanno l’obiettivo di gestire correttamente i rifiuti. Per noi il termine smaltire è superato, deve essere l’ultima ratio, prima di tutto si deve riciclare e riutilizzare”. Lo afferma in un’intervista all’Italpress Andrea Fluttero, presidente di Erion, sistema multiconsortile no profit che si occupa della gestione di diversi tipi di rifiuti, dai prodotti elettronici, alle pile, passando per gli imballaggi e i prodotti del tabacco.
“Per quanto riguarda l’importanza delle materie prime, noi l’avevamo ben chiara sin dall’inizio, l’opinione pubblica e la politica hanno aumentato la loro sensibilità: ci si rende sempre più conto che non abbiamo grande disponibilità di materie prime – sottolinea -. Al di là del fatto che sarebbe poco intelligente sprecare materie prime che sono costate in termini di fatica ed energia per estrarle, è anche poco lungimirante smaltire in discarica quando per andare a prenderne di nuove bisogna andare a recuperarle sul mercato internazionale che spesso è difficile per motivi geopolitici. E’ strategico non solo dal punto di vista ambientale, ma anche industriale, riciclare e gestire bene il fine vita delle materie prime”, ha concluso.
“Quello della responsabilità estesa del produttore è un principio che da alcuni anni a livello europeo viene utilizzato per assoggettare una singola filiera di prodotti a una gestione del fine vita, di quando diventeranno rifiuti e non sarà possibile utilizzarli, per gestirli in modo più efficiente – spiega Fluttero -. Questa gestione di responsabilità estesa viene concertata a livello europeo, ma definita per decreto ministeriale in ogni singolo paese, con cui viene prescritto come i singoli produttori di quel settore, quando i prodotti che hanno immesso sul mercato arrivano a fine vita, debbano adempiere a una serie di obblighi per il fine vita, e lo fanno attraverso un consorzio al quale devono aderire”.
“Le imprese hanno per decreto una serie di adempimenti, che vengono girati al consorzio da loro scelto insieme agli eco contributi incassati – prosegue il presidente di Erion -. Nel caso dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), per esempio, noi consumatori non ci rendiamo conto che abbiamo pagato un eco contributo, mentre per gli pneumatici è scritto a parte nella fattura del gommista. Il produttore gira questo eco contributo al consorzio, che in accordo coi Comuni, gli enti che si occupano della raccolta rifiuti, deve migliorare le prestazioni del fine vita di quei prodotti. Per i RAEE ammonta al 60% dell’immesso sul mercato, bisogna lavorare tutti insieme con campagne di sensibilizzazione per raggiungere quell’obiettivo – aggiunge -. Poi c’è il tema del riciclo, i consorzi scelgono attraverso le gare i migliori riciclatori con le migliori caratteristiche per ottenere il massimo del riciclo dai quantitativi intercettati durante l’anno”.

– Foto Italpress –

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Youth4Climate, Pichetto “Impegno verso Cop28 ancora più forte”

ROMA (ITALPRESS) – Con la cerimonia di premiazione dei quarantotto progetti proposti dai giovani under 30, termina la “Youth4Climate 2023”: la manifestazione, promossa dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, con il segretariato dell’UNDP Center di Roma, ha raggiunto l’obiettivo di coinvolgere su temi concreti legati al cambiamento climatico, attraverso lo sviluppo di nuove progettualità, oltre 130 giovani provenienti da ogni parte del Mondo.
Sono cento i progetti, selezionati tra i 1143 proposti a seguito del bando lanciato lo scorso settembre a New York, giunti a Roma e raccontati dai ragazzi protagonisti. Di questi, quarantotto hanno ottenuto il finanziamento. Hanno premiato i giovani vincitori il Ministro Gilberto Pichetto e il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani. Presente anche la Vicedirettrice della FAO Helena Semedo e il Direttore di UNICEF Innocenti, Bo Victor Nylund. In collegamento video, ha preso parte all’ultima giornata di lavori l’Amministratore dell’UNDP Achim Steiner.
“Oggi – ha spiegato il Ministro Pichetto – è ancora più forte l’impegno dell’Italia a sostegno dei giovani nella lotta alla crisi climatica. La risposta di Youth4Climate è stata ancora una volta straordinaria: tutti sono vincitori perchè hanno dimostrato passione e ambizione. Ogni partecipante – ha aggiunto – potrà continuare a beneficiare di formazione e supporto costante ed essere parte di questa rete globale. Andremo alla Cop28 di Dubai – ha spiegato – per sostenere le soluzioni presentate e lì lanceremo il bando per i progetti del prossimo anno”.
“La via migliore per difendere l’ambiente è quella del pragmatismo”, ha dichiarato il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani. “In questo obiettivo comune e intergenerazionale, i giovani devono impegnarsi quanto più possibile per diffondere idee e proposte innovative: la loro azione verrà sempre accompagnata con forza da questo governo”.
Nei tre giorni di lavori svolti nella Capitale, dal 17 al 19 ottobre, ragazze e ragazzi giunti da 63 Paesi si sono confrontati con le istituzioni, intensificando le attività di relazione e di approfondimento sui temi del cibo e dei sistemi agroalimentari, dell’educazione climatica, dell’energia e della sostenibilità urbana. Iniziativa di forte coinvolgimento anche di fronte al Colosseo al termine della seconda giornata, illuminato per l’occasione con il logo di Youth4Climate: un momento arricchito da una testimonianza del Maestro Giovanni Allevi, compositore noto in tutto il mondo, che ha voluto dedicare alcune riflessioni al tema del cambiamento climatico. “Siate rivoluzionari e luminosi”, ha chiesto Allevi ai giovani.
“Come Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite – spiega il responsabile del Centro UNDP di Roma Agostino Inguscio – sottolineiamo l’importanza del supporto strategico che l’Italia sta dando ai giovani nel diventare attori protagonisti nel contrasto al cambiamento climatico. L’iniziativa Youth4Climate – aggiunge – è un esempio da seguire per l’inclusione delle nuove generazioni in una nuova economia verde, fondamentale per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi”.

– Foto ufficio stampa ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica –

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Da Cobat la rete Cyclus per la gestione green dei veicoli fuori uso

ROMA (ITALPRESS) – Offrire una risposta concreta e completa alla gestione della componentistica automotive fuori uso, in un Paese con il parco circolante sempre più ampio e vecchio e una congenita carenza di materie prime, è quanto mai urgente. Con questo obiettivo Cobat ha dato vita a Cyclus, la nuova Rete Certificata Autodemolitori, network che raccoglie i migliori operatori dell’autodemolizione e che, grazie alla piattaforma digitale certificata Percorso Cobat, garantisce alle case produttrici di autoveicoli e agli operatori della demolizione trasparenza, tracciabilità e sicurezza dei dati nella gestione delle vetture fuori uso.
La nascita del nuovo network è stata presentata in occasione della tavola rotonda che si è tenuta nella Sala Capranichetta di Piazza Monte Citorio, alla presenza di Silvia Grandi, Direttore Generale Economia Circolare del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, dell’On. Patty L’Abbate, Vicepresidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati, di Marco Simiani, Membri della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, di Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e di Andrea Minutolo, Responsabile scientifico di Legambiente oltre che di Claudio De Persio, Amministratore Delegato di Cobat e di Haiki+ e del Direttore scientifico di Eprcomunicazione Roberto Della Seta.
L’evento è stato l’occasione per ricordare il ruolo di fondamentale importanza che ha il settore del riciclo dei veicoli fuori uso per l’economia europea e nazionale. Nell’Unione europea secondo i dati elaborati dall’Eurostat si generano ogni anno circa 6 milioni di veicoli fuori uso, con il nostro Paese che supera di poco il milione. L’Italia, oltre ad avere un parco circolante sempre più vecchio, con un’età media che supera i 12 anni, vanta anche il primato europeo per possesso di automobili con 672 auto e 897 veicoli ogni 1.000 abitanti (dati ISPRA del 2022). In tale contesto la filiera italiana ha raggiunto una percentuale di recupero totale che si attesta secondo lo “Studio sulle problematiche del riciclo e recupero dei veicoli fuori uso” a cura della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile solo all’84,7%, decisamente lontano dal raggiungimento dell’obiettivo del 95%, sia per l’assenza delle forme di recupero energetico sia per la difficoltà di trovare un circuito di valorizzazione per i materiali a minore valore di mercato.
Cyclus si inscrive in un percorso di sostenibilità e legalità delineato da tempo dal Cobat, attivo da anni per contribuire all’efficientamento del modello di riciclo dei rifiuti in Italia. Una missione che ad oggi, alla luce della proposta del nuovo Regolamento Europeo sull’ELV (End of Life Vehicle) avanzata dalla Commissione europea al fine di promuovere in senso integrale la circolarità del comparto automotive (dalla progettazione sino al fine vita) e di ottimizzare la governance di settore rafforzando la responsabilità estesa del produttore e la collaborazione con gli operatori del trattamento, diventa ancora più urgente.
Sul regolamento si è espressa Silvia Grandi: “Abbiamo manifestato qualche perplessità sul regolamento, specie sulle ripercussioni che avrebbe sul mercato interno, vorremmo ragionarci meglio e l’orientamento della presidenza spagnola del Consiglio dell’Unione europea sembra aiutarci nei tempi. Vogliamo ascoltare anche gli stakeholder del settore, questo convegno è stato un’occasione di riflessione importante nell’ottica di un dialogo costruttivo: le vostre osservazioni sul tema saranno preziose”.
“La nuova proposta di regolamento europeo può consentire grandi passi avanti per il riciclo delle auto a fine vita. Contiene indirizzi e misure che certamente forniranno un contributo decisivo per il settore”, ha aggiunto Edo Ronchi. In questo senso, la proposta di Cobat sposa pienamente la direzione indicata dall’Unione europea interpretando la necessità di ottimizzare i processi di trattamento e avvio al riciclo della componentistica automotive.
“Promuovere le buone pratiche di recupero e riciclo per Cobat è un obiettivo costitutivo. Da tempo siamo chiamati a dare sostanza ad un cambio di passo nella gestione del fine vita – ha dichiarato Claudio De Persio, Amministratore Delegato di Cobat e Haiki+ – e il comparto dell’auto su questo ha dimostrato lungimiranza e senso pratico. Cyclus e Cobat intendono accompagnare questo processo di sostenibilità in modo pieno, fornendo una soluzione innovativa e efficiente per facilitare il raggiungimento degli obiettivi essenziali di tutela ambientale e di trasparenza”.
La piattaforma ideata da Cobat, che attualmente conta l’adesione di quattro marchi automobilistici e oltre centocinquanta dei maggiori player italiani nel campo dell’autodemolizione, è in grado di assicurare la corretta gestione di ogni componente di qualsiasi tipo di vettura, inclusi i veicoli ibridi e elettrici, abilitando da un lato le case automobilistiche all’accesso ai dati relativi ai veicoli che hanno immesso sul mercato e dall’altro gli autodemolitori all’inserimento dei dati dei componenti di ogni veicolo in ingresso.
La piattaforma consente inoltre di consultare report, statistiche e schede degli automezzi intendendo contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale e al risparmio energetico.
“Cyclus è parte di un sistema aperto a tutti” spiega ancora Claudio De Persio. “Attraverso una piattaforma interoperabile che permette un uso efficiente dei dati, è infatti possibile tracciare in maniera sicura le componenti di un veicolo. Un vantaggio per gli operatori, uno strumento già efficiente al servizio della circolarità”.
-foto ufficio stampa Cobat –
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RINA decarbonizza la produzione dell’acciaio, parte il progetto Hydra

GENOVA (ITALPRESS) – RINA, multinazionale di ispezione, certificazione e consulenza ingegneristica, dà il via a Hydra, un progetto di ricerca, sviluppo e innovazione approvato dalla Commissione europea e dal ministero delle Imprese e del Made in Italy per decarbonizzare il processo di produzione dell’acciaio attraverso le tecnologie legate all’idrogeno.
RINA guiderà il progetto, della durata di sei anni e dal valore – autorizzato dalla Commissione europea – di 88 milioni di euro, tramite il suo Centro Sviluppo Materiali (CSM) di Castel Romano che ne è il soggetto attuatore e dove saranno ospitati gli impianti e le relative attività. A Hydra è stato dedicato un team di 120 ingegneri supportato da un piano di assunzioni per la durata dell’intero progetto. Grazie al suo straordinario grado di innovazione, l’iniziativa fa parte degli IPCEI (“Importanti progetti di comune interesse europeo”) finanziati dall’Unione europea – NextGenerationEU.
Hydra si concretizzerà nella progettazione e nella realizzazione di una “mini acciaieria” che sperimenterà l’idrogeno in ogni fase del ciclo di produzione dell’acciaio. La struttura, la cui costruzione terminerà entro il 2025, sarà composta da un impianto di riduzione diretta del minerale di ferro (DRI) attraverso l’utilizzo di idrogeno quale agente riducente e da un forno elettrico. L’impianto, a regime, avrà la possibilità di sperimentare la produzione di acciaio fino a sette tonnellate all’ora, con una significativa riduzione di CO2.
L’industria siderurgica mondiale ha un impatto dell’8% sul totale delle emissioni di anidride carbonica e per produrre una tonnellata di acciaio mediamente vengono rilasciate in atmosfera 1,63 tonnellate di CO2. Grazie al progetto Hydra si punta a produrre acciaio emettendo una frazione marginale (nell’ordine dei chilogrammi) dell’anidride carbonica rilasciata attualmente.
RINA vanta diverse esperienze in progetti di decarbonizzazione tramite l’idrogeno – tra queste il primo test al mondo nei processi di forgiatura con un mix di gas naturale e idrogeno al 30% – nonchè consolidate competenze nel settore siderurgico maturate negli anni da CSM.
L’iniziativa comprende anche un centro dedicato al testing e alla qualifica di materiali e componenti per il trasporto e lo stoccaggio di idrogeno. Verrà inoltre creato un polo di formazione sulla sicurezza, sulle normative europee e per la diffusione di know-how relativo alla progettazione, alla realizzazione e all’implementazione di tecnologie per la decarbonizzazione.
Hydra – primo progetto al mondo di piattaforma indipendente e a disposizione di ogni attore della filiera – si fonda sul concetto di open innovation, promuovendo la realizzazione di un modello di innovazione a cui tutti gli stakeholder del settore possono contribuire.
L’iniziativa è stata sostenuta, fin dalla sua ideazione, dai primari produttori europei di acciaio, fornitori di impianti, utilities e dai principali operatori dell’industria siderurgica.
Ugo Salerno, Presidente e Amministratore Delegato di RINA, ha dichiarato: «Tra le sei catene strategiche del valore identificate dalla Commissione europea per l’attuazione dei progetti IPCEI, l’idrogeno ha un ruolo di primo piano. Da oggi mettiamo in campo tutta la nostra competenza affinchè Hydra diventi un catalizzatore per le eccellenze della siderurgia. Crediamo molto non solo negli aspetti tecnici di questo progetto ma nella filosofia che lo guida: un’innovazione “aperta” che porta valore a tutti gli stakeholder. La decarbonizzazione, uno dei pilastri del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), è una priorità e un obiettivo comune a tutti, specialmente nei settori hard to abate».
-foto ufficio stampa RINA (nella foto Ugo Salerno) –
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Roma Capitale lancia “Green Talk”, il podcast dedicato all’ambiente

ROMA (ITALPRESS) – Roma Capitale lancia “Green talk”, il podcast dedicato alle politiche ambientali. A partire da oggi su Spotify e su comune.roma.it sarà possibile ascoltare il primo episodio del ciclo dedicato ad ambiente, sostenibilità e qualità della vita in città, con un approfondimento sulle azioni dell’amministrazione capitolina in questo ambito.
Ogni puntata affronterà un tema diverso con il contributo di tecnici ed esperti di Roma Capitale e delle società partecipate che ogni giorno si occupano di ambiente. Si va dai servizi per la mobilità cittadina alla gestione dei rifiuti, dalle azioni contro lo spreco alimentare e dell’acqua, a quelle per la salvaguardia della biodiversità, fino alle campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini sui temi ambientali.
Nei primi tre episodi: “Il piano verde per Roma”, con l’intervento dell’assessora all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei Rifiuti Sabrina Alfonsi; “Roma contro lo spreco” con Marta Geranzani, responsabile del Servizio Attuazione delle Strategie di Prevenzione della Produzione dei Rifiuti e per la gestione dei rifiuti urbani; “Agenda 2030: obiettivi e strategie di Roma Capitale”, insieme a Edoardo Zanchini, dirigente dell’ufficio di scopo “Clima” di Roma Capitale.
Per trovarli su Spotify basta cercare “Green Talk” tra i podcast o “Roma Capitale” tra i profili. Oppure si possono ascoltare nella sezione Attualità del portale comune.roma.it
Infine, sono stati dislocati manifesti in città, nelle stazioni e sulle pensiline digitali degli autobus con un codice di Spotify da scansionare per accedere ai contenuti pubblicati.
“Green Talk” si va ad aggiungere agli altri podcast prodotti da Roma Capitale che si possono ascoltare sempre sul profilo Spotify dell’ente e sul portale istituzionale: “InfoRoma”, il notiziario quotidiano con le tre principali notizie da non perdere su mobilità, cantieri, eventi riguardanti la città e “Per una Capitale dei diritti”, il podcast dedicato alle politiche LGBT+ di Roma Capitale.

– foto. ufficio stampa Roma Capitale –

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