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A Bari arriva “City Tree”, l’installazione green che combatte lo smog

BARI (ITALPRESS) – Arte urbana e sostenibilità ambientale si uniscono a pochi passi dalla stazione di Bari per accogliere un’installazione che da sola svolge il compito di una piccola foresta. E’ il “City Tree”, l’opera inaugurata in largo Sorrentino e realizzata in sinergia tra JTI Italia e Save the Planet, con il supporto del Comune di Bari.
Ad accogliere i visitatori del vicino Parco Rossani c’è ora un’alta colonna di legno, che nasconde al suo interno una piccola colonia di muschio. Natura e tecnologia che permetteranno di combattere lo smog nel capoluogo pugliese: “City Tree consentirà attraverso soluzioni ‘natur based’, ovvero i muschi – racconta Elena Stoppioni, presidente di Save the Planet – di filtrare e purificare l’aria e di combattere le isole di calore, quel fenomeno soprattutto estivo che porta a percepire molto più caldo in città per la riverberazione dell’energia solare sui materiali”.
Un arredo urbano che si configura come panchina, dando quindi anche refrigerio ai visitatori, oltre a purificare l’aria circostante per quasi 10mila persone ogni ora.
Una sperimentazione che parte proprio da Bari, essendo questo il primo City Tree esistente in Italia. “Questo progetto rappresenta appieno quella che è la nostra visione della sostenibilità – aggiunge Davide Calabresi, corporate affairs & communication manager di JTI Italia – Ovvero creare progetti concreti per le città, ecco perchè con Save The Planet realizziamo da anni queste soluzioni a supporto della cittadinanza, per rendere i comuni più inclusivi”.
Il posizionamento dell’installazione non è casuale: lo hanno scelto i giovani ricercatori della società di progettazione “Lombardini 22”, non solo per agevolare le persone ad accogliere i messaggi positivi che vengono proiettati sullo schermo, ma per fare anche da radar dell’inquinamento della zona circostante. “Si tratta di uno degli assi stradali della città – assicura Giuseppe Galasso, assessore alle Opere pubbliche del Comune di Bari – Avremo così a disposizione tra qualche mese anche dei dati sulla qualità dell’aria e poterlo così poi confrontare dopo quando sarà realizzato il nuovo Parco della piastra del nodo verde della stazione. Comprenderemo così come la qualità dell’aria può migliorare anche grazie all’apporto di verde”.

– foto f06/Italpress –
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Valeria Sforzini premiata da Terna per la “Comunicazione Sostenibile”

ISCHIA (NAPOLI) (ITALPRESS) – Valeria Sforzini, giornalista esperta di ecosostenibilità, editorialista della rubrica Pianeta 2030 del Corriere della Sera, ha ricevuto il riconoscimento per la “Comunicazione Sostenibile”, assegnato da Terna, il gestore della rete elettrica nazionale, nell’ambito del Premio Ischia Internazionale di giornalismo. Valeria Sforzini dedica grande attenzione, con approfondimenti e analisi su Pianeta 2030 del Corriere della Sera, ai temi dell’ambiente, della sostenibilità e dei cambiamenti climatici, raccontati con chiarezza e dando voce a esperti del settore. Classe 1993, è laureata in letteratura italiana all’Università degli Studi di Pavia. Ha poi conseguito la laurea magistrale in Relazioni Internazionali all’Università Cà Foscari di Venezia e un master presso la scuola di giornalismo Walter Tobagi. Prima di approdare al Corriere della Sera, ha collaborato con il gruppo Condè Nast Italia, Il Foglio, Prima Comunicazione, Lampoon Magazine, La Provincia Pavese e La Nuova Venezia.
Il Premio Ischia e, in particolare, il riconoscimento dedicato alla “Comunicazione Sostenibile”, giunto quest’anno alla sesta edizione, riveste una particolare importanza per il gestore della rete elettrica nazionale: l’attenzione alla sostenibilità è, infatti, uno dei pilastri su cui si basa l’attività del gruppo guidato da Giuseppina Di Foggia. Terna è regista e abilitatore della transizione ecologica per realizzare un nuovo modello di sviluppo basato sulle fonti rinnovabili e rispettoso dell’ambiente: sostenibilità, innovazione e competenze distintive per garantire alle prossime generazioni un futuro alimentato da energia pulita, accessibile e senza emissioni inquinanti. Il riconoscimento di Terna per la “Comunicazione Sostenibile” sarà consegnato, nell’ambito della 44° edizione del Premio Ischia di giornalismo che si svolgerà il 23 e 24 giugno. ll Premio Ischia è sostenuto dalla Regione Campania, con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio. Patrocinio morale del Comune di Lacco Ameno, della SIAE, Data Stampa, iCorporate, Club Amici del Toscano.

foto: ufficio stampa Premio Ischia
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Conai, Capuano “Riciclo eccellenza italiana, va difeso e potenziato”

BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – “Le specificità di ogni Paese vanno rispettate: l’Europa non dovrebbe imporre ai suoi Stati membri regole rigide su come gestire i rifiuti. L’Italia del resto ha un sistema di raccolta differenziata e riciclo che funziona e ha costi inferiori rispetto agli altri Paesi”. Lo ha dichiarato il neo-eletto presidente di Conai, Ignazio Capuano a Bruxelles, presso la sede del Parlamento europeo, in occasione della sua prima uscita ufficiale come guida del Consorzio Nazionale Imballaggi (che in Italia è garante del raggiungimento degli obiettivi europei di riciclo degli imballaggi): l’evento Packaging Fit For Purpose, organizzato dalla Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Unione europea.
“Dare degli obiettivi di intercettazione dei rifiuti di imballaggio è corretto – ha spiegato Capuano -. Imporre un metodo per raggiungerli no. L’Italia è uno dei Paesi leader in Europa per riciclo pro-capite di imballaggi, ed è perfettamente in grado di far fronte alle richieste dell’Unione potenziando la sua industria del riciclo. Per questo, se il nuovo Regolamento europeo imporrà un sistema di deposito cauzionale, rischierà di mettere in crisi un modello che funziona a favore di un metodo i cui benefici sono tutti da dimostrare. Con danni ambientali e sociali, ma anche economici”.
“Non dimentichiamo – ha aggiungo – che in Europa gli imballaggi rappresentano solo il 4% dei rifiuti totali prodotti. Di questa piccola fetta, il 64% viene correttamente avviato a riciclo. Una percentuale che, se guardiamo al nostro Paese, arriva superare il 73% grazie alla sinergia tra pubblico e privato garantita dai sistemi di responsabilità estesa del produttore”.
Capuano è stato nominato presidente di Conai meno di due settimane fa, scelto dal nuovo consiglio di amministrazione durante la prima riunione a Milano: guiderà il Consorzio per il triennio 2023-2025.

– foto ufficio stampa Conai –
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Più plastica che pesci, Marevivo “Non dobbiamo aspettare il 2050”

ROMA (ITALPRESS) – Senza un’azione drastica, la plastica potrebbe superare in peso tutti i pesci nell’oceano entro il 2050, ha avvertito Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, all’apertura dell’ultima Conferenza dell’Onu sugli Oceani a Lisbona (giugno 2022). Questa previsione è già realtà.
“Le immagini che vediamo – sottolinea Marevivo – urlano la drammatica situazione in cui si trova il mare e ci parlano dei due principali problemi che lo colpiscono: l’eccesso di plastica e la diminuzione drastica dei pesci dovuta all’overfishing. I pescatori di tutto il mondo recuperano ogni giorno nelle loro reti più plastica che pesci. E non è tutto. I micro frammenti che vediamo a occhio nudo sono dispersi nelle acque o già ingeriti dagli stessi animali che poi portiamo sulle nostre tavole. La ricerca scientifica dimostra che la plastica, sotto forma di microplastiche, è entrata nella catena alimentare ed è presente nell’aria che respiriamo e nei cibi che assumiamo. Cos’altro stiamo aspettando per intervenire?”.
L’8 giugno ricorre l’Ocean Day, Giornata Mondiale degli Oceani, data che celebra il mare, liquido amniotico del Pianeta, che ci consente di vivere, nutrirci, riprodurci, ma che deve anche rappresentare un momento di presa di coscienza della necessità di agire con la massima urgenza per tutelare la sua salute e, di conseguenza, la nostra stessa sopravvivenza.
In questa data simbolica, Marevivo, Alleanza delle Cooperative Italiane – Settore Pesca, Associazione Mediterranea Acquacoltori, Associazione La Grande Onda, AssoSub, CNR, Compagnia della Vela di Venezia, Fondazione Dohrn, Federazione Italiana Canoa Kayak, Lega Italiana Vela, Lega Navale Italiana, Mitilicoltori Basso Lazio, O.P. Mytilus Campaniae, O.P. Produzione Molluschi Regione Campania, Pescaturismo Regione Campania, Ricercatori Università Politecnica delle Marche e Sea Shepherd chiedono al Governo un intervento immediato: “E’ trascorso già un anno dall’approvazione della Legge Salvamare che abbiamo faticosamente ottenuto dopo ben 4 anni di battaglie, ma non è ancora operativa perchè mancano i decreti attuativi. Il problema non è risolto, nonostante la buona volontà del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste che, di concerto con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ha deliberato uno dei decreti attuativi che premia i pescatori che riportano a terra i rifiuti trovati nei loro attrezzi da pesca”. Per le associazioni “è necessario considerare l’intera filiera che prevede nei porti il punto di sbarco, con il conseguente smaltimento dell’enorme quantità di materiale che dal mare viene riportato in banchina.
Questa Legge, quindi, che consente ai pescatori di depositare nei porti la plastica recuperata con le reti, invece di ributtarla in mare, e di poter installare sistemi di raccolta di rifiuti alle foci dei fiumi, non è ancora attuabile”.
“[Questo provvedimento] è come l'”Incompiuta di Schubert”, con la differenza che, anche se incompiuta, la sinfonia di Schubert poteva essere suonata, mentre i pescatori così non potrebbero comunque portare i rifiuti a terra”, sono le parole di Giampaolo Buonfiglio, Presidente AGCI Agrital.
La plastica rappresenta l’80% dei rifiuti presenti negli oceani, dalle acque superficiali fino ai fondali marini. Nel Mar Mediterraneo finiscono più di 200.000 tonnellate di plastica all’anno, cioè il contenuto di oltre 500 container al giorno.
“E’ incalcolabile quanta plastica in questi cinque anni sia finita in acqua o non abbiamo potuto recuperare a causa della mancanza di questi decreti attuativi”, spiega Marevivo.
“Sappiamo – dichiara Rosalba Giugni, Presidente Marevivo – che l’attuazione della legge non risolverà tutti i problemi dell’inquinamento da plastica, ma rappresenta uno strumento concreto per ridurne la presenza in mare. Purtroppo le microplastiche sono ovunque: nella pioggia, nel sale e ne ingeriamo anche in grandi quantità. Le ultime scoperte scientifiche dimostrano che sono presenti anche nel nostro corpo, sono entrate nei tessuti della placenta delle donne, luogo sacro dove ha origine la vita, nel latte materno e persino nel liquido seminale. Non sappiamo ancora quali siano gli effetti sul corpo umano ma conosciamo quelli sugli animali. I biologi marini nei loro studi hanno rilevato anche una trasformazione del loro ciclo vitale, il cambio di sesso e l’infertilità. Altra conseguenza terribile è il ritrovamento di nanoplastiche negli occhi dei pesci, che è causa di cecità. E se succedesse anche agli uomini? Cosa dobbiamo ancora scoprire per capire che è giunto il tempo di cambiare rotta e di pensare che la salute del mare dipende dalla nostra e viceversa?”.

– foto ufficio stampa Marevivo –

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Ambiente, Barbaro “Rendere protagoniste le piccole città”

NAIROBI (KENYA) (ITALPRESS) – Aperta una via di dialogo e comunicazione sui temi ambientali alla luce della presidenza brasiliana del G20, in contemporanea a quella italiana del G7: nella seconda sessione dell’Assemblea di UN Habitat, Brasile e Italia hanno portato le proprie esperienze sul tema della declinazione territoriale degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile.
Il bilaterale ha visto la presenza da parte italiana di Claudio Barbaro, sottosegretario all’Ambiente e alla Sicurezza energetica, e di quella brasiliana con Carlos Roberto Queiroz Tomè, segretario nazionale per lo Sviluppo Urbano e Metropolitano presso il ministero delle Città insieme con Guilherme Simoes, direttore del Segretariato Nazionale brasiliano per le Politiche dei Territori Periferici presso il Ministero delle Città.
“Tra i vari temi trattati, l’Italia ha invitato il Brasile in quanto prossimo alla presidenza del G20 a mantenere alta l’attenzione sull’iniziativa nata sotto la presidenza italiana G20 e denominata ‘G20 Platform sulla localizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile e sulle città secondariè: L’argomento è delicato importante e non sempre sotto i riflettori – ha detto Barbaro – sotto i quali invece sono le metropoli. Le città denominate ‘secondariè sono da considerarsi per noi ‘primariè per la loro importanza nel decongestionare i grandi centri. E per la capacità di generare buone pratiche urbane, sociali, ambientali ed economiche. L’Italia ha una grande tradizione di città ‘secondariè, per storia, cultura, tradizione. Città e borghi che costituiscono una rete territoriale molto ampia della quale tenere conto e che rappresenta una risorsa straordinaria da tutelare”.

– foto ufficio stampa Sottosegretario di Stato Claudio Barbaro –

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Dalle foreste un ruolo centrale per la tutela del clima

ROMA (ITALPRESS) – Il ruolo centrale delle foreste nella lotta ai cambiamenti climatici è il tema al centro dell’evento “The Forest Factor. Più natura per combattere il cambiamento climatico”, la Conferenza Internazionale di 2 giorni organizzata dall’Arma dei Carabinieri in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, l’Università degli Studi Roma Tre, oltre al contributo di autorevoli partners tra cui Coldiretti, EarthDay Italia, GreenAccord, Weec Network, Fao, Ispra e Crea. “L’Arma dei Carabinieri, soprattutto attraverso il Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari, è custode del nostro meraviglioso patrimonio boschivo e delle specie che lo abitano,tramite una complessa azione combinata: monitoraggio e controllo del territorio, prevenzione e repressione degli illeciti connessi, studi e ricerca ededucazione alla legalità ambientale”, afferma il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Teo Luzi.
“La presenza capillare di circa 1.000 presidi della specialità forestale, costituisce un insostituibile elemento di prossimità ambientale, di interfaccia tra uomo e natura, tra produzione e conservazione sotto il segno della legalità e di aiuto alle comunità”, aggiunge.
La protezione delle foreste è un imprescindibile elemento nella lotta globale contro i cambiamenti climatici per la loro eccezionale capacità di assorbire e immagazzinare carbonio, ma è di vitale importanza anche per la biodiversità, i cicli del carbonio, dell’acqua e dell’energia su scala planetaria. L’ONU definisce le foreste come “la migliore soluzione costi-benefici per combattere il cambiamento climatico”, in quanto costituiscono, con più di 660 miliardi di tonnellate di CO2 immagazzinata, preziosi serbatoi di carbonio, nonchè l’habitat di oltre l’80% di tutte le specie terrestri di piante e animali. Sotto tale profilo, è importante considerare il rafforzamento delle autorità forestali nazionali e delle misure per combattere il disboscamento e il commercio illegale di specie selvatiche, oltre a non dimenticare il grave pericolo costituito da deforestazione e desertificazione.
“Purtroppo, a fronte di un limitato aumento delle superfici boscate che si è verificato a causa dell’abbandono dei campi coltivati o a seguito di alcune operazioni di rimboschimento, la deforestazione mondiale – prosegue Luzi – corre a ritmi troppo elevati,rilasciando continuamente e in tempi ristretti grandi quantità di anidride carbonica con grave impatto sulla biodiversità. Il mondo sta perdendo 10 milioni di ettari di foresta ogni anno a causa della deforestazione, più o meno quanto la superficie dell’Islanda”. Presenti all’evento anche il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, e il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca.
“La grande novità degli ultimi mesi – sottolinea il ministro Pichetto – è l’inserimento nella Costituzione della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi e l’indicazione che la legge dello Stato deve disciplinare ‘i modi e le forme della tutela degli animalì. Il nuovo dettato Costituzionale è una sfida per il Parlamento che lo deve attuare, e per il Governo che deve agire in linea con nuovi i principi indicati nella Carta. Il patrimonio forestale italiano è immenso. Il nostro Paese, il più ricco di biodiversità d’Europa, ha una componente forestale di 9 milioni di ettari, con una superficie nelle aree protette di oltre 3 milioni e 800 mila ettari, nei parchi nazionali di oltre 250 mila ettari”, conclude.
Infine, il governatore Rocca assicura che il Piano antincendi e prevenzione “è stato approvato. Nel Lazio abbiamo 648mila ettari di foreste, bisogna avere attenzione. Noi abbiamo avuto in passato giornate terribili anche nel Lazio e mi auguro che non si ripetano, ma il problema delle ondate di calore è serio, così come quello dell’incuria. Il rischio c’è, bisogna vigilare per evitare tragedie e perdita di verde”, conclude.

– foto xb1/Italpress –

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Meloni “Coniugare sostenibilità e sviluppo economico”

ROMA (ITALPRESS) – “Ringrazio l’associazione Remind per aver organizzato questo incontro per confrontarsi e riflettere insieme su due temi centrali dell’agenda pubblica e che mi stanno particolarmente a cuore: lo sviluppo sostenibile e la messa in sicurezza della Nazione. Il titolo dell’appuntamento di oggi rispecchia la volontà del Governo di dare alla nostra Nazione gli strumenti necessari per un futuro di crescita e sviluppo. Un obiettivo che ci siamo posti avendo una duplice consapevolezza: le grandi sfide che siamo chiamati affrontare e le tante opportunità che l’Italia può cogliere grazie alle esperienze, alle competenze e alle buone pratiche che arrivano dal tessuto economico e produttivo nazionale”. Lo afferma il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un messaggio inviato in occasione del convegno Futuro Italia Remind. “Una delle sfide cruciali che abbiamo davanti – aggiunge – è saper coniugare sostenibilità ambientale e sviluppo economico, unendo la conservazione dell’ambiente alle attività dell’uomo”.
“Da sempre – spiega il premier – siamo convinti che la sostenibilità ambientale non possa essere considerata una teoria astratta da perseguire senza considerare la sua reale attuazione pratica e le sue conseguenze sul nostro tessuto economico, sociale e produttivo. Noi intendiamo coniugare sostenibilità ambientale, economica e sociale, accompagnando le famiglie, le imprese e i cittadini verso la transizione verde senza per questo consegnarci a nuove dipendenze o distruggendo intere filiere produttive. Per fare tutto questo è necessario che il settore pubblico e il settore privato siano alleati, si confrontino costantemente e mettano sempre la tutela della persona al centro di ogni scelta. Solo così possiamo fare in modo che l’Italia, anche sul fronte della sostenibilità, possa continuare a essere un faro. Allo stesso modo, la messa in sicurezza della nostra Nazione è un imperativo prioritario dell’agenda di Governo. Purtroppo stiamo scontando decenni di scelte mancate e di ritardi e l’idea, errata, che la cura del territorio non fosse un investimento strategico. Bisogna cambiare paradigma. Nessuno ha la bacchetta magica, ma è arrivato il momento di immaginare un modello completamente nuovo, che sappia responsabilizzare di più tutte le amministrazioni coinvolte e permetta di realizzare le opere necessarie, velocemente e bene. Non è facile, ma il Governo sta lavorando incessantemente per raggiungere questo obiettivo”, conclude Meloni.
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Rifiuti, 13,5 mld di fatturato e 100 mila occupati, ma pochi impianti

ROMA (ITALPRESS) – Nel 2021, il fatturato del settore della gestione dei rifiuti urbani (considerando un campione di 534 aziende) ha raggiunto circa 13,5 miliardi di euro, pari a circa lo 0,8% del Pil nazionale, occupando circa 100 mila addetti diretti che costituiscono lo 0,4% del totale degli occupati in Italia e circa l’1,7% degli occupati del settore industriale. Questi alcuni dati che emergono dal Green Book 2023, il rapporto annuale sul settore dei rifiuti urbani in Italia, promosso da Utilitalia e curato dalla Fondazione Utilitatis, realizzato quest’anno in collaborazione con ISPRA e con la partecipazione di Enea ed Ancitel Energia e Ambiente.
Secondo il rapporto, per garantire la transizione verso un’economia circolare l’Italia sta affrontando importanti riforme strutturali nel settore ambientale. Tuttavia, restano ancora alcune criticità da risolvere – soprattutto in termini di completamento della governance locale e di soluzione del gap infrastrutturale – che potrebbero aumentare nel prossimo futuro il divario tra Nord e Sud. L’analisi delle gare per l’affidamento dei servizi (pubblicate nel periodo 2014-2022) conferma le difficoltà e i ritardi nella standardizzazione delle dimensioni e delle tempistiche di affidamento dei servizi di gestione del ciclo integrato dei rifiuti a livello nazionale. Oggi la maggior parte delle gare (l’87% di 2.499 analizzate) viene bandita per affidamento del servizio ad un solo Comune; inoltre, l’85% delle gare per l’affidamento dei servizi di gestione ha una durata pari o inferiore a 5 anni. La maggior parte delle gare (il 67%) è localizzata al Sud, per effetto della ridotta presenza di gestioni industriali in questa parte del Paese. Proprio il Mezzogiorno continua a presentare un significativo deficit impiantistico che non consente la corretta chiusura del ciclo dei rifiuti, contribuendo al differenziale di spesa per il servizio di igiene urbana. A causa del maggiore costo sostenuto per il trasporto dei rifiuti verso impianti fuori Regione, infatti, il Sud registra la Tari più alta del Paese, con 368 euro/abitante nel 2022, staccando Centro (335 euro) e Nord (276 euro). “L’evoluzione industriale del comparto ambientale – commenta il presidente della Fondazione Utilitatis, Stefano Pareglio – è un requisito necessario per la transizione verso un modello economico circolare, in grado di assicurare il pieno utilizzo delle materie prime seconde. E’ altrettanto indispensabile superare il divario nella qualità dei servizi tra Nord e Sud, migliorando la qualità della raccolta differenziata per garantire la chiusura del ciclo”.
Con il 60% destinato alle regioni del Sud e le azioni di riforma messe in campo, il PNRR può offrire una spinta importante a colmare il service divide che caratterizza il Paese. Le linee di investimenti programmate mirano a incentivare la circolarità delle risorse e, nello specifico, a migliorare i sistemi di raccolta e gestione dei rifiuti in tutto il territorio nazionale. Per questi interventi sono stati stanziati 2,1 miliardi di euro a fronte di progetti candidati dalle imprese per circa 7 miliardi di euro: si tratta quindi di risorse che agiscono da propulsore per gli investimenti delle aziende, ma non sufficienti a colmare il fabbisogno nazionale di settore. Secondo una stima di Utilitalia del 2023 che non tiene conto degli interventi finanziati dal PNRR, per rispettare gli obiettivi Ue il fabbisogno impiantistico al 2035 è stimato in 4-5 miliardi di euro per il trattamento della frazione organica e per il recupero energetico delle frazioni non riciclabili; a questi vanno sommati 1,2 miliardi di euro per l’incremento della raccolta differenziata, 600 milioni di euro di investimenti finalizzati a mettere in servizio le strutture dedicate al fabbisogno residuale di discarica del 10% e infine altri 300 per l’implementazione della tariffa puntuale.
“Nel complesso quindi – spiega il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini – la stima del fabbisogno di settore al 2035 è pari a 6-7 miliardi di euro, ovvero tra i 0,5 e i 0,6 miliardi di euro l’anno. Il Green Book evidenzia l’importanza di una gestione industriale dell’intero ciclo dei rifiuti, la necessità di realizzare impianti soprattutto al Centro-Sud e l’urgenza di superare le frammentazioni gestionali. Si tratta di tre elementi fondamentali per la piena affermazione dell’economia circolare. A tal proposito le aziende associate a Utilitalia, grazie anche ai fondi del PNRR, sono adesso impegnate a realizzare impianti innovativi in filiere strategiche come la frazione organica, i RAEE e i tessili”. Per raggiungere infatti gli obiettivi comunitari di circolarità delle risorse non sono fondamentali solo le frazioni merceologiche che siamo soliti differenziare (tra cui quella organica è la più importante con circa il 35% dei rifiuti urbani prodotti), ma anche i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE)e quelli tessili, specialmente nelle città e nelle aree a maggior densità abitativa. Negli ultimi anni si è assistito a un incremento delle quantità di frazione organica da trattare in tutte le aree del Paese, e al contempo a un crescente numero di progetti per la realizzazione di impianti dedicati grazie anche all’impulso del PNRR. Ciò nonostante, a livello nazionale sono circa 1,3 milioni le tonnellate trattate in impianti di Regioni diverse da quelle di produzione. Con il raggiungimento degli obiettivi di economia circolare, la stima del fabbisogno impiantistico al 2035 per il trattamento dell’organico mette in rilievo l’autosufficienza del Nord Italia e della Sardegna, mentre Centro, Sud peninsulare e Sicilia presentano un importante deficit. Crisi pandemica e geopolitica hanno enfatizzato la vulnerabilità delle catene di approvvigionamento delle materie prime critiche, fondamentali per la transizione energetica ed ecologica. Da questo punto di vista il corretto riciclo dei RAEE (circa 360mila tonnellate raccolte nel 2021) rappresenta un’opportunità per ridurre la dipendenza da Paesi terzi. Per raggiungere questo obiettivo è necessario implementare le infrastrutture e snellire le procedure autorizzative per la realizzazione degli impianti: oggi in Italia si raccolgono circa 6 kg/ab anno di RAEE contro una media europea di 10 kg/ab anno. L’obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti tessili comporterà un incremento di questa frazione, in parte proveniente dall’industria della moda, che dovrà essere adeguatamente gestita. Ad oggi il 72% dei Comuni italiani raccoglie separatamente i tessili per una quantità complessiva di circa 154mila tonnellate nel 2021. Sono necessari investimenti in nuove tecnologie di selezione e riciclo, per garantire il raggiungimento degli obiettivi di circolarità. L’introduzione di un modello di EPR in questa filiera potrebbe contribuire a generare benefici ambientali, sociali ed economici su scala europea, con un risparmio di 4,0-4,3 milioni di tonnellate di emissioni di CO2, la creazione di oltre 15mila nuovi posti di lavoro e un giro d’affari compreso tra 1,5 e 2,2 miliardi di euro.

– foto xb1/Italpress –

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