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“Come si comunica la crisi climatica”, aziende e giornalisti a confronto

MILANO (ITALPRESS) – Raccontare un periodo di cambiamento epocale, arrivando al pubblico in maniera comprensibile e alla portata di tutti: questo il centro del dibattito “Aziende e giornalisti a confronto, come si comunica la crisi climatica”, andato in scena oggi al Palazzo delle Stelline di Milano.
Il report di Greenpeace realizzato con l’Osservatorio di Pavia sulla copertura mediatica dei cambiamenti climatici nel 2022 racconta come, nel periodo fra settembre e dicembre 2022, la crisi climatica è stata raccontata dai cinque quotidiani nazionali più diffusi (Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa), dai telegiornali serali delle reti Rai, Mediaset e La7 e da un campione di programmi televisivi di approfondimento.
L’indagine attesta che meno del 3% delle notizie date dai principali telegiornali nazionali ha trattato implicitamente o esplicitamente temi riguardanti la crisi climatica. Si ferma invece al 22% la percentuale di attenzione dedicata alla crisi climatica dai programmi tv rispetto al totale delle puntate di trasmissioni di approfondimento.
Sulla carta stampata il 25,2% degli articoli ha trattato l’argomento in maniera implicita (pertinenti la decarbonizzazione o la riduzione delle emissioni che nè trattano e nè citano la crisi climatica), il 38,4% ha fatto una citazione esplicita, il 15,5% marginale, il 21% centrale.
“Abbiamo deciso di aprire un confronto sul come comunicare la crisi climatica per alzare l’attenzione su questo tema e comprendere con addetti ai lavori e stakeholder perchè una priorità che riguarda il nostro pianeta non sia al centro del dibattito mediatico – spiega Benedetto Valentino, presidente della Fondazione Premio Ischia – vogliamo che si accresca la sensibilità sul tema per salvaguardare il futuro dei nostri figli, dobbiamo rendere centrale il tema ambientale nel dibattito pubblico e politico, è necessario un impegno massimo e condiviso del mondo dell’informazione in tempi brevi”.
Mentre sulla stampa e in televisione la crisi climatica continua ad avere scarsa visibilità – sostiene il Report – sui principali quotidiani italiani aumentano le pubblicità delle aziende maggiormente responsabili del riscaldamento globale, a conferma della pericolosa influenza dell’industria dei combustibili fossili sul mondo dell’informazione.
Partner dell’iniziativa il gruppo Unipol, intervenuto in quanto una delle realtà che si è spesa per raccontare e sensibilizzare il pubblico riguardo al problema del cambiamento climatico.
“La comunicazione ambientale si muove su più binari – spiega nel suo intervento Vittorio Verdone, direttore Comunicazione and Media Relations, Gruppo Unipol -. C’è un versante più squisitamente tecnico, che spiega scientificamente quello che sta accadendo, poi uno legato all’attualità, come gli eventi che stando interessando l’Emilia Romagna in questi giorni, e poi l’ambito più legato ai social network. Quest’ultima parte dal basso, è propositiva e ci sta particolarmente a cuore per le sue grandi potenzialità di sviluppo, anche per la sua capacità di aggregare consensi”.
“Le generazioni affrontano in modo diverso questa questione”, commenta Fernando Vacarini, responsabile Media Relations, Corporate Reputation & Digital PR, Direttore magazine Changes, Gruppo Unipol. “I giovani li vediamo mediamente più informati e coinvolti, vedi il fenomeno di Greta Thumberg o i Fridays for future. Come gruppo Unipol abbiamo commissionato una ricerca all’istituto Ipsos che ci rivela che senza contributi pubblici, si fatica a rinnovare le case in quanto a consumo energetico e impatto ambientale, ed è un problema sia economico sia culturale”.
Punta alla fattività in luogo della mera comunicazione di facciata invece l’intervento di Zornitza Kratchmarova, giornalista ESG Lead, Retex: “La comunicazione delle aziende deve essere il punto di arrivo delle strategie applicate in campo ambientale. Prima bisogna attivarsi fattivamente per contrastare il cambiamento climatico e solo successivamente comunicare i propri risultati, per evitare fenomeni di green washing, anche sui social network”.

– foto f01/Italpress –

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Pichetto Fratin incontra i vertici della Cna

ROMA (ITALPRESS) – Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha incontrato il vertice della CNA, il presidente Nazionale, Dario Costantini e il segretario generale, Otello Gregorini. “Nel corso del cordiale colloquio sono stati affrontati i principali dossier che riguardano il Green Deal e le misure per accompagnare le piccole imprese nella transizione ecologica”, si legge in una nota.
In particolare la CNA ha illustrato la proposta per incentivare l’installazione di piccoli impianti fotovoltaici sui tetti degli immobili strumentali sfruttando l’enorme potenziale delle piccole imprese stimabile in oltre mezzo milione di immobili. Il vertice della Confederazione ha sottolineato che “l’integrazione del Repower EU nel Pnrr offre l’opportunità per un maggiore coinvolgimento delle PMI per la realizzazione degli investimenti”. Costantini e Gregorini hanno sottolineato l’esigenza di garantire una adeguata programmazione, anche di risorse, per gestire adeguatamente le sfide in arrivo dall’Europa, a partire dal riordino dei meccanismi di incentivazione per la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare prevedendo un programma di medio e lungo termine”.
Infine CNA ha confermato “l’impegno, grazie anche al coinvolgimento avviato dal MASE, nel confronto con le istituzioni comunitarie rispetto a diversi dossier nell’ambito del Green Deal che avranno un impatto significativo sulle piccole imprese: Regolamento sul packaging, Regolamento ecodesign, la Strategia tessili sostenibile, la direttiva Casa e il Regolamento F-gas”.

– foto Cna.it –

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L’economia circolare rallenta ma l’Italia ancora leader in Europa

ROMA (ITALPRESS) – Nonostante gli allarmi sulle crisi ambientali si rincorrano, il tasso di circolarità nell’economia mondiale sta diminuendo: in cinque anni siamo passati dal 9,1% al 7,2%. In altre parole, il Pianeta ricicla e riusa di meno. Tra le prime cinque economie dell’UE l’Italia rimane il Paese più circolare d’Europa, anche se negli ultimi cinque anni perde posizioni mentre altri Stati accelerano. Sono alcuni dei dati al centro della quinta edizione del Rapporto nazionale sull’economia circolare, realizzata dal Circular Economy Network – in collaborazione con ENEA e con il patrocinio della Commissione Europea, del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, presentato oggi, 16 maggio 2023, a Roma, presso il Nazionale Spazio Eventi di via Palermo, anche in diretta streaming.
Il tasso di utilizzo circolare dei materiali in Italia è al 18,4%, resta più alto della media UE (11,7%) nel 2021 – ultimo dato disponibile – ma eravamo al 20,6% nel 2020 e al 19,5% nel 2019. Per la produttività delle risorse siamo, assieme alla Francia, davanti alle altre principali economie europee con 3,2 euro generati per ogni kg di materiale consumato e anche nella percentuale di riciclo sul totale dei rifiuti prodotti, speciali e urbani, siamo in testa con il 72%.
Nella classifica complessiva della circolarità delle cinque principali economie dell’Unione Europea (Italia, Germania, Francia, Spagna e Polonia) restiamo dunque leader ma nella tendenza degli ultimi cinque anni perdiamo posizioni: la Spagna ci segue a ruota e sta tenendo un ritmo di cambiamento più veloce dell’Italia.
All’evento, i cui lavori sono stati aperti da Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, hanno partecipato Edo Ronchi, Presidente Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Roberto Morabito, Direttore Dipartimento ENEA di Sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali, Laura D’Aprile, Capo Dipartimento Sviluppo Sostenibile, Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Barbara Clementi, Dirigente Divisione Economia Circolare, DG per la politica industriale, l’innovazione e le piccole e medie imprese, Ministero Imprese e Made in Italy, Katia Da Ros, Vicepresidente per l’Ambiente di Confindustria, Stefano Ciafani, Presidente Legambiente, Giorgio Graziani, Segretario Confederale CISL.
Il dato da cui parte l’analisi è preoccupante: l’economia globale brucia oltre cento miliardi di tonnellate di materiali l’anno. Accelerare la transizione all’economia circolare, dunque, contribuirebbe a migliorare le condizioni del Pianeta perchè l’estrazione di materiale vergine potrebbe diminuire di oltre un terzo (-34%) e le emissioni di gas serra potrebbero essere ridotte contenendo l’aumento della temperatura globale entro i 2°C, salvaguardando insostituibili ecosistemi fondamentali per la vita del nostro Pianeta. Ma ci sarebbero anche consistenti benefici economici. A partire da un importante contributo alla lotta contro l’inflazione che viene alimentata dai rincari del costo dei materiali e dell’energia: le strategie mirate al recupero di materia ed energia hanno un evidente effetto deflattivo.
“Occorre accelerare, anche per combattere l’inflazione: se il costo delle materie prime e delle risorse aumenta, la circolarità è una risposta concreta alla crisi. Per questo è fondamentale dotarci di tutti gli strumenti utili per sviluppare pienamente l’economia circolare”, ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente del Circular Economy Network (CEN). “In particolare, come Circular Economy Network, chiediamo di rispettare il cronoprogramma di attuazione della Strategia nazionale per l’economia circolare, recepire tempestivamente le misure europee, rafforzare il sostegno alle imprese, prevedere misure di fiscalità ecologica nella legge delega. E’ necessario inoltre sviluppare l’economia circolare delle materie prime critiche, garantire la realizzazione degli impianti previsti dal PNRR, accelerare i tempi di realizzazione degli impianti di riciclo e dei ‘progetti farò già finanziati, per colmare il gap tra Centro-Sud e Nord e garantire un’adeguata dotazione impiantistica. Sui rifiuti è essenziale dare piena attuazione al Programma nazionale di gestione dei rifiuti, aggiornare entro fine anno i Piani regionali per raggiungere gli obiettivi di riciclo e riduzione dello smaltimento in discarica previsti dalle direttive UE, accelerare e semplificare le normative sull’End of Waste, sviluppare la simbiosi industriale, nonchè adottare il programma nazionale di prevenzione dei rifiuti”.
“L’Italia importa oltre il 99% delle materie prime critiche, mostrando una dipendenza dall’estero ancora più drammatica di quella europea – ha spiegato Roberto Morabito, Direttore del Dipartimento ENEA di Sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali -. Le materie prime critiche sono fondamentali per le filiere hi-tech più legate alla transizione energetica, circolare, digitale e alla qualità della vita in generale. A seguito delle emergenze degli ultimi anni, la richiesta di materie prime a livello globale si è bruscamente impennata, così come il loro prezzo, determinando un aumento del rischio di approvvigionamento con conseguente impatto negativo sulla competitività delle nostre filiere produttive, che rappresentano oltre il 30% del PIL nazionale. Per un Paese come l’Italia, decisamente più povero di materie prime rispetto ai principali competitor, è ineludibile puntare sulla circolarità, dall’eco-design dei prodotti al recupero e riciclo, sfruttando le nostre miniere urbane, che sono la fonte potenziale di materie prime critiche più prontamente accessibile”.

– foto ufficio stampa Circular Economy Network –

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Forestazione urbana, nuovo modello di calcolo per l’assorbimento della CO2

VITERBO (ITALPRESS) – Arbolia, la società benefit di Snam che crea nuove aree verdi in Italia, e Università degli Studi della Tuscia, con sede a Viterbo, hanno presentato oggi un nuovo modello di calcolo per l’assorbimento dell’anidride carbonica (CO2) da applicare agli interventi di forestazione urbana del Paese. Lo studio, per la prima volta in Italia, è stato sviluppato su dati esclusivamente nazionali provenienti da progetti di forestazione realizzati negli ultimi 20 anni e prendendo in considerazione un ventaglio di 24 specie arboree maggiormente diffuse sul territorio italiano (tra cui acero campestre, leccio, bagolaro, carpino, farnia, frassino). Per definire un modello quanto più vicino e adatto al contesto nazionale, Arbolia ne ha commissionato l’elaborazione all’Università degli Studi della Tuscia, partner accademico di riferimento nel settore.
Il nuovo strumento di calcolo per l’assorbimento della CO2 è già stato applicato con successo a tutti i 30 impianti boschivi urbani messi a dimora da Arbolia in Italia – in oltre dieci Regioni – negli ultimi due anni, consentendo di individuarne i rispettivi benefici ecosistemici e l’apporto in termini di biodiversità. Secondo il nuovo modello, ogni singolo albero può assorbire mediamente tra i 5 e 15 Kg di CO2 all’anno su un arco temporale di 20 anni e dal momento della sua piantumazione, a seconda della specie e del luogo di impianto.
Lo studio è stato presentato oggi a Viterbo presso la sede dell’Università degli Studi della Tuscia dai professori Riccardo Valentini e Tommaso Chiti, dalla dottoressa Maria Vincenza Cinzia Chiriacò e dall’Amministratore unico di Arbolia Matteo Tanteri, con un intervento di Gianfranco Chinellato, professore dell’Università degli Studi della Tuscia e sindaco effettivo di Snam.
“La realizzazione di questo importante studio conferma l’impegno concreto di Arbolia per lo sviluppo della forestazione urbana in Italia, un contesto in forte crescita che può offrire un contributo determinante alla sostenibilità del Paese. Piantare alberi nelle città, rendendole più resilienti e inclusive, rimane una delle azioni più efficaci per contrastare il cambiamento climatico e garantisce significativi benefici ecosistemici per i territori. Con questa consapevolezza, affiancati da partner autorevoli come Università degli Studi della Tuscia, intendiamo promuovere e diffondere nuovi modelli e sistemi economici e sociali, creando occasioni di sviluppo per le comunità vicine ai boschi”, ha detto Matteo Tanteri, amministratore unico di Arbolia.
“La sfida della neutralità climatica e l’impegno della Ue sulla direttiva carbon farming testimoniano il ruolo delle foreste e più in generale dei sistemi arborei sulla lotta ai cambiamenti climatici. E’ importante per tutto il settore agro-forestale essere pronti per questa sfida epocale che dovrà essere basata sulle nostre migliori conoscenze scientifiche e tecniche affinchè si tramuti in un vero contributo per la difesa del Clima e del nostro Pianeta”, ha affermato Riccardo Valentini, professore ordinario dell’Università degli Studi della Tuscia.
Il nuovo modello di calcolo rappresenta un punto di partenza concreto per sistematizzare alcuni criteri e aspetti della forestazione urbana e peri-urbana in Italia. Proponendo un metodo scientifico per determinare gli assorbimenti di CO2 degli alberi, con la garanzia del valore utilizzato, lo studio vuole contribuire alla creazione di uno standard di riferimento a livello nazionale, riducendo la variabilità dei valori attualmente in uso nei diversi progetti di forestazione.

– foto ufficio stampa Arbolia –
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Imballaggi in alluminio, nel 2022 riciclate oltre 60 mila tonnellate

MILANO (ITALPRESS) – Nel 2022 è stato avviato a riciclo il 73,6% degli imballaggi in alluminio immessi sul mercato (60.200 tonnellate) e con il recupero energetico il totale di quelli complessivamente recuperati cresce e si avvicina al 78%. E’ quanto emerge dai dati presentati in occasione dell’assemblea annuale di CIAL-Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio, che si è svolta a Milano.
Il tasso di riciclo degli imballaggi in alluminio in Italia ha quindi già superato abbondantemente gli obiettivi al 2025 (50%) e al 2030 (60%). Numeri che hanno consentito di evitare emissioni serra pari a 423 mila tonnellate di CO2 e di risparmiare energia per oltre 185 mila tonnellate equivalenti di petrolio.
“In linea con i principi del nuovo Piano d’azione per l’economia circolare del Green Deal europeo, il modello italiano di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggi in alluminio rappresenta un’eccellenza nel panorama europeo”, sottolinea CIAL, che spiega: “La scelta dei criteri di gestione della filiera del packaging in alluminio garantisce un rapporto costo-risultato tra i più efficienti d’Europa, realizzando un eccellente modello di sostenibilità sociale, economica ed ambientale accanto a una relazione estremamente costruttiva con il territorio, grazie all’azione combinata di istituzioni, imprese, operatori, cittadini e comuni”.
Il tasso di riciclo per le lattine in alluminio per bevande che per il 2022 è pari al 91,6%, in linea con quello dei paesi i cui sistemi sono basati sul deposito cauzionale e di gran lunga superiore al tasso medio di riciclo europeo del 73%.
“Per gli imballaggi in alluminio si supera il concetto ‘usa e gettà e si afferma sempre più quello ‘usa e riciclà così come il concetto ‘mono-usò, genericamente associato al settore del packaging, non si addice al packaging in alluminio, materiale per natura disponibile per un ‘uso infinitò. Sono due cambi di paradigma che esprimono molto bene la natura e la missione del sistema italiano di gestione del packaging in alluminio”, dichiara Carmine Bruno Rea, Presidente di CIAL (recentemente nominato Consigliere di Amministrazione di Conai – Consorzio Nazionale Imballaggi in rappresentanza della filiera alluminio, categoria produttori).
“L’alluminio è facile da raccogliere e da riciclare e noi in Italia lo facciamo molto bene. I risultati lo dimostrano – prosegue Rea – ma è anche utile sottolineare quanto l’alluminio sia il materiale ideale per la produzione di imballaggi (lattine per bevande, scatolette per alimenti, bombolette aerosol, tubetti, vaschette, foglio sottile in rotoli e per involucri, tappi, chiusure e capsule per il caffè, ecc.) perchè è leggero, malleabile, resistente agli urti e alla corrosione ed è in grado di garantire un effetto barriera che protegge dalla luce, dall’aria, dall’umidità e dai batteri in linea, quindi, con gli altissimi standard richiesti nei settori food e beverage per una lunga e sicura conservazione, a tutela della salute umana e con un contributo imprescindibile alla prevenzione della formazione del rifiuto organico e alla riduzione dello spreco alimentare e degli scarti. Tutti elementi – conclude Rea – che rendono il packaging in alluminio, sempre più coerente con i principi della Prevenzione e quindi con le politiche e i modelli di sviluppo socioeconomico della Green Economy”.
Quesi i numeri CIAL nel 2022: 243 imprese consorziate; 430 operatori convenzionati, 246 piattaforme e 12 fonderie su tutto il territorio nazionale garantiscono la raccolta, il trattamento, il riciclo e il recupero dell’alluminio; 5.547 Comuni (il 70% dei Comuni italiani attivi) collaborano con CIAL alla raccolta differenziata degli imballaggi in alluminio, nell’ambito dell’Accordo Quadro Anci-Conai, su tutto il territorio nazionale. Sono 46,5 milioni di cittadini coinvolti (il 79% degli abitanti italiani serviti); quantità di imballaggi in alluminio immesse nel mercato italiano: 81.800 tonnellate; recupero totale degli imballaggi in alluminio in Italia (quota di riciclo + quota di imballaggi avviati a recupero energetico): 63.600 tonnellate; riciclo: 60.200 tonnellate di imballaggi in alluminio, pari al 73,6% del mercato; recupero energetico: 3.400 tonnellate (quota di imballaggio sottile che va al termovalorizzatore); grazie al riciclo di 60.200 tonnellate di imballaggi in alluminio sono state evitate emissioni serra pari a 423 mila tonnellate di CO2 e risparmiata energia per oltre 185 mila tonnellate equivalenti petrolio.

– foto ufficio stampa CIAL –

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Onu e Carabinieri collaboreranno per la tutela dell’ambiente

ROMA (ITALPRESS) – Le Nazioni Unite e l’Arma dei Carabinieri collaboreranno per sviluppare congiuntamente programmi formativi in tema di tutela ambientale. Siglata ieri al Palazzo di Vetro di New York una lettera d’intenti tra i rappresentanti delle due
Istituzioni. Il documento è stato sottoscritto per l’Arma dal generale Antonio Pietro Marzo, Comandante delle Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari Carabinieri e da Atul Khare, sottosegretario Generale per il Supporto Operativo delle Nazioni Unite alla presenza del Rappresentante Permanente d’Italia all’Onu Maurizio Massari. L’Arma dei Carabinieri e il Dipartimento di Supporto Operativo della Nazioni Unite esploreranno opportunità di collaborazione in materia di formazione, sviluppo di capacità, scambio di conoscenze, individuazione di risorse e sviluppo di iniziative di finanziamento per promuovere obiettivi comuni nei settori della gestione e protezione dell’ambiente. Le azioni di collaborazione saranno conformi alle linee guida delle Nazioni Unite e potranno svolgersi presso il Centro di Eccellenza Internazionale Carabinieri per l’ambiente e la cura del territorio di Sabaudia, o presso altre strutture in Italia o all’estero, mediante l’impiego di Squadre Mobili di Addestramento appositamente
costituite.
Proprio in questi giorni e fino al 18 maggio nell’ambito delle iniziative di diplomazia ambientale finalizzate a promuovere l’impegno dell’Italia per la tutela dell’ambiente, l’Arma dei Carabinieri sotto l’egida del Ministero della Difesa e del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, con il coordinamento della Rappresentanza Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite, la partecipazione dell’Aeronautica Militare e in collaborazione con Leonardo e Telespazio Spa, promuove una mostra sulle attività di protezione e conservazione della natura svolte dal Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari Carabinieri in corso al Palazzo ONU di New York.

– foto ufficio stampa Carabinieri –

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Ecco “Greenatlas”, l’atlante visuale del paesaggio italiano

GENOVA (ITALPRESS) – Un atlante visuale del paesaggio italiano per capire come è stato rappresentato dagli anni del boom economico fino ad oggi e come è cambiato l’approccio al “discorso ambientale” in un viaggio attraverso più di 300 foto e video in continua espansione. E’ il progetto di ricerca “Greenatlas – an environmental atlas of italian landscape”, finanziato dal ministero dell’Università, realizzato da tre unità afferenti all’Università di Milano-Bicocca, Iulm e Tor Vergata e presentato oggi a Genova nel salone di rappresentanza di Palazzo Tursi.
“Riteniamo che queste immagini possano dirci qualcosa su come le persone che le hanno prodotte pensavano dovesse essere l’ambiente italiano – spiega la coordinatrice Elena Dell’Agnese, professoressa di geografia alla Bicocca -. Spero che sia considerato un progetto collaborativo in cui tutti possano partecipare inviando immagini significative. E’ uno strumento che può essere usato per la ricerca e per le scuole, perchè i ragazzi possono imparare a giocare con le immagini e sulla cultura visuale che le ha prodotti”. “Il nostro atlante – aggiunge Valentina Anzoise, research manager del progetto – è in costante aggiornamento, si tratta di centinaia di foto e video. Ci sono foto che non sono necessariamente antropocentriche e che rappresentano la fauna e la flora”.
Tra le immagini utilizzate anche quelle del contest fotografico Obiettivo Terra lanciato dalla Fondazione Univerde, giunto quest’anno alla 14esima edizione. “Insieme alla Società geografia italiana abbiamo il più grande archivio geografico dei parchi nazionali e regionali, delle aree protette del nostro Paese, e lo abbiamo messo a disposizione – racconta il presidente Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro e docente di turismo e sostenibilità alla Bicocca e a Tor Vergata -. E’ il frutto del lavoro di migliaia e migliaia di fotografi che amano la natura. E’ un grande progetto a sostegno della bellezza e della biodiversità italiana. E’ evidente che il contributo della bellezza naturale al turismo del nostro Paese è essenziale, ma pochi sanno che l’Italia ha il record della biodiversità naturale in Europa.
A Genova spicca ad esempio una collezione di “brutte cartoline”, come le chiama Dell’Agnese, riferite al periodo del boom economico: “La Liguria è bellissima ma è stata trasformata negli anni con edifici non sempre inseribili all’interno del paesaggio, però molte di queste cartoline ce le rappresentano come fossero una vittoria. Se negli anni Sessanta una balera circolare o una ferrovia erano considerate così interessanti, vuol dire che la nostra sensibilità nei confronti del paesaggio è cambiata: quello che un tempo era considerato interessante oggi lo consideriamo brutto”.
D’altra parte, commenta il sindaco Marco Bucci, “Genova ha fatto della sua posizione geografica la fortuna della città. Il fatto di essere tra i monti e il mare per noi è sempre stato difficile ma anche eccezionale. Ed essere il posto di mare più vicino al centro d’Europa ci ha avvantaggiato per una serie di traffici: commerciali, infrastrutturali, tecnologici. Un altro aspetto è la geografia del fondale marino, che in futuro sarà sempre più importante”.
Ma il paesaggio italiano oggi è un bene minacciato? “L’Italia ha un sistema di parchi e aree protette che è considerato uno dei migliori d’Europa e siamo studiati come capacità di tutela – conclude Pecorario Scanio -. Siamo un Paese fortemente antropizzato, con tanta gente, serve grande attenzione. Penso all’allarme lanciato dalla sindaca di Riomaggiore sull’overtourism. Un turismo che fa affogare una piccola realtà che diventa poi ingestibile non è buono nè per i turisti nè per i residenti”.

– foto: xa8/Italpress

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Biodiversità, mostra all’Onu sulle attività dei carabinieri

ROMA (ITALPRESS) – Nell’ambito delle iniziative di diplomazia ambientale finalizzate a promuovere l’impegno dell’Italia per la tutela dell’Ambiente, l’Arma dei Carabinieri, sotto l’egida del Ministero della Difesa e del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, con il coordinamento della Rappresentanza Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite, la partecipazione dell’Aeronautica Militare in collaborazione con Leonardo e Telespazio, promuove una mostra sulle attività di questo comando progettata e prodotta da Micromegas Comunicazione, a New York dall’8 al 18 maggio presso il Palazzo dell’ONU, in preparazione della Giornata Mondiale della Biodiversità.
La mostra racconta l’impegno dell’Arma dei Carabinieri nella protezione e nella conservazione della Natura e metta in evidenza l’impegno dell’Istituzione, attraverso il Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari Carabinieri (nella tutela e nella conservazione della biodiversità, attraverso le attività di sorveglianza del territorio agro forestale del Paese, contrasto dei reati in materia di incendi boschivi, danno ambientale, inquinamento e gestione illegale di rifiuti, di commercio illegale di specie protette di flora e fauna, di maltrattamento animale nonchè alla gestione di 150 riserve naturali statali e aree demaniali e alla sorveglianza dei Parchi nazionali Italiani).
Nell’ambito dell’esposizione è presente anche una sezione dedicata al l’Aeronautica Militare che con il Servizio Meteorologico fornisce un contributo essenziale al Paese ed alla collettività nazionale per il monitoraggio e la previsione delle condizioni meteo climatiche.
L’idea di base dell’installazione è quella di portare il visitatore all’interno di una foresta ideale. Un bosco concettuale e simbolico, che rappresenta idealmente il patrimonio naturale che deve essere custodito e preservato, dove immagini e suoni di ambienti naturali scorrono su schermi distribuiti lungo il percorso, dando vita ad un suggestivo paesaggio immersivo.
Attraverso l’ausilio di alcune postazioni multimediali e interattive, il visitatore può esplorare un’offerta di contenuti di approfondimento su più temi legati al patrimonio naturale e alle attività dell’Arma dei Carabinieri nel settore ambientale, a partire dalla mappatura delle più belle riserve naturali italiane. Un patrimonio naturale di 130 mila ettari, con la maggiore concentrazione di biodiversità in Europa. Complessi ecosistemi che custodiscono una molteplicità di specie animali e vegetali in singolari habitat e paesaggi straordinari in continua evoluzione da scoprire.
Questa popolazione di fauna e flora costituisce a sua volta il tema di un exhibit interattivo dedicato. I visitatori possono navigare fra decine di schede descrittive delle specie più diffuse e tutelate, conoscendone la distribuzione sul territorio e le caratteristiche fisiche e ambientali, oltre all’indice di valutazione sullo stato di conservazione e rischio di estinzione secondo i criteri della IUCN (The International Union for Conservation of Naturès Red List of Threatened Species), svolgendo così un ulteriore opera di sensibilizzazione e informazione sui temi della conservazione della biodiversità e della protezione delle risorse naturali di cui abbiamo bisogno per sopravvivere.
Questo impegno quotidiano per la Tutela del patrimonio Forestale e dei Parchi, della Biodiversità, Ambientale e Agroalimentare, costituisce il capitolo centrale della narrazione. Attraverso l’interattività infatti, si e potuto costruire un sistema di rappresentazione navigabile della vasta e complessa struttura di tutte le attività in cui l’Arma dei Carabinieri, mediante le proprie articolazioni dedicate distribuite su tutto il territorio nazionale, esercita puntualmente e con passione il proprio ruolo di “polizia ambientale”, distinguendosi come un’eccellenza in ambito Europeo.
In linea con lo spirito della mostra, è stata dedicata una particolare attenzione in fase di progetto e di produzione dell’installazione, ai materiali con i quali è stata realizzata. Il legname per la struttura infatti, appartenente a quattro specie diverse (abete, frassino e rovere), proviene da piante morte per cause naturali all’interno delle riserve naturali gestite dai Carabinieri della biodiversità.
Tale legname continua a rappresentare un importante serbatoio di carbonio. Tutta la struttura infatti pesa circa 3.200 kg e rappr esenta un serbatoio di quasi 6500 kg di CO2.
-foto ufficio stampa Carabinieri –
(ITALPRESS).