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Confagricoltura e Assoverde, 5 tappe chiave per i Parchi della Salute

ROMA (ITALPRESS) – Aria più pulita e sana nelle città per creare un ambiente più salutare e a misura d’uomo. Sono cinque le tappe chiave emerse oggi alla giornata di studio organizzata da Assoverde e Confagricoltura, in collaborazione con il CREA e l’istituto Superiore di Sanità per presentare il focus del Libro Bianco del Verde dedicato quest’anno a verde urbano e salute.
Per Confagricoltura e Assoverde occorre sensibilizzare le amministrazioni comunali per creare i “parchi verdi della salute” in ogni quartiere delle città metropolitane. Serve puntare su più aspetti: la pianificazione integrata per scegliere i siti più adatti ad accoglierli, la progettazione mirata effettuata da gruppi di professionisti, la realizzazione (scelta delle specie, distanza dagli edifici), la cura per garantire una corretta e continua manutenzione delle aree verdi, la fruizione per accrescere la consapevolezza dell’importanza dell’esperienza e della connessione con l’ambiente.
Infine, per assolvere adeguatamente alla riduzione di polveri sottili e CO2, rendendo le aree urbane finalmente più salutari e a misura d’uomo, occorre adeguatamente certificare “i parchi della salute”. Proprio per questo sono stati organizzati appositi tavoli di lavoro che hanno coinvolto un centinaio tra medici, istituzioni, docenti e studiosi di università ed enti di ricerca, tecnici, esperti, imprenditori e professionisti per porre le basi al coraggioso progetto ideato da Assoverde e Confagricoltura, in collaborazione con il CREA e l’Istituto Superiore di Sanità per rendere finalmente le nostre città più salubri.
“Invitiamo a riflettere – ha affermato la presidente di Assoverde, Rosi Sgaravatti – quanto sia necessario investire nel verde. Metà della popolazione mondiale risiede in contesti urbani e tutelare la salute è un diritto di tutti. Oggi le aree verdi urbane sono fondamentali ed ecco come un investimento diventa un risparmio, se ben progettato, curato e certificato. Ci vuole la pianta giusta al posto giusto, non solo messa a dimora, ma anche curata e potata da professionisti”.
“E’ diventata evidente – ha messo in evidenza il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – la necessità di dare un nuovo volto e una nuova dimensione alle nostre città: quella verde. Si continua a rafforzare il nostro impegno per diffondere la consapevolezza del valore aggiunto che parchi, giardini, aree verdi, pubbliche e private, danno per migliorare le nostre città e il nostro benessere psico-fisico. Il settore del verde in Italia è vitale e strategico e contribuisce a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità con vantaggi sulla salute e per una migliore qualità della vita”.

– foto ufficio stampa Confagricoltura –

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In Italia più aree verdi e meno CO2 grazie al progetto “Boschi E.ON”

ROMA (ITALPRESS) – Il benessere delle persone e dell’ambiente è il cuore della missione Make Italy Green, in cui E.ON, uno dei principali player energetici in Italia, crede fermamente. Proprio per questo l’Azienda porta avanti, giorno dopo giorno, iniziative concrete con il contributo di partner, dipendenti, clienti e comunità. L’obiettivo: fare la differenza in modo tangibile per il Pianeta e per un futuro più verde, attivando le persone della propria Green Community che ogni giorno compie scelte consapevoli per realizzarlo.
Nell’ambito di questa strategia, uno dei fiori all’occhiello è il progetto Boschi E.ON, che, inaugurato nel 2011, ha contribuito in modo significativo e concreto a rendere l’Italia più verde, grazie alla riforestazione di aree naturali, parchi nazionali e regionali sul territorio italiano. L’iniziativa, che rappresenta uno dei più rilevanti progetti di forestazione portati avanti da un’impresa privata in Italia, ha consentito ad oggi la piantagione di oltre 110.000 alberi, per un totale di 46 boschi, con una superficie di 105 ettari, pari a 105 campi da calcio regolamentari oppure – se gli alberi fossero disposti uno di fianco all’altro – alla distanza lineare tra Milano e Venezia.
Il tutto in 9 diverse regioni italiane: Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Lazio, Umbria, Marche e Puglia. Oltre 20 le specie piantate in ciascun bosco, tra cui: Acero; Leccio; Olmo; Carpino; Frassino e Pioppo oltre a tanti arbusti, necessari per garantire la biodiversità.
I risultati sono significativi anche in termini di mitigazione climatica: la stima delle tonnellate di CO2 assorbite da questi alberi nel corso della loro vita è pari a oltre 77.000, che corrispondono alle emissioni prodotte da un’auto che percorre circa 10.000 giri intorno all’equatore.
Gli alberi contribuiscono al benessere del Pianeta perchè, come spiega la scienza, sono sottrattori naturali di anidride carbonica, considerata la principale causa dell’aumento dei gas serra nell’atmosfera terrestre e quindi dell’innalzamento delle temperature.
Soprattutto nei centri urbani, gli alberi e le aree verdi in genere sono, inoltre, un ottimo alleato contro le cosiddette “isole di calore”: fenomeni climatici che si verificano solitamente in estate e che vedono l’innalzamento delle temperature di diversi gradi rispetto ad aree periferiche o rurali.
Per questo, E.ON è da sempre in prima fila per contrastare i cambiamenti climatici e si affianca a partner esperti, tra i quali Rete Clima che dal 2021 supporta E.ON nello sviluppo tecnico dei progetti di forestazione, per promuovere l’importanza di una cultura green che permetta di migliorare l’ambiente in cui viviamo e che generi benessere diffuso.
La partnership con Rete Clima, ente tecnico non-profit che supporta le aziende in percorsi science-based di sostenibilità e di decarbonizzazione, è stata fortemente voluta da E.ON per proseguire insieme il percorso di riforestazione del Paese nell’ottica di un futuro migliore, obiettivo che E.ON e Rete Clima condividono appieno.
Per farlo l’Azienda ha dato vita alla Green Community, con l’obiettivo che diventi la più grande d’Italia, aperta a chi condivide i valori della sostenibilità e del consumo consapevole e desidera contribuire con piccoli e grandi gesti quotidiani a ridurre l’impatto sull’ambiente e costruire un futuro più sostenibile. Diventare un vero “Change Maker” significa essere parte attiva del cambiamento. E.ON, infatti, è fortemente convinta che ognuno di noi possa fare la propria parte per contribuire a rendere migliore il Pianeta in cui viviamo. Proprio per questo la missione di E.ON è condivisa e dà la possibilità a tutti, clienti e anche coloro che ancora non lo sono, di fare la propria parte nel raggiungimento di ambiziosi traguardi futuri, sostenendo i progetti di sostenibilità per la tutela degli ecosistemi e della biodiversità.
“Siamo davvero orgogliosi di poter constatare che la nostra strategia Make Italy Green sta portando risultati concreti e significativi per il nostro territorio, consapevoli del fatto che con il contributo di tutti questo progetto possa crescere ancora – dice Marcello Donini, Corporate Social Responsibility Manager di E.ON Italia -. L’impegno di E.ON per la riforestazione del Paese prosegue per raggiungere ambiziosi traguardi che intendiamo perseguire insieme ai nostri partner e clienti. Abbiamo a cuore il benessere delle comunità e la riduzione dell’impatto ambientale delle attività antropiche, anche attraverso diversi servizi eco-sistemici, come ad esempio, la riduzione dell’inquinamento, la mitigazione delle temperature locali e lo sviluppo della biodiversità”.
“Oltre alla quantità di aree interessate e di alberi piantati nei Boschi E.ON – spiega Andrea Pellegatta, co-fondatore di Rete Clima e responsabile dei progetti forestali -. Altrettanto importante sono alcuni aspetti tecnici che accrescono il valore dei progetti forestali: le piante utilizzate sono coltivate da vivai italiani, sono accompagnate da passaporto fitosanitario che ne garantisce la salute e per la loro piantagione vengono coinvolte aziende florovivaistiche locali. La composizione dei nuovi boschi comprende fino a 25-30 specie arboree e arbustive diverse, adatte al luogo in cui vengono piantate, e questo favorisce la biodiversità e di conseguenza la presenza di insetti impollinatori, anche quelli poco frequenti, che svolgono funzioni importantissime per il Pianeta, per la tutela della biodiversità stessa e per il nostro sistema alimentare”.

– foto ufficio stampa E.ON –
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Clima, Enea nel progetto Ue contro inondazioni e ondate di calore

ROMA (ITALPRESS) – Definire strategie sempre più efficaci di mitigazione e di adattamento al cambiamento climatico, salvaguardando la fertilità del suolo e contrastando ondate di calore e inondazioni. E’ quanto si propone il progetto europeo Knowing, finanziato dal programma Horizon Europe con oltre 6 milioni di euro, al quale partecipano 17 partner di 8 Paesi Ue, tra cui Enea, Università Federico II e Comune di Napoli per l’Italia. Proprio il capoluogo campano sarà uno dei quattro casi studio internazionali in cui saranno identificati gli interventi necessari a fronteggiare il rischio da inondazioni costiere, legato all’innalzamento del livello del mare e a eventi meteorologici estremi. Gli altri territori ‘laboratoriò saranno Tallinn (Estonia) per le ondate di calore, Granollers (Spagna) per le alluvioni fluviali e la regione del Sud Westfalia (Germania) per la fertilità del suolo. Ai test sulla trasferibilità globale dei risultati raggiunti parteciperà anche la città vietnamita di Ho Chi Min (la ex Saigon).
“Enea si occuperà di elaborare dati sul clima ad alta risoluzione spaziale, da utilizzare in ulteriori modelli di impatto come quelli idrologici ed energetici; grazie ai nostri modelli climatici regionali saremo in grado di ottenere e fornire informazioni a scala continentale, e via via sempre più dettagliata, sulle variabili atmosferiche e oceaniche rilevanti per i rischi che ci si propone di analizzare – spiega Giovanna Pisacane, ricercatrice ENEA del Laboratorio Modellistica climatica e impatti -. Tuttavia, se i modelli climatici ci permettono di conoscere e di valutare l’impatto diretto dei cambiamenti climatici, è ancora incerta la conoscenza di come cambieranno le nostre vite e saranno influenzati la nostra salute, i trasporti, l’edilizia, l’agricoltura e le infrastrutture critiche, perchè non sappiamo come tutti questi elementi reagiranno insieme”.
“E, proprio questa incertezza – sottolinea la ricercatrice – complica la pianificazione di politiche di mitigazione e di adattamento e condiziona l’efficacia delle soluzioni messe in atto”. E’ per questo motivo che il progetto ‘Knowing’ adotterà un approccio interdisciplinare basato sulla dinamica dei sistemi naturali e antropici e sull’analisi comportamentale, per identificare e, dove possibile, percorrere traiettorie di mitigazione e di adattamento realistiche ed efficaci. “Questo permetterà di evitare che le misure di adattamento possano causare effetti imprevisti in altre aree oppure che gli obiettivi di mitigazione climatica vengano messi a rischio da misure di adattamento ad alta intensità di emissioni climalteranti”, aggiunge Pisacane.
Il progetto svilupperà anche strategie di comunicazione per coinvolgere amministratori, cittadini, imprese e associazioni, con lo scopo di diffondere i concetti di “alfabetizzazione climatica”, migliorare la consapevolezza delle correlazioni e dei potenziali conflitti tra le misure individuate e, infine, accrescere il consenso e il supporto da parte degli attori pubblici e privati coinvolti.
Finora numerosi studi e interventi sul campo hanno dimostrato che l’impatto delle misure di adattamento e di mitigazione non è limitato al settore in cui vengono implementate; anzi, le interazioni intersettoriali possono portare a effetti a cascata che possono avere conseguenze indesiderate e persino contrastare l’intenzione iniziale. Per esempio, la costruzione di infrastrutture oppure la produzione di tecnologie necessarie per l’adattamento al cambiamento climatico possono determinare un aumento delle emissioni di CO2, mettendo a rischio le strategie di mitigazione. Così come i fattori comportamentali, che spesso interferiscono con l’esito pianificato delle misure al servizio degli obiettivi fissati.
“Il maggiore utilizzo dei sistemi di raffrescamento nelle abitazioni durante le ondate di caldo oppure l’impiego dell’autovettura anche per brevi spostamenti contribuiscono all’aumento dei consumi energetici, delle emissioni inquinanti e del flusso di calore antropico, responsabili delle cosiddette isole di calore in città. Oppure, sul fronte agricolo, terreni più aridi richiedono modifiche al tipo di coltura e, in questo caso, invece di modificare le proprie abitudini alimentari, i consumatori acquistano prodotti importati, con il risultato di indebolire l’economia locale e di contribuire all’aumento delle emissioni dovute al trasporto delle merci. Il nostro compito, quindi, sarà quello di lavorare per ottenere risultati su tre fronti: progresso della scienza climatica, bilanciamento delle misure di adattamento e di mitigazione grazie a un approccio integrato e trasformazione dei comportamenti”, conclude la ricercatrice Enea.

– foto ufficio stampa Enea –
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Marevivo, al via campagna contro imballaggi monouso per frutta e verdura

ROMA (ITALPRESS) – In linea con la proposta di regolamento della Commissione europea, che intende limitare il ricorso agli imballaggi in plastica monouso, promuovendone il riuso e il riciclo, e con l’entrata in vigore dal 1° gennaio 2023 dell’etichettatura ambientale, che impone l’obbligo di comunicare ai consumatori la destinazione finale di una confezione e i materiali di cui è composta, Marevivo lancia l’iniziativa #BastaVaschette, in collaborazione con Zero Waste Italy.
La campagna nazionale, che come immagine di lancio rielabora provocatoriamente il noto capolavoro di Caravaggio “Giovane con canestra di frutta”, su gentile concessione della Galleria Borghese, intende sensibilizzare l’opinione pubblica, invitando i consumatori all’introduzione di abitudini di acquisto consapevoli che possano andare nella direzione di una vera e propria economia circolare.
L’associazione ambientalista, che da quasi quarant’anni si batte per la tutela dell’ambiente e del mare, chiede una legge anche in Italia che vieti utilizzo di confezioni in plastica monouso per l’ortofrutta, settore in cui ogni anno solo nel nostro Paese vengono utilizzati oltre 1,2 miliardi di vaschette in plastica.
In Francia ad esempio l’utilizzo di imballaggi in plastica è già vietato per una trentina di prodotti ortofrutticoli freschi, la cui confezione non superi il peso di 1,5 kg.
«Sicuramente è un segnale molto positivo che l’Unione Europea abbia proposto misure concrete per contrastare il problema, ma nonostante questo, gli obiettivi non sono abbastanza ambiziosi – dichiara Raffaella Giugni, responsabile Relazioni Istituzionali di Marevivo -. Il volume degli imballaggi è in costante crescita e la riduzione deve essere il primo passo. Non c’è più tempo: non ci basta sapere che la plastica è stata trovata nei tessuti della placenta umana e nel sangue? L’ambiente, la salute e la qualità della vita di noi tutti sono ancora una volta messi in secondo piano rispetto alle esigenze commerciali di un mercato distorto che ci sta portando verso un punto di non ritorno. Dobbiamo attuare una vera transizione ecologica: ce lo chiede l’Europa, ce lo chiede la natura, ce lo chiedono i nostri figli».
L’obiettivo della campagna #BastaVaschette è ridurre l’utilizzo di queste confezioni, molto spesso non riciclabili, dannose non solo per l’impatto ambientale dato dalla produzione e dallo smaltimento dei materiali di imballaggio – che spesso finiscono in mare dove rimangono per sempre, sminuzzandosi e rappresentando una minaccia per gli animali che lo abitano – “ma anche e soprattutto per il fatto che può contaminare gli alimenti, rilasciando sostanze dannose per la salute dell’uomo, secondo quanto emerso da uno studio pubblicato sull’Environmental Health Journal”, spiega Marevivo.
«Occorre passare dalla insensatezza dell’usa e getta e dello spreco legato ad un modello economico lineare non più sostenibile ad un modello circolare, a partire dalla immissione sul mercato di imballaggi durevoli e riusabili o almeno riciclabili. Per salvare la biodiversità marina ed evitare le microplastiche», sottolinea Rossano Ercolini, Zero Waste Italy.
Attualmente, gli imballaggi sono tra i principali prodotti a impiegare materiali vergini: il 40% della plastica e il 50% della carta utilizzati in tutta l’UE sono destinati esclusivamente all’imballaggio. Per Marevivo “non c’è più tempo: se non si agisce in fretta, entro il 2030 l’UE vedrebbe un ulteriore aumento del 19% dei rifiuti provenienti da imballaggi e, in particolare, del 46% dei rifiuti provenienti da imballaggi di plastica. E’ necessario che la riduzione parta da ognuno di noi e dalle nostre scelte: ogni cittadino europeo genera infatti quasi 180 kg di rifiuti di imballaggio l’anno, circa mezzo chilo al giorno, e scegliere di acquistare prodotti sfusi ridurrebbe dell’80% l’utilizzo della plastica per questa categoria di prodotti. Senza plastica, si può e dipende da noi. Se vogliamo, possiamo fare la differenza”.

– foto ufficio stampa Marevivo –

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Con Pianeta=Casa guida a uno stile di vita più sostenibile

ROMA (ITALPRESS) – Una guida che aiuta a comprendere l’importanza della salvaguardia dell’ambiente e di uno stile di vita più sostenibile a partire dalle mura domestiche: è Pianeta=Casa, un volume realizzato da P&G, Aideco, Altroconsumo, Corepla e Wwf Italia. La guida rientra nella piattaforma P&G per l’Italia, dove l’azienda ha raccolto vari progetti in ambito sostenibilità convinti che creare un futuro sostenibile per tutti sia possibile, sia a livello ambientale che sociale e per dare un contributo affinchè nessuno resti indietro.
“Una guida per imparare ad essere sostenibili, rinnoviamo il nostro impegno nella promozione di iniziative di educazione ambientale all’interno del programma di cittadinanza d’impresa ‘P&G per l’Italià”, ha detto Paolo Grue, presidente e Ad di Procter & Gamble Italia. “La guida rappresenta un progetto unico, che unisce le competenze di preziosi partner con l’obiettivo di aiutare a comprendere l’importanza di salvaguardare l’ambiente e la promozione di un consumo responsabile. P&G – ha aggiunto – è da sempre impegnata nello sviluppo di innovazioni di prodotto che permettono ai nostri consumatori di avere comportamenti più sostenibili. Spesso le piccole azioni che possono sembrare insignificanti, come chiudere il rubinetto dell’acqua quando ci laviamo i denti o la doccia mentre ci insaponiamo o ancora abbassare la temperatura di lavaggio in lavatrice, hanno un impatto molto grande sul pianeta. Sappiamo infatti che l’85% delle emissioni di CO2 di scopo 3 è generato proprio a casa, durante l’utilizzo dei prodotti”. Per salvaguardare la natura, fermare il cambiamento climatico e modificare il nostro stile di vita in un’ottica più sostenibile, è importante agire subito, nella quotidianità con semplici accorgimenti per vivere in maniera più sostenibile. “Esiste un mandato di missione, progettuale e concettuale, che lega strettamente la nostra attività consortile a quella di tante aziende responsabili con cui da sempre operiamo per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di un corretto approccio alla raccolta degli imballaggi in plastica”, ha spiegato Giorgio Quagliuolo, presidente di Corepla. “Da tempo abbiamo compreso quanto sia importante che il cambiamento parta dal basso, dalla partecipazione di ognuno di noi. In 25 anni di attività – ha spiegato – Corepla ha cercato di incidere profondamente nella cultura ambientale del nostro Paese attraverso innovazione e informazione, una missione che continueremo a perseguire con sempre maggiore tenacia e convinzione”.
Un viaggio sostenibile suddiviso in due grandi tappe. La prima parte ripercorre gli habitat del Pianeta, spiegandone le peculiarità e l’importanza. Ribadendo quanto l’importanza della sostenibilità sia innegabile per uno stile di vita che rispetti le capacità rigenerative e ricettive dei sistemi naturali. Per parlarne bisogna tenere conto della complessa relazione uomo-ambiente. E’ infatti ormai chiaro quanto il comportamento collettivo possa incidere sul futuro: il nostro, quelle delle prossime generazioni e quello del Pianeta, così strettamente connessi. Il mondo sta cambiando, lo possiamo vedere dagli evidenti effetti del cambiamento climatico che già si osservano in ogni latitudine del mondo. Ma quali sono state le cause? Quali saranno le conseguenze se non agiamo in fretta? Che cosa possiamo fare per cambiare le cose? La seconda parte della guida invece entra nelle abitazioni, stanza per stanza, dove vivere la quotidianità in maniera sostenibile può fare la differenza. E visto che sono le nuove generazioni il futuro del Pianeta, tra le pagine non mancano contenuti dedicati a loro, per aiutarli a comprendere il valore della sostenibilità: curiosità, semplici laboratori o brevi quiz. “Molte delle nostre scelte quotidiane, come quelle alimentari ed energetiche, hanno un impatto diretto sul nostro Pianeta e sul cambiamento climatico”, ha commentato Alessandra Prampolini, direttore generale Wwf Italia. “A lvello medio mondiale usiamo l’equivalente di quasi 2 pianeti e senza un rapido cambio di rotta la nostra sopravvivenza e quella delle generazioni future sono rischio. Educare, sensibilizzare e guidare i cittadini verso uno stile di vita sostenibile in linea con le risorse a disposizione del Pianeta è uno dei principali obiettivi che Wwf vuole raggiungere anche grazie al supporto dei propri partners”, ha concluso.
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-foto xc3 Italpress-

Edison Energia e Cesab per la sostenibilità della piana di Fondi

MILANO (ITALPRESS) – Edison Energia, società del Gruppo Edison attiva nella vendita di energia elettrica e gas e servizi a famiglie e imprese, e Cesab, Centro ricerche in Scienze Ambientali e Biotecnologie, hanno presentato oggi i risultati del progetto di ricerca “AgrigreenFondi 2022” per la sostenibilità economica, ambientale e sociale della Piana di Fondi. Il progetto, nato alla fine del 2021 dalla collaborazione tra Edison e Cesab, ha ottenuto il patrocinio delle istituzioni locali quali il Comune di Fondi e l’Ente Parco Naturale Regionale Monti Ausoni e Lago di Fondi, e il coinvolgimento della Banca Popolare di Fondi. “Il progetto ‘Agrigreen Fondi 2022’ è un percorso partecipativo e virtuoso in cui Edison Energia accompagna la comunità di Fondi verso un modello distintivo di sostenibilità ambientale, sociale ed economica – dichiara Massimo Quaglini, Ad di Edison Energia – a cui si aggiunge l’obiettivo di realizzare la Cer agricola più grande d’Italia. L’auspicio è che il progetto avviato a Fondi diventi un modello da replicare su scala nazionale grazie alle competenze tecniche messe in campo da Edison Energia e a quelle scientifiche del Cesab”.
Per il presidente del Cesab, Ercole Amato, “il progetto Agrigreen Fondi 2022 è determinante perchè con questa iniziativa si è voluto aprire il mondo agricolo alla sostenibilità e, soprattutto, dare attivazione ad un percorso di evoluzione culturale del management delle imprese agricole per entrare nella logica di trasformazione dell’agricoltore in imprenditore agricolo”. Da dicembre 2021 a giugno 2022 Cesab ha raccolto i dati sulle aziende agricole del territorio di Fondi attraverso l’utilizzo di un questionario che ha permesso di raggiungere e intervistare 207 imprenditori agricoli che operano nell’area tra i comuni di Monte San Biagio, Fondi e Sperlonga. A seguito del censimento delle realtà imprenditoriali del territorio sono state individuate quattro aziende campione da prendere a riferimento come caso studio: aziende piccole; aziende medie; aziende grandi; e aziende di altre tipologie (vivaisti, frantoi, altri). Per ogni categoria sono state ricercate soluzioni tecniche ed impiantistiche per ridurre i diversi impatti, in particolare quelli legati ai consumi energetici. Soluzioni che permettono di ridurre il consumo di energia e allo stesso tempo di produrla per il mantenimento di tutto l’agro-ecosistema dell’azienda stessa: impianti energetici da fonti rinnovabili (fotovoltaico, eolico, gassificatori di biomassa, digestori per la produzione di biogas), sistemi di agricoltura di precisione, automazione.
I risultati hanno fatto emergere che la coltivazione prevalente è quella del pomodoro, in grado di coprire quasi il 60% dei terreni coltivati, a cui segue quella delle zucchine (27%), cetriolo (6%), e quella delle melanzane e dei peperoni. La maggior parte delle aziende, circa l’83% del campione rappresentativo analizzato, hanno un’area coperta a serre complessiva minore o uguale a 2 ettari. In merito ai consumi energetici, è stato riscontrato, per il 54% delle aziende, un costo medio per il consumo di energia elettrica compreso tra i 2.500 ed i 5.000 euro l’anno. A cui segue un 33% di attività che si attesta su valori di consumi minori di 2.500 euro l’anno, per la gran parte corrispondenti ad un valore di 2.000 euro. I valori di consumi più alti, che possono raggiungere anche i ventimila euro, si hanno per aziende aventi superfici a serra molto estese, dai 7 fino ai 16 ettari. Infine, dall’analisi emerge come per il 46% delle aziende la produzione di residuo per ettaro sia minore di 40.000 kg con un valore medio all’interno di questa fascia di circa 25.000 kg. A fine 2022 il progetto ha raccolto le prime manifestazioni di interesse a partecipare alla Comunità energetica agricola da parte dell’Ente Parco Ausoni, del Comune di Fondi, di imprese singole e organizzazioni di produttori agricoli. La Cer agricola, che diventerà la più grande d’Italia, verrà costituita nel 2023 a seguito dell’emanazione del Decreto Ministeriale prevista a breve. La Comunità energetica agricola vedrà Cesab come soggetto aggregatore, Edison Energia fornitore esterno e tre soggetti coinvolti: i consorzi delle aziende agricole, l’Ente Parco e il Comune di Fondi. La Cer permetterà di conseguire, unitamente ai benefici economici e ambientali del progetto, benefici sociali, in quanto la sostenibilità porta a una migliore qualità del prodotto finale, realizzato in un ambiente più salubre e pulito. Un vantaggio per l’intera comunità di Fondi che vedrebbe una notevole riduzione di emissioni climalteranti. Lo studio si pone l’obiettivo di fornire alle aziende agricole del contesto territoriale di Fondi le best practices da adottare al fine di ridurre gli impatti legati alle attività agricole, ponendo l’attenzione su quelli legati ai loro consumi energetici, idrici e all’utilizzo di combustibili fossili. Le aziende interessate a seguire questo iter aderiscono in tal modo ad una certificazione energetico-ambientale, la Certificazione Bioagropro. L’azienda che ottiene la certificazione può dimostrare di essere responsabile nei confronti dell’ambiente in cui coltiva i propri prodotti, nei confronti dei suoi consumatori e stakeholders, e nei confronti del contesto territoriale paesaggistico che è composto da un mosaico di ambienti di elevato valore naturalistico.
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-foto ufficio stampa Edison-

Marevivo e Wwf “Dare valore alla natura deve essere un impegno di tutti”

ROMA (ITALPRESS) – Dare valore alla natura deve essere un impegno di tutti, in primis delle istituzioni. E’ il messaggio emerso nel corso dell’incontro “Valore Natura”, organizzato da Marevivo e Wwf a Roma, focalizzato su temi riguardanti il ruolo delle Aree Protette. A parlarne il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, il ministro della Protezione civile e delle Politiche del Mare Nello Musumeci, il presidente della Commissione Agricoltura e Turismo del Senato Luca De Carlo (questi ultimi due protagonisti di una sessione moderata dal direttore di Green&Blue di Repubblica Riccardo Luna), il presidente dell’ISPRA Stefano Laporta, il Comandante generale delle Capitanerie di Porto Nicola Carlone, il Generale dei Carabinieri Forestali Raffaele Manicone, il presidente di Federpachi Giampiero Sammuri, molti direttori di Aree Marine Protette ai tecnici di WWF e Marevivo, i professori Carlo Blasi, direttore scientifico Centro di Ricerca Interuniversitario Biodiversità, Servizi Ecosistemici e Sostenibilità e Carlo Alberto Graziani, presidente Gruppo di San Rossore.
Negli interventi è stato sottolineato come l’obiettivo comunitario della tutela estesa al 30% del territorio e del mare rivesta anche un’importante opportunità di carattere economico e di funzionalità rispetto al contrasto al cambiamento climatico.
Nonostante sia un importante provvedimento dell’Europa e uno dei target fondamentali su cui i governi europei dovranno lavorare per raggiungere l’obiettivo del 30% di territorio protetto entro il 2030, la Strategia europea per la Biodiversità continua ad essere un oggetto misterioso per l’opinione pubblica italiana. In un recente sondaggio realizzato da EMG per il centro Studi del WWF Italia, illustrato dall’amministratore delegato e Partner di EMG Different Fabrizio Masia nel corso dell’incontro, infatti, il 90% dei cittadini non è a conoscenza del fatto che l’Unione Europea abbia varato una strategia per arrivare entro il 2030 al 30% di territorio e mare protetti di tutta Europa. Inoltre, l’86% dei cittadini dice di non essere a conoscenza della riforma costituzionale del 2022, che ha modificato gli articoli 9 e 41 della Costituzione Italiana inserendo la tutela della biodiversità e degli ecosistemi all’interno dei suoi principi generali.
Il 45% dei cittadini pensa che il nostro Paese non stia facendo abbastanza per raggiungere questo obiettivo europeo e gli intervistati ritengono che lo Stato (47% citazioni) e le Regioni (24% citazioni) dovrebbero essere i soggetti in prima linea per centrarlo. La percezione dell’opinione pubblica è che non si stia facendo abbastanza per la tutela dei processi naturali e delle aree protette (54% poco + per nulla) e il 77% degli intervistati è molto/abbastanza favorevole a destinare maggiori risorse alla difesa della natura. Il 75% (8 italiani su 10) pensa che lo Stato dovrebbe impiegare maggiori risorse rispetto a quanto ha fatto fino ad oggi sulla tutela delle Aree protette e della natura in generale. Dalla ricerca emerge poi che nonostante una buona conoscenza di parchi nazionali e regionali, l’86% dice di conoscerli (percentuali che scendono al 56% per le aree della Rete Natura 2000), siano pochi gli italiani che li frequentano. Solo l’8% sostiene, infatti, di aver visitato nel 2022 un parco nazionale; stessa percentuale per coloro i quali hanno visitato un parco regionale.
Gli italiani hanno le idee chiare su quali siano gli scopi delle aree naturali protette. Per il 50% del campione, infatti, devono tutelare e valorizzare la natura, per il 20% sono importanti per proteggere gli animali che vivono nell’area protetta e per l’8% educano e sensibilizzano i cittadini sui temi ambientali. Nonostante l’espressione servizi ecosistemici non sia ancora penetrato nell’opinione pubblica, il 73% dei cittadini pensa che acqua, aria e cibo dipendono dai sistemi naturali. Infine, per i cittadini, tutelare il territorio e il mare è molto importante per il nostro benessere (82% molto + abbastanza) e per ridurre gli effetti del cambiamento climatico (67% molto + abbastanza).
‘La stragrande parte degli Italiani ignora la riforma costituzionale sull’ambiente in costituzione in vigore ormai da un anno. Una percentuale ancor più alta di persone non sa che il nostro Paese deve porre sotto tutela almeno il 30% della superficie terrestre e marina entro il 2030. Obbiettivo possibile ma molto difficile se non si aumenta la consapevolezza dell’importanza della conservazione della natura e se non si rendono più efficienti ed efficaci le attuali aree protette, sia terrestri che marine, istituendo anche quelle già previste per leggè, ha dichiarato il presidente del WWF Italia Luciano Di Tizio che aggiunge: “Il 2030, scadenza prevista dall’unione Europea è tra sette anni: di questo passo non riusciremo a centrare un obiettivo indispensabile a proteggere la nostra natura, il nostro mare e il nostro benessere. Serve un impegno straordinario, che i cittadini chiedono e che deve vedere protagoniste – sin da subito – le istituzioni”.
WWF e Marevivo, anche con un documento presentato nel corso dell’incontro, hanno sottolineato come l’attuale sistema veda le Aree Marine Protette relegate ad una sorta di Serie B con strumenti e ruolo diversi rispetto a quelli garantiti alle aree protette terrestri.
‘Le aree marine protette in Italia sono 29, più 2 parchi sommersi, ma in pochi conoscono la loro importanzà, ha dichiarato Rosalba Giugni, presidente Marevivo, che aggiunge: “Pur trattandosi di un numero significativo, la percentuale di acque territoriali protette in modo efficace è lontana da quella prefissata al 2030, che prevede un’estensione del 30% rispetto a quella attuali. Considerando che il mare protetto ad oggi ricopre solo il 13,4% e che di queste solo lo 0,01% risulta con livello di protezione integrale e che i fondi stanziati per le AMP sono pari a 7.000.000 di euro annui, corrispondenti a un decimo di quelli garantiti ai parchi terrestri, Marevivo chiede interventi concreti per migliorare la gestione e la tutela del nostro immenso patrimonio marinò.
‘Tra le azioni necessarie – ha spiegato -: ricondurre la discipline delle AMP a quella dei Parchi Marini mediante la riforma della Legge 394, istituire al Ministero dell’Ambiente, oggi MASE, una cabina di regia agile e fortemente operativa per individuare in tempi rapidi criticità e soluzioni, realizzare un sistema nazionale delle aree marine protette che consenta lo scambio e favorisca programmi pluriennali comuni, intervenire sulla loro governance e realizzare un inventario della biodiversità nelle AMP affinchè diventino i termometri dello stato del capitale naturale delle nostre acque”.
Le Associazioni, quindi, hanno presentato una serie di punti ritenuti essenziali per rafforzare la tutela del mare: l’adozione di criteri di valutazione che permettano di misurare l’efficacia di gestione di ogni singola area marina protetta, l’insufficienza degli stanziamenti e del personale a queste preposto, il rafforzamento della sorveglianza, l’estensione delle superfici protette attraverso riperimetrazioni, nuove istituzioni anche off shore, l’annessione ai parchi costieri di aree a mare.
Il sistema Aree Marine Protette ha evidenziato, secondo le Associazioni, evidenti limiti di gestione ed è per questo che viene richiesto coraggio per immaginare anche nuove forme di governance sia come coordinamento ed omogeneità dei criteri di gestione sia come istituzione di veri e propri Parchi Marini per le realtà più estese.
La sessione dedicata alle aree protette terrestri ha evidenziato come concetti quali “sistema” (il sistema delle aree protette) o come “rete” (Rete Natura 2000) imporrebbero una visione d’insieme ed una gestione più coerente, coordinata e sinergica. Considerare le aree sottoposte a vincoli ambientali come ‘isolè è un errore noto e ad oggi tutt’altro che risolto.
Pur in un contesto generale di risultati positivi comunque raggiunti, esistono una serie di problematiche che si trascinano sino dalle prime applicazioni della Legge Quadro sulle aree protette (che risale al 91), altre sono poi subentrate con modifiche a questa apportate. Anche in questo caso WWF e Marevivo indicano una serie di punti caldi: la classificazione delle aree protette è stata incoerente e disomogenea, la previsione di parco ancora inapplicata per alcune importanti aree prioritarie di pregio, le procedure di pianificazione sono troppo lunghe e lente, la frammentazione di gestione tra Enti Parco e Carabinieri Forestali riguardo aree demaniali e riserve naturali dello Stato, difficoltà d’istituzione delle aree contigue.
Le Associazioni poi segnalano come, rispetto all’impostazione originaria della norma, ci sia state modifiche della governance dei Parchi Nazionali che hanno portato le aree protette sotto una maggiore influenza degli enti locali indebolendo il ruolo e le competenze inderogabili e quindi obbligatorie dello Stato in materia di conservazione della natura.

– foto ufficio stampa Marevivo e Wwf –
(ITALPRESS).

Banco Bpm, conclusa con successo emissione bond green per 750 mln

MILANO (ITALPRESS) – Banco Bpm ha portato a termine con successo una nuova emissione Green Senior Preferred, con scadenza quattro anni per un ammontare pari a 750 milioni di euro. Gli ordini, pari a 1,4 miliardi di euro hanno raggiunto quasi il doppio dell’emissione, con una buona granularità (circa 120 investitori coinvolti), confermando il forte interesse da parte degli investitori per il nome Banco BPM. Circa il 78% degli ordini allocati hanno avuto una connotazione Esg. Il titolo è stato emesso ad un prezzo pari a 99,613% e paga una cedola fissa del 4,875%. L’obbligazione, che è riservata agli investitori istituzionali, è stata emessa a valere sul Programma Euro Medium Term Notes dell’emittente e ha un rating atteso di Ba1/BBB-/BBB (Moody’s/Fitch/DBRS). I proventi derivanti dall’emissione del titolo saranno destinati al finanziamento e/o al rifinanziamento di Eligible Green Loans, come definiti nel Green, Social and Sustainability Bond Framework della banca. Si tratta della quinta emissione nell’ambito del Green, Social and Sustainability Bond Framework, per un valore complessivo di emissioni Esg pari a 3 miliardi di euro. Il Framework si integra perfettamente nella strategia Esg di Banco Bpm e rappresenta la concreta realizzazione degli obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale che sempre più indirizzano e caratterizzano le diverse aree di business della Banca. Banco Bpm ha, inoltre, ottenuto sul proprio Framework una certificazione fornita da Institutional Shareholder Services Esg quale soggetto indipendente avente competenza ambientale, sociale e di sostenibilità: Second Party Opinion. Gli investitori che hanno partecipato all’operazione sono principalmente asset manager (61%) e banche (27%), mentre la distribuzione geografica vede la presenza prevalente di investitori esteri (tra cui Francia col 19%, Regno Unito e Irlanda col 18%, Germania e Austria con l’11%) e dell’Italia col 42%.(ITALPRESS).

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