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Sogin, concluso lo smantellamento dell’impianto FN di Bosco Marengo

ALESSANDRIA (ITALPRESS) – Il sindaco di Bosco Marengo, Gianfranco Gazzaniga, il prefetto di Alessandria, Francesco Zito, assieme ai rappresentanti delle forze dell’ordine hanno visitato l’impianto FN di Bosco Marengo, accompagnati dal presidente di Sogin Luigi Perri e dall’amministratore delegato Emanuele Fontani. Il sito piemontese, nel quale durante l’esercizio si fabbricava combustibile nucleare, è il primo impianto italiano nel quale Sogin ha terminato le attività di smantellamento previste dalla Fase 1, raggiungendo il cosiddetto stato di brown field. Un traguardo ottenuto attraverso una significativa accelerazione nel 2021 di circa il 16% delle attività di decommissioning.
Questo traguardo ha consentito di togliere i vincoli radiologici e di declassificare le aree e gli edifici dove in passato si fabbricavano gli elementi di combustibile nucleare che tornano ad essere fruibili come ambienti convenzionali.
Le principali attività svolte hanno riguardato la decontaminazione e lo smantellamento del ciclo di produzione degli elementi di combustibile, il “cuore” dell’impianto durante il suo esercizio. Sono stati smantellati i sistemi ausiliari quali l’impianto di ventilazione, la vasca di decontaminazione dei materiali e l’impianto di trattamento e drenaggio degli effluenti liquidi.
Inoltre, negli ultimi anni sono stati trattati e ridotti di volume tutti i rifiuti radioattivi solidi e liquidi che erano presenti.
I circa 500 metri cubi di rifiuti radioattivi presenti, derivanti dalle pregresse attività di esercizio dell’impianto e dalle successive attività di dismissione, sono stoccati in sicurezza nel deposito temporaneo B106, adeguato ai più recenti standard, in attesa del loro trasferimento al Deposito Nazionale quando sarà disponibile.
Le prossime attività riguarderanno il mantenimento in sicurezza, la gestione dei rifiuti radioattivi e la conclusione dei lunghi lavori di caratterizzazione e bonifica di una parte dell'”area di rispetto” del sito. Una durata dovuta alla particolare cura che viene adottata nelle misure di caratterizzazione radiologica. Tranne un piccolo quantitativo di rifiuti radioattivi, a debole contaminazione di poche decine di chili, si tratta di materiali inerti quali plastica, ferro, cemento, legno, fusti petroliferi eccetera, interrati in passato durante l’esercizio dell’impianto.
Tale materiale dopo gli opportuni controlli verrà rimosso e conferito in discarica.
Con la disponibilità del Deposito Nazionale i rifiuti radioattivi saranno allontanati e il deposito temporaneo smantellato. Il sito sarà così riportato a green field, ossia una condizione priva di vincoli radiologici che consentirà il suo riutilizzo per altre attività.
La sostenibilità fa parte degli obiettivi di Sogin fin dalla sua fondazione ed è alla base di tutte le sue attività. In linea con questo principio, la Società si è resa disponibile ad offrire alcuni edifici dell’impianto di Bosco Marengo, assieme ad altri delle centrali nucleari in dismissione di Caorso e del Garigliano, per custodire in caso di calamità naturali le opere d’arte del nostro Paese, nell’ambito di un progetto di tutela del patrimonio artistico promosso dal Ministero della Cultura e inserito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
“Ringrazio Sogin per l’invito – ha affermato il sindaco di Bosco Marengo, Gianfranco Gazzaniga -. Sono estremamente soddisfatto della conclusione del percorso di decommissionig per la nostra sede di Bosco Marengo che ad oggi può considerarsi a tutti gli effetti in brown field e, pertanto, solo in attesa del trasporto definitivo dei rifiuti radioattivi ove verrà costruito il Deposito Unico. Non posso, in qualità di Sindaco che esprimere il mio grazie a Sogin che in questi anni ha sempre correttamente adempiuto al dettato normativo e alle prescrizioni di legge affinchè il sito di Bosco Marengo venisse bonificato e messo in sicurezza. Un grazie – ha concluso il sindaco – anche per la sensibilità nel corso degli anni verso il territorio”.
“Ringrazio tutto il personale – ha dichiarato l’amministratore delegato di Sogin, Emanuele Fontani – che in questi anni ha lavorato con impegno e le Autorità e gli Enti che a vario titolo hanno autorizzato e accompagnato le diverse fasi di un lavoro complesso che ha liberato il sito da vincoli radiologici. Questo risultato – ha proseguito Fontani – è uno stimolo ulteriore ad accelerare le attività di smantellamento degli impianti nucleari italiani, come già avviene da un paio d’anni, tenendo sempre al primo posto la sicurezza dei lavoratori e delle comunità che vivono vicino ai nostri siti e la tutela dell’ambiente”.

– foto ufficio stampa Sogin –
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In Europa l’Italia ricicla più di altri Paesi e a costi inferiori

MILANO (ITALPRESS) – L’Italia è uno dei Paesi europei in cui il riciclo degli imballaggi ha i risultati migliori e risulta meno costoso. A svelarlo è uno studio condotto da GREEN (Centre for Geography, Resources, Environment, Energy and Networks) dell’Università Bocconi e dal Wuppertal Institut: Screening the efficiency of packaging waste in Europe, presentato a Bruxelles presso la sede del Parlamento Europeo.
Dal 2005 l’Europa ha introdotto per i suoi Stati l’obbligo di istituire un regime di responsabilità estesa del produttore per gestire gli imballaggi quando diventano rifiuti: chi produce imballaggi è responsabile anche del loro fine vita.
I Paesi hanno costruito diversi modelli di gestione dei rifiuti di imballaggio, ognuno con specificità proprie. Quello italiano, rappresentato da CONAI, è uno dei più efficienti e meno costosi.
Lo studio ha ricevuto risposte da 28 Producer Responsibility Organizations (PRO), ossia le organizzazioni (finanziate dai produttori e/o utilizzatori di imballaggi) che si assumono la responsabilità della gestione dei rifiuti di imballaggio.
«Confrontate in base a efficienza economica e a efficacia di riciclo, le organizzazioni sono state rappresentate in un grafico a quattro quadranti», spiega il presidente CONAI Luca Ruini. «L’Italia, con il Consorzio Nazionale Imballaggi, è uno degli Stati in cui si ricicla di più e a prezzi più bassi. I dati dello studio smentiscono la credenza per cui a risultati di riciclo migliori corrispondono costi più alti per il tessuto imprenditoriale: e infatti abbiamo appena abbassato la maggior parte dei contributi ambientali CONAI, ponendoci tra i Paesi europei che hanno apportato le riduzioni più consistenti. Ma dalla ricerca emerge un altro dato di grande importanza: insieme a Francia, Estonia e Repubblica Ceca, siamo il Paese che nella gestione dei rifiuti vanta il maggior livello di trasparenza», prosegue.
CONAI, se messo a confronto con le PRO delle Nazioni con più di 10 milioni di abitanti serviti, risulta il sistema più efficiente: è meno costoso rispetto alle PRO di Spagna, Repubblica Ceca, Paesi Bassi, Belgio, Francia e Germania.
«Un esempio concreto dell’eccellenza dell’Italia nel sistema di gestione degli imballaggi», commenta il commissario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni.
«Sui temi dell’economia circolare l’Italia spicca nel confronto europeo. La necessità di accelerare il passaggio verso l’economia circolare, del resto, non è mai stata così chiara e urgente: l’estrazione e la lavorazione delle risorse materiali è responsabile della metà delle emissioni di gas effetto serra e del 90% della perdita di biodiversità», prosegue.
«Ancora una volta il ruolo delle organizzazioni di responsabilità estesa del produttore si rivela fondamentale per un’efficace transizione verso l’economia circolare», dichiara Simona Bonafè, deputata al Parlamento Europeo. «I dati riportati dalla ricerca condotta dall’Università Bocconi evidenziano il contributo di queste organizzazioni per raggiungere gli obiettivi di riciclo presenti nella Direttiva Imballaggi. In questo settore l’Italia è all’avanguardia e l’esperienza del CONAI rappresenta una best practice nella gestione dei rifiuti da cui trarre esempio a livello europeo», aggiunge.
A rivelarsi più efficienti sono le PRO singole, ossia le uniche nel loro Paese, che operano in un regime non competitivo. Dallo studio emerge con chiarezza come le PRO multiple in regimi competitivi realizzino tassi di riciclo decisamente inferiori. Le PRO singole coniugano costi inferiori e risultati migliori.
Nella gestione dei rifiuti di imballaggio, i sistemi no profit di contesti non competitivi ottengono in Europa tassi di riciclo superiori di 8 punti percentuali rispetto a sistemi profit che operano in ambienti competitivi.
«L’Italia è un campione europeo nel riciclo» osserva la deputata Chiara Braga. «Nello sviluppo dell’economia circolare, nel sistema del riciclo, la questione della dotazione impiantistica resta però la questione principale. La dotazione di impianti, ma anche la loro diffusione e presenza sul territorio, sono fondamentali per il nostro Paese – prosegue -. In questo credo che anche il sistema del CONAI, il sistema dei Consorzi, possa aiutare molto. Il valore aggiunto di questo sistema, in questi anni, è stato quello di costruire un rapporto con i territori che via via si è consolidato, attraverso il ruolo anche di alleanza con le amministrazioni locali. Abbiamo poi da accelerare moltissimo su tutta la parte di autorizzazione dei decreti “End of waste” e dell’utilizzo delle materie prime, anche in vista dell’aggiornamento dell’assetto normativo europeo in determinati ambiti».
«Dalle crisi legate alla pandemia e alla guerra in Ucraina arriva un nuovo impulso a ridurre la dipendenza dell’Europa dall’utilizzo di risorse naturali, combustibili fossili e fornitori esteri – conclude Paolo Gentiloni -. Dobbiamo puntare in modo ancor più deciso su transizione energetica e sviluppo dell’economia circolare. Significa anche ripensare il modo in cui produciamo e consumiamo, e promuovere il riutilizzo di risorse e materiali già in fase di progettazione e produzione, come stiamo facendo con gli imballaggi».

– foto ufficio stampa Conai –

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“Next Generation Erg”, chiusa la prima edizione del progetto di educazione ambientale

GENOVA (ITALPRESS) – Si è chiusa la prima edizione di “Next Generation ERG”, il progetto di educazione ambientale sulla sostenibilità e le energie rinnovabili di ERG, che raccoglie l’eredità del progetto “Vai col Vento”. Dopo otto edizioni, infatti, “Vai col Vento” si aggiorna ad un mondo sempre più digitale, più smart, più connesso, in cui le nuove generazioni sono già i protagonisti di oggi.
Il progetto, dedicato agli studenti dell’ultimo anno delle scuole secondarie di primo grado e delle prime e seconde liceo di tutta Italia, è volto a promuovere la conoscenza e la diffusione dell’energia proveniente da fonti rinnovabili, le tecnologie usate e i benefici ambientali che ne derivano.
Adattandosi alle nuove esigenze e modalità di apprendimento, verificatesi anche a seguito dell’emergenza sanitaria, ERG ha voluto adottare un nuovo approccio per condividere con gli studenti le sue conoscenze, sviluppando una piattaforma di e-learning, raggiungibile al link www.nextgenerationerg.eu, che accompagnerà docenti e studenti alla scoperta della sostenibilità di ERG aprendo un sipario sul mondo dell’eolico e del solare.
Grazie a una grafica d’animazione accattivante, immagini in alta risoluzione, e inserti testuali illustrativi, docenti e studenti verranno accompagnati in un’esperienza sensoriale che consentirà l’apprendimento delle principali nozioni relative alle tematiche energetiche, alla produzione di energia da fonti rinnovabili, con particolare riferimento ai benefici per l’ambiente e per il contrasto ai cambiamenti climatici.
Uno strumento molto utile che ha consentito lo svolgimento delle attività anche tramite DAD (didattica a distanza), creando le condizioni per incrementare il numero di studenti coinvolti nell’iniziativa, che quest’anno sono stati più di 5.200!
Lo sviluppo tecnico è curato da Ancitel Energia e Ambiente, una PMI che nelle sue diverse attività ha all’attivo diversi progetti di educazione ambientale.
Nel corso dell’evento sono stati assegnati i premi #nextg22 Awards e #nextg22 School of the Year relativi al concorso “”La transizione ecologica e culturale: ripensare il nostro stile di vita in armonia con la natura”.
Gli elaborati sono stati valutati da un’apposita giuria composta da professionisti ERG ed esperti del settore energetico.
Questi gli istituti vincitori: IC Capuana di Mineo (CT), Sicilia. Gianfranco Bonerba, con il modellino “Green Car… The Future!!!”; IC Visconti Ogliastro di Rutino (SA), Campania. Paolo Coscia, con la “realizzazione di un modello fotovoltaico”; ICS Aldo Moro di Canegrate (MI), Lombardia. Giovanna Lo Presti, con un “modello fotovoltaico”; IC Cassarà Guida di Partinico (PA), Sicilia. Giuseppa Marino, con una “Mostra sull’Ambiente”; IC Cassarà Guida di Partinico (PA), Sicilia. Angela Randazzo, con una app per dispostivi Android “App…roposito di Ambiente”; IC Ruini di Sassuolo (MO), Emilia Romagna. Maria Simone, con un video della classe III B.
Il progetto ha riscontrato un grande successo in termini di partecipazione.
-foto agenziafotogramma.it –
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Uno studio, alcuni batteri alleati nella lotta al cambiamento climatico

MILANO (ITALPRESS) – Scoperto il meccanismo che consente agli enzimi presenti nel suolo in alcuni batteri di eliminare monossido di carbonio (CO) dall’atmosfera. Lo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca in collaborazione con i colleghi dell’Università della Calabria e dell’Università di Lund, in Svezia, ha consentito di comprendere nel dettaglio in che modo questi enzimi trasformino il CO in biossido di carbonio (CO2). Un risultato che apre nuove prospettive per quanto riguarda la mitigazione delle emissioni di monossido di carbonio, con effetti benefici sia sulla qualità dell’aria che sul clima dato che questo gas, altamente tossico, contribuisce ad aumentare l’effetto serra.
Negli ultimi vent’anni, diversi studi sperimentali e teorici sono stati dedicati alla comprensione del processo di ossidazione del CO da parte di un particolare enzima contenente molibdeno e rame, chiamato MoCu CO deidrogenasi.
I meccanismi fin qui ipotizzati, tuttavia, riportavano alcune difficoltà nell’evoluzione del prodotto. Grazie all’esperienza maturata in precedenti attività di studio del sistema mediante modelli computazionali, il gruppo di ricercatori formato dal professor Claudio Greco, vicedirettore del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra, dal professor Ugo Consentino e dalla ricercatrice Anna Rovaletti dello stesso Dipartimento, dal professor Giorgio Moro del Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze, nonchè dalla professoressa Emilia Sicilia e dalla dottoressa Alessandra Gilda Ritacca del Dipartimento di Chimica e Tecnologie Chimiche dell’Università della Calabria e dal professor Ulf Ryde del Dipartimento di Chimica Teorica dell’Università della Lund University, è riuscito a riprodurre per la prima volta un meccanismo di reazione che concorda con i dati sperimentali riportati ad oggi. In particolare, è stato spiegato in che modo l’enzima MoCu CO deidrogenasi trasferisce dall’acqua un atomo di ossigeno trasformando il monossido in biossido di carbonio.
La CO2 prodotta viene utilizzata dagli stessi batteri e, quindi, non viene rilasciata nell’atmosfera.
Lo studio, dal titolo “Unraveling the Reaction Mechanism of Mo/Cu CO Dehydrogenase Using QM/MM Calculations” è stato pubblicato su ACS Catalysis (DOI: 10.1021/acscatal.2c01408).
“L’atmosfera contiene, in piccole proporzioni, vari gas dovuti sia a fonti naturali che a emissioni antropiche, come ad esempio proprio il CO – spiega il professor Greco -. Gli enzimi in grado di trasformare CO in CO2 sono presenti in diversi microrganismi del suolo e riescono a “consumare” circa il 15% del monossido di carbonio dell’atmosfera. La scoperta di dettagli fondamentali del funzionamento di questi enzimi segna il passaggio verso la possibilità di progettare composti che funzionano nello stesso modo e che potrebbero essere impiegati sia in sensori di nuova generazione per la rilevazione del CO sia per la riduzione delle emissioni di questo gas in processi industriali”.

– foto agenziafotogramma.it –
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A Mestre apre una stazione di servizio per il rifornimento di idrogeno

VENEZIA (ITALPRESS) – Con il taglio del nastro avvenuto questa mattina, venerdì 10 giugno, entra in funzione a Mestre la prima stazione di servizio urbana e aperta al pubblico d’Italia dove è possibile effettuare rifornimento a idrogeno. La struttura, realizzata da Eni vicino alla rotonda di parco San Giuliano, è stata inaugurata alla presenza del sindaco di Venezia, del direttore generale di Energy evolution Eni, Giuseppe Ricci e dell’amministratore delegato di Toyota Italia, Luigi Ksawery Lucà. La casa automobilistica destinerà dei modelli a idrogeno al Comune e altri per il car sharing.
All’evento erano presenti anche gli assessori comunali alla Mobilità e all’Ambiente, oltre al presidente della Municipalità di Mestre Carpenedo e alcuni consiglieri comunali. L’impianto, è stato spiegato, è dotato di due punti di erogazione, con una potenzialità di oltre 100 kg/giorno, che possono caricare autoveicoli in circa 5 minuti e autobus.
All’interno della stazione di servizio, è stato sottolineato, sono presenti innovativi e specifici apparati di sicurezza e antincendio. Nella struttura, ricostruita nei mesi scorsi e riaperta al pubblico da febbraio, è presente inoltre una colonnina per la ricarica elettrica con due postazioni da usare anche in contemporanea.
In linea con l’accordo siglato nel 2019 tra Comune, Città metropolitana di Venezia, Eni e Toyota sono state consegnate alla città tre vetture a idrogeno che saranno utilizzate come auto di rappresentanza dal Comune di Venezia. Altre tre entreranno a far parte del parco auto dedicato al servizio di car sharing comunale “Kinto Share”. Mentre le ultime quattro, per un totale di dieci auto consegnate, verranno introdotte nei prossimi mesi.
-foto ufficio stampa Toyota –
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Draghi “Crisi non deve distrarci dall’impegno per ambiente e giovani”

PARIGI (FRANCIA) (ITALPRESS) – “La risposta alla crisi derivante dall’invasione dell’Ucraina non deve distrarci dalle politiche a lungo termine che andranno a beneficio delle generazioni future”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, intervenendo a Parigi alla Cerimonia di apertura della Riunione del Consiglio Ministeriale dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE).
“Il Covid-19 ha messo in luce le fragilità dei nostri sistemi sanitari – ha aggiunto -. Vogliamo stimolare gli investimenti e rendere il mondo più preparato per future pandemie. Accelerare la transizione energetica è essenziale per passare a un modello di crescita più sostenibile e, allo stesso tempo, ridurre la nostra dipendenza dalla Russia. Dobbiamo facilitare l’espansione delle energie rinnovabili – sia nei paesi ad alto che a basso reddito – e promuovere ulteriormente la ricerca e lo sviluppo di nuove soluzioni energetiche pulite. Ciò significa, ad esempio, rafforzare la nostra architettura a idrogeno verde, aumentare l’efficienza, sviluppare reti intelligenti e resilienti”.
“Questa emergenza non è, e non dovrebbe essere, una scusa per tradire i nostri obiettivi climatici, ma un motivo per raddoppiare i nostri sforzi – ha sottolineato il premier -. Dalla sua creazione più di 60 anni fa, l’OCSE ha svolto un ruolo fondamentale nella promozione di politiche che promuovono la crescita e l’occupazione e nel facilitarne l’adozione tra i suoi Stati membri”.

– foto agenziafotogramma.it –

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“The Living Sea”, a Venezia la mostra fotografica di Marevivo e FON

VENEZIA (ITALPRESS) – “The Living Sea” è la mostra fotografica a cura di Marevivo Onlus, Marevivo Veneto e FON – Focused on Nature, che sarà ospitata dal 9 giugno all’11 settembre presso il Museo di Storia Naturale di Venezia Giancarlo Ligabue, e che prevede l’esposizione delle opere del fotografo e ambientalista Hussain Aga Khan e la videografia a cura di Simone Piccoli.
La mostra, realizzata con il patrocinio di MITE, MIPAAF, Città di Venezia, Confindustria Venezia e nata con l’obiettivo di far conoscere il patrimonio unico e irripetibile rappresentato dal mare e dalle sue creature e sensibilizzare sulla sua funzione essenziale per la vita dell’uomo, è stata inaugurata in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani. La manifestazione ospiterà una serie di appuntamenti che tratteranno le tematiche, quantomai attuali, dei problemi del mare e delle minacce alla biodiversità marina, della transizione alimentare, dell’inquinamento da micro- plastiche che si concluderanno, nel mese di settembre, con un convegno sullo shark-finning.
Marevivo, associazione ambientalista che da oltre 37 anni si adopera in difesa del mare e dei suoi abitanti, intende infatti, promuovere, anche con la realizzazione di questa prestigiosa esposizione di immagini suggestive legate alla vita nei fondali marini, l’importanza del benessere del mare per l’esistenza stessa dell’uomo, sensibilizzando e incoraggiando, l’opportunità di riflessioni e confronto.
“The Living Sea” presenta lo sguardo di due amici: Hussain Aga Khan e Simone Piccoli nella straordinaria diversitaà del mondo sottomarino di tre paesi: Tonga, Messico ed Egitto, ripresi nelle stampe di grande formato di Hussain Aga Khan che, accompagnate dai commenti dell’autore, dialogano con i pluripremiati film di Simone Piccoli, girati durante le loro spedizioni insieme.
Nati entrambi nel 1974, Hussain Aga Khan, fotografo, autore di libri e mostre, e Simone Piccoli, regista di documentari subacquei, si sono incontrati nel 2014 durante una spedizione sui delfini guidata da Simone a Sataya, nel Mar Rosso, dove nuotano giganteschi gruppi di stenelle dal lungo rostro e dove, lià vicino, si puoà vedere pascolare lo strano e pacifico dugongo.
Negli anni successivi hanno visitato Vavàu, una delle due principali isole di Tonga nelle cui acque profonde, ogni estate, le balene vanno a partorire e sulle isole Revillagigedo, al largo della costa del Messico, dove proliferano megafaune come le mante oceaniche, gli squali martello e giganteschi squali balena: i piuà grandi pesci del mare che pure si nutrono solo di plancton.
La mostra si avvale della media partnership di Rai Cultura, TeleAmbiente, Italpress e Green Media Lab, del sostegno di Gruppo Save, CheBanca!, EPM e Renexia e del supporto di Villa Sandi e Mare di Carta.
‘Grazie alla collaborazione fra FON, MUVE e Marevivo l’unica tappa italiana di questa straordinaria mostra giunge al Museo di Storia Naturale Giancarlo Ligabue di Venezia – dice Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia -. Un’occasione davvero unica per poter vedere video straordinari e foto subacquee eccezionali che ritraggono oceani di tutto il mondo, dall’Egitto al Messico alle Tonga, ed esposte in enorme formato in un un accattivante percorso al piano terra del Fontego dei Turchi. Si dice che ‘chi tocca il mare, tocca il mondò: a Venezia questo accade ogni giorno ed è con questo spirito che accogliamo un’iniziativa culturale messa a disposizione della nostra cittadinanza e dei nostri visitatori, con esclusive finalità educative e di sensibilizzazione sulla ricchezza di biodiversità degli oceani e sulla bellezza delle forme di vita che ospita, e sottolineare l’importanza del pianeta blu per la nostra stessa sopravvivenza. Anche così promuoviamo il progetto ‘Venezia capitale mondiale della sostenibilità’.
Secondo Mariacristina Gribaudi, presidente Fondazione Musei Civici di Venezia, ‘per affrontare le sempre più pressanti minacce, spesso proprio di origine umana, del pianeta blu, così importante per la nostra stessa sopravvivenza, è essenziale creare consapevolezza del problema presso il pubblico, e in questo senso l’importante messaggio veicolato dalla mostra trova contesto ideale nella cornice del Museo di Storia Naturale che la ospita e nella città di Venezia, interfaccia anfibia davvero unica fra terra e mare, ambasciatrice naturale degli oceani nel mondò.
‘Con questo lavoro intendiamo sensibilizzare il pubblico sull’importanza del mare per l’uomo, perchè dal mare ha avuto origine la vita e ancora oggi rappresenta il polmone blu del pianeta, producendo il 50% di ossigeno, quando è in buona salute. Dal mare otteniamo medicine, benessere, salute, cibo, lavoro, cultura, spiritualità ma al mare restituiamo inquinamento, degrado e sovra sfruttamento delle risorse ittiche. La sua tutela è necessaria perchè la perdita di uno solo dei suoi abitanti significa la distruzione di un equilibrio raggiunto in milioni annì, commenta Rosalba Giugni, presidente Marevivo.
‘Sebbene l’Oceano Globale, cioè l’insieme di tutti i mari e gli oceani della Terra, possa sembrarci infinito, dobbiamo imparare a considerarlo fragile e in pericolo e a mettere in atto comportamenti sostenibili per proteggerlo e proteggere la nostra stessa sopravvivenza – continua Giugni -. Marevivo da quasi quarant’anni promuove best practice che vanno nella direzione della protezione e conservazione della biodiversità marina. Salvare il Pianeta Blu è l’azione più importante da compiere perchè il nostro futuro dipende dalla salute del mare e la salute del mare dipende da noì.
‘Ogni minuto trascorso con gli animali è incredibile. Ogni animale è magnifico, ogni animale mostra comportamenti e sperimenta stati d’animo diversi – sottolinea Hussain Aga Khan -. Sono stato davvero privilegiato nel trovarmi in mezzo ad animali che giocano allegramente o nel vederli nuotare in cerchio, passandomi davanti più e più volte. Non sarebbe bello se potessimo tutti avere la possibilità di vedere delfini, tartarughe, squali e balene in natura per gli anni a venire? Non sarebbe bello respirare aria buona? Bere acqua pulita senza sprecarla e passeggiare lungo spiagge senza plastica?’
‘Ad agosto dello scorso anno, in Florida, ho visto con i miei occhi scene raccapriccianti di delfini che nuotavano in mezzo a pezzi di plastica, carta e spazzatura, e che non riuscivano a distinguere i pacchetti di sigarette dalle meduse con cui di solito giocano. Onestamente – evidenzia – non so quante cose riusciremo a cambiare nei prossimi decenni, anche se dovessimo impegnarci al massimo. Quello che so, e in cui credo, però, è che dobbiamo provarci: vale la pena sforzarsi e fare tutto il possibile per salvare il Pianetà.
‘Ormai è certezza, la nostra salute e quella del pianeta sono profondamente interconnesse e siamo sempre più consapevoli che siamo difronte a un cambiamento strutturale e radicale del sistema alimentare – sono le parole di Sharon Cittone, fondatrice Edible Planet Ventures -. Che siano proteine alternative oppure forme di agricoltura e acquacultura rigenerative, per ragioni etiche o per questioni di sostenibilità ambientale nuove generazioni di consumatori sono sempre più consapevoli dei prodotti che comprano e fanno maggiore attenzione ai processi con cui vengono prodottì.
‘L’innovazione – continua – è la soluzione alle grandi sfide future del pianeta per provare a ridurre le emissioni globali di gas serra, mitigare gli effetti del cambiamento climatico sul ciclo dell’acqua e sull’approvvigionamento idrico globale, diminuire il massiccio uso della terra, il disboscamento e la conseguente deforestazione. Tra la richiesta crescente e gli impatti climatici, però, c’è ancora tanto da fare e lo si può fare solo come sistema. Pensando alle proteine alternative è indiscutibile l’opportunità che questo settore può offrire, così come non è possibile restare indifferenti di fronte all’overfishing e all’inquinamento da plastica nei nostri mari e oceani. E’ necessaria la tutela ed esistono numerose alternative che permettono di gustarsi cibi al profumo di mare senza alimentare la pesca industriale o gli allevamenti intensivi di pescè.

– Foto Hussain Aga Khan per la mostra ‘The Living Seà –
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Giornata degli Oceani, MiTe “Primo passo verso Mediterraneo zona SECA”

ROMA (ITALPRESS) – Una buona notizia nella Giornata Mondiale degli Oceani, celebrata oggi: dopo un percorso durato oltre 4 anni, è in discussione al Comitato per la Protezione dell’Ambiente Marino dell’Organizzazione Marittima Internazionale (OMI) la proposta di designazione del Mediterraneo quale area SECA, Sulphur Emission Control Area, ovvero una zona in cui le emissioni di zolfo derivanti dal traffico navale sono fortemente ridotte attraverso una serie di strumenti quali l’obbligo di utilizzo di carburanti a bassissimo tenore di zolfo o di sistemi di abbattimento dei fumi. Lo comunica il ministero della Transizione ecologica. Un tema, quello delle emissioni dei motori delle navi, che non riguarda soltanto la qualità dell’aria ma impatta pesantemente sulla salute degli ecosistemi marini e delle popolazioni che vivono lungo le coste del Mediterraneo ed in particolare nelle città portuali.
Anche se recentemente la percentuale di zolfo dei carburanti delle navi si è significativamente ridotta, considerando il numero di navi che solcano il Mediterraneo, il livello rimane non accettabile per la tutela della ricchissima biodiversità del nostro mare.
L’Italia, si legge nella nota del MiTe, si è strenuamente impegnata, in particolare durante il suo periodo di presidenza della Convenzione di Barcellona, per avviare e costruire il percorso per raggiungere questo fondamentale risultato, a partire dalla COP di Napoli, Conferenza della Parti Contraenti della Convenzione di Barcellona tenutasi a Napoli nel dicembre 2019 in cui è stata adottata la road map che ha portato al documento in discussione oggi.
La richiesta di designazione del Mediterraneo quale area SECA, che ha già passato il primo vaglio dell’Assemblea ed è in fase di discussione tecnica, è stata sottoscritta da tutti i paesi Mediterranei a cui si sono aggiunti tutti i paesi dell’Unione Europea dimostrando la volontà di tutti i paesi del bacino di impegnarsi per la salute del Mediterraneo.

– foto agenziafotogramma.it –
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