ROMA (ITALPRESS) – L’Arma dei Carabinieri ha partecipato al XV Congresso Mondiale sulle Foreste, svoltosi a Seoul dal 2 al 6 maggio, attraverso la presentazione delle best practice e delle nuove tecnologie a tutela del patrimonio naturale, confermando la solida coesione tra le organizzazioni internazionali e l’Arma.
Le Istituzioni italiane considerano le foreste come servizi ecosistemici strategici che forniscono capacità di stoccaggio di CO2, il gas serra responsabile del cambiamento climatico.
Per questo motivo, l’Arma dei Carabinieri, quale Forza di Polizia ambientale, monitora, attraverso il proprio Comando Carabinieri per la Tutela Forestale lo stato qualitativo e quantitativo degli ecosistemi forestali, valutando anche la capacità di stoccaggio del carbonio (carbon sink) e i livelli di biodiversità, archiviando i dati nell’inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi di carbonio.
Questo servizio specializzato è impegnato, tra l’altro, nella prevenzione della deforestazione e degli incendi, al fine di proteggere il patrimonio forestale e garantire un uso sostenibile delle risorse forestali. Il Comando Carabinieri per la Tutela Forestale presta particolare attenzione a tutte le forme di prevenzione, tenendo conto che i danni all’ecosistema, una volta causati, sono irreversibili e rappresentano un grande ostacolo anche allo sviluppo economico delle comunità.
Il convegno è stato l’occasione per presentare innovativi strumenti di monitoraggio forestale in uso all’Arma, a supporto dei Ministeri e delle Agenzie competenti (principalmente il Ministero dell’Ambiente) che contribuiscono efficacemente al contrasto delle attività illecite a tutela delle foreste, tramite le nuove tecnologie e applicazioni satellitari.
In particolare è stato illustrato il “Forest Fire Geoportal”, lo strumento online italiano per la mappatura delle aree boschive bruciate, nonchè il sistema “Smart Forest Change Detection”, un adattamento dell’applicazione Global Forest Watch alle foreste italiane. Entrambi sono fondamentali per il rilevamento di anomalie spettrali che possono essere ricondotte a incendi, attacchi parassitari, disboscamento illegale, in tempo quasi reale.
I risultati attesi da questi progetti in corso comprendono anche una collaborazione costruttiva tra il mondo accademico, la società civile, il settore privato e le forze dell’ordine in grado di sfruttare al meglio le tecnologie liberamente accessibili, derivanti da un’efficace sinergia con il Consiglio Nazionale delle Ricerche e il Consiglio Nazionale per la Ricerca Agricola e l’Economia.
-foto ufficio stampa Carabinieri –
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Arma dei carabinieri a Seoul per il XV Congresso Mondiale sulle Foreste
Carabinieri ed Enel insieme a Roma e provincia per tutelare l’ambiente
ROMA (ITALPRESS) – Anche a Roma e Provincia l’Arma dei Carabinieri ed Enel sempre più alleate per la prevenzione e il contrasto all’illegalità, la tutela dell’ambiente e del territorio. Le sinergie in ambito locale e la definizione di obiettivi comuni sono stati i temi al centro dell’incontro presso il Centro informazioni dell’impianto Torrevaldaliga Nord a Civitavecchia tra il Comandante provinciale dei carabinieri di Roma, il Generale di Brigata Lorenzo Falferi, il responsabile Security Affairs & Local Operations di Enel Italia, Luca Moscatello, e il responsabile Power Plant di Torrevaldaliga Nord, Carlo Ardu. Durante l’incontro è stata data attuazione a livello territoriale di quanto previsto dal Protocollo sottoscritto tra Arma e Azienda lo scorso novembre, focalizzato sulla protezione dell’ambiente e delle risorse naturali, la lotta ai cambiamenti climatici e il contributo per uno sviluppo economico sostenibile.
Grazie al nuovo modello di sicurezza partecipata vengono gestite congiuntamente le complesse problematiche connesse alla sicurezza e continuità operativa delle reti e delle infrastrutture elettriche, alla protezione del personale preposto alla loro gestione e al patrimonio aziendale. Nel corso dell’incontro è stato approfondito anche il fenomeno delle truffe legate al settore energetico, in particolare il fenomeno fraudolento dell’esistenza di operatori abusivi che si spacciano per agenti di Enel Energia al fine di ottenere l’attenzione dell’interlocutore, per poi offrire nel corso della telefonata contratti con terzi concorrenti. Al riguardo la società energetica ha ricordato che i numeri telefonici autorizzati da Enel Energia possono essere verificati sul proprio sito e che i cittadini possono rivolgersi ai canali di contatto ufficiali per ogni segnalazione.
L’Arma ha rimarcato l’importanza del ruolo dei Reparti delle Organizzazioni Speciale e Forestale, con particolare riferimento ai Comandi Carabinieri per Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica, nonchè per la Tutela della Biodiversità e dei Parchi. Enel, attraverso le proprie articolazioni territoriali, garantisce un tempestivo scambio informativo sulle situazioni di interesse per i Carabinieri, segnalando altresì eventuali criticità ambientali, con particolare attenzione alla prevenzione degli incendi boschivi.
L’intesa prevede inoltre progetti di efficientamento energetico delle strutture di proprietà dell’Arma sul territorio nazionale e per lo sviluppo della mobilità sostenibile.
“L’Arma dei Carabinieri e l’Enel rafforzano con decisione l’intento di agire in sinergia per la legalità e la protezione dell’ambiente – ha sottolineato il Comandante provinciale dei Carabinieri di Roma, Generale Lorenzo Falferi -. Due realtà, Enel e Arma, entrambe capillari sul territorio nazionale e al servizio dei cittadini, che chiedono, a gran voce e con una rinnovata coscienza ambientale, di contrastare i cambiamenti climatici”.
“Lo sviluppo di modalità innovative di collaborazione con una prestigiosa istituzione come l’Arma dei Carabinieri – ha commentato il responsabile Security Affairs & Local Operations di Enel Italia, Luca Moscatello – è in linea con il nostro impegno per la sostenibilità e ci permette di garantire maggiore sicurezza alle infrastrutture aziendali che garantiscono un servizio essenziale per la comunità, soprattutto in un momento storico come quello attuale”.
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Scoperta una nuova specie di lepidottero nelle foreste umide del Sud
ROMA (ITALPRESS) – Pur rappresentando solo lo 0.2% della superficie delle terre emerse, l’Italia è uno dei paesi al mondo più ricchi di biodiversità, sia vegetale che animale, un patrimonio fortemente diversificato per l’eterogeneità del territorio e che continua ad arricchirsi nel tempo, come testimonia la scoperta appena effettuata dal Crea, con il suo Centro di Ricerca Foreste e Legno, che ha rinvenuto in Calabria e Basilicata una nuova specie di lepidottero, appartenente alla famiglia Noctuidae, insomma una sorta di farfalla notturna.
Phragmatiphila parenzani, questo il nome attribuito alla nuova specie – dedicata al professor Paolo Parenzan, fra i massimi esperti italiani – si distingue dalla analoga Phragmatiphila nexa presente a nord del Po per il disegno sulle ali, la morfologia degli apparati genitali e per la sequenza del DNA mitocondriale utilizzata in tassonomia (DNA barcoding).
Diversamente dall’altra legata principalmente ad ambienti aperti, la nuova specie frequenta esclusivamente foreste umide di diversa tipologia e a diversa quota come castagneti, abetine, ontanete, alimentandosi di graminacee tipiche di ambienti umidi.
“Si tratta di una falena, cioè un lepidottero dall’attività notturna. Questa specie è stata appena scoperta, ma le sue popolazioni potrebbero essere già minacciate. Gli scenari climatici disponibili, infatti, prevedono un’accentuata riduzione delle precipitazioni in ambiente mediterraneo, che può incidere negativamente sulle foreste umide, il suo habitat – ha spiegato Stefano Scalercio, ricercatore del CREA Foreste e Legno, autore della scoperta insieme a Axel Hausmann dello Zoologische Staatssamlung di Monaco di Baviera -. La specie sorella, presente nel resto d’Europa, è protetta in alcuni paesi dalla legislazione nazionale e non possiamo escludere che possa essere meritevole di protezione anche la “nostra” specie. Questo però potremo dirlo solo a valle di ricerche mirate alla quantificazione delle sue popolazioni e alla loro variazione negli anni”.
Il Crea, Foreste e Legno – sede di Rende (Cosenza) – da oltre un decennio è impegnato nell’indagine della biodiversità presente nelle foreste dell’Italia meridionale, sottolineandone la grande diversità biologica: “Aumentare la conoscenza sulla biodiversità ospitata dagli ecosistemi forestali del meridione d’Italia ci permetterà di ottimizzarne la gestione, contemperando le esigenze delle aziende boschive con quelle di conservazione, anche nella prospettiva di mitigare gli effetti del cambiamento climatico”, ha commentato Piermaria Corona, direttore del Crea Foreste e Legno.
– foto ufficio stampa Crea –
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Parchi naturali della Sardegna, ddl approvato dalla giunta
CAGLIARI (ITALPRESS) – “La Sardegna possiede un enorme patrimonio naturale, caratterizzato da zone di eccezionale rilevanza ambientale, che la Regione è impegnata a tutelare e valorizzare, anche attraverso l’istituzione di aree naturali protette. Per quanto riguarda i parchi naturali regionali, con un disegno di legge abbiamo previsto alcune disposizioni finalizzate a risolvere i problemi che, attualmente, non consentono una gestione ottimale delle aree protette. Sono previste modifiche ad alcune leggi istitutive per armonizzare le procedure con le disposizioni più recenti in materia di Valutazione ambientale strategica. Mentre, nel caso del Parco regionale di Gutturu mannu abbiamo rivisto la perimetrazione”. Lo ha detto l’assessore regionale della Difesa dell’ambiente della Sardegna, Gianni Lampis, dopo l’approvazione in Giunta regionale del disegno di legge sulle “Disposizioni varie in materia di parchi naturali regionali”, che poi verrà esaminato in Consiglio regionale.
“Per il Parco di Gutturu mannu, che si estende nel territorio di dieci Comuni (Pula, Villa San Pietro, Siliqua, Domus De Maria, Uta, Assemini, Santadi, Capoterra, Sarroch e Teulada) – ha aggiunto l’assessore Lampis – abbiamo ridefinito, in accordo con l’Amministrazione di Pula, la superficie comunale, riducendola dagli attuali 5.654 a 4.013 ettari. Mentre, per il territorio di Capoterra, abbiamo corretto un errore nella cartografia della legge istitutiva, portando a 261,50 ettari la superficie comunale inserita nel Parco, contro i 340 originariamente previsti. Invece, per quanto riguarda la perimetrazione del Parco naturale regionale Molentargius-Saline è stata corretta una discrepanza presente nel testo rispetto all’allegato cartografico, che crea difficoltà interpretative sia per l’applicazione della vincolistica, sia in sede di pianificazione di interventi nel territorio del Parco. Inoltre, le modifiche previste nel ddl, limitatamente ai due parchi regionali Molentargius-Saline e Porto Conte, favoriscono le procedure di predisposizione e approvazione dei piani del parco”.
“Anche in materia ambientale è determinante l’ascolto dei territori interessati dalle aree naturali e dei portatori di interesse, così da poter formulare proposte che si concilino con le esigenze della popolazione e riducano eventuali conflittualità. Solo con un consenso diffuso, grazie ad un processo di partecipazione alle scelte, le comunità fanno propri gli obiettivi e si sentono parte integrante dei progetti. I parchi sono una parte importante del patrimonio ambientale della nostra Isola, che dev’essere vissuta dai cittadini trovando il giusto equilibrio tra le attività dell’uomo e la sostenibilità ambientale, con l’obiettivo di conservare e tutelare la biodiversità”, ha concluso l’esponente della Giunta Solinas.
-Photo credit: agenziafotogramma.it-
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L’urbanizzazione del paesaggio influisce sulla presenza di impollinatori
MILANO (ITALPRESS) – L’urbanizzazione del paesaggio e del clima influisce sulla presenza di impollinatori e sull’entità di nettare e polline da essi trasportato. Così, le città e i dintorni diventano laboratori di transizioni ambientali in grado di restituire informazioni sul servizio ecosistemico di impollinazione di una data area utili per la pianificazione e gestione di paesaggi urbani più attenti all’ambiente.
Sono i temi al centro di uno studio di un gruppo di ricerca del dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell’Università di Milano-Bicocca, dal titolo “City climate and landscape structure shape pollinators, nectar and transported pollen along a gradient of urbanization”, appena pubblicato sul “Journal of Applied Ecology”. La ricerca, col supporto di Regione Lombardia nell’ambito del progetto “Pignoletto”, dimostra che “la variazione della cementificazione del paesaggio in una regione – come spiega Paolo Biella, ricercatore di Ecologia dell’ateneo milanese – crea un gradiente di trasformazione del paesaggio dovuto all’urbanizzazione”.
Gli scienziati di Milano-Bicocca si sono focalizzati sull’effetto dell’urbanizzazione del paesaggio e del clima su due gruppi di impollinatori (api selvatiche e sirfidi), sulle risorse floreali a loro disposizione (il nettare utilizzato per l’alimentazione) e anche sul polline trasportato sui loro corpi che serve per impollinare le piante. “Lo abbiamo fatto in un insieme di 40 siti collocati principalmente nella città metropolitana di Milano, da aree seminaturali a basso impatto ad aree con diversi livelli di edificato”. Con campionamenti svolti da maggio a luglio del 2019.
Gli effetti dell’urbanizzazione sono risultati in generale negativi per la presenza di impollinatori. “Le aree suburbane erano le più ricche – spiega Biella -: le abbondanze di impollinatori hanno raggiunto il picco quando il paesaggio era occupato dal 22 per cento di superfici cementate, con la rilevazione di oltre 100 individui in 24 ore, e sono poi diminuite con la crescente urbanizzazione. Inoltre, la presenza era influenzata dalla distanza tra le aree verdi e dall’ampiezza del parco urbano: più erano distanti le aree o più era grande il parco, meno erano le api selvatiche e i sirfidi rilevati”.
Siti particolarmente ricchi di impollinatori si sono rivelati, nella cintura periurbana di Milano, Cesano Boscone, Cuggiono, San Bovio e Vimodrone. Nella città di Milano, invece, siti particolarmente friendly per api e sirfidi sono risultati il parco Nord, il parco Segantini e la Collina dei Ciliegi, in zona Bicocca.
A influire negativamente sulla minore presenza di impollinatori non è stata solo la mancanza di verde e di risorse floreali, ma anche il clima locale. “Gli impollinatori sono diminuiti nelle aree più urbane – prosegue il ricercatore – che hanno infatti minime variazioni di temperatura tra la primavera e l’estate, che si mantiene alta più a lungo rispetto a aree semiurbane o agricole”. Altro aspetto rilevato: il nettare disponibile – la massa zuccherina di cui si nutrono gli impollinatori quando si posano sui fiori – aumentava proporzionalmente alla copertura cementata e anche alle precipitazioni. “I nettari delle città erano meno consumati dagli impollinatori, meno presenti, e le piante erano più produttive, forse avvantaggiate dalle più copiose precipitazioni”.
Infine, l’urbanizzazione incide anche sul servizio ecosistemico di impollinazione. “Nel polline trasportato dagli impollinatori abbiamo trovato progressivamente meno specie di piante al crescere delle aree cementificate e il polline di città conteneva un’elevata incidenza di piante esotiche e ornamentali, suggerendo comunità vegetali molto antropizzate”, aggiunge Biella. Arbusti come la deutzia, la rosa ornamentale, il filadelfo e fiori come le campanule, l’arnica, il nasturzio e il garofano.
Ora l’equipe di ricercatori del dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze sta portando avanti altri campionamenti. “Le città e i dintorni offrono una grande opportunità per capire come piante e impollinatori reagiscono alle transizioni ambientali. Questi due gruppi di esseri viventi sono la chiave di molti processi direttamente e indirettamente connessi con le società umane e con il funzionamento della natura”, conclude Biella.
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MIP SGR investe nella pelle sostenibile di Vitrolabs
MILANO (ITALPRESS) – Milano Investment Partners SGR (MIP SGR), Società di gestione di Fondi di Investimento Alternativi (FIA) specializzata in Venture Capital, annuncia l’investimento in VitroLabs Inc, un’azienda biotecnologica con sede nella Bay-Area che sta sviluppando un nuovo processo scientifico per la produzione della prima pelle animale attraverso coltivazione cellulare in laboratorio. MIP SGR è stato l’unico fondo italiano ad accedere e concludere con successo il round di Serie A che ha visto VitroLabs raccogliere 46 milioni di USD. Il round è stato guidato da Agronomics, hanno partecipato anche altri fondi come Invest FWD di BESTSELLER, il gruppo Kering, Khosla Ventures, l’attore e ambientalista Leonardo DiCaprio, New Agrarian e Regeneration.VC. Inoltre, Kering ha confermato la partnership con VitroLabs al fine di supportate i test qualità del prodotto, la concia e la finitura. La missione di VitroLabs è quella di creare materiali di altissima qualità che soddisfino gli standard dell’alta moda, abbassando drasticamente l’impatto ambientale e promuovendo il benessere degli animali.
“In un momento in cui la tutela dell’ambiente è più importante che mai, le aziende biotecnologiche hanno l’opportunità di fare da apripista nel cambiare il modo in cui produciamo i materiali e costruiamo le catene di approvvigionamento, lavorando mano nella mano con la filiera artigianale esistente che rappresenta la pietra miliare dell’industria della pelletteria che ha un valore di 400 miliardi di dollari”, dice Ingvar Helgason, Ceo e co-fondatore di VitroLabs.
“Crediamo fortemente nelle potenzialità di VitroLabs, confermate anche dalla presenza di altri investitori e partner industriali di assoluta eccellenza. Abbiamo voluto questo investimento perchè crediamo nella mission dell’azienda e nella soluzione tecnologia che sta sviluppando, che rappresenta un cambio epocale per le filiere produttive di svariati settori, a partire da quello del lusso, oltre che un notevole contributo per la salvaguardia del pianeta e degli animali. Supporteremo VitroLabs nella costruzione di sinergie con i più grandi ed importanti player del mondo del lusso, del fashion e del design italiani”, ha spiegato Paolo Gualdani, co-fondatore e Ceo di MIP SGR.
Con sede a Milpitas, California, VitroLabs è la prima start-up a poter portare la pelle coltivata su larga scala. Attiva dal 2016, l’azienda è stata pioniera nella realizzazione di un materiale creato tramite processi avanzati di ingegneria tissutale che replicassero la pelle animale coltivata da poche cellule animali. In questi anni, l’azienda ha compiuto progressi significativi sulla qualità del prodotto nell’ottimizzazione dei processi di espansione cellulare. Lo scorso autunno, VitroLabs ha aperto una nuova sede di 45.000 piedi quadrati che ospita il laboratorio e la produzione pilota. Il finanziamento di serie A sarà utilizzato per accelerare la commercializzazione ed ampliare i comparti scientifico, di produzione e di sviluppo del business.
– foto ufficio stampa Esclapon&Co. –
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Pnrr, 140 progetti MiTe per la transizione ecologica delle Isole minori
ROMA (ITALPRESS) – Sono 140 i progetti di sviluppo sostenibile presentati dai 13 comuni delle 19 isole minori in risposta al bando PNRR “Isole Verdi”, chiuso il 22 aprile scorso. Gli interventi, per un valore complessivo di 200 milioni di euro, saranno finanziati con le risorse dell’Investimento 3.1 (M2C1) del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. L’obiettivo della misura è di superare i problemi legati alla mancanza di connessione con la terraferma, quelli di efficientamento energetico, lo scarso approvvigionamento idrico e il complesso processo di gestione dei rifiuti, intervenendo in modo integrato e specifico in queste aree caratterizzate da un elevato potenziale di miglioramento in termini ambientali ed energetici e trasformando le piccole isole in laboratori per lo sviluppo di modelli 100% sostenibili.
I progetti presentati, grazie anche alla assistenza tecnica messa a disposizione dal ministero della Transizione Ecologica e da Cassa Depositi e Prestiti, assorbono tutte le risorse del PNRR per il Programma “Isole Verdi”.
Gli interventi che riguardano la produzione di energia da fonti rinnovabili e le risorse idriche – in particolare, dissalatori ed efficientamento delle infrastrutture – sono la maggior parte e impegneranno il 72% dei finanziamenti; seguono la mobilità sostenibile, l’efficientamento energetico e la gestione del ciclo dei rifiuti urbani.
I 13 comuni interessati sono l’Isola del Giglio, Capraia, Ponza, Ventotene, le Isole Tremiti, Ustica e Pantelleria, i tre comuni dell’Isola di Salina (Leni, Malfa e Santa Marina Salina), Favignana, Lampedusa e Lipari.
– foto Agenziafotogramma.it –
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Da Cobat prima filiera italiana per gestione dei materiali compositi
ROMA (ITALPRESS) – Nato a fine 2021, Cobat Compositi si profila ad oggi come la prima filiera italiana per la gestione del fine vita dei materiali compositi, confermando la vocazione alla ricerca di soluzioni d’avanguardia per la gestione “circolare” di un sempre più ampio ventaglio di prodotti, propria di Cobat, come del Gruppo Innovatec.
Cobat Compositi è il consorzio volontario italiano per la corretta raccolta, trattamento e avvio a recupero di prodotti a fine vita, scarti di lavorazione e produzione realizzati in materiale composito, principalmente costituiti da fibra di vetro e di carbonio.
La mission è rendere protagonisti dell’economia circolare tutti gli attori della filiera (produttori, importatori, utilizzatori, detentori del rifiuto, impianti di trattamento e recupero), permettendo loro di contribuire ad uno sviluppo sostenibile che apporti benefici non solo all’ambiente, ma anche all’intero sistema economico nazionale, limitando gli sprechi, recuperando nuove materie prime ed energia, e – infine – riducendo a zero il conferimento in discarica.
Cobat Compositi offre alle imprese servizi integrati e specificatamente pensati per le esigenze e le caratteristiche dei settori di appartenenza, come eolico, nautico, automotive, aerospazio e costruzioni.
Infine, il consorzio è anche in grado di fornire servizi di gestione di altri materiali associati alla dismissione di compositi, bonifiche ambientali, consulenze ambientali a 360 gradi e corsi di formazione per qualsiasi necessità ed esigenza del cliente.
Tali attività garantiscono una gestione in accordo con i criteri dell’economia circolare e conforme ai più elevati standard ambientali, nel pieno rispetto della normativa vigente.
I clienti di Cobat Compositi sono principalmente rappresentati da proprietari e gestori di parchi eolici, cantieri nautici, gestori di porti ed aeroporti, industria automotive, settore delle costruzioni, chiunque produca, attraverso la propria attività professionale, rifiuti e/o scarti di lavorazione in fibra di vetro e di carbonio.
Il consorzio è aperto alla partecipazione di tutti gli attori della filiera, ossia produttori di beni in fibra di vetro e carbonio, operatori della raccolta, produttori di rifiuto ed impianti di trattamento e recupero finali.
Cobat è la grande piattaforma italiana dell’economia circolare, che lavora a stretto contatto con le principali imprese tecnologiche del Paese e continua a scommettere su innovazione e ricerca, consapevole che i prodotti di oggi sono i rifiuti di domani. Nato come Consorzio, Cobat si è evoluto diventando una SPA Società Benefit e oggi fa parte del Gruppo Innovatec, leader in Italia nel settore della Clean Technology. In particolare Cobat è controllata da Haiki+, subholding del Gruppo dedicata all’economia circolare.
– foto agenziafotogramma.it –
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