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Tutela delle spiagge, riparte la partnership Marevivo-Rilastil

ROMA (ITALPRESS) – Riparte la partnership fra Marevivo e Rilastil, brand dell’Istituto Ganassini, nell’ambito della campagna nazionale “Adotta una spiaggia” lanciata dall’associazione ambientalista per promuovere attività di pulizia, osservazione e valorizzazione di decine di spiagge in tutta Italia. Per fronteggiare le minacce causate dall’inquinamento da plastica, le due realtà – forti della loro consolidata collaborazione – hanno organizzato tra aprile e maggio tre giornate interamente dedicate alla protezione delle spiagge italiane, che coinvolgeranno le varie Delegazioni territoriali di Marevivo e godranno del patrocinio dei Comuni di Peschici, in Puglia, Sant’Antioco, in Sardegna, e Montallegro, in Sicilia.
“Siamo felici di poter collaborare con partner attenti come Rilastil, che da anni ci aiuta a diffondere il messaggio che il cambiamento è possibile grazie al coinvolgimento di tutti – ha dichiarato Laura Gentile, coordinatrice nazionale di “Adotta una spiaggia” -. Durante le attività di pulizia delle tre spiagge adottate dal gruppo, siamo riusciti a raccogliere 950 kg di rifiuti solo nel 2021. Un traguardo importante, perchè per noi di Marevivo proteggere una spiaggia significa proteggere un intero ecosistema. La campagna “Adotta una spiaggia” è un progetto che ci sta particolarmente a cuore proprio perchè vuole sensibilizzare le persone a guardare la spiaggia non come qualcosa da sfruttare solo nei mesi estivi, ma come un complesso ambiente naturale ricco di biodiversità da tutelare tutto l’anno”.
Proprio grazie al sostegno di Rilastil, che ha deciso di rinnovare il suo supporto a Marevivo con azioni concrete di sostenibilità ambientale per la salvaguardia del mare e dell’ambiente, è stato possibile non solo confermare le attività già proposte, ma integrarle con alcune interessanti novità, che verranno attuate sin da subito.
Ad esempio, in occasione della prima pulizia che si terrà a Peschici sabato 23 aprile, presso Baia Jalillo, verranno posizionate sulla spiaggia tre mini isole ecologiche per promuovere la raccolta differenziata dei rifiuti tra i bagnanti. Lungo la costa sud occidentale della Sardegna, invece, i volontari avranno la possibilità di raccogliere e trasportare i rifiuti più rapidamente grazie a delle biciclette fornite di carrellino, in occasione del cleanup dello Stagno di Santa Caterina e della Laguna di Sant’Antioco previsto per il 21 maggio; mentre in Sicilia, sulla spiaggia di Bovo Marina, durante l’evento del 27 maggio verranno liberati alcuni esemplari di tartaruga marina Caretta caretta curati nei centri di recupero.
“I mari e la pelle sono entrambi vitali per il nostro benessere e per quello del Pianeta in cui viviamo. Come le acque ricoprono il 70% del globo, così la pelle è l’organo più esteso del corpo umano. Da sempre Rilastil si impegna a proporre uno stile di vita rispettoso dell’ambiente, grazie a formulazioni che proteggono al meglio la pelle dai raggi solari preservando l’ambiente marino – commenta Vittoria Ganassini, responsabile Corporate Social Responsibility di Istituto Ganassini – La partnership con Marevivo Onlus contribuisce alla salute della Terra e a sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi di sostenibilità e inquinamento delle spiagge. Per noi essere responsabili significa impegnarsi giorno dopo giorno per migliorare il nostro impatto sul Pianeta, consapevoli che ogni innovazione, dal packaging alla formula, può fare la differenza”.
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(Photo credit: agenziafotogramma.it)

Produzione di legname in Italia a rischio per inquinamento da ozono

ROMA (ITALPRESS) – In Italia il valore economico delle foreste è calato del 10% a causa dell’inquinamento da ozono che ha determinato, di pari passo, una riduzione di oltre l’1% della superficie forestale destinata alla produzione di legname, con un danno potenziale che potrebbe arrivare fino a 2,85 miliardi di euro (circa 870 euro per ettaro). E’ quanto emerge in sintesi dallo studio pubblicato su Nature Scientific Reports e condotto da team di 10 ricercatori provenienti da ENEA, Cnr e Università di Firenze, in collaborazione con l’azienda francese di servizi satellitari ARGANS. Inoltre, la ricerca evidenzia come una perdita di redditività economica possa portare, nel lungo periodo, anche a un progressivo abbandono delle aree forestali più esposte, con una serie di ripercussioni che hanno un impatto sui servizi ecosistemici.
“L’ozono troposferico (O3) è un inquinante gassoso che ha effetti negativi sulla fotosintesi e, di conseguenza, sulla capacità di assorbimento dell’anidride carbonica da parte della vegetazione. A livello globale questo potrebbe determinare un aumento dei costi di riduzione dei gas serra fino a 4,5 trilioni di dollari al 2100”, spiega Alessandra De Marco del Dipartimento ENEA Sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali, uno dei tre ricercatori ENEA autori dello studio.
Nella pubblicazione sono state prese in esame come caso studio le foreste italiane perchè più esposte ai gravi rischi da O3 rispetto a quelle dell’Europa del Nord, in quanto il clima più caldo stimola la formazione di questo gas. “Per la prima volta è stata fatta un’analisi economica che ha preso in considerazione la cosiddetta dose fitotossica di ozono, ossia la quantità di O3 assorbita dalle piante, durante la stagione di crescita, attraverso gli stomi presenti nelle foglie e negli aghi, considerata un indice migliore rispetto alla sola concentrazione di ozono nell’aria. Inoltre, abbiamo calcolato le perdite di biomassa con una risoluzione spaziale pari a 12 km2”, spiega Alessandro Anav del Laboratorio ENEA Modellistica climatica e impatti.
L’Italia è un hot spot per l’inquinamento da ozono, causato da elevate temperatura dell’aria e radiazione solare. I risultati sono stati significativamente differenti nelle diverse Regioni italiane: la Sardegna è risultata la regione con la maggiore riduzione dell’area forestale redditizia, con una perdita di oltre 10mila ettari (- 6,2%), seguita da Calabria (-5.811 ettari, – 2,5%), Sicilia (-3.362 ettari, -3,1%), Toscana (-2.432 ettari, -0,4%) e Trentino-Alto Adige (-2.319 ettari, -1,4%). Ma a subire le maggiori perdite economiche sono state Liguria (1.229 euro per ettaro), Campania (€628), Calabria (€568) e Lazio (€527).
In Italia la maggior parte della produzione di legname è rappresentata da legna da ardere con una produzione annua pari a circa 5,5 milioni di m3, seguita da paleria (0,8 milioni) e tondame per segherie e cartiere (0,9 milioni). A essere maggiormente colpite dall’inquinamento da ozono sono state soprattutto le produzioni di legna da ardere e paleria che hanno subito, in media, una perdita del 7,5% e del 7,4%, mentre il tondame ha registrato un calo inferiore intorno al 5%.
In Europa il settore del legname impiega 4,5 milioni di persone (dati 2018), mentre in Italia risultano attivi oltre 400mila addetti in circa 87mila aziende, con un fatturato totale di circa 35 miliardi di dollari a cui se ne aggiungono altri 21 miliardi circa relativi al settore dei mobili.
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Dal Pnrr 31,4 mld per transizione ecologica shipping e logistica

ROMA (ITALPRESS) – La sostenibilità è considerata sempre più un fattore importante di sviluppo per le aziende dello shipping e della logistica e il PNRR mette a disposizione 31,4 miliardi per la transizione ecologica di questi comparti da investire nella riduzione delle emissioni, nel riciclo, nella digitalizzazione, nell’ammodernamento dei porti e nello sviluppo delle infrastrutture intermodali. E’ quanto si legge in un rapporto curato da SRM, centro studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo, sulle “nuove sfide dello shipping e i fenomeni che stanno portando al cambiamento” presentato in occasione di un evento Confitarma Giovani.
Il settore marittimo sta diventando sempre più green grazie alla riduzione dell’uso del gasolio come combustibile delle navi e agli investimenti in carburanti più puliti come l’LNG (gas naturale liquefatto), il biometano, l’ammoniaca e il metanolo. Nel triennio 2022-24 gli ordinativi di navi container alimentate a LNG o metanolo raggiungerà il 17% del totale, con una capacità di carico del 28% sul totale di nuove imbarcazioni. L’ultima frontiera dei carburanti green è rappresentata dall’idrogeno: Fincantieri sta conducendo i primi esperimenti e ha varato a febbraio 2022 la sua prima nave a idrogeno che ottiene energia elettrica senza processo di combustione termica.
Ma una politica green, si legge nel rapporto SRM, necessita che si investa sempre più anche sul trasporto intermodale, cioè quello che combina due più mezzi di trasporto. Nel 2021 sono cresciute dal 17 al 23% le imprese che scelgono un mix strada/ferro per trasportare la merce dall’azienda da porto e viceversa: che scegli l’intermodale lo fa per convenienza, sostenibilità e se la frequenza del servizio è adeguata. Trieste, La Spezia e Ravenna sono i porti che hanno registrato nel 2021 le migliori performance in termini di traffico ferroviario generato.
Secondo lo studio di SRM anche la sostenibilità e la digitalizzazione sono altri due elementi strutturali per realizzare una politica green. Il 35% delle aziende manifatturiere include la sostenibilità logistica nella propria governance interna, considerando il riciclo dei materiali e la riduzione delle emissioni tra le proprie priorità. Cresce anche la percentuale delle aziende esportatrici (62%) che utilizza piattaforme digitali per la gestione della logistica, anche se solo il 24% se ne serve con regolarità. I porti rappresentano poi l’altro tassello su cui investire per realizzare la transizione ecologica attraverso il cold ironing (elettrificazione delle banchine), l’impiego di energie rinnovabili, la fornitura di carburanti meno inquinanti, lo sviluppo dell’intermodalità nave-ferro e l’implementazione delle “smart-grid”, cioè l’insieme delle reti di informazioni e delle reti di distribuzione dell’energia elettrica. Il PNRR prevede per l’obiettivo del cosiddetto green port, cioè la riduzione dell’impatto ambientale delle attività portuali, investimenti per 270 milioni.
Da ultimo, secondo SRM, vi è la necessità di mettere a regime le zone economiche speciali (ZES), per le quali il PNRR stabilisce €630 milioni di investimenti. Le ZES, sono otto quelle previste in Italia, tutte nel Mezzogiorno, mirano ad attrare investimenti locali e internazionali, efficientare le risorse pubbliche, rafforzare la strategia tra industria e logistica e favorire il reshoring e lo sviluppo dell’ultimo miglio delle attività industriali.
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Nestlè, raggiunto il 97% di imballaggi riciclabili prodotti in Italia

ASSAGO (MILANO) (ITALPRESS) – Nestlè ha raggiunto l’importante traguardo del 97% di imballaggi riciclabili prodotti in Italia, accelerando verso l’obiettivo Globale del 100% di packaging riciclabile o riutilizzabile entro il 2025. In particolare, nel nostro Paese l’azienda ha conseguito il 100% di riciclabilità per il cartone ondulato e il vetro, il 98% di riciclabilità per i suoi packaging in carta, il 96% per la plastica rigida, il 92% per l’alluminio, il 77% per la plastica flessibile.
Questo è quanto emerge dall’Edizione 2022 del report Nestlè Sustainable Packaging Commitment: road to 2025 pubblicato per condividere risultati, strategie e ambiti di applicazione di tutte le azioni intraprese dal Gruppo per la sostenibilità degli imballaggi.
Le azioni messe in piano ruotano intorno a due premesse strategiche: lavorare per ridurre la quantità di packaging utilizzato e, al contempo, implementare nuove soluzioni per migliorare la qualità del packaging e i sistemi di riciclo.
Coerentemente con l’obiettivo Globale di ottenere il 100% di packaging riciclabile o riutilizzabile entro il 2025, Nestlè in Italia lavora per creare un sistema di gestione degli imballaggi sempre più sostenibile e circolare attraverso quattro direttrici strategiche fondamentali: ricerca; riduzione, riuso e riciclo; collaborazione; informazione ed educazione.
Il fulcro della strategia di Nestlè in Italia è costituito dalla ricerca, che mira a migliorare la riciclabilità degli imballaggi garantendo al contempo la sicurezza degli alimenti. In questo contesto si inserisce l’investimento del Gruppo di 5 milioni di euro nel fondo italiano di venture capital Eureka! Fund annunciato a gennaio di quest’anno e finalizzato a dare un impulso alla ricerca di soluzioni di imballaggio innovative e migliorare la qualità dei processi di raccolta e riciclo.
Come dimostra questa ultima progettualità, altrettanto fondamentale è l’importanza della collaborazione con realtà esterne. A questo scopo è stato lanciato il primo progetto pilota in Italia per lo smaltimento delle capsule esauste di caffè in plastica siglato e avviato da Nestlè con Illycaffè e tre aziende che gestiscono il riciclo dei rifiuti nella Regione Friuli Venezia-Giulia.
Altrettanto importante anche la corretta informazione a colleghi e consumatori. Fin dal 2018 Nestlè organizza per i colleghi i Sustainability Bar, incontri di formazione e aggiornamento su progetti legati alla sostenibilità, sviluppati in Italia o all’estero.
Per guidare i consumatori, a luglio 2021, Nestlè ha rinnovato “Dove lo butto?”, la sua piattaforma digitale per la raccolta differenziata, aggiungendo indicazioni per interpretare al meglio il termine minimo di conservazione, grazie alla collaborazione con Too Good To Go nell’ambito del Patto contro lo spreco alimentare. Grazie alla strategia perseguita sin dal 2018 e ai progetti portati avanti, il Gruppo ha già ottenuto diversi risultati e riconoscimenti: nel 2021 Nestlè in Italia ha vinto infatti il concorso Best Performer dell’Economia Circolare ideato da Confindustria. Il concorso ha premiato due diversi progetti che rientrano nella strategia di sostenibilità del Gruppo: il primo è la piattaforma digitale “Dove Lo Butto?” realizzata per guidare e aiutare i consumatori al corretto smaltimento dei pack Nestlè. Il secondo progetto prende il nome di “Km0 Cardoboard” ed è parte del più vasto programma di economia circolare ideato con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale del packaging in cartone ondulato utilizzato presso lo stabilimento Buitoni di Benevento, in cui vengono prodotte le pizze surgelate.
“Siamo orgogliosi di aver compiuto un altro passo in avanti verso il nostro obiettivo globale del 100% di packaging riciclabile o riutilizzabile entro il 2025. Ci manca l’ultimo passo, quello sicuramente più sfidante e complesso, che possiamo raggiungere solo unendo le forze e camminando insieme a realtà esterne, colleghi e consumatori” – ha dichiarato Marta Schiraldi, Safety, Health, Environment e Sustainability Head del Gruppo Nestlè Italia – “Stiamo continuando a lavorare con impegno e senso di responsabilità per ridurre l’impatto del nostro packaging e sviluppare nuove soluzioni orientate a una maggiore sostenibilità”.
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Petroliera affonda in Tunisia, Ghribi “Evitare disastro ambientale”

TUNISI (TUNISIA) (ITALPRESS) – Naufragio di una nave con circa 750 tonnellate di carburante al largo della Tunisia, affondata a causa del maltempo. Lo rende noto il ministero dell’Ambiente di Tunisi. La petroliera, Xelo, con bandiera della Guinea Equatoriale, proviene dall’Egitto ed è diretta a Malta e si trova all’altezza del golfo di Gabes. Massima l’attenzione perchè si rischia una cartastrofe ambientale. Le autorità tunisine hanno predisposto un piano di intervento nazionale urgente. Non ci sarebbero fuoriuscite di carburante.
“La Tunisia non può essere lasciata sola. Mi appello alla cooperazione dei paesi del mediterraneo. L’affondamento al largo della Tunisia della petroliera con a bordo 750 tonnellate di carburante rischia di causare un disastro ambientale. Questo terribile rischio non può essere considerato solo tunisino. La Tunisia merita ogni supporto e non può essere lasciata sola. E’ una questione che riguarda tutti i Paesi del Mediterraneo e tutti coloro che si sentono amici del popolo tunisino, a cominciare dall’Unione Europea. Lancio un appello alla cooperazione efficace e rapida a tutti i paesi che abbiano Know how ed esperienza su questo genere di emergenze per fare sì che il rischio venga scongiurato e che si possa dare una grande prova di coesione mediterranea” afferma Kamel Ghribi, presidente GKSD Investment Holding e vice presidente Gruppo San Donato.
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Pnrr, intesa per supportare le Regioni in “Progetti Bandiera” green

ROMA (ITALPRESS) – Il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Mariastella Gelmini, e il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, hanno firmato un protocollo d’intesa per rafforzare la collaborazione sistemica e istituzionale tra il Dara e il MiTe al fine dell’individuazione dei “Progetti Bandiera” regionali nell’ambito degli interventi previsti dalla Missione 2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, “Rivoluzione verde e transizione ecologica”.
Dara e MiTe lavoreranno congiuntamente per supportare gli enti territoriali in questa importante sfida, per favorire il dialogo con Regioni e Province autonome coinvolte nell’implementazione dei relativi progetti, e per assicurare il supporto tecnico necessario per definire le fasi preliminari degli interventi.
“La transizione ecologica è una delle grandi opportunità del Pnrr. Il governo vuole che i territori possano sfruttare al massimo questa occasione e siamo dunque al fianco delle Regioni per accompagnarle nella fase istruttoria e di attuazione dei ‘Progetti Bandierà green – afferma il ministro Gelmini -. In futuro potremo sempre più produrre energia pulita, riqualificare aree verdi abbandonate, valorizzare le nostre montagne e le nostre isole. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza ci dà un ventaglio enorme di possibilità”.
Per il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, “è davvero importante iniziare questa collaborazione con le Regioni e gli enti territoriali su progetti di interesse comune. Questo – sottolinea – accelererà il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr in settori altamente strategici sia a livello nazionale che locale”.
I “Progetti Bandiera” destinatari di questo protocollo d’intesa sono identificabili nell’ambito degli interventi relativi alla “Produzione di idrogeno in aree industriali dismesse” – per la quale è prevista una quota di riserva di risorse a disposizione delle Regioni – alle “Isole verdi” e alla “Rinaturazione dell’area del Po”.
Per mezzo del Nucleo Pnrr Stato-Regioni, il DARA favorirà l’attività finalizzata alla selezione e alla verifica della coerenza delle proposte dei “Progetti Bandiera” con le missioni e gli interventi del Piano, e in caso di esito positivo lavorerà per supportare la Regione o Provincia autonoma destinataria del finanziamento. Al fine di garantire l’attuazione dei “Progetti Bandiera”, il MITE per quanto di sua competenza sarà a disposizione degli enti territoriali, in particolare – anche con finanziamenti aggiuntivi – di coloro che hanno selezionato i progetti di “Produzione di idrogeno in aree industriali dismesse”. Il protocollo d’intesa avrà validità sino al termine dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, e comunque non oltre il 31 dicembre 2026.
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Amianto, in Sicilia 10 mln per la bonifica delle abitazioni private

PALERMO (ITALPRESS) – Dieci milioni di euro per finanziare la rimozione e lo smaltimento dei materiali contenenti amianto nelle abitazioni civili. Il governo Musumeci ha dato il via libera definitivo all’utilizzo dei fondi Poc 2014-2020, recentemente riprogrammati, per incentivare i privati a bonificare le unità immobiliari in cui è presente il pericoloso materiale. “Con questo provvedimento – sottolinea il presidente Musumeci – diamo finalmente attuazione ad una legge regionale mai applicata nel passato e forniamo un aiuto concreto ai siciliani che vogliono liberare i luoghi in cui vivono da un pericolo serio e costante. Diamo loro una mano a sostenere costi significativi e garantiamo uno smaltimento in linea con le normative e nel rispetto dell’ambiente. Più sicurezza, dunque, e meno discariche abusive”.
“Per l’accesso e l’erogazione dei contributi, l’Amministrazione regionale – spiega l’assessore Daniela Baglieri – attraverso il nostro dipartimento, pubblicherà uno specifico Avviso che definisce i criteri e le procedure per usufruire dei benefici. Sono certa che i siciliani sapranno cogliere questa straordinaria opportunità”.
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Tpl, cresce la sostituzione degli autobus con mezzi più ecologici

ROMA (ITALPRESS) – Secondo il monitoraggio avviato dal Mims nella seconda metà del 2021, tra ottobre 2021 e marzo 2022, a fronte di un aumento di 142 unità del numero complessivo di autobus assicurati destinati al Traporto pubblico locale (TPL) circolanti in Italia (da 44.103 a 44.245), cresce di 221 unità il numero di mezzi a zero emissioni (passati da 436 a 535 unità) e ibridi (da 480 a 602 unità). Parallelamente, il numero di autobus più inquinanti (Euro 1-3) è sceso di 1.078 unità (da 14.664 a 13.586), tendenza destinata a confermarsi nei prossimi mesi fino alla totale messa fuori servizio dei mezzi Euro 1 (attualmente 203) entro il 30 giugno 2022, di quelli Euro 2 (attualmente 3.895) entro la fine di quest’anno, e degli Euro 3 (attualmente 9.488) entro il 1° gennaio 2024. Il ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile, solo nell’ultimo anno, ha destinato a tale finalità 1,9 miliardi di nuovi fondi ai comuni attraverso il Pnrr, 0,6 miliardi alle regioni attraverso il Fondo Complementare e ha ripartito 1,1 miliardi destinati alle città con più di 100.000 abitanti del fondo relativo al Piano Strategico Nazionale della Mobilità Sostenibile (PSNMS), che consentiranno agli enti locali di acquistare nei prossimi anni circa 8.000 mezzi a basse e zero emissioni.
Il monitoraggio sull’evoluzione del parco autobus destinato al TPL mostra un chiaro spostamento a favore di mezzi più moderni e meno inquinanti. Tra gli autobus diesel, la quota di mezzi Euro 1-3 scende, tra ottobre dello scorso anno e marzo 2022, dal 37,7% al 34,9%, mentre quella degli Euro 5-6 aumenta dal 55,4% al 58,1%. A partire da ottobre del 2021 si nota, per la prima volta, una diminuzione del valore assoluto di autobus diesel (da 38.936 a 38.803 unità), compensata dall’aumento del numero di autobus a “emissioni zero”, soprattutto in Lombardia e Piemonte, grazie alle buone performance di Milano e Torino, e degli autobus ibridi. “La scelta a favore di mezzi di trasporto pubblico locale moderni e non inquinanti rappresenta uno degli assi principali dell’azione di questo Ministero – sottolinea il ministro, Enrico Giovannini – per migliorare la qualità dell’aria nelle città e aumentare l’utilizzo da parte dei cittadini della mobilità condivisa. La scelta a favore di autobus a zero emissioni deve essere comune a tutte le amministrazioni locali e alle aziende di trasporto locale, anche per stimolare la nascita di una produzione nazionale che crei occupazione e reddito. Va in questa direzione l’investimento di 300 milioni per l’avvio di contratti di sviluppo per la crezione di una filiera di produzione di autobus elettrici, con una destinazione del 40% a favore di progetti da realizzare nelle regioni del Mezzogiorno”, aggiunge il ministro. Al 31 dicembre 2021 l’età media dei mezzi assicurati era di 10,1 anni, in calo rispetto agli anni passati, ma con evidenti disparità territoriali. Il Molise, la Basilicata, la Calabria e la Sardegna mostrano un parco veicoli con un età media complessiva superiore ai 12 anni, mentre in Friuli-Venezia-Giulia, nella Provincia Autonoma di Bolzano e nella Valle D’Aosta circolano mezzi con un’età media di 7 anni. Il sistema di monitoraggio messo a punto dal Mims evidenzia anche la distribuzione territoriale del parco veicolare in base alle diverse tipologie di mezzi. In percentuale, la quota di mezzi più inquinanti (Euro 1-3) è più elevata in Molise, Basilicata e Veneto (sopra il 50%), mentre in Valle d’Aosta, Friuli-Venezia-Giulia, Lazio e Provincia Autonoma di Trento è molto alta (oltre il 39%) quella di autobus Euro 6. A livello di città metropolitana, Milano e Torino guidano la transizione verso un TPL a zero emissioni, rispettivamente con 177 e 103 autobus elettrici circolanti a marzo 2022, mentre Roma, Napoli, Firenze e Genova presentano una quota di veicoli Euro 6 superiore al 40%. La quota di mezzi maggiormente inquinanti è invece superiore al 50% nelle città metropolitane di Catania e Venezia.
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