BOLOGNA (ITALPRESS) – Guardare il mare più a fondo: questo l’impegno richiesto ai diportisti da Marevivo in occasione della nuova campagna “BlueReporter”, promossa con il supporto del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera e la collaborazione di Navionics, presentata ufficialmente all’EUDI Show di Bologna.
La campagna “BlueReporter” nasce con l’obiettivo di monitorare e, laddove possibile, recuperare i rifiuti accumulati sui fondali, che sono più del 90% di tutti quelli presenti in mare. Attraverso l’app “Boating” di Navionics – già disponibile per i sistemi Android e iOS – sarà possibile inviare a Marevivo le segnalazioni sulla presenza, la tipologia e la posizione dei rifiuti rilevati. Per farlo servono solo pochi minuti: basta scaricare l’app, creare un marker alle coordinate del punto di avvistamento e condividerlo con l’account dell’Associazione attraverso l’apposita funzione.
Le segnalazioni ricevute andranno a costituire un database che Marevivo condividerà con la Guardia Costiera, partner del progetto, al fine di valutarne congiuntamente il possibile recupero.
Le funzionalità dell’applicazione saranno illustrate dai volontari di Marevivo Onlus all’EUDI Show di Bologna, in uno stand dedicato, e da Massimiliano Falleri – Responsabile della Divisione Sub che domenica 3 aprile alle ore 14:30, sarà presente all’interno del panel eventi con un intervento dal titolo “Divisione subacquea di Marevivo: da una passione a una mission per difendere il mare”.
“L’attività di recupero di rifiuti dai fondali – reti fantasma in particolare – che portiamo avanti da decenni con la Divisione Subacquea di Marevivo da oggi può contare sull’aiuto di nuovi alleati: i BlueReporter, ovvero i diportisti di tutta Italia che potranno segnalarci la presenza di rifiuti invisibili, ma non per questo meno pericolosi, attraverso l’app Boating di Navionics”, dichiara Falleri.
“E’ sempre più importante che i naviganti siano coinvolti direttamente nella difesa del mare. Con questo strumento – sottolinea – potremo intervenire in maniera più capillare; sarà come avere centinaia di occhi che ci aiuteranno ad acquisire informazioni utili e preziose per la costruzione di una banca dati e di una mappatura di questi rifiuti antropici che stanno minacciando l’ecosistema marino”.
“Navionics è formata da un gruppo di amanti del mare che mette tutta la propria passione nello sviluppo di prodotti per la navigazione – dichiara Daniele Palma, amministratore delegato di Navionics -. La decisione di Marevivo Onlus di usare la nostra app Navionics Boating per un’iniziativa così importante ci rende particolarmente felici perchè ciò contribuisce alla tutela di quell’ambiente marino a noi tanto vicino nella nostra attività di ogni giorno”.
“La difesa dell’ambiente marino rappresenta uno degli obiettivi primari della Guardia Costiera Italiana. La campagna “BlueReporter” costituisce un importante, ulteriore, tassello verso la partecipazione e il coinvolgimento della società civile nell’attività di salvaguardia del nostro mare – ha affermato il Comandante Nicastro, Capo Ufficio Comunicazione della Guardia Costiera -. Da anni la Guardia Costiera è impegnata nell’azione di individuazione e recupero delle cosiddette reti fantasma, che danneggiano in maniera importante i nostri mari. Nel 2019, proprio alla 27esima edizione dell’EUDI Show di Bologna, fu lanciata un’operazione di recupero dai mari italiani di queste reti abbandonate sui fondali. In circa tre anni, 36 sono le tonnellate recuperate dai nuclei sub della Guardia Costiera, una quantità pari a circa 1 milione e 300 mila bottiglie. Da oggi, grazie a Marevivo e alla tecnologia messa in campo dall’app “Boating”, abbiamo a disposizione un ulteriore strumento che ci permetterà di monitorare la salute del nostro mare e garantire, al contempo, la sicurezza della navigazione”.
Il fatto che l’inquinamento dei fondali sfugga al nostro sguardo non deve falsare la gravità del fenomeno. Secondo un recente studio pubblicato sull’Environmental Research Letters, la biomassa pescata con lo strascico (pesci, crostacei, molluschi) a profondità elevate, oltre i 1000 metri, è spesso uguale o inferiore a quella dei rifiuti. L’Italia detiene il triste primato del fondale con la più grande densità di rifiuti al mondo nello Stretto di Messina, in cui in alcuni punti si raggiunge addirittura il milione di oggetti per chilometro quadrato.
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Al via campagna Marevivo per monitorare i rifiuti accumulati sui fondali
Emissioni delle auto, dall’Ue nuovi laboratori hi-tech per i test
ISPRA (VARESE) (ITALPRESS) – La Commissione europea ha inaugurato due nuovi laboratori, all’interno del Centro comune di ricerca (CCR) della Commissione a Ispra (Varese), che consentiranno di aumentare la capacità della Commissione di testare le emissioni delle autovetture sul mercato dell’UE. Questo aiuterà a determinare se i veicoli sono conformi ai regolamenti UE sulle emissioni, migliorando la sua capacità di condurre la vigilanza del mercato dei veicoli.
La competenza della Commissione di controllare le emissioni delle auto è il risultato della revisione della legislazione UE sull’omologazione dei veicoli sulla scia dello scandalo “Dieselgate”, che ha introdotto la supervisione e l’attuazione a livello UE.
Nei nuovi laboratori vengono eseguiti anche i test Real Driving Emission, prove su strada delle emissioni dei veicoli. A bordo dei veicoli una strumentazione misura le emissioni inquinanti, come monossido di carbonio, particolato e ossidi di azoto.
“Mentre i controlli delle auto immesse sul mercato sono di competenza degli Stati membri, da settembre 2020 la Commissione è in grado di effettuare controlli sulle auto, far scattare richiami in tutta l’UE e imporre multe fino a fino a 30.000 euro per auto quando la legge viene violata – ha detto il commissario europeo per il mercato interno, Thierry Breton, inaugurando la nuova struttura a Ispra -. Con questo nuovo test all’avanguardia sulle emissioni delle auto ora siamo più attrezzati che mai per migliorare la qualità dell’aria per i cittadini europei, ripristinare la fiducia dei consumatori, rafforzare il mercato unico e sostenere la competitività globale dell’industria automobilistica europea”.
Il commissario europeo per l’innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù, Mariya Gabriel, ha spiegato che “questi nuovi laboratori di alto livello permetteranno di continuare, con maggiore efficienza, a garantire che le automobili siano conformi alle norme sulle emissioni nell’UE. E’ una grande notizia per tutti i consumatori e gli europei, e un passo avanti verso l’ambizione di diventare un continente climaticamente neutrale entro il 2050. Un altro importante esempio di come la scienza aiuta la politica”.
Il nuovo impianto di sorveglianza del mercato dei veicoli permetterà di testare le emissioni in condizioni di guida reali regolamentate e simulate. Due celle di emissione climatica permetteranno di testare una vasta gamma di condizioni ambientali come la temperatura, l’umidità e la pressione, che influenzano le prestazioni finali delle emissioni del veicolo. I nuovi laboratori serviranno anche alla Commissione in vista dell’attuazione delle future norme sulle emissioni.
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Carabinieri, è attivo il nuovo Geoportale Incendi boschivi
ROMA (ITALPRESS) – Da oggi è attivo il nuovo Geoportale Incendi boschivi del Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri (CUFA). Il Geoportale, raggiungibile anche attraverso il portale istituzionale dell’Arma e all’indirizzo web https://geoportale.incendiboschivi.it è uno strumento moderno e di immediata fruizione, per enti/organismi e semplici cittadini che vogliono conoscere la distribuzione e l’estensione geografica del fenomeno nelle regioni a statuto ordinario dove opera la componente forestale dell’Arma dei Carabinieri, e possono interagire per acquisire informazioni di natura ambientale ed ecosistemica che verranno gradualmente aggiornate ed implementate.
L’allestimento di questa iniziativa discende dall’art. 3 della Legge 8 novembre 2021, n. 155 recante “Disposizioni per il contrasto degli incendi boschivi e altre misure urgenti di protezione civile”, promulgata d’urgenza dal Parlamento su iniziativa governativa dopo la recrudescenza di incendi boschivi che nel 2021 ha interessato ampie porzioni del territorio nazionale, rendendo necessaria una straordinaria mobilitazione di tutte le articolazioni statali, regionali, comunali e del volontariato specializzato, preposte alle azioni di prevenzione, repressione e lotta attiva.
Con questo impianto normativo, oltre ad una serie di efficaci misure per prevenire e contrastare il fenomeno, è stata fissata la competenza del Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei carabinieri a provvedere, nell’ambito dei propri compiti istituzionali e per le sole regioni a Statuto Ordinario, al rilievo delle aree percorse dal fuoco e di rendere disponibili i conseguenti aggiornamenti su supporto digitale da pubblicare su apposito e dedicato sito internet dell’Arma.
La citata norma prevede “l’immediata e provvisoria applicazione delle misure previste dall’art. 10, comma 1, delle legge 353/2000, fino all’attuazione, da parte dei comuni interessati “del catasto comunale degli incendi boschivi e che: “il termine di applicazione dei relativi divieti sulle superfici boschive percorse dal fuoco decorre dalla data di pubblicazione degli aggiornamenti sui siti internet istituzionali”. In questo caso dall’1 aprile 2022.
Per facilitare l’allestimento del catasto comunale delle aree boschive percorse dal fuoco, continueranno ad essere disponibili gratuitamente, sulla sezione “Catasto Incendi” del SIM (Sistema Informativo della Montagna), i dati vettoriali relativi alle suddette perimetrazioni, unitamente alle particelle catastali interessate.
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Etna, dalle fibre ottiche un prezioso aiuto per monitorare i vulcani
CATANIA (ITALPRESS) – Un cavo in fibra ottica è stato interrato nell’area sommitale dell’Etna per misurare le variazioni di deformazioni associate all’attività sismica e vulcanica. Il cavo, interrogato da un sofisticato dispositivo DAS (rilevamento acustico distribuito), è stato in grado di rilevare per la prima volta su una fibra i segni dell’attività vulcanica dell’Etna. Questi sono i risultati di uno studio condotto dai ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e del Deutsches GeoForschungsZentrum – GFZ – di Potsdam (Germania), appena pubblicato sulla rivista Nature Communications.
Tramite la tecnologia DAS, i cavi in fibra ottica sono in grado di registrare i terremoti. Questa tecnica, particolarmente utile nelle applicazioni delle geoscienze in cui l’obiettivo è di misurare le vibrazioni del suolo, si basa su un principio di misura che prevede l’invio di un impulso di luce in una fibra e sulla rilevazione del segnale retro-diffuso dalle imperfezioni della stessa.
Proprio l’analisi del segnale fornisce informazioni sulle deformazioni che il cavo subisce in ogni suo punto.
“Nel lavoro appena pubblicato – spiega Gilda Currenti, ricercatrice dell’Osservatorio Etneo dell’INGV – abbiamo dimostrato l’elevata sensibilità e accuratezza dei dispositivi DAS nel misurare segnali sismo-vulcanici e il contributo che questa tecnologia può fornire nell’avanzamento della comprensione dei processi vulcanici. Il cavo, interrato in uno strato di scorie – prosegue la ricercatrice – è stato in grado di registrare deformazioni associate all’attività dell’Etna, quali esplosioni, degassamento dei crateri sommitali, terremoti locali, come anche a fenomeni atmosferici, tra cui grandine e fulmini”.
“Le misure DAS sono state validate mediante il confronto con sensori tradizionali come geofoni, sismometri e sensori infrasonici”, aggiunge Philippe Jousset, ricercatore del GFZ.
Le dettagliate e abbondanti osservazioni, impossibili con altre tecniche di misura, permettono di rilevare e caratterizzare le esplosioni vulcaniche, la propagazione delle onde acustiche generate e la loro interazione non-lineare con il suolo. Dall’analisi e dalla modellazione dei segnali è stato possibile identificare strutture vulcano-tettoniche nascoste, nonchè identificare e caratterizzare eventi vulcanici con elevata accuratezza.
“La risoluzione spaziale offerta dalle misure DAS ha permesso di estrarre e amplificare segnali molto deboli, ma importanti, che sarebbero altrimenti fuori portata per l’analisi quantitativa”, aggiunge Benjamin Schwarz, coautore della ricerca e ricercatore del GFZ.
“Questo studio dimostra che il DAS può essere usato per monitorare l’attività vulcanica e riteniamo che questa tecnica potrebbe diventare a breve uno standard per il monitoraggio”, prosegue Gilda Currenti.
Grazie alla capacità di interrogare cavi anche a lunghe distanze, fino decine di km, i dispositivi DAS possono essere installati in luoghi sicuri e lontani dai crateri attivi, trasformando la fibra in una serie di sensori distribuiti più facili da gestire rispetto a sensori tradizionali che richiedono alimentazione e sistemi di trasmissione dati nel sito di installazione.
2L’installazione e l’utilizzo di cavi in fibra ottica che attraversano i fianchi dei vulcani dalle aree sommitali, fino ai villaggi abitati, fornirebbe una opportunità unica per approfondire la conoscenza della risposta dell’edificio vulcanico ai processi magmatici al fine di comprenderne le origini”, osserva Philippe Jousset.
“L’applicazione del DAS su reti sottomarine di cavi in fibra ottica, oggigiorno ampiamente utilizzate per la trasmissione dati, potrebbe, inoltre, fornire migliaia di sensori per studiare sistemi magmatici sottomarini, altrimenti inaccessibili”, conclude Lotte Krawczyk, Direttore del programma POF (Program-Oriented Funding) presso l’Helmholtz Association.
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Laboratori green nelle scuole, finanziati 3.500 progetti
ROMA (ITALPRESS) – Giardini e orti didattici all’interno delle scuole del primo ciclo. Laboratori sulla transizione ecologica per quelle del secondo ciclo. Il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato oggi le graduatorie dei 3.500 progetti finanziati con oltre 155 milioni di fondi PON-REACT EU che renderanno gli istituti italiani più innovativi e sostenibili.
Sono stati autorizzati tutti i progetti presentati dagli istituti scolastici che hanno aderito ai bandi. Nello specifico, vengono finanziati 2.855 progetti, per un totale di oltre 71 milioni di euro, di scuole statali del primo ciclo e di istituti omnicomprensivi che hanno partecipato all’Avviso “Edugreen: laboratori di sostenibilità per il primo ciclo”. Il Bando era rivolto alle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto. Ogni scuola riceverà 25.000 euro e grazie a queste risorse alunne e alunni potranno apprendere elementi di scienze, di educazione alimentare e alla sostenibilità, sperimentando direttamente in ambienti naturali di esplorazione.
Per quanto riguarda il secondo ciclo, sono 645 i progetti ammessi al finanziamento per l’Avviso “Laboratori green, sostenibili e innovativi per le scuole del secondo ciclo”, che si rivolgeva alle istituzioni scolastiche statali del secondo ciclo di istruzione e agli istituti omnicomprensivi delle sole Regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia). Le risorse stanziate complessivamente sono oltre 83 milioni di euro. Ciascun progetto otterrà 130.000 euro. Potranno essere realizzati laboratori sulla transizione ecologica e sulla sostenibilità, declinati in base alle specificità dell’istituto e con l’utilizzo di tecnologie innovative. Nei prossimi giorni, sarà pubblicato un ulteriore Avviso che amplia la platea dei beneficiari anche per le Regioni non comprese in questo bando.
“Passo dopo passo stiamo costruendo la nuova scuola oltre l’emergenza – dichiara il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi -. Una scuola inclusiva, innovativa, sostenibile. Se vogliamo vedere il cambiamento, dobbiamo realizzarlo con l’educazione. Questi Avvisi dimostrano che ci sono diversi modi di fare ed essere scuola. La grande partecipazione delle comunità scolastiche testimonia l’esigenza di trovarli e sperimentarli, per essere al passo con le sfide che questi tempi ci pongono”.
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Pnrr, 330 mln per piantare 6,6 mln di alberi nelle Città metropolitane
ROMA (ITALPRESS) – Piantare 6,6 milioni di alberi entro il 2024 nelle 14 Città metropolitane italiane – 1.268 comuni in cui vivono più di 21 milioni di abitanti – per contrastare l’inquinamento atmosferico, i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità. E’ l’obiettivo della misura “Tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (M2C4 3.1). Lo stanziamento complessivo è di 330 milioni di euro. L’avviso è stato pubblicato sul sito del ministero della Transizione Ecologica.
Nel bando sono definiti i criteri, le modalità e il riparto delle risorse finanziarie per la creazione di boschi da parte delle Città metropolitane. Vengono messi a disposizione dal PNRR 74 milioni di euro per il 2022, altri 74 per il 2023 e 139 milioni per il 2024.
Alle Città metropolitane del Sud e delle Isole è destinata una quota del 50% delle risorse disponibili. Gli obiettivi sono di mettere a dimora 1.650.000 alberi entro il 31 dicembre 2022 e completare la messa a dimora di 6,6 milioni di alberi entro il 2024.
L’Avviso dà attuazione al “Piano di forestazione urbana ed extraurbana” approvato con Decreto del ministro della Transizione ecologica n.493 del 30.11.2021. Il Piano è stato predisposto con la collaborazione dell’Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale – ISPRA, del Comando Unità Forestali Ambientali Agroalimentari dei Carabinieri – CUFA, dell’Istituto Nazionale di Statistica – ISTAT, e del Centro Interuniversitario di Ricerca “Biodiversità Servizi ecosistemici e Sostenibilità” – CIRBISES. Il criterio ispiratore del lavoro è “piantare l’albero giusto al posto giusto”, tenendo conto delle specificità territoriali.
Si rafforzano, così, le attività di forestazione urbana finanziate dal MiTE a partire dal 2020-2021 con la legge 12 dicembre 2019, n. 141 (la cosiddetta legge clima), e che ha visto coinvolti gli stessi soggetti attuatori.
Avviso per i progetti di forestazione nelle città metropolitane: https://www.mite.gov.it/bandi/avviso-i-progetti-di-forestazione-nelle-citta-metropolitane
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Milan e Senec insieme nel segno della sostenibilità e dell’innovazione
MILANO (ITALPRESS) – AC Milan e Senec, azienda che si occupa a livello internazionale dello sviluppo e della produzione di sistemi intelligenti di accumulo energetico, avviano una partnership nel segno della sostenibilità e dell’innovazione. L’azienda entra nella famiglia rossonera come nuovo Official Storage and Photovoltaic System Partner rossonero. A fine 2020, secondo quanto riportato nel Rapporto statistico GSE del marzo 2022, in Italia risultano installati quasi un milione di impianti a fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica, che coprono il 41,7% della produzione complessiva nazionale.
Nata a Lipsia nel 2009, Senec è un vero e proprio pioniere nel settore dell’accumulo fotovoltaico, con oltre 80 mila sistemi venduti e numerosi riconoscimenti per la qualità dei suoi prodotti e servizi. Parte del Gruppo EnBW, uno dei principali fornitori di energia in Germania, con 5,5 milioni di clienti, in Italia ha iniziato a operare nel 2016 e a oggi ha sedi a Bari e a Milano.
Con la sua offerta di soluzioni a 360° per incrementare l’autosufficienza energetica, Senec ha registrato una crescita del 900% nel periodo 2018-2021, consolidando sempre più il suo ruolo primario nel mercato.
La partnership tra AC Milan e Senec si basa su una profonda condivisione valoriale e di vision che guida entrambi i brand a costruire fondamenta solide e sicure sulle quali edificare con lungimiranza un futuro in cui avrà sempre maggiore importanza la sostenibilità progettuale, finanziaria e ambientale. In questo senso, nei prossimi mesi conosceremo sempre più nel dettaglio uno dei risultati concreti che scaturiranno da questa collaborazione: la realizzazione del primo impianto fotovoltaico Senec all’interno del Centro Sportivo Milanello, che ospita quotidianamente gli allenamenti della Prima Squadra e della Primavera maschile.
“La nuova partnership con Senec dimostra ancora una volta l’impegno e l’attenzione che il Club rivolge ai temi di sostenibilità e innovazione – ha dichiarato Casper Stylsvig, Chief Revenue Officer di AC Milan – fondamentali per poter contribuire concretamente a una trasformazione del mondo del calcio che tragga le mosse dai valori positivi dello sport e per rafforzare ancora una volta l’impegno del Club nei confronti delle generazioni più giovani, tanto dentro quanto fuori dal campo”.
Gli fa eco Vito Zongoli, Managing Director di Senec Italia: “Siamo molto orgogliosi che un club prestigioso come il Milan abbia scelto la nostra azienda per accompagnarlo nel suo percorso verso la sostenibilità. Con il Milan condividiamo la volontà di dare un contributo concreto alla transizione verso un sistema energetico più efficiente e green ed uno sguardo sempre rivolto alle generazioni future. Questa comunanza di valori e di intenti rafforza ancora di più il senso di questa partnership”.
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Al via studio sull’impatto dell’inquinamento nei luoghi di lavoro
ROMA (ITALPRESS) – Valutare gli effetti sulla salute dei livelli di particolato atmosferico in relazione al microclima nei diversi ambienti di lavoro al chiuso. E’ questo l’obiettivo dello studio avviato dall’Inail con Enea, Sapienza Università di Roma, Università di Cagliari e Cnr. “Si tratta di una nuova indagine scientifica nell’ambito del nostro progetto ‘VIEPI – Valutazione Integrata dell’Esposizione al Particolato Indoor’ che si occupa di studiare le correlazioni esistenti tra le misure di particolato atmosferico e le condizioni micro climatiche negli ambienti indoor, per la comprensione delle implicazioni legate alle esposizioni lavorative”, sottolinea Armando Pelliccioni, ricercatore dell’Inail e coordinatore scientifico del progetto VIEPI.
“Per ENEA questo è il primo progetto che la vede coinvolta sul tema della qualità dell’aria in ambienti confinati, come quelli di lavoro e studio. E il nostro compito riguarderà, in particolare, l’analisi tossicologica del particolato ultrafine”, spiega Maria Giuseppa Grollino, ricercatrice del Laboratorio Salute e Ambiente di Enea.
La concentrazione degli inquinanti può variare nel tempo e dipendere non solo dalla natura delle sorgenti ma anche dalla ventilazione, dalle abitudini e dalle attività svolte dagli occupanti stessi. Inoltre, l’esposizione è un aspetto fondamentale nella valutazione degli effetti dell’inquinamento dell’aria. Nei Paesi industrializzati e, in particolare, negli ambienti urbani la popolazione trascorre più del 90% del proprio tempo in ambienti chiusi, ossia in casa, ufficio, auto e nei luoghi di istruzione come scuole e università.
“Negli ultimi anni è emersa l’esigenza di approfondire le conoscenze sull’inquinamento indoor, soprattutto di fronte all’aumento di evidenze scientifiche sugli effetti dannosi per la salute dell’uomo. E per questo – sottolinea il ricercatore dell’Inail – abbiamo deciso di approfondire ulteriormente questo aspetto dell’inquinamento dando il via a una nuova collaborazione, che prevede uno studio integrato dell’esposizione dei lavoratori al particolato atmosferico in ambienti indoor, con la simulazione numerico-sperimentale di campi fluidodinamici e di concentrazione, in scala reale e di laboratorio, e la caratterizzazione chimica, morfologica e tossicologica del particolato fine ed ultrafine”.
“Per il progetto VIEPI, l’inquinante indoor che andremo a studiare è il particolato ultrafine, che è la frazione dimensionale che merita maggiore attenzione per la sua capacità di penetrare nel corpo umano colpendo diversi organi, come polmoni, cuore, fegato, reni e cervello. Queste particelle, costituite da un complesso cocktail di componenti chimici, possono esercitare la loro azione tossica sugli organi bersaglio e provocare una serie di patologie importanti perchè generano stress ossidativo, indebolimento delle difese immunitarie e aumento delle infiammazioni delle vie aeree e dell’organismo in generale”, sottolinea la ricercatrice dell’ENEA.
Inoltre, di recente è stato messo in luce come anche la presenza e il movimento degli individui costituiscano una sorgente importante di particolato indoor, che si aggiunge alle altre sorgenti interne e alle infiltrazioni provenienti dall’esterno, in particolare dal traffico veicolare. Gli individui costituiscono, quindi, sia una fonte sia un recettore dell’inquinamento stesso.
Il team di ricercatori ENEA è già al lavoro in laboratorio per la coltura in vitro di cellule bronchiali umane sane; una volta pronte, le colture cellulari saranno trasferite in un’aula di università, attraverso un espositore portatile, e “respireranno”, per un intero giorno, la stessa aria di studenti e professori. “Utilizzeremo una tecnica innovativa nel campo della tossicologia ambientale in vitro che permette un contatto diretto del sistema cellulare con l’aria dell’ambiente. In questo modo, riusciremo a studiare la potenziale tossicità di inquinanti ambientali in condizioni di reale esposizione umana e non più solo in laboratorio”, spiega Grollino.
Successivamente, le cellule bronchiali torneranno in laboratorio, dove il team di ricerca ENEA svolgerà test biochimici e molecolari per analizzare la risposta tossicologica legata all’esposizione all’inquinamento indoor, attraverso la valutazione dell’espressione di geni legati a stress ossidativo, infiammazione e risposta a composti organici. Questo permetterà ai ricercatori di comprendere il potenziale impatto nocivo dell’inquinamento indoor sulla salute, mettendo in correlazione le risposte biologiche messe in atto dalle cellule bronchiali e le caratteristiche chimico-fisiche del particolato.
“Inoltre, attraverso la realizzazione di mappe di concentrazione di materiale particolato indoor, curate essenzialmente dall’Inail e dalle Unità Operative della Sapienza Università di Roma e dell’Università di Cagliari, riusciremo a individuare le dinamiche all’origine della distribuzione spaziale delle concentrazioni in ambienti confinati di lavoro. Questo ci permetterà di fornire elementi utili alla stesura di linee guida per individuare la collocazione ottimale delle postazioni di lavoro e della strumentazione potenzialmente inquinante”, conclude la ricercatrice Enea.
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