ROMA (ITALPRESS) – Earth Hour, l’Ora della Terra, è la più grande mobilitazione globale del Wwf che, attraverso il gesto simbolico di spegnere le luci per un’ora, unisce cittadini, istituzioni e imprese in un momento di raccoglimento globale per la pace, la protezione del clima e per il nostro Pianeta. Anche un’azione apparentemente semplice come quella di cliccare il tasto off dell’interruttore, infatti, se fatta insieme, rappresenta un contributo per chiedere un futuro più sicuro, giusto e sostenibile per tutti. Sabato 26 marzo, dalle 20,30 di ciascun Paese, si terrà la 14esima edizione dell’ora di buio per il Pianeta, che coinvolgerà milioni di persone insieme a migliaia di città, monumenti e luoghi simbolo.
Dalla prima edizione del 2007, che ha coinvolto la sola città di Sidney, la grande ola di buio si è rapidamente propagata in ogni angolo del Pianeta, lasciando a luci spente piazze, strade e monumenti simbolo come il Colosseo, il Cristo Redentore di Rio, la Torre Eiffel, il Ponte sul Bosforo e tanti altri luoghi, per dimostrare che uniti si può fare una grande differenza.
Earth Hour è un evento senza frontiere, che unisce le persone sulla Terra per vincere la sfida climatica. In un momento in cui i conflitti diventano una minaccia al futuro di tutti una grande azione globale in grado coinvolgere persone in tutti i paesi del mondo è, in sè, un messaggio di pace e solidarietà: perchè solo insieme possiamo far sentire la nostra voce e chiedere un futuro più sicuro, giusto e sostenibile per tutti.
In Italia si contano già oltre 160 iniziative che prevedono lo spegnimento di monumenti, palazzi, piazze, strade e altri luoghi simbolo.
A Milano, dalle 20,30 alle 21,30, luci spente per il Castello Sforzesco e la Torre del Filarete, mentre a Roma rimarranno al buio per un’ora Castel Sant’Angelo, il Colosseo e la Basilica di San Pietro al Vaticano, insieme alle facciate di Palazzo Madama, Montecitorio e Palazzo Chigi con il Cortile d’Onore. A Firenze luci spente per un’ora a Palazzo Vecchio, Ponte Vecchio, al Duomo, alla Basilica di Santa Croce, alla Torre di Arnolfo, all’Abbazia di San Miniato al Monte, sulla Statua del David di Michelangelo in Piazza della Signoria, a Palazzo Sacrati Strozzi e a Palazzo Medici Ricciardi. A Torino al buio la Mole Antonelliana e le luci dei ponti sul fiume Po.
Al buio per un’ora anche Piazza San Marco, nella città ‘simbolò dei cambiamenti climatici, Venezia. Si spegnerà anche l’Arena di Verona e molti altri monumenti di comuni del veronese.
Spegnimenti anche in altre città come L’Aquila (Piazza del Duomo), Bergamo, Lecce, Caserta, Cefalù (si spegnerà la piazza del Duomo dove si trova la Cattedrale patrimonio dell’Unesco e i volontari del WWF Sicilia Nord Occidentale saranno presenti con un banchetto informativo), Cesena, Como, Catania (Palazzo degli Elefanti) e Palermo (Palazzo delle Aquile) e molti monumenti dei centri della provincia di Roma Capitale come Albano laziale, Civitavecchia, Pomezia, San Cesareo, Manziana, Cave, Riano, Ariccia, Fiumicino, San Vito Romano.
Anche la rete dei volontari WWF e le Oasi WWF prenderanno parte con diverse iniziative locali che accompagneranno gli spegnimenti.
I volontari del WWF Caserta, ad esempio, hanno organizzato una maratona radiofonica dalle 9:30 alle 21:30 con l’emittente locale Prima Rete, mentre il WWF Bologna Metropolitana a San Giovanni in Persiceto organizza lo spettacolo “una notte senza luci” presso il planetario dell’orto botanica. I volontari del WWF Bergamo Brescia hanno organizzato un incontro divulgativo su “Interferenze dell’inquinamento luminoso sull’ecosistema urbano” e un ascolto dei pipistrelli con bat detector. Nell’Oasi WWF di Serre Persano (SA) è prevista una visita guidata la mattina di sabato 26 marzo, seguita da altre attività come l’installazione di una bat box. Nell’Oasi di Valmanera (Asti) apericena itinerante dal tramonto al cui seguito si potrà godere della magia del bosco di notte. Sarà presente il gruppo degli astrofili astigiani per l’osservazione degli astri. In Romagna, a Forlì per celebrare l’ora di buio a Piazza Saffi il WWF ha organizzato un flash mob dedicato al simbolo della pace.
Fra le altre iniziative una serata al Museo della Biodiversità di Monticiano (Siena) in collaborazione con l’Unione Astrofili Senesi per ammirare stelle, nebulose, galassie e costellazioni che si affacciano nelle prime ore della sera e la passeggiata insieme al WWF Roma sul Lungotevere delle Navi (appuntamento alle 18,30 di fronte al Palazzo della Marina Militare) per osservare la biodiversità urbana lungo le acque del Fiume di Roma e arrivare a piedi a Castel Sant’Angelo.
Fra le adesioni anche quella del Parco Nazionale delle Cinque Terre e dei comuni di Riomaggiore, Vernazza, Monterosso al Mare, attraverso alcuni spegnimenti come quello del palazzo comunale di Riomaggiore e del castello Doria a Vernazza. Fra le iniziative in occasione di Earth Hour anche l’escursione notturna “a energia solare” dal Santuario della Madonna di Montenero a Riomaggiore, con ritrovo alle 19,45 di sabato 26 marzo su Strada Provinciale SS370 (Strada Litoranea) presso imbocco sentiero 593C diretto al Santuario della Madonna di Montenero, sopra al borgo di Riomaggiore.
A Martina Franca in Puglia si spegnerà il palazzo Ducale a conclusione di una pedalata organizzata dal WWF Trulli e Gravine in collaborazione con l’associazione Cicloamici-Fiab Mesagne e altre associazioni locali.
Parteciperà all’Ora della Terra 2022 anche il PNALM (Parco Nazionale D’Abruzzo Lazio e Molise) spegnerà il centro visite a Pescasseroli, il Museo del Lupo a Civitella Alfedena, il centro servizi CEA mentre il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga aderisce all’iniziativa spegnendo le luci del Parco e dichiarandolo “Parco amico del Clima”. Ad Anversa, nel cuore dell’Oasi Gole del Sagittario, l’evento sarà nella piazza centrale.
Anche l’organizzazione The Climate Route aderisce all’Earth Hour 2022 con un evento di flash mob sulle spiagge di Rimini per comporre un messaggio che verrà fotografato da satellite, proprio nella mattinata di sabato 26 marzo.
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Torna Earth Hour, un’ora di buio per proteggere il pianeta
Siccità nel Distretto del Po, nell’ultimo mese deficit piogge del 92%
MILANO (ITALPRESS) – A distanza di una settimana dall’ultima rilevazione, concomitante con la riunione dell’Osservatorio Permanente dell’Autorità Distrettuale sulle crisi idriche, lo stato complessivo degli indicatori idro-meteo-climatici nel Distretto Padano del fiume Po non evidenziano miglioramenti sostanziali e il quadro che si delinea mostra chiaramente come lo stato di perdurante siccità si stia lentamente spostando da Ovest a Est incidendo progressivamente su tutte le aree lungo il corso del Grande Fiume. A fronte di un deficit di pioggia sull’intero Distretto che, negli ultimi trenta giorni, è superiore ai 100 millimetri in meno (pari a -92%) e dopo 107 giorni di assenza di precipitazioni significative nel comprensorio padano le portate evidenziano un abbassamento drastico in tutte le stazioni di registrazione del dato, tutte al di sotto della soglia di emergenza, raggiungendo i livelli più bassi dal 1972. L’area ad oggi che ancora mostra il deficit maggiore, quindi con una siccità definita estrema che si sta propagando verso valle, è sicuramente quella Piemontese fino alle province di Piacenza e Cremona, ma il trend si palesa anche a Boretto e Borgoforte, fino a raggiungere il Delta nella stazione di Pontelagoscuro (Fe).
Rispetto alla scorsa settimana le quote rilevate hanno portato un ulteriore calo della risorsa idrica disponibile fino al 5% nelle stazioni di Piacenza, oggi a -70% (dal -66% di sette giorni fa) e Cremona a -62% (rispetto al -57% della settimana scorsa); ma sono in discesa anche le quote di Boretto, ora a -61% (da -60%), Borgoforte, a -56% (da -54%) e Pontelagoscuro, a -56% (da -55%).
Sia i Grandi laghi che gli invasi artificiali, invasati dal 5 al 30% rispetto alla media, languono pesantemente e i possibili quanto necessari rilasci dal Lago Maggiore a beneficio delle aree sottostanti non saranno attuabili in modo proporzionale al fabbisogno agroambientale.
Estremamente deficitario anche lo stato del manto nevoso su tutto l’arco Alpino e quasi del tutto assente da quello Appenninico. Prosegue anche l’invadenza progressiva delle acque salmastre verso l’interno (oltre 12 km) provenienti dal Mare Adriatico con inevitabili ripercussioni sul mantenimento della capacità di irrigare da parte delle colture che stanno entrando nel vivo della stagione.
Proprio in questi giorni infatti i Consorzi di bonifica stanno dando il via alla stagione irrigua a beneficio delle produzioni tipiche dei rispettivi territori e il prelievo potrà inevitabilmente incidere su ciò che resta della risorsa idrica disponibile.
Quello che in questo preciso momento colpisce è soprattutto la proiezione sul medio-lungo periodo delle previsioni meteo-climatiche che non regalano ottimismo. Pur nella consapevolezza che il minor rischio di errore di previsione è tra i 10-12 giorni gli scenari non annunciano piogge omogenee o significative fino alla metà del mese di Aprile. Il regime anticiclonico, anche associato a masse di aria fredda in quota proveniente dall’area dei Balcani, genera stime di piogge decisamente al di sotto della media del periodo a cui si affiancheranno valori di temperatura sotto la media climatologica. Ed in questo quadro poco rassicurante, come se non bastasse, l’aridità dei suoli favorisce anche l’incremento del numero degli incendi ed una eventuale ventilazione potrebbe ulteriormente esporre il territorio a rischi causati da questo fenomeno.
“Sono giorni di grande impegno nel mantenere alta la soglia di attenzione su ogni singola area interessata dalla siccità nelle regioni del Distretto del Po – ha commentato il segretario generale dell’Autorità Distrettuale del Fiume Po-MiTE Meuccio Berselli – Le Regioni stanno naturalmente attrezzandosi, grazie al lavoro delle singole agenzie di monitoraggio meteo, per mettere in campo interventi mirati che cercheremo di concertare all’interno del prossimo importante Osservatorio il giorno 29 Marzo in cui approfondiremo ogni singola criticità cercando di non disperdere nemmeno una singola goccia di acqua”.
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Cnr, nanomateriali inesplorati per semiconduttori senza piombo
ROMA (ITALPRESS) – All’evolversi delle tecnologie fotovoltaiche e dell’optoelettronica emergente si affianca lo sviluppo di nuovi materiali di sintesi, anche su scala nanometrica. Tra questi, i nanocristalli colloidali di semiconduttori inorganici attirano considerevole interesse grazie alle loro proprietà ottiche ed elettriche e alla prospettiva di processi sintetici a basso costo. Un gruppo di ricercatori afferenti all’Istituto di nanotecnologia (Cnr-Nanotec) di Lecce e all’Istituto di cristallografia (Cnr-Ic) di Bari del Consiglio nazionale delle ricerche, assieme ai colleghi dell’Università del Salento e dell’Istituto Italiano di Tecnologia – IIT, ha elaborato un innovativo metodo di sintesi chimica che consente di ottenere una classe inesplorata di nanomateriali, detti calcoalogenuri di bismuto. Questi nanomateriali, conformi alla Direttiva Ue che pone restrizioni all’utilizzo di sostanze pericolose (RoHS), si sono rivelati molto stabili ed efficienti nell’assorbimento della luce solare. Ciò li candida a promettente alternativa ai semiconduttori contenenti piombo, largamente impiegati. I risultati della ricerca sono pubblicati su Angewandte Chemie ed oggetto di una domanda di brevetto.
“Il nostro metodo di sintesi si è rivelato affidabile e versatile, consentendoci di esplorare la classe dei calcoalogenuri di bismuto e di prepararne nanocristalli puri -spiega Danila Quarta di Cnr-Nanotec, autrice della ricerca -. I nanocristalli di calcoalogenuro di bismuto sono stati utilizzati per la formulazione di inchiostri fotoattivi, con i quali sono stati realizzati elettrodi capaci di convertire luce solare in corrente elettrica, aprendo così alla possibilità di fabbricare dispositivi fotovoltaici, fotoelettrochimici e optoelettronici in maniera semplice e relativamente economica. Abbiamo dato avvio a un filone di ricerca che apre ad opportunità nuove, tutte da esplorare. Il nostro obiettivo ultimo è di contribuire ad offrire una prospettiva nuova per la conversione dell’energia solare a basso impatto ambientale”.
“Questo metodo ci ha inoltre permesso di ottenere una nuova fase cristallina, la cui struttura è stata determinata per la prima volta dal nostro gruppo di ricerca”, aggiunge Anna Moliterni di Cnr-Ic. “I risultati dello studio indicano che con ogni probabilità potremmo individuare una serie di nuovi materiali, ancora da scoprire”, dichiara Liberato Manna, dell’Istituto Italiano di Tecnologia, coautore della ricerca.
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Ferrari investe in sostenibilità, intesa con Mise e Regione Emilia Romagna
MODENA (ITALPRESS) – Ferrari ha sottoscritto un Protocollo di Intesa con il Ministero per lo Sviluppo Economico del Governo Italiano, Invitalia (Agenzia Nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.A.) e la Regione Emilia-Romagna.
Il Protocollo di Intesa prevede il sostegno delle istituzioni firmatarie al piano di Ferrari per investimenti tecnologici e produttivi, con un forte focus sull’innovazione e sull’impegno ambientale e sociale, che apporterà importanti benefici per il territorio di Maranello e di Modena oltre all’assunzione da parte della Società di 250 nuovi dipendenti.
Il contributo del MISE, a valere sullo strumento del Contratto di Sviluppo, potrà essere fino a circa 106 milioni, e sarà destinato a progetti industriali e alle attività di ricerca e sviluppo per nuove tecnologie volte alla riduzione dell’impatto ambientale e alla digitalizzazione. La Regione Emilia-Romagna provvederà anch’essa a finanziare, in modo complementare, gli investimenti per la ricerca e sviluppo, la formazione e la tutela dell’ambiente, oltre a sostenere eventuali opere di infrastrutturazione logistica e telematica in collaborazione con gli altri enti locali coinvolti.
“L’innovazione è nel nostro DNA. Crediamo nel nostro territorio e vogliamo valorizzarlo attraverso dei progetti che apporteranno benefici concreti dal punto di vista ambientale e sociale, oltre a rafforzarne la competitività – ha affermato Benedetto Vigna, CEO di Ferrari – Nel realizzare il nostro piano di investimenti, siamo felici di poter contare sul supporto e la collaborazione delle istituzioni. Con noi i firmatari dell’accordo condividono l’obiettivo di rendere il territorio un polo di eccellenza e di crescente attrazione per le nuove competenze necessarie all’industria automobilistica”.
“Un progetto innovativo e di alto livello, che guarda alla transizione ecologica, a quella digitale e alla buona occupazione- sottolinea il presidente Bonaccini-. Un nuovo intervento che prende corpo in Emilia-Romagna, a beneficio del territorio e del Paese. Che ha radici nelle grandi professionalità interne alla Ferrari ma che può trovare nelle reti regionali dell’Alta tecnologia e dei Tecnopoli l’ecosistema migliore per potersi sviluppare, che unisce le nostre università e il mondo produttivo, filiere manifatturiere uniche al mondo, la formazione specialistica e le infrastrutture digitali che si rafforzano attorno al Big Data Technopole di Bologna e alla Data Valley emiliano-romagnola. L’attrattività complessiva del nostro sistema, in un quadro di valori, diritti e coralità definito nel Patto per il Lavoro e per il Clima firmato con tutte le parti sociali, rappresenta una carta in più per la ripartenza che vogliamo costruire insieme”.
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Giornata mondiale dell’acqua, allarme Wwf “Siamo all’ultima goccia”
ROMA (ITALPRESS) – Carenza d’acqua, siccità, perdita di ghiacciai, crisi alimentare e produzione di energia a rischio: sono solo alcune delle conseguenze della crisi idrica provocata dagli impatti del cambiamento climatico.
La sete del pianeta è una delle prove più tangibili e drammatiche della crisi climatica globale: tra acqua e clima c’è un legame inscindibile e pericoloso che va conosciuto e affrontato con urgenza. Si prevede che i futuri impatti dei cambiamenti climatici su vari settori dell’economia legati all’acqua ridurranno il prodotto interno lordo (PIL) globale, con perdite maggiori previste nei paesi a basso e medio reddito. I rischi di siccità e inondazioni e i danni sociali aumenteranno con l’aumentare del riscaldamento globale. In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua (22 marzo) il WWF fotografa la situazione della crisi idrica negli ultimi anni nel suo ultimo report: “L’Ultima goccia. Crisi e soluzioni del prosciugamento climatico” indicando anche le priorità per risolvere il legame pericoloso e inscindibile tra acqua e clima. Il tema verrà ricordato anche in occasione di Earth Hour-Ora della Terra, l’evento globale del WWF che si terrà in tutto il mondo sabato 26 marzo.
Il cambiamento climatico antropogenico ha contribuito ad aumentare la probabilità e la gravità dell’impatto della siccità (specialmente siccità agricola e idrologica) in molte regioni. Circa 4 miliardi di persone, sui 7,8 miliardi di abitanti umani della Terra, sperimentano già una grave carenza d’acqua per almeno un mese all’anno. Tra il 1970 e il 2019, il 7% di tutti gli eventi catastrofici nel mondo sono stati legati alla siccità, ma hanno contribuito a ben il 34% delle morti legate ai disastri. Sempre più persone (circa 700 milioni) sperimentano periodi di siccità più lunghi rispetto al 1950. I rischi di siccità aumenteranno nel corso del XXI secolo in molte regioni, incrementando i rischi per l’intera economia. La popolazione globale esposta a siccità estrema ed eccezionale aumenterà dal 3% all’8% nel 21° secolo.
I fenomeni estremi legati alla crisi climatica provocano anche situazioni improvvise di ‘eccessò d’acqua: tra il 1970 e il 2019, il 31% di tutte le perdite economiche hanno a che fare con le inondazioni.
L’agricoltura è stata influenzata dai cambiamenti del ciclo idrologico. A livello globale, tra il 1983 e il 2009, circa tre quarti delle aree coltivate globali (~454 milioni di ettari) hanno subito perdite di rendimento indotte dalla siccità meteorologica, con perdite di produzione cumulative corrispondenti a 166 miliardi di dollari. Il susseguirsi sempre più frequente di crisi idriche, dovuto in parte ai cambiamenti climatici ma soprattutto alla cattiva e caotica gestione delle acque, evidenzia con sempre maggior urgenza la necessità di rivedere le modalità di uso, gestione e tutela del patrimonio idrico. Anche in aree storicamente ricche d’acqua come la Pianura padana si assiste sempre più frequentemente al problema della scarsità d’acqua.
Non si tratta di un’emergenza nuova perchè è almeno da 50 anni che si moltiplicano gli allarmi in Italia e nel mondo e risulta sempre più incomprensibile la difficoltà ad avviare una gestione sostenibile della risorsa come prevedono le direttive europee e i pressanti richiami ad avviare politiche di adattamento ai cambiamenti climatici.
In Europa almeno un terzo delle risorse idriche è destinato all’agricoltura, che incide sia sulla quantità che sulla qualità dell’acqua disponibile per altri usi. In Italia il settore agricolo assorbe il 60% dell’intera domanda di acqua del Paese, seguito dal settore industriale ed energetico con il 25% e dagli usi civili per il 15%. La scarsità di acqua nasce anche a monte: negli ultimi due decenni, il tasso globale di perdita di massa dei ghiacciai ha superato 0,5 metri di acqua equivalente per anno.
L’impatto della siccità si manifesta anche sull’attuale produzione globale termoelettrica e idroelettrica, con una riduzione dal 4 al 5% dei tassi di utilizzo delle installazioni durante gli anni di siccità rispetto ai valori medi a lungo termine dagli anni ’80. Tra i principali usi dell’acqua c’è la produzione di energia da idroelettrico, che genera una fetta cospicua di energia da fonti rinnovabili, ma che soffre e soffrirà sempre di più per l’estensione dei periodi di siccità. In Italia, la produzione è garantita da 4.509 impianti (dato ufficiale Terna al 31/12/2020); in questi ultimi decenni c’è stato un notevole incremento di impianti, passando dai 2249 del 2009 al quasi raddoppio di questi ultimi anni. Tale aumento considerevole degli impianti è dovuto alla diffusione del cosiddetto mini-idroelettrico, favorito dagli incentivi per la loro installazione. Occorre fare di tutto per far convivere al meglio energia idroelettrica e salute ecologica dei fiumi, cessando di moltiplicare gli impianti in modo insostenibile e assicurando invece il recupero e la buona gestione degli impianti esistenti, con l’armonizzazione delle diverse esigenze dettata e controllata dalle Autorità di Bacino.
L’obiettivo prioritario è quello di raggiungere emissioni nette di CO2 zero entro il 2050 per rispettare l’Accordo di Parigi sul clima. Oltre a una massiccia e rapida decarbonizzazione, vanno spinti i progetti ispirati alle soluzioni basate sulla natura (Nature Based Solutions, NBS) con la protezione, il ripristino e la gestione sostenibile dei serbatoi naturali di carbonio. Questo favorirebbe, ad esempio, la naturale ricarica delle falde in aree agricole o il drenaggio sostenibile in aree urbane o una diffusa rinaturazione degli ecosistemi d’acqua dolce che consenta anche il ripristino dei servizi ecosistemici e l’adattamento ai cambiamenti climatici.
In questo senso il progetto di rinaturazione del Po, nato su proposta del WWF e ANEPLA e adottato dal Ministero della Transizione Ecologica che lo ha inserito nel PNRR, rappresenta il più grande progetto di riqualificazione ambientale e adattamento ai cambiamenti climatici in Italia sul quale sono stati investiti 357 milioni del recovery fund. Un altro fattore essenziale per combattere la crisi idrica indicato dal WWF è la pianificazione a livello di bacino idrografico con il coordinamento di un soggetto unico, l’Autorità di bacino distrettuale, in grado di definire le priorità a scala di bacino. Queste Autorità sono state istituite ma poi marginalizzate con un ruolo subalterno alle Regioni che non garantiscono un’azione omogenea a livello di bacino. Infine, occorre rivedere il sistema di concessioni, assolutamente inadeguato per la situazione attuale, riassegnando le quote di derivazione per l’agricoltura, per l’idroelettrico e per tutti gli altri usi civili, industriali e ambientali (deflusso ecologico) in base a un bilancio idrico di bacino che garantisca un utilizzo sostenibile dell’acqua; per questo è anche necessario incentivare modalità virtuoso di risparmio e di miglior efficientamento della gestione dell’acqua.
E’ necessario umentare la consapevolezza ad un uso sostenibile dell’acqua. Gli italiani ne consumano ancora troppa: sono fra i primi in Europa per il consumo medio quotidiano di acqua. Se pensiamo, infatti, che 50 litri sono il quantitativo minimo vitale giornaliero, certamente potremo ridurre gli attuali circa 230 litri medi al giorno pro capite, facendo più attenzione agli usi e agli sprechi. Le statistiche Istati ci dicono poi che la spesa mensile media delle famiglie italinae è di 14,68 euro per la fornitura di acqua nell’abitazione, e nonostante l’indiscussa qualità della nostra acqua potabile, ammonta ancora a circa 12 euro la spesa mensile per l’acquisto di acqua minerale.
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Irrigare e fertilizzare i campi con acque reflue depurate
ROMA (ITALPRESS) – Enea e Università di Bologna hanno sviluppato, in collaborazione con Gruppo Hera e Irritec, un prototipo tecnologicamente avanzato in grado di depurare le acque reflue allo scopo di utilizzarle per irrigare e fertilizzare i campi coltivati, con benefici in termini di maggiore disponibilità idrica, apporto di nutrienti, riduzione dei concimi chimici, sostenibilità ambientale e qualità della filiera depurativa.
Il prototipo dimostrativo è stato realizzato presso l’impianto di depurazione del Gruppo Hera a Cesena ed è stato testato su un campo sperimentale con 120 colture di cui 66 piante di pesco e 54 di pomodoro da industria. I risultati raccolti a valle della fase sperimentale confermano la qualità delle acque depurate a fini agricoli. “I risultati ottenuti nell’ambito del progetto, coordinato dall’Enea, potrebbero supportare l’applicazione dello schema prototipale a tutti gli impianti di depurazione e la diffusione di pratiche di riuso a vantaggio di tutti gli stakeholder di filiera, con l’obiettivo di garantire una fonte idrica non convenzionale e sicura e fornire al contempo un apporto di elementi nutrienti alle colture, in linea con i nuovi indirizzi comunitari in vigore dal 2023”, sottolinea il coordinatore del progetto Luigi Petta, responsabile del Laboratorio Enea di Tecnologie per l’uso e gestione efficiente di acqua e reflui. I risultati di ricerca industriale, da confermare con ulteriori campagne, evidenziano la fattibilità di pratiche di economia circolare e simbiosi industriale che favoriscono la conversione degli impianti di depurazione in vere e proprie bioraffinerie da cui recuperare la risorsa idrica primaria, prodotti secondari ad elevato valore aggiunto, come ammendanti e fertilizzanti in grado di garantire un apporto di nutrienti, tra cui azoto, fosforo e potassio, e ridurre il ricorso a concimi chimici di sintesi.
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L’impegno del Crea per valorizzare e tutelare i boschi
ROMA (ITALPRESS) – Con oltre 11 milioni di ettari e il 36,5% della superficie nazionale, le foreste rappresentano da sempre un patrimonio inestimabile di diversità biologica e paesaggistica, fornendo al contempo servizi ecosistemici ambientali – fra cui lo stoccaggio di carbonio, la difesa del suolo, il contrasto del dissesto idrogeologico, la regolazione della qualità di acqua e di aria, la conservazione della biodiversità – ma anche socioculturali e ricreativi, nonchè opportunità occupazionali nelle filiere produttive del legno e dei prodotti non legnosi. Dalle sfide legate alla mitigazione e adattamento al cambiamento climatico fino allo stato di salute dei sistemi forestali, il CREA presenta i 3 principali progetti che lo vedono protagonista della ricerca del settore.
Strategia Forestale Nazionale – La Strategia Forestale Nazionale (SFN) è stata il frutto di un lungo percorso, che ha visto protagonista il CREA Politiche e Bioeconomia, su mandato del Mipaaf. La SFN rappresenta l’indirizzo programmatico del nostro Paese per i prossimi 20 anni, promuovendo prioritariamente la Pianificazione forestale e sostenendo la Gestione Forestale sostenibile al fine di tutelare il patrimonio forestale nazionale che ha raggiunto il 36% della superficie nazionale (INFC,2015) e valorizzare le opportunità nella fornitura di beni e servizi per le società di oggi e le generazioni future. Nello specifico, il CREA ha organizzato e gestito il confronto e la consultazione pubblica on line e con i principali stakeholders, ricoprendo inoltre il ruolo di segreteria tecnica nell’ambito delle attività previste dal Programma Rete Rurale Nazionale 2014-2020.
Progetto FOR MIPAAF – “Programma di attività di base per il settore forestale”.
La conoscenza affidabile dello stato di salute delle foreste e del settore forestale è alla base di politiche efficaci e lungimiranti e con un approccio “nazionale”. In tale direzione, il CREA con i suoi centri di Politiche e Bioeconomia e Foreste e Legno, su mandato del Mipaaf, predisporrà un Sistema Informativo Forestale Nazionale (SIFN), un collettore di tutte le informazioni statistiche, amministrative e cartografiche oggi disponibili e di quelle ambientali inerenti alla materia forestale. Il SIFN consentirà sia l’aggiornamento delle conoscenze ambientali, paesaggistiche, climatiche, energetiche e di sviluppo socioeconomico, relative al settore, sia l’accesso alle informazioni di dettaglio e geografiche attraverso una piattaforma on-line a disposizione di tutti: dalle amministrazioni nazionali e regionali fino ai tecnici forestali e ai cittadini. Nell’arco di un biennio si prevede la completa realizzazione di questo strumento, che potrà affiancare, anche su base cartografica in continuo per molte delle informazioni raccolte, la tipologia di stime statistico-campionarie prodotte dall’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio.
Forest carbon farming – Le pratiche colturali forestali (gli imboschimenti, il miglioramento della gestione forestale, i sistemi agro-forestali) possono incrementare significativamente lo stoccaggio del carbonio atmosferico, contribuendo all’obiettivo di centrare la neutralità climatica entro il 2050.
Ad oggi, l’Italia, diversamente da altri Paesi europei, utilizza i crediti di carbonio generati dal settore forestale unicamente per la contabilità nazionale, ma da oltre 10 anni, nell’ambito di Mercati volontari, si realizzano comunque transazioni, in cui vi è l’assunzione da parte del gestore di “impegni addizionali” alla normativa vigente, per la generazione di crediti extra alla contabilità nazionale: si tratta di progetti finanziati da singoli, che compensano le proprie emissioni acquistando crediti generati da proprietari agricoli e/o forestali, assumendo impegni volontari e addizionali di gestione forestale sostenibile. Questi progetti sono elencati dal Nucleo di Monitoraggio del Carbonio costituito presso CREA Politiche e Bioeconomia, che ha anche avviato con il CREA Foreste e Legno e tutti i soggetti istituzionali e imprenditoriali interessati un processo per giungere a una nuova proposta di Linee guida nazionali per un mercato volontario efficace e credibile.
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Acqua, il 22 marzo presentazione traduzione in italiano del rapporto ONU
ROMA (ITALPRESS) – Le acque sotterranee, che rappresentano ben il 99% delle risorse idriche dolci presenti allo stato liquido e distribuite sull’intero Pianeta possono garantire alle società enormi vantaggi sociali, economici e ambientali, anche in relazione all’adattamento al cambiamento climatico. Dalle acque sotterranee proviene già la metà del volume dei prelievi idrici per uso domestico effettuati dalla popolazione globale e circa il 25% di tutti quelli destinati all’agricoltura, che alimentano il 38% delle terre irrigate a livello mondiale. Tuttavia, nonostante la sua enorme importanza, questa risorsa naturale viene spesso trascurata e di conseguenza sottovalutata, mal gestita e addirittura sovrasfruttata. E’ quanto emerge dal Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2022 con il focus sul tema “Acquee sotterranee: rendere visibile la risorsa invisibile”, la cui traduzione ufficiale in italiano sarà presentata in occasione dell’evento “30° Giornata Mondiale dell’Acqua. Istituzioni, imprese e società civile per la tutela delle risorse idriche e il diritto all’acqua” che si terrà presso la Coldiretti (Palazzo Rospigliosi, Sala delle Statue – Via XXIV Maggio, 43), martedì 22 marzo, alle ore 16:30, e sarà trasmesso in diretta streaming su Radio Radicale.
Curata dalla Fondazione UniVerde e dall’Istituto Italiano per gli Studi delle Politiche Ambientali, con il supporto di UNESCO WWAP – World Water Assessment Programme, la traduzione ufficiale del Rapporto WWAP 2022 prosegue l’opera di sensibilizzazione sulla conoscenza della risorsa idrica, ponendo nuove grandi sfide in linea con gli obiettivi descritti nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite: suscitare l’interesse dell’opinione pubblica su argomenti di notevole priorità e favorire, di conseguenza, politiche sostenibili per garantire la disponibilità, l’accessibilità e il corretto trattamento dell’acqua per tutti. Il volume è stato tradotto e sarà pubblicato grazie al supporto di Menowatt Ge, G.M.T. S.p.A./ZapGrid, Gruppo CAP, Consorzio Servizi Integrati mentre l’evento di presentazione è stato promosso in partnership con ANBI – Associazione Nazionale Consorzi Gestione e Tutela del Territorio e Acque Irrigue; AVR – Associazione Italiana Costruttori Valvole e Rubinetteria – ANIMA Confindustria e l’Istituto Italiano per gli Studi delle Politiche Ambientali. Media partners: Radio Radicale, Askanews, Italpress, TeleAmbiente, SOS Terra Onlus e Opera2030. Il Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2022 si propone di mettere in evidenza le acque sotterranee, ponendo l’attenzione sul ruolo, sulle sfide e sulle opportunità specifiche che esse presentano nel contesto della valorizzazione, della gestione e della governance delle risorse idriche a livello mondiale.
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