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Concorso di fotografia “Obiettivo Terra”, ancora un mese per iscriversi

ROMA (ITALPRESS) – Ancora un mese per iscriversi alla 13a edizione di “Obiettivo Terra” 2022, il concorso di fotografia geografico-ambientale promosso da Fondazione UniVerde e Società Geografica Italiana Onlus, dedicato alla difesa e alla valorizzazione del patrimonio ambientale, del paesaggio, dei borghi, delle peculiarità e delle tradizioni enogastronomiche, agricole, artigianali, storico-culturali e sociali dei Parchi Nazionali, Regionali, Interregionali, delle Aree Marine Protette, delle Riserve Statali e Regionali. Obiettivo del contest è quello di promuovere la diffusione di un modello di turismo ecosostenibile e responsabile. La cerimonia di premiazione del concorso si terrà a Roma il 22 aprile 2022 per celebrare la 52a Giornata Mondiale della Terra. “Obiettivo Terra” 2022 è promosso con la main partnership di Cobat, la grande piattaforma italiana dell’economia circolare, e con la digital partnership di Bluarancio.
I fotoamatori possono ancora partecipare entro il 3 marzo 2022, inviando un’immagine a colori scattata in un Parco Nazionale, Regionale, Interregionale, in un’Area Marina Protetta o in una Riserva, Statale o Regionale. Premio Mother Earth Day: al vincitore di “Obiettivo Terra” 2022, oltre al primo premio di 1.000 euro e all’onore di veder esposta al pubblico la gigantografia della propria foto in una delle piazze centrali di Roma, sarà donata una targa ricordo dai soggetti promotori e dedicata la copertina del volume “Obiettivo Terra 2022: l’Italia amata dagli italiani”.
Il contest. E’ aperto a tutti i cittadini, italiani e stranieri, residenti o domiciliati in Italia che abbiano compiuto i 18 anni di età entro il 3 marzo 2022. La partecipazione è totalmente gratuita, basterà registrarsi sul portale https://www.obiettivoterra.eu/ e caricare una fotografia a colori, secondo le caratteristiche tecniche previste dal regolamento del concorso. E’ ammessa la candidatura di una sola foto per partecipante.
Oltre al primo premio saranno selezionate, tra le foto ammesse, le vincitrici delle Menzioni per ognuna delle seguenti categorie: Alberi e foreste (in collaborazione con Comando Unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri); Animali (in collaborazione con Federparchi); Area costiera (in collaborazione con Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera); Fiumi e laghi (in collaborazione con Federazione Italiana Canoa e Kayak); Paesaggio agricolo (in collaborazione con Fondazione Campagna Amica); Patrimonio geologico e geodiversità (in collaborazione con Società Italiana di Geologia Ambientale); Turismo sostenibile (in collaborazione con Touring Club Italiano).
Per l’edizione 2022 sono confermate le Menzioni speciali: Borghi (alla più bella foto di un borgo all’interno di un’Area Protetta italiana, in collaborazione con l’Associazione “I borghi più belli d’Italia”); Obiettivo Mare (alla migliore foto subacquea scattata in un’Area Marina Protetta, in collaborazione con Marevivo); Obiettivo Roma (alla più bella foto scattata nelle Aree Protette della Città Metropolitana di Roma Capitale); Parchi dal cielo (alla più bella foto scattata con un drone nelle Aree Protette, in collaborazione con Cobat. Premio conferito solo a chi è in possesso delle necessarie autorizzazioni e per fini di monitoraggio, tutela e conservazione della biodiversità).
E’ infine previsto il Premio “Parco Inclusivo” 2022, in collaborazione con FIABA Onlus e Federparchi, all’Area Protetta che si sia maggiormente distinta, attraverso iniziative concrete, per favorire l’accessibilità e la fruibilità per le persone con disabilità e a ridotta mobilità.
“Con la pandemia abbiamo riscoperto l’importanza dell’aria pulita e di un Pianeta in salute – commenta Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde -. Immortalare la natura è anche un modo per tutelarla e per richiamare, all’attenzione di tutti, le fondamentali attività di conservazione e valorizzazione svolte dalle Aree Protette”.
Secondo Claudio Cerreti, presidente Società Geografica Italiana, “si sta diffondendo una diversa sensibilità, una propensione più concreta a comportamenti rispettosi degli equilibri tra società e quadri di vita. La rappresentazione onesta e persuasiva di questi quadri di vita, naturali e sociali, è lo scopo di Obiettivo Terra, e porta un contributo rilevante perchè quella sensibilità si estenda anche al territorio nazionale non ancora protetto, ma parimenti meritevole di tutta la nostra attenzione”.
Giancarlo Morandi, presidente Cobat, sottolinea che “la bellezza delle Aree Protette catturata dalle foto di Obiettivo Terra ci ricorda quanto dovremmo rendere “protetta” l’intera nazione. Il Bel Paese deve rimanere tale e una delle migliori cure di bellezza, per l’ambiente e la società, è l’economia circolare, il nostro impegno da oltre 30 anni”.
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Allarme Arpa “In Lombardia non piove, clima da inizio maggio”

MILANO (ITALPRESS) – In Lombardia non piove da settimane, il clima a inizio febbraio è stato, per una giornata, simile a quello di inizio maggio e la neve sulle montagne lombarde è il 70% al di sotto della media. Intanto il livello dei fiumi si avvicina ai minimi storici per il mese di febbraio. Lo rileva l’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente (Arpa) oggi in una nota. “Da diverse settimane la Lombardia si trova a fare i conti con l’assenza quasi totale di precipitazioni – si legge nel comunicato-. Dopo la neve del 8 dicembre 2021, l’arrivo di correnti settentrionali più asciutte hanno infatti dato avvio a un periodo prevalentemente secco anche nella regione, come in buona parte dell’Italia nord-occidentale. Escludendo i brevi e locali episodi di pioggia poco intensa, e le deboli nevicate cadute sui settori più settentrionali delle Alpi, durante il periodo considerato non sono state registrate precipitazioni degne di nota”.
Ad aggravare il contesto secco si sono aggiunte temperature molto spesso sopra le medie del periodo soprattutto in montagna, osserva ancora Arpa Lombardia, “negli ultimi giorni in occasione dell’ennesima perturbazione da nord si è assistito all’effetto causato dal foehn, vento settentrionale che ha provocato un riscaldamento importante anche sulla pianura lombarda, allontanando le nebbie e alzando la colonnina di mercurio fino all’apice raggiunto il 2 febbraio, quando in molte città dalla pianura si sono raggiunte massime di 20-21°C, valori tipici di inizio maggio”.
Gli effetti dell’assenza di piogge e neve sono stati riscontrati in particolare dai tecnici del settore idrologico: i dati aggiornati al 30 gennaio pubblicati nell’ultimo bollettino di riserve idriche di Arpa mostrano che, rispetto al periodo di riferimento 2006-2020, il manto nevoso (SWE) sui rilievi lombardi è attualmente circa il 70% sotto la media, mentre il totale della riserva idrica invasata nei grandi laghi risulta del 54% inferiore alla media.
Inoltre, tutti i principali fiumi lombardi registrano livelli idrometrici vicini ai valori minimi storici per il periodo considerato. L’unica nota positiva è il netto miglioramento della qualità dell’aria negli ultimi giorni. Dal primo febbraio, infatti, le stazioni fisse per il rilevamento delle polveri sottili di Arpa hanno registrato una drastica riduzione del Pm10, con valori spesso inferiori a 20 µg/m³ su quasi tutto il territorio regionale, grazie ai forti venti che hanno favorito un importante ricambio d’aria.
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Nella tundra artica umidità e vegetazione controllano lo scambio di CO2

ROMA (ITALPRESS) – Non solo radiazione solare e temperatura. Nella tundra artica l’umidità del suolo, l’abbondanza ed il tipo di vegetazione controllano lo scambio di CO2 tra suolo, vegetazione e atmosfera. E’ la conclusione di uno studio realizzato da un team di ricerca dell’Istituto di geoscienze e georisorse del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igg) e pubblicato sulla rivista Scientific Reports.
I ricercatori hanno analizzato le misure di flussi di anidride carbonica nella tundra artica dell’isola di Spitzbergen (Norvegia), nel bacino del torrente Bayelva, non lontano dalla stazione artica Dirigibile Italia del Cnr, identificando le variabili climatiche ed ecologiche da cui tali flussi dipendono. “Con il nostro studio dimostriamo che, per spiegare l’intensità dei flussi di CO2, non bastano temperatura e radiazione solare”, spiega Marta Magnani, ricercatrice del Cnr-Igg e prima autrice del lavoro, che durante il suo dottorato di ricerca ha partecipato alle campagne di misura e sviluppato un modello matematico dei flussi di anidride carbonica.
“L’umidità del suolo, l’abbondanza e la tipologia della vegetazione giocano un ruolo primario. I cambiamenti climatici in atto in Artico potrebbero portare a importanti variazioni nel bilancio dei flussi di carbonio. L’aumento delle temperature favorisce una respirazione più intensa della vegetazione e del suolo, aumentando le emissioni di CO2, ma anche – sottolinea – un allungamento della stagione vegetativa e una possibile espansione di specie con maggiore capacità fotosintetica, che porterebbe ad un maggior assorbimento di CO2 atmosferica e quindi una diminuzione della sua concentrazione. Se la tundra artica sarà una sorgente o un pozzo di CO2 dipenderà da quale di questi due fattori diventerà dominante”.
“I dati sono stati ottenuti utilizzando uno spettrofotometro portatile chiamato IRGA (Infra-Red Gas Analyser), che grazie alla possibilità di misurare i flussi di gas in punti diversi della tundra ci ha permesso di analizzare il ruolo delle differenti specie vegetali e di confrontare i flussi delle piante vascolari ( dotate cioè di un sistema di vasi per condurre l’acqua), con quelli dei muschi e dei licheni”, continuano Mariasilvia Giamberini e Ilaria Baneschi del Cnr-Igg, che hanno trascorso diversi mesi in Artico fra il 2018 e il 2021, rivestendo anche il ruolo di “station leader” della base italiana.
“Studi come il nostro servono a esplorare in dettaglio i processi climatici, per poter sviluppare modelli predittivi che valgano in ampie zone della tundra artica e permettano di stimare se il bilancio netto andrà verso maggiori emissioni o maggior assorbimento locale di CO2”, precisa Antonello Provenzale, direttore del Cnr-Igg.
I prossimi passi del gruppo di ricerca saranno l’analisi della dinamica invernale dei flussi di CO2 in Artico, con misure anche nel manto nevoso, e l’uso di dati satellitari combinati con i modelli di ecosistema per estendere le stime dei possibili cambiamenti a regioni più ampie della tundra. “Il nostro gruppo è interessato specialmente ai cambiamenti della ‘zona criticà, ovvero quel sottile strato vitale che include il suolo, la vegetazione, il microbiota, la fauna del suolo e l’acqua superficiale e sotterranea, e che sostiene il funzionamento degli ecosistemi terrestri. Per questo motivo, studiamo la dinamica della zona critica in ambienti estremi come l’Artico, le alte quote alpine e le aree vulcaniche quali le pendici dell’Etna”, conclude Provenzale.
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Rifiuti, Bottacin “Veneto al primo posto in Italia per la differenziata”

VENEZIA (ITALPRESS) – Oggi è stata approvata in Commissione la relazione prodotta dall’Osservatorio Regionale dei Rifiuti di Arpav che trasmette, puntualmente, sia alla Regione che al Consiglio, un rapporto con i dati e gli indicatori di monitoraggio sui rifiuti (differenziati, indifferenziati o residui, urbani e speciali).
“Il nuovo rapporto – ha spiegato l’Assessore all’Ambiente della Regione Veneto, Gianpaolo Bottacin – conferma, nel 2020, nonostante la presenza del COVID-19, l’andamento positivo degli anni precedenti che è alla base della proposta del Piano dei rifiuti del Veneto ponendo la nostra Regione al primo posto in Italia rispetto alle altre Regioni: la raccolta differenziata, infatti, su base regionale, è oggi al 76, 1 per cento (+1,4 per cento rispetto all’anno precedente), rispetto ad un obiettivo nazionale del 65 per cento, con alcuni bacini che superano ampiamente anche l’obiettivo stabilito dalla bozza del nuovo Piano regionale: i due trevigiani (Sinistra e Destra Piave, nella loro totalità) e anche quello Bellunese, nonostante la particolarità del territorio, arrivando a punte superiori già oggi all’80 per cento. Solo il 4 per cento dei rifiuti, come segnala il rapporto, è finito in discarica e l’8 per cento in termovalorizzatore. Va evidenziato, inoltre, che emerge, sempre dal rapporto, un importante aumento del numero dei Comuni che attivano la raccolta domiciliare (più del 76 per cento) e che sempre più le amministrazioni comunali (oggi è il 43 per cento) puntano ad un pagamento commisurato alla propria produzione dei rifiuti”.
Il documento dell’Osservatorio registra anche che in Veneto si è raggiunta una quantità di rifiuto residuo pro capite da avviare a smaltimento pari a 109 kg/abitante/anno (dal 2019 al 2020 si è registrato un calo dell’8,5 per cento). “Un buon risultato – ha commentato Bottacin – se pensiamo che l’obiettivo del Piano vigente, raggiunto da 405 Comuni, si aggira ad uno smaltimento inferiore a 100 Kg/abitante/anno e che l’obiettivo del nuovo Piano in discussione è di arrivare a 80 Kg/abitante/annuo”. “E’ importante – ha detto l’Assessore – anche evidenziare come il costo medio del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, per abitante, risulti in Veneto inferiore sia rispetto al servizio erogato nella Penisola che in altre Regioni del Nord: in Veneto il costo medio per residente equivale a 143 euro, mentre in Italia a 175 euro e nel Nord del Paese a 154 euro: un buonissimo risultato se si pensa che ben il 95 per cento della popolazione è servita opportunamente da almeno un centro di raccolta”. “Il nuovo Piano in discussione – ha dichiarato l’Assessore Gianpaolo Bottacin – ci proietta a centrare uno dei nostri obiettivi principali e cioè quello di non aver più bisogno nè di ampliare nè di aprire una nuova discarica. Ci permette di non aver bisogno di un ulteriore termovalorizzatore (nè incremento di potenzialità degli stessi rispetto a quanto già autorizzato oggi). Inoltre, entro il 2030, se continueremo di questo passo, potremmo raggiungere il totale abbandono del ricorso alla discarica”.
“Si ricorda, infine, – ha concluso l’Assessore – che la Regione del Veneto è sempre attenta e vicina alle amministrazioni locali. L’anno scorso, ad esempio, ha promosso due bandi a sostegno di interventi di adeguamento e/o manutenzione straordinaria degli esistenti centri comunali di raccolta di rifiuti urbani, al fine di migliorare la percentuale di raccolta differenziata (stanziamento 1.050.000 euro) e a sostegno di interventi di rimozione e smaltimento di rifiuti abbandonati, pericolosi e non pericolosi (stanziamento 1.290.000 euro)”.
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Nuova Pac, Associazioni deluse dal documento inviato alla Commissione Ue

ROMA (ITALPRESS) – Il Piano Strategico Nazionale della PAC 2023-2027 (PSN), inviato dal ministro dell’agricoltura, Stefano Patuanelli, alla Commissione UE il 31 dicembre scorso, ripropone e rilancia l’attuale modello di agricoltura e gestione dei sistemi agro-alimentari non sostenibile, affossando la transizione agroecologica auspicata dalle Strategie europee “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”, richiesta dai cittadini-consumatori europei. E’ questo il giudizio delle 17 Associazioni ambientaliste, dell’agricoltura biologica e dei consumatori che hanno inviato ai ministeri italiani, MIPAAF e MITE, e ai funzionari delle DG Envi e DG Agri della Commissione UE, un dettagliato documento di commenti, osservazioni e proposte in vista della valutazione del documento di programmazione prevista dal percorso finale per la sua definitiva approvazione entro l’estate 2022 (la nuova PAC diventerà operativa nel gennaio 2023 e per l’Italia vale circa 34 miliardi fino al 2027, che possono arrivare a quasi 50 miliardi considerando il cofinanziamento nazionale dei fondi destinati allo sviluppo rurale).
Le osservazioni della Commissione Europea saranno l’occasione per correggere i contenuti più controversi del PSN italiano, che le 17 Associazioni nazionali hanno evidenziato nel loro documento, dopo che il Ministero ha accantonato un approfondito confronto nel Tavolo di partenariato con tutti gli attori istituzionali, economici e sociali. Nonostante le rassicurazioni del Ministro, Stefano Patuanelli, sulla possibilità di modifiche dei contenuti del PSN le Associazioni temono che solo specifiche osservazioni critiche della Commissione UE renderanno possibile sostanziali cambiamenti del testo inviato dal Governo italiano.
“Particolarmente grave – secondo le Associazioni – è l’impostazione degli eco-schemi che rivelano la finalità prevalente di compensare la riduzione dei contributi ai settori ritenuti penalizzati dalla revisione dei titoli storici e dalla convergenza interna. La logica adottata dal MIPAAF è stata quella di assicurare un’adeguata compensazione delle perdite di reddito, privilegiando la zootecnia del nord Italia e l’olivicoltura del centro-sud: i due eco-schemi destinati a questi settori impegnano il 58,5% delle risorse destinate a tutti e 5 gli eco-schemi previsti dal PSN”.
“Gli eco-schemi – si legge – dovrebbero invece premiare gli impegni volontari degli agricoltori per il contrasto dei cambiamenti climatici, per la tutela della biodiversità e dell’ambiente, motivo per cui le 17 Associazioni ritengono questa impostazione del PSN errata e particolarmente grave, anche in considerazione dell’analogo approccio con cui sono stati definiti i pagamenti accoppiati. In linea generale, nel PSN, si riscontra una forte disparità tra i premi attribuiti agli eco-schemi e quelli previsti per gli impegni agro-climatico-ambientali dello sviluppo rurale, che prevedono spesso analoghi impegni con finalità simili, ma con premi decisamente inferiori, creando una vera e propria competizione, a discapito delle pratiche più efficaci per la transizione agroecologica”.
Nel PSN “non vengono esplicitati gli obiettivi quantitativi che si intendono raggiungere entro il 2027, sia con gli eco-schemi sia per gli interventi previsti nello Sviluppo Rurale. Questa mancanza dovrà essere risolta nella versione definitiva del Piano, in particolare indicando gli obiettivi di riduzione dell’uso dei prodotti fitosanitari, dei fertilizzanti chimici, degli antibiotici e l’incremento delle aree destinate alla conservazione della biodiversità naturale e al mantenimento del paesaggio rurale. Solo per l’agricoltura biologica – sottolineano le 17 Associazioni – viene indicato un obiettivo quantitativo, con il 25% di superficie agricola certificata entro il 2027, una percentuale che probabilmente arriverà al 30% entro il 2030. Le 17 Associazioni esprimono soddisfazione per l’attenzione riservata all’agricoltura biologica, ma ritengono che l’Italia avrebbe potuto aspirare all’obiettivo più ambizioso, ma realistico, del 30% di SAU in biologico entro il 2027 per arrivare al 40% entro il 2030, considerato che il nostro Paese parte con una percentuale del 15,8% al 2021”.
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Federdistribuzione e Hera insieme per l’economia circolare

ROMA (ITALPRESS) – Federdistribuzione, l’associazione nazionale che rappresenta le aziende della distribuzione moderna, e Gruppo Hera, una delle maggiori multiutility italiane che gestisce servizi ambientali, idrici ed energetici, hanno firmato oggi due protocolli d’intesa, di durata triennale, per collaborare su progetti indirizzati all’economia circolare e all’efficienza energetica. Gli accordi prevedono opportunità di sviluppo di iniziative specifiche principalmente nei territori in cui opera il Gruppo Hera, quindi in Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Marche, anche con attività congiunte di informazione e coinvolgimento che arriveranno fino ai clienti. Le aziende associate che aderiranno potranno così contare su un unico interlocutore e progetti mirati in base alle loro esigenze, frutto dell’esperienza pluriennale delle varie società del Gruppo Hera nei vari ambiti oggetto dell’intesa e che potranno generare benefici significativi, anche in chiave PNRR.
“L’intesa siglata con Federdistribuzione è un passo avanti deciso per ottenere risultati concreti e dimostra ancora una volta che la collaborazione tra aziende può diventare un importante motore per coniugare crescita economica e sostenibilità – ha commentato Stefano Venier, Amministratore Delegato del Gruppo Hera -. Federdistribuzione è una realtà importante e diffusa, che può davvero fare la differenza, viste le tante imprese associate, in termini di ricadute positive sull’ambiente. La sostenibilità accompagna e permea tutte le nostre attività e noi vogliamo condividere la nostra esperienza in questo ambito con tutti i soggetti che operano nelle comunità, rafforzando ulteriormente il nostro impegno nella transizione energetica e nell’economia circolare. Un esempio di questo è l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra che ci siamo dati, tra i più ambiziosi per un’azienda in Italia: il 37% in meno entro il 2030 rispetto al 2019, validato secondo i più rigorosi criteri scientifici dal prestigioso network internazionale Science Based Target initiative e che puntiamo a raggiungere anche grazie al coinvolgimento delle realtà con cui collaboriamo, a partire da clienti e fornitori”.
“La nostra visione della transizione verso un futuro più sostenibile ed efficiente è chiara e parte da un assunto fondamentale: la Distribuzione Moderna è una grande infrastruttura al servizio del Paese e, come tale, può incidere concretamente in questa direzione. Gli accordi raggiunti con il Gruppo Hera sono dunque un passaggio fondamentale per sostenere il percorso che le aziende associate a Federdistribuzione hanno avviato nei processi di gestione delle materie prime ed economia circolare e nella gestione delle risorse energetiche. Con questa intesa attiviamo nuove opportunità per individuare soluzioni mirate sui territori di interesse per le nostre imprese, perseguendo una logica di concretezza, che è un fattore determinante al raggiungimento di obiettivi reali in ambito di sostenibilità ambientale”, sottolinea Alberto Frausin, Presidente di Federdistribuzione.
Numerosi sono i progetti in ambito economia circolare e gestione rifiuti proposti dalla multiutility alle aziende associate a Federdistribuzione: dall’identificazione di soluzioni di economia circolare per gli imballaggi, sia nella scelta della tipologia sia nella gestione del fine vita e di materiali alternativi, a iniziative per valorizzare il riciclo della plastica; dalla creazione di attività di lotta allo spreco alimentare, fino alla ricerca di soluzioni per prevenire la produzione di rifiuti e adottarne una ottimale gestione. Senza dimenticare le attività volte alla creazione di filiere e/o distretti circolari fra le imprese in grado di realizzare economie di scala e generare opportunità di simbiosi industriali, anche ai fini di possibili finanziamenti.
Sul versante della mobilità sostenibile, le attività proposte riguardano principalmente tre ambiti: studi di fattibilità per ampliare la rete di ricarica per veicoli elettrici presso le aziende associate; la raccolta degli oli vegetali esausti (quelli che rimangono al termine delle preparazioni alimentari) e dei rifiuti organici per la produzione, rispettivamente, di biocarburante, sulla base di una partnership siglata da Hera con Eni, e di biometano e compost nell’impianto della multiutility a S. Agata Bolognese (BO).
Nell’ambito dei protocolli firmati, il Gruppo Hera metterà a disposizione delle imprese associate a Federdistribuzione l’esperienza consolidata negli anni, supportandole nello studio e nella realizzazione di interventi di efficientamento energetico mirati sulla base delle loro esigenze, per consentire anche risparmi economici e tutelare l’ambiente, ad esempio attraverso la riduzione delle emissioni. Fornirà, inoltre, assistenza anche per l’accesso ai sistemi incentivanti, che prevedono spesso iter piuttosto complessi, come i certificati bianchi, titoli negoziabili che certificano il conseguimento di risparmi negli usi finali di energia attraverso interventi e progetti di incremento dell’efficienza energetica. Il Gruppo Hera, infatti, è una delle società più attive sull’efficienza energetica nel panorama nazionale, con numerosi interventi realizzati presso stabilimenti industriali, oltre che condomini e pubbliche amministrazioni. Il protocollo su questo tema è frutto anche della sensibilizzazione e delle iniziative che Federdistribuzione promuove da tempo presso i propri associati per favorire una sempre maggiore consapevolezza e cultura in materia di risparmio energetico.
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La transizione ecologica di Acea al centro del piano decennale

ROMA (ITALPRESS) – Il Gruppo ACEA avvia oggi un percorso per la definizione di un piano di transizione ecologica che traccerà la strada dell’azienda, in linea con gli obiettivi di lungo periodo previsti dall’Agenda 2030, per porre le basi all’aggiornamento del Piano Industriale che avrà un orizzonte temporale decennale.
L’Amministratore delegato Giuseppe Gola ha aperto le attività dei gruppi di lavoro operativi, composti da persone delle aree industriali di ACEA impegnate sui temi dell’innovazione e della sostenibilità, e da esperti di aziende, partner accademici e tecnologici con cui l’azienda collabora, tra cui l’Università Politecnica delle Marche, la School of Management POLIMI, il CNR – Istituto di Scienze e Tecnologie per l’Energia e la Mobilità Sostenibile, il CNR – Istituto di Geoscienze e GeoRisorse, Atos, Google Cloud, IBM, Citrix e Microsoft. I tavoli, organizzati con una modalità di lavoro cross settoriale e con competenze eterogenee in modo da consentire un confronto e una visione di ampio respiro, saranno divisi per macro-temi inerenti la transizione ecologica e i business del Gruppo: la decarbonizzazione, la mobilità sostenibile, la tutela delle risorse idriche e prevenzione del dissesto idrogeologico, la resilienza delle infrastrutture critiche e reti, l’economia circolare e la tutela della biodiversità.
L’iniziativa, già annunciata dall’azienda nel corso dell’ultimo Sustainability Day, ha l’obiettivo di individuare i progetti con cui ACEA contribuirà concretamente al raggiungimento degli sfidanti obiettivi che si è data l’Unione Europea, tra cui il taglio del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2030 e la neutralità climatica entro il 2050.
“La sostenibilità rappresenta un valore fondante della nostra azienda e uno dei pilastri della strategia di sviluppo del Gruppo, per questo abbiamo voluto avviare questo importante percorso di pianificazione e progettazione che, grazie all’esperienza di aziende ed enti di ricerca di livello nazionale e internazionale con cui collaboriamo e al contributo delle nostre persone, ci aiuterà ad individuare i progetti sostenibili da integrare all’interno degli obiettivi del Piano Industriale decennale che sarà presentato a giugno. L’iniziativa ha inoltre l’obiettivo di definire soluzioni innovative per rendere i nostri processi industriali sempre più sostenibili, in modo che ACEA possa contribuire attivamente all’attuazione della transizione ecologica” ha commentato Giuseppe Gola, Amministratore delegato di ACEA.
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Fondi Ue, 2 mld per sviluppo sostenibile, lavoro e inclusione in Emilia

BOLOGNA (ITALPRESS) – Costruire un nuovo futuro. Con risorse per oltre 2 miliardi di euro, la Regione Emilia-Romagna inaugura la nuova programmazione dei Fondi europei per il 2021-2027: 780 milioni di euro in più rispetto ai sette anni precedenti.
L’Assemblea legislativa ha infatti approvato i Programmi regionali operativi Fesr (Fondo europeo sviluppo regionale) e Fse+ (Fondo sociale europeo) definiti dalla Giunta regionale guidata da Stefano Bonaccini, su proposta del sottosegretario Davide Baruffi, dopo un confronto con gli Enti Locali e con il partenariato economico-sociale, a partire dai firmatari del Patto per il Lavoro e per il Clima.
Una progettazione trasversale a tutti gli assessorati con cui la Regione punta su trasformazione ecologica e digitale, inclusione sociale, piena parità di genere, protagonismo delle nuove generazioni e ricucitura delle disuguaglianze territoriali. Per entrambi i programmi la quota Ue è pari a 409.685.857 euro, a cui si aggiunge quella nazionale e regionale di 614.528.605 euro: dunque, 1.024.214.641 euro per ciascun fondo, per un totale di totale di 2.048.429.283 di euro.
Ancora una volta l’Emilia-Romagna fa da apripista per le regioni. Ora i Programmi saranno inviati alla Commissione europea, per l’approvazione già nei prossimi mesi.
“Siamo pronti. E siamo i primi tra le Regioni a completare la fase di programmazione, affidando alla Commissione europea una proposta altamente innovativa- afferma il presidente Bonaccini-. Abbiamo lavorato insieme agli enti locali, alle parti sociali e alla società regionale, con il contributo delle forze politiche in Assemblea legislativa, per un programma organico di azioni e misure che permetta all’Emilia-Romagna di uscire dalla pandemia più forte, innovativa e solidale. Ci muoveremo in maniera complementare e in sinergia con il PNRR per realizzare in tempi certi investimenti inediti per portata e impatto. L’Emilia-Romagna che abbiamo in mente ha al centro le persone e le comunità locali, il protagonismo dei giovani e delle donne, il lavoro e l’impresa di qualità, la sostenibilità per le future generazioni”.
(ITALPRESS).