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Cronaca

TABACCAIO UCCIDE LADRO NEL TORINESE

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Una sparatoria nel corso di un furto è avvenuta nella notte tra Pavone Canavese e Ivrea. Il titolare di un bar tabacchi ha colpito mortalmente un malvivente moldavo. Gli altri due complici sono riusciti a fuggire. Indaga la polizia per ricostruire l’accaduto, anche grazie alle telecamere di videosorveglianza. Il tabaccaio è indagato a piede libero per eccesso colposo di legittima difesa.

COLPO ALLA COSCA MAFIOSA DI CARINI, 9 ARRESTI

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Operazione antimafia a Palermo e provincia della polizia che ha inferto un duro colpo alla famiglia mafiosa di Carini avvalendosi anche delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia. Sono nove le persone arrestate che dovranno rispondere, a vario titolo, di associazione mafiosa e detenzione di stupefacente ai fini di spaccio.
Tra i personaggi di maggior rilievo figura il reggente della famiglia mafiosa di Carini fino al momento del suo arresto, avvenuto nel novembre 2016, con l´accusa di aver partecipato al duplice omicidio di Giuseppe Mazzamuto e Antonino Failla. Le indagini hanno evidenziato come gli arrestati controllassero in modo capillare il territorio di riferimento, con i commercianti che dovevano munirsi di una sorta di ‘autorizzazione’ preventiva della famiglia ancor prima di avviare una qualunque attivita’.
Presso un immobile abbandonato a Villagrazia di Carini, base operativa del clan, sono state sequestrate alcune partite di cocaina e le attrezzature necessarie per pesare e confezionare la sostanza. Tra i vertici dell´organizzazione dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti figurano un narcotrafficante di livello internazionale che curava personalmente l’importazione di cocaina dal Sud America e un’altra persona gia’ condannata per analoghi reati nel corso del processo Addio Pizzo 5.

BUON NATALE DALL’AGENZIA ITALPRESS

L’aggiornamento delle news riprenderà alle ore 7,30 del 26 dicembre.
L’agenzia ITALPRESS augura ai lettori un sereno Natale.

VIA D’AMELIO, CAPO POLIZIA DEPONE CORONA FIORI

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Il capo della polizia Franco Gabrielli ha deposto una corona di fiori presso il reparto scorte alla caserma  “Lungaro”, a Palermo, nel 26esimo anniversario della strage di via D’Amelio in cui furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e componenti  della scorta, Agostino Catalno, Eddie Walter Cosina, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli ed Emanuela Loi. Presenti, tra gli altri alcuni familiari di vittime di mafia, tra cui Manfredi Borsellino, Vincenzo Agostino, e rappresentanti delle istituzioni tra cui il questore Renato Cortese, il prefetto Antonella De Miro e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il comandante provinciale dei Carabinieri di Palermo Antonio Di Stasio.

FALSI PERMESSI AI MIGRANTI, ARRESTI A PALERMO

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La Polizia di Stato di Palermo e la Guardia di Finanza, su disposizione del Tribunale di Palermo, stanno eseguendo numerosi arresti e perquisizioni per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Le indagini, durate 2 anni, hanno portato alla luce un’articolata rete di professionisti, titolari di Centri di Assistenza Fiscale ed altre persone compiacenti che procuravano a extracomunitari, dimoranti nella provincia di Palermo, i permessi di soggiorno od il loro rinnovo attraverso dichiarazioni dei redditi con dati fittizi o falsi contratti di lavoro.
Tra i destinatari delle misure cautelari, il riferimento per la comunità Tamil di Palermo, attivo nel panorama politico palermitano quale membro della Consulta delle culture presso il Comune di Palermo.
Gli immigrati, provenienti anche da regioni differenti ed in alcuni casi effettivamente dimoranti in territorio estero, attraverso un passaparola all’interno delle singole etnie giungevano a Palermo ed esternavano ai “professionisti contabili” la loro necessità di avere una dichiarazione dei redditi ad hoc per il raggiungimento della soglia minimo di reddito prevista per proseguire il loro soggiorno in Italia.
In taluni casi, addirittura, la richiesta avveniva telefonicamente, ma le comunicazioni sono state intercettate.
Il fenomeno aveva assunto una tale dimensione da allarmare i poliziotti dell’Ufficio Immigrazione che, allertati i colleghi della squadra Mobile ed in piena sinergia con la Guardia di Finanza, hanno dato avvio a controlli approfonditi sulle dichiarazioni dei redditi trasmesse determinando la revoca di gran parte delle richieste avanzate attraverso la fitta rete di professionisti ed “addetti ai lavori” che, dietro il pagamento di compensi che raggiungevano anche i mille euro, offrivano tutta una gamma di servizi, finalizzati essenzialmente all’ottenimento dei relativi permessi.

Il metodo consisteva in alcuni casi nell’attivazione di partite Iva per ditte individuali per extracomunitari – per la maggior parte censiti come venditori ambulanti -, in altri casi venivano fatti risultare fittiziamente assunti come collaboratori domestici dagli stessi professionisti o da persone compiacenti.
Sono numerosi gli imprenditori extracomunitari fasulli allo stato attuale censiti dai finanzieri e dai poliziotti, che, oltre a soggiornare illegalmente nel territorio nazionale si ritrovano anche con i contributi previdenziali versati tali solo sulla carta visto che il loro versamento avveniva mediante compensazione di crediti d’imposta creati ad hoc nelle false dichiarazioni fiscali.
Sono in corso ulteriori accertamenti volti a quantificare i guadagni illegalmente conseguiti dai professionisti e dai vari Centri di Assistenza Fiscale.

CAMORRA, SEQUESTRATI 4 MLN A EREDI CIRO GIORDANO

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La Guardia di Finanza di Napoli ha eseguito due decreti di sequestro in materia di misure di prevenzione patrimoniale antimafia, emessi dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nei confronti delle eredi di Ciro Giordano, detto “Ciruzzo a Varchetella”.

Si tratta di un complesso di prodotti finanziari del valore pari ad oltre 4 milioni di euro, oggetto di investimenti del defunto Giordano, fittiziamente intestati alle figlie per sfuggire alle misure di prevenzione patrimoniale antimafia cui lo stesso era sottoposto.

Ciro Giordano, nei primi anni 2000, fu oggetto di vari provvedimenti giudiziari nei quali erano evidenziati i suoi collegamenti con sodalizi criminali di stampo camorristico.
A suo tempo gli furono sequestrate disponibilità finanziarie per oltre 30 miliardi di lire, presso istituti di credito italiani e banche svizzere. L’aggressione patrimoniale dello Stato lo spinse a spogliarsi formalmente delle ricchezze residue, per intestarle alle figlie.

‘NDRANGHETA, SEQUESTRATI BENI PER 115 MLN

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La Guardia di finanza di Reggio Calabria e lo Scico hanno sottoposto a sequestro l’intero patrimonio del gruppo imprenditoriale Bagala’, indicato come espressione della cosca di ‘Ndrangheta ‘Piromalli’. Le Fiamme gialle hanno sequestrato beni per 115 milioni di euro riconducibili a Giuseppe Bagalà, di 61 anni, Francesco Bagalà, di 28 anni, Luigi Bagalà, di 72 anni, e Francesco Bagalà, di 41 anni.

Il provvedimento di sequestro, che ha riguardato imprese commerciali, beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie, è stato emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio, su richiesta del procuratore aggiunto Calogero Gaetano Paci e del sostituto procuratore Gianluca Gelso.

Gli investigatori hanno ricostruito tutte le transazioni economiche poste in essere dagli indagati negli ultimi 40 anni, individuando i patrimoni dei quali risultavano disporre, direttamente o indirettamente, il cui valore era decisamente sproporzionato rispetto alla capacità reddituale dichiarata ai fini delle imposte sui redditi, nonché le fonti illecite dalle quali avevano tratto le risorse per la loro acquisizione.

Il Tribunale ha ritenuto che “a fronte di rapporti consolidati nel tempo ed intrapresi dai soggetti storici della famiglia Bagala’, Giuseppe e Luigi, con i vertici del clan Piromalli, su cui hanno in modo convergente riferito tutti i collaboratori, l’attività imprenditoriale del proposto e prima di lui del padre Luigi, forte di tale indissolubile legame sedimentato nel tempo è risultata certamente funzionale alle finalità associative di monopolio economico del territorio nel settore delle pubbliche commesse, assumendo il rapporto con la cosca un carattere biunivoco stabile, continuativo e fortemente personalizzato”.

Complessivamente è stato disposto il sequestro di 5 imprese commerciali, operanti nel settore della realizzazione di grandi opere edili e infrastrutture; quote societarie relative a 6 imprese; 161 immobili (fabbricati e terreni); 7 autovetture e beni di lusso (4 orologi); rapporti finanziari e assicurativi, nonché disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di 115 milioni di euro.

 

SENEGALESE AGGREDITO, UN DENUNCIATO

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I Carabinieri hanno denunciato in stato di libertà G.B., 34 anni, ritenuto responsabile dell’aggressione del senegalese di 19 anni che lavora in un bar di Partinico. Il giovane, ospite di un centro di accoglienza, è stato preso a calci e pugni e ha riportato ferite giudicate guaribili in sette giorni. Il 34enne risponderà di lesioni personali aggravate. La sua presenza nel posto dell’aggressione e’ stata confermata da diverse testimonianze.