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Cronaca

ARRESTATO LATITANTE, STERMINÒ FAMIGLIA A BRESCIA

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Gli agenti della polizia di Stato di Trapani e Palermo e gli investigatori del Servizio Centrale Operativo, in un ovile nei pressi di Vita, nel trapanese, hanno catturato il latitante ergastolano Vito Marino, ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio plurimo nei confronti della famiglia Cottarelli – marito, moglie e figlio 17enne – avvenuto in una villetta di Brescia il 28 agosto 2006.

Marino, imprenditore, è figlio di Girolamo Marino, detto “Mommo ‘u nano”, elemento di vertice del mandamento mafioso di Trapani, assassinato nell’86 da Matteo Messina Denaro, durante la guerra di mafia di quegli anni.

Gli investigatori stanno valutando la posizione dei due proprietari dell’ovile, che al momento non sono stati rintracciati.

MIGRANTI, ARRESTATO IL SINDACO DI RIACE

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I finanzieri del Gruppo di Locri hanno eseguito, alle prime luci dell’alba, un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Locri, che dispone gli arresti domiciliari nei confronti di Domenico Lucano, sindaco del Comune di Riace ed il divieto di dimora per la sua compagna, Tesfahun Lemlem, nell’ambito dell’operazione Xenia”.

La misura cautelare è l’epilogo di approfondite indagini, coordinate e dirette dalla Procura della Repubblica di Locri, in merito alla gestione dei finanziamenti erogati dal Ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Reggio Calabria al Comune di Riace, per l’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico.

Nel corso delle indagini è emersa quella che gli investigatori definiscono “la particolare spregiudicatezza del sindaco Lucano, nonostante il ruolo istituzionale rivestito, nell’organizzare veri e propri ‘matrimoni di convenienza’ tra cittadini riacesi e donne straniere, al fine di favorire illecitamente la permanenza di queste ultime nel territorio italiano”.

“Gli elementi di prova raccolti hanno permesso di dimostrare come il sindaco, unitamente alla sua compagna Tesfahun Lemlem – scrivono gli investigatori -, avessero architettato degli espedienti tanto semplici quanto efficaci, volti ad aggirare la disciplina prevista dalle norme nazionali per ottenere l’ingresso in Italia”.

“Sono sconvolto”  ha dichiarato Domenico Lucano a Radio Capital. “Ho ricevuto
un colpo, come se mi avessero sparato – dice – ho pianto per mezz’ora, e’ una cosa assurda. Ma non e’ la fine, non dobbiamo mollare. Noi stavamo sognando, volevamo portare diritti per tutti, Riace era, e’ e sara’ un esempio meraviglioso. Ora pero’ e’ come se avessero svegliato un bambino che faceva un sogno meraviglioso. La parte buona della Calabria e’ stata messa in ginocchio”. Nel merito dell’inchiesta Gervasi dice che “possono essere stati commessi degli errori, tutti gli amministratori ne fanno ma mi aspetto, devono revocare gli arresti domiciliari a Lucano. Spero che tutto si chiarisca al piu’ presto ma – aggiunge- non ho ancora visto l’ordinanza quindi non voglio dire cose inesatte. Sento
parlare di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, di matrimoni combinati. Ma mica stiamo parlando di decine di nozze ma al massimo di un paio di persone che, per quanto ne so, ci tenevano a sposarsi. Voglio vedere le carte, per ora sono amareggiato, deluso”.

 

 

 

CORRUZIONE SU FARMACI, ARRESTATI MEDICI E MANAGER

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I carabinieri di 7 Regioni (Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Lazio) hanno eseguito un’ordinanza d’applicazione di misure cautelari richiesta dalla Procura della Repubblica di Parma per l’arresto di un dirigente medico e un imprenditore e per l’applicazione di misure cautelari interdittive a carico di altri 9 indagati tra medici universitari e rappresentanti del settore farmaceutico. Contestualmente, si sta procedendo al sequestro preventivo, ai fini della confisca, di 335.000 euro quale provento dei reati di corruzione e truffa.

Oltre 40 perquisizioni presso le abitazioni dei professionisti e presso le sedi di società e di note aziende farmaceutiche. 

I reati contestati agli indagati: corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, comparaggio farmaceutico, abuso d’ufficio, falso ideologico e truffa aggravata.

MAFIA, ARRESTATO IN ROMANIA BOSS BIGIONE

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La squadra mobile di Trapani e lo Sco di Roma hanno arrestato in Romania Vito Bigione, boss mazarese inserito tra i 30 latitanti più ricercati.

A Oradea, nella provincia di Timisoara, reparti speciali della Polizia rumena e investigatori dello Sco e delle Squadre mobili di Trapani e di Palermo hanno catturato Bigione, 66 anni, condannato in via definitiva a 15 anni di reclusione per associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

Bigione è stato uno dei primi broker che ha messo in contatto Cosa nostra, la ‘ndrangheta e i cartelli sudamericani che gestiscono il traffico internazionale di cocaina.

L’attività investigativa diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo con il procuratore aggiunto, Paolo Guido, e i sostituti Francesca Dessi e Alessia Sinatra, si è conclusa dopo appena due mesi di incessante e serrata attività.

Vito Bigione era ricercato dal mese di giugno scorso quando si era dato alla latitanza per sottrarsi alla condanna definitiva a 15 anni di reclusione emessa dalla Corte di Cassazione nell’ambito del processo “Igres”, instaurato presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, nel 2003.

Bigione era stato condannato per traffico internazionale di stupefacenti e associazione mafiosa. Di recente il suo nome era emerso per avere avuto contatti con esponenti della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo, arrestati nell’operazione “Anno Zero”, della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo.

Il boss è stato tratto in arresto in Romania alla presenza di uomini della Squadra Mobile di Trapani e del Servizio Centrale Operativo in esecuzione di un mandato di arresto internazionale emesso dalla Procura Generale di Reggio Calabria.

MAFIA, ARSENALE TROVATO NEL TRAPANESE

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Un arsenale, nascosto all’interno di un casolare diroccato, è stato trovato nelle campagne di Paceco dalla polizia di Stato di Trapani.

Gli agenti della Squadra mobile di Trapani, insieme al Servizio Centrale Operativo e alla Squadra Mobile di Palermo, hanno rinvenuto, nascoste sotto il pavimento del casolare, armi e munizioni perfettamente conservate ed efficienti.

Sono stati sequestrati quattro micidiali fucili d’assalto Kalashnikov con caricatori e munizionamento, due pistole revolver calibro 38, un fucile a pompa, un fucile calibro 12 da caccia, un fucile mitragliatore mab 38, un fucile mitragliatore mp 40 e numerose munizioni. Le armi sequestrate saranno sottoposte agli esami tecnici della Polizia Scientifica per verificare se sono state utilizzate per compiere reati.

Gli elementi investigativi raccolti portano gli investigatori a ritenere che le armi fossero a disposizione della cosca mafiosa di Paceco.

ROMA, ARRESTATO ESPONENTE MAFIA GEORGIANA

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E’ stato arrestato a Roma, dai Carabinieri, in via Conversano, al Quarticciolo, Joni K., georgiano di 44anni ricercato perché destinatario di un decreto di fermo, emesso dalla Procura della Repubblica di Torino il 18 settembre 2017, in quanto ritenuto capo e promotore di una associazione per delinquere finalizzata ai furti in abitazione.
L’arrestato è ritenuto appartenente al clan Kutaisi, una delle famiglie più violente e pericolose della mafia georgiana che aveva già messo radici in Piemonte.
La banda,  era specializzata in furti in appartamento: erano i maestri della “chiave bulgara”. Almeno 85 i furti che da dicembre 2015 al 2017 sono stati a loro attribuiti tra Torino, Savona, Alessandria, Cuneo e Pavia.
Ora, l’arresto del criminale a Roma  fa pensare ad un tentativo di insediarsi anche nel Lazio e per questo sono in corso più accurati approfondimenti di indagine da parte dei Carabinieri nella Capitale.
Dalle indagini svolte sul loro conto, il gruppo è risultato attivo in tutt’Europa.

Ogni furto è studiato nei particolari. Un gruppo di persone si occupa del sopralluogo: individua gli alloggi adatti e studia le abitudini degli inquilini.
I manovali agiscono in pochi minuti: hanno i ferri dei mestieri e tutto il necessario per gestire gli imprevisti come un cane in appartamento che viene calmato con  ossa e crocchette. Attorno al palazzo scelto, al momento del furto, si schiera una squadra di vedette pronta a segnalare il rientro dei proprietari.
Dopo la cattura da parte dei Carabinieri della Stazione Roma Tor Tre Teste, il cittadino georgiano è stato condotto in carcere a Regina Coeli.

MAFIA, 18 ARRESTI A CATANIA

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Duecento Carabinieri del Comando Provinciale di Catania hanno esgeuito un
provvedimento restrittivo ad Acireale e Aci Catena nei confronti di 18 persone ritenute riconducibili alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano. Le accuse sono a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, scambio elettorale politico-mafioso, tentato omicidio, spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di armi. Il provvedimento e’ stato emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale etneo su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia.

Le indagini, condotte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale e dalla Compagnia Carabinieri di Acireale, si sono avvalse anche delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Gli indagati sono ritenuti appartenenti a gruppi storici della “famiglia” di Catania, e responsabili a vario titolo dell’imposizione del pizzo ai danni di diversi imprenditori locali nell’arco di svariati anni.

C’e’ anche Raffaele Giuseppe Nicotra detto ‘Pippo’, 62 anni, politico di lungo corso originario di Aci Catena tra le 18 persone arrestate dai carabinieri di Catania perche’ ritenute vicine al clan Santapaola-Ercolano. Sindaco negli anni Novanta e Duemila, Nicotra e’ stato deputato regionale eletto nell’Udc, con trascorsi nel Pdl, nell’Mpa e nel Pd.

 

 

90ENNE TROVATO MORTO IN PIEMONTE, UN FERMO

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Gli agenti della polizia di Stato di Biella hanno fermato il presunto responsabile dell’efferato omicidio di Dino Baglioni, il pensionato 90enne di Pralungo, trovato morto in casa, con il cranio fratturato, e per il quale inizialmente si era ipotizzata una morte naturale.

Le indagini che hanno condotto al fermo di Lorenzo Osella, 34 anni, sono state condotte con l’ausilio della Polizia Scientifica di Biella e Torino.

L’indagato, vicino di casa della vittima, avrebbe confessato, spiegando di avere usato una spranga, ritrovata sulle sponde di un torrente.