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Cronaca

TERRORISMO, GAMBIANO ARRESTATO NEL NAPOLETANO

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Un cittadino originario del Gambia, di 34 anni, e’ stato arrestato nel napoletano. E’ accusato di avere partecipato ad un addestramento militare in Libia.

Sillah Osman, avrebbe avuto contatti con Alagie Touray, anche lui gambiano di 21 anni fermato a Napoli il 20 aprile scorso. I due avrebbero progettato un attacco terroristico in Spagna oppure in Francia.

GESTIONE CENTRI PER MIGRANTI, 6 ARRESTI

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La Polizia di Stato di Latina ha arrestato 6 soggetti, responsabili di Onlus operanti nella gestione di numerosi CAS, Centri di Accoglienza Straordinaria, nel sud Pontino per i reati di falso, truffa aggravata, frode nelle pubbliche forniture e maltrattamenti nei confronti dei migranti.

I poliziotti della Squadra Mobile di Latina, in collaborazione con il Commissariato di Fondi, hanno effettuato accurati sopralluoghi all´interno di numerosi Centri, riscontrando “gravi situazioni di sovraffollamento e carenze di natura igienico-sanitaria”.

Le indagini sono state effettuate anche sulla documentazione depositata dai responsabili delle Onlus per la partecipazione ai bandi di gara indetti per l´accoglienza dei migranti, facendo emergere quelle che gli investigatori definiscono “gravi e sistematiche violazioni nell´esecuzione degli obblighi assunti dai gestori dei CAS in sede di aggiudicazione delle gare”. 

Le intercettazioni hanno consentito di scoprire che una Onlus, di fatto, si spartiva la gestione dei richiedenti asilo con un’altra Onlus, senza alcuna comunicazione alla Prefettura di Latina. 

L’indagine è partita dopo le proteste di un gruppo di ospiti di alcune strutture di accoglienza, che lamentavano continui ritardi nel pagamento della cosiddetta “pocket money”.

TRAFFICO DI COCAINA DAL SUD AMERICA, 9 ARRESTI

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Un ingente traffico di cocaina dal Sud America è stato stroncato dai carabinieri della Compagnia Roma Centro, coadiuvati dai militari del Comando provinciale. I militari hanno eseguito nove misure cautelari. Quattro persone sono finite in carcere e cinque agli arresti domiciliari. I provvedimenti sono stati emessi dal gip, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Gli indagati devono rispondere di traffico internazionale di sostanze stupefacenti del tipo cocaina.

Le attività investigative, svolte da marzo a novembre 2016 dai Carabinieri della Stazione di Roma Piazza Farnese e del Nucleo Operativo della Compagnia Roma Centro, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia romana, con il fondamentale ausilio e supporto della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, hanno permesso di individuare un considerevole traffico internazionale di droga, importata dal Perù e successivamente distribuita nelle principali piazze di spaccio romane, ma anche in altre province italiane.

Il sodalizio, costituito da cittadini peruviani e capeggiato da un latitante internazionale, che si nascondeva nella provincia di Barcellona ed è stato catturato nel corso delle indagini in esecuzione di un mandato di arresto europeo, riusciva a importare ingenti quantitativi di cocaina purissima dal Sud America, tramite l’utilizzo di corrieri. Si tratta prevalentemente di donne, incensurate, che occultavano la sostanza stupefacente, dopo un particolare processo chimico effettuato in Sud America che rendeva la cocaina una crema densa, inodore, collocata all’interno di confezioni di shampoo, prodotti cosmetici e alimentari, impossibile da individuare ai controlli, anche perché il confezionamento avveniva in contenitori non modificati, con la complicità di industrie di marchi famosi a livello internazionale.

La cocaina grezza, con gradi di purezza anche del 99%, una volta giunta a Roma, veniva sottoposta a specifici trattamenti chimici da alcuni membri dell’associazione, specializzati nella “cottura”, per essere trasformata nella classica forma pulverulenta.

Le cessioni agli acquirenti finali, effettuate dai pusher della organizzazione, erano dedicate soprattutto ai consumatori delle zone di movida del centro (Pigneto; San Lorenzo; Trastevere; Campo de’ Fiori; Lungotevere) o rimaneva all’interno della comunità peruviana romana.
In numerose perquisizioni effettuate dai Carabinieri, in occasione delle quali i militari hanno rinvenuto i barattoli contenenti cocaina, sono stati trovati oggetti per il culto della così detta ‘Santeria cubana’, conosciuta anche come ‘Yoruba’: gli arrestati infatti erano dediti rievocare genitori e antenati defunti, considerati protettori dei loro discendenti, pregando e offrendo sacrifici su altarini a loro dedicati, anche al fine, così come ascoltato durante le intercettazioni telefoniche, di garantire la buona riuscita degli illeciti traffici internazionali di cocaina.

Ai militari che arrestavano gli indagati, i sodali indirizzavano macumbe, auspici malefici volti a interrompere l’azione repressiva a loro danno.

L’indagine ha portato alla denuncia, complessivamente, di 22 indagati, a 23 arresti in flagranza dei reati di spaccio, al sequestro di complessivi 17 chili di cocaina purissima circa e al sequestro di oltre 60.000 euro, in contante e altri valori, provento dei traffici internazionali.

 

PROTITUZIONE E DROGA, 64 ARRESTI IN TUTTA ITALIA

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Operazione contro lo sfruttamento della prostituzione e lo spaccio di sostanze stupefacenti coordinata dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato. Le indagni hanno interessato le province di Novara, Verona, Imperia, Piacenza, Latina Ravenna, Pescara, Caserta, Ragusa, Vibo Valentia e Sassari.
L’attività che ha visto impegnati oltre alle Squadre Mobili anche Reparti specializzati della Polizia di Stato, come le Unità Cinofile Antidroga e la Polizia Scientifica, ha portato all’esecuzione di 78 perquisizioni, con il sequestro di circa 5 chilogrammi di sostanza stupefacente, pronta in dosi da smerciare sulle piazze di spaccio, un fucile illegalmente detenuto, 4 pistole, delle quali una usata per un tentativo di omicidio, circa 300 cartucce molteplici arnesi atti allo scasso e diversi coltelli a serramanico.
Durante le operazioni sono state, inoltre, arrestate 64 persone, per rapina, per ricettazione, per violazione delle norme concernenti le armi, per furto, per reati in materia di stupefacenti e per favoreggiamento e/o sfruttamento della prostituzione, due delle quali cittadini romeni che avevano costretto, con violenza, a prostituirsi una connazionale ventiduenne, madre di una bambina di pochi mesi. Sono stati, infine, denunciati in stato di libertà ulteriori 60 persone di diversa nazionalità per reati di ricettazione, furto e violazione delle norme sulle sostanze stupefacenti e quelle sulle armi.
(ITALPRESS).

CASA DI RIPOSO LAGER, ARRESTATO TITOLARE

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Gli agenti della Polizia di Stato di Ragusa hanno arrestato un cittadino di Vittoria per abbandono di incapaci, maltrattamenti, lesioni e sequestro di persona.

I poliziotti sono intervenuti nella notte in una casa di riposo di Vittoria. A fare scattare la richiesta di soccorso, le urla di un’anziana lasciata sola insieme ad altri 5 ospiti. La donna, per andare in bagno, era caduta, procurandosi lesioni superiori a 30 giorni ed aveva chiesto aiuto per ore, fino a quando i vicini hanno sentito le urla ed hanno informato la polizia.

Gli investigatori hanno scoperto che il titolare della casa di riposo aveva abbandonato gli ospiti a se stessi, dopo il licenziamento di un’addetta per non pagarne un’altra. Inoltre, hanno accertato che un’anziana, malata di alzheimer, veniva chiusa in bagno per non farle fare i bisogni fisiologici per terra. I poliziotti, nel corso dell’intervento, hanno trovato le donne chiuse a chiave in stanza e la porta della casa di riposo chiusa dall’esterno.

Gli investigatori hanno ricostruito l’esatta dinamica di quanto accaduto: il responsabile della casa di riposo, registrata al comune di Vittoria come associazione di volontariato (anche se “di volontario – sottolineano gli inquirenti – non c’era nulla in quanto gli ospiti sottoscrivevano un contratto con il pagamento di una retta mensile”), aveva licenziato (o meglio interrotto un rapporto di lavoro in nero) da circa 10 giorni una dipendente che si prendeva cura degli anziani durante la notte. Era rimasta un’altra donna, anche lei mai assunta regolarmente, che prestava le proprie cure dalle 8 alle 13 e dalle 16 alle 20. Dalle testimonianze raccolte, il titolare andava quotidianamente in struttura ma per pochi minuti in quanto effettuava altri lavori all’esterno. Così, quando andava via la donna impiegata, seppure in nero, gli anziani erano totalmente in balia di se stessi.

I poliziotti, dopo aver raccolto diverse fonti di prova, hanno arrestato il titolare per abbandono di persone incapaci (gli anziani erano tutti non autosufficienti), sequestro di persona, lesioni personali (la donna anziana caduta a terra perché priva di assistenza) e maltrattamenti (gli anziani quando soli, sono stati costretti a condizioni di vita degradanti).

Dopo le attività investigative, l’arrestato è stato messo a disposizione dell’autorità giudiziaria che ha disposto, in prima fase, gli arresti domiciliari. La casa di riposo è stata affidata agli altri soci per la gestione degli ospiti e sono stati avvisati tutti i familiari di quanto accaduto.

 

PALERMO, 17 FERMI PER TRAFFICO MIGRANTI E ARMI

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I  Carabinieri di Palermo hanno eseguito un decreto di Fermo emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia di Palermo, nei confronti di 17 persone. Sono ritenute, a vario titolo, responsabili di associazione per delinquere transnazionale, finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, al traffico di armi da guerra e al riciclaggio di diamanti, oro e denaro contante.
La struttura criminale, che faceva capo ad indagati residenti a Palermo, ha sviluppato la sua operatività anche nelle provincie di Sondrio, Como, Pordenone e Siena, nonché in Svizzera, Germania, Macedonia e Kosovo.

“Quello odierno costituisce un importante risultato operativo”. Cosi’ il comandante provinciale del carabinieri di Palermo Antonio Di Stasio commentando l’operazione Balkani.
“In primis, i vertici della struttura criminale oggi sgominata, nella provincia di Palermo, hanno dimostrato di possedere concrete e pericolosissime capacità di relazione con cosa nostra e con pericolosi elementi legati al gruppo paramilitare denominato Nuovo UCK, operante in area balcanica.
Proprio tale circostanza, accertata nel corso delle indagini, ha costituito l’elemento più allarmante e degno di approfondimento.  Inoltre, mi preme evidenziare come, ancora una volta, da un input informativo proveniente da una Stazione Carabinieri si sia poi sviluppata, in sinergia con i reparti info-investigativi dell’Arma, un’indagine transnazionale che ha permesso di portare alla luce un’associazione per delinquere dai molteplici interessi criminali: dal traffico di clandestini al riciclaggio di danaro, dai diamanti alle armi da guerra.

Ancora, altro dato che vorrei rimarcare, è il perfetto coordinamento tra l’Arma e le forze di Polizia e le Magistrature straniere (cui rinnovo la mia gratitudine) che hanno collaborato lungo tutto lo sviluppo dell’indagine al fianco dei Carabinieri di Palermo, costituendo fattore determinante per il risultato operativo conseguito.  Ringrazio, infine, i miei Carabinieri per la professionalità dimostrata e per la capacità di adattarsi alle molteplici situazioni operative e teritoriali”.

ESTORSIONI E USURA, SEQUESTRATI BENI PER 11 MLN

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I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP presso il Tribunale capitolino, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 9 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere, usura, estorsione, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, truffa aggravata ai danni dello Stato, auto-riciclaggio e trasferimento fraudolento di beni al fine di eludere la normativa antimafia in materia di prevenzione patrimoniale.

Contestualmente le Fiamme Gialle hanno sequestrato beni immobili e società per un valore complessivo di circa 11 milioni di euro.

L’operazione – denominata “Terza Età” in quanto uno dei settori di reinvestimento dei proventi illeciti dell’organizzazione criminale era rappresentato dalle “strutture protette per anziani” – trae origine da una attività investigativa che, nel settembre 2017, aveva portato alla cattura, tra gli altri, di Massimo Nicoletti, figlio di Enrico, storico cassiere della “banda della Magliana”.

 

 

“NON HO MAI FAVORITO CRIMINALI”

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“Mi ritorna alla mente la frase ‘Turpe senex miles, turpe senilis amor’: è ingiusto  e inumano che un vecchio continui a combattere. Ho combattuto per 26 anni dal 1996 a oggi continuo a guerreggiare. Ho 40 anni di carriera alle spalle nella polizia e nei servizi segreti. La criminalità organizzata è un elemento di rovina della democrazia. E io invece di lavorare per la sicurezza democratica avrei lavorato per distruggerla? Solo delle menti malate possono pensare una cosa del genere. Io ho servito per una vita le istituzioni. Io vestivo la divisa di Balilla da piccolo e già allora servivo la patria. Sono stato ufficiale dei bersaglieri e ho avuto l’onore. E poi nella polizia in prima linea nella squadra mobile. Mi accusano di essere vicino a Giudo Paolilli e per me è stato uno dei migliori agenti. Mi è stato vicino negli ultimi tempi perché ha perso la moglie ed era diventato un amico di famiglia. Per me un uomo integerrimo, un abruzzese degno di questa regione italiana. I miei rapporti con Giovanni Aiello secondo i miei vaghi ricordi che si sono rinverditi con amici della mobile degli anni 70. Questa persona malandata, trasandata, sporca, con i capelli lunghi. Una volta lo incontrai nelle scale e gli dissi ‘sei ancora litigato con il tuo barbiere’. E poi lo ricordo per la ferita al volto, forse fu ferito accidentalmente. Ma sono tutte cose che ho appreso poi. Quello che ha fatto Aiello dopo non lo so. Non è vero quello che hanno scritto molti”. Cosi’ l’ex numero  due del Sisde, Bruno Contrada, in occasione di una conferenza stampa organizzata negli studi dell’avvocato penalista Stefano Giordano.

Nei giorni scorsi su disposizione della Procura Generale di  Palermo tre immobili nella disponibilità di Contrada, che non risulta indagato, sono stati perquisiti, nell’ambito delle indagini sull’omicidio dell’agente Nino Agostino.

“Negli album fotografici che mi hanno sottratto forse cercavano la rappresentazione fotografica della mia vita professionale, forse cercavano una fotografia con Aiello. Ho saputo che c’era un uomo che si chiamava Antonino Agostino dopo la sua morte. Un periodo, nell’agosto 1989, poco dopo l’attentato all’Addaura, difficilmente inquadrabile. Io ero un dirigente superiore del Sisde da tre anni a Roma e non conoscevo tutti i fatti di Palermo. I funzionari del Sisde non possono svolgere attività investigative, potevamo solo passare informazioni a polizia e carabinieri. Molti conoscono la mia abitazione. In casa mia ci sono io che ho 87 anni invalido civile e mia moglie malata con patologie gravissime al cuore e ai polmoni. L’altro giorno sono venute cinque persone. Io ho fatto di tutto per non far capire a mia moglie che c’era una perquisizione altrimenti come a luglio dello scorso anno avrebbe avuto una crisi cardiaca. Durante la perquisizione notturna la crisi stava venendo a me.  Mio figlio per quello che mi è successo si è ammalato di una brutta depressione fobica ed è stato riformato. Mio figlio non accettava che suo padre, che serviva il suo Paese, fosse inquisito”.